Super? – The good villain di bloodingeyes (/viewuser.php?uid=66367)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I’m the villain ***
Capitolo 2: *** Flash Gold, the hero ***
Capitolo 3: *** All the other strange heroes ***
Capitolo 4: *** My only lover ***
Capitolo 5: *** Kiss and heroics ***
Capitolo 6: *** YOU! ***
Capitolo 7: *** My new life… is horrible! ***
Capitolo 1 *** I’m the villain ***
Sono depresso.
E
se fosse solo questo il problema non sarebbe poi neanche tanto male. Ma
in
aggiunta sono uno sfigato, sono appena stato mollato, il mio lavoro mi
fa
sempre più schifo e, ciliegina sulla torta, sono al verde.
Questa mattina
quando mi sono svegliato avevo proprio voglia di spararmi in fronte,
così
almeno l’avrei fatta finita. E invece mi sono alzato dal
letto a mezzogiorno
circa, sono andato in bagno, ho visto la mia faccia da zombie, di cui
mi sono
schifato da solo, mi sono steso sul divano e ho iniziato a compiangermi.
Riguardo quel foglio, che è un po’
la causa di tutto, e mi viene una gran rabbia.
Stupido foglio di carta. Stupido
postino che lo hai consegnato al mio fidanzato. Stupida Lega Super
Malvagi che
per risparmiare aveva usato una semplice lettera. Stupido io che mi
sono scelto
questa vita.
Eppure fino a qualche settimana fa
non ero messo così male, anzi, ero al settimo cielo. Mi ero
appena trasferito
con il mio splendido fidanzato in un appartamento tutto nostro,
scopavamo come
ricci in calore, con l’ultima rapina in banca aveva messo da
parte un bel
gruzzolo e tutto andava bene.
Poi la Lega Super Malvagi, di cui
ero membro onorario con tanto di carta Super
Evil, mi aveva mandato una lettera nella quale mi spiegava
che non potevo
più far parte del giro perché non avevo
più tentato di impadronirmi della città
e del mondo in generale, perché ultimamente mi ero
comportato come un semplice
delinquente di strada, derubando solo un paio di banche e facendo
esplodere
qualche edificio, troppo poco per un cattivo del mio calibro. Ma
soprattutto
avevo schivato ogni scontro diretto con il supereroe della
città. E quindi
“dovevo riconsegnare la tessera di appartenenza alla Lega e
la carta Super Evil”, su
cui fra l’altro c’erano
tutti i miei soldi. C’era ancora la possibilità
per me nella Lega dei Super
Malvagi: dovevo dare prova di essere ancora cattivo uccidendo un
po’ di
persone, radendo al suo la città… cose
così. Ma ero troppo depresso.
Non tanto per il fatto di non essere
più nella Lega, quello non me ne fregava ormai poi molto,
non sono più il
cattivo di una volta. Era perché il mio fidanzato mi aveva
lascito che ero in
quello stato. Al diavolo la mia doppia vita e la Lega dei Malvagi!
L’unica cosa
che mi importasse era lui! Il mio Tyler che alla mattina mi svegliava
con i
suoi baci, quello che mi sorrideva sempre, qualsiasi succedesse,
l’amico di
sempre e l’amante perfetto. Era la sua mancanza a fare male.
Quando ha scoperto
che la mia identità segreta era quella di Black Fire, il
malvagio tormentatore
della nostra città, mi ha detto che non potevamo
più stare insieme, che lui non
poteva accettarlo. Gli ho assicurato che avrei smesso per sempre, sarei
diventato un semplice cittadino, mi sarei lasciato tutto alle spalle.
Qualsiasi
cosa per lui. Ma non è bastato. Se n’è
andato, lasciandomi solo.
Guardo il quadro dietro il quale è
nascosta la mia pistola. Non l’ho mai utilizzata per scopi
malvagi, solo per
qualche gara di tiro a segno. Ora penso seriamente di uccidere qualcuno
con
quella: me stesso. Il telefono si mette a squillare facendomi prendere
un mezzo
infarto e corro per arrivare in tempo, l’insana speranza che
a chiamare sia
Tyler
-Pronto?- dico mentre mi porto
l’apparecchio all’orecchio
-Hey, vecchio!- mi risponde una voce
gioviale dall’altro capo della cornetta
-Ah, sei tu… - faccio afflitto, non
era Tyler
-Che depressione! Vecchio, non
pensavo che stessi messo così male!-
-Che vuoi Snake?- gli chiedo
esasperato, voglio tornare a crogiolarmi nella mia malinconia non
parlare con
quel pirla a cui stavo dando lezioni di malvagità fino a
poche settimane prima
-Ehm… vecchio, so che stai di merda
ma avrei un problemino… -
-Di che genere?- gli chiedo, anche
se poco interessato
-Bhè… biondo, superdotato e
schifosamente forte-
-Flash Gold?- chiedo io,
riscuotendomi dal torpore –che sta succedendo?-
-Vedi, vecchio, tu non c’eri e il
mio nuovo tutor ha pensato di iniziare la lezione di oggi con il
botto… credo
volesse fare colpo… ma è arrivato Gold
e… -
-Sto per smascherare il tuo aiutante
davanti a mezza città- mi arriva la voce di Flash Gold
dall’altro capo del
telefono –poi lo sbatterò in un istituto minorile
per qualcosa come il resto
della sua vita… -
-No, aspetta!- urlo terrorizzato.
Snake è un ragazzino, un imbecille, ma non si merita di
finire in riformatorio,
non ha ancora fatto nulla di davvero malvagio, per lui
c’è ancora una speranza –Non
farlo!- c’è silenzio dall’altro capo
della cornetta e temo che ormai
l’inevitabile sia accaduto ma poi Gold riprende a parlare
-Siamo dai capannoni, vieni e forse
potrei lasciare il tuo amico-
-Adesso fai tu la parte del
cattivo?- gli chiedo con rabbia
-Forse- mi risponde prima di
riattaccare. Non perdo tempo e vado a riprendere una delle tante
maschere da
cattivo della collezione: le nascondo tutte dietro ad un pannello
segreto in un
cassetto dell’armadio. Non mi serve mettermi il costume
perché la maschera che
ho costruito non è un semplice pezzo di metallo nero! No, la
maschera è formata
da una serie di circuiti che alterano ciò che mi circonda,
così che posso
diventare invisibile oppure può farmi sembrare vestito di
tutto punto, come il
migliore dei super cattivi. Oltretutto mi fa risparmiare anche ore e
ore di
preparazione. Lo ammetto, mi sono superato con questa mia invenzione.
Prendo anche le chiavi della
macchina da dentro la cassaforte e non perdo tempo a richiuderla, tanto
Tyler
non tornerà in mia assenza e anche se lo facesse non
cambierebbe di molto la
situazione. Scendo in garage senza ancora aver indossato la maschera e
mi
aspetta la mia fantastica utilitaria quasi completamente a pezzi. Salgo
e
riesco ad accenderla a fatica, fra le varie bestemmie. Mi allontano da
casa e
prendo una via isolata e deserta. Mi metto la maschera e cambio la mia
identità. Spingo in sequenza alcuni pulsanti della radio che
non ha mai
funzionato e anche il vecchio rottame cambia identità
diventando una fantastica
auto da corsa che schizza sulla strada come una pantera, andando da 0 a
100 in
meno di 3 secondi. Amo la mia macchina.
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Capitolo 2 *** Flash Gold, the hero ***
Flash
Gold, the hero
La zona dei capannoni si trova molto
vicino al porto e non è mai particolarmente trafficata,
anche la gente che
lavora da quelle parti lo faceva davvero svogliatamente. Era una zona
perfetta
per gli incontri clandestini, come si denotava dalla
quantità indicibile di
siringhe, bottiglie d’alcool e preservativi, in aggiunta alla
puzza di vomito e
urina. C’era anche una discoteca, da qualche parte
lì attorno, ma nessuno ci
andava per ballare. Scesi dalla macchina e mi avventurai a piedi nella
zona
alla ricerca del mio vecchio allievo
-Ben arrivato!- mi sorprese la voce
di Flash Gold alle spalle, facendomi prendere un infarto –ti
stavo aspettando-
-Quella solitamente è la mia
battuta- gli risposi mentre mi voltavo a fronteggiarlo. Si era seduto
con
noncuranza sul tetto della mia macchina e sorrideva tranquillo. Il
volto era
coperto da una maschera bianca della forgia quasi identica a quella di
tutti i
supereroi, rotonda e praticamente disegnata sul volto. Come al solito
portava
l’immancabile tuta cortissima e super aderente di color
bianco candido ricamata
in oro mentre dietro di lui svolazzava la stupidissima mantella dai
bodi
dorati. Dio che schifo di costume! Io mi sarei vergognato come un verme
ad
andare in giro con una roba del genere: era così stretta che
oltre al profilo
dei muscoli si potevano quasi intravedere le vene, il pacco poi
risaltava in
maniera quasi oscena! Se avesse avuto anche un solo difetto quello
schifo di
tuta l’avrebbe fatto vedere a chilometri di distanza e invece
lui, da bravo
super eroe, era sempre schifosamente perfetto e in forma, sempre a suo
agio in
quella tuta da drag queen mancata. Io passavo inosservato a confronto
nei miei
abiti: maglia a collo alto nera, pantaloni stretti ma non attillati
sempre
neri, scarpe e giacca a vento molto lunga, unico elemento un
po’ insolito
-Dov’è Snake?- gli chiedo,
preparandomi
a combattere per liberare il mio ex apprendista
-A casa, credo- mi risponde saltando
giù dalla mia macchina –se ne è andato
subito dopo che ho riagganciato con te-
-Come scusa?- gli chiedo perplesso
–ma non lo volevi smascherare?-
-No, non mi interessa rovinare la
vita di un ragazzino-
-E allora che diavolo stiamo facendo
qui io e te?- gli chiedo per poi aggiungere incazzato
–Cos’è? Snake mi ha
venduto al nemico?-
-No, non è questo- mi risponde Gold
sorridendo. Anche i denti sono perfettamente dritti e bianchi, come se
non
glieli avessi mai spaccati almeno una volta. Si passa una mano fra i
capelli,
quella chioma leonina di capelli biondi e sembra quasi imbarazzato
–dovevo
parlarti-
-E di cosa?- ribatto perplesso. La
mia nemesi vuole fare una chiacchierata amichevole? La cosa puzza di
trappola
-Seguimi, te lo mostro- e si alza in
volo
-Lo sai che faccio schifo a volare-
gli dico, ben ancorato a terra
-Dobbiamo solo salire su quel
palazzo- mi indica mentre si alza leggero sempre più in
alto. Con un sospiro
prendo la rincorsa e salto in aria, cercando di stabilizzarmi e
mantenere
quota. Odio volare e non mi piace l’altezza. Dei miei super
poteri la capacità
di librarmi in aria è quella che ho meno sviluppata e a cui
preferisco non
ricorrere mai. Gold arriva al terrazzo dell’edificio e, con
una grazia derivata
dall’esperienza, atterra. Io invece quasi mi sfracello. No,
decisamente volare non
fa per me! Mentre mi rimetto in piedi Gold si è
già diretto all’altro lato del
capannone e mi affretto a raggiungerlo. Non so cosa diavolo stia
succedendo ma
è davvero strano per me stare vicino alla mia nemesi senza
dover combattere
-Vedi quella nave cargo?- mi chiede
Gold indicando una grossa nave da carico attraccata nel porto
-Si, e allora?-
-Non è una nave-
-E allora cos’è un aereo?- gli
chiedo sarcastico
-No, è un arma- mi risponde Gold,
mortalmente serio –l’ha costruita un gruppo di
scienziati pazzi… -
-Le 4 meningi?- gli chiedo mentre
guardo con più attenzione la nave. Se dice il vero e
l’intera nave è un arma
allora è dannatamente ben mimetizzata per esser
così grossa e in città c’è
solo
un gruppo di cattivi che potrebbe costruire una cosa del genere: le 4
meningi,
un gruppo di scienziati incredibilmente intelligenti ma un
po’ troppo
distruttivi per i miei gusti
-No, è gente di fuori- mi risponde
Gold con un sospiro –non ne sappiamo molto su di loro,
né su come funzioni
quell’arma, l’unica cosa che sappiamo è
che quando la nave attracca su un isola
quella scompare dalle carte nautiche per sempre-
-Ma noi stiamo su un continente, di
che ti preoccupi?-
-Potrebbero voler fare il colpo
grosso attaccando qualcosa di più di uno sperduto isolotto
in mezzo all’oceano
e, visto che non sappiamo con cosa dobbiamo combattere, potremmo non
riuscire a
vincere questa volta-
-E io che c’entro?- gli chiedo
perplesso
-Vorrei che mi aiutassi- mi risponde
Gold. Io inizio a ridere sguaiatamente
-Sul
serio?- gli chiedo, quasi senza fiato
-Si-
mi risponde mortalmente serio, cosa che mi fa ridere ancora di
più. Flash Gold
che mi chiede aiuto è la cosa più divertente del
mondo! –Non sto scherzando
Black Fire! Ho bisogno del tuo aiuto! Non sono riuscito a scoprire
nulla di
utile da solo, né in veste di supereroe né da
semplice civile… ma se non
facciamo qualcosa la città potrebbe essere distrutta!-
-Dimentichi
per caso chi sono io?- gli chiesi, cercando di controllare
l’ilarità –Io sono
un cattivo, ho tenuto sotto il mio controllo questa città
per 7 lunghi anni e
se non fosse stato per te starei ancora tiranneggiando tranquillamente
e
incontrastato. Perché mai dovrei aiutarti? Sono un cattivo,
non devo mica
preoccuparmi per le persone di questo posto. Il dominio della
città non mi
interessa più, quindi che quella bagnarola distrugga tutto!
Non mi interessa
minimamente!- mi voltai e feci per andarmene per tornare a casa a
crogiolarmi
nel mio dolore ma Flash Gold, come sempre, aveva un asso nella manica
-Sei
sicuro di non volermi aiutare? Non ti interessa salvare la
città?- mi chiese
-Certo
e non potrai dirmi nulla che possa farmi cambiare… -
-E
Tyler?- mi chiese a tradimento –non ti interessa salvare
neppure lui?- rimasi
in silenzio per un attimo
-Di
che stai parlando?- gli chiesi, perfettamente calmo. Sangue freddo,
arguzia e
concentrazione, grazie a queste tre doti ero sempre riuscito a
sopperire alla
mia mancanza di superpoteri degni di tale nome –Non conosco
nessun Tyler- dissi
voltandomi a fronteggiare Flash Gold
-Sicuro?-
mi chiese lui mentre mi lanciava una fotografia. Io e Tyler durante una
vacanza
in montagna che sorridiamo alla macchina fotografica –Sono
riuscito a scoprire
la tua identità segreta Jonathan, la tua espulsione dalla
Lega dei Super
Malvagi e soprattutto so di lui… -
-Cosa
hai fatto?- gli chiedo cercando di ostentare indifferenza ma la mia
voce lascia
trapelare una parte della furia che mi sta annebbiando il cervello
-Nulla-
mi risponde con un sorriso –io sono un supereroe, non faccio
del male ai
cittadini- cerco di non dare a vedere quanto questa notizia mi abbia
sollevato
mentre lui continua –però quei tipi sulla
nave… loro non sono come me, se loro
decidessero di prendere di mira la città non si farebbero
scrupoli ad uccidere
le persone… -
-Questo
lo so- dico irritato
-Black
Fire- mi dice avvicinandosi –tu sei uno stronzo patentato e
sei di sicuro la
mia nemesi… -
-Che
dolce che sei-
-Però
dei tanti cattivi sei l’unico che abbia dei principi morali
e, anche se hai
tenuto sotto il tuo controllo questa città per 7 anni non
hai mai ucciso
nessuno, hai sempre cercato di tenere le persone normali al sicuro
anche se
tramavi di appropriarti di ogni potere e ogni ricchezza di questo mondo
non hai
mai fatto davvero del male a nessuno-
-Ho
ucciso troppo presto- gli dico con una scrollata di spalle, come se non
avesse
importanza –non voglio ripetere l’errore-
-Ma
quelle persone non la pensano come te! Per loro uccidere non ha peso!
Ti prego,
ti scongiuro, aiutami a fermarli! Se non per me fallo per Tyler!-
-Non
ripetere il suo nome!- gli intimo per poi voltarmi e scendere con un
salto dal
palazzo. Freno la caduta con i miei poteri ma mi sfracello lo stesso al
suolo,
decisamente volare non fa per me
-Allora
mi aiuterai?- mi chiede Gold, raggiungendomi in volo
-No,
non ti aiuterò- gli rispondo deciso per poi aggiungere
–ma nessuno straniero
può venire a mettere sotto assedio la mia città!
Non li lascerò fare quello che
gli pare!- Gold si illumina, non in senso letterale ma quasi, per poi
replicare
-Allora
vieni stasera al Golden Palace, ho delle informazioni da darti che ti
potrebbero essere utili-
-E
non me le puoi dire adesso?- gli chiedo spazientito
-No,
vieni stasera e ti dirò tutto- senza neppure salutare si
alza in volo e
scompare in direzione della città. Io rimonto in macchina e
torno a casa. Forse
è meglio se prima mi do’ una sistemata: mi faccio
la barba, mi vesto come una
persona normale, mi faccio una doccia, mangio… ritorno a
vivere.
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Capitolo 3 *** All the other strange heroes ***
All the other strange heroes
Oh. Mio. Dio. Questa
è la situazione più assurda in cui mi sia mai
trovato nella mia vita. Dopo
essermi rimesso in sesto mi ero diretto al Golden Palace, il
grattacielo che
era stato donato a Flash Gold quando era diventato l’eroe
della città. Un
intero grattacielo di 50 piani tutto di sua proprietà, senza
spese di affitto,
luce, acqua o gas. Mi sono sempre chiesto che diavolo se ne faccia di
tutto
quello spazio ma non mi è mai stata data risposta. Il
portiere mi fa entrare e
mi porta fino all’ascensore dove un altro domestico mi
accompagna fino
all’ultimo piano del palazzo, poi lui scende di nuovo e io mi
avvio alla porta
in fondo al corto corridoio. Non perdo tempo neppure a bussare, tanto
il
padrone di casa sarà già stato avvertito del mio
arrivo. Lo trovo ad aspettarmi
comodamente disteso sul divano, con indosso soltanto la sua tutina
oscena e la
maschera sul volto, scarpe, mantello e guanti erano stati lanciati un
po’ in
tutta la stanza
-Benvenuto,
vieni pure a metterti comodo- mi sorride affabile, il perfetto padrone
di casa
-No,
grazie preferisco mantenermi a distanza- gli rispondo chiudendo la
porta alle
mie spalle
-Come
vuoi- mi risponde Flash Gold sedendosi più composto sul suo
enorme divano
–comunque adesso ti voglio presentare un po’ di
persone- un folto gruppo di
persone in calzamaglia comparì all’improvviso alle
sue spalle, eroi. Avrei
dovuto essene per lo meno intimorito: mi ritrovavo di colpo davanti una
cosa
come 20 eroi che mi avrebbero potuto pestare a morte ma il colpo
d’occhio fu
troppo assurdo. 20 persone, per lo più uomini, con addosso
le tute dai colori
più strani immaginabili, le mutande sopra i vestiti,
brillantina sui capelli e
paiette a non finire, mantelline svolazzanti e maschere dalle forge
improbabili
completavano l’opera. Mi cacciai a ridere come un matto senza
riuscire a
fermarmi
-Ma
che diavolo ride?- chiede un omone tutto muscoli con addosso uno
striminzito
perizoma viola accesso e una cintura dorata con un leone ruggente sulla
fibbia
-Credo
sia colpa dei vostri costumi- gli risponde Flash Gold, cercando di non
ridere a
sua volta
-Oh
mio dio! È troppo divertente!- non riesco a smettere di
ridere. Ogni volta che sto
per calmarmi mi accorgo di un nuovo e assurdo particolare in un vestito
e riprendo
a ridere come un pazzo
-Perché?
Cos’hanno di così divertente i nostri costumi?-
chiede una donna tutta vestita,
dal collo fino ai piedi, di lattice bianco, con l’aggiunta di
una cintura e con
una lunghissima mantella rossa. Sexy ma assurdo!
-Meglio
se lasciate stare, Black Fire è fatto
così… - gli risponde Gold mentre io mi
trascino a sedere sul divano. Mi fa male lo stomaco dalle tante risate
–Ti sei
ripreso?- mi chiede quando comincio a ridere un po’ meno
-Si…
insomma- rido –non aiuta avere una parata di carnevale sotto
gli occhi ma
continuiamo prima che io muoia dalle risate-
-Parata
di carnevale?- ripete offeso un tipo alto e moro vestito di verde con
le
mutande gialle sopra gli abiti e la mantella violetta, quasi scoppio di
nuovo a
ridere
-Black
Fire dobbiamo parlare ora- ripete
Gold cercando di rimanere il più serio possibile
–la nave, dobbiamo darti delle
informazioni!-
-Ok,
inizia a parlare- gli dico, cercando di contenermi
-Il
progettatore della nave è Larzevik- mi informa Gold e per la
prima volta mi
faccio attento
-Sei
sicuro che sia lui? Larzevik è morto quando io stavo facendo
ancora gavetta,
non mi pare possibile… -
-Solo
i progetti sono sui- mi informa una donna vestita da panterona sexy con
artigli
scintillanti alle dita, mi chiedo come faccia quando deve
grattarsi…
-Larzevik
aveva ideato molte macchine da guerra ma ne aveva costruite solo una
piccola
parte- riprende Gold –fortunatamente non era in possesso di
grandi quantità di
soldi, né di un posto abbastanza sicuro per costruire i suoi
congegni più
mastodontici-
-E
allora chi ha costruito quell’affare nel porto?- chiedo
-Hiwahiwa-
mi risponde un omone tutto muscoli con un gonnellino hawaiano e una
collana di
ossa, la pelle solcata da tatuaggi tribali, devo ammettere, davvero
molto fighi
-E
chi sarebbe?- ribatto perplesso
-Un
cattivo delle Hawaii, la mia nemesi- continua il tipo –ha
fatto sparire alcune
piccole isole, alcune erano si e no degli atoli, e all’inizio
non ha fatto
vittime ma poi è passato a Oahu e l’ha fatta
scomparire… -
-Cosa
intendi con scomparire?- gli chiedo
-Scomparire! Adesso non
c’è più! L’isola
non esiste più-
-Si
ma come?- ribadisco –ci sono tanti modi per far sparire
qualcosa: spostarla,
raderla al suolo, farla esplodere… -
-Non
lo so, semplicemente l’isola prima c’era e poi non
c’era più-
-Molto
esplicativo- faccio io sbuffando. Ci sono milioni, se non miliardi, di
armi in
grado di distruggere o far sparire una piccola isola
-Poi
sono iniziate a sparire alcune isole delle Antille- aggiunge una donna
alta
almeno un metro e novanta anche lei tutta tatuata… deve
essere una costante
degli eroi delle isole essere abbronzatissimi e tutti
tatutati…
-Le
barbados non ci sono più?- chiedo abbattuto
-No,
non più-
-Peccato,
avevo così voglia di andarci a fare una vacanza…
comunque tu sai dirmi qualcosa
in più sulla scomparsa delle isole?-
-No,
sfortunatamente stavo cercando di affondare la nave e non ho visto cosa
è
successo-
-E
come la volevi affondare?-
-A
pugni- mi risponde la donna con ghigno feroce. Oh, fantastico! Sto per
collaborare con un genio…
-Qualcun
altro ha provato ad affondare la nave?- chiedo e tutti annuiscono
–Chi ci ha
provato con la forza bruta o con i suoi superpoteri?- annuiscono,
soddisfatti
di loro stessi. Fantastico! Devo collaborare con un branco di caproni
deficenti…
-Io
avevo quasi trovato un punto debole nei progetti della nave- mi fa
sapere un
ragazzetto nella sua striminzita tuta azzurra e rossa, non
avrà neppure 20 anni
–comunque è impossibile arrivarci e… -
-Non
esiste l’impossibile- gli rispondo io –dimmi cosa
hai trovato- il ragazzo
sorride, soddisfatto di sé stesso, ma non fa in tempo a
spiegarmi nulla che un
suono forte e improvviso lo blocca –Che diavolo
è?- chiedo mentre le finestre
si sprangano automaticamente
-L’allarme-
mi risponde Flash Gold raccattando le sue cose lì attorno
–è successo qualcosa
di grave in città-
-Che
figata!- sorrido quando un megaschermo compare al posto delle finestre
–ne
voglio uno anch’io!- Gold ride
-Te
lo regalo per il compleanno- mi risponde prima che le immagini arrivino
sullo
schermo e il suo sorriso scompaia –Quella
è… - cerca di dire ma non finisce.
Anch’io ammutolisco, c’è un cratere
grande quanto 20 campi da calcio nel bel
mezzo della città
-Che
zona è stata colpita?- chiedo in un sussurro mentre guardo
quel grosso cratere
di terra brulla, dove prima c’erano case, strade, alberi, persone. Flash Gold prende un telecomando
e le immagini cambiano
sovrapponendo una cartina della città al cratere. Casa mia
si trovava quasi nel
centro del cratere e anche il mio rifugio segreto, a casa dei miei
genitori, è
nella zona del disastro –Devo fare una telefonata- dico in un
sussurro
allontanandomi. Esco dall’appartamento e mi fermo fra la
porta d’entrata e
quella dell’ascensore, compongo freneticamente il numero con
il cuore in gola e
la mente vuota. Il primo squillo, il secondo… non
è possibile… il terzo, il
quarto … non può essere successo
davvero… il quinto…
-Pronto?-
mi risponde con voce trafelata
-Tyler,
stai bene? Dove sei?-
-Jona,
sei tu? Cos’è successo? Cosa… ?-
-Ti
prego, dimmi dove sei e se stai bene- lo interrompo
-Si,
sto ok… ero a correre, ma che hai? Sembri sconvolto- sospiro
di sollievo, sta
bene!
-I
tuoi genitori?- gli chiedo, i miei so che sono da qualche parte nel
Gran Canyon
e si stanno divertendo a demolirlo un po’… ho dei
genitori adottivi un po’
starni
-Sono
ancora nelle Filippine, ma perché mi fai tutte queste
domande? È successo
qualcosa di brutto?-
-Tyler
devo dirti una cosa… - gli dico cercando il modo giusto per
continuare
-Oh
merda! Cosa diavolo è questo?- urla –è
un cratere? C’è un gigantesco cratere
nel bel mezzo della città! Jonathan che diavolo sta
succedendo? Cos’è successo?
Tu dove sei?-
-Io
sto bene- lo tranquillizzo
-Ma
cos’è successo? Come?- ripete confuso
-Ti
spiegherò tutto più tardi, te lo prometto, ma
adesso devi andartene fuori dalla
città, prendi il primo autobus che trovi e vai dai tuoi
parenti-
-Jona
ti prego, dimmi cosa sta succedendo! Dimmi che non è colpa
tua- mi chiede con
voce implorante. È scosso, stupito e pensa che io
c’entri qualcosa con quel
disastro… non posso dargli torto
-No,
non c’entro… è difficile da spiegare ma
più tardi ti racconto tutto, ok? Adesso
devi andartene dalla città, non è sicuro stare
qui-
-Va
bene- mi risponde in un sussurro –ma mi devi delle
spiegazioni- ribatte
cercando di essere duro
-Si,
lo so… - gli rispondo, sollevato -chiamami quando arrivi-
-Va
bene, Jona… - vuole aggiungere qualcosa ma la sua voce si
spegne
-Ci
sentiamo dopo- gli dico io mordendomi le labbra. Vorrei dirgli che lo
amo ma so
che non è giusto farlo adesso
-Si,
ci sentiamo- mi risponde lui prima di riattaccare. Guardo il mio
cellulare per
qualche istante prima di rimettermi in piedi e tornare
nell’appartamento di
Gold. Molti dei supereroi sono usciti a prestare soccorso e spiegazioni
ai
cittadini ma quei pochi rimasti sono fissi a guardare lo schermo
gigante dove
un vecchio sdentato e con la pelle rovinata dal sole sta facendo il suo
annuncio
-…
Se volete sopravvivere e evitare la distruzione totale della vostra
amata
città, dovete prostrarvi a me e consegnarmi… -
smetto di ascoltare, tanto lo so
come continua quel discorso. Era copiato pari pari dal “Manuale del bravo cattivo”
sezione “Discorsi di vittoria”
-I
progetti della nave dove sono?- chiedo al ragazzo con cui stavo
parlando prima
dell’attacco
-Sta
bene?- si intromette Flash Gold, sembra quasi preoccupato
-Si-
gli rispondo per poi cambiare completamente argomento –ho
bisogno di tutte le
registrazioni in cui si possa vedere come è stata distrutta
la città, cerca di
farti dare le registrazioni di tutte le banche, supermercati, benzinai
e di
ogni altra telecamera che abbia filmato l’evento…
prima di tutto voglio capire
con cosa abbiamo a che fare… -
-I
progetti- mi dice il ragazzo mentre mi porge un pacchetto arrotolato di
carte
-Grazie-
riprendo a parlare con Gold –non è che avresti
anche un computer?- gli chiedo.
Lui prende il telecomando e pigia un bottone. Un intera parete si
riempie di
schermi, cavi e altre diavolerie interessanti
-Figo!
Lo voglio anch’io!- non riesco a trattenermi dal sorridere
-Vuoi
un po’ troppe cosa di casa mia- mi risponde Gold, sorridendo
a sua volta
-Me
lo regali per Natale?- gli chiedo implorante
-Si
vedrà- mi risponde lui ridendo. Dopodiché ci
rimettiamo al lavoro, lui esce ad
aiutare le persone ancora confuse e i feriti e intanto cercare le
registrazioni
che gli ho chiesto, io invece mi metto a lavorare per distruggere
quella
bagnarola infernale. Non posso perdonare quello stronzo che ha
distrutto la mia
casa nuova, il mio vecchio covo segreto e tutti i miei adorati
congegni!
Milioni di soldi rubati onestamente che ora erano svaniti! E in
più mi ha fatto
anche temere di aver perso per sempre Tyler!
Gran
figlio di puttana, ti farò a pezzi per quello che hai osato
fare!
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Capitolo 4 *** My only lover ***
My
only lover
È
mattina presto, ho sonno e mal di testa. Ho ispezionato tutti i disegni
di
Larzevik, tutte le immagini della nave, ogni singolo filmato
sull’esplosione
della città e alla fine temo di essere riuscito a capire con
cosa abbiamo a che
fare: un arma ad impulsi in grado di rompere tutti i legami fra gli
atomi. Ho
scoperto anche che la nave non è un arma ma serve solo il
trasporto. Hiwahiwa
avrebbe potuto usare anche una grossa barca a remi e non sarebbe
cambiato poi
molto. L’arma vere e propria si trovava in parte nella stiva
e in parte sotto
la chiglia. Tutti gli organi di puntaggio si trovavano nella stiva che
era
sorvegliata da una cosa come trappole mortali e infernali marchingegni
meccanici. Sotto la nave invece c’era l’arma vera e
propria che “sparava” un
impulso fino a una distanza di qualche chilometro che distruggeva il
legame fra
gli atomi e che quindi distruggeva ogni oggetto solido o liquido che
incontrasse. Non c’era modo di fermarla una volta che
iniziava a sparare,
l’unica cosa che si poteva fare era scappare o pregare. Aveva
però qualche
limitazione: l’arma poteva sparare solo davanti a
sé, con un raggio d’azione
ben descritto e gli impulsi non potevano essere direzionati in alto
poiché
altrimenti avrebbero colpito la nave stessa, in aggiunta gli impulsi
più si
allontanavano dalla nave più si indebolivano e questo
significava che non tutto
quello che si trovava al limite del raggio d’azione veniva
distrutto. Gli eroi
infatti avevano confermato che ai limiti del cratere avevano trovato
alcune
persone, animali e anche dei pezzi di edifici.
Ma
la cosa più interessante che avevo scoperto era che
l’arma non poteva essere
tirata fuori dall’acqua perché quando sparava
provocava un calore così intenso
che avrebbe incendiato l’aria e l’avrebbe fatta
sciogliere da sola. Sotto la
nave c’erano ventole e delle armi congelanti che cercavano di
mantenere la
temperatura dell’acqua il più bassa possibile. In
teoria distruggendo questi
congegni di raffreddamento l’arma si sarebbe autodistrutta
per colpa del calore
che essa stessa provocava ma arrivare a disattivarli era un problema
visto che
l’acqua sotto la chiglia della nave era così calda
che ci si poteva cuocere un
uovo in mezzo secondo. Era però l’unica
possibilità che avevamo per distruggere
l’arma
-Novità?-
mi chiese Gold appoggiandosi alla mia sedia e fissando lo schermo
-A
quanto pare ho trovato il punto debole dell’arma- gli dico
-È
fantastico!-
-Ma
c’è un problema-
-Quale?-
gli dissi tutto quello che avevo scoperto ma lui sembrò
capire solo la metà di
quello che stavo dicendo così tagliai corto
-Bisogna
andare sotto la nave e spaccare tutti i congegni di raffreddamento-
-Ma
l’acqua è così calda che chiunque ci si
immerga morirebbe-
-Esatto,
a meno che non sia invulnerabile al calore!-
-La
cosa non mi piace- brontola Gold mordicchiandosi le labbra –e
se le pistole
congelanti sparassero contro chi si è immerso?-
-Il
ghiaccio si scioglierebbe quasi immediatamente, senza nessun danno ma
comunque
non sono state progettate per sparare ad un improbabile aggressore,
sono fisse-
-E
chi dovrebbe andare là sotto a farsi bollire vivo?- mi
chiede Flash Gold
-Conosci
qualcuno con l’immunità al calore?- gli chiedo
sorridendo
-Solo
una persona- mi risponde lui, per nulla contento
-Bene,
allora è deciso!- gli dico mentre mi alzo e mi stiro la
schiena: tutte quelle
ore seduto al computer mi hanno riempito di acciacchi –vado a
fare una
telefonata e poi ci mettiamo al lavoro-
-Jonathan!
Aspetta!- mi richiama lui
-Non
usare il mio nome!- gli dico irritato. Lui non dovrebbe conoscere il
mio vero
nome!
-Scusa…
ma sei sicuro che vada bene così?- mi chiede e sembra
sinceramente preoccupato
-Si,
si! Andrà bene!- gli rispondo con noncuranza –e
adesso lasciami fare la mia
dannata telefonata!- Gold si
morde ancora le labbra, come
se volesse aggiungere qualcosa ma non lo fa. Esce sul terrazzo e si
alza in
volo, lasciandomi casa sua. Sarebbe un buon momento per distruggere
qualcosa,
solo per dispetto. Invece mi siedo sul divano e compongo il numero.
Tyler
risponde al terzo squillo con voce impastata dal sonno
-Scusa,
non volevo svegliarti… - dico, ricordandomi che è
ancora mattina molto presto
-No,
è tutto apposto- mi risponde lui con uno sbadiglio
–allora? Novità?- mi chiede.
L’ultima volta che ci siamo sentiti, qualche ora prima, gli
ho dovuto spiegare
cosa stava succedendo in città, come mai si era formato un
gigantesco cratere
dove prima c’era una città, cosa stavo facendo e
altre cose di secondaria
importanza. Quello che l’ha sconvolto più di tutto
comunque è stato il fatto
che ora io collabori con i supereroi: uno dei cattivi più
tremendi della storia
della nostra città che ora da una mano ai buoni per
combattere il nuovo
cattivone. Solo a dirlo era assurdo
-Ho
trovato un modo per affondare la nave- gli dico con un sospiro
-È
fantastico!- mi risponde Tyler, anche se con poca convinzione
-Il
problema è che non è semplice… -
-Niente
nella vita è semplice- mi risponde lui, probabilmente sta
sorridendo e vorrei
tanto vederlo in questo momento, ho bisogno del calore del suo sorriso
-Hai
ragione… - gli rispondo e non so bene come proseguire
-Jona-
mi richiama lui -mi dispiace… -
-Per
cosa?- gli chiedo stupito
-Per
averti lasciato in quella maniera, è solo che ero sorpreso e
anche un po’
spaventato… -
-Non
è colpa tua- gli dico –io ti ho mentito-
-E
per questo ti vorrei tanto prendere a pugni- ribatte Tyler facendomi
sorridere
e poi aggiunge –però siamo stati insieme per tanto
tempo, eravamo amici e ci
siamo innamorati… io mi sono innamorato di te, avrei dovuto
almeno ascoltarti…
-
-Ascoltami
adesso- lo interrompo. Prendo un lungo respiro e continuo -non ho mai
detto
niente del genere a nessuno ed è difficile… io ti
voglio bene come non ne ho
mai voluto a nessuno, e non mentivo quando ti ho detto che per te avrei
lasciato la mia vita da criminale, desideravo davvero stare con te,
adottare
qualche nanerottolo urlante e moccoloso e diventare vecchio con
te… ti amo
davvero dal profondo del mio cuore-
-Anch’io
ti amo Jonathan- mi risponde con un sincero affetto nella voce
-Sono
contento di sentirlo- gli rispondo cercando di non fare tremare la mia
stessa
voce. Sono così contento che non mi odi, che mi ami ancora
nonostante tutto
quello che ha scoperto su di me –ora però devo
andare- gli dico
-Dove?-
mi chiede disorientato dal mio cambio d’argomento
-Dobbiamo
affondare quella barca prima che attacchi di nuovo, il cattivo ha dato
12 ore
di tempo per dargli i soldi e le chiavi della città e ora ne
mancano solo 3…
siamo già in ritardo-
-Ok,
capisco… Jona, non fare niente di pericoloso… -
mi si chiude la gola e per un
attimo non riesco a rispondergli
-Starò
attento- gli rispondo cercando di sembrare normale
-Ti
amo- mi risponde lui
-Anch’io-
gli rispondo prima di riagganciare. Questa potrebbe essere
l’ultima volta che
sento la sua voce.
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Capitolo 5 *** Kiss and heroics ***
Kiss
and heroics
Non
ci si accorge di quanto sia grande qualcosa finché non gli
ci si trova vicino
e, davvero, una nave cargo è qualcosa di immenso
-Allora?
Che si fa?- mi chiede uno dei supereroi, Wilka mi pare che si chiami
-Voi
distraete Hiwahiwa- gli ordino –state solo attenti a non
cadere in acqua o
finire davanti alla nave-
-Tutto
qui?- mi chiede una delle eroine
-Si,
al resto penseremo noi- gli dico indicando me e Flash Gold che non ha
ancora
spiccicato parola da quando è tornato dal suo ultimo volo.
Non so bene cosa
l’abbia fatto incazzare in questo modo ma preferisco sorvolare
-Dobbiamo
tentare di distruggere la nave?- mi chiede qualcun altro
-No,
soltanto i robot e le armi… non c’è
bisogno che cerchiate di smantellarla,
dovete solo fare in modo che nessuno si accorga di quello che stiamo
facendo
noi-
-E
voi cosa farete?- si intromette Snake mentre esce da una viottola
laterale. Il
mio ex apprendista non era stato invitato ma, come suo solito, si era
imbucato
alla festa –Vecchio hai intenzione di tirare le cuoia?
Perché se è così voglio
la tua macchina- gli ho insegnato davvero molto bene ad essere
antipatico ed
irritante!
-Tu
non dovresti essere qui- gli dico
-Quello
stronzo mi ha distrutto la casa! Non posso lasciargliela passare
liscia!-
-Ti
capisco e… - cerco di dire
-Io
voglio spaccare la faccia a quel vecchio stronzo e non mi importa di
quello che
mi dirai, verrò lo stesso!- incrociò le braccia e
si piantò per bene a terra.
Ragazzino testardo!
-Io
stavo per dirti che ti capisco e di stare
attento, il tuo aiuto è ben accetto!- gli sorrido,
spiazzandolo
-Allora
muoviamoci! Che stiamo aspettando ancora?- chiede prima di alzarsi in
volo
verso la nave, seguito a breve distanza dagli altri eroi. Solo Gold
rimane con
me sul bordo del cratere
-Il
tuo apprendista è irritante quasi quanto te- mi dice
-Gli
ho insegnato bene- sorrido per poi aggiungere –adesso tocca a
noi… - Gold mi
prende per un braccio e si alza in volo, tenendosi però
rasente alla superficie
dell’acqua. In pochi istanti arriviamo alla nave che gli
altri eroi stanno già
bersagliando con i loro pugni e i loro poteri
-Stai
attento- mi sussurra Gold all’orecchio per poi baciarmi sul
collo. Mi volto
stupito ma non abbastanza in fretta: lui mi lascia andare e io cado in
acqua.
Decido di lasciare da parte lo sconcerto e di concentrarmi sulla
missione:
meglio pensare in un altro momento che la mia nemesi mi ha baciato.
L’acqua è
davvero molto calda ma per me è sopportabile. Inizio a
nuotare verso il basso,
tenendomi rasente la chiglia della nave, ho una autorespiratore
d’aria con me
ma, come temevo, non è stato progettato per questo genere di
calore e l’aria
che respiro sta diventando rovente. Tutto quello che devo fare
è distruggere 3
delle 5 pistole congelanti, una volta fatte fuori quelle
l’acqua sarà così calda
da fondere il metallo dell’arma.
I
raggi gelati si sciolgono a meno di due metri dalle armi che li
lanciano,
questo per dare un idea di quanto l’acqua sia calda. Mi
avvicino alla prima
pistola e stringo i cavi di alimentazione fondendoli nella mia mano che
ha
preso fuoco. C’è un motivo se mi chiamo Black
Fire, e non è perché suona figo,
ma perché davvero posso creare delle fiamme nere. Certo, le
posso far apparire
solo sulle mie mani, non posso lanciarle né posso
controllare altri fuochi ma
ho pur sempre un superpotere di qualche utilità!
Nuoto
a fatica fino alla seconda pistola congelante, i ventilatori mi rendono
difficile nuotare e l’aria nell’autorespiratore
è sempre più calda. Per me la
temperatura è ancora sopportabile ma io ho la mia
immunità, la bombola
d’ossigeno no. Distruggo anche la seconda pistola e nuoto
verso la terza quando
l’autorespiratore esplode. L’urto mi stordisce per
qualche istante ma il vedere
le pale del ventilatore dannatamente vicine mi fa tornare in me e
riprendo a
nuotare furiosamente per salvarmi. Arrivo alla pistola congelate senza
quasi
accorgermene ma mi accorgo subito che non ho più aria nei
polmoni, se mi fermo
a distruggere l’ultima arma potrei non riuscire a tornare in
superficie ma
inizio ad essere stanco e la mente inizia ad annebbiarsi per
l’assenza di
ossigeno, forse non riuscirei comunque a riemergere quindi rimango e
sciolgo
anche l’ultima arma. Il primo gesto eroico della mia vita e
forse pure
l’ultimo. Cerco di nuotare verso la superficie ma
è difficile. Niente aria,
niente coordinazione, niente pensieri logici. Mi sforzo di tornare a
galla ma
sono stanco e il mio corpo è pesante.
Addio
mondo crudele! Vaffanculo bombola d’ossigeno!
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Capitolo 6 *** YOU! ***
YOU!
Riaprì
gli occhi e capì di non essere morto. Ero steso in un
confortevole, per così
dire, letto d’ospedale, un paio di flebo attaccate al
braccio, l’irritante
suono della macchina che monitorava il battito del mio cuore, puzza di
medicine. Insomma, l’unica cosa positiva era il fatto che ero
vivo
-Ti
sei svegliato finalmente- mi volto, fra i vari e sopportabili dolori al
collo.
Flash Gold è seduto al mio fianco nella sua solita assurda
tutina ma con il
volto segnato da una notte passata in bianco. Non dovrei ridere ma
è troppo
comico –Direi che è inutile chiederti se stai
bene- sospira lui
-Mi
fa male dappertutto però sto bene…
credo… - gli rispondo cercando di
controllarmi, mi fa male ridere –che mi è
successo?- gli chiedo. L’ultima cosa
che ricordo è che stavo annegando
-Hai
distrutto il sistema di raffreddamento della nave, sei tornato in
superficie
quasi privo di conoscenza e io ti ho ripescato, ti sei perso la
fantastica
esplosione della nave e hai dormito per un paio di giorni… i
medici temevano ci
fossero danni celebrali dovuti all’assenza di ossigeno ma a
quanto pare stai
bene-
-Una
favola!- gli rispondo sarcastico –neanche quando sono stato
investito da un tir
stavo così male! Mi fa male dappertutto!-
-I
dottori dicono che è normale-
-E
quando mi dimettono? Odio gli ospedali!-
-Fra
qualche giorno, giusto il tempo per capire se stai davvero bene-
annuisco e mi
guardo attorno. Nella stanza ci sono un gran numero di fiori e scatole
regalo
-E
questa roba?- gli chiedo perplesso
-Te
l’hanno mandata i tuoi nuovi fans- mi risponde sorridendo
Gold e io lo guardo
perplesso –abbiamo raccontato a tutti come il tuo aiuto sia
stato importante
per riuscire a distruggere la nave e molte persone ti hanno voluto
ringraziare
con dei fiori, dei cioccolatini, cose così… -
-Quindi
adesso sono un supereroe?- chiedo schifato
-A
quanto pare si, è davvero una cosa così brutta?-
-È
che non ci sono abituato- gli rispondo –io sono un cattivo-
-Tu
sei una brava persona- ribatte Flash Gold sorridendo –un
rompicoglioni
patentato ma comunque una brava persona che ha dimostrato di essere
anche un
bravo eroe e… quasi dimenticavo! La Confraternita ti invita
ad entrare fra i
suoi membri-
-Confraternita?-
ripeto perplesso
-Si,
la Confraternita dei Difensori dal Male!- mi spiega tutto contento
– è come la
Lega dei Super Malvagi ma formata solo da eroi-
-E
perché mi hanno chiesto di farne parte?- gli chiedo sempre
più perplesso
-Perché
hai salvato la città!- mi risponde Gold, tutto eccitato e
contento. Sembra un
bambino il giorno di Natale
-Ci
penserò- gli dico, anche se non credo che
accetterò. Tutta la fatica che ho
fatto alla scuola per super cattivi verrebbe sprecata se diventassi un
eroe. E
poi non mi va di vestirmi come un clown o una drag queen!
–Tyler è venuto
mentre ero addormento?-
-Si,
molto spesso- mi risponde Gold. Sorrido come un ebete alla notizia,
sono così
contento che si preoccupi ancora per me e sono contento di non essere
morto per
poterlo riabbracciare ancora –Jonathan, devo dirti una cosa-
aggiunge Gold
alzandosi dalla sedia e venendosi a sedere sul letto accanto a me
-Riguarda
quel bacio?- gli chiedo –Cos’è la mia
nemesi si è innamorata di me?-
-Non
proprio- mi risponde senza guardarmi negli occhi. Mi prende una mano
fra le sue
e se la porta al volto, baciandola
-Hey!
Io sono fidanzato!- gli dico cercando di divincolarmi
-Lo
so- mi risponde Gold mentre mi lascia andare. Chiude gli occhi per un
attimo e
poi si toglie la maschera. Se intendeva farmi morire di crepacuore
c’è andato
molto vicino
-Cos’è
uno scherzo?- chiedo, ancora stupito
-Scusa-
mi risponde lui –penso che avrei dovuto dirtelo… -
-Tu
pensi?- gli chiedo irritato
-Mi
spiace Jona, avrei dovuto dirtelo sicuramente-
si corregge –ma ero così confuso… avevo
paura di cosa sarebbe potuto succedere…
-
-Mi
hai mentito!- urlo infuriato
-E
tu cos’hai fatto scusa?- ribatte lui, non meno arrabbiato
–Mi hai tenuto
nascosta la tua seconda identità e mi hai detto un mucchio
di bugie!-
-Si
ma… maledizione! Questo… Tyler tu non puoi essere
un supereroe, non puoi essere
Flash Gold!-
-E
perché no?- mi chiede lui
-Perché…
perché no!- sbuffo esasperato –questa situazione
è così assurda!-
-Lo
so- annuisce lui, più calmo –sono contento
però di averti detto la verità, non
ce la facevo più a tenere questo segreto- mi calmo
anch’io e gli accarezzo la
guancia. Non ho mai pensato che il mio ragazzo e la mia nemesi fossero
la
stessa persona. Certo, erano entrambi biondi, in forma ed erano
più o meno alti
uguali ma c’erano almeno altre 200 persone con le stesse
caratteristiche. E poi
le loro voci erano differenti, un alteratore vocale però
faceva i miracoli… a
ben pensarci forse qualche indizio c’era stato ma
l’amore doveva avermi
offuscato il cervello proprio per bene
-Sono
contento anch’io- gli dico sorridendo. Tyler si abbassa
timidamente a baciarmi
e io non mi lascio sfuggire l’opportunità di
infilargli la lingua in bocca. Ero
un cattivo, una superstar nel mio giro anche se quasi privo di
superpoteri, e
ora sono fidanzato con un supereroe e forse lo diventerò a
mia volta. La mia
vita è un grosso miscuglio di stranezze.
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Capitolo 7 *** My new life… is horrible! ***
My new life… is horrible!
Snake
svolazza tutto pimpante e contento poco più avanti. Oggi ha
incarcerati il suo
primo criminale e mi ha fatto la recensione dell’accaduto
almeno 20 volte,
cambiando e ingigantendo qualche piccolo dettaglio ogni volta.
È passato dalla
parte dei buoni da meno di una settimana eppure sembra essere tagliato
per
questo lavoro più che per quello del cattivo
-E
poi ha estratto il mitra e… - continua a raccontare tutto
eccitato. Io lo
lascio parlare, sarebbe scortese interromperlo per fargli notare che
all’inizio
gli avevano sparato con una semplice pistola. Sto cercando di essere
meno acido
e più accondiscendente, un supereroe deve esserlo, ma se
continua ad
ingigantire i fatti giuro che lo faccio seppellire dalla vergogna!
-Siamo
arrivati- gli faccio notare sollevato, le sue chiacchiere mi stanno
uccidendo!
-Oh,
si!- si riscuote lui dai suoi sogni ad occhi aperti –allora
ci vediamo domani?-
annuisco
-Salutami
tua madre- Snake sorride mentre entra in casa. Penso che la cosa che
preferisca
del suo nuovo lavoro sia il fatto che ne può parlare con la
famiglia e che loro
ne sono fieri. Mi avvio a mia volta verso casa, passando per il bordo
del
cratere che ora è pieno d’acqua di mare. Stanno
costruendo un nuovo porto e,
vista la profondità dell’acqua in quel punto,
avrebbe dovuto diventare un
facile un attracco per navi molto grandi che nel vecchio porto stavano
decisamente strette. La nostra città era abituata a
cambiamenti di questo
genere: in meno di un paio di giorni si riusciva a ricostruire interi
palazzi e
la vita scorreva come sempre, come se la suprema lotta fra bene e male
fosse
una cosa normale e trascurabile.
Ritorno
al Golden Palace a piedi, ancora la mia abilità di volo
è schifosa e la
macchina l’ho lasciata parcheggiata dall’altra
parte della città. Il portiere
non fa neppure caso a me e il tipo nell’ascensore mi scorta
all’ultimo piano
senza una parola. Ormai sono di casa da queste parti. Fra
l’altro ho anche
scoperto come vengono impiegati tutti i piani del palazzo: vengono
affittati a
varie agenzie e imprese, al ventesimo piano ad esempio
c’è un ufficio legale e
al tredicesimo un agenzia di pompe funebri! Il tipo in ascensore era
stato
assunto per non permettere a tutta questa gente di andare in giro da
sola e
perdersi fra i vari piani.
Entro
nell’appartamento e mi guardo intorno. Non
c’è nessuno all’ingresso ma si sente
un buon profumo venire dalla cucina. Tyler sta preparando la colazione
canticchiando e saltellando. Se non fosse che indossa ancora
quell’orrido costume
da supereroe sarebbe adorabile
-Buon
giorno- lo saluto abbracciandolo –come mai ancora vestito da
pornostar?- gli
chiedo baciandolo
-Avevo
una gran fame e poca voglia di cambiarmi- mi risponde, senza fare caso
al mio
ennesimo insulto alla sua divisa. Se prima non mi piaceva
perché era oscena
adesso non mi piace perché tutti potevano guardarlo e
sbavare su di lui
-Potevi
stare nudo- gli suggerisco baciandolo
-Così
appena a casa mi saltavi addosso?- mi chiede sorridendo
-Non
male come idea- Tyler sospira esasperato e torna a cucinare. Rimango
alle sue
spalle ad abbracciarlo, impedendogli di muoversi liberamente, ma lui
non se ne
lamenta
-È
pronto- mi avvisa dopo un po’ e andiamo a mangiare sul
divano, guardando vecchi
telefilm e schivando qualsiasi tipo di telegiornale. Una volta finito
Tyler si
accoccola fra le mie braccia e chiude gli occhi per dormire e io lo
imito ma
nessuno dei due riesce a dormire per più di qualche minuto
che suona l’allarme:
l’ennesimo attacco dei cattivi. Tyler indossa di nuovo la
maschera e, dopo un
paio di sbadigli, è pronto all’azione. Io invece
divento di pessimo umore.
Posso sopportare tutto della mia nuova vita da supereroe, il fatto che
io abbia
abbandonato tutti i vecchi ideali, l’aver perso il conto in
banca a sei seri,
il non poter più attaccare senza preoccuparmi delle
conseguenze e cose così… ma
il dovermi svegliare per colpa di una allarme proprio non mi andava
giù! Ma i
cattivi dovevano proprio rompere le palle quando stavo dormendo o,
ancora
peggio, mentre sto scopando?
-Su
sorridi!- mi incita Tyler aiutandomi a sistemarmi meglio la maschera
sul viso –è
dovere di un eroe sorridere-
-Fanculo,
ho sonno!- gli rispondo con il massimo della finezza
-Anch’io
ma è il nostro lavoro- mi dice baciandomi ma ancora sono di
pessimo umore così prova
a corrompermi –se sorridi quando torniamo a casa potrai farmi
tutto quello che
vuoi-
-Tutto?-
gli chiedo sorridendo lascivo. Tyler annuisce e lo attiro a me per un
altro
bacio ma mi sfugge e, ridendo, si alza in volo. Mi affretto a
raggiungerlo.
Non
mi piace essere un supereroe, è una seccatura essere buoni,
ma Tyler mi riesce
a farmi dimenticare tutti gli aspetti negativi.
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