Super? – The good villain

di bloodingeyes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I’m the villain ***
Capitolo 2: *** Flash Gold, the hero ***
Capitolo 3: *** All the other strange heroes ***
Capitolo 4: *** My only lover ***
Capitolo 5: *** Kiss and heroics ***
Capitolo 6: *** YOU! ***
Capitolo 7: *** My new life… is horrible! ***



Capitolo 1
*** I’m the villain ***


            Sono depresso. E se fosse solo questo il problema non sarebbe poi neanche tanto male. Ma in aggiunta sono uno sfigato, sono appena stato mollato, il mio lavoro mi fa sempre più schifo e, ciliegina sulla torta, sono al verde. Questa mattina quando mi sono svegliato avevo proprio voglia di spararmi in fronte, così almeno l’avrei fatta finita. E invece mi sono alzato dal letto a mezzogiorno circa, sono andato in bagno, ho visto la mia faccia da zombie, di cui mi sono schifato da solo, mi sono steso sul divano e ho iniziato a compiangermi.

            Riguardo quel foglio, che è un po’ la causa di tutto, e mi viene una gran rabbia.

            Stupido foglio di carta. Stupido postino che lo hai consegnato al mio fidanzato. Stupida Lega Super Malvagi che per risparmiare aveva usato una semplice lettera. Stupido io che mi sono scelto questa vita.

            Eppure fino a qualche settimana fa non ero messo così male, anzi, ero al settimo cielo. Mi ero appena trasferito con il mio splendido fidanzato in un appartamento tutto nostro, scopavamo come ricci in calore, con l’ultima rapina in banca aveva messo da parte un bel gruzzolo e tutto andava bene.

            Poi la Lega Super Malvagi, di cui ero membro onorario con tanto di carta Super Evil, mi aveva mandato una lettera nella quale mi spiegava che non potevo più far parte del giro perché non avevo più tentato di impadronirmi della città e del mondo in generale, perché ultimamente mi ero comportato come un semplice delinquente di strada, derubando solo un paio di banche e facendo esplodere qualche edificio, troppo poco per un cattivo del mio calibro. Ma soprattutto avevo schivato ogni scontro diretto con il supereroe della città. E quindi “dovevo riconsegnare la tessera di appartenenza alla Lega e la carta Super Evil”, su cui fra l’altro c’erano tutti i miei soldi. C’era ancora la possibilità per me nella Lega dei Super Malvagi: dovevo dare prova di essere ancora cattivo uccidendo un po’ di persone, radendo al suo la città… cose così. Ma ero troppo depresso.

            Non tanto per il fatto di non essere più nella Lega, quello non me ne fregava ormai poi molto, non sono più il cattivo di una volta. Era perché il mio fidanzato mi aveva lascito che ero in quello stato. Al diavolo la mia doppia vita e la Lega dei Malvagi! L’unica cosa che mi importasse era lui! Il mio Tyler che alla mattina mi svegliava con i suoi baci, quello che mi sorrideva sempre, qualsiasi succedesse, l’amico di sempre e l’amante perfetto. Era la sua mancanza a fare male. Quando ha scoperto che la mia identità segreta era quella di Black Fire, il malvagio tormentatore della nostra città, mi ha detto che non potevamo più stare insieme, che lui non poteva accettarlo. Gli ho assicurato che avrei smesso per sempre, sarei diventato un semplice cittadino, mi sarei lasciato tutto alle spalle. Qualsiasi cosa per lui. Ma non è bastato. Se n’è andato, lasciandomi solo.

            Guardo il quadro dietro il quale è nascosta la mia pistola. Non l’ho mai utilizzata per scopi malvagi, solo per qualche gara di tiro a segno. Ora penso seriamente di uccidere qualcuno con quella: me stesso. Il telefono si mette a squillare facendomi prendere un mezzo infarto e corro per arrivare in tempo, l’insana speranza che a chiamare sia Tyler

            -Pronto?- dico mentre mi porto l’apparecchio all’orecchio

            -Hey, vecchio!- mi risponde una voce gioviale dall’altro capo della cornetta

            -Ah, sei tu… - faccio afflitto, non era Tyler

            -Che depressione! Vecchio, non pensavo che stessi messo così male!-

            -Che vuoi Snake?- gli chiedo esasperato, voglio tornare a crogiolarmi nella mia malinconia non parlare con quel pirla a cui stavo dando lezioni di malvagità fino a poche settimane prima

            -Ehm… vecchio, so che stai di merda ma avrei un problemino… -

            -Di che genere?- gli chiedo, anche se poco interessato

            -Bhè… biondo, superdotato e schifosamente forte-

            -Flash Gold?- chiedo io, riscuotendomi dal torpore –che sta succedendo?-

            -Vedi, vecchio, tu non c’eri e il mio nuovo tutor ha pensato di iniziare la lezione di oggi con il botto… credo volesse fare colpo… ma è arrivato Gold e… -

            -Sto per smascherare il tuo aiutante davanti a mezza città- mi arriva la voce di Flash Gold dall’altro capo del telefono –poi lo sbatterò in un istituto minorile per qualcosa come il resto della sua vita… -

            -No, aspetta!- urlo terrorizzato. Snake è un ragazzino, un imbecille, ma non si merita di finire in riformatorio, non ha ancora fatto nulla di davvero malvagio, per lui c’è ancora una speranza –Non farlo!- c’è silenzio dall’altro capo della cornetta e temo che ormai l’inevitabile sia accaduto ma poi Gold riprende a parlare

            -Siamo dai capannoni, vieni e forse potrei lasciare il tuo amico-

            -Adesso fai tu la parte del cattivo?- gli chiedo con rabbia

            -Forse- mi risponde prima di riattaccare. Non perdo tempo e vado a riprendere una delle tante maschere da cattivo della collezione: le nascondo tutte dietro ad un pannello segreto in un cassetto dell’armadio. Non mi serve mettermi il costume perché la maschera che ho costruito non è un semplice pezzo di metallo nero! No, la maschera è formata da una serie di circuiti che alterano ciò che mi circonda, così che posso diventare invisibile oppure può farmi sembrare vestito di tutto punto, come il migliore dei super cattivi. Oltretutto mi fa risparmiare anche ore e ore di preparazione. Lo ammetto, mi sono superato con questa mia invenzione.

            Prendo anche le chiavi della macchina da dentro la cassaforte e non perdo tempo a richiuderla, tanto Tyler non tornerà in mia assenza e anche se lo facesse non cambierebbe di molto la situazione. Scendo in garage senza ancora aver indossato la maschera e mi aspetta la mia fantastica utilitaria quasi completamente a pezzi. Salgo e riesco ad accenderla a fatica, fra le varie bestemmie. Mi allontano da casa e prendo una via isolata e deserta. Mi metto la maschera e cambio la mia identità. Spingo in sequenza alcuni pulsanti della radio che non ha mai funzionato e anche il vecchio rottame cambia identità diventando una fantastica auto da corsa che schizza sulla strada come una pantera, andando da 0 a 100 in meno di 3 secondi. Amo la mia macchina.

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Capitolo 2
*** Flash Gold, the hero ***


Flash Gold, the hero

            La zona dei capannoni si trova molto vicino al porto e non è mai particolarmente trafficata, anche la gente che lavora da quelle parti lo faceva davvero svogliatamente. Era una zona perfetta per gli incontri clandestini, come si denotava dalla quantità indicibile di siringhe, bottiglie d’alcool e preservativi, in aggiunta alla puzza di vomito e urina. C’era anche una discoteca, da qualche parte lì attorno, ma nessuno ci andava per ballare. Scesi dalla macchina e mi avventurai a piedi nella zona alla ricerca del mio vecchio allievo

            -Ben arrivato!- mi sorprese la voce di Flash Gold alle spalle, facendomi prendere un infarto –ti stavo aspettando-

            -Quella solitamente è la mia battuta- gli risposi mentre mi voltavo a fronteggiarlo. Si era seduto con noncuranza sul tetto della mia macchina e sorrideva tranquillo. Il volto era coperto da una maschera bianca della forgia quasi identica a quella di tutti i supereroi, rotonda e praticamente disegnata sul volto. Come al solito portava l’immancabile tuta cortissima e super aderente di color bianco candido ricamata in oro mentre dietro di lui svolazzava la stupidissima mantella dai bodi dorati. Dio che schifo di costume! Io mi sarei vergognato come un verme ad andare in giro con una roba del genere: era così stretta che oltre al profilo dei muscoli si potevano quasi intravedere le vene, il pacco poi risaltava in maniera quasi oscena! Se avesse avuto anche un solo difetto quello schifo di tuta l’avrebbe fatto vedere a chilometri di distanza e invece lui, da bravo super eroe, era sempre schifosamente perfetto e in forma, sempre a suo agio in quella tuta da drag queen mancata. Io passavo inosservato a confronto nei miei abiti: maglia a collo alto nera, pantaloni stretti ma non attillati sempre neri, scarpe e giacca a vento molto lunga, unico elemento un po’ insolito

            -Dov’è Snake?- gli chiedo, preparandomi a combattere per liberare il mio ex apprendista

            -A casa, credo- mi risponde saltando giù dalla mia macchina –se ne è andato subito dopo che ho riagganciato con te-

            -Come scusa?- gli chiedo perplesso –ma non lo volevi smascherare?-

            -No, non mi interessa rovinare la vita di un ragazzino-

            -E allora che diavolo stiamo facendo qui io e te?- gli chiedo per poi aggiungere incazzato –Cos’è? Snake mi ha venduto al nemico?-

            -No, non è questo- mi risponde Gold sorridendo. Anche i denti sono perfettamente dritti e bianchi, come se non glieli avessi mai spaccati almeno una volta. Si passa una mano fra i capelli, quella chioma leonina di capelli biondi e sembra quasi imbarazzato –dovevo parlarti-

            -E di cosa?- ribatto perplesso. La mia nemesi vuole fare una chiacchierata amichevole? La cosa puzza di trappola

            -Seguimi, te lo mostro- e si alza in volo

            -Lo sai che faccio schifo a volare- gli dico, ben ancorato a terra

            -Dobbiamo solo salire su quel palazzo- mi indica mentre si alza leggero sempre più in alto. Con un sospiro prendo la rincorsa e salto in aria, cercando di stabilizzarmi e mantenere quota. Odio volare e non mi piace l’altezza. Dei miei super poteri la capacità di librarmi in aria è quella che ho meno sviluppata e a cui preferisco non ricorrere mai. Gold arriva al terrazzo dell’edificio e, con una grazia derivata dall’esperienza, atterra. Io invece quasi mi sfracello. No, decisamente volare non fa per me! Mentre mi rimetto in piedi Gold si è già diretto all’altro lato del capannone e mi affretto a raggiungerlo. Non so cosa diavolo stia succedendo ma è davvero strano per me stare vicino alla mia nemesi senza dover combattere

            -Vedi quella nave cargo?- mi chiede Gold indicando una grossa nave da carico attraccata nel porto

            -Si, e allora?-

            -Non è una nave-

            -E allora cos’è un aereo?- gli chiedo sarcastico

            -No, è un arma- mi risponde Gold, mortalmente serio –l’ha costruita un gruppo di scienziati pazzi… -

            -Le 4 meningi?- gli chiedo mentre guardo con più attenzione la nave. Se dice il vero e l’intera nave è un arma allora è dannatamente ben mimetizzata per esser così grossa e in città c’è solo un gruppo di cattivi che potrebbe costruire una cosa del genere: le 4 meningi, un gruppo di scienziati incredibilmente intelligenti ma un po’ troppo distruttivi per i miei gusti

            -No, è gente di fuori- mi risponde Gold con un sospiro –non ne sappiamo molto su di loro, né su come funzioni quell’arma, l’unica cosa che sappiamo è che quando la nave attracca su un isola quella scompare dalle carte nautiche per sempre-

            -Ma noi stiamo su un continente, di che ti preoccupi?-

            -Potrebbero voler fare il colpo grosso attaccando qualcosa di più di uno sperduto isolotto in mezzo all’oceano e, visto che non sappiamo con cosa dobbiamo combattere, potremmo non riuscire a vincere questa volta-

            -E io che c’entro?- gli chiedo perplesso

            -Vorrei che mi aiutassi- mi risponde Gold. Io inizio a ridere sguaiatamente

-Sul serio?- gli chiedo, quasi senza fiato

-Si- mi risponde mortalmente serio, cosa che mi fa ridere ancora di più. Flash Gold che mi chiede aiuto è la cosa più divertente del mondo! –Non sto scherzando Black Fire! Ho bisogno del tuo aiuto! Non sono riuscito a scoprire nulla di utile da solo, né in veste di supereroe né da semplice civile… ma se non facciamo qualcosa la città potrebbe essere distrutta!-

-Dimentichi per caso chi sono io?- gli chiesi, cercando di controllare l’ilarità –Io sono un cattivo, ho tenuto sotto il mio controllo questa città per 7 lunghi anni e se non fosse stato per te starei ancora tiranneggiando tranquillamente e incontrastato. Perché mai dovrei aiutarti? Sono un cattivo, non devo mica preoccuparmi per le persone di questo posto. Il dominio della città non mi interessa più, quindi che quella bagnarola distrugga tutto! Non mi interessa minimamente!- mi voltai e feci per andarmene per tornare a casa a crogiolarmi nel mio dolore ma Flash Gold, come sempre, aveva un asso nella manica

-Sei sicuro di non volermi aiutare? Non ti interessa salvare la città?- mi chiese

-Certo e non potrai dirmi nulla che possa farmi cambiare… -

-E Tyler?- mi chiese a tradimento –non ti interessa salvare neppure lui?- rimasi in silenzio per un attimo

-Di che stai parlando?- gli chiesi, perfettamente calmo. Sangue freddo, arguzia e concentrazione, grazie a queste tre doti ero sempre riuscito a sopperire alla mia mancanza di superpoteri degni di tale nome –Non conosco nessun Tyler- dissi voltandomi a fronteggiare Flash Gold

-Sicuro?- mi chiese lui mentre mi lanciava una fotografia. Io e Tyler durante una vacanza in montagna che sorridiamo alla macchina fotografica –Sono riuscito a scoprire la tua identità segreta Jonathan, la tua espulsione dalla Lega dei Super Malvagi e soprattutto so di lui… -

-Cosa hai fatto?- gli chiedo cercando di ostentare indifferenza ma la mia voce lascia trapelare una parte della furia che mi sta annebbiando il cervello

-Nulla- mi risponde con un sorriso –io sono un supereroe, non faccio del male ai cittadini- cerco di non dare a vedere quanto questa notizia mi abbia sollevato mentre lui continua –però quei tipi sulla nave… loro non sono come me, se loro decidessero di prendere di mira la città non si farebbero scrupoli ad uccidere le persone… -

-Questo lo so- dico irritato

-Black Fire- mi dice avvicinandosi –tu sei uno stronzo patentato e sei di sicuro la mia nemesi… -

-Che dolce che sei-

-Però dei tanti cattivi sei l’unico che abbia dei principi morali e, anche se hai tenuto sotto il tuo controllo questa città per 7 anni non hai mai ucciso nessuno, hai sempre cercato di tenere le persone normali al sicuro anche se tramavi di appropriarti di ogni potere e ogni ricchezza di questo mondo non hai mai fatto davvero del male a nessuno-

-Ho ucciso troppo presto- gli dico con una scrollata di spalle, come se non avesse importanza –non voglio ripetere l’errore-

-Ma quelle persone non la pensano come te! Per loro uccidere non ha peso! Ti prego, ti scongiuro, aiutami a fermarli! Se non per me fallo per Tyler!-

-Non ripetere il suo nome!- gli intimo per poi voltarmi e scendere con un salto dal palazzo. Freno la caduta con i miei poteri ma mi sfracello lo stesso al suolo, decisamente volare non fa per me

-Allora mi aiuterai?- mi chiede Gold, raggiungendomi in volo

-No, non ti aiuterò- gli rispondo deciso per poi aggiungere –ma nessuno straniero può venire a mettere sotto assedio la mia città! Non li lascerò fare quello che gli pare!- Gold si illumina, non in senso letterale ma quasi, per poi replicare

-Allora vieni stasera al Golden Palace, ho delle informazioni da darti che ti potrebbero essere utili-

-E non me le puoi dire adesso?- gli chiedo spazientito

-No, vieni stasera e ti dirò tutto- senza neppure salutare si alza in volo e scompare in direzione della città. Io rimonto in macchina e torno a casa. Forse è meglio se prima mi do’ una sistemata: mi faccio la barba, mi vesto come una persona normale, mi faccio una doccia, mangio… ritorno a vivere.

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Capitolo 3
*** All the other strange heroes ***


All the other strange heroes

Oh. Mio. Dio. Questa è la situazione più assurda in cui mi sia mai trovato nella mia vita. Dopo essermi rimesso in sesto mi ero diretto al Golden Palace, il grattacielo che era stato donato a Flash Gold quando era diventato l’eroe della città. Un intero grattacielo di 50 piani tutto di sua proprietà, senza spese di affitto, luce, acqua o gas. Mi sono sempre chiesto che diavolo se ne faccia di tutto quello spazio ma non mi è mai stata data risposta. Il portiere mi fa entrare e mi porta fino all’ascensore dove un altro domestico mi accompagna fino all’ultimo piano del palazzo, poi lui scende di nuovo e io mi avvio alla porta in fondo al corto corridoio. Non perdo tempo neppure a bussare, tanto il padrone di casa sarà già stato avvertito del mio arrivo. Lo trovo ad aspettarmi comodamente disteso sul divano, con indosso soltanto la sua tutina oscena e la maschera sul volto, scarpe, mantello e guanti erano stati lanciati un po’ in tutta la stanza

-Benvenuto, vieni pure a metterti comodo- mi sorride affabile, il perfetto padrone di casa

-No, grazie preferisco mantenermi a distanza- gli rispondo chiudendo la porta alle mie spalle

-Come vuoi- mi risponde Flash Gold sedendosi più composto sul suo enorme divano –comunque adesso ti voglio presentare un po’ di persone- un folto gruppo di persone in calzamaglia comparì all’improvviso alle sue spalle, eroi. Avrei dovuto essene per lo meno intimorito: mi ritrovavo di colpo davanti una cosa come 20 eroi che mi avrebbero potuto pestare a morte ma il colpo d’occhio fu troppo assurdo. 20 persone, per lo più uomini, con addosso le tute dai colori più strani immaginabili, le mutande sopra i vestiti, brillantina sui capelli e paiette a non finire, mantelline svolazzanti e maschere dalle forge improbabili completavano l’opera. Mi cacciai a ridere come un matto senza riuscire a fermarmi

-Ma che diavolo ride?- chiede un omone tutto muscoli con addosso uno striminzito perizoma viola accesso e una cintura dorata con un leone ruggente sulla fibbia

-Credo sia colpa dei vostri costumi- gli risponde Flash Gold, cercando di non ridere a sua volta

-Oh mio dio! È troppo divertente!- non riesco a smettere di ridere. Ogni volta che sto per calmarmi mi accorgo di un nuovo e assurdo particolare in un vestito e riprendo a ridere come un pazzo

-Perché? Cos’hanno di così divertente i nostri costumi?- chiede una donna tutta vestita, dal collo fino ai piedi, di lattice bianco, con l’aggiunta di una cintura e con una lunghissima mantella rossa. Sexy ma assurdo!

-Meglio se lasciate stare, Black Fire è fatto così… - gli risponde Gold mentre io mi trascino a sedere sul divano. Mi fa male lo stomaco dalle tante risate –Ti sei ripreso?- mi chiede quando comincio a ridere un po’ meno

-Si… insomma- rido –non aiuta avere una parata di carnevale sotto gli occhi ma continuiamo prima che io muoia dalle risate-

-Parata di carnevale?- ripete offeso un tipo alto e moro vestito di verde con le mutande gialle sopra gli abiti e la mantella violetta, quasi scoppio di nuovo a ridere

-Black Fire dobbiamo parlare ora- ripete Gold cercando di rimanere il più serio possibile –la nave, dobbiamo darti delle informazioni!-

-Ok, inizia a parlare- gli dico, cercando di contenermi

-Il progettatore della nave è Larzevik- mi informa Gold e per la prima volta mi faccio attento

-Sei sicuro che sia lui? Larzevik è morto quando io stavo facendo ancora gavetta, non mi pare possibile… -

-Solo i progetti sono sui- mi informa una donna vestita da panterona sexy con artigli scintillanti alle dita, mi chiedo come faccia quando deve grattarsi…

-Larzevik aveva ideato molte macchine da guerra ma ne aveva costruite solo una piccola parte- riprende Gold –fortunatamente non era in possesso di grandi quantità di soldi, né di un posto abbastanza sicuro per costruire i suoi congegni più mastodontici-

-E allora chi ha costruito quell’affare nel porto?- chiedo

-Hiwahiwa- mi risponde un omone tutto muscoli con un gonnellino hawaiano e una collana di ossa, la pelle solcata da tatuaggi tribali, devo ammettere, davvero molto fighi

-E chi sarebbe?- ribatto perplesso

-Un cattivo delle Hawaii, la mia nemesi- continua il tipo –ha fatto sparire alcune piccole isole, alcune erano si e no degli atoli, e all’inizio non ha fatto vittime ma poi è passato a Oahu e l’ha fatta scomparire… -

-Cosa intendi con scomparire?- gli chiedo

-Scomparire! Adesso non c’è più! L’isola non esiste più-

-Si ma come?- ribadisco –ci sono tanti modi per far sparire qualcosa: spostarla, raderla al suolo, farla esplodere… -

-Non lo so, semplicemente l’isola prima c’era e poi non c’era più-

-Molto esplicativo- faccio io sbuffando. Ci sono milioni, se non miliardi, di armi in grado di distruggere o far sparire una piccola isola

-Poi sono iniziate a sparire alcune isole delle Antille- aggiunge una donna alta almeno un metro e novanta anche lei tutta tatuata… deve essere una costante degli eroi delle isole essere abbronzatissimi e tutti tatutati…

-Le barbados non ci sono più?- chiedo abbattuto

-No, non più-

-Peccato, avevo così voglia di andarci a fare una vacanza… comunque tu sai dirmi qualcosa in più sulla scomparsa delle isole?-

-No, sfortunatamente stavo cercando di affondare la nave e non ho visto cosa è successo-

-E come la volevi affondare?-

-A pugni- mi risponde la donna con ghigno feroce. Oh, fantastico! Sto per collaborare con un genio…

-Qualcun altro ha provato ad affondare la nave?- chiedo e tutti annuiscono –Chi ci ha provato con la forza bruta o con i suoi superpoteri?- annuiscono, soddisfatti di loro stessi. Fantastico! Devo collaborare con un branco di caproni deficenti…

-Io avevo quasi trovato un punto debole nei progetti della nave- mi fa sapere un ragazzetto nella sua striminzita tuta azzurra e rossa, non avrà neppure 20 anni –comunque è impossibile arrivarci e… -

-Non esiste l’impossibile- gli rispondo io –dimmi cosa hai trovato- il ragazzo sorride, soddisfatto di sé stesso, ma non fa in tempo a spiegarmi nulla che un suono forte e improvviso lo blocca –Che diavolo è?- chiedo mentre le finestre si sprangano automaticamente

-L’allarme- mi risponde Flash Gold raccattando le sue cose lì attorno –è successo qualcosa di grave in città-

-Che figata!- sorrido quando un megaschermo compare al posto delle finestre –ne voglio uno anch’io!- Gold ride

-Te lo regalo per il compleanno- mi risponde prima che le immagini arrivino sullo schermo e il suo sorriso scompaia –Quella è… - cerca di dire ma non finisce. Anch’io ammutolisco, c’è un cratere grande quanto 20 campi da calcio nel bel mezzo della città

-Che zona è stata colpita?- chiedo in un sussurro mentre guardo quel grosso cratere di terra brulla, dove prima c’erano case, strade, alberi, persone. Flash Gold prende un telecomando e le immagini cambiano sovrapponendo una cartina della città al cratere. Casa mia si trovava quasi nel centro del cratere e anche il mio rifugio segreto, a casa dei miei genitori, è nella zona del disastro –Devo fare una telefonata- dico in un sussurro allontanandomi. Esco dall’appartamento e mi fermo fra la porta d’entrata e quella dell’ascensore, compongo freneticamente il numero con il cuore in gola e la mente vuota. Il primo squillo, il secondo… non è possibile… il terzo, il quarto … non può essere successo davvero… il quinto…

-Pronto?- mi risponde con voce trafelata

-Tyler, stai bene? Dove sei?-

-Jona, sei tu? Cos’è successo? Cosa… ?-

-Ti prego, dimmi dove sei e se stai bene- lo interrompo

-Si, sto ok… ero a correre, ma che hai? Sembri sconvolto- sospiro di sollievo, sta bene!

-I tuoi genitori?- gli chiedo, i miei so che sono da qualche parte nel Gran Canyon e si stanno divertendo a demolirlo un po’… ho dei genitori adottivi un po’ starni

-Sono ancora nelle Filippine, ma perché mi fai tutte queste domande? È successo qualcosa di brutto?-

-Tyler devo dirti una cosa… - gli dico cercando il modo giusto per continuare

-Oh merda! Cosa diavolo è questo?- urla –è un cratere? C’è un gigantesco cratere nel bel mezzo della città! Jonathan che diavolo sta succedendo? Cos’è successo? Tu dove sei?-

-Io sto bene- lo tranquillizzo

-Ma cos’è successo? Come?- ripete confuso

-Ti spiegherò tutto più tardi, te lo prometto, ma adesso devi andartene fuori dalla città, prendi il primo autobus che trovi e vai dai tuoi parenti-

-Jona ti prego, dimmi cosa sta succedendo! Dimmi che non è colpa tua- mi chiede con voce implorante. È scosso, stupito e pensa che io c’entri qualcosa con quel disastro… non posso dargli torto

-No, non c’entro… è difficile da spiegare ma più tardi ti racconto tutto, ok? Adesso devi andartene dalla città, non è sicuro stare qui-

-Va bene- mi risponde in un sussurro –ma mi devi delle spiegazioni- ribatte cercando di essere duro

-Si, lo so… - gli rispondo, sollevato -chiamami quando arrivi-

-Va bene, Jona… - vuole aggiungere qualcosa ma la sua voce si spegne

-Ci sentiamo dopo- gli dico io mordendomi le labbra. Vorrei dirgli che lo amo ma so che non è giusto farlo adesso

-Si, ci sentiamo- mi risponde lui prima di riattaccare. Guardo il mio cellulare per qualche istante prima di rimettermi in piedi e tornare nell’appartamento di Gold. Molti dei supereroi sono usciti a prestare soccorso e spiegazioni ai cittadini ma quei pochi rimasti sono fissi a guardare lo schermo gigante dove un vecchio sdentato e con la pelle rovinata dal sole sta facendo il suo annuncio

-… Se volete sopravvivere e evitare la distruzione totale della vostra amata città, dovete prostrarvi a me e consegnarmi… - smetto di ascoltare, tanto lo so come continua quel discorso. Era copiato pari pari dal “Manuale del bravo cattivo” sezione “Discorsi di vittoria

-I progetti della nave dove sono?- chiedo al ragazzo con cui stavo parlando prima dell’attacco

-Sta bene?- si intromette Flash Gold, sembra quasi preoccupato

-Si- gli rispondo per poi cambiare completamente argomento –ho bisogno di tutte le registrazioni in cui si possa vedere come è stata distrutta la città, cerca di farti dare le registrazioni di tutte le banche, supermercati, benzinai e di ogni altra telecamera che abbia filmato l’evento… prima di tutto voglio capire con cosa abbiamo a che fare… -

-I progetti- mi dice il ragazzo mentre mi porge un pacchetto arrotolato di carte

-Grazie- riprendo a parlare con Gold –non è che avresti anche un computer?- gli chiedo. Lui prende il telecomando e pigia un bottone. Un intera parete si riempie di schermi, cavi e altre diavolerie interessanti

-Figo! Lo voglio anch’io!- non riesco a trattenermi dal sorridere

-Vuoi un po’ troppe cosa di casa mia- mi risponde Gold, sorridendo a sua volta

-Me lo regali per Natale?- gli chiedo implorante

-Si vedrà- mi risponde lui ridendo. Dopodiché ci rimettiamo al lavoro, lui esce ad aiutare le persone ancora confuse e i feriti e intanto cercare le registrazioni che gli ho chiesto, io invece mi metto a lavorare per distruggere quella bagnarola infernale. Non posso perdonare quello stronzo che ha distrutto la mia casa nuova, il mio vecchio covo segreto e tutti i miei adorati congegni! Milioni di soldi rubati onestamente che ora erano svaniti! E in più mi ha fatto anche temere di aver perso per sempre Tyler!

Gran figlio di puttana, ti farò a pezzi per quello che hai osato fare!

 

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Capitolo 4
*** My only lover ***


My only lover

È mattina presto, ho sonno e mal di testa. Ho ispezionato tutti i disegni di Larzevik, tutte le immagini della nave, ogni singolo filmato sull’esplosione della città e alla fine temo di essere riuscito a capire con cosa abbiamo a che fare: un arma ad impulsi in grado di rompere tutti i legami fra gli atomi. Ho scoperto anche che la nave non è un arma ma serve solo il trasporto. Hiwahiwa avrebbe potuto usare anche una grossa barca a remi e non sarebbe cambiato poi molto. L’arma vere e propria si trovava in parte nella stiva e in parte sotto la chiglia. Tutti gli organi di puntaggio si trovavano nella stiva che era sorvegliata da una cosa come trappole mortali e infernali marchingegni meccanici. Sotto la nave invece c’era l’arma vera e propria che “sparava” un impulso fino a una distanza di qualche chilometro che distruggeva il legame fra gli atomi e che quindi distruggeva ogni oggetto solido o liquido che incontrasse. Non c’era modo di fermarla una volta che iniziava a sparare, l’unica cosa che si poteva fare era scappare o pregare. Aveva però qualche limitazione: l’arma poteva sparare solo davanti a sé, con un raggio d’azione ben descritto e gli impulsi non potevano essere direzionati in alto poiché altrimenti avrebbero colpito la nave stessa, in aggiunta gli impulsi più si allontanavano dalla nave più si indebolivano e questo significava che non tutto quello che si trovava al limite del raggio d’azione veniva distrutto. Gli eroi infatti avevano confermato che ai limiti del cratere avevano trovato alcune persone, animali e anche dei pezzi di edifici.

Ma la cosa più interessante che avevo scoperto era che l’arma non poteva essere tirata fuori dall’acqua perché quando sparava provocava un calore così intenso che avrebbe incendiato l’aria e l’avrebbe fatta sciogliere da sola. Sotto la nave c’erano ventole e delle armi congelanti che cercavano di mantenere la temperatura dell’acqua il più bassa possibile. In teoria distruggendo questi congegni di raffreddamento l’arma si sarebbe autodistrutta per colpa del calore che essa stessa provocava ma arrivare a disattivarli era un problema visto che l’acqua sotto la chiglia della nave era così calda che ci si poteva cuocere un uovo in mezzo secondo. Era però l’unica possibilità che avevamo per distruggere l’arma

-Novità?- mi chiese Gold appoggiandosi alla mia sedia e fissando lo schermo

-A quanto pare ho trovato il punto debole dell’arma- gli dico

-È fantastico!-

-Ma c’è un problema-

-Quale?- gli dissi tutto quello che avevo scoperto ma lui sembrò capire solo la metà di quello che stavo dicendo così tagliai corto

-Bisogna andare sotto la nave e spaccare tutti i congegni di raffreddamento-

-Ma l’acqua è così calda che chiunque ci si immerga morirebbe-

-Esatto, a meno che non sia invulnerabile al calore!-

-La cosa non mi piace- brontola Gold mordicchiandosi le labbra –e se le pistole congelanti sparassero contro chi si è immerso?-

-Il ghiaccio si scioglierebbe quasi immediatamente, senza nessun danno ma comunque non sono state progettate per sparare ad un improbabile aggressore, sono fisse-

-E chi dovrebbe andare là sotto a farsi bollire vivo?- mi chiede Flash Gold

-Conosci qualcuno con l’immunità al calore?- gli chiedo sorridendo

-Solo una persona- mi risponde lui, per nulla contento

-Bene, allora è deciso!- gli dico mentre mi alzo e mi stiro la schiena: tutte quelle ore seduto al computer mi hanno riempito di acciacchi –vado a fare una telefonata e poi ci mettiamo al lavoro-

-Jonathan! Aspetta!- mi richiama lui

-Non usare il mio nome!- gli dico irritato. Lui non dovrebbe conoscere il mio vero nome!

-Scusa… ma sei sicuro che vada bene così?- mi chiede e sembra sinceramente preoccupato

-Si, si! Andrà bene!- gli rispondo con noncuranza –e adesso lasciami fare la mia dannata telefonata!- Gold si morde ancora le labbra, come se volesse aggiungere qualcosa ma non lo fa. Esce sul terrazzo e si alza in volo, lasciandomi casa sua. Sarebbe un buon momento per distruggere qualcosa, solo per dispetto. Invece mi siedo sul divano e compongo il numero. Tyler risponde al terzo squillo con voce impastata dal sonno

-Scusa, non volevo svegliarti… - dico, ricordandomi che è ancora mattina molto presto

-No, è tutto apposto- mi risponde lui con uno sbadiglio –allora? Novità?- mi chiede. L’ultima volta che ci siamo sentiti, qualche ora prima, gli ho dovuto spiegare cosa stava succedendo in città, come mai si era formato un gigantesco cratere dove prima c’era una città, cosa stavo facendo e altre cose di secondaria importanza. Quello che l’ha sconvolto più di tutto comunque è stato il fatto che ora io collabori con i supereroi: uno dei cattivi più tremendi della storia della nostra città che ora da una mano ai buoni per combattere il nuovo cattivone. Solo a dirlo era assurdo

-Ho trovato un modo per affondare la nave- gli dico con un sospiro

-È fantastico!- mi risponde Tyler, anche se con poca convinzione

-Il problema è che non è semplice… -

-Niente nella vita è semplice- mi risponde lui, probabilmente sta sorridendo e vorrei tanto vederlo in questo momento, ho bisogno del calore del suo sorriso

-Hai ragione… - gli rispondo e non so bene come proseguire

-Jona- mi richiama lui -mi dispiace… -

-Per cosa?- gli chiedo stupito

-Per averti lasciato in quella maniera, è solo che ero sorpreso e anche un po’ spaventato… -

-Non è colpa tua- gli dico –io ti ho mentito-

-E per questo ti vorrei tanto prendere a pugni- ribatte Tyler facendomi sorridere e poi aggiunge –però siamo stati insieme per tanto tempo, eravamo amici e ci siamo innamorati… io mi sono innamorato di te, avrei dovuto almeno ascoltarti… -

-Ascoltami adesso- lo interrompo. Prendo un lungo respiro e continuo -non ho mai detto niente del genere a nessuno ed è difficile… io ti voglio bene come non ne ho mai voluto a nessuno, e non mentivo quando ti ho detto che per te avrei lasciato la mia vita da criminale, desideravo davvero stare con te, adottare qualche nanerottolo urlante e moccoloso e diventare vecchio con te… ti amo davvero dal profondo del mio cuore-

-Anch’io ti amo Jonathan- mi risponde con un sincero affetto nella voce

-Sono contento di sentirlo- gli rispondo cercando di non fare tremare la mia stessa voce. Sono così contento che non mi odi, che mi ami ancora nonostante tutto quello che ha scoperto su di me –ora però devo andare- gli dico

-Dove?- mi chiede disorientato dal mio cambio d’argomento

-Dobbiamo affondare quella barca prima che attacchi di nuovo, il cattivo ha dato 12 ore di tempo per dargli i soldi e le chiavi della città e ora ne mancano solo 3… siamo già in ritardo-

-Ok, capisco… Jona, non fare niente di pericoloso… - mi si chiude la gola e per un attimo non riesco a rispondergli

-Starò attento- gli rispondo cercando di sembrare normale

-Ti amo- mi risponde lui

-Anch’io- gli rispondo prima di riagganciare. Questa potrebbe essere l’ultima volta che sento la sua voce.

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Capitolo 5
*** Kiss and heroics ***


Kiss and heroics

Non ci si accorge di quanto sia grande qualcosa finché non gli ci si trova vicino e, davvero, una nave cargo è qualcosa di immenso

-Allora? Che si fa?- mi chiede uno dei supereroi, Wilka mi pare che si chiami

-Voi distraete Hiwahiwa- gli ordino –state solo attenti a non cadere in acqua o finire davanti alla nave-

-Tutto qui?- mi chiede una delle eroine

-Si, al resto penseremo noi- gli dico indicando me e Flash Gold che non ha ancora spiccicato parola da quando è tornato dal suo ultimo volo. Non so bene cosa l’abbia fatto incazzare in questo modo ma preferisco sorvolare

-Dobbiamo tentare di distruggere la nave?- mi chiede qualcun altro

-No, soltanto i robot e le armi… non c’è bisogno che cerchiate di smantellarla, dovete solo fare in modo che nessuno si accorga di quello che stiamo facendo noi-

-E voi cosa farete?- si intromette Snake mentre esce da una viottola laterale. Il mio ex apprendista non era stato invitato ma, come suo solito, si era imbucato alla festa –Vecchio hai intenzione di tirare le cuoia? Perché se è così voglio la tua macchina- gli ho insegnato davvero molto bene ad essere antipatico ed irritante!

-Tu non dovresti essere qui- gli dico

-Quello stronzo mi ha distrutto la casa! Non posso lasciargliela passare liscia!-

-Ti capisco e… - cerco di dire

-Io voglio spaccare la faccia a quel vecchio stronzo e non mi importa di quello che mi dirai, verrò lo stesso!- incrociò le braccia e si piantò per bene a terra. Ragazzino testardo!

-Io stavo per dirti che ti capisco e di stare attento, il tuo aiuto è ben accetto!- gli sorrido, spiazzandolo

-Allora muoviamoci! Che stiamo aspettando ancora?- chiede prima di alzarsi in volo verso la nave, seguito a breve distanza dagli altri eroi. Solo Gold rimane con me sul bordo del cratere

-Il tuo apprendista è irritante quasi quanto te- mi dice

-Gli ho insegnato bene- sorrido per poi aggiungere –adesso tocca a noi… - Gold mi prende per un braccio e si alza in volo, tenendosi però rasente alla superficie dell’acqua. In pochi istanti arriviamo alla nave che gli altri eroi stanno già bersagliando con i loro pugni e i loro poteri

-Stai attento- mi sussurra Gold all’orecchio per poi baciarmi sul collo. Mi volto stupito ma non abbastanza in fretta: lui mi lascia andare e io cado in acqua. Decido di lasciare da parte lo sconcerto e di concentrarmi sulla missione: meglio pensare in un altro momento che la mia nemesi mi ha baciato. L’acqua è davvero molto calda ma per me è sopportabile. Inizio a nuotare verso il basso, tenendomi rasente la chiglia della nave, ho una autorespiratore d’aria con me ma, come temevo, non è stato progettato per questo genere di calore e l’aria che respiro sta diventando rovente. Tutto quello che devo fare è distruggere 3 delle 5 pistole congelanti, una volta fatte fuori quelle l’acqua sarà così calda da fondere il metallo dell’arma.

I raggi gelati si sciolgono a meno di due metri dalle armi che li lanciano, questo per dare un idea di quanto l’acqua sia calda. Mi avvicino alla prima pistola e stringo i cavi di alimentazione fondendoli nella mia mano che ha preso fuoco. C’è un motivo se mi chiamo Black Fire, e non è perché suona figo, ma perché davvero posso creare delle fiamme nere. Certo, le posso far apparire solo sulle mie mani, non posso lanciarle né posso controllare altri fuochi ma ho pur sempre un superpotere di qualche utilità!

Nuoto a fatica fino alla seconda pistola congelante, i ventilatori mi rendono difficile nuotare e l’aria nell’autorespiratore è sempre più calda. Per me la temperatura è ancora sopportabile ma io ho la mia immunità, la bombola d’ossigeno no. Distruggo anche la seconda pistola e nuoto verso la terza quando l’autorespiratore esplode. L’urto mi stordisce per qualche istante ma il vedere le pale del ventilatore dannatamente vicine mi fa tornare in me e riprendo a nuotare furiosamente per salvarmi. Arrivo alla pistola congelate senza quasi accorgermene ma mi accorgo subito che non ho più aria nei polmoni, se mi fermo a distruggere l’ultima arma potrei non riuscire a tornare in superficie ma inizio ad essere stanco e la mente inizia ad annebbiarsi per l’assenza di ossigeno, forse non riuscirei comunque a riemergere quindi rimango e sciolgo anche l’ultima arma. Il primo gesto eroico della mia vita e forse pure l’ultimo. Cerco di nuotare verso la superficie ma è difficile. Niente aria, niente coordinazione, niente pensieri logici. Mi sforzo di tornare a galla ma sono stanco e il mio corpo è pesante.

Addio mondo crudele! Vaffanculo bombola d’ossigeno!

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Capitolo 6
*** YOU! ***


YOU!

Riaprì gli occhi e capì di non essere morto. Ero steso in un confortevole, per così dire, letto d’ospedale, un paio di flebo attaccate al braccio, l’irritante suono della macchina che monitorava il battito del mio cuore, puzza di medicine. Insomma, l’unica cosa positiva era il fatto che ero vivo

-Ti sei svegliato finalmente- mi volto, fra i vari e sopportabili dolori al collo. Flash Gold è seduto al mio fianco nella sua solita assurda tutina ma con il volto segnato da una notte passata in bianco. Non dovrei ridere ma è troppo comico –Direi che è inutile chiederti se stai bene- sospira lui

-Mi fa male dappertutto però sto bene… credo… - gli rispondo cercando di controllarmi, mi fa male ridere –che mi è successo?- gli chiedo. L’ultima cosa che ricordo è che stavo annegando

-Hai distrutto il sistema di raffreddamento della nave, sei tornato in superficie quasi privo di conoscenza e io ti ho ripescato, ti sei perso la fantastica esplosione della nave e hai dormito per un paio di giorni… i medici temevano ci fossero danni celebrali dovuti all’assenza di ossigeno ma a quanto pare stai bene-

-Una favola!- gli rispondo sarcastico –neanche quando sono stato investito da un tir stavo così male! Mi fa male dappertutto!-

-I dottori dicono che è normale-

-E quando mi dimettono? Odio gli ospedali!-

-Fra qualche giorno, giusto il tempo per capire se stai davvero bene- annuisco e mi guardo attorno. Nella stanza ci sono un gran numero di fiori e scatole regalo

-E questa roba?- gli chiedo perplesso

-Te l’hanno mandata i tuoi nuovi fans- mi risponde sorridendo Gold e io lo guardo perplesso –abbiamo raccontato a tutti come il tuo aiuto sia stato importante per riuscire a distruggere la nave e molte persone ti hanno voluto ringraziare con dei fiori, dei cioccolatini, cose così… -

-Quindi adesso sono un supereroe?- chiedo schifato

-A quanto pare si, è davvero una cosa così brutta?-

-È che non ci sono abituato- gli rispondo –io sono un cattivo-

-Tu sei una brava persona- ribatte Flash Gold sorridendo –un rompicoglioni patentato ma comunque una brava persona che ha dimostrato di essere anche un bravo eroe e… quasi dimenticavo! La Confraternita ti invita ad entrare fra i suoi membri-

-Confraternita?- ripeto perplesso

-Si, la Confraternita dei Difensori dal Male!- mi spiega tutto contento – è come la Lega dei Super Malvagi ma formata solo da eroi-

-E perché mi hanno chiesto di farne parte?- gli chiedo sempre più perplesso

-Perché hai salvato la città!- mi risponde Gold, tutto eccitato e contento. Sembra un bambino il giorno di Natale

-Ci penserò- gli dico, anche se non credo che accetterò. Tutta la fatica che ho fatto alla scuola per super cattivi verrebbe sprecata se diventassi un eroe. E poi non mi va di vestirmi come un clown o una drag queen! –Tyler è venuto mentre ero addormento?-

-Si, molto spesso- mi risponde Gold. Sorrido come un ebete alla notizia, sono così contento che si preoccupi ancora per me e sono contento di non essere morto per poterlo riabbracciare ancora –Jonathan, devo dirti una cosa- aggiunge Gold alzandosi dalla sedia e venendosi a sedere sul letto accanto a me

-Riguarda quel bacio?- gli chiedo –Cos’è la mia nemesi si è innamorata di me?-

-Non proprio- mi risponde senza guardarmi negli occhi. Mi prende una mano fra le sue e se la porta al volto, baciandola

-Hey! Io sono fidanzato!- gli dico cercando di divincolarmi

-Lo so- mi risponde Gold mentre mi lascia andare. Chiude gli occhi per un attimo e poi si toglie la maschera. Se intendeva farmi morire di crepacuore c’è andato molto vicino

-Cos’è uno scherzo?- chiedo, ancora stupito

-Scusa- mi risponde lui –penso che avrei dovuto dirtelo… -

-Tu pensi?- gli chiedo irritato

-Mi spiace Jona, avrei dovuto dirtelo sicuramente- si corregge –ma ero così confuso… avevo paura di cosa sarebbe potuto succedere… -

-Mi hai mentito!- urlo infuriato

-E tu cos’hai fatto scusa?- ribatte lui, non meno arrabbiato –Mi hai tenuto nascosta la tua seconda identità e mi hai detto un mucchio di bugie!-

-Si ma… maledizione! Questo… Tyler tu non puoi essere un supereroe, non puoi essere Flash Gold!-

-E perché no?- mi chiede lui

-Perché… perché no!- sbuffo esasperato –questa situazione è così assurda!-

-Lo so- annuisce lui, più calmo –sono contento però di averti detto la verità, non ce la facevo più a tenere questo segreto- mi calmo anch’io e gli accarezzo la guancia. Non ho mai pensato che il mio ragazzo e la mia nemesi fossero la stessa persona. Certo, erano entrambi biondi, in forma ed erano più o meno alti uguali ma c’erano almeno altre 200 persone con le stesse caratteristiche. E poi le loro voci erano differenti, un alteratore vocale però faceva i miracoli… a ben pensarci forse qualche indizio c’era stato ma l’amore doveva avermi offuscato il cervello proprio per bene

-Sono contento anch’io- gli dico sorridendo. Tyler si abbassa timidamente a baciarmi e io non mi lascio sfuggire l’opportunità di infilargli la lingua in bocca. Ero un cattivo, una superstar nel mio giro anche se quasi privo di superpoteri, e ora sono fidanzato con un supereroe e forse lo diventerò a mia volta. La mia vita è un grosso miscuglio di stranezze.

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Capitolo 7
*** My new life… is horrible! ***


My new life… is horrible!

Snake svolazza tutto pimpante e contento poco più avanti. Oggi ha incarcerati il suo primo criminale e mi ha fatto la recensione dell’accaduto almeno 20 volte, cambiando e ingigantendo qualche piccolo dettaglio ogni volta. È passato dalla parte dei buoni da meno di una settimana eppure sembra essere tagliato per questo lavoro più che per quello del cattivo

-E poi ha estratto il mitra e… - continua a raccontare tutto eccitato. Io lo lascio parlare, sarebbe scortese interromperlo per fargli notare che all’inizio gli avevano sparato con una semplice pistola. Sto cercando di essere meno acido e più accondiscendente, un supereroe deve esserlo, ma se continua ad ingigantire i fatti giuro che lo faccio seppellire dalla vergogna!

-Siamo arrivati- gli faccio notare sollevato, le sue chiacchiere mi stanno uccidendo!

-Oh, si!- si riscuote lui dai suoi sogni ad occhi aperti –allora ci vediamo domani?- annuisco

-Salutami tua madre- Snake sorride mentre entra in casa. Penso che la cosa che preferisca del suo nuovo lavoro sia il fatto che ne può parlare con la famiglia e che loro ne sono fieri. Mi avvio a mia volta verso casa, passando per il bordo del cratere che ora è pieno d’acqua di mare. Stanno costruendo un nuovo porto e, vista la profondità dell’acqua in quel punto, avrebbe dovuto diventare un facile un attracco per navi molto grandi che nel vecchio porto stavano decisamente strette. La nostra città era abituata a cambiamenti di questo genere: in meno di un paio di giorni si riusciva a ricostruire interi palazzi e la vita scorreva come sempre, come se la suprema lotta fra bene e male fosse una cosa normale e trascurabile.

Ritorno al Golden Palace a piedi, ancora la mia abilità di volo è schifosa e la macchina l’ho lasciata parcheggiata dall’altra parte della città. Il portiere non fa neppure caso a me e il tipo nell’ascensore mi scorta all’ultimo piano senza una parola. Ormai sono di casa da queste parti. Fra l’altro ho anche scoperto come vengono impiegati tutti i piani del palazzo: vengono affittati a varie agenzie e imprese, al ventesimo piano ad esempio c’è un ufficio legale e al tredicesimo un agenzia di pompe funebri! Il tipo in ascensore era stato assunto per non permettere a tutta questa gente di andare in giro da sola e perdersi fra i vari piani.

Entro nell’appartamento e mi guardo intorno. Non c’è nessuno all’ingresso ma si sente un buon profumo venire dalla cucina. Tyler sta preparando la colazione canticchiando e saltellando. Se non fosse che indossa ancora quell’orrido costume da supereroe sarebbe adorabile

-Buon giorno- lo saluto abbracciandolo –come mai ancora vestito da pornostar?- gli chiedo baciandolo

-Avevo una gran fame e poca voglia di cambiarmi- mi risponde, senza fare caso al mio ennesimo insulto alla sua divisa. Se prima non mi piaceva perché era oscena adesso non mi piace perché tutti potevano guardarlo e sbavare su di lui

-Potevi stare nudo- gli suggerisco baciandolo

-Così appena a casa mi saltavi addosso?- mi chiede sorridendo

-Non male come idea- Tyler sospira esasperato e torna a cucinare. Rimango alle sue spalle ad abbracciarlo, impedendogli di muoversi liberamente, ma lui non se ne lamenta

-È pronto- mi avvisa dopo un po’ e andiamo a mangiare sul divano, guardando vecchi telefilm e schivando qualsiasi tipo di telegiornale. Una volta finito Tyler si accoccola fra le mie braccia e chiude gli occhi per dormire e io lo imito ma nessuno dei due riesce a dormire per più di qualche minuto che suona l’allarme: l’ennesimo attacco dei cattivi. Tyler indossa di nuovo la maschera e, dopo un paio di sbadigli, è pronto all’azione. Io invece divento di pessimo umore. Posso sopportare tutto della mia nuova vita da supereroe, il fatto che io abbia abbandonato tutti i vecchi ideali, l’aver perso il conto in banca a sei seri, il non poter più attaccare senza preoccuparmi delle conseguenze e cose così… ma il dovermi svegliare per colpa di una allarme proprio non mi andava giù! Ma i cattivi dovevano proprio rompere le palle quando stavo dormendo o, ancora peggio, mentre sto scopando?

-Su sorridi!- mi incita Tyler aiutandomi a sistemarmi meglio la maschera sul viso –è dovere di un eroe sorridere-

-Fanculo, ho sonno!- gli rispondo con il massimo della finezza

-Anch’io ma è il nostro lavoro- mi dice baciandomi ma ancora sono di pessimo umore così prova a corrompermi –se sorridi quando torniamo a casa potrai farmi tutto quello che vuoi-

-Tutto?- gli chiedo sorridendo lascivo. Tyler annuisce e lo attiro a me per un altro bacio ma mi sfugge e, ridendo, si alza in volo. Mi affretto a raggiungerlo.

Non mi piace essere un supereroe, è una seccatura essere buoni, ma Tyler mi riesce a farmi dimenticare tutti gli aspetti negativi.

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