Macchie d'inchiostro

di Storm_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Settembre ***
Capitolo 2: *** Nonsense rain ***
Capitolo 3: *** Insomniac ***
Capitolo 4: *** Fogli sciolti dalle lacrime ***
Capitolo 5: *** Invisible ***
Capitolo 6: *** Merry birthday and happy Christmas ***



Capitolo 1
*** Settembre ***


 

Settembre

Essere un’ artista fa schifo per la maggior parte del tempo.
Quando non hai ispirazione, cosa che a me succede troppo spesso, dentro sei arido come il Sahara. Ti guardi intorno e sembra che dappertutto ognuno sappia esattamente cosa vuol dire e come esprimerlo, sei l’ unico impotente nella folla dei sicuri di sé.
Il brutto è che io ho molto da dire al mondo, così tanto che temo di esplodere da un momento all’ altro, lasciando vagare tutto ciò che avevo dentro insieme alle nuvole; senza darmi il tempo di esprimermi. Il passaggio dalla mente al foglio è sempre critico. Le parole e le immagini concrete sfigurano orribilmente l’idea che nella confusione sfocata dei pensieri sembrava perfetta.
Allo stesso tempo mi sento orribilmente vuota.  Questo garbuglio enorme che parte dal centro del cuore e preme contro i polmoni e lo stomaco si dissolve non appena provo a decifrarlo,  fugge da me e sembra quasi prendermi in giro per la mia totale incapacità. Ciò mi fa soffrire, sento gli spigoli di questa mancanza pungermi l’ anima nei punti più sensibili.
So che sarebbe molto più facile non pensarci, la superficialità è uno schermo che protegge gli angoli più remoti del cuore dagli attacchi esterni.
Ma nonostante questo intreccio evanescente di cose che non riesco a comprendere, questo maledetto vai e vieni di sensazioni effimere mi devasti non riesco a smettere, starei molto peggio se lasciassi cozzare ogni cosa contro l’indifferenza del mio cuore di plastica, vivrei una vita dimezzata.
Forse dovrei uscire, far prendere una boccata d’aria alla mia anima intorpidita. Troppe riflessioni al chiuso non sembrano farmi troppo bene.
Le foglie calpestate emettono sotto i miei piedi un debole scricchiolio, come un lamento per quell’ ennesimo umano che le ignora.  Sono un po’ come una foglia autunnale abbandonata insieme a tante altre su un marciapiede affollato. Ho disperatamente bisogno di aiuto, ma la mia voce è troppo debole perché qualcuno possa sentire il mio richiamo.
Un urlo liberatorio sarebbe la medicina ideale, un bel “Vaffanculo” al mondo per  scongiurare quel silenzio così ingombrante che rimbomba nei miei timpani anche nei posti più rumorosi.  Non riesco più ad ascoltare il lamento delle foglie, infilo le cuffiette e lascio che i Green Day mi accompagnino per l’ultimo tratto fino al parco.
Anche d’autunno, quando la città cambia spoglie e indossa la sua aranciata veste settembrina, nel parco c’è qualcosa di eternamente estivo.
L’ incanto di questo posto dipende interamente dal profumo degli alberi.
In questo periodo le foglioline marroni ancora ostinatamente appese alle braccia scheletriche degli alberi hanno un aroma che sa di speranza infinita.
Conosco questo posto ormai a memoria. Ho il mio rifugio, dietro ad una vecchia quercia.
Vengo sempre qui, quell’ angolino umido mi urla “Casa!”in modo irresistibile. Più di una volta ho dormito qua fuori, cullata dalle stelle gelide nel buio totale di un parco senza lampioni.
Nessuno mi vede mai, quando vengo qui. O almeno, nessuno mi guarda.
A me va bene così. A differenza di ogni altro luogo, questo parco di periferia non mi fa mai sentire fuori posto. Non condivide la pretesa che ha il resto del mondo di volerti uniformare a chiunque altro. Perché malgrado tutte le mie insicurezze, so di non essere un “chiunque” qualsiasi.
C’è qualcosa che non va,oggi. Qualcuno ha invaso la mia tana.
Una giacca di pelle consumata e dei capelli castani arruffati incorniciano gli occhi grigi dell’ invasore, che sta fissando le sue scarpe. 
E’ completamente assorto nella musica che gli rimbomba nelle orecchie dagli auricolari, non mi ha neanche vista. Ne approfitto per svignarmela. La gente non fa senz’altro per me.
Chissà se è la prima volta che viene, o se inconsapevolmente ho condiviso il mio posto speciale con qualcun altro. Potrebbe addirittura averlo eletto il suo posto prima di me.
Questa sottospecie di incontro mi ha imbarazzata. Mi sento come se quell’ estraneo mi avesse rubato intenzionalmente ciò che ho di più prezioso. In quell’ angolo di verde ho riflettuto innumerevoli volte, crogiolandomi nella mia eterna solitudine, su praticamente qualsiasi cosa.
Il tronco di quella quercia ha visto sbocciare le mie prime consapevolezze su cosa fossi e quante cose potessi fare nella mia vita. E’ come se ogni filo d’erba racchiudesse un pensiero, un segreto diverso e ora quel ragazzo, sdraiandocisi sopra, li avesse irrispettosamente profanati uno ad uno.
Neanche per un attimo mi sfiora il pensiero che magari lui è come me.
E’ egoistico da parte mia pensare di essere l’ unica a venire gettata dalla vita nel tunnel nero dell’ adolescenza e che sta disperatamente cercando una luce a cui aggrapparsi per uscirne. Magari anche lui è un artista inaridito dalla mancanza di ispirazione, o semplicemente un ragazzo spossato dalla solitudine che a volte si fa troppo presente anche per un’ asociale come me.
Anche se ogni relazione umana mi costa una fatica enorme, a volte avrei davvero bisogno di qualcuno simile a me, che sappia capire cosa mi turba senza che io gliene faccia un resoconto dettagliato. E’ ovviamente impossibile, ma io ,sentendo ogni cosa chiara dal momento che avviene dentro di me, ho la stupida convinzione che per chiunque altro sia una passeggiata decifrare il mio umore semplicemente grazie a un indizio percettibile quanto il rumore di un sospiro.
Forse quel ragazzo ci sarebbe riuscito. Quegli occhi grigi sembravano del tipo in grado di comprendere ogni cosa con uno sguardo.
Chissà a cosa pensava quando l’ ho sorpreso dietro alla mia quercia.

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Capitolo 2
*** Nonsense rain ***


 

Nonsense rain

Questa pioggerellina che tamburella sul mio ombrello giallo ha un ritmo rilassante che sa di sogno fatto all’alba.
Sembra che il cielo lasci cadere solo queste misere goccioline d’acqua perché ha intuito che c’è già abbastanza tempesta dentro di me e ho bisogno di calma.
E poi la pioggia la senti solo se ascolti con attenzione, come se non volesse disturbare quelli troppo impegnati per aprire le orecchie del cuore.
Sono tutti indaffarati nel loro rumoroso viavai di smog, per loro la pioggia non è che un inconveniente in più nella loro già marcia giornata.
Non ho mai capito a cosa serva la velocità nella vita. A che scopo correre ed incespicare concitatamente per arrivare già affannati alla meta?
Tanto alla fine ci arrivi lo stesso, salvo imprevisti. Ma la gente si comporta come se agendo con più velocità possibile si possano arginare le possibilità di eventuali imprevisti, ma già lo dice la parola, non puoi prevedere che accadano.
La prospettiva del futuro è terrificante per la maggior parte della gente, hanno tutti paura di trovarsi ammanettati a qualcosa che non desiderano veramente.
L’irreversibilità di alcune scelte. Il motivo della debolezza di molti.
Sembra sempre che gli altri siano talmente forti da bastare per due, ed alla fine ci si trova a rincorrere il sogno di qualcun altro, felici di non aver avuto la responsabilità di una decisione.
Sarebbero stati incapaci di reggere la tensione e l’ angoscia che derivano dal pensare seriamente a se stessi, probabilmente. Si potrebbero anche avere riscontri spaventosi, autoanalizzandosi.
Ma che vita è? A che scopo vivere secondo i piani di qualcun altro solo perché il coniglio dentro di noi implora di prendere la scorciatoia?
Di errori se ne commetteranno tanti comunque, allora meglio commettere quelli che sono destinati a noi.
Non dovrebbe attrarci più la prospettiva di una libertà personale che quella di un’esistenza comoda ma incompleta?
Ecco a cosa penso nel grigiume nebbioso di una giornata ad inizio settembre.

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Capitolo 3
*** Insomniac ***


Insomniac

Non dormo.
A volte vorrei riuscire a fare come le persone normali, che dopo una certa ora vanno a dormire.
Ma è più forte di me.
 Le mie palpebre si rifiutano di provare lo stimolo di chiudersi sulle mie stanche pupille, ed il mio cervello, dopo le tante ore diurne di stand-by, va in totale fibrillazione.
Se fosse solo una questione di buona volontà, con un po’ d’impegno forse riuscirei ad ignorare i luminosi fuochi d’artificio che si accendono nella mia mente, ma fanno troppo rumore.
Ancora non riesco a spiegarmi lo scopo di questo spettacolo pirotecnico, sta di fatto che di notte è una meraviglia starsene svegli ad ammirarlo.
La notte mi si presenta così ricca d’ ispirazione.
Il buio che avvolge la mia camera illuminata e il silenzio sacro che permea ogni cosa rendono l’atmosfera elettrica, come se fosse carica di un qualcosa di sfuggente che solo io ho la possibilità di afferrare.
Non dormo.

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Capitolo 4
*** Fogli sciolti dalle lacrime ***


Fogli sciolti dalle lacrime

Ed ecco che la prima lacrima scivola inesorabilmente lungo la guancia, precipitandosi sul foglio.
Un attimo di debole distrazione è bastato a farla crollare.
Cerca dentro sé la ragione di quell’ unica lacrima, sapendo già che non troverà mai il vero motivo del piccolo ruscello salato che ha deformato il suo disegno.
“Tanto non era neanche bello” pensa, staccando con violenza il foglio dall’ album e gettandolo nella spazzatura senza neppure curarsi di accartocciarlo.
In realtà quel disegno lo odiava prima ancora che prendesse forma sul foglio.
Forse per quella rabbia repressa che l’ ha fatta crollare.
Tanti piccoli dispiaceri quotidiani che si accumulano fino al limite massimo.
Ripensa a fatti insignificanti e sconnessi tra loro.
Nelle sue viscere un senso di ingiustizia brucia stizzoso, dando il via al fiume di pianto.
Le lacrime le corrodono il viso con il loro calore.
Come fanno le lacrime ad essere così calde, quando dentro di sé lei sente il più assoluto gelo polare?

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Capitolo 5
*** Invisible ***


Invisible

La consapevolezza di non avere nessuno disposto ad ascoltare i tuoi flebili lamenti,
la certezza che non troverai mai qualcuno di simile a te,
qualcuno capace di comprendere ciò che dici ma soprattutto ciò che non dici.
La depressione mi affligge vedendo quanta solitudine ho da godermi,
e nessuno con cui condividerla.
Persona invisibile.
Di cui nessuno si preoccupa.
Andrà avanti da sola.
Non si aggrapperà a nessuno, perché se ne avrà bisogno non ci sarà chi vorrà essere il suo appiglio.               
Non proverà mai il solletico in fondo allo stomaco
di essere amati da qualcuno.

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Capitolo 6
*** Merry birthday and happy Christmas ***


Merry birthday and happy Christmas

Titolo solo per far capire che si parla di compleanni xD 
Che nessuno provi a spiegarsi il significato di questa shot.
Ho la sensazione di parlare da sola come una povera pazza xD Portatemi via finchè siamo in tempo!
Vabè.
Hey ho, let’s go.

23:00. Tra esattamente un’ora è il mio compleanno. E cosa cambierà?
Non ho mai capito lo scopo dei compleanni.
Ricordare il momento in cui sei piombato qui.
Per quel giorno tutti ti amano e ti festeggiano, come se nascere fosse un’ impresa impossibile degna di chissà quale ricompensa.
Casomai dovrebbero festeggiare mia madre, che non perde mai l’ occasione di rammentarmi le 22 ore di sudore e sofferenza prima che io nascessi.
Chiusa nella mia stanza e circondata nella musica.
La solita luce giallognola, le solite facce sbiadite appese alle pareti.
Non è che domani qualcosa sarà diverso. Il mondo continuerà a girare esattamente nello stesso modo.
Il compleanno è una festa totalmente insensata, eppure in fondo al mio stomaco c’è ancora un rimasuglio dell’ emozione che un tempo mi travolgeva già verso i primi di marzo.
Ogni sera segnavo una crocetta sul calendario, quel conto alla rovescia era un gesto così stupido eppure per me era il momento più importante della giornata. Il mio compleanno era una meta che rincorrevo impaziente come se da un momento all’ altro avrebbe potuto cessare di esistere. In meno di ventiquattro ore,poi, era già tutto passato, e a me restavano solo i regali e la carta strappata.
Ricordo che, la sera, quando osservavo i resti della carta da regalo squartata che ora giacevano sul tappeto della sala mi assaliva un forte senso di nostalgia, che andava sempre a braccetto con l’ impressione che avrei potuto sfruttare meglio una giornata ritenuta così speciale.
Forse più che il compleanno in sé era la curiosità per cosa avrei ricevuto in regalo a mettermi così in subbuglio. Però ricordo bene con quanto orgoglio, i giorni seguenti al mio compleanno, sbandieravo la mia età fresca di arrivo ai quattro venti.
Ora invece è come se tutto accadesse a qualcun altro.

**

“Buon compleanno, amore!”
Socchiudo gli occhi infastidita dall’invasione di luce nella mia camera.
Più che la luce, però, è l’ eccitazione di mia madre ad essere ingombrante.
Notando che sono sveglia, corre a stritolarmi. Ehi, ho appena tagliato un nuovo traguardo e già mi vuoi uccidere?
In un lampo scompare e riappare nella mia stanza, stavolta accompagnata da un’enorme torta.
Sulla quale spicca una sola candelina.
E’ una luce così tremula e fragile, ho quasi paura a soffiarci sopra.
E’ come se fosse già spenta. Infatti la fiamma svanisce prima che mia madre faccia in tempo a raggiungere il mio letto.
Buon compleanno a me, buon compleanno a me.
 
NOTA DELL’ AUTRICE:
Oh se mi sento figa a scriverlo!
Comunque domani è il mio compleanno, e come al solito la cosa mi confonde. Ciò ovviamente sfocia in una crisi delle 23 che si riversa con tutta la sua furia nervosa sui poveri lettori.
Adios!

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