Birthdays

di Rei Hino
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 22 Marzo 1968 ***
Capitolo 2: *** 26 Marzo 2012 ***



Capitolo 1
*** 22 Marzo 1968 ***


I – 22 Marzo 1968
 
La piccola stanza silenziosa era poveramente illuminata da una lampada da tavolo posta accanto al divano, rimasta accesa da chissà quanto tempo, ed era l’unica fonte di luce nel piccolo saloncino.
Le sue orecchie udivano solo qualche piccolo rumore ovattato provenire come da una distanza infinita ma nulla riusciva a scalfire la coltre di sonno che lo aveva raggiunto all’improvviso e, seduto sul divanetto, con la schiena e la testa completamente abbandonate sui guanciali bianchi, Leonard stava finalmente per raggiungere le generose braccia di Morfeo. Quasi, appunto.
Improvvisamente si sentì un peso addosso e si destò quasi di soprassalto. Spalancò gli occhi scuri per ritrovarsi innanzi alla vista il petto liscio e roseo dell’amico, sedutosi comodamente a cavalcioni sopra di lui
“Dormivi?”
Gli domandò questi con noncuranza, Leonard si stropicciò gli occhi e si tirò un po’ su sulla schiena
“Mmm…”
Bofonchiò qualche parola scomposta e notò solo dopo una lunga occhiata assonnata i lunghi calici che William aveva in mano
“Cos’è?”
Domandò annusando quello che gli era stato gentilmente offerto, appurando da solo che si trattasse di champagne, un misero mezzo bicchiere di champagne, mentre Bill doveva essere già al terzo presumibilmente, a giudicare dalle guancie arrossate.
“Indovina”
Si limitò a rispondergli con sufficienza, Leonard annuì capendo, d’improvviso, a cosa doveva lo spumante. Voltò poco il collo in direzione dell’orologio appeso al muro vicino alla porta che dava in cucina, era mezzanotte precisa, e quindi era il ventidue marzo. Sorrise e alzò il flute verso il collega
“Che si festeggia?”
Domandò ostentando una finta dimenticanza, Bill aggrottò le bionde sopracciglia ma non era intenzionato a dargli alcuna soddisfazione e si limitò ad alzare fieramente il mento
“Lo sai benissimo, esattamente trentasette anni fa nasceva l’uomo più affascinante del mondo…”
Disse con estrema serietà e Leonard sorrise mentre lo faceva accomodare meglio sulle sue gambe, perché per quanta autoironia Bill ci mettesse nell’elogiarsi continuamente, in realtà era molto ben convinto di quello che diceva
“…dovrebbe essere festa nazionale”
Concluse
“Mmm…”
Leonard annuì ancora mentre la mano libera aveva iniziato a vagare sulla schiena nuda dell’amico, quasi fosse un movimento istintivo
“…non mancano ancora quattro giorni?”
Domandò poi con la medesima fiera espressione riferendosi al proprio compleanno. Bill lo guardò qualche istante con un’espressione indecifrabile, o fin troppo decifrabile, per poi sorridere. Sorrise, senza la solita vena di malizia e ironia che sempre costituivano il suo volto, mostrando un sorriso dolce e in qualche modo sereno
“Hai ragione…”
Mormorò avvicinando il perfetto profilo a quello del collega
“…oggi è del secondo uomo più affascinante del mondo”
E Leonard rimase piacevolmente stupito da quelle parole, pronunciate con quella serenità e quella sincerità che era raro riscontrare su quel viso che tanto gli piaceva osservare e studiare. E il bruno uomo alzò le sopracciglia, o quel che di loro rimaneva quando toglieva il trucco di scena, esibendo la sua piacevole sorpresa
“Addirittura?”
Sorrise
“Questo è proprio amore…”
Gli sussurrò su quelle belle labbra carnose che avevano il più dolce sapore che avesse mai provato
“Credo di sì…”
Rispose Bill riacquistando la sua famosa baldanza e brindando alla sua salute ingurgitando il quarto bicchiere di champagne in appena pochi secondi.
 
“Perché a me così poco?”
Si lamentò Leonard potendo a malapena bagnarsi le labbra con il quantitativo di bevanda che gli era stato portato
“Perché bevi troppo”
Bill fu categorico mentre allungava un braccio per posare il flute vuoto sul tavolino accanto al divanetto, per poi sequestrare anche quello di Leonard, che rimase ancora più corrucciato
“E tu non sei mia moglie, Bill!”
“Eu contraire, mon cher!”
Rispose prontamente il festeggiato incrociando le braccia al petto, autoritario come non mai, forse anche vagamente infastidito e Leonard sorrise di nuovo, divertito da quell’espressione e perché no, lusingato e allettato da quelle parole decise, in quella lingua naturalmente sensuale che pronunciata dalle labbra di Bill mandava in tilt ogni pretesa di mantenere un ferreo contegno.
“E sono anche il capitano! Perciò non mi contraddire”
Leonard scosse la testa e si riadagiò sullo schienale del divano, quasi sconsolato o per lo meno arreso, c’erano poche cose che davano piacere a Bill come quella di essere ‘il capitano’, come se la sua autostima necessitasse di interpretare anche quel ruolo. Ma in fin dei conti, lo adorava anche per questo.
Il canadese sospirò e si allungò tutto sul corpo del compagno posando i gomiti sulle sue spalle
“Lo so, è faticoso sopportarmi… Cosa non si fa per un bel viso…”
Sorrise spostandosi il solito ciuffo ribelle dalla fronte, decantandosi ancora, da solo, le proprie lodi. Leonard lo strinse un po’ di più, facendo aderire completamente il bel petto liscio dell’amico alla sua camicia
“Sei molto più di questo…”
Gli sussurrò ancora circondandogli la vita con le sue lunghe braccia
“…anche sotto il mento sei messo piuttosto bene!”
E si vide chiaramente lo sforzo sul viso di Bill per contenere un’espressione offesa e accigliata, che fu piuttosto bravo a dissimulare con un’aria di totale indifferenza e baldanza
“Oh, questo vuol dire che devo approfittare della tua compagnia prima di diventare un vecchio, grasso e calvo?”
“Mmm… non so se diventerai calvo, grasso di sicuro se continui a mangiare tutte le colazioni che trovi nei camerini…”
E scappò ad entrambi una risatina divertita, perché il povero DeForest alla ricerca dei sui toast scomparsi era sempre una deliziosa scena alla quale pensare, e poi Leonard tornò serio
“Ma vecchio non credo lo diventerai mai”
Ed era forse con una punta di invidia che quelle parole gli vennero alle labbra. Una cosa della quale Leonard era più che sicuro era che l’entusiasmo, la carica, e la faccia tosta di Bill non si sarebbero mai spente col passare degli anni, né alcun evento avrebbe mai potuto riuscire a spegnere o mutare quell’immensa vitalità e quella genuina ostinazione che caratterizzavano quell’ormai trentasettenne, con l’immortale faccia vispa di un eterno ragazzino, che stringeva tra le braccia.
 
“Perfetto direi, ci compensiamo bene…”
Mormorò William mentre, con assoluta nonchalance iniziava a sbottonare la camicia scura del collega
“…tu sarai sempre secco, pieno di capelli ma invecchierai molto presto”
Nonostante la mente di Leonard cominciasse ad appannarsi, per ovvi motivi, riuscì a indispettirsi a quell’affermazione
“Cosa?”
“Anzi, direi che sei già un po’ vecchio”
“Ch…”
Ma non ebbe modo di articolare nulla più che un monosillabo sconnesso perché le carnose labbra di Bill avevano cominciato ad indugiare lentamente sulle sue, con la maestria e la passione che a quell’uomo di certo non mancavano.
E mentre le dita del biondo cominciarono a giocare con la leggera peluria del suo petto, i movimenti sinuosi del suo bacino sortivano l’effetto desiderato e Leonard lo strinse ancora tra le braccia per pressarlo di più contro di sé, contraccambiando quei moti e continuando ad assaporare la sua bocca.
“Mmm… questo è il mio regalo, Len?”
Sussurrò Bill mordendosi il labbro inferiore con assoluta e consapevole lascivia mentre i suoi fianchi continuavano quei dolci movimenti. Il suo sguardo di quel colore così indefinito e così bello era visibilmente offuscato dal piacere caldo e crescente che accumunava entrambi e che potevano sentire alla perfezione a vicenda.
Leonard sorrise
“Non male per un vecchio, mh?”
Ironizzò alzando un sopracciglio, con quel movimento che oramai faceva quasi parte di lui e che a Bill piaceva così tanto, e il biondo ricambiò la maliziosa espressione
“Dovrò stare attento a non romperti, vecchietto”
Leonard annuì e una piccola scintilla gli illuminò lo sguardo scuro
“Vediamo se riesco a farti stare zitto…”
Con un rapido movimento che colse il compagno di sorpresa, ribaltò le posizioni e Bill si ritrovò steso sulla schiena sui bianchi cuscini del divano con Len addosso, e immobile, che affondava il viso sulla sua palla.
 
Il canadese gli diede qualche colpetto sulle spalle
“Ti sei fatto male, vero?”
Leonard non si mosse, limitandosi a mugugnare
“Mmm…”
William non poté trattenere una risatina e fece leva sulle braccia per cercare di mettersi seduto
“Dove?”
Cercò di arrivare alla schiena per massaggiargli il punto del presunto stiramento ma Leonard tirò su il busto e lo spinse di nuovo supino afferrandogli saldamente le braccia
“No sto bene, non ti alzare”
Mormorò
“Non ci penso nemmeno…”
Rispose lambendo di nuovo le sottili labbra dell’uomo alto e bruno il quale corpo lo schiacciava deliziosamente contro il divano, generando un calore unico.
Un calore che irradiava da dentro, dai corpi, dalla mente, si infiammava ad ogni carezza e ad ogni sguardo, ed era sempre stato così tra loro, fin dal primo timido e fugace incontro. Era qualcosa che non si erano mai presi la briga di spiegare o razionalizzare, semplicemente esisteva, cresceva, ed era sorprendente, e incantevole.
Ed era qualcosa che li accompagnava da anni e che sempre li avrebbe accompagnati. Come dessero questa certezza per scontata, era un’altra delle cose che non si spiegavano né si chiedevano. Lo sapevano, semplicemente, lo sapevano entrambi.
“Buon compleanno”
Mormorò Leonard tra un bacio e l’altro perdendosi ancora in quello sguardo unico, superbo e fragile al tempo stesso. Bill sorrise carezzando quel volto spigoloso che sapeva dargli tanta sicurezza, poggiò appena le labbra sulle sue
“Merci, mon ami”
Sussurrò baciandolo ancora.
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** 26 Marzo 2012 ***


II – 26 Marzo 2012
 
 
I pigri raggi solari ormai primaverili filtravano dalla tenda poco tirata della grande finestra della camera da letto, Leonard si girò sul fianco destro maledicendosi mentalmente di non aver abbassato la serranda prima di coricarsi, ma ogni tentativo di riposarsi quel pomeriggio sembrava destinato a non andare a buon fine. Difatti proprio quando le stanche e anziane palpebre stavano di nuovo per chiudersi al sonno, la vibrazione di quell’infernale cellulare le riaprirono prepotentemente.
Il suo braccio cercò il piccolo oggetto nero sotto le lenzuola e sotto il cuscino con estrema lentezza, sperando quasi di non trovarlo forse, e infine raggiunse la sua meta.
Un altro messaggio.
Una cosa che Leonard rimpiangeva del suo vecchio cellulare erano i tasti, non si sarebbe mai abituato a quell’aggeggio avveniristico e dannazione, era troppo vecchio per farlo!
Troppo stanco per concentrarsi e scrivere una mail di risposta, optò per un’antica e sana telefonata.
E non ci misero nemmeno uno squillo intero per rispondere all’altro capo del filo.
“Chi hai chiamato cariatide?”
Esordì Leonard sdraiandosi sulla schiena, con la voce ancora un po’ assonnata, e sentì Bill ridacchiare
“Non mi dire che sei riuscito a leggere la mail! E’ un traguardo che merita adeguati festeggiamenti!”
“Sei sempre divertente”
Rispose Len con evidente sarcasmo
“Lo so, che faresti senza di me!”
Stavolta la sua risposta fu quasi istintiva
“E’ un problema che non mi sono mai posto”
E non serviva vedersi in viso per immaginare, e in qualche modo captare le reazioni e le espressioni dell’altro, bastava chiudere gli occhi e si palesavano inconsciamente, grazie a quella speciale connessione instaurata nel corso di ormai cinque decadi.
E quindi Len vide benissimo il volto pieno e ancora incredibilmente giovane, o per lo meno molto più giovane del proprio, di Bill sorridere dolcemente.
“Che stai facendo?”
Leonard sbuffò
“Dormivo”
“Oh giusto, è notte lì da te”
“Veramente sono le due del pomeriggio”
Sentì Bill farfugliare qualche istante, sicuramente alle prese con nuovi calcoli mentali istantanei
“Cosa? Ho sbagliato col fuso orario! Ma è il 26?”
Sicuramente avrebbe voluto mandargli quella mail per la mezzanotte
“Sì… Sei una persona anziana non pretendere troppo da te stesso!”
Mormorò sarcasticamente attaccando il punto debole dell’amico; la vecchiaia. Ma l’animo di Bill, forte della sua ancora potente giovinezza interiore, non si lasciava battere da nessuno su quel piano.
“Parla quello che dorme tutto il giorno e non riesce a usare le applicazioni sul cellulare!”
E Leonard ridacchiò accusando il colpo, mettendosi poi seduto sul materasso e stirando un po’ le lunghe gambe
“Vista l’occasione potresti anche dirmi qualcosa di carino che te ne pare?”
“Buon compleanno!”
“Tutto qui?”
Seguì qualche secondo di silenzio
“Sì, per telefono è meglio così…”
Leonard annuì, consapevole
“Già…”
“Ma l’ho scritto su twitter!
Risero entrambi, Bill non aveva mai avuto problemi a sbandierare a destra e manca la sua vita privata, e con la vecchiaia questa tendenza si era anche accentuata.
E negli ultimi anni internet e i nuovi sistemi di comunicazione multimediale gli avevano aperto un vasto mondo nel quale William si trovava completamente a suo agio, quasi ci fosse nato e cresciuto. E se i fan trovavano piacevole leggere le loro affettuose litigate su twitter, Bill trovava oltre modo piacevole metterle bene in mostra. Era uno dei tanti modi per stare al centro dell’attenzione del resto.
 
Il campanello dell’elegante appartamento suonò un paio di volte e Leonard si alzò fiaccamente e quasi controvoglia dal letto
“Cos’è?”
Domandò Bill sospettoso udendo il fastidioso suono
“Che vuoi che sia, il campanello! Che dovrebbe essere secondo te?!”
Rispose l’amico sarcasticamente infilandosi le pantofole, Bill sbuffò
“Se è Susan mandala via!”
Leonard sorrise scuotendo la testa
“Certo, come no…”
Mormorò a malapena, osservò un attimo il telefono sorridendo e terminò la chiamata senza aggiungere altro, lasciando poi cadere il cellulare sul materasso.
 
E quando aprì la porta, sulla soglia trovò esattamente chi doveva essere; Bill, con un’espressione corrucciata e con lo sguardo fisso ancora sul suo i-phone di ultima generazione
“Quando hai capito che ero qui?”
Gli domandò incuriosito, forse un po’ deluso, Leonard incrociò le braccia al petto
“Quando hai nominato mia moglie”
“E ti sembra carino attaccarmi il telefono in faccia?”
Ribatté Bill entrando in casa
“Susan ha le chiavi, sai?”
“Anche io”
Leonard sospirò, chiuse la porta con delicatezza e aiutò l’amico a togliersi la giacca
“Che ci fai qui?”
Domandò curioso, per quanto ne sapeva Bill doveva trovarsi a Los Angeles per qualche convention, o a San Francisco, o Dio solo sapeva dove altro, dato che quell’uomo, in barba agli ottantuno anni da pochi giorni compiuti, non riusciva a stare fermo un attimo.
Bill alzò le spalle girandosi verso di lui, con assoluta nonchalance
“Beh, ho pensato; non c’è nulla di più bello di me come regalo e, soprattutto, nulla che Leonard desideri di più. Quindi, buon compleanno!”
Gli disse allargando le braccia e sul suo volto un po’ arrossato si dipinse un bel sorriso
“Però volevo farti una sorpresa…”
Aggiunse ancora, con una punta di delusione, ma oramai era ben consapevole di essere diventato troppo prevedibile per il compagno, che non solo conosceva alla perfezione ogni sua mossa ma era anche in grado di prevederla e forse ancor prima che venisse in testa a lui stesso.
E questo era infondo una cosa decisamente piacevole. Era straordinario vedere come quel naturale sentimento e quell’affinità unica che si era instaurata tra di loro seguitasse non solo a esistere dopo cinquant’anni, ma continuasse addirittura a crescere ancora.
Non era qualcosa destinata ad avere una fine.
Leonard gli si avvicinò e lo strinse a sé
“Grazie. Era proprio il regalo che volevo…”
Gli sussurrò all’orecchio, dolcemente.
 

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