La Bella e la Bestia di Mari24 (/viewuser.php?uid=117400)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 1 *** capitolo 1 ***
Beckett era seduta nella sua scrivania e
fissava incessantemente la lavagna, che piano piano iniziava a
riempirsi di
indizi: foto, ora della morte e i primi sospettati.
Per lei era una sorta di rito compilare
la lavagna, le dava un ordine mentale.
Pochi comprendevano il suo metodo, ma
quei pochi le bastavano, soprattutto perché facevano parte della sua
squadra:
Esposito, Ryan e Castle.
Quest’ultimo era seduto affianco a lei,
studiando anche lui gli ultimi movimenti della vittima.
Passavano ore così, completamente
immersi e concentrati sul loro obiettivo. Castle perdeva spesso la
cognizione
del tempo, proprio come quella sera.
Il suo cellulare squillò e li fece
sobbalzare.
Beckett guardò l'orologio, erano ormai le 9
di sera, e Castle
prendendo il suo cellulare vide la foto della ragazza con i capelli
rossi e gli
occhi color ghiaccio sorridergli, e così rispose:
-“Hei, tesoro! Si, sto arrivando. Va
bene, ti prendo i pancakes con lo smile! A dopo!”- disse chiudendo la
chiamata
sorridente.
Beckett lo stava guardando. Aveva
sentito la telefonata e non aveva potuto fare a meno di sorridere.
-“E’ bello vederti in versione papà!”-
-“Come hai capito che era Alexis?!”-
chiese lo scrittore.
-“Perché hai il sorriso di quando parli
con lei, perché ho sentito la sua voce squillante, e diciamocelo, per
chi altri
prenderesti i pancakes con lo smile?!”- disse prendendolo in giro.
-“Per te ovviamente mia musa!”- rispose
Castle con un sorriso dolce.
Beckett arrossì.
Sapeva cosa provava Castle per lei,
gliel’aveva detto un momento prima che lei chiudesse chi occhi dopo
essere
stata colpita dal proiettile al funerale di Montgomery.
Forse aveva pensato che sarebbe morta e
gliel’aveva detto.
Ma lei stava con Josh. Non poteva
lasciarlo dopo che lui le aveva salvato la vita.
Beckett sapeva bene che la loro seconda,
terza, quarta chance non stava funzionando, lui era sempre via, sempre
preso
dalle sue missioni umanitarie, e lei era sempre sola.
Le era stato accanto durante tutta la
convalescenza, e le aveva salvato la vita operandola, ma lui non era
presente.
Non era ancora pronta per lasciarlo. Non
era ancora pronta per Castle.
-“Castle, io…”-
-“Lo so, lo so. Hai Josh che ti porta
queste cose…”- rispose Castle con un sorriso triste.
Anche Beckett sorrise tristemente, e
riconoscendo negli occhi di Castle quella stessa tristezza che provava
anche
lei, gli accarezzò la guancia.
Lui le prese la mano e le baciò il
palmo. Era così morbida, così setosa, e lei lo lasciò fare, anche se
era
combattuta dal fatto che non era una buona cosa.
Non sapeva ancora come avessero fatto in
quei mesi successivi alla dichiarazione a sopravvivere, ma entrambi
avevano
notato un cambiamento nel loro rapporto. Era come se fosse cresciuto.
La Beckett di quattro anni fa non gli
avrebbe mai fatto una carezza e tanto meno si sarebbe fatta baciare il
palmo.
Nel mentre che lei era immersa in questi
pensieri, Castle a un certo punto disse:
-“Hey, perché non vieni anche tu?!
Alexis ha in programma una serata tra pop-corn, marshmellow, caramelle
gommose
e ‘La Bella e la Bestia’. Sarà felicissima se ci sarai anche tu!”-
Beckett ci pensò un attimo. Avrebbe
voluto andare, ma il suo buon senso glielo impedì:
-“No, Castle. Questa è la vostra serata.
Non voglio interferire nei vostri programmi. E poi ho molto da fare
qui.”-
-“Andiamo… qui non puoi fare altro per
ora. Ryan ed Esposito sono andati via già da un pezzo! Per una sera il
crimine
può aspettare!”- rispose Castle implorante.
Sperava di poter passare un po’ più di
tempo con lei, e nutriva il forte desiderio di stare da solo con la
detective
soprattutto per affrontare il discorso di averle detto di
amarla un attimo prima che lei perdesse i sensi.
Lui sapeva che ricordava, lei gliel'aveva
detto, ma aveva capito che Beckett si sentiva in un certo senso legata
a Josh, come una sorta di obbligo per averla salvata quel giorno.
Entrambi non erano felici ma avevano accettato la situazione.
Non ne avevano più parlato, ma le
attenzioni di Castle verso la sua musa erano aumentate, e aveva notato
che in fondo
a lei non dispiacevano.
-“Grazie Castle, ma è meglio di no.
Magari un’altra volta!”- rispose Beckett mettendo fine a quella
discussione.
Vedendo però la delusione disegnata sul volto
dello scrittore, si affrettò a
continuare:
-“Ma la prossima volta ci tengo a vedere
‘La Bella e la Bestia’. Anche se il mio cartone Disney preferito era
‘La
Sirenetta’.”- sorrise Beckett.
-“Detective! Tu mi sorprendi ogni giorno
di più! Avevi un cartone animato preferito?!”-
-“Oh Castle, ho avuto un’infanzia anche
io! Cosa credi che sia nata con la pistola?!”- rispose ironicamente
Beckett.
-“Beh, con la pistola no! Ma molte volte
ti immagino nella culla con il distintivo in mano!”-
Beckett sorrise e gli tirò un pugno
leggero sul braccio.
-“Ora vai. Alexis ti sta aspettando!”-
-“Va bene. Ma se cambi idea la porta di
casa mia è sempre aperta per te, a qualsiasi ora! A domani detective!”-
-“Notte, Castle!”-
Quelle due affermazioni erano l’unica
cosa non era cambiata nel tempo fra loro.
Erano successe tante cose, e la stessa
Beckett dovette ammettere di essere cambiata molto stando al suo fianco.
All’inizio non sopportava la sua
presenza lì al distretto, la infastidiva. Ma non aveva potuto fare
niente per
impedirlo, lui aveva il permesso del sindaco, e il capitano era stato
chiaro:
-“Se
il sindaco è felice, il commissario è felice. E se il commissario è
felice, io
lo sono di più!”-
Certo, la Gates non era stata così contenta
di accoglierlo al distretto, e ogni giorno non faceva che ricordargli
che lui non era un poliziotto, ma piano piano si stava abituando anche
lei.
E così Beckett, quattro anni prima, si
era ritrovata con un logorroico bambino di 40 anni da accudire e
spiegare ogni
singolo passo, perché nonostante fosse molto ferrato sugli argomenti di
omicidio, aveva comunque insistito nel seguirla nei suoi casi. Ma
ormai, per
Castle, non era più solo per i libri.
Ora era diverso.
Lei era diversa.
Quando lui era andato via quell’estate,
era già cambiato qualcosa, e il vuoto che aveva lasciato al distretto
era
troppo grande. Ma il vuoto che lei sentiva nel suo cuore era peggiore,
perché non riusciva a darsi pace di aver finalmente ammesso a sé stessa
i suoi
sentimenti, per poi vederli calpestati da una bionda siliconata.
E poi aveva conosciuto Josh, che aveva
portato un po’ di benessere nel suo cuore infranto.
Lui la capiva, sapeva che
lei rischiava la vita con il suo lavoro, ma anche lui essendo
cardiochirurgo
era sempre via per le sue missioni umanitarie. All’inizio le piaceva il
fatto
che lui non fosse così presente, le dava la possibilità di avere una
porta
sempre aperta per scappare, una via di fuga.
Ma poi questa situazione aveva
iniziato a pesarle, soprattutto durante la riapertura del caso di
Johanna, si
era resa veramente conto che lui era assente in momenti in cui lei
aveva
avuto più bisogno, ma voltandosi in ogni situazione c’era sempre
Castle, pronto a
difenderla e a consolarla. Lui era il suo plucky
sidekick.
C’era stato un punto in cui Kate aveva
preso in seria considerazione la possibilità di lasciarlo, di rompere
quella storia
che non portava a niente. Ma lui era rimasto per lei, aveva rinunciato
alla sua
missione ad Haiti per stare con lei.
E inoltre qualche mese dopo era stato proprio lui ad operarla e
salvarla.
Sapeva dei sentimenti che Castle nutriva
per lei, ma non era ancora pronta.
L’avrebbe saputo quando sarebbe stato il
momento opportuno.
Ma il pensiero di Castle, di ciò che
provava per lei, era costante nella sua mente.
Lui era così dolce e premuroso nei suoi
confronti. Sapeva che lei stava con Josh e per quanto potesse essere
geloso,
sapeva che lei aveva fatto la sua scelta.
Certo le sue attenzioni erano aumentate
ma l’avrebbe aspettata tutta la vita. Sapeva che lei era quella giusta.
Scossa dai suoi pensieri Beckett si
diresse verso la saletta relax, e non poteva fare a meno di pensare che
forse
sarebbe stata una buona idea accettare l’invito di Castle. In fondo non
era un
vero e proprio appuntamento, ci sarebbe stata anche Alexis e La Bella e
la
Bestia.
Già, ripensare a quel cartone, le
ricordava la sua infanzia con la madre. Stavano per delle ore davanti
alla tv a
guardarlo, e la piccola Kate sperava che un giorno avrebbe trovato il
suo
principe, ma non poteva definire Josh come tale.
Non era il suo principe, non
era colui che le faceva battere il cuore e sentire le farfalle nello
stomaco.
No, quello che le faceva provare tutte quelle emozioni era un altro
uomo.
Beckett era distrutta, la giornata era
stata intensa e pesante.
Si sdraiò nel divano pensando sempre al cartone
animato e in poco tempo si addormentò.
ANGOLO MIO: Ciaoooooooo!!! eccomi di nuovo qui a
rompere con un'altra storia!!
vi starete chiedendo: e che c'entra la bella e la bestia?! per
questo dovrete aspettare i prossimi capitoli...
che dire?! anche questa ff poverina ha fatto la muffa per un anno sul
pc... xD in effetti.. avete notato le rangnatele lungo la
scrittura?! xD
ecco prima di dimenticarmi.. ho stravolto la 4 stagione di Castle
praticamente, ma appunto l'ho iniziata a scrivere ad aprile 2011,
quindi Josh c'era ancora, e siccome è utile per i prossimi capitoli ho
deciso di lasciarlo... quindi cos'è successo?! Montgomery è morto (RIP)
e la Gates l'ha sostituito.. e fin qui nulla è cambiato.
però!!! Kate non ha lasciato Josh! ha sentito Castle che le diceva di
amarla, gli ha detto che ricordava (qndi nn ha mentito) ma gli ha detto
che non poteva lasciare il dottore.. non dopo che l'aveva salvata...
sta benedetta ragazza!! xD ahahahhah
bo penso che Castle si sia incavolato inizialmente, ma alla fine
ha accettato la cosa e spera che Kate capisca ke Josh non fa x lei!!
xD
è complicato ve?! xD purtroppo sto Josh mi serviva e l'alternativa era
Demming! xD ahahahahha *colpo basso*...
se poi ritenete ke sia OOC ditemelo e l'aggiungo subito! :)
ok dopo questo lungo monologo, lascio la parola a voi... e ovviamente
se continuerete a leggere capirete xk la Bella e la Bestia!! xD
uno sbaciottone a tutti! ;>
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** capitolo 2 ***
DIN DON MESSAGGIO PROMOZIONALE!
*aprite il link del tubo prima di
iniziare a leggere* ...ci leggiamo sotto! ;)
[http://www.youtube.com/watch?v=iV1JESENrD0
]
Tutto
in torno a lei era scuro. Una strana aurea nera circondava la stanza.
Non
sapeva dove si trovava, ma sapeva che doveva cercare suo padre.
Philippe, il
loro fedele cavallo, l’aveva condotta in quel castello.
Tutto
era lugubre e le infondeva timore nel proseguire.
Trovò
il cappello di suo padre, e molto timidamente si avviò alla ricerca.
Il
buio faceva da padrone e non si sentiva nessun rumore.
E poi pensò:
‘Perché devo
cercare mio padre? Lui è a New
Orleans per lavoro!’
Ma
la sua voce, come se avesse vita a sé, la guidò:
-“Papà!
Papà sei qui?”-
Beckett
avvertì un rumore, e vide una luce scomparire dietro una tromba di
scale.
-“Aspetta,
per favore! Sto cercando mio padre. Io…”- ma si interruppe quando vide
che non
c’era nessuno.
‘Che
strano!’ pensò, era sicura che ci fosse qualcuno.
E
poi la voce del padre la avvertì di averlo trovato.
-“Belle!
Belle come hai fatto a trovarmi?”-
-“Belle?
Papà io sono Kate!”-
-“Non
c’è tempo per queste cose. Devi andartene prima che lui si accorga che
sei
qui!”-
-“Lui?
Lui chi? Chi ti ha messo in questo posto?”-
Ma
non fece in tempo a rispondere perché un braccio forte e possente la
trascinò
via da lì, e con voce profonda e colma di rabbia chiese:
-“Chi
sei? Che cosa fai nel mio castello?”-
-“Chi
c’è? Chi è lei?”-
-“Il
padrone del castello!”-
Beckett
non riusciva a vederlo, e l’unica torcia accesa era lontana.
-“La
prego, liberate mio padre. È molto malato!”- implorò.
-“Non
sarebbe mai dovuto venire qui! Rimarrà dove si trova!”-
-“Oh
la prego! Ci deve essere un altro modo! Prenda me al suo posto!”-
-“Belle,
no!!”-
-“Lei?!”-
chiese la bestia. –“Lei... prenderebbe il suo posto?”-
-“Se
io rimango, lo lascerà andare?”-
Quella
creatura ci pensò un attimo.
-“Si,
sarà libero di andare! Ma deve promettere che rimarrà qui per sempre!”-
-“Venga
sotto la luce.”- chiese Kate.
Voleva
vedere con chi stava parlando, con chi avesse avuto a che fare per i
suoi
giorni futuri.
Ma
quando lo vide, quando la voce profonda e strana che aveva udito poco
prima,
prese forma sotto il corpo di una bestia, Kate non riuscì a trattenere
un grido
di orrore.
Si
fece forza e sospirò. L’unico suo obiettivo era riuscire a liberare suo
padre
Jim. Evidentemente il destino aveva scelto per lei un futuro
decisamente non roseo,
in compagnia di quella orrenda bestia.
-“Ha
la mia parola!”- esclamò tra le lacrime.
-“E
sia!!!”- tuonò la Bestia.
Fra
le grida e le supplica di Jim, la Bestia lo fece ricondurre al
villaggio, senza
sua figlia.
Ormai
era sua prigioniera.
Mentre
ritornava verso le segrete, Lumière, un buffo candelabro parlante, con
un forte
accento francese, già presente in quell’ala del castello, provò a far
ragionare
la Bestia.
-“Ehm..
padrrone… visto che la ragassa passerà
con noi un po’ di taampo, magari è meglio trovarle un’altra
sistemasione!”-
L’unica
risposta che ottenne il candelabro fu un ringhio incavolato del suo
padrone.
-“Rripensandosci
forse no!!”- disse Lumière più a sé stesso, non sapendo invece che la
Bestia
l’aveva ascoltato.
Portando
Kate in camera sua vide una lacrima rigarle il volto.
Sapeva
che non era felice, ma forse lei era la ragazza che poteva spezzare
l’incantesimo.
Dal
canto suo Kate si guardava in torno spaesata, con paura.
Il
castello era lugubre e buio. Numerose colonne costeggiavano le scale e
tra una
nicchia e l’altra vi albergavano statue inquietanti di gargoyle.
Incitato
da Lumière la Bestia parlò:
-“Io…
spero che le piaccia qui! Il castello è casa sua ora e può andare dove
vuole.
Tranne che nell’ala ovest!”- la ammonì.
-“Cosa
c’è nell’ala ovest?”- chieste curiosa.
-“E’
PROIBITA!!”- ringhiò in risposta la Bestia, tanto da farla spaventare.
Continuarono
a camminare silenziosi per il castello, senza emettere un suono. La
Bestia per
paura che lei scappasse, e Kate per la sua paura della Bestia.
Pensava
davvero che era una Bestia orrenda: era più alta del normale, zanne
lunghe come
un drago e due corna come le capre; il tutto veniva ricoperto da un
folto manto
di pelo.
Ma
aveva anche notato il colore degli occhi: blu come il cielo, come il
mare.
Facendola
entrare nella sua stanza si raccomandò di chiedere ai domestici se
avesse avuto
bisogno di qualcosa.
-“Lei
questa sera cenerà con me!! E non è un invito!!”- ordinò la Bestia,
prima di
rinchiuderla nella stanza, lasciandola sola a piangere e disperarsi.
Kate
era lì nella stanza da letto dove avrebbe passato le sue giornate. Era
corsa
sul letto a piangere disperata. In una sola giornata aveva perso il
padre, la
libertà e i suoi sogni.
Dopo
svariate ore, sentì bussare alla porta, e una buffa e cicciottella
teiera entrò
tutta sorridente.
-“Io
sono Mrs Brick, mia cara, ma se ti fa piacere puoi chiamarmi con il mio
nome da
umana. Sono tanti anni che nessuno mi chiama più così, ma mi chiamo
Martha. Ho
pensato che gradissi una tazza di te!”-
-“Ma
non è possibile!! Tu…tu sai parlare!!”-
Beckett
era scioccatissima. Quella teiera non solo parlava, ma camminava ed era
seguita
da numerose tazzine.
-“Sto
sicuramente sognando…”- disse cercando di convincersi.
-“Non
so che sogni tu faccia cara, ma ti assicuro che siamo reali!”-
-“Te
l’avevo detto che era molto bella!”- rispose una vocina dal basso. –“Ti
chiamerò Belle!”- decise.
-“Mi
chiamo Kate!”- rispose sorridendo.
Ora
poteva osservare la tazzina, era molto chiara, come se avesse avuto una
carnagione molto bianca. Gli occhi erano azzurri, ma di quell’azzurro
chiarissimo, quasi di ghiaccio. Infine notò un ciuffettino color carota
di
lato, come se fossero i suoi capelli.
-“Si,
ma siccome sei molto bella, per me sarai Belle!”-
-“E
io allora ti chiamerò Alexis, come una mia amica a cui somigli tanto!”-
-“Alexis?!
Mi piace!”- sentenziò la tazzina tutta contenta.
-“Su
lasciala in pace!”- sentenziò la teiera Martha. –“Oh darling, perché
piangi?”-
-“In
una giornata ho perso mio padre, la mia libertà e i miei sogni.”-
-“Tutti
noi qui pensiamo che tu abbia fatto una cosa molto coraggiosa! Il
padrone potrà
sembrare scontroso e irascibile, ma in fondo è un bambinone!”-
Beckett
cercò di asciugarsi le lacrime e sorrise debolmente anche se continua a
pensare
a suo padre.
–“Uh!
Ma che sto facendo?! C’è una cena da preparare e io sono qui a perdere
tempo!”-
disse la teiera raccogliendo le numerose tazzine a sé e lasciando Kate
da sola.
Beckett
rifletteva alla luce della candela.
Non
ricordava assolutamente come fosse arrivata lì. Ricordava soltanto
Philippe che
l’aveva portata al castello.
Aveva
un gran mal di testa, ma più cercava di ricordare e meno ci riusciva.
Tutto
intorno a lei era strano, misterioso, come se ci fosse un grande
segreto che
aleggiava come uno spettro nel castello, impedendole di ricordare.
Fece
mente locale. Ricordava casa sua, suo padre, e Gaston.
Già
proprio colui che le aveva chiesto di sposarlo quella stessa mattina.
A
lei non interessava proprio, ero solo un egocentrico, maschilista e con
un
cervello di gallina, che sapeva di essere il bello della città.
Questo
lo ricordava. Ma il passaggio successivo le era ignoto.
Sospirò.
Aveva voglia di uscire da quella stanza, ma fuori avevano iniziato a
scendere i
primi fiocchi di neve.
Le
mancava suo padre, e non aveva avuto neppure il tempo di dirgli addio
visto che
sarebbe stata lì al castello per molto tempo.
‘Il
castello!’ pensò.
Era
un ottimo modo per passare il tempo. Avrebbe potuto visitarlo, in fondo
la
Bestia le aveva detto che poteva andare dove voleva. Tranne nell’ala
ovest.
‘Chissà
cosa c’è nell’ala ovest!’ continuò il suo pensiero.
Si
asciugò le lacrime con il dorso della mano, e molto silenziosamente
uscì dalla
sua stanza.
Sentiva
delle voci, come dei sussurri.
‘Oltre
ai mobili e stoviglie parlanti ci saranno anche i fantasmi qui?’ si chiese Kate.
-“No,
no Lumière! Devi controllare la ragazza a vista! Non possiamo
permettere che
vada nell’ala ovest, o il padrone si arrabbierà molto!”- disse Tockins
-“Abbi
fiduscia mon amì! Lei potrebbe essere la ragassa che spesserà
l’incantesìmo!!”-
esclamò tutto felice il candelabro.
Ma
Tockins accortosi della presenza della giovane donna, pestò quello che
doveva
essere il piede di Lumière ed esclamò:
-“Oh,
ma buona sera mia cara! Cosa possiamo fare per te?”- disse affabile.
Kate,
facendo finta di non aver sentito dichiarò di avere un po’ di fame ma
era
incantata da questo castello con la sua storia e le sue origini.
-“Perché
non mi accompagna? Sono sicura che lei conosce il castello meglio di
chiunque
altro!”- chiese Kate molto gentilmente cercando di persuaderlo.
-“Ma
certo! Mi segua, mi segua!”- disse lusingato per il complimento.
Tockins
spiegava l’origine dell’arte del castello, dagli arazzi, ai dipinti
alle
numerose statue di marmo.
-“Come
può vedere la pseudo facciata è stata tolta per rivelare il precedente
stile
Roccocò Minimalista. Noti i soffitti dalle volte Neo Classiche, e
questo è un
altro esempio del periodo Neo Classico- Barocco. Ora guardi con
attenzione gli
archi rampanti sopra i…”- ma Tokins si bloccò quando vide Kate che si
dirigeva
verso le scale che conducevano all’ala ovest.
Tokins
e Lumière cercarono di distrarla, dicendole che le avrebbero fatto
vedere la
biblioteca. Accettò, ma solo per levarseli di torno.
Era
molto più curiosa di visitare l’ala ovest.
‘Se
tutti la tengono nascosta ci sarà un motivo!’ pensò. E inoltre quei due
le
ricordavano tantissimo Ryan con Esposito, anche se non aveva ben chiaro
ancora
chi fosse uno e chi l’altro.
Salì
rapidamente le scale.
Contrariamente
a tutto il resto del castello, nell’ala ovest regnava il caos.
Sedie
rotte, tende strappate, sporca e polverosa.
Ma
ciò che attirò la sua attenzione fu un dipinto, strappato proprio sul
disegno.
Kate
cercò si sistemarlo, ma tutto ciò che riuscì ad intravvedere erano gli
occhi
azzurri come il cielo di un giovane ragazzo.
Una
strana luce alle sue spalle la fece voltare. Si avvicinò lentamente ma
con
curiosità, e vide che su un tavolino vi era una rosa protetta da una
campana di
vetro.
Istintivamente
sollevò la campana di vetro. Voleva sentire i morbidi petali sotto le
sue dita.
Ma la Bestia la vide, e con un rapido gesto
protesse la rosa, urlando contro
Kate di andare via, lanciandole addosso qualsiasi cosa si trovasse
sotto tiro.
La
povera ragazza scappò via dal castello sentenziando che non sarebbe
rimasta un
minuto di più.
Correva
sotto la bufera di neve insieme a Philippe, quando si accorse che un
branco di
lupi la stava inseguendo.
Incitò
ancora di più il suo fedele cavallo, ma la neve e la tempesta lo
rallentavano.
Per quanto brava fosse a cavallo, Philippe la disarcionò, rimanendo a
sua volta
incastrato con le briglie su un ramo.
Kate
non l’avrebbe mai abbandonato lì, in balia dei lupi, con morte certa.
Afferrò
un lungo tronco per difenderlo, cercando di colpire i lupi, ma quando
tutto
sembrava perduto, tanto che due di essi si avventarono su di lei, la
Bestia
accorse in suo aiuto.
Fu
una lotta furiosa. I lupi lo attaccarono contemporaneamente, mordendolo
e
afferrandolo lungo la pelliccia e le zampe.
Una
battaglia all’ultimo sangue, ma la Bestia fece andare a sbattere due
lupi
contro un albero e gli altri spaventati dalla sua maestosità scapparono
via,
guaendo come cagnolini.
Distrutto,
esausto e ferito per la lotta la Bestia si accasciò per terra, svenendo.
Per
quanto detestasse che avesse rinchiuso suo padre e fatto di lei sua
prigioniera, Kate non lasciava mai una persona in pericolo, e in più
lui aveva
rischiato la sua vita per salvare lei.
Lo
issò su Philippe e lo riportò al castello.
Una
volta arrivati si fece portare dell’acqua calda da Mr. Brick e cercò di
medicarlo, ma la Bestia non ne voleva sapere.
-“Stia
fermo! Non faccia così!”- disse gentilmente ma in risposta ottenne solo
un
ruggito.
-“Le
ho detto di stare fermo!”- continuò premendo il fazzoletto cercando di
disinfettargli la ferita sul braccio.
-“MA
FA MALE!!”- urlò.
-“SE
STESSE FERMO, LE FAREBBE MENO MALE!!”-
-“Beh
se non fosse fuggita, questo non sarebbe successo!”- rispose
soddisfatto
pensando di averla zittita.
-“Se
non mi avesse spaventata io non sarei fuggita!”-
-“Beh…e
lei non sarebbe dovuta andare nell’ala ovest!”-
-“Beh
allora dovrebbe imparare a controllarsi!”-
La
Bestia era senza parole. Era la prima persona dopo anni, no,
probabilmente da
sempre, che riusciva a zittirlo.
-“Ora
stia fermo. Brucerà un po’!”- disse disinfettando la ferita, ottenendo
solo un
grugnito questa volta.
-“A
proposito… Grazie per avermi salvato la vita!”-
La
Bestia era sorpresa. Fino a quel momento nessuno lo aveva mai
ringraziato per qualcosa.
-“Always!”-
Kate
fu colta da un lampo improvviso.
Quella
parola, per lei aveva un significato particolare, ma non riusciva a
ricordare
altro.
Sapeva che quel ricordo, legato a quella specifica parola, era connesso
ad
un’altra persona ma per il momento decise di lasciare perdere.
Ci
avrebbe pensato in seguito.
ANGOLO MIO: saalve!! buon martedì a tutti! xD
allora eccoci al secondo capitolo! ;)
come avrete letto ho cambiato almeno in
parte la prima parte (scusate la ripetizione) del cartone disney.. xk?!
xk sennò nn la finivo più!! ahahahahah no! xk penso ke in questa ff la
parte iniziale non mi servisse a tanto.. mi interessava partire dal
momento in qui Belle ritrova il padre al castello. avrete anche visto
ke Kate ha la convinzione di essere Kate e non Belle e ke i personaggi
le ricordano i suoi amici.. lei non sa cm sia finita lì e non ricorda
altro. sa solo che suo padre era prigioniero lì! lo so è complicato ma
spesso nei sogni non tutto è chiaro! xD *me la sn cavata cm scusa!? xD *
bon anche nei prox capitoli ci saranno dei
link del tubo e vi consiglio di guardare durante la lettura.
ok penso di aver detto tutto. ora lascio
parlare voi! xD
al prossimo!
sbaciottii ;>
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
*PICCOLO CONSIGLIO: dove ci sono i link del
tubo apriteli e guardate! xD *
Passarono
alcuni giorni dopo quella notte in cui fu attaccata dai lupi e la
Bestia
l’aveva salvata.
Ora
aveva conosciuto gran parte degli strani abitanti del castello, e in
particolare aveva legato con la scopettina Babette.
Anche
lei aveva un che di familiare, le ricordava tanto Lanie. E quando
glielo disse,
affermò:
-“Lanie?!
Che nome buffo!”-
Kate
scrollò le spalle. Sarà stato anche un nome buffo ma con quella
risposta era
certa che le somigliasse davvero.
-“Sai
cosa c’è di interessante? Il padrone è più gentile da quando sei qui.
Lo stai
cambiando!”- disse Babette.
-“Io?!
No non credo. Credo che lui fosse sgarbato per la sua attuale
condizione, ma
che sotto sotto sia timido e piacevole. Non mi ero accorta che era
incantevole.”-
Babette
la guardò maliziosa e si voltò subito verso Lumière, il suo fidanzato.
Ora
che ci faceva caso Lumière era schietto come Esposito, ma anche tutti
gli altri
abitanti avevano un che di familiare.
Tockins
non le ricordava nessuno, ma andava spesso a braccetto con Lumière.
Erano molto
amici, nonostante tutti i diverbi e i dispetti, e questo le fece
ricordare
l’amicizia fra Ryan ed Esposito.
Scosse
la testa. Quei ricordi non potevano essere veri.
Lei
ormai era lì, in quel castello, doveva ambientarsi il più possibile, e
dovette
ammettere che Babette aveva ragione, la Bestia nei giorni successivi
era
davvero cambiato, e in più tutti loro cercavano di farla sentire a suo
agio il
più possibile.
Decise
di fare una passeggiata nel grande e vasto giardino.
Le
giornate erano sempre molto fredde e nevicava spesso, ma quella era una
mattina
di sole, così avvolta nel suo pesante mantello e accompagnata da
Philippe
passeggiava tranquillamente sulla neve, non accorgendosi neppure che la
Bestia,
Tockins e Lumière la osservavano.
-“Vorrei
fare qualcosa per lei…”- disse ad un certo punto la Bestia.
-“Beh
ci sono le solite cose, fiori, cioccolatini…promesse che poi non
manterrete…”-
iniziò ad elencare Tockins.
Lumière
gli diede uno scappellotto dietro la nuca ad orologio, intervenendo a
sua
volta.
-“Ma
no, no!! Dev’essere qualcosa di veramonte spesciale…qualcosa che possa
ascendere il suo interesse…ecco ho trovato!!”- si illuminò Lumière.
La
Bestia ascoltava avido e dopo aver capito l’idea di Lumière, chiamò
Kate.
La
condusse attraverso un lungo corridoio del castello, arrivando poi di
fronte a
un’immensa porta.
La
Bestia non aveva mai provato prima quelle sensazioni di felicità e
contentezza
che lo facevano stare bene. Fare qualcosa di speciale per lei lo
rendeva
migliore.
Quella
ragazza testarda, fiera e orgogliosa lo rendeva una persona migliore.
Era
contento di poter fare felice Belle, anche se era ancora confuso sul
suo nome.
Aveva
chiesto a Chicco e la piccola tazzina gli aveva detto che in realtà lei
si
chiamava Kate, ma che siccome era molto bella lui le aveva dato un
altro nome,
chiamandola Belle, e in fondo anche Kate aveva iniziato a chiamare la
piccola
tazzina Alexis.
Scrollò
le spalle, e decise di chiamarla comunque con il suo nome.
-“Kate,
chiudi gli occhi.”-
Kate
corrugò la fronte in segno di incertezza.
-“Coraggio!
Fidati!”-
Fiducia.
Un flash le apparve sotto i suoi occhi. ‘He’s
someone I trust!’
Ricordava
quelle parole ma tutto il resto era sfocato, come se non riuscisse a
mettere a
fuoco l’intera scena. Lo fissò negli occhi e per la prima volta notò
che erano
azzurri come il mare, profondi come l’oceano.
Si
perse in quegli occhi così belli. Sapeva che significavano qualcosa, ma
com’era
successo qualche istante prima non riusciva a ricordare.
Ormai
rinunciava a sforzarsi di ricordare, pensava che prima o poi avrebbe
ricordato
tutto. Iniziava a stare bene lì al castello, non aveva più quel forte
desiderio
di andare via, anche se le mancava terribilmente suo padre.
Decise
di fidarsi e chiuse gli occhi.
La
Bestia, soddisfatto, aprì la grande porta e la condusse all’interno di
una
stanza buia.
Si
diresse subito alla finestra e scostò le tende, dalle quali filtrò
subito la
luce fortissima del sole.
Kate
si accorse del cambiamento e aprì gli occhi.
Lo
spettacolo che si ritrovò davanti fu la cosa più bella che avesse mai
visto in
tutta la sua vita: erano dentro la biblioteca della Bestia.
Era
enorme. File di libri ovunque, con tante scale per raggiungere i libri
posti in
cima agli scaffali, che arrivavano quasi al soffitto.
Libri,
libri ovunque girasse il suo sguardo vi erano libri. Da Goethe a Kafka,
da
Orwell a Woolf. C’erano proprio tutti.
A
Kate brillarono gli occhi. Non aveva mai visto tanti libri in vita sua.
-“Le…le
piace?”- chiese incerto.
-“E’
meraviglioso!”- esclamò Kate.
-“Allora
sono suoi!”- disse felice di regalarle tutti quei libri e di averla
resa in
qualche modo felice.
-“Oh…
grazie! Grazie!!”- disse prendendogli le mani e buttandosi
letteralmente fra le
sue braccia.
Un
altro flash. Si era buttata fra le braccia di un uomo dagli occhi
azzurri. Non
sapeva bene in quale occasione. Sentiva solo come la sensazione che
erano
sopravvissuti a ciò che sarebbe stato un disastro nucleare.
Si
staccò dalla Bestia e sorrise incerta dirigendosi verso alcuni libri.
Erano
stati completamente presi l’uno a rendere felice l’altra che non si
erano
neppure accorti che Tockins, Babette, Lumiére, Mr Brick e Chicco li
stavano
osservando.
Erano
tutti eccitatissimi perché avevano capito che era lei la ragazza che
avrebbe
potuto spezzare l’incantesimo.
Nei
giorni successivi, la Bestia cercò di rendersi il più civile possibile,
iniziò
ad usare le posate a tavola e si impegnò a non far scappare gli
uccellini
mentre gli dava da mangiare, tutto sotto l’occhio paziente di Kate.
Durante
una passeggiata sotto la neve, mentre la Bestia cercava di dare da
mangiare
agli uccellini, Kate si ritrovò a pensare:
“Qualcosa in lui, si trasformò.
Era sgarbato, un po’ volgare,
ora no.
È timido, piacevole, non mi ero
accorta che
ora è incantevole.”
“Lo
sguardo suo, su me posò.
Sfiorò
la zampa ma paura non provò.
Son
certo che, mi sono illuso.
Lei
non mi aveva mai guardato con quel viso.”
[ http://www.youtube.com/watch?v=0FfOA43MLqs
]
Iniziarono
una furiosa battaglia di palle di neve, dove la Bestia puntualmente
veniva
colpita e non riusciva mai a colpire Kate.
Tra
risate e scherzi si rifugiarono all’interno del castello, infreddoliti,
si
avvicinarono al camino acceso per trovare un po’ di calore.
Kate
prese uno dei suoi libri e iniziò a leggere.
Passarono
alcune ore ma erano talmente immersi nella lettura che neppure se ne
accorsero,
fin quando Kate lesse le ultime righe:
-“Mai
ci fu storia d’amore più dolorosa, di quella di Giulietta e del suo
Romeo.”-
disse sospirando.
La
Bestia l’ascoltava rapito tanto che le chiese di rileggerla di nuovo.
-“Perché
invece non la leggi tu a me?”- chiese sorridente Kate passandogli il
libro.
La
Bestia prese con fare esitante e dopo essersi sforzato un po’ ammise di
non
saper leggere.
-“Non
hai mai imparato a leggere?”-
-“Ho
imparato! È che è passato tanto tempo. Scrivevo anche qualcosa, delle
storie di
fantasia, ma ormai…”- disse la Bestia
rattristandosi.
Un
altro flash per Kate.
Era
uno scrittore? Tutto in lui le era così familiare, e anche i flash
ormai erano
costantemente presenti nelle sue giornate, ma ancora non ricordava
granché.
-“Qual
era il tuo nome, quando eri un umano?”- chiese curiosa.
-“Richard…
ma a me piaceva anche Rick.”- disse guardandola nei suoi occhi verdi.
Una
sensazione di benessere e calore le invase il cuore. Possibile che solo
il
ricordo di quel nome la facesse stare così bene?
Era
frustrante non riuscire a ricordare quasi nulla se non qualche flash
sporadico,
ma quel nome… sentiva che per lei era importante, quasi quanto l’aria.
Abbozzando
un timido sorriso si concentrò nuovamente sulla lettura.
-“Va
bene… Allora iniziamo da qui.”- disse allungandogli il libro per farlo
leggere.
Nel
mentre tutto intorno a loro era frenetico. I domestici pulivano ogni
angolo del
castello.
Le
scuderie vennero tirate a lucido e perfino a Philippe riservarono una
pulizia
di prima categoria.
Le
scope e le palette pulivano i pavimenti, mentre sedie, appendiabiti e
candelabri spolveravano tutto ciò che era possibile.
Le
tende rovinate vennero tolte e sostituite con della stoffa nuova e le
porte
vennero lucidate.
Babette
e il suo esercito di scopette si occuparono delle ragnatele, il tutto
sotto lo
sguardo vigile di Mr Brick, mentre di curare il giardino se ne occupava
Tokins.
Tutti
erano stati chiamati a raccolta per rendere il castello uno specchio.
Tutti
speravano che quella ragazza sarebbe stata colei che avrebbe spezzato
l’incantesimo.
Parecchie
ore più tardi Mr Brick e Babette si occupavano del vestito di Kate, e
una volta
scelto, il parrucchiere del castello la sistemò a dovere, come se fosse
una
vera principessa.
Nella
sua stanza anche la Bestia cercava di sembrare il più presentabile
possibile, o
almeno Lumière ci provava.
-“Stasera
è la gran sera!!”- esclamò tutto eccitato Lumière.
-“Non
sono sicuro di riuscirci!”-
-“Non
ha tempo di fare il timido.”- disse guardando la rosa che nel mentre
aveva
iniziato ad appassire, perdendo i primi petali.
-“Dovrà
essere audasce, temerario! Sci sarà la musica, starete a lume di
candela… alle
candele sci penso io… finché al momanto justo le confesserete il vostro
amore!”- continuò sicuro il candelabro.
-“Si!!
Io le confes… io le confesserò… no, non posso!!”- disse sconsolato la
Bestia.
-“Sci
tenete a quella ragassa, non è vero?!”- chiese allarmato Lumière.
-“Più
di qualsiasi cosa!”- rispose sicuro questa volta.
-“Oh
beh… allora dovete dirglielo!”- continuò il candelabro.
Nel
mentre che il suo parrucchiere cercava di sistemare la folta chioma,
Tockins
annunciò che Kate era pronta.
Quando
la vide, nel suo vestito d’orato non poté fare a meno di pensare che
quella era
la ragazza giusta, colei che avrebbe spezzato l’incantesimo, e
finalmente aveva
imparato ad amare.
Kate
era stupenda.
Indossava
un lungo vestito color oro, che le avvolgeva il
corpo esile.
Il
corpetto aderiva perfettamente al suo busto, mentre la
gonna era voluminosa e drappeggiata, con un nastro che ornava la parte
bassa
seguendone il movimento. Le spalline erano morbide e orizzontali sulle
spalle.
Indossava un paio di guanti dello stesso colore dell'abito, alti fino
al
gomito.
I capelli erano in parte raccolti in un
morbido
chignon e in parte scendevano morbidi oltre le spalle.
Alla
Bestia mancò il respiro per qualche istante per la
bellezza di Kate.
Offrendole
il braccio la condusse a cena verso quell’enorme tavola
abbondantemente apparecchiata.
Mangiarono
tranquillamente e Kate notò come la Bestia era davvero migliorata in
quel
periodo che lei era lì con lui.
Non
era più volgare e scontroso, ora era gentile e premuroso. La vicinanza
con Kate
l’aveva cresciuto.
La
musica iniziò a suonare e Kate entusiasta trascinò la Bestia nella sala
da
ballo.
Gli
prese le mani e poggiò una delle sue grandi zampe sulla sua vita,
facendo
aderire di più i due corpi.
Iniziarono
a ballare sotto le note della canzone di Mr Brick.
“E’
una storia sai….
Vera
più che mai…
Sono
amici e poi….
Uno
dice un noi… Tutto cambia già.”
[http://www.youtube.com/watch?v=f9m08dA4FHs&feature=related
]
Ballarono
per un tempo infinito, e Kate ebbe l’ennesimo flash. Sapeva di aver già
ballato
con qualcuno di speciale nella sua vita. Ricordava anche di aver
indossato un
vestito rosso, e ora, mentre sollevò il volto, incrociò gli occhi della
Bestia,
e seppe che quella persona così speciale nella sua vita, aveva gli
occhi dello
stesso colore.
Si
sentiva protetta sia lì con lui, sia con quella persona.
Si
accoccolò fra le sue braccia e la Bestia guardò trionfante verso
Lumière e
Tockins i quali gli fecero segno di vittoria.
Finirono
di ballare e la Bestia la condusse nel balcone di fronte.
Entrambi
erano imbarazzati, e Kate com’era solita fare quando la coglieva
l’imbarazzo,
distolse lo sguardo da lui e iniziò a sistemarsi il vestito.
La
Bestia raccolse tutto il suo coraggio e si avvicinò a lei, prendendole
le mani.
-“Kate,
pensi di essere felice, qui con me?”-
-“Si!”-
rispose sicura ma un velo di tristezza avvolse il suo viso, abbassando
gli
occhi.
La
Bestia da prima contenta, notò il suo cambiamento.
-“Cosa
c’è?”-
-“Se
solo potessi rivedere mio padre. Solo per un momento. Mi manca così
tanto!”-
esclamò tristemente Kate.
La
Bestia capì il suo dolore e ebbe un’idea: le avrebbe fatto vedere suo
padre
tramite lo specchio magico, che gli era stato dato dalla Fata che aveva
gettato
l’incantesimo, come unica finestra sul mondo esterno.
Kate
attraverso lo specchio vide suo padre. Era malato, forse stava morendo
e lei
non era lì con lui.
La
Bestia prese la decisione più difficile di tutta la sua vita: lasciare
andare
Kate, anche se questo significava sacrificare il suo amore e la
possibilità di
ritornare un essere umano, dato che la rosa aveva incominciato ad
appassire e a
perdere i petali.
-“Devi
andare da lui. Ti lascio andare. Non sei più mia prigioniera.”-
-“Vuoi
dire che sono libera? Oh grazie.”-
Kate
fece per restituire lo specchio alla Bestia, ma lui la bloccò:
-“Portalo
con te. Così avrai sempre un modo per guardare indietro, e ricordarti
di me.”-
disse accarezzandole i lunghi capelli castani.
-“Grazie
per aver capito che mio padre ha bisogno di me.”- rispose Kate con
gratitudine,
accarezzandogli una guancia e andando via dal castello insieme al suo
fedele
Philippe.
Tockins
raggiunse la Bestia.
-“L’ho
lasciata andare.”- disse sconfortato.
-“Che
cosa?! Oh come avete potuto farlo?”-
-“Ho
dovuto.”-
-“Si,
ma-ma-ma… perché?”-
-“Perché…
ne sono innamorato.”- ammise finalmente ad alta voce la Bestia.
Kate
era andata via dal castello in cerca di suo padre, e lui dopo tutto
quel tempo
aveva finalmente imparato ad amare.
ANGOLO
MIO: Saalvee!!!! Buon inizio settimana a
tutti!! :)
eccovi questo 3 capitolo.. ormai tt i personaggi sono stati delineati..
magari vi starete chiedendo xk Lumière è Esposito.. in parte l'ho
scelto per l'accento diverso ke ha (Lumière francesissimo, mentre Espo
latino! xD ) e poi xk Babette è la fidanzata di Lumière e quindi mi
sembrava giusto farla fare a Lanie.. poi in effetti guardando i pg
Tockins un'aria a Ryan gliela da, cn il suo essere precisino! xD
ovviamente ho dovuto cambiare il nome alla bestia, che giustamente qui
si chiama Richard! xD
la descrizione del vestito di Belle/Kate è di Amy Wendys.. qndi grazie
mille e ancora tantissimi Auguri di Buon Compleanno!!! :**
bon nn ho altro da dire! come sempre lascio la parola a voi!
a presto!
sbaciottiiii ;>
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** capitolo 4 ***
Kate
cavalcava per tutta la foresta in cerca di suo padre.
Philippe
ce la metteva tutta, cercando di cavalcare più veloce ma tutti i suoi
sforzi
sembravano vani. Del suo padrone non vi era traccia.
E
poi dopo molte ore di cavalcata e ricerca, Kate lo vide.
Era
accasciato sulla neve, svenuto per l’evidente sforzo fisico a cui si
era
sottoposto pur di riuscire a salvare sua figlia.
Caricatolo
su Philippe lo portò a casa.
Dopo
avergli prestato amorevoli cure e messo al caldo, il padre di Kate si
svegliò.
-“Oh
papà quanto mi sei mancato!”- esclamò Kate abbracciandolo.
-“Quella
bestia.. come hai fatto a scappare?”-
-“Non
sono scappata papà. Lui… mi ha lasciata andare.”-
-“Quella
bestia orribile…”- esclamò.
-“Ma
ora è cambiato, papà! C’è… qualcosa di diverso in lui.”-
Ma
Kate non finì il suo discorso poiché dalla sua borsa uscì come una
trottola la
piccola tazza Alexis.
-“Ciao!!”-
esclamò tutta contenta.
-“Ma
guarda… un clandestino!!”- disse Kate contenta che la piccola tazzina
fosse lì
con lei.
Alexis
saltellò tra le mani del padre di Kate ma poi facendosi seria chiese:
-“Beeelle!
Perché sei andata via? Non ci vuoi più bene?”- chiese con quella voce
da
bambino, guardandola con quegli occhioni blu.
Kate
non sapeva cosa dire.
-“Oh
Alexis… certo che vi voglio bene… è solo che…”- ma fu interrotta una
seconda
volta in quella serata, questa volta da uno strano bussare alla porta.
Quando
l’aprì un losco signore chiedeva dove fosse suo padre poiché essendo
pazzo era
lì per portarlo via e farlo curare.
Tutti
gli abitanti del villaggio erano lì, pronti a testimoniare come suo
padre avesse
dato di matto alla taverna dicendo che Kate era tenuta prigioniera
da una bestia.
Per
loro era ‘Quel vecchio matto di Jim’.*
Veniva
deriso da tutti e tutti loro erano pronti a puntargli il dito contro, a
meno
che Gaston non decidesse di parlare in favore.
-“Oh
Gaston tu lo sai che mio padre non è pazzo!”-
-“Um…
forse io potrei riuscire a chiarire questo piccolo malinteso, se
solo…”- disse
con voce melliflua.
-“Se
solo cosa?”- chiese Kate sapendo già dove Gaston volesse andare a
parare.
Perché
mentre lo guardava gli veniva in mente il nome Josh?! Non conosceva
nessun
Josh, e allora perché lo trovava altamente pesante come lui?
Decise
che ci avrebbe pensato poi. Ora aveva una questione ben più urgente da
risolvere.
-“Se
mi sposassi…”- continuò Gaston avvicinandosi al volto della ragazza.
-“Mai!!”-
lo respinse Kate.
-“E
allora di addio a tuo padre!!”- esclamò cattivo essendo appena stato
rifiutato.
Kate
corse in casa. Non poteva permettere che suo padre fosse portato via da
quegli
uomini.
Afferrò
lo specchio e lo mostrò a tutti, facendo vedere la Bestia, ma il
risultato che
creò non fu quello desiderato: Gaston riuscì a convincere tutti che
fosse una
Bestia cattiva, che durante le notti sarebbe andato a rapire i
fanciulli, e che
dovevano ucciderlo.
-“NO!
Non è cattivo. È buono, e gentile…”- disse Kate guardandone il riflesso
sullo
specchio.
Gaston
le strappò lo specchio di mano e facendola voltare con forza disse:
-“Se non ti conoscessi bene direi che provi qualcosa per quel mostro!”-
-“Lui
non è un mostro Gaston! Tu lo sei!!”- esclamò Kate.
Gaston
colpito sull’orgoglio e non permettendo a nessuno che lo si offendesse,
fece
rinchiudere nella cantina sia Kate che suo padre, incitando la folla ad
andare
ad uccidere la bestia.
[http://www.youtube.com/watch?v=tkIN5eHm6Hw
]
Intanto
la piccola tazzina che aveva assistito a tutto, ben nascosta dietro le
scale,
cercò una soluzione per liberare la sua Belle e suo padre, quando ad un
tratto
vide una buffa macchina taglia-legna costruita proprio dal Signor Jim.
La
accese e la alimentò e tirando la manovella riuscì ad azionarla,
facendola
finire contro la porta della cantina liberando Kate.
Nel
mentre Gaston e tutti gli abitanti del villaggio avevano raggiunto il
castello.
Tockins
e Lumière avevano cercato di non farli entrare ma alla Bestia ormai non
importava più di nulla perché loro avevano lo specchio e pensava che
Kate si
fosse dimenticata di lui.
Stava
soffrendo per amore.
Gaston
aveva chiarito che la Bestia sarebbe stata sua, e che tutti gli altri
potevano
depredare e portare via tutto quello che volevano.
Quando
riuscirono ad entrare, il castello sembrava buio e deserto, come se
fosse da
molto tempo che nessuno dimorava lì e, quando
tutti i cittadini furono entrati, Lumière diede il segnare di iniziare
la lotta.
Avrebbero difeso il castello con le unghie e con i denti.
Le
pentole ricadevano sulle teste delle persone, gli appendi abiti
facevano a
botte contro il macellaio e il panettiere venne inghiottito da un baule.
Un
leccapiedi di Gaston se la prese con la povera Babette, ma subito il
suo prode
eroe Lumière, la salvò dando fuoco al sedere dell’uomo.
Mr
Brick fece cadere il te bollente sulle facce di alcuni uomini e tutti i
coltelli e gli oggetti di cucina si diedero da fare per mandare via
quegli
intrusi.
L’armadio
cadde di peso sopra il fruttivendolo, schiacciandolo completamente.
Gli
abitanti del villaggio vennero pesantemente sconfitti e costretti alla
fuga,
mentre Gaston avanzava per le segrete del castello, cercando la bestia.
Lo
trovò nell’ala ovest e senza perdere tempo lo colpì alla schiena con
una
freccia.
Gaston
rideva, con la sua risata cattiva, malefica, e con un calcio buttò
fuori dalla
finestra la Bestia facendolo cadere verso uno dei tati tetti del
castello.
-“Alzati!”-
disse, ma la Bestia non si mosse.
-“Alzati!!”-
ripeté, questa volta dandogli un calcio spingendolo verso la fine del
tetto.
-“Cosa
ti succede Bestia? Sei troppo buono e gentile per batterti?”-
La
Bestia non reagì, ma abbassò lo sguardo.
Ormai non gli importava più niente,
senza Kate la sua vita non aveva senso.
Gaston
afferrò uno spuntone e si diresse
minaccioso verso la bestia, ancora distesa nel tetto con nessuna
speranza di
potersi rialzare.
Ma una voce femminile urlò nell’aria:
-“NO!!”-
Kate
era appena arrivata al castello scortata dal fedele Philippe, proprio
quando
Gaston lo stava per colpire.
-“No!!
Gaston, fermati!!”- urlò.
Ma
la Bestia vedendola lì si alzò, come rinvigorito e, afferrando lo
spuntone che
Gaston aveva in mano per colpirlo, iniziò a lottare contro di lui.
La
Bestia era enorme, e subito notò quell’attimo di paura negli occhi di
Gaston.
La
pioggia cadeva incessante ed entrambi i lottatori erano fradici.
I
capelli di Gaston si sciolsero dalla sua coda sempre pettinata e
perfetta,
incollandosi sul viso, mentre la bestia sentiva i vestiti appiccicati
addosso.
Lottarono,
spingendosi e cadendo da un tetto all’altro, fin quando la Bestia si
nascose
fra una fila di gargoyles.
Gaston,
sempre con il suo spuntone in mano, mozzò la testa alla prima statua.
-“Vieni
fuori e combatti!”- disse guardandosi in torno, ma con il buio e la
pioggia non
riusciva proprio a distinguere la Bestia fra le varie statue.
-“Sei
innamorato di lei, Bestia?”- chiese con disprezzo.
-“Pensavi
davvero che avrebbe voluto te, quando poteva avere uno come me??”-
chiese
ancora deridendo l’aspetto della Bestia in confronto al suo fisico
scolpito.
Gaston
non aveva ancora compreso che non è il corpo che fa innamorare una
donna di un
uomo, ma il modo in cui la tratta, e la Bestia l’aveva sempre trattata
con
amore e rispetto, contrariamente a quel maleducato senza cervello.
La
Bestia uscì dal suo nascondiglio, apparendo dietro Gaston, ma
quest’ultimo,
percependo un movimento dietro di lui, si voltò velocemente cercando di
colpire
la Bestia con il suo spuntone.
-“E’
finita Bestia! Kate sarà mia!!”-
Ma
la Bestia, spinto dalla gelosia e dall’amore che provava per quella
ragazza, fu
più veloce e più forte di lui, tanto che riuscì a disarmarlo. Lo
afferrò per la
gola e lo spinse al di fuori del tetto, lasciandolo sospeso nel vuoto.
-“Lasciami
andare!! Lasciami andare!! Ti prego, non uccidermi! Farò qualunque
cosa!
Qualunque!!”- supplicava Gaston avendo paura che la Bestia lo lasciasse
precipitare nel vuoto.
La
Bestia colto da pietà verso quell’uomo, lo tirò vicino a se:
-“Vattene!!”-
disse poggiandolo a terra con poca grazia.
-“Sono
qui!”- urlò Kate, affacciandosi al balcone vicino.
La
Bestia si voltò verso di lei sorridente, felice che lei fosse ritornata
da lui.
-“Kate!”-
Kate
allungò la mano verso di lui, per aiutarlo a salire, e quando la
raggiunse, le
accarezzò il volto.
-“Allora
sei tornata.”
-“Sempre.”-
disse facendosi cullare da quella carezza, come se quella parola fosse
davvero
importante per loro.
Numerosi
flash si abbatterono nella sua mente: l’ambulanza, il container, nel
suo
ufficio.
Ormai
c’era quasi. Mancava così poco per ricordare.
Ma
nessuno dei due si accorse che nel mentre Gaston si era rialzato e
pugnalò la
Bestia sul fianco.
La
Bestia emise un ruggito di dolore, e muovendosi fece perdere
l’equilibrio a
Gaston, che con un urlo di terrore cadde nel vuoto.
-“Riiiiiick!!”-
urlò Kate afferrandolo e tirandolo verso di se al sicuro nel balcone.
Quel
nome.
Kate
ricordava.
Tutta la sua vita le passò davanti, rivide
quando le raccontò di sua
madre, quando Rick le disse che profumava di ciliegie, rivide il bacio
sotto
copertura, rivide il container. E rivide se stessa nell’erba,
sanguinante, e lui
che le sussurrava il suo amore per lei.
Facendolo
stendere per terra, Kate disse tra le lacrime:
-“Mi
dispiace… è tutta colpa mia!”-
-“Almeno
ti ho potuta vedere un’ultima volta!”- rispose la Bestia prima di
perdere
definitivamente i sensi.
Kate
capì che era morto e fra i singhiozzi riuscì a sussurrare:
-“Ti
prego. Ti prego non lasciarmi! Io ti amo!”- disse mentre l’ultimo
petalo si
staccò dalla rosa.
Kate si risvegliò nella sala relax.
Gli occhi umidi e delle grosse lacrime
solcavano le sue guance.
Aveva sognato tutto in versione ‘La
Bella e la Bestia’, con tutti i personaggi che le ricordavano i suoi
amici.
Ma colui che aveva perso nel sogno le
fece capire che non poteva perderlo nella realtà.
Avevano già rischiato di perdersi,
quando il cecchino le aveva sparato, non avrebbe di nuovo sprecato
un’altra
occasione.
Asciugandosi
le lacrime si diresse al
loft di Castle.
*durante il cartone gli abitanti del
villaggio esclamano: 'Quel vecchio matto di Maurice!'
ANGOLO MIO: ciaooo!!! come state? avete passato una
buona Pasqua? :D
eccoci a questo 4 e penultimo capitolo...
bo nn ho tanto da dire in questo.. solo
che non ho fatto trasformare Castle in umano! ahahhahaha resterà
peloso! xD
bon cn qst mal di testa non mi viene in
mente altro qndi lascio dire a voi... vi lascio xò una foto...
cioè... non sono uguali?! xD
aahahahahahha
sbaciottiii
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** capitolo 5 ***
Beckett uscì di corsa dal distretto.
Doveva assolutamente vederlo.
Sapeva che sarebbe stato a casa sua,
aveva la serata con Alexis e le pesava molto interrompere i loro piani,
ma
aveva un estremo bisogno di parlargli.
Mentre guidava verso il loft piangeva
ancora.
Se aveva urlato il suo nome mentre
pensava di perderlo, un motivo c’era.
Le lacrime le annebbiavano la vista, e
tutto quel sogno l’aveva spaventata a tal punto che ora non aveva solo
bisogno
di parlargli, ma doveva vederlo vivo.
Doveva sentire il suo corpo sul suo,
fuso in un unico abbraccio.
New York è comunemente conosciuta con il
termine ‘La Città che non dorme mai’, e Kate pensò che era proprio vero.
Ormai erano le 11 passate, il traffico
doveva scemare almeno un po’, ma non per la Grande Mela.
Aveva l’innato desiderio di accendere la
sirena per fare prima, ma non poteva.
Così decise di arrendersi al traffico
notturno.
Quando arrivò di fronte al suo palazzo,
non si preoccupò neppure di parcheggiare decentemente la macchina.
Entrò velocemente e chiamò l’ascensore.
Mentre saliva, sentiva di nuovo le
lacrime affacciarsi ai suoi occhi.
Quel sogno l’aveva davvero sconvolta.
Ora aveva capito come si era sentito
lui, quando l’aveva vista morire in quell’ambulanza.
Ora sapeva cosa significava vedere
qualcuno a cui tieni molto, andare via senza che tu possa fare qualcosa.
Cosa avrebbe fatto se un giorno l’avesse
perso?
Lui non sarebbe stato lì ad aspettarla
in eterno.
Era vero, voleva risolvere l’omicidio di sua madre, ma voleva anche
essere felice per una volta nella vita.
Ed era certa che lui l’avrebbe aiutata
in questo.
Il suono dell’ascensore la destò dai
suoi pensieri e si diresse verso la porta di Castle.
Respirò a fondo e suonò il campanello.
Attese solo qualche istante, quando un
enorme ciotola di pop-corn le aprì la porta.
-“Beckett?!”- chiese Castle confuso di
vederla lì.
Era più che sicuro che per quella notte non si sarebbero visti.
-“Ehi...”- rispose debolmente Kate.
Ma solo in quel momento Castle scorse le
lacrime e gli occhi rossi di Beckett, segno evidente che aveva già
pianto
molto.
-“Ehi... Cosa… cosa è successo?”- chiese
dolcemente, prendendola per un braccio e facendola entrare.
Beckett si guardò intorno un po’
spaesata.
Era stata da Castle alcune volte ma in quel
momento tutta la certezza,
tutta la decisione che aveva fino poco prima, svanirono nel nulla, come
se con
un soffio di vento fossero state spazzate via.
Sbattendo velocemente le palpebre per
scacciare via quelle lacrime che ancora dovevano scendere, disse:
-“Scusa… scusa Castle. Non sarei dovuta
venire.”-
Ma prima che potesse raggiungere la
porta Castle le prese la mano.
A quel tocco, così caldo e deciso, Kate
si voltò e lo guardò.
Era lì. Vivo. Stava bene. Nessuno
l’aveva pugnalato.
Senza dire una parola la condusse verso
il divano ma non la fece sedere e, una volta poggiata la ciottola con i
pop-corn, le prese anche l’altra mano.
Fece intrecciare le loro dita, e con il
pollice accarezzava il dorso della mano di Kate, sentendo quando fosse
morbida
e vellutata la sua pelle.
Ma Kate non riusciva a calmarsi.
Continuava a piangere e guardare dappertutto.
Ovunque, tranne gli occhi di Castle che
erano ben piantati su di lei.
Vedendo che ancora non si calmava,
Castle fece una cosa che, riflettendo col senno di poi, gli sarebbe
costata la
vita, o una gamba rotta: l’abbracciò.
Avvolse le sue grandi e muscolose
braccia intorno al corpo di Kate.
In un primo momento rimase spiazzata da
quel gesto.
Si erano abbracciati solo una volta,
quando avevano rischiato di saltare in aria con la bomba sporca, una
situazione
di estremo pericolo.
E ora lui l’aveva abbracciata di nuovo.
Ma dovette ammettere con se stessa che
non era affatto turbata, anzi avvolse anche le sue braccia intorno al
corpo
dell’uomo, per ricambiare quell’abbraccio.
Castle, vedendosi ancora vivo, iniziò ad
accarezzare i lunghi capelli della detective, cercando di farla
tranquillizzare.
Stretto in quell’abbraccio inspirava il
dolce profumo della donna. Non avrebbe mai voluto staccarsi da lei.
Voleva
questo più di ogni altra cosa al mondo.
Nessuno dei due seppe per quanto tempo
stettero lì, in piedi, abbracciati, ma Kate, riuscì a calmarsi,
sentendo il
calore dell’uomo sul suo corpo.
Era così strano. Con Josh non avvertiva
nulla di tutto ciò, mentre con Castle bastava un semplice sguardo per
sentirsi
amata.
Kate aveva ancora il respiro spezzato
dalle lacrime, ma Castle accortosi che la sua musa si stava lentamente
calmando, con voce bassa e dolce chiese:
-“Va meglio?”-
Kate si strinse ancora di più nel suo
abbraccio, aggrappandosi alla sua maglietta.
Aveva paura a staccarsi da lui. Annuì
contro il suo petto, sentendo il suo cuore battere.
Il suo cuore batteva. Kate non faceva
altro che ripetersi questo.
Non era stato ferito. Non stava
sanguinando.
Staccandosi leggermente lui la fece sedere
sul divano, e andò in cucina a prendere un bicchiere d’acqua.
Porgendole il bicchiere, le chiese cosa
fosse successo.
Se Kate stava piangendo di fronte a lui,
doveva per forza essere successo qualcosa che veramente l’avesse
turbata.
Kate prese un sorso d’acqua ma quando
cercò di parlare non ci riuscì.
Voleva davvero ma le parole non le
uscivano dalla bocca.
Così Castle provò:
-“E’... è successo qualcosa con Josh? Ti
ha fatto del male?”- chiese con una vena di apprensione.
Ma Kate non fece in tempo a rispondere
che Castle si alzò di scatto dal divano:
-“Ora lo sistemo io! Lo sapevo che
dietro quella maschera da perfetto dottorino c’era qualcosa che non
andava!! Tu
sei troppo buona per lui, Kate! Lui è come il Dottor Jekyl e Mister
Hyde!”-
disse arrabbiato dirigendosi verso l’armadio dei cappotti dove teneva
anche una
mazza da baseball.
Ma Kate scattò veloce e lo afferrò per
un braccio.
-“Castle! Non è stato Josh!”- disse a
voce alta.
Castle si bloccò e la fissò.
-“Non è stato lui?!”- chiese sorpreso.
Eppure era certo che questa volta la sua teoria fosse giusta.
-“No. Non ancora per lo meno…”- disse
Kate lasciando la frase in sospeso, risiedendosi sul divano.
Castle si sedette al suo fianco, ma
questa volta, prima di agire d’impulso, aspettò che la sua musa
parlasse.
Ormai
aveva fatto la sua bella figura da cretino. Era proprio geloso e
l’aveva appena
dimostrato.
Ma guardandosi intorno Kate notò che
mancava qualcosa.
-“Dov’è Alexis? Non avevate in programma
la serata padre/figlia?”-
-“Si, in teoria si. Ma Ashley si è
sentito male e Alexis è andata a fargli da infermiera, lasciandomi da
solo con
i pop-corn e ‘La Bella e la Bestia’!”- rispose lo scrittore.
Kate annuì. Poteva ben capire la paura
di Alexis e la premura di sapere che il suo ragazzo stava bene.
Facendo un respiro profondo, Kate iniziò
a raccontare il suo sogno.
-“Rick, era tutto così reale. Ho… ho
sognato che ero in un castello, e che tutti gli abitanti erano
incantati. Non
ricordavo come c’ero arrivata, ma alcuni di loro mi ricordavano voi.
Tu, Lanie,
Esposito, Ryan… persino Martha con Alexis. Eravate tutti lì. Anche mio
padre.”-
spiegò Kate.
-“Aspetta, un castello? Intendi come
questo?”- chiese premendo il tasto play, facendo ripartire il suo dvd.
-“Si. Mi sono addormentata al distretto
subito dopo la nostra conversazione e credo che in qualche modo mi
abbia
influenzata.”- disse abbassando lo sguardo, ma Castle ancora non capiva
cosa
l’avesse così sconvolta.
-“Fammi capire… quindi tu eri Belle? E
io chi ero, Gaston?!”- chiese un po’ confuso.
Kate lo fissò negli occhi.
-“No Rick. Tu eri la Bestia. Josh era
Gaston.”- rispose in un sussurro.
-“Oh…”- commentò Rick iniziando a
capire.
-“Era… era davvero così reale! Quando
Gaston ha pugnalato la Bestia io…io…”- Kate si bloccò, sentendo di
nuovo le
lacrime pronte a cadere sulle sue guancia.
-“Shh…shh… Kate!”- disse Castle
abbracciandola di nuovo.
-“Io sto bene. Non sanguino e non sono
ferito. E cosa che personalmente reputo molto importante, non sono
peloso come
la Bestia!”- disse sperando che di allentare la tensione.
Kate rise, una risata appena accennata, e
quando Castle sentì quel suono, si tranquillizzò.
Ma poi rifletté sulle parole di Kate.
-“Che cosa intendevi quando hai detto
che non era stato Josh a farti questo? Hai detto ‘non ancora’.”- chiese
lo
scrittore.
Kate lo fissò negli occhi, quegli
splendidi occhi azzurri che le infondevano sempre tranquillità e che le
facevano capire quanto lui l’amasse.
-“Gli… gli ho scritto un sms. Prima di
venire qui. Gli ho detto che gli devo parlare. E credo che abbia anche
capito
cosa voglio dirgli.”-
Castle non fiatò e Kate capì che questa
volta aveva bisogno di sentirsi dire tutto.
-“Non voglio stare con lui. Rick, in
quel sogno… quando la Bestia è stata ferita a morte, io ho urlato il
tuo nome,
non Josh, capisci?! Io avevo…ho paura di perderti.”- disse Kate
sperando di
essere chiara nel suo discorso.
–“E credo che sia amore… quando urli nel
sonno il nome della persona che hai paura di perdere.”- continuò la
bella
detective sussurrando, quasi avesse paura che lui la respingesse.
Ma Kate ormai non poteva più
nascondersi.
Era andata oltre, aveva finalmente avuto
il coraggio di voltare pagina, di fare quel salto che aveva sempre
avuto paura
di fare.
Accarezzò il viso dell’uomo e poggiò le
labbra su quelle dello scrittore, per unirle in un tenero bacio.
Le loro labbra si sfioravano appena ma
Castle, che aveva sempre desiderato tutto questo, che la sua detective
gli
confessasse il suo amore, la attirò a sè, approfondendo il bacio.
Le loro lingue si assaporarono, ed
entrambi finalmente si sentirono completi.
Per Kate la relazione con Josh era una
storia chiusa e ora poteva vivere finalmente il suo amore con Castle,
senza più
nessun dubbio, perché la paura di perderlo per sempre era stata più
forte e il
sogno gliel’aveva dimostrato.
Staccandosi e ancora con il fiato corto,
Kate disse:
-“Rick, dimmelo di nuovo.”-
-“Sono meno peloso della Bestia!!”-
esclamò soddisfatto e contento di non avere corna e peluria in eccesso,
ma gli
bastò un’occhiataccia di Kate per fargli capire che aveva proprio
sbagliato
momento.
Sorridendole dolcemente le prese il viso
fra le mani ed esclamò:
-“Ti amo, Kate.”- disse posando
nuovamente le sue labbra sulle sue.
Kate sorrise felice e in quel bacio
riversò tutto l’amore che provava per lui.
Si accoccolarono nel divano.
Il giorno dopo avrebbe dovuto parlare
con Josh.
Non era giusto prenderlo in giro e non
sarebbe stato facile, ma in
quel momento non aveva voglia di pensarci.
Voleva stare lì con lui, a baciarsi e a
sentirsi amata.
Si addormentarono così, guardando ‘La
Bella e la Bestia’, proprio come tutto era incominciato, perché infondo
‘every Princess needs her Castle’.
ANGOLO MIO:
Saaalve!! :D come state oh popolo di efp?! xD
bon
che dire?! eccovi l'ultimo capitolo di questa follia pura! xD
quando ho pensato a questa storia non erano previsti il capitolo
introduttivo e questo finale.. era una shot ma ormai avete capito che
tutto ciò che programmo di corto diventa lungo! -.-' bo anche a scuola
mi cazziavano xk non sapevo sintetizzare e mi toccava scrivere in
minuscolo! xD
anyway
mi sento di dovervi spiegare questa frase che dice Kate: "-“Non è stato lui?!”- -“No. Non ancora per lo meno…”- "
ok, qui non intendevo che
Josh le potesse fare del male a livello fisico.. lo intendevo come
magari una sfuriata o una discussione e stop! rileggendo mi sn resa
conto che poteva essere frainteso!
ok chiudo qui... ma ci
tengo a ringraziare tutti voi che avete letto anche questa mia ff, che
l'avete recensita ecc ecc...grazie grazie grazie!
ci rileggiamo?! mah chi lo
sa! xD
volevo andare in pensione
ma non ci riesco! xD
sbaciotoooo
Mari24 ;>
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=998215
|