Eggs? Not Just For Cooking di The Mad Tinhatter (/viewuser.php?uid=8814)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1: No, Not Again! ***
Capitolo 2: *** Cap. 2: When Destiny Is Green ***
Capitolo 3: *** Cap. 3: A Name For A Dragon ***
Capitolo 1 *** Cap. 1: No, Not Again! ***
Eggs?
Not Just For Cooking
Cap.
1: No, Not Again!
-
Ok, ok, ora vola da questa parte, così, seguimi - disse
Nino. -
Dobbiamo raggiungere la caverna dell'eremita, e non ci riusciremo mai
se continuiamo così... no, no, no! Devi volare verso di me,
cavoli!
Io vado a destra, tu vai a destra! Smettila di gironzolare!
-
è questo... questo coso
che
non funziona! E poi, sapessi almeno dove andare! - fece Jun.
-
è perché non hai mai giocato in vita tua, ecco!
-
Non è vero! È perché questo gioco
è stupido! E c'è questo
dannatissimo filo che ci unisce! È una rottura di palle!
-
Ora stai attento... sto saltando... E CHE CAVOLO, PERCHé TI
SEI
SPOSTATO? Ora siamo caduti, dobbiamo rifare tutto daccapo! -
urlò
Nino.
-
è questa maledetta rotella, porca miseria! E come faccio a
muovermi
bene quando tu mi copri la visuale?
-
Non è colpa mia se tu hai voluto Spyro e lui sta davanti!
-
Non mi piaceva quell'altra. E poi, Spyro è viola!
-
Sì, certo, ma non può essere manovrato da un
incapace! Lascia che
ci pensi qualcuno che ci sa fare!
-
Basta, ragazzi! - intervenne Ohno. - Smettetela di comportarvi come
dei bambini!
Erano
seduti tutti e cinque sul divano a casa di Nino. Quando quest'ultimo
aveva chiesto ad uno di loro di giocare con lui, solo Jun si era
offerto: sapevano tutti bene che Nino tendeva a diventare piuttosto
irritabile quando era troppo coinvolto da un gioco.
-
Sai una cosa, Nino-kun? Sei così bravo a giocare, tanto vale
che io
mi tolga di mezzo! E comunque, odio i draghi! - sbottò Jun,
lanciando il controller davanti a sé e facendolo finire
proprio
sopra alla console.
-
Complimenti, Jun-kun! Ora cerchi pure di rompermi la Playstation!
Sai, mica è grat-
Il
ragazzo si interruppe. All'improvviso la luce era saltata, e tutto si
era fatto buio.
-
è... strano - disse Sho. L'agitazione era palpabile nella
sua voce.
-
In che senso, strano? - domandò Aiba.
-
Dovrebbe entrare luce dalla finestra - rispose Sho. - E invece non
è
così.
-
Oh, no! - urlò Nino. - Ne ho abbastanza di queste cose
strane!
-
Cosa sta succedendo? - fece Ohno.
-
Aaaah! Il divano! - fece Jun. La cosa aveva dell'incredibile: tutto
attorno a loro stava svanendo, e il divano non faceva eccezione;
tutti e cinque caddero a terra.
-
Ahi! Il mio sedere! - strillò Aiba.
E
poi, la luce tornò.
Si
trovavano in quella che sembrava una camera da letto. L'arredamento
era piuttosto spartano, e le pareti sembravano strane, come fatte di
tessuto. Sul letto, una ragazza dalla pelle scura si agitava nel
sonno.
-
Siamo in una tenda - mormorò Sho, toccando la
“parete”.
-
Che palle - disse Nino. - Cos'abbiamo fatto di male, ora?
Chissà
dove siamo finiti!
-
Parla piano, Nino-chan - fece Ohno. - Sveglierai la ragazza.
-
Wow, guardate quello! - disse Jun, indicando il mobiletto accanto al
letto. Era una specie di comodino, e sopra c'era una grossa pietra
verde luccicante. Il ragazzo si avvicinò ad essa.
-
Stai attento, Jun-kun - disse Aiba. - Potrebbe essere pericoloso.
-
Ho affrontato abbastanza pericoli fino ad oggi - disse Jun. Si
sentiva incredibilmente attratto da quella pietra... forse
perché
era era grande, e brillava?
Toccò
la pietra con la mano. Era stranamente calda.
-
C'è qualcosa che non va in quest'oggetto -
mormorò Jun.
-
Allontanati. Aiba-chan ha ragione, potrebbe essere pericoloso - disse
Sho.
Jun
non gli diede ascolto, ma colpì la pietra con le nocche
delle dita.
Un suono brillante invase l'aria, come il rintocco di una piccola
campana.
Un
fruscio, e Jun sentì qualcosa di freddo e appuntito
toccargli la
schiena.
-
Che-cosa-stai-facendo?
La
ragazza, che poco prima stava dormendo, ora era in piedi, e teneva un
pugnale premuto contro la schiena di Jun.
Il
ragazzo urlò, e a ruota lo imitarono anche gli altri.
-
Shhh! - fece la ragazza. - Non fate rumore!
-
Chi... chi sei? - fece Nino.
-
Pensavo che lo sapeste già, dato che vi siete intrufolati
nella mia
tenda.
-
Per favore, non farci del male! - fece Aiba.
La
ragazza abbassò il pugnale. - Per ora, non vi
farò niente. Se mi
aveste voluto uccidere, l'avreste fatto immediatamente, e vi siete
spaventati per un semplice pugnale, quindi....
-
Perché, esiste qualcosa di peggiore di quello? - fece Jun.
Avevano
affrontato la magia, ma in qualche modo l'idea di avere un pugnale
piantato tra le costole lo spaventava di più.
La
ragazza lo guardò, incredula. - In che mondo vivete? Questo
è
niente.
-
Posso morire ora, per favore? - disse Nino, con espressione teatrale.
-
Non dire scemenze - gli rispose Ohno, stringendogli la mano.
-
Sembrate molto strani... da dove venite? E chi siete? Certamente non
siete Varden, non vi ho mai visti qui.... - disse la ragazza.
-
Siamo gli Arashi, e veniamo dal Giappone! - disse Aiba.
-
Arashi? È un'altra razza? Strano, parlate la nostra
lingua... e non
ho mai sentito parlare del vostro regno.
-
Giappone... a est, molto a est.... - disse Sho, tentando di
spiegarsi.
-
E poi, noi non siamo una razza! Siamo un gruppo, abbiamo dei nomi! E
non siamo noi a parlare la tua lingua, semmai il contrario! -
esclamò
Nino.
-
Ho capito. Venite da fuori dai confini di Alagaesia. Beh, se avete
dei nomi, mi piacerebbe saperli.
-
Solo se prima ci dici il tuo - disse Ohno.
-
Già, potresti essere tranquillamente una specie di strega e
farci
fuori tutti quanti con una sola parola! - fece Nino.
La
ragazza scosse la testa. - Sono Nasuada, la regina dei Varden. Non ho
nulla a che fare con la magia, quello è un ambito che spetta
ad
altri, qui.
-
Ohhh, sei una regina! - esclamò Aiba, meravigliato.
-
Piacere di conoscerti, Nasuada-san - disse Jun, inchinandosi. - Io
sono Matsumoto Jun.
-
Aiba Masaki, onoratissimo! - fece Aiba, imitando frettolosamente
l'amico.
-
Sho Sakurai.
-
Ohno Satoshi.
-
Kazunari Ninomiya - bofonchiò Nino. - E comunque, sono stufo
di
presentarmi a gente strana che ha a che fare con cose strane!
-
Nino-kun, sii più gentile... è una regina! - lo
rimproverò Aiba.
-
Avete dei nomi strani - disse Nasuada.
-
Sono nomi di uso comune, nella nostra cultura - rispose Sho.
-
Comunque, non ho finito con le domande. Come mai siete qui? E come
mai stavate toccando l'uovo?
-
Non lo sappiamo esattamente... stavamo giocando con la Playstation, e
si è fatto tutto buio, e poi siamo finiti qui - disse Ohno.
-
Cosa? La pietra è un uovo? E quale animale deposita uova del
genere?
- esclamò Jun.
-
Playstation? Non ho mai sentito parlare di nulla del genere...
comunque... Jun... si tratta di un drago, e non credo che
apprezzerebbe l'essere chiamato animale.
-
Mai più videogiochi fantasy, mai più! -
esclamò Nino.
-
Ci mancano solo gli unicorni, e siamo a posto! - disse Aiba...
-
Non voglio sapere cos'altro potrebbe esserci in questo posto - fece
Nino.
-
Capisco che ora siate troppo sconvolti... domani mattina avrete
un'udienza con me e con le altre personalità,
così potremo chiarire
meglio la vostra situazione. Nel frattempo, non posso fare a meno di
tenervi come prigionieri... mi piacerebbe potervi trattare da ospiti,
ma non so ancora che intenzioni avete, e il fatto che vi siate
comunque intrufolati nella mia tenda non vi metterebbe in una buona
posizione agli occhi degli altri... Nar Garzhvog!
Vi
fu un fruscio della tenda. - Ho sentito dei rumori, Lady Furianera.
È
necessario che intervenga?
I
cinque ragazzi si voltarono, e quasi immediatamente ripresero ad
urlare.
Davanti
a loro c'era una creatura orrenda: era molto più alto di
loro, con
corna enormi sulla fronte, pelle grigia e fitti aculei sulla schiena.
-
Oh-chan, Oh-chan! Se non sopravvivo a questo, ricordati che ti amo, e
ti amerò per sempre! - urlò Nino.
Sho
si era posto davanti a Jun, come a fargli da scudo, e Aiba si era
nascosto dietro le sue spalle.
-
State tranquilli... non vi farà del male, a meno che non
glielo
chieda io. Nar Garzhvog, scortali fino alla tenda dei prigionieri.
Stai attento ad ogni loro mossa, e possibilmente fai in modo che
nessuno li veda, a parte le guardie.
-
Sarà fatto - rispose l'essere, e prese Nino per un braccio.
-
Giù quelle manacce, essere schifoso! E non provare nemmeno a
toccare
Oh-chan, dovrai passare sul mio cadavere! - strillò il
ragazzo.
-
Se Lady Furianera me lo ordina, sarò costretto a farlo.
-
Kazunari... se non stai calmo, considererò la vostra
intrusione
nella mia tenda come un attentato a tutti gli effetti, e
ordinerò la
vostra esecuzione - disse Nasuada.
Nino
si zittì.
Vennero
condotti tutti e cinque ad una piccola tenda. Mani e piedi vennero
loro legati con corde robuste, in modo tale che non fuggissero. Nar
Garzhvog poi si allontanò, lasciandoli sotto la custodia di
una
coppia di soldati.
-
Che cos'era quello? - domandò Aiba.
-
Era un Urgali - rispose uno dei soldati. Non sembrava molto felice
all'idea di trovarsi vicino a una di quelle creature.
-
Dunque? - fece Nino.
-
Sono creature feroci... quasi animali, per come la penso io. Se
potessero, ci mangerebbero tutti. Ma Lady Nasuada vuole che siano
nostri alleati, quindi non possiamo farci molto.
Ohno
sospirò. - Di bene in meglio, direi.
-
Non bastavano i maghi e i giochi strani! Ora anche queste specie di
cosi! - disse Nino.
-
E poi, avete sentito dei draghi? - fece Jun.
-
Chi siete voi? - domandò la guardia. - Non sembrate del
posto.
-
Siamo viaggiatori. Non volevamo arrivare fin qui, ma un incantesimo
ci ha portati - disse Sho. Aiba lo guardò con aria
interrogativa.
-
Incantesimi... ecco perché preferisco non avere nulla a che
fare con
essi. Non si sa mai cosa potrebbe andare storto. Meglio risolvere
tutto a suon di spada.
-
Ci sono dei maghi, qui? - domandò Sho, con calma.
-
Esattamente come Galbatorix ha i suoi, altrimenti saremmo perduti
già
da molto tempo. Grazie a loro, e grazie ad Eragon Ammazzaspettri e
Saphira Squamediluce, abbiamo qualche speranza. Piuttosto, come mai
vi hanno portati qui?
Nino
aprì la bocca per fare qualche commento acido dei suoi, ma
Sho lo
zittì. - L'incantesimo che ci ha trasportato avrebbe dovuto
portarci
lontano da qui, ma purtroppo siamo finiti dritti dritti nella tenda
della regina. Non volevamo farle niente di male, in realtà,
ma lei
per sicurezza ci ha fatti portare qui.
-
Certo! - esclamò Nino. - Noi tranquilli che non volevamo far
del
male a nessuno, e lei che ci sguinzaglia addosso quell'energumeno!
Bel trattamento! E poi, chi sarebbe questo Galbatorix? E
l'Ammazzaspettri Squamediluce?
-
Ringrazia che non ci ha uccisi tutti sul posto con quell'arma letale
- fece Jun.
-
Jun-kun ha ragione! Nasuada-san ci ha lasciati vivi, devi esserle
riconoscente! - disse Aiba.
-
Aiba-chan, ti sei per caso preso una cotta per la regina? -
replicò
Nino.
Ohno
gli mise una mano su un ginocchio. - Nino-chan... stai tranquillo.
Tutto si sistemerà, vedrai.
Nino
sospirò, e non disse più una parola. Il suo
Oh-chan era l'unica
persona a cui dava effettivamente retta, in situazioni del genere.
-
Galbatorix è il tiranno che governa l'Impero. Ora ci
troviamo a
Dras-Leona, che è una delle sue città principali.
Volevamo
assediarla, ma il servitore più devoto a Galbatorix e il suo
drago
sono di guardia. Anche Galbatorix è un Cavaliere di drago.
Per
fortuna, però, Eragon Ammazzaspettri e la sua dragonessa
Saphira
sono dalla nostra parte. Non è un'esagerazione dire che sono
la
nostra speranza più grande.
-
Lei mi sta dicendo che là fuori c'è un bestione
sputafuoco che
potrebbe incenerirci tutti da un momento all'altro? Posso svenire? -
fece Nino, accasciandosi per finta contro la spalla di Ohno.
-
è esattamente così... anche se per il momento
sembra che non ci sia
alcun pericolo.
-
Mi sa che siamo piombati proprio nell'occhio del ciclone.... - fece
Sho, stringendosi istintivamente a Jun.
Qualcuno
entrò nella tenda. Si trattava di nuovo dell'Urgali. Aiba si
ritrasse: non voleva sembrare poco gentile, dopotutto lui non li
aveva fatti fuori pur avendone avuto la possibilità, ma non
riusciva
a fare a meno di averne paura.
-
Ho bisogno di parlare con loro da solo - disse, e le due guardie
uscirono senza nemmeno fiatare.
-
Che c'è, la regina ha deciso che dobbiamo morire? -
domandò Nino.
-
No - rispose l'Urgali, bruscamente. - Chi di voi ha toccato l'uovo?
-
I-io... - rispose Jun. Perché era stato così
stupido da avvicinarsi
a quell'uovo? Perché? Come minimo l'avrebbero giustiziato!
-
Dovrai seguirmi, allora.
Sho
circondò le spalle del ragazzo con fare protettivo. - Se
vorrai
uccidere lui, dovrai uccidere anche me!
-
Non lo voglio uccidere - disse l'Urgali. - Ma l'uovo nella tenda di
Lady Furianera si è schiuso, e credo sia a causa sua.
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Capitolo 2 *** Cap. 2: When Destiny Is Green ***
Cap.
2: When Destiny Is Green
Nar
Garzhvog lo condusse fuori dalla tenda.
-
Che cos'è successo? - domandò Jun alla creatura,
ma non ricevette
nessuna risposta.
Odiava
ammetterlo, e stava tentando con tutte le sue forze di non darlo a
vedere, ma era terrorizzato. Era in un mondo che non conosceva e che
poteva essere potenzialmente ostile, e in qualche modo era successo
qualcosa che gli avrebbe impedito di andarsene via assieme agli altri
senza essere notati. Aveva sentito quello che aveva detto la guardia:
esistevano i draghi, e dunque i loro Cavalieri; e l'unico Cavaliere
presente nella loro fazione era considerato la speranza di tutto
l'Impero. L'Urgali aveva detto che l'uovo si era schiuso per lui,
quindi effettivamente non ci voleva una laurea per capire cosa fosse
successo.
Come
entrarono nella tenda della regina, furono accolti da una creatura
verde che trotterellò verso di loro. Aveva le dimensioni di
un cane
di piccola taglia, tuttavia non c'era alcun dubbio che si trattasse
di un drago.
-
Questo... questo è il tuo drago, Jun - disse Nasuada, che
era seduta
sul suo giaciglio. Sembrava piuttosto preoccupata.
-
Il mio... drago? - fece Jun. Sapeva benissimo che cosa voleva dire,
ma non era affatto sicuro di volerlo sentire.
-
Sì, Jun. Sei diventato un Cavaliere di drago.
Il
ragazzo si sentì come se il terreno sotto di lui stesse
sprofondando. Aveva una minima idea della responsabilità che
avrebbe
avuto nel ricoprire quel ruolo, e non sapeva se fosse pronto per un
fardello del genere. Allo stesso tempo, guardando negli occhi il
cucciolo di drago, sentì istintivamente che non poteva
abbandonarlo,
e certamente non se lo sarebbe potuto portar dietro in un'eventuale
fuga.
-
Sul serio? Voglio dire, magari si è schiuso per caso, magari
c'è un
errore... io non sono nemmeno di questo posto! - fece Jun.
-
Nessun errore. L'uovo si schiude solo quando il prescelto o la
prescelta lo tocca. Quando io l'ho toccato non è successo
niente, e
ora il drago non si lascia nemmeno avvicinare da me, mentre si
è
avvicinato a te appena ti ha visto. Ora devi solo toccarlo, per
stabilire il legame - disse la regina.
Jun
sospirò, poi si abbassò per toccare il drago. Non
appena lo fece,
sussultò.
Fu
come se una scarica elettrica emanata dal drago avesse attraversato
tutto il suo corpo. Come ritrasse la mano, una specie di cicatrice a
forma di spirale era impressa sul suo palmo.
Jun
sapeva di dover essere spaventato dalla cosa, ma gli bastò
un'occhiata del drago, il suo drago, per capire
che, almeno in
quel momento, non c'era nulla di cui avere paura.
Quella
creatura era davvero strana. Non poteva parlare, ovviamente, ma Jun
era sicuro che, se ne avesse avuto la possibilità, avrebbe
avuto
molto da raccontare.
-
Che cos'è? - fece il ragazzo, guardando la cicatrice.
-
è il gedwey ignasia. Contraddistingue i Cavalieri di drago.
Credo
anche che catalizzi la magia, o qualcosa del genere... ma domani
Eragon ti spiegherà tutto meglio - disse Nasuada. Anche dopo
aver
avuto la conferma del fatto che lui fosse il futuro Cavaliere,
sembrava molto preoccupata.
-
Non capisco... perché io?
Aveva
saputo dell'esistenza dei draghi quasi solo perché se n'era
ritrovato uno davanti; per quello che sapeva Nasuada lui non era di
quella nazione, ma addirittura lui apparteneva ad un altro mondo...
come mai quel drago aveva scelto lui?
-
Non ne ho idea, bisognerebbe parlarne con gli elfi, magari sanno
qualcosa di più... piuttosto, perché...
perché proprio in questo
momento....
-
Una delle prime cose che ho sentito qui è che Eragon e il
suo drago
sono la speranza del vostro popolo, come mai per me non è la
stessa
cosa?
-
Non è colpa tua, Jun - fece Nasuada, scuotendo la testa. -
è che
Saphira è uscita dall'uovo molto tempo fa, nel frattempo lei
e
Eragon sono cresciuti, sono diventati più potenti, e solo
ora c'è
la probabilità che possano sconfiggere Murtagh e Galbatorix.
Per
quanto riguarda te, invece... con ogni probabilità non hai
mai
impugnato un'arma, e nemmeno conosci l'Antica Lingua per invocare
incantesimi. Il tuo drago e la tua magia cresceranno solo col passare
dei mesi, e per ora non saresti pronto a scendere in campo nemmeno da
soldato semplice. Allo stesso tempo, abbiamo comunque due draghi
nell'accampamento, e siamo vicinissimi al nemico... se per caso la
notizia della schiusa dell'uovo verde giungesse ad orecchie
indesiderate, verremmo attaccati immediatamente, e probabilmente tu e
il tuo drago sarete i bersagli numeri uno.
-
Quindi... cosa dovrei fare? - domandò il ragazzo. Se la
situazione
era davvero quella che Nasuada stava descrivendo, erano tutti e
cinque in pericolo quanto se non anche più di quando erano
finiti in
quel gioco assurdo ad Hogwarts.
-
Tu e i tuoi amici siete, al momento, liberi da qualsiasi obbligo nei
confronti della mia gente, quindi in teoria potreste anche
scappare... sono sicura che almeno uno di voi ci ha già
pensato.
Jun
annuì. Poteva tranquillamente visualizzare Nino che si
arrovellava
per trovare una via d'uscita da quel posto, quasi come se si
trattasse di un videogioco.
-
Ecco, ve lo sconsiglio caldamente. Non possiamo tenere un drago senza
il suo Cavaliere e, vedendo quello che succede tra Eragon e Saphira,
ben presto sia tu che lui o lei soffrireste per la lontananza. In
più, soprattutto non conoscendo il territorio, non sareste
né
abbastanza veloci né abbastanza abili da non farvi notare.
Potreste
resistere qualche giorno, se avete fortuna, ma non oltre.
Soprattutto
considerando il fatto che nemmeno sapremmo come tornare a casa, pensò
Jun.
-
Per prima cosa, domani tu e i tuoi amici verrete visti ed esaminati
da Eragon e dagli elfi. È probabile che loro conoscano
qualche modo
per proteggervi, o per nascondere la presenza del drago. Poi,
bisognerà trovare un modo per allenarvi, sia con le armi che
con la
magia, almeno per quanto riguarda te.
-
Con... con la magia? - fece Jun, sorpreso. Beh, almeno una volta
nella sua vita aveva sognato di avere poteri magici, ma acquisirli
così, ed essere consapevole che anche qualcun altro,
oltretutto
molto più potente, avrebbe potuto usarli contro di lui era
tutt'altra cosa.
-
Sì, con la magia. Per quello che ne so, è
possibile che anche i non
Cavalieri imparino ad utilizzare la loro energia, ma per un Cavaliere
si tratta di una cosa quasi spontanea. Bisogna fare tutto il
possibile affinché tu e il tuo drago possiate essere utili
perlomeno
durante lo scontro finale, e senza magia non avreste alcuna speranza
nemmeno di avvicinarvi a Galbatorix e uscirne vivi.
Il
cucciolo di drago si muoveva tra le gambe di Jun. Il ragazzo
abbassò
lo sguardo. Era innegabile, anche se in poco tempo sarebbe diventato
un bestione, faceva tenerezza.
-
Va bene - disse il ragazzo. - Imparerò tutto quello di cui
avrò
bisogno. Piuttosto, lui... adesso tornerà con me dagli altri?
-
No - fece Nasuada. - Rimarrà qui, con me. Non è
prudente che anche
le guardie lo vedano. Piuttosto, stanotte puoi cominciare a pensare
ad un nome da dargli... o da darle, se è una femmina.
Jun
annuì. - Posso parlarne con i miei compagni, almeno?
La
regina scosse la testa. - Ci sono le guardie assieme a voi, e per mio
ordine vi stanno tenendo d'occhio costantemente. E ho appena detto
che non voglio che loro scoprano dell'esistenza del drago. In ogni
caso, i tuoi amici sapranno tutto domani, quindi puoi mantenere il
segreto almeno per stanotte.
-
Va bene. Non ne parlerò con nessuno, allora.
-
Piuttosto... il gedwey ignasia. Non puoi certo andare in giro a farlo
vedere a tutti - disse Nasuada.
-
Come lo si può nascondere?
La
ragazza strappò una striscia di stoffa dal suo lenzuolo. -
Coprilo
con questo. Potrai sempre dire agli altri di esserti scottato con una
delle lanterne. Non è una cosa improbabile.
Il
ragazzo seguì il consiglio di Nasuada, e si
fasciò la mano.
-
Ora posso... posso andare?
Nasuada
fece un cenno, e Nar Garzhvog lo condusse fuori dalla tenda.
*
La
guardia li stava guardando con aria estremamente perplessa.
-
Aiba-chan, siamo prigionieri in una tenda, ti pare che all'angolino
ci sia il rotolo di carta igienica pronto per chiunque faccia i
propri bisogni? - esclamò Nino.
-
Non è colpa mia se mi scappava! - disse Aiba.
Data
la situazione in cui si trovavano, quello che aveva appena detto Nino
era abbastanza intuibile, ma Aiba-chan aveva comunque chiesto alla
guardia se per caso non avesse della carta igienica a portata di
mano, e questa l'aveva guardato come se fosse stato un alieno.
Sho
era preoccupato. Jun-kun ormai si trovava nella tenda della regina da
una mezz'oretta, e anche se Nasuada-san non sembrava una persona
minacciosa, non era improbabile che Jun-kun si trovasse in pericolo.
E
poi, quella frase dell'Urgali... l'uovo nella tenda di Lady
Furianera si è schiuso, e credo sia a causa sua... cosa
poteva
significare? Aveva appena sentito la guardia parlare di draghi e
Cavalieri ma, insomma, non era possibile. Loro
nemmeno
appartenevano a quel mondo, come avrebbe potuto Jun-kun ricoprire
quel ruolo? E, se davvero fosse successa una cosa del genere, quando
mai sarebbero riusciti a tornare a casa?
Rabbrividì
al pensiero di quello che sarebbe successo se qualcuno si fosse
accorto della loro assenza. Avrebbero portato scompiglio e un sacco
di problemi nell'agenzia, e una volta ritornati a casa, sarebbe stato
un miracolo se non avessero perso il lavoro.
Jun
ritornò poco dopo. Dall'espressione sul suo volto sembrava
scioccato, e molto preoccupato. Era strano vederlo così: al
momento,
la loro condizione non comportava certo molta pressione psicologica,
e l'unico tra di loro che si sarebbe aspettato di veder reagire
così
era Aiba-chan.
-
Cos'è successo? - disse Sho.
Jun
scosse la testa. - Nulla, nulla.
Era
abbastanza ovvio che ci fosse qualcosa sotto, ma Jun sembrava non
volerne parlare. Invece, si lasciò cadere seduto tra lui e
Aiba-chan, con aria esausta.
Non
era da escludere che gli fosse successo esattamente quello che lui
aveva pensato. In tal caso, la regina l'aveva sicuramente obbligato a
mantenere il segreto. Piuttosto inutile, almeno per come la pensava
lui. Insomma, un drago non era decisamente una creatura che passava
inosservata.
-
Jun-kun, cos'hai fatto? - chiese Aiba.
Solo
allora Sho abbassò lo sguardo verso la mano del ragazzo: era
fasciata con una benda bianca.
-
Oh, non è nulla - rispose Jun. - Mi sono bruciato con una
delle
lanterne nella tenda della regina.
Jun-kun
non era molto bravo a mentire, ormai Sho lo sapeva. Tuttavia sul
momento non gli fece altre domande: il ragazzo sembrava esausto e
sicuramente non gli avrebbe risposto.
L'unica
cosa che voleva fare in quel momento era riuscire a confortarlo in
qualche modo, fargli capire che non era solo, che lui gli era
accanto, e che anche gli altri c'erano.
-
Beh, Jun-kun? Che è successo nella tenda della regina? -
disse Nino.
-
Domani ci vuole vedere tutti e cinque. Capirete tutto.
-
Sono abbastanza sicuro che qualcosa è successo. Altrimenti,
perché
avresti questo atteggiamento-
Ohno
lanciò un'occhiata di rimprovero al ragazzo, e Nino si
zittì.
-
Possiamo parlarne domani, per favore? - intervenne Sho. - Siamo tutti
e cinque stanchi, dovremmo riposarci.
Jun
posò la testa sulla spalla di Sho. - Grazie -
mormorò.
-
Beh, direi che Sho-kun ha ragione, forse sarebbe meglio dormire -
disse Ohno.
Aiba
non se lo fece ripetere due volte, e si accovacciò addosso
alla
schiena di Jun.
-
Ehi, Aiba-chan! Spostati da lì! - fece Jun, contrariato, ma
Aiba non
diede nemmeno segno di averlo sentito.
-
è incredibile! S'è già addormentato! -
continuò Jun, lasciandosi
di nuovo andare contro Sho.
Anche
Jun, così come Aiba, si addormentò dopo qualche
minuto.
Normalmente, se costretto a dormire in quella posizione, si sarebbe
lamentato in tutte le lingue, ma era evidente che quella situazione
era tutto fuorchè normale.
Ohno
cadde tra le braccia di Morfeo poco dopo, così solo lui e
Nino erano
rimasti svegli. Dallo sguardò dell'amico intuì
che probabilmente
nemmeno lui aveva molta voglia di dormire.
Quella
sarebbe stata una lunga notte....
|
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Capitolo 3 *** Cap. 3: A Name For A Dragon ***
Cap.
3: A Name For a Dragon
Il
mattino dopo Jun si svegliò con un tremendo mal di schiena.
Si
domandò come, effettivamente, fosse riuscito a dormire,
vista la
posizione scomodissima. Durante la notte si era praticamente
accucciato addosso a Sho, ma sicuramente nulla poteva equivalere alla
comodità di un morbido letto. Ebbe però
l'impressione che, almeno
per qualche giorno, si sarebbe potuto scordare un lusso del genere.
Si
rialzò, e notò che gli unici due che stavano
ancora dormendo erano
Ohno e Aiba.
Quei
due ronferebbero tranquilli in qualsiasi situazione.
Al
contrario, Sho e Nino davano l'impressione di non aver chiuso occhio.
Jun
si stiracchiò.
-
Pronti per l'incontro con la regina? - disse, ancora un po'
assonnato.
-
Sì, certo, come no - rispose Nino. - Se questi due si
svegliassero,
forse sarebbe ancora meglio!
Jun
si voltò verso Sho. Sorrideva debolmente, e sembrava
abbastanza
stanco.
-
Dì la verità... non hai chiuso occhio tutta la
notte - gli disse.
Sho
sospirò, e scosse la testa. - Non riuscivo proprio ad
addormentarmi.
Troppo scomodo.
-
Speriamo che ci diano un posto decente in cui dormire, stanotte -
disse Nino, stuzzicando Ohno per svegliarlo.
-
Non lo sveglierai certo così, dovresti saperlo bene - disse
Sho.
-
Mi tocca allora passare alle maniere forti... - fece Nino, toccando
un particolare punto del collo di Ohno. Quest'ultimo si alzò
di
scatto, spaventando Aiba, che durante la notte si era appoggiato a
lui.
-
Aiuto! Aiuto! Ci stanno attaccando! - strillò quest'ultimo,
prima di
svegliarsi completamente.
Jun
rise. Era facile dimenticarsi di quello che l'avrebbe atteso di
lì a
poco, con amici del genere.
Ohno
era ancora mezzo addormentato, e sicuramente si sarebbe appisolato di
nuovo sul comodissimo terreno,
non fosse stato per l'entrata di Nar Garzhvog nella tenda.
-
Lady Furianera vi attende - disse.
Non
poterono fare a meno di seguirlo. Jun si domandò come
avrebbero
reagito gli altri nel vedere il drago. Pensandoci bene, non aveva
nemmeno riflettuto su come chiamarlo... o come chiamarla, se fosse
stata una femmina.
Su
due piedi, non aveva molte idee al riguardo. Certo, avrebbe potuto
semplicemente chiamarlo Ryu, e
il nome sarebbe stato adatto se si fosse trattato di un maschio, ma
se non fosse stato così?
E
poi, un drago doveva avere un nome epico... e al momento era
decisamente a corto di nomi epici.
Non
appena entrarono nella tenda, il draghetto trotterellò
allegramente
verso di lui.
-
è... è un drago, quello? - fece Nino, non appena
lo vide.
Jun
annuì, abbassandosi per accarezzarlo.
-
Che carino, che carino! Possiamo portarlo a casa? I KAT-TUN saranno
gelosissimi! - esclamò Aiba.
Sho
si schiarì la voce. - Non siamo da soli - disse.
Presi
dal drago, non avevano notato le altre quattro persone che stavano
davanti a loro. Una di loro era, naturalmente, la regina; quanto alle
altre, si trattava di uno strano uomo ricoperto di pelo, una giovane
donna e un ragazzo.
-
Vedo che il drago è molto contento di rivedere il suo
Cavaliere -
disse Nasuada.
-
Scusate - disse Jun, rialzandosi.
-
Quindi, è questo il nuovo Cavaliere - disse il ragazzo.
Sembrava
piuttosto deluso.
In
effetti, Jun non aveva sicuramente il fisico da battaglia, ma
ciò
non significava certo che non sarebbe stato utile.
-
Possiamo sapere i vostri nomi? - disse la donna.
Jun
annuì, e i cinque ragazzi si presentarono.
-
Io sono Arya, e loro sono Blodhgarm e Eragon - disse lei, indicando
prima l'uomo e poi il ragazzo.
Eragon.
Dunque era lui
l'altro
Cavaliere... questo significava che il suo drago doveva essere da
qualche parte.
-
Prima di tutto, dobbiamo esaminare le vostre menti, per assicurarci
che siate veramente chi dite di essere - Jun vide sul volto di Sho un
lampo di terrore, che però riuscì a dissimulare
subito - Poi,
decideremo sul da farsi. Purtroppo non esistono incantesimi capaci di
nascondere qualcosa di grande come un drago, quindi dovremo
arrangiarci in altro modo - disse Arya.
-
è ancora piccolo - disse Nino. - Come fate a non trovare un
modo per
nasconderlo?
-
Può sembrare piccolo, ma ha la mente di un drago. E quella
non è
facile da nascondere.
Nino
non osò replicare.
-
Cosa stiamo aspettando? - fece Blodhgarm. - Dobbiamo esaminarli.
-
Sono umani, forse è meglio che ci pensi Eragon - disse
Nasuada.
-
Che cosa siete, voi? - domandò Ohno. Non sembrava allarmato,
ma
semplicemente curioso.
-
Sono elfi - rispose Eragon, avvicinandosi a Jun.
In
effetti, avevano le orecchie a punta, ed erano bellissimi. Anche
Blodhgarm, che pure aveva il corpo coperto di pelo, aveva qualcosa di
affascinante.
Osservando
più da vicino il ragazzo, sembrava che anche le sue orecchie
fossero
strane... che anche lui non fosse umano?
-
Adesso penetrerò nella mente di ciascuno di voi, uno per
volta. Se
non avete nulla da nascondere, non dovete temere.
Jun
annuì. Eragon chiuse gli occhi, e immediatamente dopo Jun
sentì un
qualcosa di indefinito farsi largo tra i suoi pensieri.
Spontaneamente, anche lui chiuse gli occhi, e vide tante scene della
sua vita presentarsi davanti a sé, mentre anche Eragon, ne
era
certo, le visualizzava: il giorno del loro debutto... le luci
accecanti del loro primo concerto, a cui ne erano seguiti tanti
altri... folle urlanti... studi televisivi... il rendersi conto che
quello che provava per Sho era più di una semplice
amicizia... il
gioco ad Hogwarts, e la sua felicità nel scoprire che Sho
provava le
stesse cose... quello che era successo la notte dopo - Jun ebbe
l'impressione che la mente di Eragon si ritraesse, come se il ragazzo
fosse stato imbarazzato - il videogioco a cui stavano giocando a casa
di Nino... la luce che mancava... il suo stupore nel trovarsi
lì, in
un mondo che non conosceva....
Quando
l'attacco mentale di Eragon si esaurì, Jun si
sentì completamente
esausto.
Non
era tanto una condizione fisica: era più un qualcosa di
mentale...
un po' come se avesse saputo che qualcuno era andato a frugare nei
suoi cassetti, ed era venuto a conoscenza di cose su di lui che non
aveva mai esternato: un'invasione della privacy bella e buona.
Qualche
secondo dopo, ecco arrivare la paura: perché Eragon aveva
scoperto
che sia lui che gli altri avevano mentito sulla loro provenienza, e
anche se ciò non aveva influito sulle loro intenzioni,
avrebbe
potuto cambiare significativamente l'idea che quelle persone
avrebbero avuto su di loro. Poi, c'era la sua relazione con Sho:
anche nel loro mondo, non sempre la gente era disposta ad accettare
due uomini che si amavano, e aveva l'impressione che in quel mondo
simil-medievale la situazione non sarebbe potuta essere molto
migliore.
Ma
Eragon invece non disse niente, e passò ad esaminare le
menti degli
altri.
A
giudicare dalle espressioni degli amici, Jun dedusse che non era
l'unico a non sentirsi proprio a suo agio con questa procedura: in
particolare Aiba si comportava quasi come se Eragon stesse per
ucciderlo.
Quando
Eragon finì, tutti e cinque attesero il suo verdetto,
preoccupati.
Avrebbe svelato tutta la verità su di loro, e sarebbe stata
la fine.
-
Scusatemi, so che non dev'essere stato piacevole, ma era necessario -
disse Eragon, in tono calmo. Poi, si rivolse alla regina: - Sono a
posto, possiamo fidarci di loro.
Tutti
e cinque furono stupiti dalla risposta. Eragon, che nemmeno li
conosceva, aveva scelto di coprirli.
-
Suppongo che il drago non avrebbe scelto uno di loro, altrimenti -
disse Nasuada.
-
Dimentichi Murtagh - rispose Eragon. La regina si rabbuiò.
-
Piuttosto... il drago. Come facciamo? - domandò Blodhgarm.
-
Come ha già detto Arya, non abbiamo a disposizione un potere
abbastanza forte da poterlo nascondere. Credo che dovremmo ricorrere
ai metodi tradizionali, e sperare di avere fortuna - rispose Eragon,
rivolgendo la sua attenzione verso il drago. - Come l'hai chiamato? -
domandò.
-
Io... non so nemmeno ancora se è maschio o femmina...
insomma, l'ho
visto ieri! - disse Jun.
-
Potremmo provare ad entrare nella sua mente per scoprirlo, ma temo
che sarebbe troppo anche per noi elfi - disse Arya.
-
Potrei chiedere a Saphira di farlo, dovrebbe essere tornata dalla
caccia - disse Eragon.
Inspiegabilmente,
Jun sentì il suo stomaco contrarsi per l'emozione. Poco
dopo,
avrebbe visto un drago cresciuto; avrebbe avuto una minima idea di
come sarebbe potuto diventare il suo, di drago.
Eragon
si concentrò per qualche secondo, poi disse: - Arriva.
Poco
dopo sentirono dei passi pesanti avvicinarsi alla tenda.
Anche
gli altri sembravano tesi. Sapevano che Saphira non avrebbe fatto
loro del male, tuttavia incontrare un drago non era una cosa che
capitava tutti i giorni. In effetti, vivendo in un mondo normale, non
capitava mai.
Jun
continuava a fissare il suo draghetto, cercando di far ordine nella
sua mente per trovargli, o trovarle, un nome.
Si
aspettavano che la dragonessa entrasse direttamente nella tenda, ma
non fu così. Si stupirono molto nel vedere la sua testa fare
capolino da un'apertura apposita. Probabilmente era troppo grossa per
entrare senza combinare disastri.
Per
quel poco che si riusciva a vedere, Saphira era meravigliosa. Le sue
scaglie erano di un blu metallizzato, e il suo sguardo esprimeva
un'enorme saggezza, anche se non aveva ancora spiccicato parola.
Istintivamente, Jun abbassò il capo.
-
Ha accettato di sondare la mente del nuovo drago - disse Eragon.
Subito
dopo il draghetto, che prima si muoveva incessantemente per la tenda,
si fermò, come incantato. Questo durò soltanto
qualche secondo, poi
Eragon parlò.
-
è una femmina - disse.
Il
suo tono di voce era molto serio. Accanto a lui, Arya scosse la
testa, mentre Nasuada assunse un'espressione preoccupata.
-
è così importante che quel cosetto sia maschio o
femmina? - fece
Nino.
Il
cosetto, intanto, si era diretto di nuovo verso
Jun, ed era
fermo davanti a lui, come se stesse aspettando qualcosa. Era
difficile da spiegare, dato che si trattava di sensazioni nuove ed
improvvise, ma Jun in cuor suo sapeva che ormai era legato
indissolubilmente a quell'esserino, indipendentemente dal suo sesso.
-
è importante eccome - disse Eragon. - Questo drago e Saphira
sono
gli ultimi della loro specie... e dal momento in cui il nuovo
arrivato è femmina, così rimarrà. Non
credo che Castigo, il drago
di Murtagh, sopravviverà a questa guerra, soprattutto in
caso di
vincita da parte nostra... lui e il drago di Galbatorix sono gli
unici due maschi in vita. In teoria, se non vengono abbattuti in
maniera violenta, i draghi sono immortali, ma assicurare un futuro
sicuro a questa terra è necessario che vi siano dei
Cavalieri a
proteggerla... e senza draghi, questo non è possibile.
-
Ora, però, non è il momento di porci questo
problema, Eragon -
intervenne Nasuada. - Dobbiamo pensare a cosa farne di questi
ragazzi... non possono certo starsene con le mani in mano.
Eragon
annuì.
-
Jun potrebbe allenarsi con me, sia per quanto riguarda la magia che
per quanto riguarda il combattimento... purtroppo non saremo in grado
di fare molto, ma è meglio di niente - disse il ragazzo. Sho non
sembrò molto felice della cosa, ma non disse niente. - E... noi?
- domandò Aiba. - Credo che sia
compito della regina dirvi cosa
potreste fare. - Potreste
entrare nell'esercito, oppure assistere
uno dei fabbri... noterete ben presto che qui c'è sempre
bisogno di
un paio di braccia in più, e non solo in battaglia - disse
Nasuada. Tutti annuirono,
tranne Ohno, il quale, inaspettatamente,
alzò la mano, come a voler chiedere la parola. - Parla pure -
disse Nasuada, facendogli
un cenno. -
C'è un modo per inparare la magia, anche se non si
è Cavalieri? -
domandò lui. -
Oh-chan.... -
Nino-chan, davvero... voglio saperlo. Nino
sembrava molto contrariato, come se volesse tenere Ohno fuori da
tutto quello che riguardava la magia. Fu
Arya a rispondere. - Un modo c'è. La magia non è
qualcosa di
esclusivo... anche se non ad alti livelli, per tutti è
possibile
fare qualche incantesimo. Bisogna solo imparare a rilasciare
l'energia, e questo può essere semplice per qualcuno, ma
impossibile
per qualcun altro. Puoi provare, se vuoi. Gli stregoni si allenano
ogni giorno nel padiglione a sud. Se vorrai combattere,
però, ti
consiglio di imparare a usare anche qualche arma più
tradizionale. -
Voglio provarci - disse il ragazzo con fermezza. Nino scosse la
testa. -
Voglio farlo anch'io - disse Sho. Jun
non pensava che Sho aspirasse a diventare uno stregone, ma poteva
immaginare che la faccenda in parte lo incuriosisse. -
Anche io! Anche io lo farò! - esclamò Aiba,
alzando addirittura la
mano. Fissava insistentemente la regina, la quale sorrise,
imbarazzata. Aiba-chan,
cosa pensi di fare? -
Aiba-chan, anche tu? - fece Nino. -
Nino-kun, tu non ci proverai? - fece Aiba. -
Assolutamente no! - rispose il ragazzo. - Non ho proprio tempo da
perdere con questi stupidi abracadabra! Se proprio devo far fuori
qualcuno preferisco infilzarlo con qualcosa, e sapere con cosa il mio
avversario potrebbe colpirmi!
E
anche tu, Oh-chan, mi chiedo come tu possa scegliere di fare una cosa
del genere, dopo - Eragon lo fulminò con lo sguardo - ...
dopo aver
scoperto che è così difficile. Io preferisco
avere a che fare con
qualcosa di solido. -
è solo una mia curiosità - disse Ohno, anche se
sembrava esserci
qualcos'altro dietro. Inoltre,
mentre
per Sho e Ohno un certo interesse per la magia poteva essere anche
plausibile, lo stesso non poteva dirsi per Aiba. Che cosa frullava
per la testa di quel ragazzo? -
Bene. Quindi, il Cavaliere con Eragon, loro tre con gli stregoni e al
campo di addestramento, mentre lui solo al campo - fece Nasuada. -
Direi che va bene così. Tutti
e cinque annuirono. Nino sembrava avere molto da dire, ma non
spiccicò parola. Il
drago, o per meglio dire la dragonessa, reclamò l'attenzione
di Jun,
aggrappandosi alle sue gambe. Ancora
non sapeva bene come comportarsi con lei. Da un lato, era ancora un
cucciolo, quindi gli sembrava normale trattarla come un tenero
animaletto; dall'altro, lei era molto di più, e ben presto
l'avrebbe
dimostrato. -
E adesso, come ti chiamo? - disse, rivolto verso di lei. -
è impazzito, sta già parlando al suo lucertolone!
- fece Nino.
Saphira, dall'altra parte della tenda, ringhiò, mentre Jun
lo
ignorò. Fissando
gli enormi occhi verdi della creatura, gli venne in mente un nome.
Non sapeva bene da dove gli fosse uscito, dato che sicuramente gli
elenchi di nomi non erano il suo pensiero principale, ma non si
poteva dire che non fosse evocativo. Sayaka.... Come
se l'avesse sentito, lo sguardo della dragonessa si
illuminò, colmo
di approvazione.
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