Three pieces of cake di Sparrowhawk (/viewuser.php?uid=128208)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I'm sorry world. ***
Capitolo 2: *** Never judge a book by looking only at his cover. ***
Capitolo 3: *** Couldn’t bare to say the truth. ***
Capitolo 1 *** I'm sorry world. ***
I’m sorry world.
Flippy
si portò
sconcertato una mano sull’orbita ferita, il sangue che usciva
a fiotti da sopra
il suo sopracciglio. Teneva gli occhi sgranati, confuso, incapace non
solo di
capire cosa aveva spinto Flaky a colpirlo, ma anche del fatto che una
come lei
fosse riuscita effettivamente a ferire qualcuno.
E
non un qualcuno
qualsiasi.
Aveva
colpito lui, lui
che più di tutti la amava e che, da mesi ormai, aveva la
fortuna di poterla
stringere fra le braccia neanche fosse il suo più grande
tesoro, l’unica
persona da cui mai si voleva staccare e dalla quale voleva andare
quando aveva
qualcosa di importante da dire, fosse questa bella o brutta. Flaky si
era
piegata, aveva afferrato uno dei tanti pezzi di vetro che stavano ai
loro piedi
– a proposito, come mai c’erano quei frammenti a
terra? – e lo aveva blandito
come un coltello, colpendo alla cieca fino a prenderlo in pieno.
-
Scu-Scusami… -
aveva mormorato lei, fra i singhiozzi, apparendo ora più
sconvolta di quanto
non lo fosse stato lui stesso – N-Non volevo…
Io…io pensavo che tu v-volessi…
Flippy
abbozzò un
sorriso, uno di quelli poco convinti e caratterizzati da un labbro
tremante.
Ancora non capiva cosa fosse successo, cosa
avesse spinto una dolce fanciulla come Flaky a colpirlo a sangue
freddo. Per
una volta, insomma, fu lui a provare paura.
-
Che volessi…cosa? – domandò, desideroso
di
avvicinarsi a lei per scacciare quelle lacrime amare che vedeva a
rigarle il
volto, ma sentendosi totalmente incapace di farlo.
-
Che volessi…farmi male…
-
Farti male, Flaky? – ripeté lui, stringendo la
mano sul viso senza neanche rendersene conto – Io non potrei
mai farti male, e
tu lo sai. Sei…sei il mio angelo.
La
vide irrigidirsi
tutta nel sentirsi dire quella cosa in specifico e, per quanto assurdo
potesse
essere, le lacrime parvero aumentare. Flippy sapeva che si poteva
piangere
dalla gioia, e confidava nel fatto che qualunque ragazza avrebbe
trovato
stupendo il fatto che il proprio partner la definisse come un
“angelo”, tuttavia
sentiva a pelle che quello non era un pianto liberatorio dettato da un
moto
eccessivo di felicità. No, lei stava piangendo davvero.
-
S-Sei il mio angelo, guarda che dico seriamente! –
esclamò, sentendosi improvvisamente in colpa.
Forse
non sembrava convincente.
Forse il suo tono di voce non era abbastanza deciso.
-
Flippy…tu non ricordi proprio quello che hai
fatto?
Stavolta
toccò a lui
irrigidirsi, stringendosi nelle spalle ora a disagio. Che aveva fatto?
-
…li hai… - cominciò Flaky, prendendo
respiri
profondi fra un fremito e l’altro - …li hai uccisi
tu-tutti… Hai…dato di matto
e li hai… I nostri amici… N-Nutty,
Giggles… Handy… tutti…!
Flippy
abbassò lo
sguardo e prese a fissarsi i piedi, osservando con minuzia di
particolari i
piccoli pezzi di vetro che stavano attorno ai suoi piedi e a quelli di
Flaky.
Notò delle macchioline rosse sui suoi stivali verde
militare, macchie che
neanche con tutta la buona volontà e l’ignoranza
del mondo non avrebbe potuto
non ricondurre al sangue. Deglutì, girandosi lentamente pur
mantenendo gli
occhi sempre bassi. Anche quando ebbe dato le spalle alla ragazza con
cui aveva
parlato sino a quel momento, si prese qualche secondo per trovare la
forza, o
il coraggio, di alzarli.
Lo
fece.
Lo
fece e subito cadde
in ginocchio, il fiato corto ed il cuore in gola.
-
No. – disse, in un sussurro – No, io…
No, no, no.
Scuoteva
forte il capo,
cercando di autoconvincersi che era tutto un sogno, un incubo da cui si
sarebbe
presto risvegliato. In fondo poteva anche darsi che stesse solo
dormendo, che
ora, magicamente, si sarebbe risvegliato nel suo letto, stretto a
Flaky, con le
stelle ad illuminare la notte.
-
Io non… Io non farei mai una cosa così. M-mai.
Mai!
Venne
preso d’assalto
dal terrore e dal disgusto per se stesso. Cominciò a
piangere anche lui,
disperato, sentendo di dover essere biasimato non solo per
l’omicidio di
qualcuno, ma anche per il fatto di aver cancellato la cosa come se
nulla fosse.
Valeva così poco la vita di un altro? Poteva davvero
uccidere e poi atteggiarsi
normalmente, senza alcun ricordo a tormentarlo?
No.
Non poteva. Non lui
che provava pena per chiunque. Non lui che quando spaventava per puro
caso
Flaky, entrando di sorpresa in una stanza, chiedeva scusa almeno cento
volte,
prostrandosi quasi fino al pavimento. Era impensabile.
-
Mi dispiace… - questo gli uscì come un rantolo,
sommesso, certo, però chiarissimo -
…Dio… Dio, mi dispiace…
Delle
mani candide e
tremolanti gli coprirono gli occhi verdi e lui, stringendole fra le
sue,
continuò a chiedere scusa a Flaky, ai suoi
amici…al mondo.
-
Non guardare più… - esordì lei, sua
compagna
perfino nel pianto - …d-dimentica, Flippy. Dimentica.
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Capitolo 2 *** Never judge a book by looking only at his cover. ***
Never judge a
book by looking only at his cover.
Non
sapeva mai quando e
come leggere i segnali che dicevano “ATTENZIONE, PERICOLO,
FLIPPY AL MOMENTO
NON
RAGGIUNGIBILE. QUELLO CHE
VEDI È L’ALTRO”.
Lo
osservava, lo faceva
per minuti interminabili, e nonostante questo capitava spesso che si
ritrovasse
a tanto così dal suscitare la sua rabbia con la sua
goffaggine anzi che il suo
dolce, bellissimo sorriso. Fliqpy compariva a caso, tutt’al
più, e come uno di
quei tornado improvvisi aveva la facoltà di distruggere
tutto ciò che Flippy
aveva creato nel giro di mezzo minuto. Era quello il tempo che
impiegava a ferire, insultare
ed impaurire.
Mezzo minuto contro alle intere giornate che, invece, il suo caro amico
adoperava per farsi degli amici.
Era
assurdo. Assurdo e
crudele.
Flaky,
perdendosi in
questi pensieri, non si accorse di aver tenuto lo sguardo fisso su di
lui
mentre, dall’altra parte della strada, stava uscendo dalla
farmacia. Il
militare l’aveva notata e sorridendo la aveva raggiunta, il
viso un poco
pallido e due grosse occhiaie ad incorniciare i suoi occhioni verde
smeraldo
dolci tanto quanto lo erano quelli di un cerbiatto. La notte appena
trascorsa
non era stata delle migliori, per lui. Aveva sognato a ciclo continuo
le
disavventure che lo avevano visto protagonista in Vietnam, e la cosa,
chiaramente, non aveva giovato al suo sonno già di per
sé leggero.
-
Ciao, Flaky. – disse, con tono allegro e
spensierato. Gli bastava vedere il suo volto per risanare ogni ferita,
fisica o
psicologica che fosse.
Lei
scattò sull’attenti
e lo fissò senza proferire parola, la bocca aperta
malamente, le gambe ridotte
a due gelatine. Buono o cattivo? si chiese, buono o cattivo?
-
Oh, Lumpy mi ha dato una cosa… - continuò Flippy,
senza notare la sua espressione forse per la stanchezza –
Quell’uomo fa mille
lavori! – e tutti fatti male, pensò – Mi
chiedo dove trovi il tempo per tornare
a casa…
Rovistò
a lungo nella
tasca della sua giacca in verde mimetico, alla ricerca del prezioso
carico, ma
quando estrasse la mano tutto contento e la allungò verso
Flaky, questa
proruppe in un urlo e serrò le palpebre, nascondendosi
dietro all’albero più
vicino.
Rimase
a fissarla
sconcertato, gli occhi grandi, sentendosi osservato da tutti quelli che
come
loro avevano deciso di uscire in città e godersi il bel
tempo. Non le aveva
fatto niente, stavolta, ne era sicuro, ma evidentemente tutti i torti
subiti e
le cose brutte che gli aveva visto compiere alla fine avevano intaccato
anche quell’ultima
particella di stima ed affetto che aveva sempre conservato nei suoi
confronti.
-
F-Flaky… - fece un passo avanti...
-
Hiiiii!
...arrestandosi
subito.
Per
un secondo la
osservò ancora, poi però sorrise ed
abbandonò le caramelle che Lumpy gli aveva
regalato a terra, sull’erba fresca di rugiada del parco al
centro della
cittadina, poco distanti dalla sua amica. Non disse niente,
allontanandosi
piano e calcando il berretto verde scuro sul volto, quasi a voler
nascondere la
tristezza nel constatare che perfino lei lo temeva. Faceva bene, il
problema
che aveva non era certo da prendere sotto gamba. Ma anche
così era doloroso il
dover perdere perfino Flaky.
Perfino
lei.
La
piccina uscì dal suo
nascondiglio con la testa fulva, i capelli rossi e scompigliati ad
andare
ovunque mentre cercava di capire cosa fosse successo. A vederlo con la
mano in
tasca aveva cominciato a pensare che fosse in procinto di estrarre un
coltello
e di attaccarla, perciò era scappata prima che potesse fare
qualsiasi cosa,
urlando per attirare l’attenzione e far sì che
qualcuno lo fermasse e lo
riportasse in sé. Tuttavia non era accaduto niente, Fliqpy
non si era avventato
su di lei e non aveva neanche cercato di aggredirla.
Uscendo
del tutto da
dietro alla quercia del parco, si mosse di qualche passo passetto,
lenta e
titubante come sempre, trovandosi ben presto dinanzi a tre caramelle
dalle
carte sgargianti e colorate. Limone, fragola e arancia. I suoi gusti
preferiti.
-
…oh, no…
Gli
occhi le si
riempirono di lacrime e, tirando su i confetti velocemente, corse
dietro a
Flippy. Per sua fortuna non era andato lontano, ancora lo intravedeva
nonostante fosse quasi fuori dalla sua vista. Chiamò il suo
nome a gran voce,
ignorando i curiosi che subito si erano girati a guardarla. Lo
chiamò
disperata, il pianto che via via si stava facendo sempre più
infantile.
-
Fl-Flippy…! – urlava – Flippy,
scu-scusaaaaaa…!
Non
appena lo ebbe
raggiunto si fiondò fra le sue braccia, stringendolo forte a
sé e lasciandosi
stringere a sua volta. Flippy emise una breve risata, affondando il
volto nei
suoi capelli profumati e lunghissimi.
-
Scusami, ti prego!
-
E di cosa? Non me la sono presa.
-
Scusami l-lo stesso!
Rise
di nuovo. – Va
bene, va bene… - rispose – Ti perdono.
Per
fortuna si era
sbagliato. Magari era vero, Flaky aveva paura, ma non di lui. Lei
temeva
Fliqpy, una persona che lui non era e che mai, mai sarebbe stato. Una
persona
che non capiva o non voleva capire quanto gli amici fossero importanti.
Quanto
l’amore…fosse importante.
“Ma
tanto…” si disse
Flippy, baciando la fronte della sua Flaky “…non
riuscirà mai a separarmi da
lei.”
La voce dell'Autrice: Questa l'ho sviluppata grazie ad una piccola, piccolissima doujin se così vogliamo chiamarla. No. In realtà non dovrei chiamarla così, ma noi facciamo finta di niente e bona lì xD
Il link all'immagine - ecco, diciamo immagine che è meglio - è codesto: CLICCAMI TUTTO |
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Capitolo 3 *** Couldn’t bare to say the truth. ***
Couldn’t bare to say the truth.
Flaky
camminò per il
marciapiede con passo cadenzato, canticchiando tra sé e
sé una canzoncina
campata in aria nonché inventata sul momento. Le piaceva
passeggiare, e
nonostante il tempo sembrasse deciso a non reggere ancora per molto,
lei aveva
comunque deciso di uscire a prendere una boccata d’aria. Con
l’ombrello rosso
sotto braccio ed un piccolo sorriso ad impreziosirle il volto, si
diresse
tranquilla giù per la strada.
“Guarda
le coincidenze”
pensò ad un certo punto, trovandosi dinanzi al viottolo che
conduceva alla
porta laccata di verde della casa di Flippy “sono arrivata
nel suo quartiere
senza neanche accorgermene!”
Arrossì
a rendersi
conto da sola che, se era lì, non era di certo per uno
strano gioco del
destino. Era uscita di casa con il preciso intento di raccogliere il
coraggio
ed andare da lui. Per vederlo, per parlarci qualche attimo, per
specchiarsi in
quelle iridi che tanto amava e che le infondevano sicurezza e dolcezza.
Esageratamente
emozionata, Flaky bussò all’uscio ed attese che
l’amico andasse ad aprirle. In
un secondo controllò come le stava quel vestito magenta
addosso, come il fiocco
legato al collo fosse al suo posto, ed ignorando volutamente
il fatto che i suoi capelli erano scompigliati come
sempre, deglutì appena quando vide la porta aprirsi. Flippy
la guardò per un
po’ rimanendo in silenzio, ma poi le sorrise uscendo sul
portico ed
abbracciandola.
-
Che sorpresa! – esclamò – Non mi
aspettavo una tua
visita, oggi!
Lei
divenne anche più
rossa, però fece di tutto per non darlo a vedere.
Staccandosi da lui, sebbene a
malincuore, tentò di parlare come se nulla fosse.
-
St-Stavo passeggiando e m-mi sono ri-ritrovata
qui… - ok, il tentativo di dire qualcosa in modo normale era
andato a farsi
benedire del tutto.
-
Mi hai preso alla sprovvista, sai? – disse ancora
Flippy – Oggi non è proprio una grande giornata
per me, purtroppo.
Flaky
sgranò gli
occhioni. – Cosa è successo?
-
Casa mia è un totale macello… Shifty e Lifty mi
hanno derubato ieri notte.
-
E tu eri in casa?
-
Già.
-
Cielo, spero non ti abbiano fatto niente di male!
Quei due sono come dei bambini che corrono con delle forbici in mano,
quando si
mettono.
Il
ragazzo alzò le
spalle, scompigliandosi i capelli verde chiaro con la mano destra.
Stava per
dire che non era successo niente di male, che la serata era passata
senza che
quei due lo ferissero in alcun modo, ma Flaky non glielo permise.
-
La tua mano! – esclamò, prendendola fra le sue di
scatto per controllarla – Allora qualcosa ti hanno fatto!
È tutta fasciata e le
bende…sono piene di sangue!
Flippy
non disse
niente, improvvisamente teso. Gettò uno sguardo ansioso
verso casa sua, dove
sapeva che, dall’altra parte del muro, poco distanti dalla
porta, i corpi di
Shifty e Lifty giacevano senza vita in attesa di essere raccolti e
nascosti. Li
aveva rinchiusi in due sacchi scuri e stava appunto per gettarli quando
lei, la
piccola Flaky, aveva fatto capolino nella sua giornata.
-
Dobbiamo fare qualcosa, o peggiorerà. –
continuò
lei, preoccupatissima – E-Entriamo, avanti…ti
aiuto a-…
-
No, no! – si affrettò a rispondere il militare,
scuotendo freneticamente il capo e chiudendosi l’uscio alle
spalle – Vedi ho…ho
finito le garze e…e anche il disinfettante. Quando hai
bussato stavo uscendo
per andare a comprarli.
Non
voleva che vedesse
cosa aveva fatto Fliqpy. Non voleva che urlasse, guardandolo come se lo
vedesse
per la prima volta per quello che in realtà era: un mostro.
Mentiva per questo,
non per altro, perché il pensiero che Flaky lo odiasse lo
uccideva.
-
Mi…mi accompagni?
La
ragazzina si
ritrasse, lasciandosi sospingere dal compagno, e pur provando uno
strano senso
di inquietudine annuì piano e lo seguì. In fondo
era andata da lui proprio per
questo, no? Per stargli vicino, anche se per poco.
-
S-Sai… - ricominciò a balbettare -
…hanno aperto
un…un nuovo bar. Nutty ci è stato e mi ha detto
che f-fanno dei pasticcini
straordinari. T-ti va se, dopo, ci andiamo insieme…?
Flippy,
allontanandosi
dalla propria dimora e da ciò che aveva fatto, le sorrise
nuovamente. Fece
passare un braccio attorno alle sue spalle, stringendola a
sé.
-
Certo che mi va. Oggi possiamo stare insieme
quanto vuoi.
-
D-Davvero? Non hai niente d-da fare?
-
No.
Dentro
qualcosa si
ruppe a dirle quella bugia, ma imperterrito continuò ad
apparire sereno.
-
Non ho assolutamente niente da fare, Flaky.
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