Policewoman in New York.

di Lucy95Lucia
(/viewuser.php?uid=180976)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** New York by Night ***
Capitolo 2: *** Santana Lopez In New York by Night 2 ***
Capitolo 3: *** Santana Lopez in New York by Day ***
Capitolo 4: *** Santana Lopez in New York by Day 2 ***
Capitolo 5: *** Pastelli a cera. ***
Capitolo 6: *** Pastelli a cera. 2 ***
Capitolo 7: *** Pastelli a cera 3. ***
Capitolo 8: *** L'incontro. p1 ***
Capitolo 9: *** Amicizia p1 ***
Capitolo 10: *** L'incontro. p2, Gli incontri p. 1 ***
Capitolo 11: *** Gli incontri p2 ***
Capitolo 12: *** Seb p1 ***
Capitolo 13: *** Gli incontri p3 ***
Capitolo 14: *** Approfondire le coccole. ***
Capitolo 15: *** capitoletto-etto ***
Capitolo 16: *** Litigio, Taylor ***
Capitolo 17: *** Titanic time. ***
Capitolo 18: *** Colazione in casa Lopez ***
Capitolo 19: *** Kaylor ***



Capitolo 1
*** New York by Night ***


                                                                              Capitolo 1: Santana in New York by night.

____________________________________________________________________________________________________________

Un'altra banca!”

Ancora?”

Sì Lopez, ed è sempre Lei.”

Dios! Dove?”

Tra la sedicesima e la ventitreesima.”

Sto andando!” Attaccò la mora, buttando il cellulare nella tasca della giacca di pelle. Il vento della notte la investì non appena partì in moto. Era furiosa e instancabilmente insoddisfatta, la LadraBì era praticamente inarrestabile. Aveva passato notti intere a pensare a come fosse possibile che una sola donna riuscisse a raggirare un intero corpo poliziesco in tutti gli Stati Uniti senza essere mai acciuffata, e puntualmente non trovava una risposta decente. Da quando una volta la vide, per un secondo prima che scomparisse dietro una fila interminabile di Tir, aveva preso la questione come una sfida personale ed era disposta a fare di tutto per non perdere. Spietata e motivata correva ai limiti della velocità sull'asfalto, sperando di incontrare ancora una volta quella donna. Non le importava della fama che ne sarebbe conseguita, dei soldi che avrebbe ricevuto, e tanto meno la riconoscenza della gente, l'unica cosa che voleva era vincere contro di lei. Era un gioco, era esattamente un gioco per la ragazza latina alla guida della sua moto rosso fuoco, e sapeva di potercela fare quindi non si sarebbe mai arresa, soprattutto se, facendo questo, avrebbe permesso al suo acerrimo nemico, nonché collega, Smythe di portare a casa la vittoria. Il ragazzo era giovane quanto lei, un venticinquenne dai tratti raffinati e dai comportamenti altezzosi. Alto e magro, sorriso ammaliante e una morbosa passione nel rimorchiare più donne, uomini, gatti, cani e qualunque cosa respiri, possibili.

La mora si ritrovò a girare per la città nel pieno della notte, le luci in lontananza incorniciavano il panorama di New York by Night e la musica ad alto volume, che si alternava ai vari locali che superava, le ricordavano quanto la città vivesse instancabilmente con la luce e con il buio. Girò l'ennesima curva per poi ritrovarsi davanti alla banca derubata. Si incamminò all'interno dell'edificio a passo veloce, mostrando il distintivo davanti a sé a chiunque tentasse di fermarla. Quando arrivò alla zona più appartata della banca, trovò la cassaforte aperta e totalmente vuota. Era la terza solo in quel mese e nessuno riusciva a beccarla, le telecamere continuavano a non riuscire a riprenderla e nessuna combinazione, per quanto lunga e articolata, sembrava crearle problemi. Da un anno, ormai, continuava a derubare le migliori banche e abitazioni di personaggi ricchi e famosi e Santana iniziava a pensare che i soldi non c'entrassero niente con quel suo continuo rubare, non avrebbe avuto senso dato che una sola banca avrebbe soddisfatto più che abbondantemente lo stile di vita di una persona già benestante, ma optò l'idea che lo facesse per passione, o per correre il rischio, o per entrambe le cose.

Venne brutalmente riscossa dai suoi pensieri da una mano che si andò a poggiare sulla sua spalla.

Finalmente sei arrivata Lopez, era da un po' che ti aspettavo.”

Taci Smythe.”

Che c'è? Sei forse un po' frustrata?” Domandò con quel suo ghigno stampato in faccia nemmeno fosse l'adesivo del marchio Apple, immancabilmente presente in tutte le confezioni dei suoi prodotti.

Non mi chiamo mica Sebastian Smythe, io.”

Appunto, Santana Lopez.”

Sai che sono armata, non è vero?”

Non c'è bisogno di fare minacce, con me non funziona.”

Non era una minaccia, era un avvertimento.” Terminò la donna avvicinandosi alla cassaforte cercando qualcosa che sapeva essere lì, doveva per forza, quella ladra non era mai troppo soddisfatta di sé e credeva di poter essere totalmente invisibile agli occhi di tutti, così tanto convinta da lasciare alla fine di ogni suo crimine la lettera “B”.

Non ci volle molto per ritrovarsi quel irritante particolare proprio accanto alla maniglia. La giovane poliziotta strinse i denti e sentì il sangue salirle alla testa, era da troppo tempo che si prendeva gioco di lei e si stava veramente scocciando di quella situazione.

C'è qualcuno! C'è qualcuno al piano di sopra!” Urlò qualcuno affacciandosi da una scalinata.

Santana si girò improvvisamente presa da una scossa di adrenalina, incrociando lo sguardo altrettanto eccitato del suo avversario. Un sorriso maligno, uno scambio di sguardi, un'intesa perfetta ed entrambi iniziarono a correre verso il piano superiore.

L'infinita rampa di scale e il respiro sempre più pesante invogliavano a fermarsi, ma nessuno poteva. Squadre di poliziotti li seguivano armati fino ai piedi pronti ad una violenta e impetuosa imboscata ma la latina sapeva che quegli omaccioni, per quanto attrezzati che fossero, non avrebbero avuto nessuna possibilità contro un genio del genere. Smythe invece, doveva ammetterlo, era davvero un ottimo agente, scaltro, sveglio ed agile come una volpe, mentre Santana poteva essere benissimo paragonata ad una pantera; silenziosa, molto più agile del compagno ma soprattutto veloce e decisamente furba.

Non appena arrivarono all'ultimo piano la sala si divideva in due corridoi opposti, ancora una volta si guardarono con aria di sfida, ma solo per qualche secondo. La luce calò improvvisamente, tutto buio. Un attimo di silenzio e poi una risata. La risata più cristallina che l'ispanica avesse mai sentito, non c'erano dubbi che era una giovane donna l'artefice di tutti quei dannati furti. Qualche tipo ottuso della questura non credeva che una donna fosse capace di raggirare così tanti uomini, eppure davanti una così femminile e aggraziata risata avrebbe dovuto ricredersi.

La latina si appoggiò al muro e percorse il corridoio verso destra. Era troppo buio perché potesse vederci anche solo un palmo dal naso e questo la rendeva vulnerabile. Continuò ad avanzare appoggiata al muro senza emettere un minimo rumore, cercò di reprimere il suono del suo respiro e della pistola caricata in mano. Non avendo a disposizione la vista, la giovane mora, si concentrò sull'udito, nel vago tentativo di sentire un rumore, un passo, un errore indiscreto della sua preda. E così fu.

Una porta posta in alto illuminava la fine del corridoio con le luci della città. Santana vide una figura muoversi rapida sulla breve scalinata che portava alla porta ed iniziò a correre ad una velocità più che impressionante. Arrivò alla porta con facilità e si affacciò realizzando immediatamente che quello era il tetto della banca. Chiuse silenziosa la porta dietro di sé e si incamminò speranzosa sul terrazzo. 'Non sarà andata molto lontano, e non ha vie di fuga, questa volta è mia' pensò eccitata la poliziotta tenendo fermamente la pistola tra le mani.

Avanti Signorina B, esca fuori.” Nessuna risposta. L'ispanica si sentì prendere dalla felicità, era sicurissima di aver vinto, cos'altro poteva pensare su un terrazzo di una banca alto più o meno 5 piani? Ovviamente, che non sarebbe potuta sfuggire.

Dopo un attimo di esitazione si concentrò per bene, avanzò interdetta verso una specie di magazzino posizionato al centro del tetto, probabilmente era dove c'erano i vari contatori ed impianti elettrici. Era lì, doveva per forza essere lì. Aprì furtiva la porta e s'intrufolò nella piccola baracca, cercando, per quanto possibile,di vedere qualcosa o qualcuno. Le luci dei locali e delle insegne, provenienti da dietro le sue spalle, le mostravano la sua ombra sul pavimento dell'interno della casupola. D'un tratto la porta si chiuse dietro le sue spalle. Un momento di puro terrore la pervase. “B” non era dentro, era intorno. Perché non aveva prima perlustrato dietro il piccolo edificio? Si maledì e imprecò qualche santo in spagnolo mentre correva ad aprire la porta che, come già si aspettava, si ritrovò chiusa. Senza pensarci sparò sulla maniglia facendo si che la porta si spalancasse violentemente. Corse fuori e si ritrovò una figura femminile in un aderente abito nero che la copriva dai piedi alla testa tralasciando solo gli occhi liberi. Le due si mandarono un lungo sguardo, la mora riuscì a sbirciare una frangetta bionda uscire dalla copertura e si perse, per qualche attimo, nei suoi persuadenti occhi azzurri. Da quanto aveva visto l'agente subito pensò che la LadraB non fosse una donna che arrivasse nemmeno ai trent'anni. Il fisico e il luccichio infantile che aveva negli occhi, per non parlare della bambinesca frangetta tagliata perfettamente dritta, portava a crederlo. Quando l'ispanica si riprese alzò d'istinto la pistola e, in quel momento, anche se non avrebbe potuto vederle la bocca, intuì dagli occhi che stava sorridendo. Quando il colpo della Lopez partì, la giovane era già giù. Si era buttata da quell'altezza. Santana corse immediatamente a controllare cosa fosse accaduto e non la vide. Non vide il corpo morente sulla strada, né nessuna corda che le avesse permesso di scendere. Rimase a guardare incredula quella scena. Il vento le scompigliò i capelli, la ragazza si portò una mano alla testa e boccheggiò per qualche secondo allibita. Un improvviso rumore alle sue spalle l'avvertì che erano arrivati gli altri della squadra. Molti si sparpagliarono in quell'area dando alla poliziotta l'immagine di tanti cani che girano intorno tentando di afferrarsi la coda. Smythe le si avvicinò con fare stressato.

Ancora niente?”

È appena scappata.”

E dove?”

La ragazza indicò la strada oltre il palazzo, Sebastian si affacciò con cautela al limite del terrazzo e non trovando niente che potesse provare le parole della collega la guardò scettico e con un amaro sorriso.

Stai proprio delirando, Lopez.”

Ma la latina non se ne curò, cercava soltanto di non dimenticare quegli occhi azzurri visti poco prima, forse per le ricerche sarebbe stato utile... si convinse.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Santana Lopez In New York by Night 2 ***


Salve a tutti! 
Volevo solo dirvi che questa storia nasce da un sogno fatto qualche notte fa. 
Ed è fatta decisamente alla bell'e meglio. Non vorrei deludervi, però ho intenzione di mettermi d'impegno, ora che ho pubblicato. 
È la mia prima FanFic, siate magnanimi. :') A presto Lucy!


___________________________________________________________________________
                                                                                                                    Capito 1: Santana Lopez in New York by night 2              ___________________________________________________________________________________________________________________________________________
Quando Santana tornò a casa erano le 5 del mattino. Tentò di fare meno rumore possibile per non svegliare gli altri due inquilini: suo fratello e la sua migliore amica Quinn Frabray. Aprì la porta con delicatezza e la richiuse nello stesso modo, si poggiò piano alla sua superficie assaporando il dolce odore di casa e cercando di abbandonare l'idea di aver fallito, ancora. Stavolta, poi, solo per colpa sua che si era fermata sul momento perfetto per la cattura.

Avanzò lemme verso il salone quando d'un tratto si accesero le luci.

“ Quinn? Che ci fai già sveglia?”

“ Ti stavo aspettando. Credevi che stanotte non ti avessi sentita?”

“ Ti ho svegliata? Scusami è che...”

“ Era Lei?”

“ Sì...”

“ E... com'è andata?”

“ È scappata, come sempre! Però ho visto i suoi occhi e il colore dei suoi capelli.” Rispose lievemente soddisfatta l'ispanica.

“ Hey! Ma è un'ottima cosa! Sono gli occhi a caratterizzare una persona! Se li rivedi te ne accorgerai sicuramente!”

“ Sì...Ma è fuggita. È fuggita per colpa mia.”

“ Non devi darti la colpa, sai com'è fatta-”

“ Dico sul serio! L'ho vista e non ho sparato!” L'interruppe la Latina. Quinn spalancò i suoi magnifici occhi verdi in una smorfia di stupore.

“ Sei impazzita?”

“ Io-io, non lo so, non ho sparato e basta...”

“ Ma ci sarà un motivo...”

“ Non so, so solo che mi sono fermata e ho sparato solo quando sapevo che non l'avrei colpita... è stato più forte di me.” Si sedette sul divano Santana.

“ Era l'adrenalina forse, l'agitazione. Quando te la ritroverai ancora davanti, però, sparale. Se ti senti in colpa sparale i piedi! Almeno non morirà...” Cercò di tirarla su la bionda.

“ Sì...”

Dopo qualche secondo di silenzio Quinn le propose qualcosa da mangiare e solo in quel momento l'agente si rese conto di essere veramente affamata. “ Si, grazie.” Rispose, per poi dirigersi nella sua camera da letto. Fortunatamente era abbastanza in ordine, c'era solo il letto sfatto. Si tolse la giacca e la poggiò sulla sedia della scrivania, poi si buttò sul letto lasciando cadere un braccio appeso e un altro sulla fronte. Era stanca, ma non voleva riposare. Pensava solo al fatto che se la LadraBì avesse rubato in quella città per forza doveva esserci rimasta, almeno per quel giorno. Chiuse gli occhi perdendosi nei suoi pensieri. Non avrebbe dovuto fermarsi, avrebbe dovuto sparare all'impazzata, sparare finché non l'avesse vista a terra in fin di vita, e invece no. Non lo aveva fatto. E forse, pensò, non si sarebbe sentita meglio se lo avesse realmente fatto. L'idea di sparare a una ragazza così giovane le sembrava una cattiveria immane, eppure stava parlando della più grande criminale della storia del XXI secolo e lei si faceva prendere da questi pensieri da ragazzina? No. Si convinse che se l'avesse rivista avrebbe sparato senza esitare,l'avrebbe colpita e avrebbe vinto.

 

 

La mattinata passò così, tra un caffè e qualche chiacchiera in famiglia. La giornata era bellissima e il superiore della latina le aveva concesso il giorno libero. Quinn era particolarmente allegra e aveva una voglia matta di uscire a prendere una boccata d'aria con la sua amica.

“ Allora San?”

“ Quinn... sono stanca, lasciami stare qui!”

“ E dai!”

“ E dove vorresti andare?”

“ Al Central Park!”

“ A fare che?”

“ E forza Lopez! Alza quel culo ed esci fuori. Qui non c'è niente da fare!”

“ E va bene.” Si arrese Santana.

La primavera era nell'aria. Si sentivano il forte odore di fiori e la freschezza dell'aria. La temperatura perfetta, accompagnata da un venticello delizioso, rendeva la passeggiata molto piacevole. Passarono per diversi negozi, per via di Quinn, prima di arrivare al parco centrale. C'erano solo bambini piccole e coppiette. La maggior parte degli adolescenti, come anche molti bambini, erano a scuola quella mattina e questo rendeva particolarmente rilassata Lopez, che decisamente odiava i ragazzini.

Quinn passò per il fiumiciattolo del parco e si bagnò le mani, come per immergersi nell'aria naturale del posto. All'ombra di un grande albero, Santana prese posto su una panchina, aspettando che la sua amica la smettesse di bagnarsi.

“ Quest'acqua è freschissima! E... guarda! Ci sono un sacco di pesci rossi.”

“ Si, Fabray, lo sappiamo.”

“ Avanti San, vieni!”

“ Non se ne parla nemmeno!”

La bionda la ignorò e iniziò a tirare pezzettini di pane, portato da casa, nell'acqua, divertendosi a vedere i pesciolini combattere tra di loro per quelle poche molliche. Santana non riusciva proprio a capirla. Quinn riusciva a divertirsi con poco ed era sempre allegra. Lavorava come maestra in un asilo nido, che in quel periodo era chiuso per qualche strano motivo riguardante un lutto nella famiglia del direttore, e adorava letteralmente i bambini piccoli. L'opposto della mora che, invece, li odiava a morte. Odiava il loro frignare e il loro non essere per niente autonomi, il dover cambiare loro il pannolino e svegliarsi la notte per farli mangiare, odiava prendersi cura dei bambini.

Lo aveva sperimentato, una volta, al nido di Quinn. Dopo diverse discussioni sull'argomento Q decise di portarla con lei al lavoro per farle assaporare il gusto dell'accudire il prossimo. Santana era totalmente riluttante a una tale proposta, ma la curiosità la pervase e decise di provare. Ogni volta che ci ripensava si malediva di averlo fatto. Il bambino che la bionda le affidò era un bulletto. Aveva due anni e non la finiva di tirare calci a Santana, le tirava il pantalone, le dava le testate e si attaccava alla caviglia senza staccarsi mai, ma soprattutto urlava. Urlava come un dannato nell'inferno di Dante, e la cosa che faceva impazzire la donna era che non aveva davvero nessun motivo di urlare così!

Passò circa quattro ore con quel bambinetto indemoniato, quattro ore di totale frustrazione e stress, finché, quando il bambino infilò le sue unghiacce nella carne del braccio della ragazza lei le tirò uno schiaffo, facendolo scoppiare a piangere.

Q, da allora, aveva capito che per Santana stare con i bambini era una tortura e non la portò mai più al lavoro con lei.

Quando la giovane bionda ebbe finito con i suoi pesciolini, si sedette a gambe incrociate sulla riva e chiuse gli occhi, perdendosi nel canto degli uccellini.

Santana invidiava la pace che riusciva a trovare Quinn in quel parco. Per San era noioso essere lì, non faceva niente di eccitante e non sfidava nessuno, non faceva parte del suo gioco e lì non era necessario essere tesi e preparati come sempre. Questo avrebbe dovuto aiutare la latina a rilassarsi, eppure, lei lo trovava una perdita di tempo. Nonostante tutto, però, non volle interrompere il momento di riposo della bionda. Quinn era l'unica ragazza cui Santana si apriva, si confidava e la sola alla quale la mora concedesse l'onore di far parte del suo cuore. Non era abituata ad essere dolce ed affettuosa, il suo carattere forte tendeva a farla essere distaccata anche con le persone cui voleva veramente bene, gli altri, dal canto loro, lo avevano capito e l'accettavano anche così.

“ Santana!” Una voce squillante alle sue spalle la fece riprendere dai suoi pensieri. Inclinò la testa all'indietro, trovandosi una piccola e deliziosa figura sotto sopra.

“ Hobbit! Quale onore!”

“ Sei un amore, Santana.”

“ Lo so.”

“ Rachel!” Si risvegliò la bionda correndo in contro all'amica.

“ Quinn! Come stai?!” Domandò la più bassa ancora nell'abbraccio.

“ Bene! Grazie, e tu? È da un po' che non ti vedo!” Sciolse lentamente l'abbraccio l'altra.

“ Sai com'è... il lavoro,i Musicals...”

“ Che schifo.” Ringhiò la donna ancora seduta sulla panchina.

“ Sicuramente meglio di fare la poliziotta che gioca a rincorrersi con una criminale.”

“ La mia vita è movimentata almeno!”

“ Movimentata? Sei mai stata in un teatro? Quella sì che è vita movimentata.”

“ Senti, ottavo nano, anche se ti spiegassi quanto la mia vita sia più viva ed eccitante della tua, tu non capiresti una mazza, dato che sei così presa dal fare smorfie irritanti su quella tua faccia, coperta per un terzo da quel naso enorme, su un palco con qualche lucetta solo per fare soldi.”

“ Santana! Sei semplicemente spregevole!” La riprese la coinquilina.

Rachel era rimasta semplicemente scioccata dalle parole dell' “amica” e non si lasciò perdere l'occasione di dimostrarlo nel modo più teatrale che conoscesse.

“ Rach, non l'ascoltare! È un po' frustrata!”

“ Non ti permettere, Q!”

“ Senti Lopez! Non è un problema che devi riversare sugli altri il tuo fallimento!” Concluse la bionda prendendo per mano l'amica, ancora sgomenta. L'ispanica si girò verso Quinn e la fulminò con lo sguardo, poi si alzò dalla panchina con un solo balzo, e se ne andò senza voltarsi.

“ Era particolarmente arrabbiata o mi sbaglio?”

“ Sì, Rach, era decisamente nera.”

“ Qualcosa in particolare?”

“ Stanotte, si è lasciata sfuggire dalle mani la LadraBì, non le ha sparato quando doveva e così è scappata, ancora una volta.”

“ Perché non ha sparato?”

“ Sinceramente? Credo che si sia persa nei suoi occhi, come fa sempre con me.”

“ Che intendi?”

“ Anche se non lo ha mai ammesso, Santana ha un debole per gli occhi chiari, e lei è riuscita a vedere i Suoi occhi. Ha detto che erano azzurri, e per come la conosco, e fidati la conosco benissimo, si sarà imbambolata a fissarli e non avrà avuto il coraggio di sparare...”

“ Wow... è... romantico?”

“ Nah.” Sorrise Q, divertita all'idea.  

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Santana Lopez in New York by Day ***


Un caffè lungo, grazie.”

Zuccherato?”

No.”

Bene.”

Santana si era accomodata ad un tavolino di un bar in cerca di un po' di calma. Il mormorio della gente non la infastidiva affatto, anzi, lo preferiva al silenzio. Andava sempre allo stesso bar, il “Bar Ba” come lo definiva Rachel. Era un locale molto accogliente e sempre pieno di gente. Era lì che spesso si incontravano con tutta la comitiva.

Santana si lasciò cadere sullo schienale della sedia, rilassando momentaneamente i nervi e annusando il forte odore di caffè presente nell'aria. Tentò di ascoltare le chiacchiere di qualche coppietta dietro di lei, ma si allontanò discretamente quando si accorse che si stavano lasciando. Quando arrivò il suo caffè, la coppia se n'era già andata. Iniziò a girare il cucchiaino in modo lento e circolare imbambolandosi davanti a quel colore così intenso. Quand'era piccola la sorella le ripeteva sempre “Hai gli occhi come il caffè di papà” e San l'aveva sempre presa come un'offesa. Forse, invece, non lo era. Il colore del caffè era intrigante, era misterioso, non potevi vederci il fondo della tazzina, non lasciava trapelare niente che non fosse la durezza con la quale s'imponeva negli occhi di chi lo fissava. Era ipnotico ed interessante, ma pur sempre banale, monotono e per niente raro. Il caffè era bevuto da almeno la metà della popolazione di New York e tantissime persone, ogni giorno, lo vedevano. Per questo, forse, Santana aveva sempre odiato il colore dei suoi occhi. Per quanto belli e profondi che fossero non erano diversi da tutti gli altri occhi scuri. Aveva sempre invidiato gli occhi chiari. Gli occhi magnifici di Quinn la facevano impazzire, amava il loro modo di essere dolci ed espressivi e il loro somigliare al colore di una foglia bagnata dalla rugiada in primavera, eppure, aveva trovato degli occhi più belli, degli occhi più energici e delicati, grintosi e dolci allo stesso tempo. Non poteva credere di star pensando ancora ai Suoi occhi, agli occhi della sua rivale, della incarnazione umana della sfida. Scosse la testa e sorseggiò il suo caffè, amaro come lei. All'inizio può sembrare troppo duro, ma alla fine inizi ad abituarti. Eppure non tutti riescono ad apprezzare il gusto del caffè amaro, solo poche persone lo assaporano come si deve. Proprio come succedeva sempre alla mora. Anche se, a sua discolpa, poteva dire che il caffè amaro è così perché non ha zucchero, e se nessuno glielo mette continuerà a essere forte di sapore. E la domanda sorgeva spontanea, immancabilmente dopo ogni sua riflessione, dopo ogni sua teoria, si chiedeva sempre chi fosse stata la persona che l'avrebbe addolcita, così tanto da diventare gradevole a chiunque.

'Una persona davvero capace!' Pensava sempre lei. Una persona piena di coraggio, tanto quanto bastava per provare a far affondare una zolletta di zucchero in quel mare nero, fatto di preoccupazioni, stress ed adrenalina.

A volte si scoraggiava, pensava che non ci sarebbe stato nessuno di così aperto ad accettarla e ad amarla. Aveva paura di rimanere sola e, quando era più piccola, aveva anche provato a cambiare carattere per diventare più amichevole, ma non riusciva a non essere sé stessa... per cui abbandonò l'idea dopo circa qualche ora.

Si girò vaga verso la porta d'ingresso, attirata dal rumore di campanellini che suonavano ogni volta che qualcuno l'apriva facendoli sbattere tra loro. Una ragazza alta , bene o male della sua età, entrò timidamente nel locale e chiese, a uno dei ragazzi al banco, un cappuccino. La mora fece scendere l'occhio sulle gambe lunghe e snelle, coperte da un jeans aderente che le lasciava in bella vista. Scarpette basse dell'Adidas, una T-shirt bianca con sopra una felpa blu tenuta aperta, uno stile semplice, pensò la latina ritornando a guardare il suo caffè. Ormai era quasi finito, un ultimo sorso e basta. Passò delicatamente il dito sul segno che il caffè aveva lasciato sul bordo della tazzina e lo poggiò leggermente sulle labbra. Si inebriò per l'ultima volta del suo profumo per poi bere anche l'ultimo sorso. Soddisfatta di quella pausa, che l'aveva totalmente distratta dalla questione di Quinn, fece per andarsene. Si avvicinò al bancone per salutare il suo amico Noah Puckerman che lavorava lì e non poté fare a meno di scontrarsi contro gli incredibilmente vispi occhi azzurri della ragazza. I capelli biondi tirati su da una coda e una molletta, e la pelle candida, le rimettevano in risalto il colore degli occhi. L'ispanica lì guardò come per cercare qualcosa all'interno, come per vedere oltre cosa si trovasse. Per qualche secondo Santana fissò la giovane che, sentendosi a disagio, bofonchiò qualcosa arrossendo alle gote per l'imbarazzo.

Ho qualcosa in faccia?...” A quella voce sottile e incerta la latina si riprese immediatamente.

Oh no! Oddio, scusami...” Guardò di colpo altrove.

Oh...” Abbassò lo sguardo la più alta. “ Ti piacciono i miei occhi?” Domandò un po' divertita, come consapevole già della risposta. La mora si limitò ad arrossire come capitava quasi mai. Fortunatamente, proprio in quel momento, arrivò Puck, che rivolgendosi all'amica, la liberò dal quella strana sensazione di soggezione.

San! Come stai?”

Puck! B-bene!”

" Che mi dici?"

" Mah, niente di nuovo..."

Come stai messa a ragazzi?”

Non ce la fai proprio a parlare d'altro, eh?” Sorrise amaramente la ragazza.

Hey, era per chiedere!”

Beh, comunque niente. E tu?”

Niente.”

Ci rifaremo Noah!”

Oh! Sicuramente! Non sono mai stato più di un mese single.”

Wow, no io non sono così disperata da mettermi con qualcuno con tale frequenza.”

Ci sono nato così”

Oddio! Spero proprio di no!” I due risero insieme.

Io vado PuckZilla! Ci vediamo!”

Passa quando vuoi, San!”

Non contarci troppo, fusto!” Rispose la mora ormai di spalle mentre si avviava all'uscita. Il ragazzo sorrise tra sé, scuotendo debolmente la testa.

Posso esserle utile?” Si rivolse, poi, alla giovane bionda ancora seduta al bancone.

Sì, mi sa dire chi è quella ragazza?”

Non credo rientri nelle mie funzioni.” Cercò di essere educato il ragazzone. La ragazza si affrettò a passargli 100 dollari sul bancone, cercando di non farsi notare troppo, e con uno sguardo più che eloquente, osservò la reazione prevedibile del ragazzo.

Si chiama Santana Lopez.” La giovane gli infilò il gruzzolo di verdoni in mano e sorrise soddisfatta. Dopo di che, si alzò con rapidità dallo sgabello e si disse in un sussurro. “Santana Lopez, interessante.”

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Santana Lopez in New York by Day 2 ***


Salve,Premetto col dire che questo capitoletto non voleva uscire fuori, per cui l'inizio è un pò così... 
Ammetto che è anche un pò breve, spero proprio che il prossimo sia decisamente più lungo
dato che le cose si scalderanno non poco u.u

Grazie per chi segue questa storia :') A presto Lucy

_________________________________________________________________________

                                                                                 Santana Lopez Vs Bì

_________________________________________________________________________________________________________________________________
Santana camminava a testa alta per le strade affollate della città, ritrovandosi spesso a dover dare informazioni a qualche turista, a volte aveva dovuto, perfino, parlare in spagnolo per comunicare con loro. Sulla strada di casa della giovane donna, si trovava la St. Patrick's Cathedral, importantissima quanto famosa meta turistica. Spessissimo si era ritrovata a dare la stessa risposta a 20 persone che chiedevano la stessa cosa. Credeva quella gente estremamente stupida, non li capiva affatto. Per Santana, chiedere indicazioni, era come affidarsi a uno sconosciuto, mettersi in una condizione di vulnerabilità, perché in effetti non era difficile raggirare un turista in una grande città come quella e se qualcuno avesse voluto avrebbe potuto mandarli ovunque volesse. Per questo, in tutta la sua vita, la mora non si era mai trovata in una situazione del genere, aveva sempre una cartina in mano e la giusta dose di fierezza e spontaneità che non la facevano sembrare neanche lontanamente a una turista spaesata, come quelli con cui aveva a che fare durante quel periodo dell'anno in quella solita zona.

Lopez! Siamo in giro stamattina?” La voce irritante di Sebastian la travolse alle spalle. Era da un po' che si sentiva seguita, ed aveva riconosciuto il passo del giovane.

Smythe.” Ringhiò a denti stretti la ragazza, senza girarsi verso di lui.

Cosa ci fai in giro a quest'ora? E poi da sola?”

Non sono affari tuoi, denti da cavallo. Non hai da rimorchiare qualche pianta qua intorno?”

Non sono io che da piccola le mangiavo perché non avevo di che sfamarmi.” Sabastian conosceva bene quanto la vita della mora fosse stata difficile, i suoi primi anni di vita li aveva passati in Perù, in un quartiere malfamato di Lima, dove avevano vissuto in miseria fino a quando il padre non trovò un lavoro soddisfacente che, in poco più di qualche mese, li portò a vivere quasi nel lusso, fino a quando a 14 anni si trasferirono a New York.

Non ti permettere, orfanello.” Lo guardò dritto negli occhi.

Attenta a come parli.”

C'è un motivo per cui sei qui ad intossicarmi?”

In verità ti ho incontrata per caso.”

Sono almeno dieci minuti che mi segui.”

Caspita, Lopez! Lo devo ammettere, non te la cavi male”

Le tue parole mi scivolano addosso.”

Devo parlarti.” Si schiarì la voce in tono serio, il ragazzo.

Di cosa?”

Di Lei.”

Hai trovato qualcosa di nuovo?”

No, per niente, ma a quanto pare non si è limitata a derubare banche.” Il giovane fissò intensamente la collega con i suoi eloquenti occhi verdi. L'altra si iniziò a preoccupare.

Vieni da me. Lì parleremo tranquillamente.” Decise la mora, aspettandosi battutine stupide da parte del coetaneo che, però, non arrivarono. La situazione doveva essere di una certa serietà.

 

Rachel! Dianna ha rotto il telecomando!”

Didì ha rotto e basta!”

Hey!”

Davvero! Non pensavo che a 4 anni una bambina riuscisse a provocare così tanti guai insieme!”

Ma come, è così carina! Sicuramente non l'ha fatto apposta.”

E ci mancherebbe!”

Le due amiche si erano ritrovate nell'abitazione della bionda. Rachel era stata raggiunta da suo marito, Finn Hudson, con sua figlia Dianna al parco e Q li aveva invitati ad andare da lei.

Rachel aveva sempre sognato un clima familiare per la sua bambina, era l'unica cosa che i suoi due papà non erano riusciti a donarle. Proprio per il fatto di essere due gay i loro parenti si erano totalmente distaccati da loro e la bruna non ebbe mai avuto la possibilità di chiamare qualcuno “zio” o “zia”. I genitori sapevano che la bambina desiderava tanto avere una compagnia fissa per i pranzi domenicali, per le serate a tema, o per i compleanni, proprio come le sue compagne di classe, ma le uniche persone che erano riusciti ad avvicinare alla loro famiglia erano altre coppie di gay e la ragazzina si era sempre trovata estremamente a disagio in mezzo a tutti quegli uomini strani. La situazione fu così finché Rachel non ebbe l'età sufficiente per avere il coraggio di dire, esplicitamente, ai padri che non voleva quella gente in casa e che, piuttosto, avrebbe preferito passare le festività da sola con loro.

Quando la sua bambina nacque, la giovane madre, era circondata da amici che l'avevano aiutata sempre e comunque, proprio come una grande famiglia, e per delle persone in particolare, come proprio erano Quinn e Santana, aveva educato la figlia a chiamarle “zia Q e zia San”. I genitori di Rachel, adesso, erano due importanti avvocati e qualche domenica passavano da lei per stare con la sua piccola famiglia e godersi la vivacità della loro nipotina Dianna, che con i suoi dolci occhi castani e i suoi modi paffuti, riusciva a sciogliere perfino Santana, che in effetti era l'unica bambina che sopportava, essendo questa molto silenziosa ed educata.

Rachel e Quinn stavano giocando con lei sul divano a isola nell'immenso salone di casa Lopez-Fabray. Nella casa c'era un forte odore di torta al cioccolato che, poco prima, le due donne avevano finito di cucinare come dessert per il dopo pranzo. La casa era luminosa ed ordinata e sembrava proprio una piacevole domenica passata in famiglia.

I due uomini di casa, Chris e Finn, giocavano a Pes2012 sull'Xbox, divertendosi come due ragazzini. Chris era più grande di Finn, aveva 27 anni ed era il fratello maggiore di Santana, con la quale condivideva la casa insieme a Quinn. Era davvero un ragazzo d'oro, sempre gentile e disponibile, l'unico che la sorella sapeva sarebbe stato disposto ad andarla a prendere in qualche locale sperduto in città, e a qualunque ora della notte, dopo una pesantissima sbornia. Capitava, a volte, che la latina cercasse di sfogarsi con l'alcol e, quando accadeva, finiva sempre con l'esagerare.

Chris somigliava molto alla sorella, di aspetto, avevano gli stessi occhi e gli stessi capelli neri, zigomi alti e labbra carnose. Finn, invece, non aveva un bellissimo fisico anche se era decisamente alto. Aveva gli occhi castano scuro e i capelli corti dello stesso colore, ultimamente si era lasciato crescere un po' di barba, che gli stava assolutamente bene. Finn era davvero un bravo ragazzo e per di più un ottimo padre, adorava letteralmente quella bambina e non vedeva l'ora di poterle dare un fratellino. Finn e Rachel si amavano alla follia ed il loro amore, il loro andare quasi sempre d'accordo, rendevano la piccola Didì serena e allegra. Entrambi vivevano in una villetta come quella di Santana, avevano un grandissimo giardino con 2 cani adorabili e un gatto estremamente peloso in casa. Rachel, puntuale, precisa e pignola com'era, si era preparata in tutti i modi migliori per la crescita della bambina. Si era informata su tantissime riviste, dedicate al periodo di maternità, e aveva letto che era molto importante avere degli animali in casa, perché la bambina sviluppasse il senso del rispetto verso il prossimo. Rachel non aveva mai compreso a pieno ciò che aveva trovato scritto in quel capitolo ma avrebbe fatto di tutto perché la sua bambina vivesse in un clima perfetto. Finn aveva provato a spiegarle che , secondo lui, la rivista intendeva dire che gli animali, essendo molto spontanei e istintivi, avrebbero insegnato alla bambina, tramite i loro modi, come comportarsi con loro. Del resto, se la piccola avesse imparato come comportarsi con un cane avrebbe avuto molte meno difficoltà con una persona, un essere umano. Ma Rachel continuava a non capire né la rivista né suo marito.

D'un tratto, mentre Rachel e Quinn sedevano vicine sul divano con Didì a giocare nella grandissima villa della bionda, tutti si girarono verso la porta d'ingresso che si spalancò facendo apparire due figure. Un ragazzo alto e biondo, dalla perfetta dentatura, affiancato da una ragazza decisamente più bassa di lui, dai lunghi e mossi capelli neri. Chris mise in pausa il gioco e si affacciò per vedere meglio.

Santana?”

Che ci fate tutti qui?” Domandò stupita la latina.

Zia San!” Urlò Dianna correndo ad abbracciare Santana.

Dìdì! C-cos?”

Siamo venuti a trovarvi, la cosa ti dispiace?” Chiese seriamente perplesso Finn.

N-no, solo che, non me lo aspettavo.” Rispose la donna prendendo in braccio la bambina che le era corsa in contro, la quale l'abbracciò affettuosamente.

" Bentornata Santana." La salutò tesa Rach.

" Ciao." 

Lopez...” Sussurrò il ragazzo al suo fianco come per ricordarle la sua presenza.

Oh, sì... Lui è Sebastian Smythe.” Presentò rapidamente l'ispanica.

Quinn, che era ancora alle prese col telecomando da aggiustare, alzò di colpo la testa incontrando d'impatto il bel volto del ragazzo, si sentì le gote andare a fuoco e subito ritornò all'impresa precedentemente intrapresa . Il ragazzo, dal canto suo, era rimasto molto colpito dal viso grazioso della giovane. Le sue guance davano l'idea di essere molto morbide, e i suoi capelli biondi lunghi, tenuti liberi sulle spalle, le donavano un aspetto meraviglioso. Per un secondo pensò che fosse qualcosa di estremamente simile a una principessa Disney. Fu Santana e farlo riprendere spingendolo verso l'interno dell'abitazione.

Piacere sono Rachel.” Si presentò sicura di sé.

Piacere” Rispose un po' stordito, non si aspettava che Santana avesse così tanti amici.

Piacere Chris.”

Piacere...”

Finn.”

Sebastian.” Continuò a stringere la mano e tutti quelli che gli passavano davanti.
Quando vide che tutti erano andati a salutarlo, Quinn si sentì in dovere di andargli in contro. Imbarazzata gli tese la mano incantandolo con i suoi dolcissimi occhi verdi.

Io sono Quinn.” 'Io sono tuo' avrebbe voluto rispondere, ma non sarebbe stato educato.

Sebastian.” I due si tennero la mano per qualche secondo in più rispetto agli altri e Santana, notando i loro sguardi, si affrettò a prendere tra le braccia Q per allontanarla.

Su, su! Qui abbiamo da lavorare.” La liquidò dandole una spintarella. Poi si girò fulminea verso il collega. “ Non ci pensare nemmeno, Smythe! Non sarà un nome da aggiungere alla tua collezione.” Gli sussurrò la mora, tirandolo per la giacca verso la cucina.

A quanto pare di là c'è una nipotina che corre e gioca, non mi sembra il posto adatto.”

Sì...”

Hey! Riprenditi! Cosa mi dovevi dire?”

Sì! La LadraBì...” Disse come per ricordarlo più a sé stesso che alla ragazza di fronte.

Parla!”

Sì!”

Smettila di dire sì!”

Okay." Il giovane fece come per ricordarsi all'improvviso alla gravità della cosa e d'un tratto perse tutto il coraggio e la sfrontatezza. " Allora, è arrivata una lettera al dipartimento.” Il ragazzo sembrava essere preso dal nervosismo. Sbuffò un paio di volte, per poi prendere le mani della latina tra le sue. “ Si tratta di tua sorella, Santana.”

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Pastelli a cera. ***


Diciamo che è più lungo x°D.  Va beh, non vi intrattengo molto, solo, godetevi la storia :D
_______________________________________________________________________
 

Santana Lopez VS Bì e i pastelli a cera.
_____________________________________________________________________________________

La giovane bionda dagli occhi azzurri aveva escogitato un piano infallibile e la voglia di metterlo in atto fu così forte da essere accontentata. Ricordava bene chi fosse Santana Lopez, per quanto lei fosse stata coperta dalla testa ai piedi nella sua tuta nera, la giovane poliziotta era semplicemente in divisa e la criminale non aveva dimenticato il suo volto. L'unica cosa che non sapeva di lei era il nome, ma era riuscita ad ottenerlo grazie a quello stupido ragazzo del bar, che non ci ha pensato due volte prima di rivelarglielo davanti ai suoi soldi. Oramai ne aveva così tanti da non sapere più dove metterli, con nomi falsi li aveva sparpagliati per le banche di tutta l'America e pure non era mai soddisfatta. Non dei soldi, sia chiaro, non le importava più niente ormai, ma della sua maturata passione. Sin da quando era piccola suo padre le aveva insegnato a rubare e a farlo nel modo migliore. Era sempre stata un'ottima allieva e, anche se all'inizio pensava che gli orchetti malefici l'avrebbero odiata a morte, subito si accorse che rubando potevi ottenere tutto ciò che volevi. Iniziò a farlo all'asilo, prendendosi gioco dei bambini che, nonostante avessero la sua stessa età, non si accorgevano di quanto astuta fosse la biondina e lei ne approfittava prendendo loro tutti i giocattoli. Poi incominciò a rubare i soldi dalle borse delle maestre per comprarsi la merenda, le penne. In seguito sottrasse loro somme di denaro sufficienti a comprarsi addirittura dei vestiti. Col passare del tempo era diventata un'abitudine. Si appropriava di qualsiasi cosa le piacesse senza badare alle conseguenze, che puntualmente venivano a mancare date le sue fenomenali capacità. Era un piccolo genio, un genio che si nascondeva dietro l'apparente innocenza dei suoi occhi azzurri e i suoi modi da stupida. Un perfetto scherzo del destino. Un aspetto che a priori la escludeva dai possibili indiziati come ladruncoli della scuola elementare. Quando crebbe ancora di più perfezionò le sue tecniche. Aveva imparato a studiare la mentalità delle persone e soprattutto ad usare la psicologia inversa. Una volta capito il carattere, l'atteggiamento, le abitudini di una persona, non era difficile far finta di iniziare a farne parte. La ladra B era sempre stata un'ottima attrice, si fingeva amica di chiunque la interessasse e, puntualmente, otteneva ciò che voleva. Non aveva mai fatto amicizia seriamente con una persona e non sembrava darle alcun fastidio questo profonda solitudine, così profonda da non esserci apparentemente. Non a caso, Bì, era circondata da tantissime persone, c'era chi la truccava, chi la vestiva, chi le organizzava il set, perché sì, lei era una modella. Da quando si accorse che la gente riusciva immediatamente a riconoscerle gli occhi aveva ritenuto opportuno trovare una strategia, un escamotage, e fare la modella era stata la scelta giusta! Se qualcuno le avesse chiesto se si fossero già incontrati avrebbe semplicemente risposto di essere una modella e che probabilmente era su uno dei grandi cartelloni attaccati gli edifici dei centri commerciali che l'aveva già vista. La scena si era ripetuta due volte e la bionda ne era uscita vincitrice, come sempre. Fatto sta che la ragazza aveva trovato in Santana una sfida interessante e aveva deciso di rendere tutto molto più emozionante.

Dopo una rapida ricerca su chi fosse “Santana Lopez” era arrivata a sapere tutto di lei. Era stata intervistata più volte, aveva risolto casi fenomenali e arrestato criminali tra i peggiori sulla faccia della terra. Famosa in tutto il web era anche la sua storia. Ogni sito e blog la raccontava in modo diverso, qualcuno aveva roba aggiunta e altri invece meno, ma la storia, bene o male,si ripeteva ed era sempre la stessa:' Nasce in un povero quartiere malfamato e diventa una famosa donna in carriera. I suoi genitori sono divorziati e ha una sorella minore'. Le informazioni erano circa queste e alla giovane bastavano. Proprio perché, nel corso della sua vita, aveva studiato diversi tipi di persone, prendendo appunti sulle loro reazioni in base alle loro situazioni familiari, sapeva che la persona a cui la Lopez doveva essere, con ogni probabilità, più affezionata era la sorella, Kai. Non fu difficile trovare neanche lei. E non fu difficile neanche metterla in trappola. La ragazza sapeva cavarsela riguardo i nascondigli e aveva anche una certa capacità a rendersi “invisibile” agli occhi della gente. Semplicemente organizzava tutti i piani matematicamente, scegliendo gli orari giusti in cui la gente faceva determinate cose e rendendosi visibile agli occhi delle persone in circostanze di quotidianità così che nessuno avrebbe sospettato di lei pur avendola vista. Non ci volle molto perché Bì rapisse la giovane 17enne. Era accaduto in pieno giorno. Nessuno l'aveva vista. Tantissima gente era per la strada nella mattinata e lei aveva agito nel modo migliore che conosceva. Non a caso non vi erano stati testimoni, né la ragazzina era riuscita a vederla in faccia. La portò in un sotterraneo sotto una delle sue tante abitazioni di New York. Era un sotterraneo abusivo, l'amministrazione non era al corrente della sua esistenza. E adesso si trovava lì ad avere a che fare con le urla isteriche dell'adolescente. Una donnina dal colore della pelle ambrato e dai mossi e luminosi capelli neri. Si poteva dire che era la copia sputata della sorella. La LadraB' l' aveva bendata e legata a una sedia. Le sue urla non la spaventavano, sapeva che da fuori non si sentiva niente di quello che succedeva in quel buco. Non era felice di aver rapito una ragazzina innocente. Bì in fondo non era cattiva, è che era fatta così. Non poteva farci niente, amava il rischio e aveva trovato l'avversaria perfetta. Era davvero eccitata all'idea di una storia così movimentata come quella che aveva appena fatto nascere inviando una lettera-invito all'agente a finché accettasse di iniziare la partita di questo gioco, che altro non era che la classica battaglia tra il bene e il male.

Lasciami andare! Che cosa ho fatto?”

Niente, tu non hai fatto niente e non dovresti avere paura di me.”

Fammi andare via! Io non ho fatto nulla di male!”

Kai, non lamentarti troppo, tanto comunque non ti libero.”

Posso almeno sapere perché sono qui?”

Non lo so, ma tu non c'entri niente eh! Sei solo un pretesto per attirare una certa persona.”

Santana?”

Wow, hai indovinato subito!” La bionda incominciò a battere le mani in un applauso.

Cosa? Perché non sei da lei allora?”

Sono gli altri che vengono da me.”

Tu non conosci mia sorella! Ha catturato i peggiori criminali in tutta l'America, riuscirà sicuramente a scovare anche te e ti punirà! Ti rinchiuderà in una prigione per tutta la vita!”

Poi vediamo.” Rispose con indifferenza la modella guardandosi le unghie della mano, tantissima gente le aveva detto cose del genere, eppure era ancora libera e felice.

Dopo questo piombò il silenzio. Entrambe non avevano più nulla da dire. Bì guardò un po' la ragazzina di fronte a lei, era vestita con una gonna di jeans con sopra una t-shit e una giacchetta di pelle nera. Le gambe erano coperte dal ginocchio in giù da un paio di calzini alti bianchi e ai piedi portava delle semplici converse nere. 'Uno stile molto semplice' pensò la più grande.

Dopo qualche secondo il silenzio fu rotto dai singhiozzi di Kai. A Bì le si strinse il cuore ma, per quanto volesse, non poteva liberarla, oramai il rapimento era stato compiuto e non si poteva più tornare indietro.

A mia discolpa posso dirti che non ho intenzione di farti del male.”

N-non ti credo tanto! Io lo s-so che San sarà qui a momenti.”

Non ne sarei così sicura...”

Voglio tornare a casa...” Sussurrò l'adolescente mora, smettendo di fare la dura.

Ci tornerai, tranquilla. I patti erano questi: se lei accettava di provare a catturarmi per bene io ti riportavo a casa, e da quanto ho capito tua sorella le accetta le sfide. Tutta la sua vita è stata una sfida, suppongo...”

Lei mi salverà.”

Ne sono sicura, Kai.”

Smettila di chiamarmi per nome!”

Hey! Non dovresti rivolgerti a me così! Sono comunque la cattiva della situazione io! Dovresti temermi.”

Io non temo nessuno.” Rispose seria la giovane latina. Dopo un secondo di riflessione la bionda rispose in tutta sincerità. “ Sì, fai bene.”

L'ostaggio non sapeva cosa pensare. Non poteva vederla in faccia ma dal tono della voce sembrava davvero convinta di quello che diceva, e ciò che diceva non aveva alcun senso. La rapitrice non dava affatto l'idea di essere una persona crudele e degradata, non le aveva puntato una pistola alla tempia, né aveva minacciato di farlo. Era rilassata, come se stesse facendo la cosa più naturale del mondo.

Non ho capito, vuoi che mia sorella ti catturi?”

Voglio che ci provi.”

Sei davvero così sicura che non ci riesca?”

Sì, decisamente.”

E perché vuoi che ti catturi?”

Scappare è più divertente che cercare di attirare l'attenzione.” La ragazza rapita fece una smorfia confusa, la rapitrice vedendola si spiegò meglio. “Insomma, sono anni che mi cercano e nessuno mi ha mai trovata e tua sorella era a un passo dall'uccidermi, davvero! Solo, non so perché, ma non mi ha sparato.”

Hai gli occhi chiari?”

Non posso dirtelo.”

Beh, per forza devi avere gli occhi chiari, altrimenti non saprei come spiegarmelo.”

Perché?”

Niente...”

Ad ogni modo ho trovato qualcuno al mio livello. Chi vincerà tra me e lei avrà vinto tutto.” Sorrise follemente divertita la bionda.

Mia sorella odia perdere.”

Allora abbiamo una cosa in comune, io e la tua sorellina.”

Come scusa?” La mora era rimasta paralizzata dalle parole del collega.

Tua sorella, è stata rapita.” Terminò ritirando le mani a sé. Sembrava essersi tolto un gran peso dalle spalle.

MA CHE DIAVOLO STAI FARNETICANDO, SMYTHE?” Urlò la latina alzandosi in piedi e facendo cadere la sedia. Quinn, sentendo quel trambusto, si allontanò per un secondo dai suoi amici e si avviò in cucina.

È la verità! Leggi questa maledettissima lettera!” Sebastian fece scivolare con violenza la lettera sul tavolo che arrivò subito nelle mani della latina.

Cosa succede, San?” Domandò preoccupata la bionda, non curandosi della presenza del giovane. L'ispanica non le rispose, era troppo concentrata sulla lettera che stava leggendo. La calligrafia era infantile ed era scritto con i pastelli a cera. Sembrava quasi uno scherzo. Non a caso gli ributtò la lettera in faccia.

MA SEI SCEMO!? COME TI PERMETTI DI PRENDERMI IN GIRO COSÌ?”

STUPIDA, IDIOTA, CRETINA DI UNA SANTANA LOPEZ! MA PER CHI MI HAI PRESO? NON SONO COSÌ BULLO COME CREDI! ABBIAMO MANDATO UNA PATTUGLIA A CASA DI TUA MADRE E TUA SORELLA NON C'È, NON RISPONDE AL CELLULARE E NON È ANCORA TORNATA A CASA, NON LA TROVIAMO DA NESSUNA PARTE!” Rispose a tono il giovane. Quinn spaventata a morte si aggrappò all'amica.

San? Saresti così gentile da spiegarmi...?”

Taci Q!”

Ma...”

Sta zitta!” L'ammutolì la latina. Quinn si fece da parte mortificata.

Sebastian Smythe, mi stai confermando che mia sorella è stata rapita da Bì?”

Sì.”

E io dovrei credere che questa lettera l'abbia scritta lei?” Domandò scioccata l'agente.

Santana, so che può sembrare assurdo ma-”

Hai superato il limite, Smythe. Esci fuori.”

Cos-?”

Esci fuori, immediatamente!” Lo fulminò con uno sguardo che non ammetteva repliche.

E va bene! Ma non venire da me se ucciderà tua sorella!” E detto ciò se ne andò sbattendo la porta e lasciando seriamente interdetta la ragazza.

San...” Sussurrò Q.

Quinn, scusami, ma quel matto mi ha fatto incazzare di brutto.”

Sì, posso capirlo... però...”

Che c'è?”

Non mi sembrava stesse scherzando, forse faresti bene a cercare tua sorella..” Santana ci pensò un po' su. Non aveva mai visto il suo collega tanto serio e non era mai arrivato al livello di urlarle addosso. Sembrava davvero preoccupato, eppure questo non aveva senso; essere preoccupato per la sorte della sorella della sua acerrima nemica? Che storia è mai questa? Eppure, nonostante tutto, aveva lasciato in Santana uno strano senso di angoscia, che se ne sarebbe andato via soltanto se avesse dimostrato a sé stessa che Smythe aveva mentito.

Sì... forse hai ragione.” Concluse la donna avviandosi verso la casa della madre. Non andava quasi mai a trovarla, avevano un pessimo rapporto da quando i genitori avevano divorziato la madre iniziò a pensare soltanto a Kai, l'ultimo anno che Santana passò in casa, con lei, fu letteralmente trascurata e questo soltanto perché la giovane mora aveva sempre dimostrato i suoi sentimenti verso il padre e la sua preferenza per lui, così, non appena la coppia divorziò, la madre fece come per punirla per aver voluto più bene al padre. Una cosa spregevole, soprattutto da parte di una madre nei confronti di sua figlia. Con Kai, invece, non aveva smesso di sentirsi, ovvio che col passare del tempo i rapporti non erano più troppo confidenziali, ma comunque si sentivano periodicamente al telefono. Kai era praticamente l'unica della famiglia, oltre a Chris, alla quale la latina voleva davvero bene e, a quanto pare, lo aveva capito anche Bì. Eppure, si chiese l'ispanica, come aveva fatto a sapere chi era?


 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Pastelli a cera. 2 ***


È un capitolo un pò corto, non ha dialoghi, sono solo riflessioni fondamentali di Santana davanti al disastro di cui 
si è violentemente resa responsabile. Ripeto, il capitolo NON  ha dialoghi ma è in ugual modo FONDAMENTALE, per la storia. Ho provato a scrivere nel modo più scorrevole possibile, a volte le cose, forse, sono un pò ripetute, ma era necessario. Grazie per tutti coloro che seguono :'D Recensite e fatemi sapere :'3 By Bì! xD

____________________________________________________________

Pastelli a Cera. 2
_______________________________________________________________________________________________________________

Senza che la latina potesse realmente rendersene conto, era piombata la sera. Una delle sere più ansiose che avesse mai trascorso. La polizia era dappertutto , le famiglie del vicinato erano affacciate sullo steccato che divideva il loro giardino da quello della mora, come se stessero assistendo ad uno spettacolo. Santana aveva pregato i loro amici di rimanere in casa con Quinn e Chris, entrambi avevano bisogno di compagnia mentre lei era in giro a cercare la sorella. La famiglia Hudson aveva accettato senza farselo ripetere più volte e avevano iniziato a organizzarsi su come passare la notte.

Le sirene delle auto della polizia erano ovunque, accese e lampeggianti riecheggiavano in tutto il quartiere. La ragazza aveva indossato la divisa e si era fiondata sulla sua moto qualche ore prima ed aveva tentato di rintracciare la giovane Kai in tutti i modi possibili e immaginabili. Aveva tentato di intercettare le telefonate, aveva controllato la memoria delle telecamere dei vicini, nella speranza di trovarne una che avesse ripreso una eventuale scena di rapimento. Aveva telefonato le sue compagne di classe chiedendo loro se le avesse avvertite su qualcosa che avrebbe voluto fare quel pomeriggio, aveva tentanto di capire se fosse fuggita da sola, ma le valigie erano tutte al loro posto, anche la sua, la nera e fucsia che lei stessa aveva regalato a Kai per il suo 16simo compleanno, quando per premio agli ottimi voti la madre decise di darle il consenso ad andare in Belgio per una vacanza studio. Aveva controllato i locali che era solita frequentare, aveva cercato nelle tasche dei suoi vestiti se c'era qualcosa che si potesse collegare alla sua scomparsa. Perché alla fine Sebastian Smythe aveva decisamente ragione. Kai Vanessa Lopez era sparita, nel nulla. Nessuno l'aveva vista, neanche di sfuggita, niente di sospetto, semplicemente non c'era più. Non era più nella sua cameretta a cantare in modo leggiadro canzoni dei Beatles, o dei Pink Floyd, non stava suonando la chitarra nella banda della scuola e non era, neanche, con la sua migliore amica, Jennifer McMartin. Non era passata al centro di riabilitazione, dove andava spesso per fare volontariato, e non era neppure in giro alla disperata ricerca di un ragazzo da portare a qualche stupido ballo di qualche altrettanto stupido locale. Santana aveva sentito la paura scorrerle in ogni minima goccia di sangue che aveva in corpo. Aveva percepito gli arti paralizzarsi nel momento in cui aveva realizzato quanto avesse avuto ragione Smythe. Si era pizzicata le braccia più volte, sperando che fosse solo un incubo, dal quale avrebbe potuto risvegliarsi, nato soltanto dalla voglia di catturare quella bastarda di Bì, ma non era così, per quanto continuasse a farlo era consapevole che tutto ciò che stava succedendo era la verità. L'unica cosa a cui non riusciva davvero a smettere di pensare, era cosa stesse passando la sorella. Un dolore in petto quasi le lacerò il cuore al pensiero di quanto quella ragazzina avesse già sofferto nella sua vita e quanto avrebbe ancora sofferto per colpa sua. 'La poliziotta migliore del mondo che non riesce a difendere la sua sorellina',pensò, era un disastro, un fallimento. Come persona, adesso, non valeva più niente.

La tensione l'assalì brutalmente quando iniziarono a dare ordine alle pattuglie di tutti i comuni della zona di sparpagliarsi alla sua ricerca. Nel profondo del suo cuore sapeva che c'erano pochissime possibilità che quegli agenti, che non avevano neanche le palle di sparare ad una donna, potessero riuscire a ritrovarla. Del resto era di Bì che si parlava, non una qualunque. Le piombò sulle spalle il pesante macigno del senso di colpa. Era solo merito suo se la sorella era stata rapita. Non avrebbe mai potuto perdonarselo.

Di corsa verso l'ultima banca derubata da Bì, sulla sua moto ad alta cilindrata, l'ispanica rifletté su quanto le stesse effettivamente a cuore Kai. Per quanto fossero sempre state unitissime, sin da bambine, Santana non le aveva mai aperto veramente il suo cuore, cosa che invece faceva continuamente con Quinn. Non erano mai state davvero in confidenza ma si volevano bene, davvero tanto. Si passò una manica sulla fronte bagnata impregnata di un sudore nato dalla tensione e dalle preoccupazioni. Non poteva crederci. Non aveva mai pensato minimamente che la Criminale per eccellenza avesse potuto rapire una persona a lei cara. Perché? Si chiese, turbata dal vedere macchine della polizia ovunque. La stampa era già stata avvertita di quanto accaduto e mancava poco che i paparazzi; “giornalisti” dal morboso, per non dire disperato, bisogno di soldi e dalla necessita di dover dare alla gente modo per parlare di scandali, la fermassero eccitati pronti per riempirla di domande a trabocchetto. Non era pronta per affrontarli, non voleva essere vista in TV, voleva solo poter riabbracciare la sua diassettenne innocente. Per qualche momento sentì le lacrime rigarle delicatamente il viso, ma fece presto a far sì che non ne uscissero altre. Santana non piangeva mai. Non poteva, era contro ogni sua regola. Piangere era segno di debolezza. Non le importava se gli eroi omerici erano identificati come tali anche grazie alle loro teatrali ed esagerati scenate di pianto, lei era un'eroina forte e capace. Tirò su col naso sperando di reprimere totalmente tutti i suoi sentimenti, che parevano scontrarsi l'uno contro l'altro all'altezza del petto.

Arrivata a destinazione, parcheggiò rapidamente la moto e si avviò a controllare il dettaglio del “Marchio Bì” accanto alla maniglia della cassaforte. La “B” che era stata incisa a caldo sull'acciaio era identica e presa alla “B” scritta nella lettera, quando aveva scritto la parola 'Buffo', riferendosi a come il destino le avesse fatte incontrare in certe circostanze.

L'agente non era stata capace di interpretare a pieno quella calligrafia infantile quanto colorata. Non aveva capito il senso del disegnino di un gatto con una torta in mano sulla parte in fondo a destra del foglio e aveva continuato a chiedersi cosa significasse il gelato a tre gusti accanto alla frase 'Ho rapito tua sorella'. Più guardava quella lettera e più si sentiva presa in giro. La stringeva con una forza immane tra le mani quasi a volerla distruggere col solo uso della pressione dei pollici sulla carta sottile. D'altra parte, aveva tentato di capire meglio, tramite quella lettera, con quale persona si trovasse ad avere a che fare. Una donna così astuta e in gamba avrebbe dovuto avere una calligrafia impeccabile, una bella penna stilografica dalle sfumature raffinate,e magari una preziosa pergamena su cui scrivere in modo sublime ed elegante, con estrema classe. Invece no. Sembrava avere a che fare con il classico bulletto delle elementari che ti rubava la merenda e te la nascondeva ridendo fastidiosamente di te durante la tua disperata ricerca. Non aveva senso. Tutto ciò non aveva alcun senso. Chi era Bì? Che voleva da lei? La lettera non era stata neanche chiara. Che vita aveva vissuto? Come si chiamava in verità? Chi le aveva insegnato a prendersi gioco di tutti? E si sentiva davvero superiore come sembrava? Davvero per lei era tutto un gioco? Se a Santana avessero posto quest'ultima stessa domanda avrebbe sicuramente risposto in modo affermativo, prima che ci fosse il rapimento. Ma si dovette ricredere. Aveva avuto un comportamento infantile e per questo aveva messo in pericolo la sua famiglia. Adesso la figura ignota di Bì la spaventava ancora di più. Cosa sarebbe stata capace di fare? A quali limiti di sarebbe fermata? E quali avrebbe, invece, di gran lunga superato?

Sentiva le ossa tremare, le gambe avrebbero ceduto da un momento all'altro. Lei, Santana Lopez, di fronte all'immensa cassaforte vuota e completamente aperta, una cassaforte alta circa 12 metri e lunga 10, nel buio della notte e con la sola, fioca, illuminazione della luna, davanti quella 'B' che altro non era che il lavoro di una mente geniale, stava provando per la prima volta in tutta la sua vita la vera paura. Tutto ciò che aveva provato la latina fino ad allora erano semplici timori, dubbi, niente di realmente concreto che la prendesse sul serio. Ora, a venticinque anni, sola in una banca, che aveva tutta l'aria di essere l'antro di un vampiro, aveva conosciuto il terrore.

Fece per dare un'ultima occhiata alla lettera e poi, ancora, rivolse lo sguardo sull'affare d'acciaio che le si scontrava davanti con una certa imponenza. Prese un profondo respiro e si avviò verso l'uscita. Chiunque fosse stata Bì l'avrebbe catturata. La paura le stava facendo perdere troppo tempo, aveva sempre ribadito a sé stessa che i sentimenti non avevano mai fatto parte del suo lavoro ed erano solo fonte di distrazione da questo, ora la guerra era iniziata. Era incominciata la notte di quel giovedì di primavera, aveva accettato la sfida ed ora, più che mai, era intenzionata a vincere. E dopo averne assaporato il gusto delizioso ed invitante, avrebbe ucciso. L'unico modo per continuare a essere la migliore, a tornare a regnare su New York, era uccidere il nemico. Non le importava più del colore dei suoi occhi. Non pensava più a quell'azzurro perfetto che l'aveva già distratta da ciò che avrebbe dovuto fare, e che avrebbe evitato sofferenze agli altri. Egoista. Era stata un'ipocrita egoista, e per il suo orgoglio, doveva rimediare. Un solo colpo, avrebbe usato un solo colpo e avrebbe centrato il bersaglio. Salì sulla moto e accese il motore, indossò il casco e partì, destinazione? Campo di battaglia.  

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Pastelli a cera 3. ***


Sono terribilmente in ansia.”

Rachel, tesoro, non ci pensare. Santana non è una da poco, riuscirà a salvare Kai!”

Sì, Rachel! Questo è poco ma sicuro!” si unì Chris a Finn.

Non prendiamoci in giro. Niente è sicuro adesso.”

Quinn-”

No Chris! Non è il momento di fare i bambini.” Il ragazzo si ammutolì, abbassò il capo e annuì serio. Rachel si asciugò le lacrime con il palmo della mano, tirò su col naso e respirò a fondo.

È ingiusto. Kai non c'entrava niente in questa storia!” Si riprese Chris.

Sì...” Scosse la testa, rassegnato, Finn.

Dobbiamo pregare.”

Quinn...”

Rachel, non importa se sei ebrea, prega chiunque tu voglia, ma fallo.”

Io sono ateo.”

Anch'io.”

Chris, Finn, non vi viene da pregare neanche adesso?”

Non siamo tutti delle suore come te.” Ribattè Chirs.

Smettila. Non c'è altro da fare.”

Prima di tutto dovremmo credere in Santana, darle fiducia, farle capire che siamo dalla sua parte! Dio, Gesù, Allah o chi volete voi, verranno dopo.”

Finn ha ragione.” Affermò l'altro ragazzo.

Ragazzi, mettiamo da parte la religione. Pensiamo solo a cosa potremmo fare di concreto.”

E dimmi Rach! Cosa possiamo fare?”

Non lo so... non c'è un modo per aiutare Santana?”

Io non credo che le saremmo d'aiuto, semmai d'impiccio.”

Ma Finn...”

Finn ha ragione, non le serviamo a niente.”

Possiamo solo confortarla.” Esclamò Quinn, non smettendo di pensare alla sua amica. Sapeva come in quel momento si stava sentendo. In un mare di autocommiserazione per il suo animo ormai privo di gloria. San aveva sempre creduto nell'onore, avrebbe rinunciato alla vita per questo.

Aveva solo 17 anni...”

Rachel!”

Ha! Ha ancora 17 anni!” Urlò Chris. “ Mia sorella ha ancora 17 anni...” Aggiunse sussurrando.

Ma sì... scusatemi.”

Mi sento troppo inutile a rimanere qui.”

Finn, ne abbiamo già parlato. Non possiamo fare niente.”

Dev'esserci qualcosa, che ne so, unirci alle ricerche.”

Oh no Finn, tu non ti muovi di qui! C'è tua figlia che dorme di là e devi restare!” L'ammonì la moglie.“ Per il momento dobbiamo solo aspettare. Se San avrà bisogno di noi ce lo dirà.”

Ed è qui che ti sbagli, Rach. Santana non farebbe mai una cosa del genere.” Quinn mandò un veloce sguardo a tutti i suoi amici. Rifletté, per qualche attimo, su come tutti gli altri non conoscessero la sua amica quanto lei. Non era neanche colpa loro. Semplicemente era così, Santana Lopez. Non si apriva a nessuno, non aveva tanti amici e non sembrava volerne. Si era sempre comportata male con tutti e probabilmente c'era un motivo a tutto questo. Un motivo ignoto che non sembrava volesse venire a galla. Anche per questo, Quinn, si sentiva in dovere di esserle amica e di volerle bene. Non voleva che restasse sola. Nessuno merita di stare da solo.

La bionda era stata una delle poche persone che l'aveva accettata e accolta quando arrivò in città per la prima volta. I primi mesi di liceo, la mora, li aveva passati praticamente da sola. Lei non familiarizzava e gli altri non facevano il primo passo, alla fine lei fu la sola che le si presentò con un gran sorriso in volto, pronta per farle da amica in qualunque momento. Inizialmente Santana la odiava. Se la ritrovava dappertutto e non le piaceva affatto. Non riusciva a fare niente senza che ci fosse il suo occhio vigile ad osservarla. Quinn aveva fatto di tutto per farla entrare nella squadra delle Chearleaders, per integrarla meglio tra le ragazze, e dopo averla implorata, letteralmente, Santana aveva ceduto.

Fu una delle cose di cui la latina non si era mai pentita di aver fatto. Aveva imparato ad amare quello sport e si era veramente appassionata, come succedeva poche volte. Dopo qualche tempo aveva praticamente avuto l'esigenza di competere per il posto di capitano, totalmente incurante del fatto che fosse Quinn Fabray la capo Chearleader per quella stagione. Dopo circa 4 mesi dall'assunzione di Santana Lopez nella squadra, Q aveva perso il suo posto, non che la sua fama e importante posizione nella scuola. Eppure non riusciva ad essere arrabbiata con lei, anzi, a volte sorrideva vedendola camminare a testa alta per il corridoio. In un anno l' ispanica era diventata la ragazza più popolare e rispettata dell'intero istituto. La ninfomane della situazione. La Miss Dancing Queen di ogni anno che, al termine del liceo, aveva avuto una relazione amorosa con almeno tre quarti della popolazione maschile scolastica. Dopo il primo anno, in cui Quinn aveva cercato di starle dietro e l'altra rifiutava categoricamente la sua compagnia, le due riuscirono a legare con notevole successo. Da allora non si erano mai più lasciate.

Restate qui. Io vado a cercarla.” Annunciò Q prima di uscire dalla casa a passo vigile. Gli altri erano rimasti perplessi, ma l'avevano lasciata andare.

La bionda si avviò per il quartiere buio in cui aveva parcheggiato la macchina. Salì con rapidità ed accese il motore. Santana non poteva che essere nel suo solito posto in cui amava, in genere, escogitare piani di cattura. La casa di campagna della nonna. L'unica donna che avesse mai capito veramente la ragazza, l'unica donna che le avesse mai fatto da madre. Strinse la mani al volante e corse a tutta velocità. Quinn non poteva vedere Santana soffrire. Non ancora una volta.

 

Hai dei bei capelli, sai?”

Grazie, me lo dice spesso anche mamma.”

Ma lei è di parte, io sono sincera.”

Fin troppo sincera!” Disse sarcastica la 17enne.

Mi sono scocciata di stare qui sotto.” Sbuffò Bì.

Vedessi io... Senti, sei sicura di non volerle mandare un messaggio col mio telefono?”

Poi mi rintraccia.”

E allora? Non è ciò che vuoi?”

Uhm...” Pensò un po' la rapitrice, seriamente allettata all'idea. “ Perché no!?”

La mora rise divertita, quella ragazza stava iniziando ad esserle simpatiche.

Cosa le scrivo?”

Ma che razza di criminale sei?”

Io non sono una criminale!”

No, davvero, non volevo offenderti... però... lo sei.”

Sei cattiva.”

Non fraintendere! Sono semplicemente realista!”

Gne Gne” Le fece eco la modella, fingendosi imbronciata. Bì iniziò a premere i tasti del cellulare dell'ostaggio scrivendo un sms che avrebbe dovuto avere lo scopo di spaventare la donna.

Che ne dici di...” Si schiarì la voce. “ Cara Lopez, io e la tua sorellina ti stiamo aspettando con impazienza. Fa presto, Bì.”

Ma cos'è? Sembra che la stai invitando a cena!”

Cosa? … Allora dimmi un po' come avresti scritto tu!”

Ascoltami bene, Lopez, fa il più presto possibile se non vuoi che uccida la tua cara sorellina.”

Ma io non ho intenzione di ucciderti! Non voglio mica farla preoccupare!”

Avanti Bì! Scrivi! Ti faccio vedere che sarà qui a momenti!”

Come vuoi... ma le dirò di venire da sola.”

Decisamente meglio!” Annuì la più giovane.

 

Santana era seduta nella cucina della nonna. Anche lei era stata avvertita di tutto e,come già si aspettava che la donna facesse, l'aveva ospitata in casa senza alcun problema. Nonostante fosse notte fonda ormai, nessuna delle due accennava ad essere stanca. La più giovane si era preparata il suo amato caffè ed era seduta al grande tavolo di legno d'acero che presenziava nella cucina. La nonna le era accanto, anche se consapevole di non poterle essere utile. La mora era concentrata su un foglio pieno di scritte ed appunti, di calcoli e numeri di telefono. Come faceva sempre, era andata dalla sua abuela perché era il posto dove, più che mai, si sentiva serena e rilassata, perfettamente in grado di pensare a un piano per la cattura dei criminali. Era da un po' che era lì, seduta a riflettere sul da farsi, cercando di essere il più concentrata possibile, ma invano. Non riusciva a non pensare a Kai. Ogni minuto che passava senza che lei potesse farci niente si sentiva sempre più male. Continuò a chiamare i dipartimenti vari della zona chiedendo notizie, ma senza esiti e, dopo un po', innervosita e stressata, si era buttata sul divano del salone, in cerca di un attimo di pace. Accese la TV ritrovandosi, come si aspettava, tutti i telegiornali che ne parlavano. 'Il rapimento della 17enne Kai Lopez, sorella della più spietata poliziotta di New York, ha interessato tutta la stampa. L'artefice sembra essere sempre la solita criminale Bì.' Tutti i titoli dei telegiornali presentavano questo e San spense il televisore irritata, lanciò con noncuranza il telecomando sul cuscino accanto a sé e butto la testa all'indietro sbuffando. Si sentiva impotente. Inutile. Un'irresponsabile. E questo la faceva soffrire terribilmente.

D'un tratto suonò il campanello. La mora si catapultò ad aprire, speranzosa più che mai. Aprì la porta con velocità verso di sé, pronta ad accogliere qualche agente venutole a dare una buona notizia. Ma chi si ritrovò di fronte non era di certo un'agente. E sicuramente non sarebbe mai stata capace di farlo.

Quinn?” Sospirò delusa la latina.

Sapevo di poterti trovare qui.”

Che diavolo ci fai qua?”

Senti, Lopez, non è necessario che tu faccia la parte della dura con me. Soprattutto non ora.” La fulminò la bionda con i suoi occhi verdi, per quanto volesse sgridare la sua amica i suoi occhi dicevano l'opposto. Era preoccupata. L'ispanica lo capì.

Quinn...” Si addolcì l'altra, inclinò la testa e sorrise amaramente. “ Vieni qui.” L'abbracciò a sé, come se ne avesse bisogno più l'amica che lei.

Mi dispiace tanto San.” Sussurrò, con la voce rotta, nei capelli corvini dell'altra.

Anche a me, Q, non ne hai idea.”

Forse ne ho, invece.” Bisbigliò con tono consapevole. La mora riuscì a sentirla e l'abbracciò ancora più forte.

Santana non era stata l'unica a soffrire nella sua vita, non era stata l'unica a star male veramente, per colpa del violento divorzio dei suoi genitori. Quinn aveva passato le pene dell'inferno. All'età di sedici anni era stata messa incinta da Noah Puckerman. Lo stupido, superficiale ragazzo della scuola. Il più popolare dopo Finn Hudson, il quale era il quaterback della squadra di football.

I due avevano avuto una storia, il loro amore era cresciuto, almeno per Q era così. Si era veramente innamorata di lui, aveva iniziato a ignorare le voci nei corridoi che ne parlavano male. Credeva che fosse diverso, che avesse mostrato a lei il lato di sé che teneva nascosto a tutti. Era dolce e protettivo con lei, per non parlare della sua innegabile bellezza. La trattava bene, anche se a volte era un po' impulsivo. Quando erano da soli parlavano poco, perché lui aveva come una violenta necessita di saltarle a dosso. Q pensava che fosse normale, pensava che fosse l'età a farlo spingere così, o addirittura l'indicibile amore che provava per lei. Si era, a poco a poco, autoconvinta che i suoi modi fossero l'impacciato tentativo di dimostrarle un amore indescrivibile nei suoi riguardi, e così non si erano limitati ad azioni che, lievemente, superavano la castità, ma erano andati oltre. Il giovane, quella sera, sembrava più disinvolto che mai, neanche tanto innamorato, aveva pensato lei in quel momento. Ma del resto era la sua prima volta e non sapeva come si dovesse essere in un momento così importante. Aveva sentito una tangibile impreparazione ad ogni movimento dell'altro ma era ormai troppo tardi per ritornare indietro, così fu costretta a continuare. Noah sapeva il fatto suo, la guidava lui e dopo un po' Q perse totalmente il senso della logica e della ragione. Non faceva più niente, era lui a comandare e la più piccola si era solamente arresa. Quinn si rese conto dopo poco di quanto era veramente accaduto. Successivamente ciò che era successo Puckerman divenne sempre più distaccato. La ragazza non riusciva a capirlo e stava sempre peggio per la sua lontananza improvvisa. Spesso lo aveva ritrovato a rimorchiare con le ragazze più giovani, appoggiato agli armadietti con fare interessante, e lei era sempre intervenuta. Ci volle poco per capire che Noah l'aveva solo usata. I suoi modi dolci e gentili lì utilizzava con chiunque ragazza volesse mettersi e le chiacchiere della scuola, adesso, non le sembravano più tanto indifferenti, piuttosto le pesavano tantissimo, si sentiva come partecipe in prima persona. Quando scoprì di essere in cinta la cosa andò degenerando. Lui l'aveva lasciata, anche se non a parole, era estremamente ovvio. Ogni settimana aveva una ragazza diversa, Quinn lo fissava con disprezzo, ma a lui non sembrava dargli peso. Quando finalmente riuscì a parlare con Noah e dirgli che aspettava un bambino, stranamente, lui fece come per voler ritornare insieme per essere un buon padre. La cosa lasciò molto di stucco la giovane Chearleader ma volle provare lo stesso. Dopo circa 4 mesi la pancia iniziava a vedersi e le voci su di lei si facevano maligne. L'allenatrice della sua squadra l'aveva cacciata, per lei fu un colpo basso, amava le ragazze Chearleaders, amava quello sport, ma era ovvio che nelle sue condizioni non potesse continuare. Così si concentrò soltanto sulla gravidanza e sul suo ragazzo. Noah sembrava volerle davvero bene e pareva ne volesse anche alla creatura nella pancia della bionda. Anzi, era rimasto entusiasta quando aveva scoperto che era una bambina, aveva pensato a come farla crescere con un'infinità di bambole e alla musica della sua chitarra classica. Eppure, dopo che i due passarono un pomeriggio insieme per fare da babysitter a dei bambini, riscuotendo un certo successo, Noah era ritornato a rimorchiare ragazze ogni tanto e a mandarsi messaggi abbastanza erotici con Santana. Quinn, delusa ancora una volta, con le lacrime agli occhi gli disse che doveva fare una scelta, perché così non si poteva continuare. Lui aveva semplicemente risposto “ Posso essere un buon padre, ma non puoi chiedermi di cambiare me stesso.” e con questo Q l'aveva lasciato, aveva deciso di superare le difficoltà da sola, il continuare a stare con lui avrebbe solo peggiorato il suo stato psicologico e confusa maggiormente.

Col passare del tempo la pancia crebbe sempre di più e tutti si allontanarono da lei, l'unica che le fu veramente accanto era stata Rachel. Santana, in quel periodo, pareva essere più in calore che mai e non perdeva l'occasione di intraprendere una relazione con chiunque avesse una buona nomea a scuola, per cui era diventata totalmente inutile. Rach, invece, aveva compreso la gravità della cosa e l'aveva aiutata a superare i brutti momenti che conseguivano le prese in giro dei ragazzi della scuola. Quinn soffriva tremendamente di essere vista male da chiunque la incontrasse nel corridoio, di essere stata una ragazza peccatrice, essendo molto cattolica non riuscì a stare mai in pace con sé stessa per tutto il periodo della gravidanza, e di non saper cosa fare dopo aver fatto nascere la bambina.

Alla fine la piccola Elisabeth, nacque in estate, al Presbyterian Hospital, grazie all'influenza notevole del padre. Entrambi i genitori, cattolici anche loro, erano rimasti indignati da un simile evento e non si erano preoccupati di dimostrarlo in ogni loro occhiata e piccolo gesto. Il periodo più frustrante di tutta la sua vita era stato decisamente quello. Fu costretta a far adottare la bambina da una donna, che poi si scoprì essere la madre di Rachel Berry, ovvero l'utero che era stato affittato dai genitori gay della ragazza.

All'inizio andava spesso a trovarla, adorava stare con Beth, ma più cresceva più la bambina la vedeva come una sconosciuta e Quinn ci soffriva troppo, così tanto da evitare di vederla. Adesso, con ogni probabilità, la bambina di 9 anni non sapeva neanche chi fossero Quinn Fabray e Noah Puckerman.

 

Posso farti compagnia?” Si strinse ancora di più a Santana.

Certo, Quinn.” Le posò un delicato baciò tra i capelli. Si stavano avviando a sedersi sul divano quando, all'improvviso, il cellulare della mora squillò. Le due ragazze si mandarono uno sguardo perplesso. Santana controllò immediatamente il messaggio.

È Kai!” Urlò nel vedere la scritta sullo schermo. Aprì il messaggio e lo lesse tutto d'un fiato.

Allora?” Domandò eccitata Quinn.

Non è Kai, è Lei. Vuole attirarmi in trappola. E vuole che vada da sola.”

Quinn le rubò il telefono di mano leggendo rapidamente anche lei.

Cazzo.”

Quinn?”

Sì, lo so che non si dice, ma mi è scappato. Tanto mi confesso domenica.”

Non era per quello! Chi se ne frega!”

Ah, allora, che c'è?”

Io vado. So come rintracciare un telefono cellulare e non mi importa se sto facendo il suo gioco, devo andare.”

Santana! Portati qualcuno con te!”

No, me la vedrò da sola.” Detto ciò la ragazza fece per uscire dalla casa della nonna, che aveva silenziosamente assistito alla scena, ma fu afferrata per un braccio.

Promettimi che torni sana e salva abbracciando quello scricciolo della tua sorellina.”

Ma quanto sei sdolcinata.” La riprese con voce irritante. Quinn sorrise. “ Ad ogni modo tornerò! E non dirlo a nessuno, Fabray, sono stata chiara?”

Sì.”

Bene.” Sorrise soddisfatta ed eccitata l'ispanica, per poi correre e salire in sella alla sua moto. Quinn la guardò ancora qualche secondo, prima che la perdesse nell'oscurità della notte.

 

 

Angolo Autrice :'D. Vi sta piacendo come proseguimento? Fatemelo sapere ç.ç Ho bisogno di recensioni! >.< Ad ogni modo ringrazio chi mi segue dall'inizio :') Grazie Mille! :3

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** L'incontro. p1 ***


ATTENZIONE ATTENZIONE È ARRIVATO IL MOMENTO BRITTANA! BUONA LETTURA!
È il capitolo più lungo che abbia mai scritto, ( lungo sopratutto per la prolungata conversazione tra la bionda e la bruna! *-*) e spero che vi piacerà.
E voglio recensioni. Se no smetto :'D 
Un bacio da Lucy :3 
____________________________________________________________________________________________________

Quella notte, la giovane agente, si era recata nel suo ufficio per lavorare alla ricerca del telefono della sorella. Ci mise poco ad intercettarlo, era nella periferia di New York, circa, ma in un posto indecifrabile e, secondo il pc, addirittura inesistente. La mora non ci pensò due volte dall'andare all'abitazione più vicina il luogo riscontrato. Si alzò rapidamente dalla sedia e corse via, ma nel corridoio si ritrovò la persona che meno avrebbe voluto incontrare in quel momento.

“ Lopez.”

“ Smythe”

“ Forse mi dovresti delle scu-”

“ Perché, per una volta, non metti l'orgoglio da parte per dopo? Non sono in vena di discutere con te, non ora.”

“ Mi dispiace.”

“ Come no. Non ho bisogno delle tue finte commiserazioni.”

“ Dico sul serio.” Tentò di essere credibile il ragazzo.

“ Non mi importa, Smythe. Ora ho altro a cui pensare.”

“ Avvertimi quando l'avrai trovata.”

“ Contaci damerino, sarai proprio la prima persona che chiamerò” Disse la ragazza dandogli le spalle e iniziando a camminare a passo rapido nel corridoio.

“ Santana smettila!”

“ Smettila tu di starmi appiccicato! Non pensavo che fossi uno di quei finti stronzi che, non appena vede piangere qualcuno, si addolcisce. Se devi fare lo stronzo altezzoso, fallo bene!” Si girò per un secondo la latina, rispondendolo a tono.

“ E se non volessi essere uno stronzo?”

“ Non prendermi per il culo, Smythe. Tu bastardo ci sei nato.” Terminò la donna, girando l'angolo e dirigendosi nel luogo indicato dal suo I-phone, collegato con il pc. Il ragazzo sbuffò.

Aveva sempre pensato che fare il superiore, prima o poi, lo portasse ad esserlo, invece si sentiva sempre più solo. Non riusciva a trovare l'amore e, quando era veramente dispiaciuto, nessuno lo credeva. Aveva iniziato a bullarsi di tutti al liceo, quando le matricole pensavano, già dall'aspetto, che fosse uno da rispettare, uno da temere. Lui aveva approfittato del loro timore e aveva iniziato a sottomettere tutti, e chi si opponeva veniva punito a suon di botte. Aveva trovato, così facendo, una posizione nella scuola, cosa che non era mai riuscito ad ottenere. Ma col passare del tempo, Sebastian, si accorse di essere circondato da amici falsi e che, quindi, fondamentalmente era solo. Se era triste non aveva nessuno da chiamare, nessuno con cui sfogarsi o anche chiacchierare. La sua frustrazione la buttò sul suo lavoro. Quando ebbe l'opportunità di imparare il mestiere dell'agente, pensò di mettersi con impegno e passione a svolgere questo mestiere e non ci volle molto per vedere gli ottimi risultati. Ma nell'ambiente di lavoro odiava essere chiamato “Il nuovo arrivato”, “Il principiante”, voleva essere rispettato anche qui, proprio come al liceo, ma non temuto, no, solo rispettato. Iniziò a vincere concorsi uno dopo l'altro e a salire sempre di più di grado finché, un giorno, non gli concessero l'ufficio accanto a Santana Lopez. Il suo idolo, il suo esempio di vita. Ma lei era terribilmente aspra e cattiva con lui, come con tutti, eppure anche gli altri continuavano a stimarla e Sebastian iniziò ad imitarla, sperando di ottenere lo stesso risultato. E fu così. Smythe era diventato una leggenda, non quanto la collega ma quasi, ed inevitabilmente era diventato suo nemico. L'idea di essere in contatto con lei anche da rivale l'allettava non poco ma, almeno lui, considerava la ragazza anche come la sua unica amica. Non una di quelle tante donne che rimorchiava solo per piacere personale, ma una vera. Ma quando, per la prima volta, aveva iniziato ad essere sincero con lei, lo aveva disprezzato. Era dispiaciuto della sua reazione, ci era rimasto davvero male, eppure non disse nulla. Sopportò. Come sempre.

Si girò e si porto una mano nei capelli con fare stressato, sbuffò ancora ed entrò nel suo ufficio.

 

La mora era arrivata. Era appena giunta davanti una grande e imponente abitazione. Una casa bianca, con tanto di giardino ben curato. Santana si avvicinò in un momento, correndo. Guardò per un secondo il cancello nero e respirò a fondo. Caricò la pistola, insicura come mai, e scavalcò il muretto. Si intrufolò dalla porta del retro, lasciata aperta, e avanzò cauta nell'abitazione apparentemente vuota. La cucina in cui era appena entrata era piena di caramelle gommose di tutti i colori e gusti. C'era qualche pacco di marshmallows vuoto e lattine di bibite ovunque e il forno aperto, dal quale usciva un forte odore di torta al cioccolato. L'ispanica si affacciò, sospettosa, fuori dalla sala e si avviò nel salone. Sul divano c'erano sparpagliate custodie di DvDs di cartoni animati della Disney e Pixar. Inserito nel lettore, c'era il CD delle canzoni per le feste d'animazione per i bambini. La latina era sempre più stranita, per non parlare della costante e pesantissima sensazione di sotto pressione che provava in quella casa. Dopo aver girato tutto il piano terra, senza trovare nessuno, si decise a parlare.

“ C'è qualcuno?” Nessuna risposta.

“ Se c'è qualcuno farebbe bene a uscire subito se non vuole che le cose si complichino!” Ancora niente. Alzò la voce ancora di più.

“ C'è qualcuno o no?” Urlò decisamente forte. Aspettò la risposta con fare teso. D'un tratto sentì un rumore provenire dalla camera da letto. La ragazza deglutì e si avvicinò con passo svelto. Il rumore si placò proprio quando lei si era fermata sulla soglia della camera. La latina era sicura di aver già controllato quella stanza, ed era altrettanto sicura di non averci visto nessuno. Aspettò col fiato sospeso.

BUM! BUM!

Due forti botte provenienti da sotto il pavimento la fecero sobbalzare. Spalancò la bocca, incapace di capire cosa stesse succedendo. Dopo un terzo tonfo, si aprì una porticina dal parquet da dove ne uscì una bionda, con una mascherina nera, decisamente spaesata.

“ Dio! Non si apriva più! Per un attimo ho temuto di rimanere qui sotto per sempre!”

“ Mani in alto!” Gridò l'agente puntandole la pistola contro.

“ Scusami cara, ma se alzo le mani cado giù!”

“ C-cosa? Non parlare! Tutto ciò che dici-”

“ Potrebbe essere usato contro di te in tribunale... si, lo so.” L'anticipò scocciata la ragazza. Santana aveva notato subito i suoi occhi azzurri, aveva combattuto contro l'effetto del primo impatto con questi, ed aveva alzato la pistola con sicurezza. Li aveva riconosciuti, era Bì.

“ Ho detto che devi tacere!”

“ Ma devo dirti così tante cose!”

“ Non prendermi in giro! Esci di lì, subito!”

“ Non credo proprio.”

“ Non costringermi a sparare!”

La bionda balzò fuori, in tutta la sua altezza si parò davanti all'agente, rimasta paralizzata, per la prima volta in vita sua, davanti a quella figura magnifica e, ancora una volta, dai suoi occhi azzurri. Bì le tirò un braccio girandola su sé stessa e riuscì ad prenderle la pistola da mano. La mora era stata disarmata, cosa mai successa. Spalancò gli occhi. Quando si rese cos'era successo era troppo tardi per rimediare. La più alta sorrideva compiaciuta puntandole la pistola alla nuca.

“ Credimi, la strada non è difficile. Basta solo scendere per di qua.” La intimò a scendere nel cunicolo. L'altra ingoiò a vuoto e, a malavoglia, avanzò passo dopo passo.

Iniziò a scendere tutte gli scalini con estrema calma, intanto pensava a cosa poter fare per liberarsi da quella orribile situazione. Più scendeva giù, più intravedeva un grande sotterraneo dalle mura e le pavimentazioni in mattoni rossi. Quando arrivò all'ultimo gradino aspettò che l'altra la raggiungesse. Bì aveva chiuso la porticina segreta che dava l'accesso a quel luogo e poi si affrettò ad arrivare accanto all'altra giovane.

“ Uff. Eccoci qua.”

“ Dammi la pistola.”

“ E sì. Così mi spari!” La latina si sentì presa in giro. La guardò in cagnesco e strinse gli occhi in uno sguardo cattivo.

“ Se proprio la vuoi, posso dartela senza proiettili!” Tentò di essere convincente, poi aggiunse riflettendoci. “ Anche se non so bene come si faccia...”

“ Smettila di fare l'idiota Bì!”

“ Bì?”

“ Beh, sì, non ho mai avuto il piacere di conoscere il tuo nome!” Disse sarcastica ed innervosita la giovane agente. Come risposta ricevette il delicato sorriso dell'altra.

“ Sì, hai ragione. Piacere, sono Brittany!”

“ Perché ti stai presentando a me?”

“ Perché non conoscevi il mio nome!” L'ispanica era totalmente scioccata.

“ Sei impazzita?”

“ Perché mai? Ti ho solo detto il mio nome! Adesso sarebbe stato il tuo turno, ma non importa dato che lo conosco già. Santana.”

“ Non chiamarmi per nome!” Le ringhiò la poliziotta infastidita dalla sua confidenza.

“ Qualcosa del genere lo ha detto anche Kai...” Sorrise tra sé e sé la bionda. A quelle parole l'agente le si buttò praticamente addosso, afferrandola per il collo.

“ Hai detto Kai?! Dimmi dov'è! O giuro che ti uccido a mani nude e con la tua carne mi ci faccio una borsa!” Brittany restò paralizzata dal terrore.

“ O-okay... non c'è bisogno di scaldarsi tanto. Scusa.” Rispose cauta. Santana si sentì per un momento in colpa. Gli occhi azzurri della ragazza erano dolcissimi in quella smorfia colpevole. Quasi le venne in mente di chiederle scusa, ma subito ricordò chi era. Nonostante tutto, però, non aveva l'istinto omicida di ucciderla come capitava sempre quando aveva a che fare con gli altri criminali ma, anzi, ne era incuriosita. Le tolse le mani dal colletto della maglietta che indossava avendo notato che, nonostante avesse nelle mani una pistola, non l'aveva nemmeno alzata per difendersi. Era un atteggiamento sleale aggredire qualcuno armato ma che, comunque, non ti fa niente di male.

“ Dov'è?”

“ È di qua... vieni.” Affermò, con tono triste, Brittany.

Santana seguì nervosa la donna davanti a sé che la guidava per i condotti nascosti del sotterraneo. La bionda camminava con fare sicuro di sé e l'ispanica non poté fare a meno di posare il suo sguardo sul suo stupendo fisico. Nel silenzio più totale si stava facendo guidare chi sa dove da chi sa chi, eppure non aveva paura, era più che altro ansiosa. Non vedeva l'ora di riabbracciare la sorella e prometterle che non le avrebbe fatto passare mai più un'esperienza del genere. Brittany dava l'impressione di una persona innocente, davvero troppo per essere collegata alla grande LadraBì, le cui voci su di lei erano ogni anno più terribili. Pensò che, dopotutto, poteva essere una buona persona anche lei. Cercò di convincersi di questo perché ciò che le comunicavano i suoi occhi azzurri erano tutt'altro che malignità e cattiveria.

“ Come mai hai voluto fare la poliziotta?”

“ Come mai hai voluto fare la criminale?” La modella di girò parandosi davanti all'altra con le mani sui fianchi e una faccia seriamente offesa.

“ Ho chiesto prima io!” Santana s'intenerì, ma non lo ammise.

“ Perché volevo essere come i supereroi.” Rispose con una tale spontaneità e sincerità che si stupì lei stessa. Non aveva mai detto la verità a nessuno. Di soluto inventava storie commoventi o che catturavano l'attenzione, niente a che fare con la verità.

“ Ma che carino!” Saltellò momentaneamente sul posto Brittany, mettendo in imbarazzo Santana.

“ Ma smettila...” Sussurrò rossa in viso. Perché si stava comportando così? La stronza e cattiva agente di polizia migliore d'America che dialogava tranquillamente con la più spietata ladra d'America. Che razza di storia è mai questa? Eppure non riusciva a non perdersi nei suoi occhi, a non affogare il quel mare di dolcezza, a non fissare quel cielo senza nuvole.

“ E tu?”

“ Sinceramente non lo so, non credo di aver scelto di farlo, più che altro ci sono nata.”

“ Nascere in un modo non basta per far sì che diventi il tuo mestiere.”

“ Infatti non è il mio mestiere.”

“ A no?”

“ No. Non sono sicura di potertelo dire. Papà mi dice sempre di starmi zitta riguardo la mia vita privata. Soprattutto con qualcuno che ha scoperto chi sono.”

“ Tuo padre?”

“ Sì...”

“ È qui?”

“ Oh no! Io e lui dobbiamo stare molto distanti! Almeno di uno stato, dice sempre lui.” Continuò a parlare disinvolta la criminale. Santana aveva iniziato ad interessarsi e Brittany, accorgendosene, si ricordò che forse avrebbe dovuto non dirlo.

“ Ops. Ho detto troppo.”

“ No davvero, mi interessa.”

“ Lo so, ma sei una poliziotta. Tu sei contro di me, io non ti dovrei parlare.” 'Come ragionamento non fa una piega'. Pensò Lopez.

“ Come vuoi.” L'altra riprese a camminare, seguita dalla più bassa.

“ Che posto è questo?”

“ Un posto.”

“ Non vuoi dirmelo, eh?”

“ Non prenderla come una cattiveria. È che proprio non posso.” Brittany le rivolse un veloce sguardo colpevole. Non voleva offendere l'altra ragazza. La mora, dal canto suo, aveva appena perso un giorno di vita soltanto guardandola.

“ N-non importa.” Balbettò sentendo le gote andare a fuoco.

“ Sul serio...” Si girò come per chiederle il consenso ed aggiunse timidamente. “Signorina Lopez.” La latina abbassò il capo incapace di sostenere il suo sguardo, troppo innocente per i suoi soliti modi bruschi.

“ Puoi chiamarmi Santana.”

“ Davvero?”

“ Non ripeterlo, potrei cambiare idea.”

“ Okay, Santana!” Esclamò il suo nome con una certa enfasi, come a voler dimostrare a sé stessa di poterlo dire. Si lasciò scappare una risatina sommessa che inebriò totalmente l'agente. 'Ma cosa mi prende?' Si domandò mentalmente Santana, ritrovandosi a sorridere come un ebete da sola.

“ Beh, Santana...” A quelle parole, la mora rialzò lo sguardo divertita.

“ Sì?...”

“ Devo dirti una cosa.” Si fece improvvisamente seria Bì.

“ C-certo... dimmi tutto.”

“ Io non volevo rapire tua sorella! Davvero! Non le ho fatto niente! Anzi, abbiamo fatto amicizia! Lo ammetto, all'inizio l'ho dovuta tenere legata a una sedia perché proprio non la smetteva di muoversi ed urlare... ma non appena abbiamo iniziato a chiacchierare l'ho subito liberata. Alla fine non ho resistito, e le ho anche tolto la benda.”

“ Dimmi che sta bene.” Tentò di calmarsi la latina.

“ Sì! Non avrei mai avuto il coraggio di farle del male!” Guardò, ancora, Santana come se avesse detto una terribile parolaccia mettendosi, fulminea, la mano sulla bocca.

“ Oh no! Adesso crederai che sono una debole!”

“ Eh?” Si riprese la mora, che fissava a terra mentre rifletteva sul fatto che la sorellina fosse sana e salva. Non aveva minimamente pensato a nulla del genere.

“ Sei una poliziotta! Adesso ti appunterai ciò che ho detto su qualche blocchetto nascosto e lo dirai a tutta la tua squadra!”

“ Assolutamente no! Non sono un paparazzo!”

“ Quindi non spettegolate mai sui criminali catturati, voi poliziotti?” Domandò sinceramente sorpresa la modella. Una domanda così assurda che fece sorridere la latina.

“ Assolutamente no...” Le rispose dolcemente, intenerita più che mai dalle smorfie bambinesche dell'altra. La bionda le sorrise.

“ E cosa fate, allora?”

“ Aspetta, aspetta! Credevi davvero che noi catturassimo i criminali per sparlarci sopra?”

“ Non solo, ma anche.”

“ Questa è la cosa più stupida che abbia mai sentito.” Rise tra sé l'agente, portandosi una mano alla fronte. L'altra non rispose. Abbassò la testa, decisamente offesa. Si sentiva una stupida. Tutti le avevano sempre dato della stupida, dell'idiota... Quando Santana si rese conto che ciò che aveva detto non era stato esattamente cordiale, si girò a spiare la sua reazione. Una morsa al cuore la colpì in pieno.

“ Dios. Non volevo offenderti.”

“ Oh no, non volevi, ne sono sicura.” Disse fiocamente sarcastica.

“ Dico sul serio.”

“ Sì...”

“ Brittany?” La chiamò l'ispanica pronunciando per la prima volta il suo nome. La bionda la guardò stupita e rallegrata allo stesso tempo. La latina le sorrise.

“ Bel nome. Mi sono sempre chiesta quale fosse stato.”

“ Davvero?” Chiese incuriosita la criminale, dimenticandosi totalmente della piccola controversia precedente. Proprio come i bambini che smettono di piangere davanti un lecca-lecca.

“ Già.”

“ Ma non è difficile da indovinare... insomma, esistono pochissimi nomi con la 'B'.” Affermò pensierosa, per poi aggiungere insicura. “ O sbaglio?”

“ Forse... Una mia amica era convinta che ti chiamassi Barbra.” Sorrise ripensando a Rachel.

“ Che brutto nome.” Disprezzò la modella.

“ In effetti!” Rise la mora, trasportando con sé, subito, l'altra ragazza.

“ Anche Santana è un bel nome!” Esclamò Brittany.

“ Carino...”

“ A me piace!”

“ Bene. A qualcuno dovrà pur piacere.”

“ Oh no! Adesso andrai a dire il mio nome in giro per farmi catturare! Perché sei una poliziotta!”

“ Ci potevi pensare prima, quando ti sei presentata.” Rispose secca l'agente, lasciando che si intendesse un sorriso nel tono di voce.

“ Hai ragione!” Si portò una mano alla testa, la ragazza dagli occhi azzurri, con fare disperato.

“ Ad ogni modo. Non lo dirò a nessuno...”

“ Ma sei una poliziotta!”

“ Sì... Ma non lo dirò ugualmente.”

“ Allora, grazie!”

“ Uhm.” Annuì la latina imbarazzata.

“ Eri preoccupata per Kai?” Domandò, dal nulla, la ladra.

“ Direi!”

“ Mi dispiace... quel messaggio non l'ho scritto neanche io! È stata lei!”

“ Kai?”

“ Sì! Io ti avevo scritto una cosa più... carina. Ma Kai mi ha detto che sembrava un invito a cena, così l'ha riscritto lei.”

“ Ma guarda un po' quella ragazzina! Mi ha fatto spaventare a morte!”

“ Ti capisco. Anch'io mi sarei spaventata a morte.”

“ Hai una sorella anche tu?” Chiese sinceramente incuriosita Santana.

“ Io non posso dirtelo. Perché sei una poliziotta.”

“ Dimentica che sono una poliziotta!” 'Ma che dico? Io sono una poliziotta, per la precisione la migliore!'.

“ Non riesco! Finché indosserai quella divisa!” Indicò confusa la modella. L'agente, a quelle parole, si tolse la giacca, sulla quale era inciso il marchio della polizia, restando con la camicia bianca e la gonna blu scuro.

“ Va meglio adesso?”

“ Decisamente!” Sorrise contenta Brittany. “ Credo tu sia l'unica persona con la quale sto parlando senza avere secondi fini.”

“ Che intendi?”

“ Non posso dirtelo, perché sei-”

Santana la fissò col sopracciglio alzato e uno sguardo totalmente scettico.

“ No, giusto. Non sei più una poliziotta!” Fece per pensarci sopra. “ Ma quindi, quando non hai la giacca perdi i tuoi poteri?”

“ Non-Non credo di aver capito bene.”

“ Insomma. Non sei diventata un supereroe come volevi?”

“ Io...”

“ È la giacca che ti da il potere?”

“ Non penso proprio...” Rispose confusa e divertita allo stesso tempo. Non riusciva a deriderla. Era troppo dolce.

“ Ah...”

“ Piuttosto, sei stata tu a togliermi il potere. Hai preso la mia pistola.”

“ Questa?”

“ Già Brittany, quella è una pistola.”

“ Oh, beh, puoi riprenderla.” Le porse l'arma, Bì. La mora sentì come un senso di repulsione verso quell'affare metallico, che più volte l'aveva salvata da situazioni spiacevoli e pericolose. La stessa che le aveva permesso di aprire la porta di quel magazzino nel quale era richiusa e che, così facendo, era riuscita a vedere Bì negli occhi. Sentiva come se, in quel momento, fosse decisamente inutile.

“ Puoi tenerla... Ma fa attenzione, è carica.”

“ È carica?”

“ L'ho appena detto.”

“ Perché l'hai caricata? Si era scaricata?”

“ Sai come funzionano le pistole?”

“ Premi il grilletto e spara il proiettile, no?”

“ Sì, ma i proiettili non sono infiniti.”

“ Io quando finiscono ne prendo un'altra.”

“ Cosa?”

“ Sì! Ne ho così tante! Quelle che non uso più poi le do a mio padre che li da a dei tipi strani in Messico. Chi sa cosa ne fanno.”

“ Brittany! Non dovresti dare queste armi in mano a quella gente! Ne fanno un uso sbagliato!” Santana stava iniziando a rivolgersi a lei con tono più dolce. Per un attimo pensò che, per quanto lei potesse sembrare la più cattiva di tutti, in fondo c'era gente ben peggiore di lei. Gente che davvero non ci pensava due volte prima di fare del male a qualcuno. Ma Brittany non era così. Era gentile ed innocente. Era ingenua.

“ Non sono io... è papà!”

“ Allora non le devi dare a tuo padre.”

“ Ma... non posso non dargliele. È mio padre.”

“ Questo non vuol dire che faccia sempre la cosa giusta.”

“ Sì invece.”

“ No, Britt...” Si lasciò scappare la latina. L'altra la guardò estasiata. “...any!” Si riprese con imbarazzo l'ex agente. La bionda la guardò divertita.

“ No...? Come no? Il papà ha sempre ragione! Non te l'hanno mai insegnato?”

“ È una cosa sbagliata. Fidati non è così.”

“ Perché mi dovrei fidare?”

“ Perché sono l'unica persona con la quale tu stia parlando senza avere secondi fini?”

“ Che memoria. Mi ero già scordata di averlo detto.”

“ Che poi non ho capito cosa intendi.”

“ Che non ti voglio rubare niente. Non ho mai fatto amicizia con nessuno. Mi avvicino agli altri solo per rubare loro qualcosa che mi interessa.”

“ Non è una cosa carina.”

“ Ma è rischiosa. Amo il rischio.”

“ Ne ero sicura.” La guardò negli occhi la mora, facendola sorridere.

“ Ed io ero sicura che tu te ne fossi accorta.”

“ E neanche questo mi torna!”

“ Avanti! Ti ho studiata ben benino, sai? Tu i ladri li lasci ai meno esperti. Solo i criminali più intriganti ti interessano. Ed io sono intrigante! E poi, non sei così stupida da non poterci arrivare da sola. Con tutti quei soldi non so proprio cosa farci.”

“ Non puoi sapere se sono o no stupida.”

“ Certo che posso! Basta guardarti negli occhi!” Rispose convinta Brittany.

“ I miei occhi non dicono nulla. Sono banali.”

“ I tuoi occhi sono stupendi.” Affermò con dolce serietà l'altra, mandandole un'occhiata che la fece arrossire.

“ Pff... proprio...”

“ Pensala come vuoi. A me piacciono.”

“ Bene. A qualcuno dovranno pur piacere.” Le due si guardarono contemporaneamente e risero insieme. “ Questo l'avevi già detto prima!” Affermò divertita la bionda.

“ Credo proprio di sì!” Confermò l'altra. “ Ma è colpa tua, dici sempre che c'è qualcosa che ti piace di me.”

“ Beh, se dovessi continuare... mi piacciono anche i tuoi capelli! Ed il colore della tua pelle, gli zigomi alti,le guance, e le tue labbra! Sono così carnose! Niente a che fare con le mie. Sono sottilissime...” A Santana mancò il fiato. Tutti quei complimenti, anche se detti con disinvoltura e ingenuità, le avevano fatto provare un tepore nuovo. Un'allegria all'animo che non credeva si potesse provare. Restò per qualche secondo imbambolata a guardarla, trovava il profilo di Brittany perfetto. L'avrebbe guardata per ore.

“ Dio, come prude.” Si grattò la tempia la bionda.

“ Cosa?”

“ Questa mascherina...”

“ Beh, toglitela.”

“ Ma-”

“ Hey! Non ho la giacca! Non sono una poliziotta!”

“ Ma hai detto che il tuo potere non dipendeva dalla giacca!”

“ Il mio potere da supereroe no! Ma il mio potere di poliziotta sì.”

“ Mi hai confusa.”

“ Non mi sembra poi così difficile...”

“ Sì, invece! Non mi confonde nessuna combinazione segreta ma mi confonde parlare con te. Per non parlare del tuo viso. È una distrazione continua.”

“ Ma che dici...” Le guance della mora andarono decisamente a fuoco.

“ Io non mi vergogno a fare i complimenti, sai?”

“ Ho notato.”

“ E tu non dovresti vergognarti a riceverne. Scommetto che ci sei abituata!”

“ In verità no.”

“ Non ci credo.”

“ Non crederci.” Rispose secca Santana. A quella reazione, l'altra si sentì tremendamente in colpa.

“ Oh no... ti sei arrabbiata?”

“ No.”

“ Beh, ci sembra...” L'ispanica non rispose. Brittany abbassò il capo.

Per qualche secondo regnò un silenzio imbarazzante. Bì odiava i silenzi imbarazzanti, così subito pensò a qualcosa da dire.

“ Comunque sì!” Esclamò rialzando il capo bruscamente.

“ Sì, cosa?”

“ Ho una sorellina!”

“ Adesso sei tu a confondermi, te l'ho chiesto almeno 20 minuti fa!”

“ Ma prima eri ancora una poliziotta!”

“ Sì... hai ragione.” Si rassegnò l'ex agente, totalmente addolcita.

“ Si chiama Taylor.”

“ Carino.”

“ Carino.” Si trovarono d'accordo. Brittany si tolse la mascherina e Santana si incantò davanti al suo volto, che adesso poteva ammirare completamente.

“ Che begli occhi...” Sussurrò.

“ Grazie. Mi ero accorta che ti piacevano. Anche al bar hai avuto questa reazione.”

“ Sei tu!”

“ Ma no!”

“ O mio Dio! Avrei potuto acciuffarti subito!” La bionda la guardò confusa e preoccupata allo stesso tempo.

“ Puoi farlo anche adesso...” La guardò cercando di capire ciò che volesse fare. Aveva quasi dimenticato il motivo per cui la latina era lì.

“ Sì, io...”

“ Tu?”

“ Lo farò dopo.”

“ Dopo quando?”

“ Quando diventerò di nuovo una poliziotta.” Detto ciò Brittany spalancò gli occhi preoccupata e, con uno scatto felino, le prese la giacca di mano indossandola.

“ Che diavolo stai facendo?”

“ Non voglio che mi catturi.”

“ E io non voglio che tu rubi banche, come la mettiamo?” La bionda si trovò senza parole. Non poteva smettere. A parte la sua passione per il rischio, il padre la obbligava a rubare, non poteva smettere. Non dipendeva da lei.
Era indecisa, così tanto che non sapeva cosa dire.

“ Non voglio che mi catturi.” Pronunciò ancora con una espressione incomprensibile.

“ Brittany, sai com'è, ci sono nata!” La riprese irritata Santana.

“ Non imitarmi! Io non ci sono nata, io lo devo fare e basta. Tu non puoi capire. Nessuno ti ha mai obbligato a fare qualcosa.” Si strinse nella giacca, la bionda, che iniziava ad avere gli occhi lucidi.

“ Brittany...”

“ Adesso è meglio che stai zitta.” Strinse la pistola tra le mani e la guardò seria. D'un tratto era diventata di nuovo la temibile criminale che Santana desiderava tanto uccidere. Ma lo era solo di aspetto. L'ispanica lesse nei suoi occhi la frustrazione e la contrapposizione. Era confusa, lo si vedeva bene. Lei, dal canto suo, annuì, ricordandosi comunque che l'altra ragazza era armata. Ma non aveva più voglia di ucciderla. E neanche di metterla in prigione. Non aveva più voglia di farle del male.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Amicizia p1 ***


Quinn! Ma dove sei stata?”

Scusatemi ragazzi, sono stata da Santana.”

L'hai trovata?”

Sì, Finn... a quanto pare la conosco bene.” Sorrise compiaciuta la bionda.

Era da nonna, vero?”

Già, Chris.”

E come sta?”

Meglio. Decisamente.”

E non hai notizie su Kai?”

No...” Mentì la giovane.

Capisco...”

Ma sono sicura che Santana la riporterà a casa.”

Sì...” Annuirono tutti non troppo sicuri.

Nella casa regnava la luce in tutto il piano terra. Rachel andava avanti e indietro dal salone alla cucina, portando tazzine di caffè quasi ogni ora. Finn aveva bisogno di caffeina. Da quando lavorava nell'officina del padre di Kurt e, contemporaneamente, partecipava ai Musicals cui faceva parte Rachel, la sua vita era diventata molto movimentata e aveva bisogno sempre più di quella bevanda scura che pareva ridargli l'energia necessaria tra un atto e l'altro di una rappresentazione teatrale o tra una manutenzione di una marmitta e un'altra. Era diventato un totale amante del caffè. Forse più dipendente che amante... ma non importava, a lui piaceva.

Quinn si accomodò sul divano nel salotto di casa sua e chiese, cortesemente, a Rachel se le poteva preparare un tè. L'altra acconsentì, scomparendo nella cucina. Nello stesso momento si presentò, trascinando un pupazzo dietro di sé, Dianna.

Dìdì!”

Papà...” Mugugnò la bambina, mentre Finn la prendeva in braccio.

Tesoro, perché ti sei alzata?”

Non voglio stare da sola sopra. Non mi va.”

Ma, amore, non puoi stare qui. Stiamo parlando di cose da grandi.”

Per piacere...” Lo guardò dolcemente la bambina, con i suoi occhioni castani. Il padre non resistette e si andò a sedere con lei sul divano, facendola accoccolare sul suo petto.

Quinn osservò la scena con l'amaro in bocca. Ogni volta che vedeva la famiglia Hudson moriva d'invidia. Avrebbe voluto anche lei essere madre con la sua piccola Beth. Le mancava.

Le capitava, se pur raramente, di vedere la bambina in tarda mattinata, subito dopo l'uscita da scuola. Ogni volta era sempre allegra e cresceva a vista d'occhio. Aveva tante cose di Quinn: gli occhi, le labbra, i capelli e la carnagione chiara. Era un angioletto. Era la cosa più bella che Q avesse fatto in tutta la sua vita e Dianna le ricordava proprio la sua bambina. Si era sempre chiesta come fosse di carattere Beth, dolce e gentile come lei, o cattiva e vendicativa come Santana? Ma a quanto pareva, sarebbe rimasto un mistero per la ragazza.

Quando Rachel tornò in salotto, aveva tra le mani una tazza di tè, zuccherato al punto giusto per Quinn, conoscendo i suoi gusti.

Ecco a te Q.”

Grazie Rach.”

E di che.” Con fare scocciato, la piccola bruna, si avvicinò alla TV accendendola, cercando qualcosa di interessante da vedere. Cambiò per un po' i canali, tentando di trovare il programma giusto, ma alla fine si arrese al suo solito MTV. Si andò a buttare sul divano, accanto a Finn e solo in quel momento si accorse della presenza di sua figlia, che le si andò a poggiare, goffamente, sul suo petto in cerca di coccole.

Dì...” Sussurrò la cantante accarezzandole la testolina castana. “ Che ci fai qui...?”

Non vuole stare da sola.” Spiegò rapido Finn.

Hai ragione tesoro...” La cullò Rachel, tra le sue braccia.

Quinn sorseggiava il suo tè, con gli occhi fissi sulla famiglia, quando all'improvviso qualcuno bussò alla porta. Chris si alzò di botto correndo ad aprire.

Sam?”

Chris!” Lo salutò con un abbraccio il ragazzo biondo.

Mercedes! Artie, Mike, Tina. Che ci fate qui?” Elencò tutti gli altri che vide dalla spalla di Sam, ancora abbracciato a lui.

E ce lo chiedi, amico?” Rispose Mercedes alzando le sopracciglia.

Entrate ragazzi.” Li fece accomodare tutti.

Rachel, Quinn, Finn!” Corse loro incontro Sam, seguito da tutti gli altri.

Ragazzi! Oh, siete stati gentilissimi a venire qui.” Li abbracciò uno ad uno Q.

Beh, non potevamo far finta di niente.” Sorrise Artie.

Già...”
“ Dov'è?” Chiese insicuro Mike.

Non è qui. È in giro a cercarla.”

Ne ero convinta.” Confermò Tina.

Sì, anch'io. Non appena ho visto che nessuno mi chiamava bocca di trota...”

Oh, ma guarda chi c'è qui! Didì! Non sei andata a dormire?” Domandò l'asiatica.

Voglio stare qui, con mamma e papà.” Quinn sentì le lacrime pungerle gli occhi.

Fai bene, piccola.” Le scompigliò i capelli, Mike. Rachel la strinse ancora di più a sé. Quinn si girò di scatto ed andò a prendersi un bicchiere d'acqua. Dalla cucina sentì il chiacchierio degli amici e il campanello che suonò ancora una volta. Poi udì l'acuta voce di Kurt, seguita da quella più profonda di Blaine. La casa era piena di gente. Quinn amava essere riuniti tutti insieme, come succedeva durante il natale o la pasqua, o una normalissima domenica, ma in quel momento aveva bisogno di stare per qualche minuto da sola.

Si sciacquò la faccia e sospirò a fondo.

Ciao Quinn.”

“ K-kurt! Mi hai spaventata.” Si aggiustò i capelli con nervosismo, Q.

Sì... scusa. Come và?”

Bene.”

“ Santana?.”

Non c'è. Come vedi...”

Mi chiedevo dove fosse.”

Me lo chiedo anch'io.”

Quinn... Ho come il presentimento che tu ne sappia un po' di più di tutti noi.”

Kurt, ti sbagli.”

E il tuo non saper mentire me lo fa pensare ancora di più.”

Smettila, Kurt. Ti ho detto di no.”

Come vuoi , Quinn. È solo che è un atteggiamento un po' egoista...”

Sta zitto, Kurt.”

Bene, se proprio insisti, raggiungo gli altri di là.”

Bene.”

Bene.” Ripeté con orgoglio Kurt alzando la testa in modo teatrale.

Quinn non lo aveva mai sopportato troppo, i suoi modi effeminati, come a voler esplicitare la sua omosessualità, erano irritanti agli occhi della bionda. Odiava la sua voce, decisamente troppo delicata, e i suoi modi da ragazzina viziata. Era in assoluto il ragazzo che aveva sofferto di più al liceo, questo Quinn lo sapeva, ma non le era mai piaciuto il suo modo di comportarsi. Stessa cosa per Kurt. Lui trovava in Q, sbagliata la religiosità, essendo gay la chiesa non lo aveva mai accettato, e l'aveva chiamata spesso “ La ragazza facile del liceo.” quando era incinta. Si erano sempre sopportati a vicenda per non squilibrare l'unione forte della comitiva. Anche se comunque, anche loro, si volevano bene, in fondo.

Quinn si portò una mano dietro la nuca e sbuffò. Cercò di sembrare il più disinvolta possibile e si avviò dagli altri.

Quinn! Proprio te cercavo! Rachel ha chiesto se potevi andarle a prendere la borsa nella macchina. Dice che si fida solo di te e che tu sai dove l'ha parcheggiata.” Le disse il coinquilino imbattendosi nella bionda.

Non c'è problema, vado subito.”

 

Sebastian era sfinito. Dopo quasi una notte intera a cercare, invano, la 17enne rapita, adesso aveva solo voglia di andare a letto. Afferrò le chiavi di casa dal cruscotto della sua macchina e le infilò nella serratura della porta di casa.

Condivideva la sua abitazione con suo fratello Josh, un ragazzo di 28 anni dai capelli biondi e gli stessi occhi verdi del fratello. Sebastian era convinto che stesse dormendo, erano le 3 del mattino e non poteva aspettarsi di trovarselo sul divano, a mangiare una pizza e bevendo una birra davanti la replica di una partita di basket di qualche giorno prima. Aveva sperato di non incontrarlo, lui e il fratello si odiavano. A differenza di Sebastian, Josh era un delinquente che si ubriacava quasi tutte le sere ed era decisamente aggressivo con lui. Era solo questione di tempo prima che Sebastian se ne fosse andato da quella casa, dove era stato costretto a restare per colpa di problemi legislativi riguardanti l'eredità della prprietà. Quando il giovane agente varcò la soglia, si ritrovò gli occhi del fratello addosso, per qualche secondo, che lo squadrarono come per accertarsi che fosse lui per poi ritornare a guardare il mach.

Alla fine sei tornato. Dove sei stata, femminella?”

Sta zitto.”

Che c'è? Sei andata dalla tua amichetta poliziotta?”

Ho detto di star zitto.”

Ma guardati, sei uno straccio! Fare lo sbirro ti ha rovinato di brutto eh, lady?!”

Vogliamo parlare di quanto puzzi di marcio, brutto ubriacone?”

Non ti permettere, ragazzina!”

Shhhh.”

E non zittirmi, denti da cavallo.”

Bocca di fogna.”

Ripetilo, se hai le palle.” Gli si avvicinò il più grande barcollante.

Spostati.”

Che succede, piccolina, hai paura?”

Ho detto di spostarti!”

Altrimenti?”

Dio! Sono stanco e ho voglia di andare a riposare! So che non capisci cosa vuol dire essere affaticati, dato che non fai niente dalla mattina alla sera, ma abbi rispetto per gli altri che, invece, vanno a lavorare ogni mattina!” Urlò esasperato l'agente.

Brutto bastardo! Io ti ammazzo!” Gridò a sua volta Josh, prima di sferrargli un pugno in piena faccia. Sebastian cadde all'indietro sul tavolo della cucina. Nella penombra della casa, illuminata solo un po' dalla luce della TV, il ragazzo intravide del sangue scendergli dal labbro inferiore. Si toccò dolorante il punto colpito, controllandone la gravità. Non ebbe il tempo neanche di rialzarsi che subito un altro pugno lo colpì ad un occhio.

Ecco la lezione, pivello.”
“ Tu sei un pazzo! Ti dovrebbero rinchiudere in un manicomio!” Gli rispose Sebastian, disperato prima di uscire di casa, sbattendo la porta.

L'occhio pulsava forte e faceva male non poco. Il labbro si era gonfiato tantissimo e il solo sfiorare gli faceva male. Era quasi sempre così, durante i week ends.

Il fratello si ubriacava più del normale e Sebastian finiva sempre per rimetterci la pelle. Odiava quella situazione, non riusciva più a sopportarla. Più volte aveva pensato di andare a stare da qualche amico, giusto per il tempo di trovare un piccolo appartamento in affitto, ma il problema era che non sapeva a chi rivolgersi. A parte qualche “conoscente” del distretto, non conosceva nessuno. O almeno, nessuno con il quale fosse così in confidenza da chiedergli ospitalità.

Si incamminò, senza badare tanto a dove andasse, per le strade di New York. Quella notte erano stranamente meno affollate, dopo poco Sebastian collegò che erano le 3 del mattino e che a quell'ora anche gli spacciatori erano nei propri letti a dormire. Sorrise tra sé per non averci fatto caso. Infilò le mani in tasca ed alzò la testa verso il cielo scuro della notte. Guardò la luna per qualche momento, accorgendosi che l'occhio colpito faceva fatica ad aprirsi. Aveva bisogno di farsi visitare, ma se fosse andato in ospedale la stampa lo sarebbe subito venuto a sapere e tutti si sarebbero montati la testa. Ferirsi proprio la notte del rapimento era davvero da sciocchi. I giornalisti avrebbero collegato perfino il movimento dei pianeti pur di far si che i due fatti combaciassero. Forse gli sarebbe bastato un po' di ghiaccio, sia per il labbro spaccato che per alleviare il gonfiore all'occhio, ma sarebbe dovuto ritornare a casa sua, dove avrebbe finito di farsi male. A quel punto sarebbe stato inutile. Continuò a camminare trascinando i piedi sul marciapiede. Non si era mai sentito così solo in vita sua.

Senza neanche accorgersene era arrivato al centro della città, proprio nel quartiere dove si era incontrato con Santana. Guardò malinconico una delle grandi abitazioni lì presenti, sperando di riconoscere quella della sua “nemica”. Non ci volle molto data la luce accesa e le diverse ombre che si muovevano. Sebastian pensò subito che fossero poliziotti e, sentendosi come in dovere, si avvicinò alla casa. Più si avvicinava e più si accorgeva, però, che dentro non c'era traccia di agenti. Arrivato davanti alla grande porta in legno, con un'incisione sopra la quale era scritto “ S.Lopez, C.Lopez, Q.Fabray”, si affacciò titubante verso la finestra. Sbirciò il salotto, dove era già stato anche se solo per poco, e vide un gruppo animato di ragazzi che chiacchieravano. Qualcuno abbracciato, qualcuno pensieroso, ma tutti uniti. Sebastian si sentì fuori luogo. Probabilmente quelli erano gli amici di Santana, andati lì per starle più vicini. Dovette ammettere a sé stesso che, alla fine, perfino una persona chiusa, indelicata e vendicativa come Santana aveva degli amici su cui contare. Una violenta tristezza lo pervase. Abbassò il capo sconfortato e si girò per tornare indietro. Non si sentiva il ben venuto in quella casa. Sarebbe stato di troppo e inopportuno.

Sebastian Smythe?” Il ragazzo alzò la testa di colpo, imbattendosi nel viso della bionda. Ci volle un attimo per ricordarsi che era la ragazza conosciuta a casa della collega. Fece mente locale e tentò di ricordare il suo nome, che era sicuro di non aver dimenticato.

Quinn ?”

Ti ricordi il mio nome! Sorprendente!” Le sorrise la ragazza, facendo sorridere lui a sua volta.

Posso dire lo stesso di te!”

Non scordo molto facilmente il nome più pronunciato dalla mia amica.”

Dici sul serio?”

Sì, ma non montarti la testa.” Le fece la linguaccia la giovane.Che ci fai qui?”

I-io... non, niente.”

E...” Quinn gli si avvicinò guardandolo con attenzione. “ Cosa hai fatto in faccia?”

Nulla!”

Sebastian, Sebastian, non me la racconti giusta.”

Scusami, ma ora devo andare.”

E invece, no.”

Come ?”

Hai capito bene. Adesso tu entri in casa mia e passerai il resto del tempo con me e i miei amici. Così ti posso anche curare le ferite. Non credo tu abbia poi qualcos'altro di interessante da fare.” La ragazza lo guardò eloquente. “ O mi sbaglio?”

La verità è...” Tentò il ragazzo di non sembrare un idiota patentato, inventando una scusa. Ma subito si frenò, come se avesse l'intuito che contro la bionda non avesse possibilità di mentire. “... che hai perfettamente ragione.”

Avanti, vieni.” Gli sorrise Q. Il ragazzo la seguì.
Mentre Quinn aspettava che le venissero ad aprire, sussurrò al ragazzo.

Mi serviva qualcuno con cui parlare.”

Non mi sembra ti manchi la compagnia.” Sussurrò a sua volta lui.

Aspetta di vedere Kurt...”

Ah, sei tornata.”

Sì, Kurt.” Gli mostrò un finto sorriso la bionda. Lui la guardò con sufficienza e si girò tornando verso il salone, sculettando. Sebastian, rimasto a bocca aperta, guardò Quinn sperando in uno dei suoi sorrisi come risposta ma, invece, lei lo guardò con fare preoccupato. Si alzò sulle punte avvicinandosi al suo viso.

Alla luce si vede meglio, stai messo proprio male.”

Già...”

Chi è lui, Quinn?” Domandò Mike avvicinandosi al ragazzo. L'asiatico vide immediatamente le ferite del giovane e, semplicemente, si spostò per farli passare. Quinn gli sorrise e, senza farsi notare, afferrò Sebastian per mano e lo trasportò al piano di sopra. La bionda si diresse subito in bagno, fece entrare il ragazzo e chiuse la porta.

Qui non dovrebbe venire nessuno.” Il ragazzo, confuso, fissava l'altra, che sembrava facesse cose del genere tutti i giorni. Quasi come a leggergli nel pensiero, Quinn gli disse.

Sai com'è...” Aprì il mobiletto sopra il lavandino, tirando fuori un kit medico di emergenza. “ Santana si fa male spesso sul lavoro. Non lo dice mai, figuriamoci, ma a me non sfuggono all'occhio certe cose. Per cui...” Spinse lievemente il poliziotto sul bordo della vasca facendolo accomodare. “ Ormai sono la sua infermiera personale. Ho imparato a curare parecchi tipi di tagli e lesioni, perché di andare in ospedale non se ne parla... Santana si curerebbe un piede rotto da sola, piuttosto.” Prese dalla valigetta un pezzo consistente di ovatta e lo bagnò col disinfettante. Con delicatezza lo poggiò sulla parte sotto il labbro inferiore, ancora sanguinante. Il ragazzo sentì le stelle, ma non disse nulla. “ Lo so che brucia, ma devi tenertelo.” Le sorrise, ancora una volta, la ragazza, come se parlasse con un bambino. Poi prese un altro pezzo di stoffa, lo bagnò con dell'acqua del lavandino e, con questo, gli tolse il sangue dal viso. “ Decisamente meglio adesso.” Afferrò una bustina molle e iniziò a strizzarla, provocando un rumore di frantumo, dentro la busta. Smythe la guardò perplesso.

Che fai?”

C'è della roba dentro, non so minimamente cosa sia, che se la rompi raffredda la bustina.” Non a caso, dopo neanche un minuto, l'involucro era freddo come il giaccio. Quinn lo avvolse in un po' di carta e lo appoggiò sull'occhio. Con l'altra mano afferrò quella di Sebastian e la poggiò sulla sua, incitandolo a mantenerselo da solo.

Mantieni tu, adesso...” Avvicinò uno sgabello, sul quale Santana poggiava la mattina i vestiti da indossare, e si sedette sopra. Di fronte al giovane.

Mi dici come te lo sei fatto?”

Solite cose.”

Scusami, ma prendermi botte in faccia non fa parte delle mie 'solite cose'... a parte qualche volta con Santana, ma sono casi particolari...”

Io...”

Tu?”

Io ho... fatto a botte con dei ragazzi” Quinn lo guardò scettica. “ di strada. Ragazzi di strada.” Aggiunse lui.

Dove?”

In città.”

E fin qui c'ero arrivata. Voglio sapere dove precisamente.”

Che importa?”

Non lo sai.”

Sì, esatto, non lo so... ero in giro. Non ricordo dove.”

E quanti erano?” Si finse interessata la ragazza per metterlo in difficoltà.

Oh, Uhm, circa... 4...no 5!”

L'accendiamo?”

Sì, 5!”

Ookay... Quindi mi stai dicendo che, non sai dove, ti hanno picchiato 5 persone.”

Sì...”

Alle 3 di notte.”

Già.”

Con tutto che indossi una divisa da poliziotto?” Sebastian si guardò rendendosi conto che aveva ragione, poi rialzò lo sguardo verso di lei. “ Devono essere proprio degli sciocchini questi tipi.” Rise sotto i baffi la bionda. L'agente abbassò la testa sconfortato, si buttò una mano dietro la nuca e e rialzò lo sguardo verso di lei, aspettando il verdetto.

Non prendermi in giro, Sebastian.”

Okay, è stato mio fratello. Contenta?”

Mica tanto.” La biondina le poggiò una mano sulla spalla. “ Tranquillo, non lo dirò a San.”

Non mi interessa... tanto non le frega niente di me.”

Nah...”

E come a lei, neanche agli altri.”

Non dire stronzate.” L'agente la guardò stupito.

Sì, lo so che non si dice! L'ho già detto anche a Santana! Domenica mi vado a confessare! È inutile fare quelle facce!” Esclamò la bionda.

Ma figurati se era per quello!”

Ah... voi agenti, siete tutti uguali...” Disse tra sé e sé.

Sai una cosa?” Iniziò il giovane.

Ne so tante, ma probabilmente non so quella che mi stai per dire.”

Santana non è un'eccezione, io non ho amici a cui importi di me.” Ammise lui.

Mi offendi, sai?”

Perché mai?”

Io sono tua amica, e mi sto prendendo cura di te. E tu dici che non esisto?” Fece il finto broncio lei. Sebastian la fissò con gli occhi colmi di gratitudine e, per un attimo, li sentì inumidirsi.

Come?”

Oh sì, avanti! Devo fare come i bambini piccoli?” Quinn gli porse la mano. “ Vuoi diventare mio amico? Eh eh.” Esordì con voce bambinesca. L'agente di fronte a lei stirò le labbra in un grandissimo e sincero sorriso, le afferrò la mano e rispose.

Mi farebbe tanto piacere!” Dettò ciò la ragazza si alzò e lo tirò per la mano, facendo alzare anche lui, gli si avvicinò e l'abbracciò. Sebastian, totalmente spaesato, ricambiò l'abbraccio impacciato.

Non mi abbracciano da quando ero piccolo.”

Sarà per questo che ho avuto l'impulso di farlo...”

Ti ringrazio, Quinn.” L'altra sorrise e chiuse gli occhi, dondolandosi tra le braccia dell'amico, molto più alto di lei.

Santana non ne capisce niente di brave persone.” Disse Q.

Invece credo che se la cavi bene, parla di te ai suoi colleghi come fossi il suo angelo custode. Ti loda tantissimo, e ha ragione.”

Si vede che ha i paraocchi, perché oltre a me non si è mai aperta con nessuno... forse sarebbe l'ora di farlo.”

Basta parlare di lei.” Sussurrò scocciato lui.

Sì, infatti.” Acconsentì subito la ragazza. I due slegarono l'abbraccio lentamente, si guardarono negli occhi e sorrisero.

Stai tutto ammaccato!” Rise la bionda, prendendolo giocosamente in giro.

Non mi dire!” Rispose lui, ridendo a sua volta.

Avanti, andiamo giù... Chi sa cosa staranno pensando!”

Giusto! Hai un bel po' di gente da presentarmi!”

Uff, un'infinità!” Spense la luce la giovane uscendo dal bagno, seguita dal poliziotto dietro di lei. Sebastian, contento e allegro, scese velocemente le scale con un gran sorriso sulle labbra. Quinn era diventata sua amica, e lui non poteva augurarsi di meglio. Adesso non era più solo. Una gioia infinita lo travolse. Da quella notte, ricominciò a vivere felice.


___________________________________________________________________
È una schifezzuola, lo so... ma mi serviva come capitolo di transizione! Il prossimo prometto tanto brittana *-* 
Peace and Love , Lucy <3

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** L'incontro. p2, Gli incontri p. 1 ***


Camminavano ormai da parecchio tempo, il sotterraneo sembrava quasi interminabile e solo allora, San, si rese conto di quanto ingegno c'era dietro per far sì che lo stato non venisse a conoscenza di qualcosa di così immenso. Teneva la testa bassa a fissare il pavimento rossiccio a lisca di pesce, cercando di pensare a qualcosa che la distraesse da quell'irritante silenzio. Strisciava le scarpe sui mattoncini come fossero delle ciabatte, tutto quel camminare le faceva male ai piedi e aveva una voglia matta di trovare Kai e riportarsela a casa. A quel punto aveva pensato di farla andare a vivere con lei, per averla più vicina, per tenerla più lontana alla madre, che l'aveva lasciata a casa da sola da quasi due giorni. Aveva un motivo validissimo per giustificare un possibile trasloco della 17enne.

Nel momento in cui aveva temuto di perderla aveva capito quanto fosse importante, ed ora non l'avrebbe mai lasciata.

Alzò la testa e sbirciò, senza farsi notare, l'espressione avvilita dell'altra. Si sentiva una stupida. Si stava sottomettendo, aveva rinunciato alla pistola e non voleva più catturarla, praticamente era diventata la vergogna dell'intero corpo poliziesco di New York. L'avrebbero denunciata per tradimento e favoreggiamento del nemico. Avrebbe trascorso la sua vita in carcere a ripensare che forse avrebbe dovuto ucciderla ma pentendosi in ogni istante di pensare qualcosa di così cattivo. Però era giusto. Il suo pensiero, quello di voler eliminare dalla faccia della terra una terribile criminale, che a quanto era riuscita a capire la mora, forniva anche le armi per la mafia americana e i terroristi messicani, era giusto. Era qualcosa che un'eroina avrebbe dovuto svolgere a priori, senza pensarci troppo. Fu allora che si chiese se la giustizia era indiscutibile.

Avrebbe fatto molta più giustizia arrestando i peggiori serial killer del mondo che quella giovane ragazza. A quanto pareva, la bionda aveva una storia spiacevole dietro ogni suo crimine ed un padre sospetto...

Nonostante tutto, però, Santana pensò che ogni delinquente avesse una propria storia, semplicemente lei non la conosceva. Non conosceva neanche quella di Brittany, prima che la incontrasse, e non a caso aveva intenzione di ucciderla con foga, adesso, invece, non voleva più. Spalancò gli occhi chiedendosi, realmente turbata, se se avesse conosciuto la vera storia di ogni criminale avrebbe perduto la voglia di ucciderli. Bisognava essere imparziali e privi di cuore per fare questo mestiere e Santana credeva di avere tutti i requisiti necessari, invece no. Si era appena accorta che i sentimenti e il lavoro erano finiti per incontrarsi, cosa che non sarebbe dovuta succedere. Tutto era complicato adesso. Non sapeva come comportarsi. Anzi, sì, sapeva cosa doveva fare ma non era sicura di riuscirci senza rimpiangersi una vita intera. E se avesse fatto finta di niente? Se avesse salvato la sorella e detto di non aver trovato Bì? Si sarebbe sentita in colpa nei confronti di tutti i derubati, dello stato. Non avrebbe più avuto il coraggio di guardare negli occhi i suoi colleghi.

Bivio.

Cosa fare? La seconda opzione l'allettava non poco ma, riflettendoci su, si accorse che stava pensando tanto inutilmente. Perché non avrebbe dovuto arrestarla? Cos'aveva di così speciale quella ragazza?

 

È lì.” Sibilò Brittany, riscuotendo Santana dai suoi pensieri. La mora alzò lo sguardo all'improvviso, provocandosi un doloroso torcicollo. In fondo al breve corridoio, intravide una figura minuta seduta su un tavolo, con le gambe accavallate, intenta a giocare a qualche gioco con un Nintendo ds.

Kai!” Urlò Santana attirando la sua attenzione.

San!” Saltò giù la più piccola correndole incontro.

Sia ringraziato il cielo, stai bene.” L'abbraccio con fare possessivo la latina.

Oh, Santana! Ti aspettavo da tanto!”

Sono arrivata, Kai, scusami.”

Non devi scusarti.” La mora quasi la ignorò. Le prese una mano e si allontanò per un secondo da Bì, chiedendole a bassa voce.

Ti ha fatto qualcosa?”

No... proprio niente.”

Bene.”

Cosa si fa adesso?”

Dobbiamo andarcene.”

E lei?”

La devo arrestare.”

Sul serio?”

È una criminale, devo arrestarla.”

A me non sembra.”

In verità neanche a me. Ma devo.” Santana si avvicinò a Brittany indecisa.

Non puoi.” Esclamò ferma la bionda.

Non posso cosa?”

Non puoi catturarmi, né arrestarmi.”

Fammi indovinare... perché non ho la giacca?”

Esatto.” La mora buttò gli occhi al cielo e sbuffò. E adesso che avrebbe fatto?

E cos'hai intenzione di fare?”

Rimanere qui.”

Beh, restaci! Ma da sola.” Afferrò la mano della sorella cercando di superare la rapitrice, che però le bloccò il passaggio con la pistola.

Credo invece che mi farete compagnia.”

San... È innocua ma ha una pistola... possiamo, gentilmente, fare ciò che vuole?”

Non se ne parla, Kai.” La latina si avvicinò alla bionda. “ Noi dobbiamo andare.”

E quindi?”

E quindi... facciamo così.” Sapeva che stava per dire una sciocchezza, ma era l'unica speranza. “ Tu ci lasci andare ed io in cambio non dico di averti vista.”

Non mi fido di te.”

Non sono una poliziotta.” A quell'affermazione Kai la guardò confusa.

No, infatti, adesso lo sono io.” Affermò fiera Brittany. Santana trattenne a stento le risate.

Allora perché non ci consegni alla polizia?” Domandò sarcastica San.

Spiritosa, Santana.”

Okay, Brittany, dicci cosa dobbiamo fare.”

Un gelato.”

Un gelato?” L'ispanica spalancò gli occhi.

Un gelato?” Le fece eco, Kai.

Un gelato!”

V-vuoi un gelato?”

Ogni giorno.”

Non puoi prendertelo da sol-” Incominciò la 17enne, che fu prontamente bloccata dalla sorella.

Un gelato, ogni giorno. Direi che va più che bene.” Tirò le somme l'ex agente.

Fammi finire.”

Ti ascolto.”

Voglio che ogni pomeriggio ti presentì qui con il gelato al gusto puffo. Direttamente dal Chelsea Market, West Village e Lincoln Center Plaza.” 'Dios' Santana era scioccata, e lo fu ancora di più quando si accorse che la ragazza non aveva finito.

Ogni settimana voglio 3 cartoni animati nuovi da guardare.”

Non ti scocci di guardare cartoni animati?”

Da sola sì, per questo mi farai compagnia.”

Non so tu, ma io lavoro.”

Vorrà dire che salterai.”

E se mi rifiutassi di fare tutto questo?”

Diciamo che ho una telecamera di sorveglianza, qui dentro, e si dia il caso che la tua proposta di far finta che io non ti abbia incontrata sia favoreggiamento del nemico! Qualcosa di molto grave dato il tuo alto grado di polizia. Ma soprattutto potrei fare del male a qualcuno a te molto caro.”

Chi sa perché, ma ho come la sensazione che non saresti capace di uccidere neanche una mosca.”

Chi sa perché, ma ho come l'impressione che tu non sappia niente di me.” La ragazza sorrise beffarda. “ Se non sono io a fare del male, sarà mio padre e i suoi uomini.”

Sei...cattiva...”

Hey! Non offendere! Io non ti ho offesa!”

“ … D'accordo. Ho capito. È tutto ciò che vuoi?”

Uhm, sì. Gelato pregiato e cartoni animati... che altro potrei chiedere?” Sorrise come una bambina. Santana la guardò timidamente, nascondendo la dolcezza che faceva nascere in lei quella bionda.

Dopo aver scritto su un fazzoletto, con dei pastelli a cera colorati che Brittany aveva confessato di avere sempre con se per ogni evenienza, una sorta di contratto che assicurava che Santana rispettasse il patto, le accompagnò e le fece uscire di casa sane e salve. Kai non sapeva se ridere sguaiatamente o rimanerne shockata. Erano davvero state liberate per una cretinata del genere? E soprattutto, Santana avrebbe realmente rispettato il patto?. Chi sa perché ma il sorrisetto che la latina tentava di nascondere agli occhi della sorella faceva intendere proprio di sì.

 

 

 

Santana cacciò un casco in più per Kai e glielo fece infilare, insistendo sulle notevoli leggi di sicurezza cui era soggetta una persona su una moto così veloce, ed insieme tornarono a casa. Erano circa le 4 e mezza del mattino e l'alba non si era fatta aspettare. In lontananza si intravedevano le nuvole dal colore rossastro tendenti al giallo e poi, salendo sempre di più con lo sguardo, c'era una delicata sfumatura di violetto. Santana amava sia il tramonto che l'alba, perché era il momento speciale in cui il buio si univa alla luce cedendole il posto e viceversa. La mora trovava magico quel momento perché sapeva che durante la giornata non si sarebbe ripetuto. Immaginava la notte come un uomo innamorato del dì e che poteva abbracciarla soltanto cedendole il posto. Era una visione romantica e delicata del crepuscolo, per questo non l'aveva mai esposta a nessuno.

Quando arrivarono a casa le urla gioiose dei ragazzi la travolsero. Quinn avvertì subito la polizia di interrompere le ricerche e Santana abbracciò uno per uno i suoi amici, compresa Rachel, quasi commossa dal fatto che fossero tutti lì. Si lasciò, poi, cullare tra le braccia del fratello, liberandolo dal suo stato d'ansia,al quale abbraccio, poi, si unì anche la più piccola dei figli Lopez.

Successivamente San si andò a sedere sul divano con Kai tra le braccia, accarezzandole i capelli e il viso finché non si addormentò sul suo petto, inevitabilmente distrutta. Quando la mora alzò lo sguardo vago verso la poltrona di fronte a sè vide la persona che più non si aspettava di trovare.

Sebastian?”

Santana! Prima ho tentato di salutarti ma, evidentemente, non mi hai visto.”

Che ci fai qui? E che hai fatto all'occhio?”

È una storia lunga, San, che sarò lieta raccontarti più tardi.” Si intromise Quinn, evitando che i due litigassero. Santana guardò maligna il giovane, notando che la bionda si era subito parata davanti a difenderlo. Sebastian, invece, abbassò il capo tentando di non mostrare l'imbarazzo. La mora buttò gli occhi al cielo e appoggiò la testa sul capo della sorellina. Aveva troppe cose a cui pensare per prendersela con quel tipo. Pensava a cosa avrebbe dovuto fare da lì a non si sapeva quando. Vedere cartoni animati insieme alla peggiore criminale di tutti i tempi. Una cosa normalissima, sorrise amaramente tra sé. Passare un pomeriggio intero con quella ragazza, forse poteva rivelarsi piacevole, ci rifletté sopra.

Sebastian, dopo aver finito di chiacchierare con Mike riguardo qualcosa di film di hip hop e coreografie varie, aveva deciso di parlare, e per la prima volta senza avere l'intento di umiliare o offendere, con la sua collega. Si alzò dalla poltrona, con ancora una tazza di caffè in mano, e si accomodò sul divano accanto alla mora.

Hey...”

Che vuoi?”

Sono felice che tu abbia ritrovato tua sorella.”

Certo.”

Santana... posso proporti qualcosa?”

Basta che non ti porti a letto Quinn per poi dimenticare perfino il suo nome.”

Non ho intenzione di fare niente del genere.”

Allora sentiamo questa proposta.”

Possiamo, da oggi in poi, dimenticarci del passato e ricominciare da adesso?” Chiese titubante.

Qual'è la fregatura?”

Santana, voglio diventare tuo amico.”

Io non ho bisogno di un amico e di sicuro non di te.”

Io invece sì, ne ho bisogno.” Ammise incerto il ragazzo temendo la reazione dell'altra.

C'è così tanta gente qui, perché proprio me?”

Perché ti incontro al lavoro tutti i giorni e loro presto se ne andranno, chi sa da dove sono venuti... Ho bisogno di un amica vicina.”

Non me.” Concluse secca la giovane.

Perché?”

Sai perfettamente che ti odio.”

Vorrei che non lo facessi invece.”

Mi viene spontaneo, Smythe.”

Odio quando mi chiami per cognome.”
“ Ed io odio il tuo cognome, almeno su questo ci troviamo, posso chiamarti Sebastian.”

Per gli amici Seb...”
“ Mi va bene Sebastian.” Il ragazzo annuì incassando il colpo. Sfregò le mani tra di loro e sbuffò, come se si fosse tolto un gran peso di dosso.

Volevo dirti questo.”

Bene.”

Ad ogni modo, se vuoi il mio aiuto io ci sono.” La latina lo guardò perplessa, tentando di capire quanto vero ci fosse tra tutte quelle frasi pronunciate. I suoi occhi sembravano sinceri, e Santana di occhi se ne intendeva. Quasi a volerlo premiare, rispose accennando a un sorriso.

Lo terrò in considerazione.”

Ne sono felice.” Sorrise imbarazzato il giovane.

Sebastian?” Urlò Quinn dalla cucina, interrompendo la loro conversazione. Sebastian si sporse leggermente dal divano per vedere da dove provenisse la voce.

Sì?”

Sono in cucina. Vieni un attimo?”

Arrivo !” Rispose il ragazzo allegro e con un espressione beata che San non gli aveva mai visto in volto. Che si fosse veramente aperto alla dolcezza infinita di Quinn?

 

Per tutta la mattinata Santana aveva dormito sul divano con Kai addosso, che le infondeva un forte calore corporeo. Posizionata dolcemente sulla lunghezza del divano, aveva riposato per ben 10 ore, risvegliandosi quando erano circa le 3 del pomeriggio.

Quando riaprì gli occhi i suoi amici erano andati via e avevano avvertito Q che sarebbero tornati in settimana a trovarli. Erano stati tutti molto cordiali con la famiglia Lopez e Santana non poteva che essere grata a tutti di essere stati così premurosi da arrivare da svariate parti dell'Ohio e Connecticut, solo per starle vicino.

Era davvero una ragazza fortunata. Gli anni del liceo avevano dato alla latina la possibilità di crearsi una comitiva veramente unita e compatta e la distanza di anni che vi era, dalla fine del liceo, era prova tangibile che nonostante il tempo, loro erano rimasti insieme. Sempre pronti l'uno per aiutare l'altro. In particolar modo, San ringraziò Quinn non aver detto agli altri che lei era andata da sola da Bì, e per tantissime altre cose che faceva per lei nella quotidianità della loro piccola vita in condivisione.

Quando riuscì a liberarsi di Kai, che poggiò delicatamente sul divano affinché potesse continuare il suo sonnellino meritato, si avviò in cucina per prendersi un bicchiere d'acqua.

Q...”

Buongiorno!” Le sorrise allegra la bionda andandole in contro. “ Hai fame?”

Ora che mi ci fai pensare...”

Lo sapevo! TI ho preparato la bistecca alla brace con contorno di purè e un bicchiere di aranciata. Okay, lo so che l'aranciata non c'entra molto nella composizione del tuo piatto preferito ma, sinceramente, non credo che il fisso quanto basilare bicchiere di birra per accompagnare il tutto sia gradito a quest'ora, in queste condizioni...”

Quinn, va benissimo.” Sorrise l'ispanica veramente grata all'amica. L'altra ricambiò il sorriso e l'abbracciò.

Quando San si andò a sedere al tavolo per incominciare a mangiare Quinn l'avvertì che le era squillato il telefono più volte. Incuriosita la ragazza era andata a vedere chi fosse stato a cercarla ma il numero non era memorizzato nella sua rubrica. Finito di mangiare decise di chiamare il numero sconosciuto per capire chi era e perché l'avesse chiamata con urgenza per circa 20 volte consecutive.

Pronto?”

Pronto, ho ricevuto delle chiamate da questo numero, posso sapere chi è?”

Santana! Sono io! Brittany! Brutta zebraccia senza corno, ti volevo avvertire che la penitenza inizia da oggi pomeriggio. Alle 4 a casa mia.”

Cosa?”

Hai capito bene. E non dimenticarti il gelato al puffo che ti ho chiesto!” Attaccò la bionda dall'altra parte della cornetta. Santana aveva gli occhi spalancati a guardare il telefono manco fosse stato lui in prima persona a parlare. Si mise una mano nei capelli e se li tirò su con fare stressato. Sbuffò e buttò la testa all'indietro. Le sarebbe toccato mettersi in macchina ed andare a prendere il gelato più pregiato di New York, non che il più costoso, per portarlo a Brittany, per di più al gusto puffo. Con quale faccia avrebbe chiesto qualcosa del genere?

Salì al piano di sopra, si fece una doccia rinfrescante e si vestì. Indossò un paio di jeans e una maglietta bianca sottile abbinata alle converse basse dello stesso colore. Solita giacchetta di pelle nera sopra e gli immancabili occhiali da sole. Si lavò i denti e si asciugò i capelli, appena lavati. Adorava i suoi capelli neri e mossi, le davano un aspetto interessante quanto sexy. Più profumata che mai, scese le scale a passo veloce, mandò un'occhiata rapida a Kai, che dormiva ancora sul divano con un'espressione beata. Pensò rapidamente a cosa dirle, per convincerla a stare a casa sua e a vivere con lei e Quinn e Chris, per quando, dopo, avrebbero avuto la possibilità di parlare tranquillamente. Chris era andato al lavoro, faceva il manager economico di un importante imprenditore di New York, un uomo sulla sessantina che possedeva una vasta catena di negozi di abbigliamento molto famosa.

Quinn, invece, si era presa il lusso di prendersi un giorni di ferie dall'asilo, per dedicare la mattinata a Santana e alle pulizie di casa.

Dove vai?” Domandò la bionda vedendola sulla soglia della porta.

Devo fare un servizio.” Tagliò corto l'altra.

A che ora torni?”

Presto.”

Non metterti nei guai.”

So badare a me stessa, Q.” Rispose chiudendo la porta e avviandosi verso la macchina di Quinn. Da quando vivevano in casa insieme, le due amiche, avevano imparato a condividere tutto ciò che apparteneva all'una e all'altra, dalle cose piccole, come le scarpe, alle cose più consistenti, come era l'auto.

Saltò in macchina e mise in moto, accese il TomTom, indicando il nome del negozio in cui andare e, dopo circa 10 minuti, era arrivata.

La fila era abominevole, c'erano persone di tutte le età che aspettavano per quello stupido gelato. Una cosa che odiava l'ispanica, era fare le file. Stare appiccicata alla gente sudaticcia che aspettava accavallata uno sopra all'altra per prendere un biglietto, o un vestito, o semplicemente un gelato. Incrociò le braccia al petto chiedendosi che fine aveva fatto la vera Santana Lopez, che avrebbe mandato a farsi un bel giretto al lago chiunque le avesse impartito degli ordini.

Ripeteva mentalmente ciò che avrebbe chiesto e lavorava sul modo migliore per chiederlo, quando all'improvviso le squillò il telefono.

Pronto?” Rispose senza nemmeno guardare chi fosse sul display.

Hai deciso di non venire?”

Senti cara, sto facendo la fila per prendere il tuo stupido gelato al puffo.”

Non chiamarlo stupido!”

Si, invece, è stupido perché mi sta facendo fare una fila lunghissima!”

Per punizione voglio che mi porti, entro oggi, anche il cartone animato. E ti dirò anche quale. La sirenetta 3.”

La sirenetta 3? Esiste?”

Sì! Ma non l'ho mai visto.”

Ma non ho tempo di andarti a prendere un cartone animato! E io non compro cartoni animati!”

Vorrà dire che una certa biondina dagli occhi verdi farà una brutta fine.”

Oddio, no! Lei no! Appena prendo il gelato vado a prenderti il dvd. D'accordo?”

Sì,sì! Ti aspetto! Fa presto!”

Sì sì.” Rispose vagamente la mora attaccando. Altre 3 persone e sarebbe toccato a lei.

La prima era una coppietta di fidanzatini, intenti a comprare il gelato “rosa”, soprannominato “gusto amore.”. Qualcosa di vergognoso, pensò la latina.

La seconda era un bambino con la sua mamma. Chiesero il gusto Kinder e subito si levarono davanti.

La terza era una signora, che invece ci mise un bel po' di tempo. Aveva chiesto una torta fatta con il gelato al gusto cioccolato, stracciatella e panna. Fortunatamente, dopo aver aspettato circa 5-6 minuti che la signora finisse, un cordiale ragazzo dello staff la invitò ad entrare per far continuare la fila al bancone.

Era arrivato il suo turno, si schiarì la voce e tentò di sembrare il più disinvolta possibile. 

Una vaschetta al puffo.”

Al puffo?” Domandò sorridente la donna, guardandomi con degli occhi vispi come a volermi incitare a parlare.

Sì, al puffo.”

Al puffo azzurro?”

Si dia una mossa, non ho tempo da perdere.” Rispose infastidita. La signora non si scompose, anzi, sorrise tra sé e sé come se adesso avesse tutto chiaro. Santana odiava la gente così, la trattavano come una bambina. 'Figuriamoci che faccia farà il commesso quando chiederò il cartone animato.' Pensò frustrata la latina.

Ecco a te.” Disse la gelataia, porgendole una vaschetta ripiena di gelato azzurro.

Quant'è?”

26 dollari.”

Mi prende in giro?”

Affatto. Siamo tra i tre gelatai migliori di tutta Manhattan, sono prezzi normalissimi.” La mora, a quell'affermazione, rimase allibita, cacciando a malavoglia il denaro dal portafoglio.

Ecco tenga.”

Grazie mille signorina.” Santana non rispose, corse rapida alla 'sua' auto e mise in moto diretta all'unico negozio che poteva vendere DVDs dove fosse mai stata, Thash & Vaudeville.

Guidava con estrema fretta, sia perché non voleva che il gelato si sciogliesse, sia perché voleva risolvere la faccenda il prima possibile. Le avrebbe consegnato il tutto e poi sarebbe tornata tranquillamente a casa a fare altro.

Quando arrivò al negozio si mise a cercare il DVD autonomamente, ma senza esiti. In mezzo a tutti quei CD di musica non sapeva quale fosse il reparto dedicato ai film, serie tv e anche cartoni animati. Fu costretta a chiedere a uno dei ragazzi del negozio. Gli si avvicinò con fare incerto e gli toccò una spalla per farlo girare. Lo guardò in tutta la sua altezza per poi cercare, sulla divisa, la classica targhetta del lavoro che ne indicasse il nome.

Mi scusi... Dave. Sai per caso dove posso trovare un... cartone animato.?” Chiese sentendosi in totale imbarazzo. Il ragazzone non se ne accorse, anzi, non fece neanche una faccia sorpresa o altro, semplicemente le sorrise e, con modi cordiali, la indirizzò al reparto dedicato ai bambini. La mora si sentì decisamente a disagio.

Qui puoi trovare tutti i cartoni che vuoi.”

Sì, grazie.”

Vuoi che lo cerchi io per te? Sai sono l'addetto a questa zona, per cui so dove ho messo la merce.”

Oh, se la metti così, allora... la Sirenetta 3?...”

Subito signorina.” E detto ciò sparì dietro una lunghissima fila di immagini colorate che altro non erano che le copertina dei DVDS. Santana approfittò per guardarsi in torno, chiedendosi cosa Brittany ci facesse con uno stupido cartone animato. Aveva un'età, si disse, per poi accorgersi di non sapere quanti anni avesse effettivamente. Fu una cosa che si annotò mentalmente e che decise le avrebbe chiesto durante il pomeriggio.

Dopo poco il ragazzo sbucò fuori, dalla direzione opposta in cui era scomparso, con il DVD richiesto in mano.

Ecco a te.”

Dov'è la cassa?”
“ Puoi pagare a me.” Sorrise comprensivo il giovane. La mora controllò l'etichetta ,indicante il prezzo, dietro la custodia.

10?”

10 dollari, sì.” La latina sbuffò e prese dal portafoglio altri verdoni. Li porse al ragazzo gentilmente e si dileguò con un saluto educato.

Finalmente stava per liberarsi di tutte quelle cretinate andando direttamente a casa di Brittany. Le avrebbe lasciato il tutto e se ne sarebbe scappata via, subito dopo averle chiesto quanti anni avesse. Con l'auto ci mise poco più di 10 minuti a raggiungere la sua abitazione. Scese dalla macchina, con fare scocciato, ed andò a bussare al citofono.

Chi è?”
“ Chi può essere?”

Santana!” Urlò la ragazza dall'aggeggio, facendo sì che ne uscisse un grido fastidiosamente acuto. Un rumore di ronzio metallico e il cancello si aprì.

Sulla porta, che saltellava sul suo posto allegra, c'era Bì, pimpante come una bambina all'arrivo di Babbo Natale. A Santana sfuggì un sorriso, che stranamente non aveva previsto. Si avvicinò alla ragazza, con il cartone animato in una mano e il gelato in un'altra.

Che bello! Alla fine sei venuta.”

Sì, quindi prenditi questa roba e fammi tornare a casa.”

Cosa?”

Ho delle questioni da risolvere quindi, tieni.”

Non erano questi i patti.” Fece la bionda seriamente delusa.

Sì, invece.”

No! Quando portavi un cartone dovevamo vedercelo insieme, ti sei dimenticata?” Domandò triste. Santana sentì come una lampadina accendersi, illuminandola. Brittany aveva ragione, i patti erano quelli e le sarebbe toccato passare l'intero pomeriggio con lei.

Non fa niente, tutti possono sbagliare. Non me la prendo.” Le sorrise dolcemente la giovane dagli occhi azzurri. San restò immobile con la bocca spalancata. Alzò gli occhiali da sole, che le tirarono su il ciuffo, e la guardò incapace di proferir parola.

Avanti, entra.” Si spostò per lasciarle libero il passaggio. L'ispanica si maledì in mente ed entrò nella grande casa. Un intero pomeriggio con Brittany. La avrebbe fatto solo male...

La latina aveva notato l'effetto calmante che biondina aveva su di lei e questo la preoccupava. Non doveva essere così. Santana Lopez avrebbe dovuto catturarla ed invece si erano accomodate insieme sul divano intente a vedere un cartone animato per bambini. Che fine aveva fatto il cuore di pietra di Santana?

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Gli incontri p2 ***


Santana si sedette sul divano con una faccia sorridente. Accavallò le gambe e poggiò gli occhiali da sole sul tavolino al centro del salotto. Brittany era andata a prendere due ciotoline in porcellana dove poter mettere una porzione di gelato a testa. La latina aveva insistito col fatto di essere a dieta e di non volere un gelato dal colore azzurro, perché, proprio quel colore, era la dimostrazione che in quel gelato ci fosse solo roba chimica, come coloranti e cose simili. La bionda era rimasta seriamente perplessa dalla risposta dell'altra e allora, con quanta più ingenuità esistesse, le aveva risposto.

Ero convinta che ti piacessero le cose azzurre” Indicando i suoi occhi “... per questo l'ho scelto al puffo. Non l'ho neanche mai assaggiato.”

Santana era rimasta incredula davanti a tanta dolcezza ed infine aveva accettato di mangiare insieme a lei la porzione di gelato che le spettava, e così Brittany, eccitatissima, era sparita in cucina. L'ispanica osservava incuriosita la casa, che nonostante avesse già visto, non aveva affatto osservato bene. Per esempio non aveva notato le tende con le paperelle e le innumerevoli foto, dello stesso gatto, sul caminetto, mensole, tavolino e su qualunque superficie piana.

Quando la bionda ritornò con le due porzioni di gelato, le poggiò entrambe sul tavolino per poi afferrare il dvd e inserirlo nel lettore, accese la Tv, da almeno 50 pollici, e si buttò sul divano a gambe incrociate, incurante del fatto che indossasse una semplicissima gonnellina corta sportiva, prese il suo gelato e lo assaggiò. Si girò poi verso Santana, la quale non aveva ancora notato l'abigliamento superficiale di Brittany, che consisteva in un top e quella gonnellina, anch'essa azzurra, dell'adidas.

Sai già cosa è successo nel primo cartone e nel secondo?”

In verità-” S'interruppe da sola lasciando che l'occhio cadesse sugli slip della ragazza, che si intravedevano benissimo. Riprendendosi alzò lo sguardo, sperando che non se ne fosse accorta. “ No.”

No?”

Te l'ho detto, non compro cartoni animati.” Si girò a guardare la pubblicità iniziale alla tv, evitando di sbirciare la ragazza.

Ma non hai mai neanche visto i cartoni con Kai?”

Io... io, mi sono sempre rifiutata.” Rispose timidamente.

Perché?”

Sono molto più grande di lei, Brittany, quando lei aveva 6 anni io ne avevo 14!”

Io guardo ancora i cartoni con Taylor, quando riesco a vederla.” Aggiunse tristemente.

Perché dici così?”

Non viviamo insieme, io e la mia famiglia siamo tutti dispersi per il mondo.”

Capisco...”

Taylor vive con mamma, questo è certo, non ha neanche 18 anni.”

E tu ne hai?”

22.” La latina si sentì improvvisamente grande.

Ho 3 anni in più.” Disse con una certa soddisfazione.

Beh, voglio dire, superati i 18 anni non cambia molto 3 anni in più o in meno.”

Diciamo che è così..” La mora si girò un po' intorno e, rivedendo le foto del gatto, domandò chi fosse.

È Lord Tubbington.”

Chi?”

È il mio gatto. Gli voglio tanto bene, anche lui vive con mamma.”

Fammi indovinare, perché non ha ancora 18 anni.” Rise sotto i baffi San.

Anche, ma soprattutto perché papà odia gli animali.”

Uhm.” Annuì la mora.

Tu non hai animali?”

Sei pazza. Li odio anch'io.”

Bah, proprio non vi capisco.”

Lasciano peli dappertutto e sono una spesa in più, per non parlare che devi o portarli a fare le passeggiatine per i loro bisogni o pulirgli la lettiera! Bleah!”

Ma ti fanno anche le coccole quando ti senti triste e sono sempre dalla tua parte.”

A quello servono gli amici.”

Beh, io non ne ho, perciò mi va bene il mio gatto.”

Oh.. scusa.” Si sentì in colpa Santana, come ad aver messo in mezzo un argomento delicato.

Non mi hai offesa, tranquilla.”

In quel momento il cartone iniziò. Fortunatamente non sembrava collegarsi col passato e, quindi, non c'era niente in comune, o comunque di relativo, alla 'La Sirenetta' e 'La Sirenetta 2'. Brittany sembrava presa sul serio. Si emozionava, saltando sul posto, ogni volta che c'era una canzone e rideva alle battute stupide che facevano tra di loro i personaggi. Santana aveva il gomito appoggiato sul braccio del divano e guardava distratta la televisione, trovando lo spettacolo decisamente noioso, ma guardava, piuttosto, la ragazza sedutale accanto. I suoi occhi azzurrissimi si spalancavano ogni volta c'era qualche colpo di scena e si inumidivano quando cerca qualche parte più dolce e commovente, era uno spettacolo.

Canta bene vero!?”

Uhm.” Si limitò ad annuire la latina alla domanda di Brittany.

Chi sa se le sirene cantano davvero così.”

Come?”

Sì, le sirene. Non ne ho mai sentita una, ma dicono che cantino in modo così bello che i marinai le seguivano fino in mare. Non credo che però abbiano lo stesso effetto sulle donne...”

Sei seria?”

“ Che c'è? Pensi che facciano innamorare anche le ragazze?”

Una femmina non può fare questo effetto su un'altra femmina.” Rispose poco convinta Santana.

No?”

No.”

Perché no?”

Perché alle ragazze piacciono i ragazzi.”

Per forza?”

Per forza.” Ribadì l'ispanica.

Non lo sapevo...”

Non le vedi le coppie di fidanzati in giro?”

Sì, ma non tutte mi sembrano innamorati.”

Questo non lo puoi sapere...”

Forse...”

Sei mai stata fidanzata, Brittany?”

Io? Sì.”

Vedi...”

Ma non ho mai provato l'amore.”

C'è qualcosa che non quadra.” La guardò incuriosita Santana.

È così ovvio, io ho sempre e solo rubato agli altri, non ho mai fatto amicizia con qualcuno se non per prendermi qualcosa. Pensa a fidanzarmi con qualcuno per amore, semplicemente mi fidanzavo per convenienza.”

Wow... e, quindi, non ti sei mai spinta oltre con nessuno.”

Sesso?”

Uhm.”

Oh sì, invece.”

Davvero?”

Parliamo di sesso, no?”

Sì.”

Quindi sì, ho fatto sesso.”

Okay...”

E tu?”

Cosa?”

Sei mai stata con qualcuno per amore?”

Credo... credo più attrazione che altro.”

E...”

Sì.” Tagliò corto Santana sentendosi in imbarazzo.

Okay, Okay...” Sorrise beffarda l'altra.

Ed ecco ancora un'altra canzone, questa volta molto tranquilla e piena di significato, per lo spettacolo cui stavano assistendo. Brittany si assopì sempre di più fino a poggiarsi con la testa sulla spalla della mora.

Che bel profumo che hai!” Disse quasi urlando la biondina, girandosi immediatamente sulle ginocchia e infilando il naso nell'incavo tra la spalla e il collo di San.

Ma che fai?” Domandò rossa in viso la latina.

Hai davvero un buon odore!” Esclamò staccandosi per guardarla negli occhi, con il sorriso più genuino che la poliziotta avesse mai visto.

Grazie..?”

Te l'ho già detto che non mi vergogno a fare i complimenti?”

Sì, Brittany, me lo hai già detto.”

Tu invece? Ti vergogni?”

Ma che...?”

Non me ne hai fatto neanche uno.” Si fece pensierosa Britt, dando vita a una smorfia adorabile sul suo viso. “ A parte gli occhi... che comunque ho intuito da sola.” Aggiunse come per voler essere sincera in tutto e per tutto.

I complimenti non si chiedono!”

Davvero?”

Sì! I complimenti partono dal cuore!”

Anche i miei, allora?”

Suppongo di sì...” Si arrese all'ingenuità dell'altra. Poi entrambe si girarono a guardare la tv, attirate dall'urlò di un personaggio. Brittany era già nella situazione a tutti gli effetti quando Santana, senza farsi notare, si avvicinò a lei. La biondina, automaticamente, poggiò tutto il suo lato sinistro contro il suo destro, posizionando, di nuovo, la testa sulla sua spalla.

Il cartone finì presto e Brittany era rimasta molto contenta del finale, che ovviamente era uno squallidissimo, quanto ovvio, lieto fine. Quando Santana si rese conto che il suo lavoro era finito si alzò dal divano e si diresse verso la porta.

Dove vai?”

A casa?”

Non puoi rimanere un altro po'?” Chiese dolcemente Brittany.

Ho delle cose da fare Britt.”

Posso accompagnarti?”

Non è rischioso?”

Nessuno sa che sono Bì.” La latina la guardò valutando l'idea, ma poi pensò che non sarebbe stato il massimo far incontrare di nuovo Kai e Brittany.

Meglio di no, Britt.”

Allora resta ancora un po'...”

Io dev-”

Ti prego Saan!” La implorò la ragazza in piedi davanti a lei, facendo gli occhi da cucciolo. Santana trattenne il respiro davanti al viso così delicato della ragazza.

Sì... sì ho capito.” Rispose evitando il suo sguardo e andandosi a ributtare sul divano.

Evviva!”

Ma cosa facciamo?”

“ Ho un sacco di cose che possiamo fare!”

Sarebbe?”

Di là ho il gioco dell'oca! Ho anche tutte le canzoni di Disco Duck e ci sono un sacco di foto di Lord T. che vorrei farti vedere! Poi-”

No, no, e ancora no! Queste cose non sono divertenti.”

Brittany fu costretta a cambiare il suo sorriso in una faccia delusa.

A no?” Domandò ferita.

No...” Rispose abbassando la testa Santana, iniziando a grattarsi nervosamente la nuca.

E cos'è divertente per te?”

Un bella birra con gli amici.” Esclamò spontanea.

Non è un po' presto?” Chiese Britt, facendole notare che erano solo le 6 del pomeriggio.

In effetti sì...”

Cos'altro?”

Non saprei... cantar-” Si tappò la bocca da sola. Era il suo segreto, il segreto di cui nemmeno Q era a conoscenza!

Una delle grandi passioni della ragazza latina era cantare, e lo faceva in modo divino! Ma se ne era sempre vergognata tantissimo. Al liceo tutti si erano uniti ad un gruppo di canto ma, nonostante questo, lei se ne era completamente estraniata. Come fosse stato un suo difetto, lo aveva sempre nascosto agli altri e adesso lo aveva appena 'quasi-rivelato' a Britt. La bionda, infatti, la guardò sorpresa.

Vuoi cantare?”

No! No! Assolutamente! Io no-non voglio cantare!” Ma la ragazza in piedi sembrava non volerle lasciare scampo.

Hai detto cantare, vero?”

Io? No, no.”

Hey! Sono stupida ma non così tanto!”

Non sei stupida!” Si ritrovò a difenderla la mora, mettendosi in imbarazzo da sola.

Ad ogni modo... ho sentito bene! Vuoi cantare!”

No!”

Perché no? A me piace cantare!”

Ti piace cantare?”

Sì! Ma molto di più ballare!”

Ti piace ballare?”

Hai intenzione di meravigliarti ad ogni cosa che ti dico?” La riprese un po' infastidita.

No, no...” Rispose cauta. “ Cosa balli?”

Di tutto.”

E sei... brava? Insomma...”

Ho vinto un sacco di premi e ballo da quando aveva 3 anni, direi di sì!” Sorrise.

Wow, è davvero tanto tempo...”

Sì! Vuoi vedere?”

Come balli?”

Sì...”

Sì! Sì, voglio vedere...”

Okay. Ma ad una condizione.”

Cioè?”

Dopo devi cantare.”

Io non so cantare.”

Ma avanti, hai una voce così bella che per forza devi saper cantare!”

Smettila, tanto non mi convinci.”

Non sto provando a convincerti!”

Tutti questi complimenti che mi fai... qual'è il tuo scopo?”

Nessuno. Non pensavo ci dovesse essere uno scopo.”

Infatti no!” Disse gesticolando confusa e stremata la latina. “ D'accordo, ho capito.”

Canterai?”

Un pezzo, minuscolo.” Esclamò con imbarazzo, che la bionda trovò estremamente carina come reazione.

Aaah! Grazie mille!” Le saltò praticamente addosso Brittany stringendole il collo. Santana si inebriò del suo odore per qualche secondo. Sapeva di fragole e sapone per bambini. Con un braccio ricambiò leggermente l'abbracci per poi staccarsela di dosso.

Ok, ok, ho capito! Adesso staccati!” Fece finta che non le piacesse. La più altra, dal canto suo, iniziò a farle il solletico, facendo ridere Santana come non aveva mai fatto in vita sua.

Britt! Smettila!” Riuscì a dire tra una risata e un'altra.

No, no! Guai a chi non accetta i miei abbracci!” Disse divertita la ragazza sopra lo mora.

Vuoi la guerra, eh?” Domandò San, totalmente persa nel sorriso perfetto di Brittany. “ E guerra avrai!” Urlò prima di ribaltare la situazione, salendo sopra Bì, si tolse la giacchetta di pelle, dato che oramai era decisamente accaldata, e iniziò a farle il solletico. Le risate scomposte della ragazza erano la cosa più bella che l'ispanica avesse sentito. Il corpo sotto le sue dita era tonico e muscoloso ed ad ogni risata gli addominali della bionda finivano per rialzarsi in tutta la loro magnificenza. Con la scusa di farle il solletico, Santana, le alzò lievemente la maglietta, toccando la pelle della sua pancia, oramai bollente. Quasi senza pensarci, poggiò la bocca sul ventre ed iniziò a fare le pernacchie, come si faceva con i bambini piccoli. Brittany piangeva dalle risate, ormai, e si dimenava sempre di più, facendo sì che la sua gonna salisse più alto ad ogni movimento. La latina, all'inizio, non se ne accorse finché, scansando un calcio della ballerina, si ritrovò a tenere lo sguardo puntato sugli slip blu scuro della ragazza. Quasi a sentirsi in colpa si alzò di colpo coprendosi gli occhi per un istante, smettendo di farle il solletico. Britt, dal lato suo, guardò perplessa San, aggiustandosi la maglietta affinché tornasse a ricoprirle la pancia.

Che succede?” Domandò rossa in viso.

Britt, ti vai a mettere un pantalone?”

Non ti piace questa gonna?” Chiese stupita guardandosi la gonna. “ Eppure è azzurra...”

Non è che non mi piace, è che...” Possibile che dovesse spiegarle queste cose?

Ti da fastidio che si alzi?”

Ecco, sì...” Rispose benedicendo Dio che l'aveva fatta rendere conto da sola.

Come vuoi... vado a mettermi la tuta.” Disse saltando giù dal divano e correndo verso il piano di sopra.
La mora sbuffò, infilando le dita tra i suoi capelli e spostandoli leggermente all'indietro. Cosa le era passato per la testa? 
Senza neanche un motivo troppo valido, se non forse la differenza d'età, si sentì letteralmene un mostro, come se l'avesse aggredita, come se avesse approfittato della sua ingenuità, della sua purezza. Aveva sentito dentro di sè, come se le stessa facendo del male. Le si era fiondata addosso lei per prima, si, ma l'ispanica aveva fatto lo stesso e non avrebbe dovuto. Non a caso, non era riuscita a controllarsi. Aveva avuto l'istinto di iniziare baciarle il ventre e, senza che potesse realmente rendersene conto, aveva trovato un escamotage per farlo senza dare nell'occhio. Ma probabilmente aveva iniziato a perdere la testa quando aveva sentito il forte odore di fragola di Brittany, quando le si era avvicinata. 
Per un attimo pensò di scappare mentre lei era di sopra, ma sarebbe stata una cattiveria troppo grande, ma soprattutto, non voleva andarsene da quella casa, da Britt. Si sentiva in imbarazzo con lei, è vero, ma aveva trovato una pace interiore, uno stato di rilassamento che solo la giovane criminale poteva darle.
Brittany scese con un pinocchietto rosso della Nike che si stringeva sopra il ginocchio grazie a delle molle elastiche. Era scalza, e Santana se n'era accorta solo vedendola scendere la scale. Approfittò, della visuale che la rampa gli offriva, per osservare meglio il suo fisico. Le gambe era magre e toniche con degli avidenti polpacci da sportiva, la vita piccola e i fianchi appena accennati, il petto abbastanza pieno e il collo alto, il viso... beh, il viso era quello che era, quello di un angelo. 
" Va meglio adesso?" 
" Sì, sì..." Pronunciò la ragazza col la bocca secca. Non si era resa conto di essere decisamente assetata. 
" Posso bere?" Chiese cauta alla bionda. 
" Certo, vieni ti mostro dov'è l'acqua." Santana annuì e seguì la giovane. Insieme entrarono in cucina e Brittany aprì il frigo prendendo la bottiglia d'acqua naturale.
" Prendi i bicchieri, San?"
" Dove sono?"
" Lì." Rispose senza indicare. La latina rimase perplessa. " Lì, dove?" Brittany sembrava in difficoltà, perché stava prendendo anche altre cose avendo ancora la bottiglia in mano, San si sentì di aiutarla ma la ragazza subito le indicò.
" Il mobiletto con l'adesivo della papera." 
" Qui ce ne sono a bizzeffe di mobili con la papera!"
" Quello vicino al lavandino!"
" Questo?"
" Sì." 
Santana aprì il mobiletto e tentò di prendere i bicchieri, che erano, però, troppo in alto. Si arrampicò al piano del lavandino con il ginocchio e salì sopra. Brittany posò le merendine che aveva afferrato e le poggiò sul tavolo, aprì la bottiglia e si avvicinò distrattamente a Santana, pronta a riempire i bicchieri d'acqua. Si avvicinò alla mora quando, d'un tratto, questa cadde, scivolando su dell'acqua che non aveva visto. Un braccio della latina fece cadere la bottiglia aperta che la bagnò tutta.
" Oddio! Ti sei fatta male?" 
" No, non molto. Ma sono congelata."
" Ci credo! La bottiglia era in frigo!" Ridacchiò Brittany.
" Brrr!" Esclamò la ragazza alzandosi da terra, per ricadere rovinosamente due passi più avanti. 
" Hai dimenticato come si cammina?" Domandò B divertita.
" Dammi una mano, invece di prendere in giro!" 
" Arrivo, Arr-" *BUM*
Britt le era praticamente caduta accanto, la cucina era piena zeppa d'acqua e il pavimento non sembrava più tanto sicuro. Santana scoppiò a riderle in faccia che, senza sentirsi presa in giro per niente, iniziò a ridere con lei.
Rideva perché era felice.
Per la prima volta aveva trovata un'amica. Una ragazza sincera cui voler bene, con la quale poter essere sè stessa e non dover mantenere nessun segreto. 
" Questa è la punizione di Dio" Le diede una leggera gomitata, San. 
" Ma quale punizione! È la cosa più bella che mi sia mai capitata!"
" Sciovolare sull'acqua in cucina?" Rise, ancora, la latina.
" Ma chè! È averti incontrata, San! È in assoluto la cosa più bella che mi sia mai capitata!" Esclamò sorridente la più alta, che non aveva ancora smesso di ridere. Santana, invece, si fermò immediatamente, guardando con tenerezza la ragazza accanto senza poter smettere di sorridere come un ebete.
" Hey! Perché non ridi più?"
" Sei dolcissima, Britt." 
" È un complimento?" Chiese eccitata.
" Sì, Britt!"
" Amo quando mi chiami Britt!"
" E io amo quando mi chiami San!" Esclamò, ormai persa, l'ispanica. 
Con l'aiuto di una sedia, entrambe si alzarono divertite e asciugarono il pavimento. La bionda aveva tutto il pinocchietto bagnato dietro e Santana non fece che riderci sopra.
" Perché ridi?"
" Niente..." Tentava di tenerla all'oscuro, trattenendosi a stento. Dopo poco riscoppiò in una rumorosa risata.
" Che hai da ridere?"
" Nulla... ahahaha"
" Eddai!"
" Davvero, nulla..."
" Dimmelo!" Fece Brittany, come una bambina capricciosa, mettendo il broncio.
" Okay! È che sei tutta bagnata dietro!"
" Oddio! Mi sentivo un pò bagnata!" La risposta fece ridere ancora di più la latina, che si piegò in due.
" Sì però tu smettila! Vogliamo parlare della tua maglietta bianca, è fradicia ed è diventata trasparente!" A quelle parola la mora si guardò, notando che effettivamente era diventata trasparente in tutto e per tutto. Si coprì isintivamente il petto, rossa in viso. 
" Tanto ho già visto tutto!" Si avvicinò con un ghigno Brittany, per poi sussurrarle all'orecchio. " Miss Pois!" Ridacchiò la più piccola.
" Cavolo!" Imprecò a denti stretti la mora.
" Vuoi una maglietta mia?" 
" Non preoccuparti..."
" Aah, tu e questo tuo formalismo!"
" Si dice formalità."
" Quello." Ribadì la ragazza, prima di correre a prenderle una maglietta in camera sua. Non appena Santana fu fuori il suo campo visivo si controllò la biancheria, notando che effettivamente portava un reggiseno a pois neri. " Che figura di mer-" 
" Eccomi!"
" Già fatto?"
" Sì, ti va bene questa?"
" Credo di sì..."
" Provatela."
" Dov'è il bagno?"
" Di là" Indicò la padrona di casa.
L'ispanica entrò in un bagno completamente rosa, un forte profumo, identico a quello che aveva sentito poco prima sul corpo di Brittany, le piombò addosso, lasciandola estasiata. Quasi voleva restare lì per sentire quell'odore di Britt così forte. Poi si tolse la maglia e la cambiò con quella della bionda, notando con lieve sconforto che le andava aderente, mettendo in risalto il seno. 
" Fantastico..." Sbuffò San. Eppure non poteva farci niente, si sarebbe solo ammalata ad indossare quella maglietta, e le avrebbe ad ogni modo evidenziato la taglia ambondante. Uscì dal bagno ed andò in contro a Brittany. 
" Dove la metto questa?" Chiese riferendosi alla sua maglietta in mano.
Ma la bionda ci mise un pò a recepire il messaggio, era completamente ipnotizzata dal bel fisico della mora, che con quella maglietta verde acqua era ancora più evidente. 
" Britt?" La chiamò Santana, leggermente infastidita, dopo essersi accorta dove guardava.
" Eh?"
" Allora?"
" Cosa?"
" Ma mi ascolti quando parlo?" 
" Oh, sì certo, scusami!" Rispose riprendendosi lievemente in imbarazzo. Santana sorrise nel vedere il suo musetto chiaro e lentigginoso, arrossarsi all'altezza delle gote. 
" Dicevo, dove la metto questa?"
" Dai a me, l'appendo fuori."
" Ma non c'è più sole."
" Allora la asciughiamo... col phon?" Domandò alla latina, seriamente indecisa.
" Okay..." Fece per accettare la mora.
Entrarono insieme nel bagno per prendere da una cesta, ovviamente rosa, un phon... rosa. Era tutto rosa in quel bagno! Lo spazzolino, il tappetino a terra, la vasca e il lavandino e le mattonelle del muro, che si alternavano tra il bianco e il rosa. Sembrava il bagno di una principessa. 
" Come mai è tutto rosa?"
" Perché mi piace il rosa!"
" Uhm..." Annuì poco convinta l'altra. Britt accese il phon ed iniziò ad asciugare la maglietta, che però si muoveva ogni volta che il getto d'aria lo colpiva. Dopo svariati tentativi la biondina si spazientì.
" Sta ferma!"
" Non ho fatto nulla!" Rispose alzando le mani Santana, credendo che se la stesse prendendo con lei.
" Non tu! Lei!"
" La maglietta?"
" Sì! Si muove!"
" Dai qua, la mantengo io." Prese la maglietta tra le mani, una mano al colletto e l'altra al bordo dove terminava in lunghezza. Bì accese il phon e lo puntò come fosse una pistola. Santana ridacchiò pensando ' è la forza dell'abitudine'.
Per scherzare, la bionda, alzò il phon fino a farlo arrivare in faccia alla latina. 
" Britt!"Abbassò la testa l'ispanica, infastidita dal forte getto d'aria in faccia. Brittany, dal canto suo, se la rideva beatamente.
" Dovresti vedere la tua faccia!"
" Brittany! Non si asciugherà mai la maglietta se continui a riscaldare me!"
" Ok, ok." Ricominciò ad asciugare la maglietta. 
Dopo circa due minuti la bionda si era già scocciata.
" San..."
" Che c'è?"
" Mi annoio ad asciugarla tutta."
" Va bene così, dai." Rispose la latina confortante. La maglietta era ancora umida, ma il visetto di Brittany annoiato era difficile da sostenere per la mora. Uscirono insieme dal bagno e si diressero nel salone. San guardò Bì con un viso triste, era ora di andare per lei.
" Britt-Britt?"
" Adoro questo soprannome!" Esclamò appena lo sentì.
" Bene, perché piace anche a me. Mi ricorda il nome di una fata." 
" Come trilly?"
" Sì, esatto!" 
" Allora io ti chiamerò Sannie!"
" Sannie?"
" San-San mi sembra il nome di una salsa messicana, tipo Sal-Sa! Capisci? È brutto..."
" Hai ragione!" Rise la latina. " Ad ogni modo chiamami come vuoi."
" Anche Micia?"
" Assolutamente no." Disse quasi subito. 
" Okay..." Ridacchiò la bionda, aspettandosi quella risposta.
" Io devo andare Britt-Britt."
" Oh... sì, credo sia ora."
" Torno domani?"
" Sì! Sì ti prego!"
" Non c'è bisogno di pregarmi. A che ora?"
" Sempre le 4."
" Bene e... la maglietta?"
" Puoi tenerla."
" No dai... te la riporto pulita tra qualche giorno."
" Se proprio devi restituirmela non lavarla!"
" Perché?"
" Perché così avrà il tuo profumo." Rispose semplicemente la bionda. Santana le regalò un sorriso sincero ed annuì con la testa. Prese i suoi occhiali da sole e la giacca di pelle. Si avviò all'entrata, seguita da Brittany.
" Ci vediamo domani allora?"
" Certo!" Esclamò Brittany prima di scoccarle un bacio sulla guancia. L'ispanica la guardò con affetto ed uscì fuori. Prima che però Britt potesse chiudere la porta le domandò.
" Che gusto domani?"
" Qualcosa di rosa!"
" Fragola?" Domandò la mora.
" Sì!" Saltellò sul posto la bionda, battendo le mani.
" E fragola sia!" Esordì felice Santana per poi girarsi e dirigersi verso il cancello. D'un tratto, però, sentì la bionda chiamarla.
" San!"
" Sì?"
" Alla fine non hai più cantato..."
" Domani. Okay?"
" Va bene!" La salutò con la mano Bì prima di chiudere la porta d'ingresso, lasciando fuori una Santana completamente rinata.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Seb p1 ***


Scusate per il ritardo di due giorni, ma sono stata impegnata :'D
Fortuuunatamente adesso sono disponibilissima e scriverò tantissimo, perché ho davvero un sacco di cose da scrivere di San e Britt! *-* 
Un Grazie immenso a chi mi segue e recensite mi raccomando! :33 Non vi trattengo oltre. Andate! xD
___________________________________________________________________________________________________________

 

Quando la latina varcò la porta di casa, aveva un gran sorriso stampato in faccia. Un espressione di beatitudine che non la lasciò fino a quando, dopo cena, si infilò nel letto. Non era riuscita a prendere sonno, come previsto, e non aveva fatto altro che pensare al dolce viso della biondina. Aveva, ormai, dimenticato quale fosse la sua vera identità e sembrava che il suo inconscio facesse di tutto per evitare di farglielo ricordare. Aveva desiderato abbracciarla con disinvoltura più volte, magari stringendola per i fianchi poggiando il viso sulla sua spalla, ma non lo aveva fatto, semplicemente perché non voleva sembrare troppo una maniaca. Non aveva mai provato un'attrazione simile per una ragazza, ma per la verità neanche per un ragazzo. La cosa la confuse non poco, ma si convinse, con indecisione, a pensare che era solo l'eccitazione del momento. L'essere riuscita ad aprirsi ad una persona che non fosse Quinn e a sentirsi bene con una persona che non fosse lei. Le mancava una compagnia del genere, come per esempio la classica migliore amica delle elementari, con la quale ti trovi benissimo, molto legata e non ti vergogni di fare niente davanti a lei. Ed infatti la mora, per la prima volta in vita sua, aveva promesso all'amica che le avrebbe cantato un pezzo solo per lei. Era stata una gran mossa da parte sua, si era totalmente lasciata andare alla dolcezza della biondina, che l'aveva possessivamente conquistata. Si buttò una mano sul viso, ridendo a bassa voce ripensando che qualche giorno prima, con lo stesso gesto, pensava alla stessa persona, ma con l'intento di ucciderla. La ragazza bionda aveva come sbloccato qualcosa nel cuore della latina. Qualcosa di difficile da raggiungere. Era sempre stata molto dura con sé stessa ed era convinta che nessuno la potesse far sentire così bene. Neanche la sua amata Quinn, la sua migliore amica da sempre.

Aveva avuto tante relazioni con tantissimi ragazzi, eppure, nessuno di loro l'aveva fatta sentire felice come era riuscita Britt. Pensò che forse era l'effetto della dolcezza femminile o che fosse una caratteristica specifica di Brittany, quella di rallegrare chiunque si imbattesse nel suo sorriso. Per non parlare della sua ingenuità . Era qualcosa di adorabile e Santana aveva creduto che tra tutto il male esistente in quello sporco mondo in cui viveva, lei era l'unica cosa buona e genuina che ne fosse uscita fuori. Gente come lei doveva nascere, per forza. Erano quelle persone che ti sanno tirare su il morale anche quando sei a terra, che danno sostegno a chi ne ha bisogno, e quello di Brittany era semplicemente fondamentale. Poi, però, pensò. Forse Bì era unica e non era per tutti. Forse non era nata per fare del bene agli altri in generale, forse era nata per lei. Per rendere felice e mettere a suo agio la mora. Un'improvviso senso di gelosia la pervase all'idea che Brittany potesse essere di qualcun altro, e il sapere che fosse anche stata a letto con qualcuno la infastidiva alquanto. Si alzò di colpo dal letto controllando l'ora.

3:27.

Che palle.” Sibilò prima di mettersi al pc, cercando di scegliere una canzone adatta da cantare per la bionda. Poi scese in cucina a prendersi un bicchiere d'acqua, andò in bagno un paio di volte, si rilavò i denti, scese, ancora, a prendersi un cuscino del divano da aggiungere ai suoi sul letto e, infine, si ritrovò Quinn sulla soglia della porta. Una maglietta larga lunga e un pantaloncino aderente.

Q?”

San, la smetti di fare tutto questo casino? Starei cercando di dormire.”

Scusami...”

Ti stai scusando un po' troppo ultimamente...”

Perspicace.”

Non riesci a dormire?” La rincuorò con voce dolce la ragazza dagli occhi verdi.

No..”

E, di grazia, mi sapresti illuminare?”

Mah... niente di ché.”

Hai gli occhi che ti... luccicano?” Domandò sorpresa Q.

I-io?”

“ Certo! Chi altro!? Raccontami tutto!”

“ Di cosa?”

Di chi! Voglio sapere chi è!”

Chi è chi?”

Chi è stato a far passare una notte insonne alla stronza di Lima Heights'?”

Smettila.”

“ Oh avanti San! Ti sei presa una cotta eh?” Santana si bloccò a quelle parole.
Effettivamente si stava comportando proprio come quando si aveva a che fare con una classica cotta da liceo, possibile che, però, parlassimo di una ragazza? La latina non aveva mai pensato che una persona dello stesso sesso la potesse risvegliare così e per un secondo si convinse che non era affatto come sembrava. Era Brittany che era speciale, per questo l'ispanica si era interessata maggiormente. Anche se la notte in bianco a pensare a lei e tutto il resto non trovavano modo di essere giustificati.

No!” Alzò un po' di più la voce, rispondendo più a sé stessa che a Quinn. La bionda chiuse la porta, per evitare che la chiacchierata che stava per incominciare, svegliasse l'altro coinquilino. In tutto ciò, poi, Kai era tornata a casa di sua madre. La polizia aveva assecondato la madre che affermava di 'rivolere la sua bambina' e l'avevano, praticamente, riportata a casa. Santana sarebbe andata a riprendersela senza ombra di dubbio.

No?”

No...”

D'accordo... Allora mi dici che hai?”

Non lo so.”

Dove sei stata oggi?”

Con un'amica.”

Un'amica?” Spalancò gli occhi Quinn, pervasa da un forte senso di gelosia.

Sì.”

Chi è?”

Nessuno che ti interessi, Q!”

Da quando ti apri alla gente tanto da diventarci amica?” Ridacchiò come se fosse una cosa impossibile.

Che cosa? Non ti risulta normale pensare che anche io abbia una vita sociale, vero?”

Non volevo sembrare scortese... ma...” Santana la guardò stranita e offesa.

Sai cosa, invece? Ho una carissima amica ed è anche meglio di te!” Rispose San presa da un momento di agitazione. Quinn incassò il colpo in silenzio. Abbassò la testa, facendo pentire amaramente Santana, e si avviò all'uscita della camera.

Quinn aspetta.”

“ Non ho altro da dirti.”

Q...”

Buona notte.” Disse prima di chiudere la porta e tornare in camera sua. La latina sbuffò e si ributtò sul letto.

Aveva esagerato.

Quinn le era sempre stata vicina in tutta la sua vita ed era una delle persone più importanti per lei. Si era presa cura di lei ogni qual volta si ammalasse, dato che la madre l'abbandonava a sé stessa. Era colei che l'aveva ospitata più volte durante gli anni del liceo a casa sua, per farla stare lontana da quella situazione familiare in declino. Era colei che era sempre stata premurosa con la latina e che le voleva bene come nessun altro. Quinn era come una sorella per Santana, e non come Kai, no. Kai era piccola ed aveva bisogno di aiuto e comprensione, il lavoro era basato su Santana, mentre invece con Quinn era come se San fosse la sorella più piccola e Q la cara e saggia sorella maggiore.

Si schiaffò entrambe le mani, contemporaneamente, sulle guance e si maledì da sola. Guardò ancora una volta l'orologio.

'3:48'

La prima cosa che pensò fu di prepararsi per il lavoro. Nel suo distretto la vita era attiva notte e giorno, proprio come la città di New York, ed erano sempre al lavoro. Lei, quindi, poteva anche arrivare alle prime ore del mattino, avrebbe sempre trovato compagnia. Si alzò dal letto e si diresse in bagno, afferrando i vestiti.

Fu in quel momento che si accorse che la giacca della sua divisa di agente era a casa di Brittany. Si batté l'ennesima botta sulla fronte e imprecò a bassa voce. L'unica cosa che doveva fare era andare a riprendersela. Le sarebbe servita anche per i giorni successivi, per non parlare della politica vestiaria del suo distretto. Era una regola da rispettare con serietà quella della divisa e non poteva essere trascurata. Aveva un'ottima nomea, carriera e fama, Santana, troppa per poter perdersi in un richiamo di qualche suo superiore per 'non aver indossato la divisa'.

Si lavò', come faceva sempre, e si mise un velo di trucco, giusto un po' sugli occhi. Entrò in camera per afferrare una felpa qualunque, che avrebbe sostituito la giacca della divisa fino a che non se ne sarebbe riappropriata, e vide la maglietta verde acqua che Britt le aveva prestato il giorno prima. Sorrise spontaneamente, ricordando le circostanze in cui l'aveva indossata, e l'afferrò, infilandola in borsa.

Scese le scale ed uscì fuori di casa, assaporando l'odore di fresco della mattina. Quando entrò in macchina, l'orologio portava le 4:23. Ci avrebbe messo circa 20 minuti da casa sua a quella di Brittany, ma sarebbe arrivata presto comunque.

 

 

Una volta arrivata, uscì dalla macchina con fare poliziesco e si diresse davanti all'immenso cancello. Non ci penò due volte prima di abbandonare l'idea di suonare al citofono e, semplicemente, scavalcò il muretto dell'abitazione e si intrufolò nella casa dalla porta sul retro. Non aveva intenzione di svegliare la ragazza a quell'ora del mattino, ma era anche vero che quella era violazione della proprietà privata e lei era una poliziotta.

Da quando aveva conosciuto Brittany ne stava iniziando a fare tante di stronzate.

Zampettò silenziosa nella cucina e si diresse verso il salone. Cercò rapidamente ma non era lì. Sapeva che sarebbe dovuta salire nella camera da letto al piano di sopra.

Prese un sospiro profondo e iniziò a salire le scale con estrema lentezza, come per assecondare lo scricchiolio dei gradini in legno. Arrivò davanti una porta bianca con disegnato un arcobaleno sul davanti, sorrise dolcemente ed entrò, approfittando che la porta fosse socchiusa. Fortunatamente non emise alcun rumore stridulo, solito delle porte vecchie, e riuscì ad infiltrarsi nella stanza tranquillamente. Lo spettacolo che si ritrovò davanti era senza paragoni.

Brittany dormiva con una semplice maglietta lunga, che le avrebbe dovuto coprire fino a gran parte delle cosce, ma che in quel momento non copriva che un po' del petto, lasciando la giovane dalla schiena il giù, totalmente scoperta.

Indossava degli slip rosa con dei fiori e Santana trattenne una risata ripensando a quando la madre, quand'era piccola, voleva sempre comprarle mutande del genere e lei si rifiutava categoricamente. Stranamente, quegli stessi slip, addosso a Britt stavano da Dio.

Si perse fissando le gambe snelle lasciate stese in tutta la loro lunghezza e i perfetti fianchi della bionda. Dalla posizione a pancia sotto che aveva preso la ragazza, lasciava a Santana poca immaginazione. Si ritrovò a fissarle il fondo schiena con degli occhi che parevano volesse vederci attraverso. La forma perfetta e la tonicità che gli appartenevano invogliavano la ragazza a poggiarci una mano sopra. Quando il fisico quasi prese il sopravvento sul senno della ragazza, si girò di colpo, tentando di ricordare quale fosse lo scopo per cui era lì. La giacca.

Si guardò un po' intorno, non riuscendo a trovare nessuna giacca che almeno le somigliasse. Guardò sulle sedie, sopra e sotto la scrivania, sotto il letto, stando attenta a non svegliare la ragazza. Mancava solo l'armadio grande posto accanto alla finestra. Un armadio rosa, ovviamente, con delle nuvole bianche disegnate. La sola scena che immaginava la biondina alle prese con i pennelli fece sorridere, ancora una volta, la mora.

Spalancò il mobile, con fare silenzioso, per quanto potesse, e diede un'occhiata veloce tra gli abiti appesi, ma purtroppo non riusciva a vederci niente. Aprì un dei cassetti che vi erano all'interno ritrovandosi ad avere a che fare con la biancheria della bionda. Tra le mani aveva un suo reggiseno grigio, Santana ingoiò a vuoto e, quasi senza farlo apposta, ne assaporò l'odore, riconoscendo il forte profumo di fragole di Brittany, che regnava praticamente in tutta la camera. Quando afferrò altri slip sbirciandoli con una curiosità infantile sentì un urlo. Buttò immediatamente tutto ciò che aveva tra le mani nel cassetto e si affacciò oltre le ante dell'armadio per guardare alla sua destra.

Ahhh!”

Brittany!”

Santana?” Domandò ad alta voce con l'affanno e il terrore negli occhi. “ Oddio, Santana...” Ripeté per poi rigirarsi sulla schiena e sospirare, come se avesse appena scampato un minaccioso pericolo.

Che ci fai qui?” Chiese con tono tra il curioso e il pensieroso.

Niente! Niente di male!”

Volevi arrestarmi?” Disse la bionda con un filo di voce e gli occhi sbarrati.

Cosa? No!”

O Mamma! Santana!”

Ho detto che non voglio arrestarti!”

Allora perché sei qui?”

Devo andare al lavoro. E ho bisogno della mia giacca.”

Non potevi semplicemente bussare?”

Io... non volevo.” Britt la guardò con uno sguardo confuso e la incitò a continuare. “ Non volevo svegliarti...” Rispose timidamente Santana.

Oh Beh, così mi hai fatto prendere un colpo! Entrare di mattina presto nelle case degli altri!”

Scusami.”

Uhm,non importa. Sono felice che sia venuta.” Mostrò un sorriso ricevendone un altro di risposta. Brittany non si era ancora accorta di essere vestita di una sola maglietta a mezza maniche, appartenente a chi sa chi, si alzò dal letto e, con fare lento, abbracciò la mora, cingendola per il collo e poggiando la testa sulla sua spalla. La latina restò indecisa se ricambiarlo o no, soltanto perché la ragazza aveva poco più che niente addosso e dal contatto col suo petto sentiva che non indossava niente neanche sotto la maglia. Alla fine cinse la ragazza per i fianchi, poggiando le mani poco più su del suo fondo schiena. Se solo avesse spostato la mano di un centimetro avrebbe iniziato a sentirne la curva . La bionda arrossì, ricordandosi solo allora delle condizioni in cui era, ma non si staccò, anzi, abbracciò l'altra con ancora più forza. Santana si inebriò ancora del suo profumo e affondò la testa tra la spalla e il collo. Dal lì aveva la visuale sulla sua schiena e delle sue mani in quella posizione compromettente, e aveva avuto la voglia matta di poggiare entrambe le mani sul suo sedere sodo, ma era riuscita a trattenersi costringendosi a pensare che quelli erano pensieri sbagliati.

E così vuoi la giacca?”

Sì...” Rispose vaga San, persa ancora nella perfezione del suo fisico.

E ti serve solo per il lavoro?”

Sì Britt, non ho intenzione di arrestarti, anche se dovrei...”

Me lo prometti?” Si allontanò dal collo della ragazza, facendosi più indietro per guardarla negli occhi. Per un motivo più scientifico che realmente mentale, le mani della latina erano praticamente scese, autonomamente, a quel movimento improvviso. Santana trattenne il respiro e si sentì andare in fiamme le guance, a quel contatto così diretto. Ciò che aveva sotto le mani era perfetto e aveva già annebbiato la mente dell'ispanica. Senza neanche pensarci aprì totalmente le mani e, finalmente, lo sentì completo sotto la sua presa. Brittany, dal canto suo, stava provando una sensazione di piacere mai provata prima e benediceva Dio perché la latina lo avesse fatto. Proprio per far sì che lasciasse le mani in quella posizione, fece finta di niente. Eppure il suo rossore in viso era impossibile da fermare.

Sì... te lo prometto.” Sussurrò Santana, non ricordandosi cosa effettivamente avesse detto prima. Si specchiò nel viso della bionda, fiocamente illuminato dalla luce di un lampione della strada, e ne intravide il rossore prendere forse sulle gote.

Allora ti posso dire dov'è.”

Okay...” Ma entrambe non avevano intenzione di spostarsi da quella posizione.
La prima a slegare quell'abbraccio passionale, fu Santana, che si sentiva tremendamente in colpa con sé stessa ogni qual volta si lasciasse andare, sia a livello di pensiero che di azioni. La bionda, allora, le prese la mano e la portò ad un terzo piano della casa. Accese la luce, che abbaiò gli occhi di San, e le mostrò una camera speciale.

Questa è una stanza che non ho mai mostrato a nessuno. Mio padre mi prende sempre in giro quando gli parlo delle mie passioni per gli arcobaleni, le anatre e gli unicorni, per cui ho creato una camera dedicata solo a loro. È la mia camera speciale. Vengo qui ogni volta che sono triste e dentro c'è la collezione delle cose a cui tengo di più.” Disse prima di aprire la porta e portare la giovane mora in un mondo totalmente colorato. Britt accese la luce, che si rivelò essere azzurra, e solo allora fu possibile osservare quante cose ci fossero in quella stanza.

Pupazzi, bambole, unicorni in legno, modellini di fate ed esseri mitologici, posters di fatine e foto di Brittany a DisneyLand.

Wow...” Sussurrò Santana.

Ti piace?” Chiese con gli occhi vispi, Britt. L'ispanica prima la guardò, godendo di quello sguardo così genuino, e poi rispose cercando di renderla il più felice possibile.

Scherzi? È bellissimo! È tutto magnifico Britt-Britt! È adorabile!”

Lo pensi sul serio?”

Non ti mentirei mai!” La bionda sorrise quasi commossa.

Sei la prima persona che me lo dice, a volte mi prende in giro perfino Taylor.”

A me piace.”

Ne sono contenta.”

Solo... la mia giacca non ha niente di fatato...”

Ti ho detto che qui ci sono le cose a cui tengo di più...” La mora sorrise.

Sono davvero onorata.”

Beh, sai... se la giacca resta qui ho la certezza che verrai da me solo per farmi compagnia, o per il mio ricatto... ad ogni modo non mi arresterai.”

Ti fa davvero stare più tranquilla?”

In verità sì... se non hai il potere della poliziotta non ci sono problemi.”

E come faccio io a toglierti il potere da ladra?”

Io … non credo si possa fare.” La risposta lasciò perplessa la latina.

Come ?” Chiese con più durezza che aveva previsto.

Non arrabbiarti!” La guardò negli occhi tristemente.

Non-non mi sto arrabbiando.” Si sentì morire Santana.

Okay...” La bionda cambiò argomento e corse ad aprire un comò bianco attaccato al muro. Tra le varie magliette souvenir di Disney Land, cacciò fuori la giacca blu scuro della mora.

Ecco... tieni.”

Grazie...” Rispose mentre se la infilava. “ A proposito! Ho da restituirti la tua maglia!”

Ah già!” Si rallegrò Britt. Santana frugò nella sua borsa per qualche secondo e subito la tirò fuori. “ Ecco a te.”

La bionda portò la t-shirt al viso e chiuse gli occhi.

Sa di te.” Esclamò estasiata la più piccola. San avvampò per qualche secondo.

Sì...” Farfugliò imbarazzata non sapendo cosa dire. “ Mi sa che devo andare.”

Riportamela.”

Cosa?”

La giacca.” L'ispanica spalancò gli occhi.

Devo riportartela?”

Ho paura se non ho quella giacca con me.”

Hai paura che ti arresti?” La bionda si limitò ad annuire con un broncio appena accennato e gli occhi inclinati in una smorfia di tristezza.

Come ti devo dimostrare che non lo farò?”

Non voglio che me lo dimostri,non mi fido delle persone, mi fido solo dei miei oggetti. Delle cose che conservo qui. Loro non mi hanno mai fatto del male, ne offesa, ne costretta a fare cose che non voglio. Loro sono buoni con me.”

Anch'io sono buona con te.”

Io non mi fido di nessuno, San.” Le disse improvvisamente seria. La poliziotta si sentì come ferita nell'orgoglio e rispose repentina.

Allora resta in questa stanza con le tue cose, Britt. Non voglio stare con gente che non crede alle mie parole.”

Non è colpa tua.”

Lo so. Perché davvero non mi merito che tu mi dica questo.” Esclamò prima di uscire dalla stanza. Scese le scale con rapidità oscurando tutti i sensi che non fossero la vista.
Non era giusto che dopo tutte le regole che aveva infranto per lei e dopo tutti i complessi mentali con i quali aveva avuto a che fare e dopo che le aveva dimostrato affetto il pomeriggio precedente e dopo che si era aperta a lei tanto da dirle del canto, che lei le dicesse questo. Era offesa, decisamente tanto.

Arrivò al salone come una furia ma, prima di uscire, sentì i passi veloci di Britt dietro di lei e poi due braccia stringerla da dietro. Santana smise di respirare per quale secondo, sentendo il viso di Brittany appoggiato sulla sua spalla e il suo seno contro la schiena. 

Non arrabbiarti.”

Non mi arrabbio.”

Non sto scherzando.”

Neanche io.” Bì girò la latina verso di sé. La mora incrociò le braccia al petto aspettando cosa la bionda avesse da dire. Le veniva sempre bene fare la dura, anche quando in verità provava dolcezza nei confronti degli altri.

Santana, mi dispiace. Non volevo offenderti.”

Ne sono sicura.” Rispose sarcastica.

San...”

Scusami ma devo andare.” SI girò di nuovo verso la porta per, poi, essere afferrata per un braccio. “ Che c'è?” Uscì tremendamente aspro dalla bocca dell'ispanica.

Non voglio litigare con te. Sei l'unica persona sulla faccia della terra che mi voglia bene.” Sussurrò con le lacrime agli occhi e la testa bassa.

Per qualche secondo ci fu un imbarazzante silenzio. La biondina lasciò la presa al braccio, sperando che Santana non l'abbandonasse come aveva fatto chiunque prima di lei. Si era sempre convinta che era lei che non voleva instaurare un rapporto di amicizia, ma in verità aveva iniziato a farlo non solo per rubare ma anche perché, dopo diversi tentativi falliti, aveva iniziato a soffrire la solitudine e se credeva che era lei a volerla, la cosa sembrava decisamente più sopportabile.

Santana guardò la figura minuta col cuore spezzato. Mozzò un sospiro in gola e, accecata dalla tenerezza della piccola e dal suo dolore, l'abbracciò. Un abbraccio vero.

Le circondò le spalle con un braccio e con l'altro le accarezzava il capo. La bionda si appoggiò, ancora una volta, a lei e, con gran sorpresa dell'agente, scoppiò a piangere. La mora la condusse sul divano, dove si sederono insieme. San si accomodò prima di lei e la più piccola, avendo bisogno di conforto, le divaricò le gambe con una mano, facendo salire leggermente la gonna della divisa della poliziotta e anche la sua pressione, e si accomodò all'interno lateralmente facendo si che, inclinandosi a destra, si potesse appoggiare al petto morbido e rassicurante della più grande.

Ti senti sola, Britt-Britt?” La cullò la tra le sue braccia. L'altra si limitò ad annuire e tirare su col naso, godendo del contatto con l'ispanica.

Non devi Britt. Adesso ci sono io.”

Un giorno-Un giorno andrai via anche tu.” Esclamò tra un singhiozzo e un altro.

Mai, Britt.”

Sì, lo so che siete tutti uguali! Voi altri promettete cose che non potete mantenere e vi spacciate per gente che non siete, io non mi fido più.”

Io sono diversa.”

Lo voglio credere, San. Perché ciò che sento per te è diverso. Ho bisogno di una persona che mi voglia bene davvero e per ciò che sono. Ma nessuno è amica a una ventenne a cui piacciono gli unicorni...”

Io sì.”

Non per molto. Un giorno mi arresterai.”

Non credo accadrà.”

Sei la miglior poliziotta di tutto il XXI secolo! Avrai me davanti, tutti i pomeriggi, e non mi catturerai?”

Ho abbandonato da un po' la carriera.”

Non voglio che ti sveli cattiva anche tu.” Sussurrò affondando il viso nel suo seno.

Io non voglio perderti.”

Ti voglio bene, San.”

Anch'io Britt. Tantissimo.”

___________________________________________________________________________________________________________

" Hey." Salutò Sebastian. 
Erano quasi le due del pomeriggio e Santana non aveva fatto altro che stare a studiare scartoffie varie su diversi indiziati per un caso. 
Aveva lasciato Brittany a casa, dopo averla addormentata tra le sue braccia e promesso che le avrebbe riportato la giacca tutti i giorni e che alle 7 si sarebbero incontrate ogni mattina. Alla latina non aveva dispiaciuto affatto l'idea di vederla sia la mattina che il pomeriggio, anzi, ne era felicissima. 
" Ciao."
" Come và?" Si sedette su una sedia di fronte alla sua scrivania.
" Bene." Rispose duramente. Sebastian le aveva confidato di avere pochi amici e di volerne qualcuno vicino su cui poter contare ma lei era stata aspra e chiusa nei suoi confronti. Adesso, però, la mora guardava tutti con occhi diversi.
Incrociò lo sguardo del collega e ne intravide un volto sconfortato. Guardando il suo viso deluso e avendo conosciuto la sua malinconia venne presa da un vago pensiero.
E se Sebastian fosse come Brittany?
Se anche lui stesse soffrendo questa solitudine? 
" E tu? Come vanno le ferite? Sai, Quinn in genere è molto brava a curarmele." Aggiunse qualche secondo dopo, pensando che forse anche lui meritava qualcuno su cui contare, proprio come la sua Britt.
" Vanno meglio, grazie." Si riprese fiducioso. "Hai trovato qualcosa di interessante?" Si affacciò sui documenti.
" Nah. Hanno tutti degli alibi forti."
" Capisco..." Si buttò all'indietro sulla sedia con le ruote e incrociò le braccia al petto.
" Sebastian?" 
" Sì?"
" Come ti sei fatto quelle ferite?" Domandò improvvisamente eloquente la mora. Il giovane ingoiò a vuoto.
" È una lunga storia."
" Sebastian, non so se te ne stai rendendo conto, ma sto cercando di esserti amica. Non mi stai aiutando."
" Hai ragione... È stato mio fratello."
" Perché ti ha picchiato?"
" Perché è un depravato ubriaco tutte le sere. È la rovina della mia vita, beve a dismisura ed è violento, aggressivo, lo odio
 ." Santana quasi riconobbe sua madre in quelle parole. Certo, non era esattamente la stessa cosa, ma anche lei la odiava.

" Vivete insieme?"

" Sì, ma non vedo l'ora di trovare una casa dove andarmene. Non riesco più a vivere così." Si lasciò andare il ragazzo. San sentì il giovane più vicino che mai alla situazione di Britt, costretta da sua padre a fare cose che non vuole e sempre sola, e anche alla sua, che era stata costretta, fino a quando la legge lo imponeva, a vivere in casa con la madre, che le aveva praticamente rovinato l'adolescenza. 
" Ti capisco."
" No, non credo. Ho visto, sai? Tu hai tantissimi amici e non sei mai sola e, per di più, hai Quinn."
" Sì, Quinn... Oggi ho litigato con lei."
" Solo tu riesci a litigare con un angelo."
" Sarà perché sono Satana."
" Si, sarà per questo... Allora?"
" Stamattina l'ho trattata male."
" Stamattina?"
" Alle 3 del mattino."
" L'inarrestabile Santana Lopez all'azione." Ridacchiò sarcastico lui, facendo sorridere la mora. Era la prima volta per Sebastian vederla così.
" Dovrò chiederle scusa."
" Sì, dovresti. Quella ragazza è d'oro."
" Lo so..." La mora fissò per qualche momento il labbro spaccato del ragazzo, notando la ferita ancora aperta. " Dovresti farti mettere i punti."
" Non voglio andare in ospedale, li odio." Ed ecco l'ennesima in cui la mora si rispecchiava. L'avversione per gli ospedali. Edifici bianchi pieni di sofferenza. Uno spettacolo atroce
" Sì, ti capisco... Senti Sebastian." Incominciò l'ispanica, cercando di suonare il più amichevole possibile. " Se proprio non sai dove andare, potresti venire da noi. Abbiamo altre due stanze, praticamente inutilizzate."
Gli occhi di Smythe incominciarono a brillare, si spalancarono e tentarono di cogliere quanta verità ci fosse in quelle parole.
" Sei seria?"
" Non vuoi?"
" Io... sì. Lo vorrei."
" Quinn sarà sicuramente d'accordo e Chris dice sempre di voler compagnia maschile, per cui..." 
Da quando Santana aveva conosciuto Brittany aveva iniziato a capire che ogni persona ha una storia nascosta, e che se tu puoi aiutare a rendere felici gli altri intrufolandotici dentro, devi farlo. Nella sua vita c'era stata la dolcissima Quinn. Nella vita di Kai c'era lei. Nella vita di Brittany c'era ancora lei e nella vita di Sebastian, aveva iniziato ad aprire la via Q e lei stava continuando il percorso. Avevano iniziato ad aiutarsi l'un l'altro, abbattendo le avversioni e i pregiudizzi. Santana aveva imparato che amare il prossimo implicava essere amati e l'ispanica aveva sempre vissuto dell'amore di Quinn e suo fratello ma aveva bisogno di altre persone per sentirsi completa. E non la piccola Rachel con tutto il gruppo della comitiva dei liceali. Loro erano semplicemente cari amici, lei aveva bisogno di una piccola famiglia, e la stava costruendo. Una famiglia composta da persone che a loro volta meritavano un affetto mai ricevuto.
Santana sarebbe stata solo felice di rendere qualcuno contento e di migliorare la sua vita, per quanto potesse. 
" Non posso crederci."
" Beh, fallo. Ci vediamo stasera a casa mia. Porta i bagagli, e tranquillo sono abituata a vedere boxer nella cesta dei panni da stendere, anche se non me ne occupo io, non sentirti in imbarazzo."
" Stasera?"
" Sì... hai qualcosa da fare?"
" No."
" Allora?"
" Perché hai deciso di essermi così amica?"
" Perché tutti meritano di essere amati e di avere una vera famiglia. So cosa vuol dire non averne una."
" Grazie Santana."
" San."
" Wow... Grazie San."
" Figurati. Però adesso devo andare. Ho del gelato alla fragola da comprare." Si alzò dalla sua sedia e ripose i fogli nella cassettiera sotto il tavolo. Si avviò per la porta per poi girarsi un secondo e avvertire Sebastian.
" Alle 8 di stasera, Seb. Non portare imbucati e non meravigliarti se ci dovessere essere una certa nanetta accompagnata da una balenottera spiaggiata piena di grasso di foca e una piccola bambina adorabile."
" Rachel, Finn e Dianna?"
" Esattamente! Loro sono spesso da noi, imparerai a sopportarli."
" Senz'altro."
" A stasera." Chiuse la porta la mora. Sebastian sorrise  e guardò il cielo con riconoscenza. Era felicissimo. Non poteva esserlo di più.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Gli incontri p3 ***


Santana era stata impegnata tutto il primo pomeriggio, fortunatamente i negozi migliori e più prestigiosi come quelli nominati da Brittany erano aperti a qualunque ora e la mora non ebbe difficoltà a trovare il gusto fragola per la biondina. Aveva speso altri 26 dollari, certo ci era rimasta decisamente male, non poteva spendere tutti quei soldi ogni giorno... se lo fosse venuto a sapere Quinn le avrebbe rinfacciato la sua inesistente disponibilità a comprarle i vestiti che le piacciono tanto e che la latina aveva sempre evitato di comprare per conservare denaro.

Aveva chiacchierato con la commessa per chiedere se si potesse fare una carta del negozio, una sorta di abbonamento per i gelati e la signora le aveva presentato un documento che, una volta compilato, avrebbe dato vita alla CartaPiù, che le faceva risparmiare parecchio. Addirittura su una frequenza assicurata di tutti i giorni le scalavano circa 7 dollari a confezione e l'ispanica si trovò a concordare che fosse un vero affare, per quanto continuasse a costare elevatamente.

Prima di andare da Brittany, però, fece un salto a casa della madre. Si era trovata da quelle parti per puro caso e non aveva potuto fare a meno di pensare a cosa stesse facendo Kai in quel momento. Probabilmente la madre non l'aveva mandata a scuola e lei era nella sua camera ad ascoltare musica o a suonare la sua chitarra, forse in compagnia della sua amica Jennifer.

Si avvicinò alla porta e bussò. Aspettò un po' battendo i piedi a tempo con una canzone che stava canticchiando nella sua mente, ma non venne ad aprire nessuno. La madre, in genere, era sempre molto attiva in casa e questo significava che, effettivamente non c'era. Immerse la mano nella borsa, sperando di avere con sé le chiavi della casa e, dopo aver trovato di tutto, cacciò fuori il grandi mazzo di chiavi che aveva soprannominato 'inutile' dato che vi erano solo chiavi che non usava quasi mai. Aveva ancora la chiave della sua bicicletta di quando aveva qualcosa come 15 anni.

Aprì la porta e si guardò un attorno, non vedendo nessuno. Sbuffò e decise di tornare a casa sua per ammazzare il tempo prima di andare da Britt. Si portò in cucina per bere un bicchiere d'acqua e e allora sentì la voce di Kai provenire dal piano di sopra. Per poco non si strozzò. Posò il bicchiere sul piano del lavandino e salì le scale fino ad arrivare davanti alla porta della camera della sorella. Una risatina, della ragazzina e poi, la voce un gruppo cantare. Una melodia a chitarra e poi ancora la voce di Kai, ma questa volta forte ed acuta che raggiungeva note altissime. Santana restò allibita cercando di capire se fosse realmente lei a cantare, eppure la sua voce era inconfondibile. Quando aprì la porta, nella camera della ragazza c'era un gruppo di ragazzi, tutto bene o male, sui 17 anni, che cantavano canzoni movimentate alla base della chitarra di Kai. Quando la mora entrò nella stanza tutti smisero di cantare. Kai era sulle gambe di un ragazzo, decisamente oltre i 17 anni, e quando vide la sorella maggiore squadrarla chiedendosi cosa ci facesse in braccio a quel ragazzo e perché lui avesse le mani sui suoi fianchi, la ragazza scese immediatamente cercando di nascondere l'imbarazzo, apparso come un rosso pieno sulle guance.

Santana.” La salutò dopo svariati tentativi. “ Non ti ho sentita arrivare...”

Ho bussato, ma non mi aperto nessuno così...”

O mio Dio! Ma è Santana Lopez! Allora è vero che è tua sorella!” Fece un ragazzo dai capelli biondi e gli occhi verdi. Il fratello di Sam Evans, Peter Evans, erano praticamente identici, se non che le labbra del ragazzino fossero estremamente più nella norma. Era un bel ragazzo di 18 anni, vispo e gioioso, amante della musica, umile e dolce. Santana aveva sempre consigliato alla sorella di farselo amico, era davvero un bravo ragazzo.

Evans, tuo fratello non te l'ha mai detto? Eppure abbiamo fatto il liceo insieme.” Rispose con un sopracciglio alzato e una smorfia schifata.

No! Non ne sapevo nulla! Hey, mio fratello è un tipo forte.”

Se ti fa sentire meglio, ci sono anche stata.” Aggiunse lasciando il ragazzo a bocca aperta. Poi si avvicinò a Kai e squadrò il ragazzo che le era accanto. Barbetta, occhi verdi e capelli castani chiaro. Un gran bel ragazzo.

Kai?”

Sì?”

Chi è?”

Piacere Max!” Rispose prima che potesse la più piccola, che si sentiva terribilmente in soggezione.

Santana.” Il Ragazzo annuì sorridente. Quando si era alzato in piedi Santana lo aveva visto in tutta la sua statura ed era anche più alto di lei.

Kai, puoi uscire un attimo?”

Sì...”

Quando le due sorelle furono fuori dalla camera, dove i ragazzi avevano iniziato a chiacchierare tra di loro. Santana la portò in disparte alla fine del corridoio, nell'angolo più appartato.

Kai. Sono venuta a prenderti.”

Fiu...” Soffiò sollevata la ragazza.

Sei felice?”

Per un attimo ho temuto che mi dovessi fare una ramanzina infinita per avermi vista con Max.”

Per quello ci penserà Quinn, non sono la persona più indicata.”

Quinn non è mia sorella.” Storse la faccia in una smorfia di disappunto.

Non importa.” Chiuse l'argomento con un gesto repentino della mano. “ Adesso, il punto è questo. Sei abbastanza grande da essere consenziente o meno. Vuoi venire a stare a casa mia?”

Devo... lasciare la mamma sola?”

La puoi venire a trovare...”

Santana, lo sai che non provo questo grande affetto per lei, ma abbandonarla a sé stessa mi sembra un po' troppo cattivo.”

Avanti Kai! Sii sincera con te stessa! Non c'è quasi mai, non c'era quando Brittany ti ha rapita e non c'è tutt'ora! Hai bisogno di una famiglia Kai.”

Che famiglia è senza genitori?”

Non ti sei mai posta questa domanda stando qui? Quando mai vedi nostro padre venirci a trovare, neanche nelle festività... e quando mai nostra madre sia stata veramente tale.”

San, io...”

Non dimenticarti dei vantaggi che ci sono.”

Sarebbero?”

“ Siamo tutti giovani Kai! Siamo molto più vicini a te di quanto lo possa essere nostra madre.”

“ Io... devo pensarci.” Disse pensierosa Kai.

Credevo saresti venuta volentieri...”

Voglio venire, ma non credo che mamma me lo permetta e poi... insomma... non posso lasciarla da sola.”

Lei ti ha lasciata da sola una vita intera.”

No, Santana, ha lasciato sola te per una vita intera.” Rispose seria Kai, guardando la sorella negli occhi. Santana boccheggiò per qualche secondo per poi essere superata dalla sorella, che si diresse in camera sua.

Dopo circa 20 minuti tutto il gruppo di amici che era stato invitato in casa Lopez, era fuori. Nell'abitazione riecheggiava lo strimpellare della 17enne sulla sua chitarra acustica nel salone, mentre tentava di accordarla. Santana aveva ancora un po' di tempo prima di andare da Brittany e poi il gelato era nel freezer, quindi non si sarebbe sciolto.

Kai accese la TV mettendo il canale di MTV ma si ritrovò ben presto a lamentarsi delle continue canzoni commerciali e ripetitive che buttavano lì come 'nuove hit' e senza pensarci troppo aveva cambiato sulla frequenza di Virgin Radio, assaporando il suono del vero rock.

D'un tratto la porta si aprì, preceduto da un lieve rumore di chiavi nella serratura. Le due sorelle si girarono verso la porta d'ingresso e da lì ne uscì una donna.

Kai, come và?” Dietro di sé aveva un uomo. Un uomo alto e, almeno all'apparenza, ricco. Grandi occhi azzurri e capelli neri. Sulla 40ina ma che se li portava molto bene.

Bene.” Sussurrò di risposta fissando l'uomo.

Oh, cara, lui è Josh.”

Piacere.” Salutò lui avvicinandosi a Kai per stringerle la mano.

Kai...” Si presentò lei, perplessa. “Perché è qui?”

Tesoro, non essere maleducata!” Detto ciò la donna si girò verso la cucina e, solo allora, si accorse della presenza di Santana. “Santana.” Sibilò con un finto sorriso. La mora non rispose, piuttosto si fiondò a sedere sul divano accanto alla sorella, che sembrava abbastanza inquieta.

Bene, ragazze, approfitto del fatto che ci sia anche Santana qui con noi, per annunciare che lui verrà a vivere qui.”

Le due figlie spalancarono gli occhi allibite.

È uno scherzo.”

No, Kai.”

Io neanche so chi sia.”

Credevo di averti insegnato l'educazione, signorina.” La rimbeccò ancora la madre. San le afferrò la mano e la strinse, facendo notevolmente tranquillizzare la più piccola.

Dicevo, lui è l'uomo che frequento già da un po'. È stato amore a prima vista.” Ridacchiarono insieme guardandosi complici. Santana e Kai si mandarono un'occhiata disgustata. Poi la 17enne sussurrò.

Dimentica quello che ti ho detto.” Si schiarì la voce e poi guardò la madre.

Anch'io ho un annuncio da fare.”

Sentiamo.”

Ho intenzione di andare a vivere con Santana e Chris.” La donna dai tratti ispanici e la pelle scura fece per ridere di gusto, credendo che la ragazzina stesse scherzando, ma quando l'espressione sul volto di Kai non cambiò, si ritrovò ad avere a che fare con la determinazione della figlia.

Perché vuoi andare da loro?”

Perché li voglio bene.”

Sì, ma come motivazione non basta. Che cosa ti ha detto Santana?”

“ Io non le ho detto proprio niente.” Rispose a tono la mora sentendosi chiamata in causa in una situazione spiacevole.

Come ti ha convinta? Ti ha minacciata? Magari con la sua pistola da poliziotta.”

Non ti permettere!” Si scaldò Santana fulminandola con lo sguardo.

Mamma! Smettila di fare la bambina!” Le urlò Kai, per la prima volta in vita sua. La donna la guardò indignata.

È così? È questo il rispetto che mi merito?”

Di quale rispetto parli!?”

Taci Santana!”

Ma vaffanculo.” Disse Santana prima di alzarsi, prendere il suo gelato dal freezer ed avviarsi alla porta. “ Kai, ti aspetto a casa. Porta i bagagli, perché non vengo a prendermeli.”

Santana aspetta!” Tentò di fermarla la ragazzina.

Alzò la testa e incrociò lo sguardo con quello della madre.

Mamma, per favore.”

Va pure. Ma non tornare se te ne penti.” La 17enne annuì tra il felice e il deluso. Aveva sperato che le desse il permesso, ma non che la cacciasse. “ Questa casa sarà più libera per me e te, vero Josh.” L'uomo annuì sorridente per poi baciare la donna. Kai sentì le lacrime salirle agli occhi insieme ad una morsa allo stomaco. Non avrebbe sopportato la presenza di quell'uomo in casa. Ripensandoci, non vedeva l'ora di arrivare da San.

La latina bussò al citofono aspettando che la dolce voce della bionda l'accogliesse in casa. Senza nemmeno chiedere chi fosse, il cancello si aprì e Santana si apprestò ad entrare nell'abitazione. Si pulì rapidamente i piedi sul tappetino e si tolse la giacca. Brittany venne ad aprirla e le due si guardarono complici per qualche istante.

Hey...”

Hey!”

Ho portato il gelato...”

Lo sapevo. Fragola, giusto?”

Sì, fragola.” Sorrise debolmente la mora, poggiando la confezione sul tavolo della cucina di Britt.

Cosa si fa oggi?” Domandò Brittany allegra.

Non so.” Rispose fioca la latina.

Hey... ma che hai?”

Niente...” Esclamò sovrappensiero e con un terribile peso in petto. La situazione familiare non poteva andare in modo più disastroso. La madre si era presentata in casa con un nuovo uomo, e aveva spudoratamente annunciato la sua imminente permanenza nella casa Lopez. Kai sarebbe rimasta distrutta da una situazione del genere e lei non voleva. Non voleva sofferenza per la sorella, che già aveva subito abbastanza. Voleva solo farla stare bene e regalarle una piccola famiglia che le donasse affetto e la sostenesse in tutto e per tutto. Voleva per la sorella ciò che a lei era mancato. D'un tratto, sentì le lacrime punzecchiare i suoi occhi scuri. Non era tristezza, era rabbia. Quando l'ispanica era molto arrabbiata finiva col piangere in modo isterico e spesso accadeva quando si ubriacava. Tutto lo stress accumulato veniva ricacciato via in una volta sola e tutti i suoi sentimenti finivano col farla piangere tantissimo. L'unica che era mai riuscita a placare quel pianto era stata Quinn, ma non succedeva sempre. A volte solo la notte ed il sonno bastavano a farla smettere di urlare e disperarsi.

San?”

Brittany, sto bene.”

Santana... stai, stai piangendo?” Chiese con un filo di voce Brittany, guardando la mora con un misto tra curiosità e pena.

Non è niente...”

“ Chi è stato a farti arrabbiare? No perché se lo scopro lo uccido, eh! Non si vedono ma io ho delle braccia piene di muscoli!” Recitò la parte della dura la bionda, tentando di mostrare i bicipiti più gonfi possibili. La latina sorrise amaramente, per poi portarsi entrambe le mani sul viso e lasciare che i singhiozzi la travolgessero. In genere non piangeva davanti a nessuno, a parte la sua migliore amica e quando era ubriaca, ed il solo fatto che non avesse mandato a quel paese Britt per evitare che assistesse al suo pianto, era il segno tangibile di quanto San ci tenesse.

Sannie...”

È-è tutto okay.” Sussurrò andandosi a sedere sul divano.

Cosa è successo?”

Niente di importante, Britt.”

Per favore... sfogati, ti farà bene...” La mora sbuffò e appoggiò la testa sullo schienale del divano morbidissimo.

Sono, questioni familiari.”

Capisco...” Si affiancò all'amica. “ Mi dispiace...” Esclamò accarezzandole il braccio. “ Credi che neanche un po' di gelato ti tirerà su?” Domandò ingenuamente.

Britt, non credo.”

Una camomilla?”
“ No...”

Un bicchiere di succo?”

No...”

Quindi neanche un unicorno di cioccolato?”

Credo che queste siano cose che riguardino più te che me.”

Oh... allora, se vuoi, puoi parlarmene...” Sussurrò disinvolta la biondina, con le gambe incrociate sul divano e gli occhi, dolcissimi, che la guardavano. Santana ci pensò un po' su e poi sorrise malinconica.

Mia madre ha portato un uomo in casa e ha detto che andrà a vivere con lei, nella casa dove adesso abita Kai, non sarà certo una bella cosa, per cui, Kai verrà a stare da me e Chris, che siamo i suoi fratelli. Che mia madre lo voglia o meno. ”

Complicato...”

Dio Brittany, vedessi come mi ha trattata.” Esordì stringendosi la camicia all'altezza del petto.

Sannie, non riesco a guardarti in queste condizioni, dimmi cosa posso fare per tirarti su di morale! Qualunque cosa!”

Brittany... adesso voglio solo stare tranquilla e godermi il pomeriggio con te.” Rispose asciugandosi velocemente le lacrime.

Cosa vuoi fare? Dimmi tu...”

Non ne ho idea Britt-Britt.”

“ Vogliamo un po' uscire?”

No, adesso no.”

Ci vogliamo vedere Lilo e Stich? A me è sempre piaciuto soprattutto quando-”

“ Brittany, per piacere, qualcosa di più...”

Adulto?”

Non per offenderti, ma c'è tempo per vederci Lilo e Stich e lo faremo sicuramente...”

Okay... Uhm...”

Hai una birra?”

Non compro la birra, perché da sola non la bevo...”

Comprala da oggi in poi.”

Perché?”

Perché adesso ci sono io il pomeriggio qui con te e io ho necessariamente bisogno di una birra ogni tanto.”

D'accordo!” Disse eccitata Brittany, l'idea di avere la latina lì, tutti i pomeriggi con lei la rendeva felicissima.

Brittany...”

Sì?”

In momenti come questi, in genere, la mia amica Quinn mi abbraccia forte e mi consola...”

Vado a chiamarla?” Domandò innocente.

No, Britt... pensavo che lo potessi fare tu.” Rispose lievemente imbarazzata. Detto ciò la bionda le si avvicinò e l'abbracciò stringendola per i fianchi ed iniziò a lasciare delicati baci sul collo dell'ispanica lasciando questa estasiata e allibita allo stesso tempo.

Questo... Questo Quinn non lo fa.”

Vuoi che smetta?”

Non ho detto questo.” Disse velocemente Santana, per poi iniziare ad accarezzarle la schiena. Brittany le si era messa a cavalcioni su di lei e stringeva le gambe ai lati delle sue. Continuò la sua scia di baci fino a che non sbottonò, con estenuante delicatezza, i primi bottoni della camicia, fino a scoprirne le spalle.

Britt..”

Uhm?” Mugugnò sulla pelle della mora.

Forse stiamo... esagerando.” Esclamò poco convinta.

A me sembra che ti faccia stare meglio.” Rispose ingenuamente alzandosi e guardandola negli occhi.

Sì, ma... stiamo correndo un po' troppo.”

Sei sicura?” Chiese ancora, mentre sbottonava altri bottoni sfiorando il seno della latina, che avvampò.

Sì, Brittany, decisamente.” Fece per richiudersi tutti i bottoni e ricomporsi. La bionda sembrava delusa dalla sua reazione ma fece per assecondarla.

Cosa vogliamo fare allora?”

Credo sia meglio vedere Lilo e Stich.”

Possiamo farci le coccole mentre lo vediamo?”

Quali coccole?”

Le coccole come adesso...”

Oh... ehm...”

Non c'è niente di male.” 'ti pare a te' pensò la mora tentando dal resistere a quegli occhioni azzurri.

Okay...” Cedette alla tentazione. La più piccola le sorrise ed andò a mettere il DVD nel lettore. Indicò la lingua nel menù e si buttò sul divano.

La mora era estremamente testa, sentiva la bionda avvicinarsi sempre di più fino a poggiare una mano su una gamba della latina e iniziarle a baciare il collo come prima. La pubblicità del cartone non era ancora finita, per cui ci sarebbe voluto un po' prima che il film vero e proprio iniziasse. L'ispanica restò come paralizzata da tutti i brividi che le stavano percorrendo il corpo e non faceva altro che godere del contatto delle labbra della più piccola sul suo collo, fino a scendere sulla clavicola.

Hai un buon profumo.” Sussurrò piano la bionda, sbottonando, di nuovo, alcuni bottoni, così che potesse baciare sempre di più.

Grazie...” Rispose in un sussurro smozzato. Poi la bionda salì a cavalcioni su di lei e risalì la scia di baci fino alla mandibola.

È una cosa che fai spesso?”

Col mio ex ragazzo si...”

Ma, io sono una ragazza.”

Lo so.”

Questo è sbagliato Brittany.” Esclamò Santana iniziando a notare che il suo corpo voleva ricambiare il favore alla biondina.

È sbagliato se Peter Pan diventa complice di Capitan Uncino, non se ci facciamo le coccole.”

“ Hey, non mettermi in mezzo! Sei tu che mi stai facendo le coccole, io no.”

Ma le stai accettando...” Disse sorridente poggiando la sua fronte su quella dell'ispanica, guardandola negli occhi.

Brittany...io....” Balbettò Santana presa da una sensazione incontrollabile.

Cosa?”

Se fai così, potrei non controllarmi.”

D'accordo...” Rispose ancora sorridente, poi divaricò, come aveva fatto quella mattina stessa, le gambe dell'agente, tirando, però, la gonna molto più su, tanto che riuscì a vedere gli slip neri della più grande.

Hey!” La sgridò imbarazzata la mora, notando gli occhi della bionda che sbirciavano.

Odio le mutande nere! Sono troppo serie.”

Nessuno ti ha detto di indossarle.”

Si, infatti, le mie sono più carine.” Sorrise innocente, prima di posizionarsi tra le gambe della latina e appoggiare la testa sulla sua spalla, appena sotto il mento.

Mi piace un sacco questa posizione.”

Perché?”

Mi sento al sicuro.” Rispose semplicemente, prima di immergersi nel mondo del cartone animato e abbandonare totalmente l'idea delle coccole.
____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
Il pomeriggio stava passando così, tra un cartone e un altro, tra un pò di gelato gelato alla fragola alternato alla panna montata. Erano quasi giunte alla fine del terzo film animato.. Durante il film di Lilo e Stich , Santana, si era subita il pianto della piccola Britt, che si commuoveva ad ogni scena più dolce. Nel film successivo, poi, un certo 'L'apetta Giulia' la ragazza aveva pianto per tutto il film e Santana aveva addirittura stoppato per un attimo e rassicurarla cullandola tra le sue braccia e sussurrandole parole confortanti per farla tranquillizzare. Il terzo film era 'La bella e la Bestia' e Brittany si era trattenuta dal commuoversi, notando che questo cartone aveva attirato anche l'attenzione di Santana. 
" Ti piace?" Domandò Brittany, poggiata comodamente sul petto della mora.
" Decisamente meglio del cartone precedente..."
" Era... triste quello e ... oddio ti mette l'angoscia... la vita che poi... e la morte..." Iniziò Britt spaventata a spalancare gli occhi. San le poggiò velocemente una mano sulla guancia e l'accarezzò.
" Non ci pensare Britt, non ci pensare..."
" Moriremo tutti." Esclamò terrorizzata. 
" Brittany..." Le diede un veloce baciò sulla guancia. " Smettila di pensare a queste brutte cose e goditi il film, ecco guarda, sta per cantare."
" È vero, è vero! Amo questa scena!" Si riprese immediatamente la bionda, mentre Santana le accarezzava dolcemente i capelli.
Quando il film terminò erano ormai le 8 di sera e Santana si era appena ricordata di aver dato appuntamento a Sebastiana a casa sua. Tentò di alzarsi di scatto dal divano ma con Brittany addosso le era risultato troppo difficile. 
" Britt... io devo tornare a casa."
" Ohhh, ti prego resta ancora un pò!"
" Brittany ho dato un appuntamento a un mio amico!"
" Allora ti accompagno."
" Non è il caso Brittany."
" Per favore! Per favore! Per favore!" La supplicò la biondina.
" Hai 5 minuti per vestirti." Acconsentì, come sempre, la mora, sorridendo al piccolo musetto della più piccola. Lei dal canto suo, corse al piano di sopra per prepararsi e Santana sentiva il tonfo dei suoi passi sul parquet del piano superiore. Si appoggiò al muro nell'atrio della casa e sospirò beata. Non poteva crederci di aver trovato una persona così dolce e innocente. Era tutto ciò che di buono potevi trovare in questo miserabile mondo. Alzò la testa e la rivolse alla scale, aspettando che la  biondina scendesse ma, d'un tratto, le squillò il telefono. 
" Pronto.?"
" Santana, sono Sebastian."
" Come diavolo hai avuto il mio numero?"
" Lunga storia, comunque, io sono pronto, che faccio vengo?"
" Sì, avviati, io arrivo tra un pò."
" Come vuoi...e approposito, grazie."
" Sì, sì, a dopo." Attaccò la latina. Non riusciva a resistere troppo alle sdolcinatezze, se non con Britt-Britt.
Dopo qualche altro minuto di attesta, praticamente correndo, scese Brittany con abiti decisamente diversi e con un felo di trucco. Le si presentò davanti, finalmente con fare da donna e si fermò chiedendo con tono più adulto. Indossava un jeans stretto e una t-shirt celeste che abbinava con le adidas dello stesso colore, i capelli tirati in una coda e un gilet bianco col cappuccio. 
" Come sto?"
" Sei bellissima."
" Grazie." Sorrise, improvvisamente più matura. Santana annuì, convincendosi che fosse la stessa persona di prima, e insieme uscirono di casa. Si chiusero il cancello alle spalle ed entrarono in macchina. 
" La cintura Britt.."
" Oh, sì, giusto." Non era poi così cambiata in fondo..
" Ti avverto, a casa mia c'è sempre un sacco di gente."
" Amo la compagnia!"
" Non si direbbe..."
" Sì, lo so. Lo sai, sono 3 giorni che non rubo niente." Annunciò sorridente e piena d'orgoglio.
" Wow..."
" Stare con te mi fa bene." 
" Ottimo." 'Per me è uguale', pensò la mora, ricordandosi di come avesse iniziato ad interessarsi di più agli altri da quando conosceva la bionda. 
" Mi piace la tua macchina."
" Non è mia, è di Quinn."
" Perché la hai tu allora?"
" Perché mi serviva..."
" E non si arrabbia?"
" È davvero difficile che si arrabbi." Rispose pensierosa, doveva ancora scusarsi con lei. 
" Posso accendere la radio?"
" Sì, certo, fa pure."
" C'è una frequenza dove ci sono solo canzoni Disney..."
" Oh mamma." Sussurrò sarcastica la mora, facendo ridere di gusto l'amica. 
Insieme ascoltarono, per circa 20 minuti di viaggio, la musica dei cartoni animati e solo allora si accorse che Brittany cantava in modo davvero sublime. Aveva uno stile completamente diverso dal suo, che in tutto ciò non aveva ancora fatto sentire alla bionda, ma era dolcissimo, ad ogni modo. San rischiò di beccare una macchina in pieno per ascoltarla per bene, si era totalmente incantata, non a caso, restò in silenzio per il resto del viaggio, godendo della voce della ragazza accanto.
Quando arrivarono alla casa della latina, Brittany afferrò la mora per mano, come fosse una bambina piccola con la sua mamma all'entrata di un luna park. Santana la guardò dolcemente, notando che quel poco trucco che aveva in viso la rendeva ancora più bella di quanto già fosse. 
L'ispanica bussò e in poco più di qualche secondo era venuta ad aprirla Finn. Davanti a quell'omone Santana districò immediatamente la mano dell'amica. Si aspettava che venisse ad aprirla qualcun'altro come Quinn o Chris, allora avrebbe anche potuto stringerle la mano senza imbarazzo, ma davanti a Finn lei doveva apparire come la ragazza cattiva che era sempre stata. Brittany, dal lato suo, la guardò tristemente per poi rivolgere un'occhiata veloce al ragazzone davanti.
" Santana!"
" Finn. Che dici, ci fai entrare?"
" Oh, sì, certo..." Si spostò goffamente lasciandole il passaggio libero. Santana entrò in casa seguita da Bì e subito si ritrovò davanti a una Quinn con gli occhi sbarrati.
" Ciao Q."
" Chi è?"
" Lei è Brittany, Brittany lei è Quinn." Le due si strinsero la mano, la più alta aveva sfoderato il suo infantile, quanto dolce, sorriso e l'altra continuava a guardarla un pò stranita. Alle spalle di Quinn si presentò Sebastian, seguito da Chris che andarono ad accogliere la latina con un'espressione decisamente allegra. 
" Santana! Bentornata!"
" Ciao San!" 
" Brittany, loro sono Sebastian e Chris."
" Lui ti somiglia un sacco!" Disse stringendo la mano del moro.
" È mio fratello."
" Giusto!" Si portò una mano alla fronte con fare sbadato.
" Zia Saaan!" Urlò Dianna dalle scale correndole incontro, Santana non potè che ridere vedendo Rachel correrle dietro tentando di infilarle un odioso cappellino di lana, di cui la bambina si lamentava sempre per via del prurito che le procuarava. 
" Amora Mio!" Esclamò la mora prendendola in braccio, dimenticandosi per un attimo della presenza di Brittany.
" No, Santana! Dianna oggi ha fatto storie durante la nostra lezione di pianoforte, non merita simile dolcezze da parte di nessuno, l'educazione musicale è qualcosa cui deve essere preparata sin dall'età infantile quando-"
" Sta zitta, Berry! Sei fastidiosa!"
" Santana!" La rimbeccò divertita la bionda accanto a lei, che non aveva mai visto la latina comportarsi così acidamente con qualcuno. 
" Piacere, sono Rachel Berry, cantante di Musical nei migliori teatri di Brodway e adesso sono in ferie qui. Se vuoi un autografo non c'è che da chiedere."
" Oh, wow, io sono Brittany Pierce e sono una ballerrina dell'accademia di Sab, School of American Ballet. Un vero piacere, se vuoi un autografo non c'è che da chiedere." Le rispose eccitata la ballerina, imitando la presentazione della bruna di fronte a lei, la quale rimase a bocca aperta.
" Sei inguardabile Black Berry, chiudi la bocca."
" Sei della Sab?"
" Esatto!"
" È-È fantastico!"
" Grazie." 
" Santana, non potevi presentarmi una persona più interessante, dopo ovviamente i grandissimi attori di Musicals della stor-"
" Io non ti ho presentato proprio nessuno! Sei tu che le sei piombata addosso."
" Ad ogni modo, sono davvero felice di averti conosciuta, Brittany Pierce, mi concedi di fare il tuo nome per quale regista di Musicals che mi dovesse chiedere di qualche ballerina?"
" Certo."
" Parlami dell'accademia, una mia amica del liceo voleva andarci ma non l'hanno presa, dicono sia una scuola difficile..." Fece per allontanarsi trascinandosi dietro Brittany. Entrambe si andarono a sedere sul divano e Santana non potè fare a meno di provare un senso di gelosia, notando le attenzioni di Rachel nei suoi confronti. Non ebbe il tempo di protestare che Quinn la trasportò in cucina.
" Santana Maria Lopez."
" Qui si mette male." Esclamò notando che la bionda di fronte a lei l'aveva appena chiamata col suo nome completo, cosa che faceva solamente quando era davvero furiosa con lei.
" Punto primo. Mi vuoi avvertire di Sebastian?" La mora spalancò gli occhi, era vero. Non l'aveva avvisata del suo arrivo!
" Dios, mi dispiace! Dico sul serio, io.."
" Punto secondo. Chi è quella ragazza?"
" È un'amica."
" La stessa che stamattina mi hai detto essere meglio di me?"
" Quinn, ho detto una stronzata, era stizzita, non avevo dormito e non era lucida. Non offenderti, lo sai che sei la mia migliore amica."
" Non importa."
" Sì che importa."
" Davvero, facciamo finta che non è successo niente..." Fece Quinn tentando di riappacificare le cose. Santana la guardò grata e l'abbracciò per qualche istante, notando che era gli abbracci che dedicava a Q erano totalmente diversi da quelli che dedicava a Brittany. 
" Ah, Quinn, lo so che adesso sarebbe comunque troppo tardi, ma volevo comunque sapere se ti da fastidio che Sebastian resti qui con noi."
" Mi stavo prendendo tempo per chiedertelo... non mi è sembrato un cattivo ragazzo e poi voi due vi conoscete già da un pò e lui ha bisogno di una mano."
" Sì, appunto."
" Bene, adesso ho una domanda da farti."
" Dì."
" La bionda-"
" Brittany." La interruppe subito Santana.
" Brittany, sì, resterà a mangiare qui vero?"
" Credo di sì. Anche se non gliel'ho chiesto."
" Beh, comunque, oggi è serata barbecue, quindi si farà tardi e ci sarà cibo in abbondanza. Può restare se vuole."
" Glielo dirò. Grazie." 
" E di che. Io sono fuori con Finn, mi sto occupando delle salsicce e degli spiedini, sai quando Dianna li adori!" La latina annuì sorridente per poi andare in salone. 
Brittany era seduta sul divano sorridente, mentre ascoltava le interminabili chiacchiere di Rachel, che però sembravano non darle peso, anzi, ne era totalmente ammaliata. Rachel non poteva che esserne felice, dato che chiunque l'ascoltasse per più di due minuti finiva col l'avere il mal di teste e lamentarsi. Quando Santana si andò a sedere sulla poltrona, per controllare un pò la situazione, vide Chris e Sebastian che facevano su e giù per le scale. Probabilmente stavano organizando la camera per Sebastian. La mora sorrise guardando il viso del fratello totalmente illuminato dalla presenza di un ragazzo nella casa e si beò, compiaciuta, della sua buona azione. 
Dianna correva per tutta la casa portando i sacchi di carbonella per il barbecue da portare al papà e si era fatta completamente nera, sia le mani che le guanciotte. Santana buttò gli occhi al cielo alla dolcezza della bambina, che le ricordava tanto Brittany quando mangiava il gelato.
Dopo neanche 10 minuti dal loro arrivo, bussò qualcuno alla porta. La latina andò ad aprire e si ritrovò la giovane Kai sulla soglia, con due valigione piene fino a scoppiare.
" Kai! Sono felice che tu sia venuta."
" Anch'io San." 
" Vieni, ti do una mano." Fece per prendere una della valigie dalle mani della sorella. La 17enne si guardò un pò intorno salutando tutti quando vide Brittany. Spalancò gli occhi e guardò la sorella, la quale le fece segno di non dire nulla. 
" Ciao Britt!"
" Hey Kai!"
" Vi conoscete?" Domandò puntuale Rachel.
" Sì, ci siamo incontrate ad una festa." Mentì istantaneamente la ragazzina, facendo acconsentire Britt con uno sguardo complice. 
Santana afferrò per la mano la sorella e le mostrò la camera in cui doveva stare, l'aiutò a fare il letto e sgomberò un pò la camera dalle cose di Quinn, che rifilava lì come fosse uno sgabuzzino. Kai illuminò la camera e iniziò a mettere le sue cose negli appositi luoghi estremamente eccitata. Non aveva mai vissuto in una casa piena di gente e con un clima così allegro.
Quando l'ispanica riscese al piano di sotto, tentando di parlare un pò con Brittany, la ritrovò mentre disegnava arcobaleni con Dianna. 
" Oh..." Si lasciò andare la mora a quella scena dolcissima, incrociando le mani al petto e appoggiandosi all'inferriata della scala. " Sarà una serata memorabile..." Sussurrò tra sè e sè. 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Approfondire le coccole. ***


In un batter d'occhio si fecero le 10 di sera.

Dianna non accennava a stancarsi e Rachel stava impazzendo per starle dietro. Finn invece adorava le serate barbecue, non solo perché si mangiava carne in grandissima quantità, ma perché credeva che fosse, comunque, un modo per riunire tutta la famiglia. Rachel era la persona più stressata di tutte e l'unica che riusciva a placare la sua irrequietezza costante, era Quinn. Kai aveva mangiato 3 fette di carne della portata della Bieste, la coach della squadra di football del liceo, lasciando sbalordita la sorella. Finn era l'addetto al barbecue insieme a Dianna. Quinn era la cordialità fatta persona, ascoltava tutte le chiacchiere di Finn, aiutandolo e avvertendolo di togliere la carne al momento giusto, per evitare di bruciarla come aveva già fatto. Sebastian stava bevendo una birra seduto al tavolino, sotto il gazebo, in compagnia di Chris. Sembravano aver trovato già un certo feeling date le numerose e frequenti risate che i due si scambiavano. Quinn non aveva perso l'occasione di unirsi a loro per scambiare qualche chiacchiera con Sebastian, i due erano entrati in sintonia dalla prima volta che si erano visti, e lo avevano percepito entrambi. Santana osservava la scena di una Quinn imbarazzata alle prese con un uomo e la cosa sembrava intenerirla non poco, ma la cosa che più aveva attirato l'attenzione della latina, fu Brittany.

Lei, ovviamente, era il punto fisso su cui guardava. Il suo sorriso allegro che continuava a brillare alla luce delle lanterne nel giardino. Il suo fisico, dal quale la mora non riusciva a staccare gli occhi, era sempre in movimento, e a osservare bene la grazia dei suoi movimenti era deducibile una carriera di danza alle spalle. Non si erano parlate molto, Britt era stata praticamente circondata dalle curiose domande di Rachel, dalle continue attenzioni di Quinn e dal, preoccupante, interessamento che Chris le aveva dedicato. Si guardavano di sfuggita, ogni tanto, sentendosi osservate l'una dall'altra. Non importava con chi passasse la serata la bionda, non importava davvero nulla delle domande che le venivano poste dalla nana di Broadway, non importava assolutamente niente, perché Santana sapeva che per quanto fosse circondata di gente, lei sarebbe stata sempre la sua Britt-Britt. Solo lei la conosceva bene e aveva attirato la giovane. C'era uno strano rapporto tra le due, non sapeva esattamente come definirlo. Amicizia? Neanche tanto, pensò Santana. Non aveva mai nemmeno sfiorato il sedere di Quinn, se non per schiaffeggiarla in modo scherzoso, non lo aveva mai fatto essendone veramente attratta, per quanto questo potesse essere uno spettacolo. Con la biondina dagli occhi azzurri tutto era stato stravolto. C'era una curiosità di base che le due provavano l'una per l'altra, una curiosità che sembrava approfondirsi sempre di più ad ogni incontro.

Era passato davvero poco tempo da quando si erano incontrate, eppure, sembravano conoscersi da sempre. Sembravano essere amiche di infanzia, come se si fossero ritrovato soltanto ora, dopo tanti lunghissimi anni. A quel punto sarebbe anche giustificabile l'interessamento fisico che entrambe sentivano per l'altra. Lo sbirciarsi, il toccarsi, il solo pensiero che andava oltre, no. Quello probabilmente no. Non era spiegabile con una scusa del genere. Ma per tutto il resto era possibile, quando si è bambina il corpo è uguale per tutte, anche il solo spogliarsi davanti a un'amica è molto più disinvolto di quando si è adulte. È come se si stessero riscoprendo dopo una vita vissuta insieme, come per cercare le cose cambiate dal corpicino infantile dell' amica. Ma il problema era questo. Loro non si erano mai viste prima. Mai. Il solo incuriosirsi l'una per l'altra non era affatto una cosa normale, anzi, non era una cosa che tutti facevano. Si era sentita spesso in colpa per aver voluto anche solo toccare il seno della ragazza bionda accanto a lei. Non si conoscevano che da qualche tempo, avevano avuto modo di parlare tanto, è vero, ma non sapevano molto nessuna delle due dell'altra. Avevano però voglia di rimediare a questo. Volevano conoscersi. Santana non si era mai affezionata così tanto a qualcuno in così poco tempo. Non si era mai affezionata così a nessuno in vita sua. Quinn era il suo punto di riferimento, era la sua salvezza, l'aiuto che ci sarebbe sempre stato. Più che come sorella maggiore, proprio come la madre che non aveva mai avuto. Ma con Britt era diverso, per lei era un affetto strano, un affetto-attrazione-tenerezza. Qualcosa che non la latina non sapeva denominare in modo diverso.

San era seduta su una sedia di plastica, sorseggiando la birra doppio malto che si era fatta portare dal ristorante di fronte casa. Era l'unica birra che la mora amava gustare, e non da bere tanto per. Guardava in direzione di Rachel, che finalmente stava aiutando Quinn con i piatti da lavare e l'acqua da portare in tavola, e aveva smesso di essere il peso morto di tutti. Tranne che di Finn, ovviamente. Lo strano omaccione era totalmente innamorato della sua mogliettina, qualcosa di schifosamente dolce e romantico.

Hey...” Sussurrò una voce conosciuta. La mora si girò e vide la bionda accomodarsi alla sedia accanto alla sua.

Hey... Finalmente sei libera.” Rispose divertita la latina.

Già, credo che Rachel voglia portarmi non so a quale Musical a fare non so quale parte, vuole sentirmi cantare e ha chiamato un po' di gente chiedendo di un posto per me, ma sinceramente...”

Non vuoi andarci! Non vuoi andarci, vero? Dios, odio quando obbliga la gente a fare cose che vuole lei! Le dirò di lasciarti in pace.”

Hey! So cavarmela da sola, se permetti.” La sgridò con dolcezza ed un sorriso, la bionda, lasciando comunque intendere che non scherzasse. L'ispanica spalancò gli occhi imbarazzata.

Scu-scusami...”
“ Non importa.” Sorseggiò la birra. “ Piuttosto, ti invidio tantissimo.”

Sono rifatte.”

Non mi riferivo a quello... ma...” Spalancò gli occhi e guardò la mora, come se avesse recepito il messaggio solo allora.
“ Davvero?”

Hai detto che non ti riferivi a quello.” Fece Santana, facendole cambiare discorso.

Sì, piuttosto alla tua mega-famiglia.”

Non sono tutti miei parenti, loro.”

Mi hai capita benissimo.” Sorrise consapevole la bionda. 'Ok, penserà che la sto trattando da stupida.'

Sì, hai ragione.” Rispose semplicemente.

Sono fantastici.”

È vero...”

E tu tratti malissimo Rachel!”

Io? Cosa? È insopportabile!”

Sei scortese con lei!”

Non sono scortese, sono molto di più! La detesto!”

Tanto lo so che è solo scena.” Disse alzando l'indice e chiudendo gli occhi, con fare saputello. La latina, intenerita, restò al gioco.

A sì?” Domandò stuzzicandola a continuare.

Ovvio. Il fatto che sia con te, in questa casa, che gironzoli con la sua figlia, che la conosci da tempo, vuol dire che in fondo le vuoi bene!”

Io odio quell'hobbit. È qui solo perché adoro Dianna!”

Non ci casco!” Ridacchiò Brittany.

È la verità!” Fece il finto muso e incrociando le braccia al petto, ridendo sotto i baffi. L'altra scoppiò in una fragorosa risata. Santana scosse la testa sorridendo. Si era arresa davanti a quella ragazza. Fare la dura e forte con lei non aveva senso. Il suo era solo un mezzo di difesa ma con Brittany non ne avevi nessuna necessità.

Devo dedurre che la serata ti stia piacendo?”

Sì, guardando questo capisco perché ti annoi a guardare i cartoni animati con me.”

Non mi annoio mica.”

Ma se sbadigli sempre!”

Ok, ok... a volte. Ma mi fa piacere passare del tempo con te.” Dichiarò la mora con naturalezza, bevendo un sorso della sua birra. Brittany la guardò negli occhi e annuì allegra. Santana girò lo sguardo, per evitare di restare incantata a guardare viso perfetto dell'altra, e non potè fare a meno di notare una Rachel ubriaca.

O mio Dio!” La bionda si girò anche lei, seguendo la direzione degli occhi divertiti di San.

Ahaha, O Mamma, che ha?”

È ubriaca, Britt!”

Non mi sono mai ubriacata in vita mia.” Affermò pensierosa la più piccola. La latina spalancò gli occhi.

Non ci credo.”

Davvero... non ho mai bevuto molto...”

Devo assolutamente rimediare!”

Ora?”

Nah, ora no. La serata non è quella buona. Ti devo portare a una di quelle feste da sballo che facciamo ogni tanto. Vedessi Quinn cosa diventa...” Ridacchiò.

Sarebbe divertente!”

Prometto che ti ci porto!”

Grazie San!” Detto ciò si alzò e le si fiondò addosso ad abbracciarla, continuando a ripetere una smilza di 'grazie' che stavano a significare una gran riconoscenza.

Britt, non respiro.”

Oh sì, scusami.”

Perdonami un secondo, vado a prendermi la giacca.” Disse l'ispanica avvertendo il freddo della sera che iniziava a urtarle la pelle scoperta delle braccia.

Posso accompagnarti?”

D'accordo...”

Le due entrarono in casa, attraversarono il salone e scansando la barcollante Rachel che continuava ad urlare 'Dov'è la festaaa?', mentre Quinn la riportava a sedere sul divano, tentando di arrestare quel pericolo pubblico. Salirono le scale e varcarono la parte della casa più tranquilla, quella dove Kai si era buttata a dormire, dopo aver mangiato da Dio, nemmeno sul suo letto, ma su quello di Santana.

Vieni, ma fa silenzio che dorme Kai.”

Perché dorme sul tuo letto?”
“ Non ne ho idea... Forse si voleva riposare 5 minuti e poi si è addormentata.”

È dolcissima.” Si avvicinò Brittany alla ragazzina addormentata. “ Ti somiglia tantissimo San! Ha la tua stessa espressione di quando pensi.”

Mi osservi per caso?” Domandò divertita mentre cercava la sua felpa nell'armadio.

È impossibile non farlo.”

Ahhh, sei troppo sdolcinata!”

Ma è la verità! Hai un viso fantastico.”

Mi riempi sempre di complimenti! Devo iniziare anch'io.”

Scusami eh!” Ridacchiò l'altra.

Approfitto per dirti, che sei la ragazza più bella che abbia mai visto.”

Wow, è una vendetta di complimenti?”
“ Sei dolce, sei brava...” Continuò la mora indossando la felpa.

Così mi fai arrossire!”

Hai un bel fisico, sei delicata, sei aggraziata e talentuosa...” Aggiunse avvicinandosi alla bionda che la guardava con occhi sognanti.

San! Sei dolcissima!” L'ispanica ridacchiò ed aprì le braccia in avanti.

Vieni qui, fatti abbracciare.” Sussurrò sorridente la mora. In meno di un secondo la bionda era tra le sue braccia. Lei con le mani al collo della latina e l'altra con le sue sui suoi fianchi.

Amo abbracciarti, San. Davvero, sono felice di averti incontrata, hai reso la mia vita migliore.”
“ Ti adoro Britt. Ti adoro in ogni piccola cosa che fai, anche se ci conosciamo da poco sappi che potrai sempre contare su Santana Lopez.”

Sei fantastica.”

Sei speciale.”

Sei impazzita o cosa?” Mugugnò la 17enne alzandosi sui gomiti, con una faccia addormentata. Santana tentò di liberarsi immediatamente dall'abbraccio ma Brittany l'aveva stretta ancora di più e le aveva sussurrato all'orecchio. “ Non capisco perché ti vergogni di me.” Facendola sentire in colpa.

Kai! Stavi sveglia?”

Affatto! Siete voi che mi avete alzato la glicemia! Davvero! L'ho sentita alzarsi!”

Ah smettila!” Continuò a parlare, stretta nell'abbraccio della bionda.

Sareste una bella coppia di fidanzatine.” Disse Kai sbadigliando, per poi voltare le spalle e chiudere gli occhi. Le due rimasero in silenzio, unite ancora nell'abbraccio.

Continueremo ad abbracciarci ancora per molto?”

Ma cos'ho di male?”

Niente Britt!”

Dico sul serio! Anche prima, appena Finn ci ha aperto la porta hai tolto la mano della mia, non ho capito cosa ho fatto di male...”

Niente! Proprio niente Brittany.”
“ Allora spiegami.”

Non c'è niente da dire, ad ogni modo andiamo in camera di Kai. Mi sa che stasera mi tocca dormire lì.” Disse, per poi liberarsi definitivamente da Brittany e portarla nell'altra stanza, prendendola per mano.

Entrarono con disinvoltura nella cameretta, che ancora doveva finire di essere arredata come si deve, e si andarono a sedere sul letto della ragazzina, o meglio, Santana si stese, con le mani incrociate dietro la testa, e Brittany si accomodò sul bordo del letto.

Brittany, io non sono come tu pensi che io sia.”

Aspetta, mi sono persa...”

Nel senso che non sono la brava persona che conosci.”

A no?”

Non con tutti... Non sono una persona dolce ed aperta agli altri. Mi apro solo con delle persone in particolare, speciali. Non tutti, anzi, quasi nessuno riesce ad arrivare al mio cuore di pietra.”

Però se hai un cuore di pietra, non può entrarci nessuna spada, quindi non ti ferisci.”

Nessuna spada, sì... tranne quella di Re Artù.”

Conosci la storia?”

Tutti la conoscono.”

Wow! E quindi io sono Re Artù perché sono riuscita ad arrivare al tuo cuore di pietra?”

Qualcosa del genere.”

Quindi diventerò regina! La Regina Brittany.” Esclamò allegra ed allettata all'idea.

Ed io?”

Tu resterai la pietra che sei.” Scherzò ridendo la bionda.

Mi vuoi bene insomma!” L'assecondò l'altra.

Brittany si stese accanto a lei, ancora ridendo. La mora sentì il forte profumo di fragola provenire dai capelli e dal collo della giovane affianco e chiuse gli occhi assaporandone ogni sfumatura.

Santana.”

Sì?”

Come ti vedi tra qualche anno?”

Non ne ho idea Britt-Britt. Se me lo avessi chiesto qualche settimana fa ti avrei risposto 'La poliziotta migliore del mondo.' Ma adesso non ne sono più tanto convinta.”
“ Perché no?”

E me lo chiedi? Sei il mio peggior rivale, Brittany, e passo i pomeriggi con te a mangiare gelato e guardare cartoni animati Disney.”

Hai... rinunciato al tuo sogno per me?” 'Sì, Brittany!' Pensò la mora.

Se lo dici così sembra una scena di un film d'amore.”

Ma è la verità! Hai rinunciato al tuo sogno per me!” Affermò decisa la bionda, girandosi a pancia in giù e tenendosi sui gomiti, guardando negli occhi la ragazza accanto.

Se anche fosse, è una mia scelta.”
“ Santana, mi dispiace.”

Ecco! Era a questo che non volevo arrivare.” Sbuffò la latina mettendosi a sedere, alzandosi sulle braccia.

Non voglio che ti senta colpevole di una mia scelta. Non hai fatto niente di male.”

I sogni sono fatti per essere esauditi, esistono perché devono essere ciò per cui dai te stessa e ti devono rendere felice. Devono dare un senso alla tua esistenza. Non puoi vivere senza sogni, privartene per me è stata una scelta stupida! Piuttosto potrei far finta di non conoscerti e lasciarti vivere ciò che vuoi.”

Mettiamola così, se adesso avessi un altro sogno?”

Lo hai davvero?”

Sì.”

E posso saperlo?”

Per il momento, il mio sogno sei tu.” Affrettò la ragazza ispanica, per poi rendersi conto di quanto suonasse una dichiarazione d'amore e correggersi immediatamente.

Nel senso, che il mio sogno, adesso, è di conoscerti ed esserti amica! Il mio sogno è avere una nuova amica.” Continuò tutto d'un fiato, arrossendo all'altezza delle gote.

Brittany la fissava stupita e la mora si sentì andare a fuoco. Era rimasta incantata da quelle parole, probabilmente non aveva neanche capito ciò che aveva aggiunto dopo Santana, era rimasta al 'Il mio sogno sei tu' ed il cuore era iniziato a batterle all'impazzata, per poco temeva che la latina potesse sentirne i battiti. Senza neanche pensarci troppo l'abbracciò con immenso affetto e la fece stendere sotto di lei.

Ho proprio voglia di coccole adesso.”

Brittany...”

Ora non hai scuse! Non c'è nessuno che ti guarda.”

Le coccole si fanno tra i fidanzati Britt!”

Allora fidanziamoci.”

Ma sei impazzita?”

Perché?”
“ Siamo due femmine.”

Ah, già, il fatto della femmina con il maschio...”

Sì!”

Beh, allora accettale e basta.” Iniziò a baciare il collo della latina, sentendola irrigidirsi sotto di lei.

Non essere tesa.”

Scusami! Non sono abituata.”

Allora abituatici presto, perché mi fai uno strano effetto.”

Sarebbe?”

Non so, sei così... non so... non lo so cos'è che mi attira di te ma mi fai venire voglia di farti le coccole.”

Devo sentirmi onorata?” Chiese con un filo di voce, sentendo la mano di Brittany sul suo ventre.

Non ho mai fatto le coccole ad un'amica.”

Eppure sembri un'esperta.” Affermò la mora, accorgendosi della salita della mano di Brittany.

Te l'ho detto, sei tu che mi fai quest'effetto...”

Brittany...” Sussurrò l'ispanica iniziando a scaldarsi quando Brittany le accarezzò con delicatezza il seno.

Che c'è?”

Non credo sia una buona idea.”

Farci le coccole?”

Sì...” Avvampò, sentendo la presa improvvisamente più ferma.

Perché?”

Non ho mai visto due ragazze farsi le coccole così...”

Vorrà dire che siamo le prime.”
“ Non so...”

Vuoi davvero che smetta?” Chiese la più alta, impegnata nel lasciarle un evidente segno del suo passaggio sul collo

No...” ammise rilassandosi totalmente sotto il corpo di Brittany e passando le mani sulla sua schiena, per poi scendere più giù. Britt scese con la bocca fino all'altezza dello sterno, facendo provare un evidente piacere all'altra, posizionata sotto di lei.

Quando la bionda infilò le mani sotto i vestiti della mora fino a raggiungerle il petto pieno, Santana si accorse che stavano perdendo il controllo.

Okay, stop.” Esclamò portandosi a sedere di botto. L'altra aveva ancora le mani sotto la sua felpa e la t-shirt e la guardava stranita. Si guardarono per qualche secondo, rendendosi conto della posizione compromettente in cui erano; Brittany a cavalcioni su Santana e con le mani poggiate sul suo seno.

Se la latina avesse assistito a una scena del genere dall'esterno, avrebbe chiamato la più alta 'pervertita' ma vivendo in primo piano le sue 'coccole' poteva affermare con certezza che non c'era divertimento o perversione nelle sue azioni, piuttosto un'immensa dolcezza.

Purtroppo, però, non fu quello che provò Quinn quando, entrando senza bussare nella camera, le aveva trovate in quella condizione.

La bionda aveva spalancato i suoi grandi occhi verdi e la sua bocca perfetta, aveva lasciato cadere il cappotto di Kai, che aveva lasciato giù e che stava riportando sopra, a terra e aveva indicato la giovane dagli occhi azzurri con fare di accusa.

Cosa diavolo stai facendo?” Le domandò come una furia.

Quinn, aspetta!”

Santana, Taci! E tu! Brittany! Mi vuoi rispondere?”

Stiamo facendo le coccole.” Rispose con ovvietà. La latina buttò gli occhi al cielo e si liberò delle mani invadenti dell'altra sopra di lei.

Quinn, posso spiegare.”

Le...coccole?” Fissò sbalordita Santana.

Sì, le coccole...” Rispose con voce indecisa, come se si stesse rendendo conto che la cosa a Quinn non andasse molto a genio. Quinn chiuse la porta e le due si alzarono ricomponendosi per bene.

Santana, potevi dirmi che ti eri innamorata di una ragazza, non ti avrei certo discriminata.”

Cosa?”

Davvero?” Domandò Brittany entusiasta.

Brittany, potevi avvertirmi che volevi un po' di intimità con lei.”

Lo farò sicuramente la prossima volta.”
“ Io non mi sono innamorata proprio di nessuno!”

Ma smettila che hai passato la notte in bianco con degli occhi così vivi che avrebbero abbagliato un cieco”

Tu esageri sempre!”

Ad ogni modo, non credevo avrei mai visto una coppia di lesbiche dal vivo.” Stuzzicò Quinn Santana divertita.

Quinn! A me non piace Britt.”

Ne sono convinta.” Rispose sarcastica per poi uscire per lasciarle sole." Vi lascio alle vostre... coccole..."

Quando finalmente chiuse la porta alle sue spalle, la biondina guardò l'amica accanto.

Davvero non ti piaccio?”

Non in quel senso...”

Capisco...”

Breve silenzio.

Cosa sono le lesbiche, San?”

Pupazzi, Britt, sono dei pupazzi...”

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** capitoletto-etto ***


La serata terminò tardi, era l'una passata quando tutti gli ospiti tornarono a casa. Rachel si era appisolata sul divano e Finn l'aveva alzata di peso e portata in macchina, probabilmente la mattina successiva non si sarebbe ricordata molto di quella serata, e lo stesso fece Quinn con Dianna, che le si era addormentata in braccio. Sebastian in pigiama era qualcosa di assolutamente nuovo per la mora e non aveva fatto altro che osservarlo come fosse un animale di cui studiare gli atteggiamenti. Santava era molto presa dai suoi comportamenti, per la prima volta in vita sua le sembrava una persona normale, senza che tentasse di ammaliare nessuno, se non Quinn che si ammaliava da sola, senza vantarsi o prendere in giro. Era semplicemente Sebastian Smythe, il nuovo amico coinquilino di Santana Lopez. Per qualche istante si sentì onorata di poter avere in casa un simile individuo. Con la latina sarebbe stato sé stesso mentre con gli altri no. E lei avrebbe notato la differenza vedendolo fuori di casa.

Seduta sul divano, aspettava che Brittany prendesse il suo cappotto nella camera di Kai.

L'avrebbe accompagnata a casa, ovvio, le strade erano pericolose e Britt era una ragazza indifesa. Certo, poteva essere la criminale migliore del mondo, sapeva, magari, essere un mito nelle arti marziali ma non ci sarebbe voluto molto a confonderle le idee o ad attirarla in inganno. Una ragazzina così ingenua andava tutelata e, stranamente, Santana si sentiva la persona più adatta ad un simile compito.

Quinn non la smetteva di mandare occhiatacce divertite alla mora, che stava letteralmente andando a fuoco per l'imbarazzo. Sarebbe bastato poco perché la latina le saltasse addosso per farla smettere di ghignarle in faccia ogni qual volta il suo sguardo incrociasse il suo. Fortunatamente, però, prima che questo potesse accadere, Brittany era scesa pimpante dal piano superiore.

Sono pronta.”

Bene, andiamo.”

Santana, non trattenerti troppo! Domani devi andare a lavorare!” Scherzò maligna Quinn.

Sta tranquilla Quinn! La farò ritornare presto!” L'assicurò, premurosa, la giovane dagli occhi azzurri, non cogliendo l'ironia dell'altra. L'ispanica alzò gli occhi al cielo ed aprì la porta d'ingresso, non preoccupandosi della ragazza dietro di lei. Si fiondò in macchina e aspettò che Britt la raggiungesse.

Possiamo andare?”

Certo!” A quella conferma, la mora accese il motore e partì spedita verso casa di Brittany.

Mi sono divertita tanto.”

Perfetto, vorrà dire che ti inviterò alle prossime serate, magari ti presento tutti i miei amici al completo.”

Non vedo l'ora!” Rispose eccitata la bionda. L'altra sorrise.

Dopo qualche attimo di silenzio Brittany sentì come la necessità di parlare.

San?”
“ Che c'è, Britt?”

Sei arrabbiata, per via di Quinn?”

Non sono arrabbiata.”

Stai stringendo le mani sul volante e non mi guardi in faccia, quindi sì, sei arrabbiata.”

Okay, mi ha dato fastidio.”

Perché?”
“ Era un momento di intimità Britt-Britt! Io non ho momenti di intimità spesso, oramai è un po' che non sto con qualcuno, ed è imbarazzante.”

Quindi adesso stai con me?”

No!”

Hai detto tu che è da un po' che non stai con qualcuno...”

Brittany, sinceramente non so cosa stiamo facendo.”

Qualunque cosa sia, mi piace.”
“ Sì, piace anche a me,ma non può durare per sempre.”

Perché?”

E me lo chiedi? Sembriamo due lesbiche...”

Non capisco, i pupazzi sono così carini.”

No, okay, Britt, le lesbiche non sono pupazzi.”

No?”
“ No.”

E cosa sono?”

Sono...” La mora ingoiò a vuoto, sospirò e rispose. “Sono quelle ragazze che amano le ragazze invece che i ragazzi.”

Allora siamo lesbiche, noi?”

Sei seria?”

Non lo so, forse mi piace farti le coccole perché mi piaci tu, non ne ho idea, so solo che sto bene quando sono con te e posso essere me stessa e non stai con me solo per fare sesso, come gli altri ragazzi... Tu mi capisci di più, sei speciale, e l'idea di baciarti non sarebbe male.”

Stai delirando.” Esclamò arrossendo.

Non sto affatto delirando, e credo che tu lo sappia.”

Avvertimi prima di diventare improvvisamente seria!”

Ascoltami San, può darsi che non è così e che mi stia confondendo come sempre, ma io sento qualcosa per te...”

Britt smettila!”

Di fare cosa?”

Di parlare, di queste cose... io non sono brava a capirle.”
“ San, non ho detto niente di complicato...” Esclamò stranita la bionda.

Credi di amarmi? Ma ti senti? Siamo due ragazze Britt! Te l'ho già detto come funziona, la femmina va col maschio, sono complementari!”

Santana a me non interessa di che sesso è la persona che amo, quello viene dopo.”

Ed è qui che sbagli! Dovresti vedere bene, prima di farti venire fuori queste idee!”

Io guardo dentro le persone, non fuori.”

E poi ti ritrovi ad amare una ragazza.”

E non capisco proprio dove sia il problema.” Rispose irritata la più piccola.

Io non sono lesbica, Britt.”

Ma ti piace toccarmi il culo.” Si alterò, non sopportando le risposte stupide della mora.

È stato un attimo di sbandamento...”

Certamente...”

E non fare la parte offesa! Non mi è sembrato che ti dispiacesse!”

Io non ho problemi ad ammetterlo, mi piacciono le tue mani su di me e mi piacciono le mie su di te.”

È un errore.”

Cosa?”

Parliamo di questo come fosse una cosa normale, non lo è!”

Solo perché le altre ragazze non sono come noi?”

Come noi? Perché? Cosa credi che noi siamo?”
“ Non ne ho idea ma tu hai detto che le altre ragazze non si fanno le coccole!”

Mi stai confondendo!”

Che cosa siamo amicoccole?”

Ma da dove ti vengono?!”

Lascia stare, ad ogni modo, se le altre ragazze non si innamorano di una loro amica è semplicemente perché nessuna delle loro amiche è come te. Ai tuoi piedi cadrebbe chiunque.”

Smettila, non è così.”
“ Per me sì!”

Britt, tra le due la migliore in assoluto, sei tu. Pensa che io nella mia misera vita ho anche ucciso!”

Sei un agente, è ovvio.”

Smettila.”

Ma di fare cosa?”

Di riempirmi di complimenti, non mi piace.”

Perché sei così chiusa col tuo cuore?” Domandò Brittany placando la sua ira. In risposta ricevette un silenzio, che lasciava intendere molte cose. Britt abbassò il capo e si ricompose.

Sei sicura di non ricambiare il mio affetto?” Chiese con semplicità.
“ Se si parla di affetto sì, sì Britt, ti adoro e ti voglio infinitamente bene.”

Bene. Perché anche io.”

Ma questo non è amore.”

Forse no, forse sì, forse lo devi ancora capire.”

La mora parcheggiò davanti casa di Brittany e la guardò negli occhi. L'altra l'ammaliò con i suoi grandi occhi azzurri e le propose un affare.

E se invece di stare insieme facessimo solo le coccole?”

Solo coccole?”

Solo coccole!” Acconsentì avvicinandosi.

Per me va bene, ma voglio sapere una cosa.” La squadrò maligna.

Dì.”

Nelle tue coccole, c'è amore?”

La bionda si fermò a qualche centimetro dal viso dell'altra, paralizzata. Sì, nelle sue coccole c'era amore, le dedicava solo alle persone speciali, ma se glielo avesse detto probabilmente non avrebbe accettato.

No.” Rispose titubante.

No? A me sembra proprio di sì...”

Santana...”

Non importa Britt.” Fece prima di scendere dalla macchina ed andare ad aprire la portiera all'amica. L'altra ne uscì triste e a testa bassa. La mora la seguì fino alla soglia della porta d'ingresso.

Che hai deciso di fare? Mi vuoi seguire?”

Vorrei riprendermi la mia giacca. Non ho la forza di tornare domani mattina.” La più piccola si limitò ad annuire per poi entrare in casa.

La giacca era ancora sul divano, la giovane l'afferrò e la tirò addosso all'altra.

Brittany!”

Ora puoi andare.”

Non essere arrabbiata, Britt.”

Speravo che provassi qualcosa anche tu.”

Ma è così.”

Sì,certo.”

Brittany, ascoltami, non mi è mai capitato di innamorarmi di qualcuno, quindi non so cosa si provi.”

Smettila di fare l'adolescente complessata.” Disse la più piccola alla più grande, lasciandola di stucco.

Io non sto facendo proprio niente!”

Guardami San! L'idea che potrei essere tua non ti sfiora nemmeno?” Le domandò posizionandosi in tutto il suo splendore davanti ai suoi occhi.

Brittany, io...”
“ Cosa?”
“ Sì, Brittany, mi sfiora l'idea. Mi sfiora e mi urta, perché non posso averti.”

Nessuno te lo impedisce.”

Avanti Brittany! Pensa a come ci guarderebbero gli altri, a come saremo additate a quale sarà la nostra nomea e... Brittany, tu sei una criminale! Anzi sei La Criminale e dovresti fidanzarti con me?”
“ Non avevi abbandonato la carriera?”

Io l'ho fatto. Ma tu?” La bionda spalancò gli occhi, come se fosse stata colta con le mani nella marmellata, e abbassò il capo. “ Visto.?”

Non dipende da me-”
“ Non oso immaginare da chi dipenda ma vedi di svegliarti.” Detto ciò fece per andarsene.

Santana! Non andartene!”

Buonanotte Brit-” Ma prima che potesse finire la frase, la più alta l'aveva girata verso di sé afferrandola per il polso e aveva stretto il corpo esile dell'altra in un caloroso abbraccio. Santana sentì, ancora una volta, il profumo irresistibile dell'altra. Posizionò le mani sui suoi fianchi e iniziò a baciarle il collo. La bionda la strinse ancora di più a sé, come se chiedesse ancora di lei. La mora spostò le labbra sulla sua mandibola per poi fermarsi ad un centimetro dal viso dell'altra.

Si guardarono negli occhi.

Brittany portò le sue mani sul fondo schiena dell'altra e la tirò a sé poggiando le sue labbra sottili su quelle carnose della mora. Fu un bacio fugace, durò poco, ma era pieno di passione. L'agente portò una mano dietro il collo della più piccola e decise di approfondirlo, muovendo le sue labbra in modo frenetico sulle sue fino a che non ci passò la lingua sopra per stuzzicarle ad aprirsi. Le due si ritrovarono a baciarsi con amore e a liberarsi di ogni sensazione molesta. Brittany spostò le mani sulla sua schiena mentre la latina infilò le dita nei suoi capelli. Il secondo bacio durò molto e fu liberatorio per entrambe.

Quando si staccarono Santana sorrise e la bionda fece lo stesso.

Ti amo San. Adesso lo so per certo.”

È meglio che vada.” Disse dolcemente.

Ci vediamo domani?”

Alle 4?”

Sì! Domani vediamo Aladdin!”

Lo hai tu il DVD o lo devo comprare?” Chiese Santana con una faccia scocciata.
“ Ce l'ho io, tranquilla.”

Perfetto. A domani allora.”

'Notte San.”

 

 

 

Quando Santana arrivò a casa, Sebastian era già a letto e lo stesso Chris e Kai. Quinn, come aveva temuto la giovane latina, era ancora sveglia che girava per la casa sistemando le ultime cose.

Bentornata.”

Sta zitta, Quinn.”

Non potrei mai.”

Oh, avanti, sono stanca fammi passare.” Esclamò davanti alla figura minuta che le si era parata davanti.

Voglio sapere tutto. Non andrai da nessuna parte prima di avermi raccontato tutto nei minimi dettagli.”
“ Quinn...”

Avanti... Sannie.” Ripetè il soprannome che aveva sentito pronunciare da Brittany durante la serata. La mora, imbarazzata, la fulminò con lo sguardo , l'altra ridacchiò del rossore dell'amica.

Non mi chiamare così.”

Cos'è? Un privilegio che spetta solo alla biondina?”

Sei fastidiosa.”

Aspetta San.” Divenne improvvisamente seria, guardando negli occhi l'ispanica. “ È tutto ok?”

In verità, non lo so”

Cos'è che ti preoccupa?”

Non so se è amore, ecco cos'è che mi preoccupa. Davvero, ci tengo tantissimo a lei e, sì, mi sono spinta un po' oltre... Ma davvero, non lo so. Magari sono una semplice perversa 25enne.”

Sannie...”

Ti uccido!”

Okay, okay... Vediamo un po'...” Disse per poi accomodarsi sul divano, affiancata dalla migliore amica che la fissava confusa e speranzosa allo stesso tempo. I dialoghi con Quinn erano sempre stati utili e risolutori per la mora.

Cos'è che ti piace di Brittany?”

È dolce, è ingenua e guarda i cartoni animati della Disney tutti i pomeriggi, con me...”

O mamma.”

Sì, lo so che non puoi crederci.”

In effetti è difficile, dovrei vederlo con i miei occhi.”

Questo è ancora più difficile.” Buttò la testa sullo schienale e sbuffò.

Che c'è, Santana? Parla!”

Lei... non è cattiva e non sa esserlo eppure è costretta dal padre a fare cose che non vuole, cose non buone.”

Come per esempio?”

Non posso dirtelo.”

Bene...”

Non perché non mi fidi, ma non posso davvero.”

Come vuoi, non ti forzerò.”

Lei è speciale, ed è bella, dannatamente bella.”

In effetti...”

Ed ha la strana abitudine di fare le 'coccole' alle persone a cui tiene di più.”

Quelle stesse coccole che stavate facendo in camera di Kai?”

Già...”

Dura tentazione!”

Puoi dirlo forte! Mi si è praticamente messa addosso e mi ha baciato il collo per poi mettere le mani un po' ovunque.”

Caspita.”

Oggi in macchina, le ho spiegato cosa sono le lesbiche.”

Non lo sapeva?” Chiese stupita. “ Sembrava sapere il fatto suo.”

Già è strano... Ad ogni modo, ha detto qualcosa come... 'Allora siamo lesbiche' ma a me non è piaciuto sentirmelo dire.”

No?”
“ No. Non voglio esserlo.”

Non esserlo allora.”

Sì, dovrei smetterla.”

Se ci riesci, fa pure.” Esordì la bionda poggiando rumorosamente le mani sulle ginocchia e storcendo la bocca.

Tu credi che io non possa riuscirci, vero!?” Chiese la mora indispettita, intuendo lo scetticismo dell'altra.

Al cuor non si comanda.”

Lo so.”

E 2+2 fa 4”

So anche questo.”

E allora arrivaci! Se la ami non puoi allontanarti da lei! È basilare come l'addizione di 2+2.”
“ Io non so se la amo!”

Ma sei impazzita? L'hai guardata tutta la sera con occhi sognanti, te la stavi mangiando con lo sguardo! Ed eri stranamente gentile con lei, cordiale, affettuosa, e non mi pare ti fossi lamentata delle sue coccole!”

Perché tu non conosci i suoi modi! Sono dolcissimi!”
“ Vedi?”
“ Cosa?”
“ Sei completamente andata! Non hai mai detto la parola 'dolcissimi' da quando vedesti i pupazzetti dell'uovo di pasqua del Re Leone! Ed avevi 16 anni!”

Quinn, è sbagliato, è immaturo! Mi rovinerò la vita!”

Rimanere incinta a 16 anni è sbagliato, immaturo, e ti rovina la vita. Non di certo amare Brittany.” Rispose seria come non mai.

A volte Quinn sapeva essere davvero una buona madre, era saggia ed altruista, qualcosa come un angelo custode. Il suo continuo essere disponibile ad aiutare gli altri, però, quasi faceva dimenticare, sia a lei che a gli altri, quanto anche lei avesse sofferto in silenzio.

Santana la guardò improvvisamente premurosa. Quelle parole erano state sicuramente dure da pronunciare, soprattutto dopo l'esperienza menzionata, che aveva vissuto in primo piano. Gli occhi di San, abituati a sfidare ed ad essere cattivi, stavolta erano tristi, coscienti e comprensivi, nello stesso momento.

Q annuì convinta, come a voler dare più forza alle sue parole affiancandole a degli spiacevoli ricordi. Senza poter evitarlo le si inumidirono gli occhi.

Quinn...” Sussurrò la mora, tristemente, a quella visione.

È tutto okay.” Rispose con voce spezzata e abbassando il capo, come a volerlo nascondere, per poi alzarsi e dirigersi al piano di sopra.

Salveeeeee, okay,ammetto che è un pò piccolo ( anche se sul word sono 7 pagine tipoXD ) Ma per non farvi aspettare troppo vi regalo questo capitoletto-etto :33 Domani torna gleeee e io mi sto riempendo fino a scoppiare della canzone che canteranno i .... Anderson *-* :')

A presto e recensite in tanti, fa sempre bene sapere cosa ne pensate, :D

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Litigio, Taylor ***


Scusatemi l'immenso ritardo. Davvero, sono appena tornata dalla Toscana e ho avuto pochissimo tempo! ç.ç Detto ciò, buon proseguimento! :')
________________________________________________________

Il giorno seguente passò sereno. Santana si era svegliata presto e aveva fatto, come sempre, la sua beata e rilassante doccia mattutina e aveva salutato Quinn con un bacio delicato sulla fronte, mentre questa era ancora dormiente nel suo letto. Si era diretta al lavoro, in compagnia di Sebastian ed avevano chiacchierato un po' in auto, del più, del meno, di Kai, di Quinn, di Bì. Smythe era teso all'idea che avrebbe colpito ancora data la pausa che si era presa. La solita pausa che regnava tra un colpo e un altro, prima di compiere un ennesimo e geniale furto. Santana lo ascoltava attenta, per capire quanto sapesse sulla criminale che amava tanto, aveva come l'istinto di proteggerla. Era ovvio. Non avrebbe sopportato l'idea di Brittany chiusa in una gelida cella senza i suoi cartoni, i pupazzi a forma di papera e il gelato al puffo. Dietro delle doppie sbarre di ferro che le avrebbero impedito di aggrapparsi al suo esile corpo dalla pelle chiara. Sebastian non sembrava accorgersi della curiosità, quasi infantile, di Santana nel sapere i particolari delle loro ricerche e continuava a parlarle da collega a collega quali erano. Del resto non poteva immaginarsi niente del genere.

Erano arrivati alla centrale e subito avevano avuto ordine di catturare un pezzo importante di una gang Newyorchese che erano riusciti ad intercettare. Questioni per tipi tosti, aveva detto il loro superiore per convincerli ad un rischio simile.

In effetti l'impresa si dimostrò decisamente difficile, ci furono feriti in una sparatoria e uno dei complici del criminale morì. Santana aveva descritto la sua morte come 'niente di grave.', e Sebastian l'aveva guardata con uno sguardo tra lo stupito e l'ammirazione. Lui non riusciva ad essere così impassibile a tutto, cercava di esserlo, recitava la sua parte, ma non poteva evitare di impietosirsi davanti al corpo morente di un uomo, di qualunque questo sia, anche il peggiore terrorista di tutti i tempi. L'unica cosa che gli veniva in mente dinanzi un'immagine del genere, era che anche quell'uomo fosse nato buono e che qualcosa avesse deviato il suo buon senso e che quindi, in un certo senso, non era neanche troppo colpa sua se si era ritrovato morto a terra in una pozza di sangue, addossato della criminalità.

Quando erano ritornati alla questura, i colleghi si erano complimentati con loro e solo allora Santana si accorse che erano tornati alle 4 passate. Spalancò gli occhi davanti al grande orologio piazzato al centro del suo studio.

O porca...” Corse via, racimolando le sue cose con una velocità degna di Sonic, e corse verso la sua auto, posizionata nel parcheggio. Sebastian le aveva urlato dietro qualcosa riguardo dove andasse ma la latina non se ne era preoccupata e lo aveva superato con facilità.

Accese il motore della macchina e partì spedita verso casa della bionda.

Quella stessa mattina Quinn si era svegliata verso le 10, ritrovandosi sola in casa con Kai. A quanto pareva, la ragazza si era addormentata davvero molto tardi e dopo tutti i vari spostamenti e problemi emotivi cui era stata sottoposta, aveva concordato con la sorella maggiore che quel giorno avrebbe saltato scuola.

Chris era uscito per andare a lavorare, come suo solito. Non usciva molto presto, ma alle 10 era al lavoro già da una buon'oretta.

Scese di sotto in cucina, per prepararsi la colazione. Si era momentaneamente dimenticata della presenza della ragazzina, che le piombò in mente nel momento in cui la vide entrare in cucina.

Kai!” Esclamò, come per ricordare a sé stessa più che chiamarla.

Sì?”

Oh, scusami, non ti ho preparato nulla per colazione, mi ero dimenticata che non andavi a scuola oggi...”

“ Hey, non importa, non morirò certo di fame.” La tranquillizzò la mora, sorridendole, per poi prendere posto in cucina.

Dormito bene?”

Sì, il letto di Santana profuma.”

Davvero?” Chiese vagamente, mentre preparava la tazza di latte per la ragazzina.

Sì, sa di lei. E tu lo sai che non stiamo spesso insieme... mi faceva sentire come se l'avessi con me.”

È una cosa dolce.” Constatò la bionda.

Sì, ma non dirglielo.”

Non vuoi che lo sappia?”

Meglio di no...”

“ D'accordo.”

Oggi non vai al lavoro?”

A mezzogiorno. Ho ancora un po' di tempo.”

Capisco...”

Mi dispiace, ma fino alle 2 resterai sola... Ti preparo il pranzo.”

Posso fare da sola.”

“ Se hai le stesse capacità di Santana a cucinare allora, no. Faccio io.” Scherzò la bionda. La ragazzina sorrise ricevendo la sua tazza di latte appena riscaldata al microonde.

Alle due tornerà Chris.”

Bene.”

Fa come se fossi a casa tua, okay?”

O-okay.” Balbettò davanti alla donna che le si era rivolta come impartendole un ordine. L'altra ridacchiò e sparì dietro i fornelli.

Cosa ti andrebbe da mangiare?”

Dopo la carneficina di ieri sera mi va bene tutto tranne carne.”

Perfetto. Detto questo, lascia fare a me.”

Beh, grazie.”

Di niente, Kai.”

La ragazzina posò la tazza nel lavello ed andò a farsi una doccia.

Quando Santana arrivò all'abitazione di Brittany, erano le 5 e 10 del pomeriggio. Aveva suonato il campanello come una furia, all'inizio nessuno aveva risposto così continuò a bussare finché non udì una voce tremolante risponderle.

Sì?”

“ Britt-Britt! Sono io! Santana!”

Santana?”

Sì! Brittany, apri!”

Sannie!” Urlò l'altra dall'affare metallico, prima di aprire il cancello. Santana lo chiuse con poca delicatezza e tanta fretta alle sue spalle prima di correre alla porta d'ingresso, attraversando il piccolo percorso in pietra nel giardino.

La porta si spalancò nel momento in cui la mora arrivò alla soglia.

Santana!” Le era saltata addosso la bionda.

Hey...”

Oh, Sannie.” Esclamò con voce rotta.

Cosa c'è? Britt... stai, stai piangendo?” Disse prima di chiudersi la porta alle spalle. L'altra non smise per un secondo di immergere il suo viso tra il collo e la spalla della mora. Santana l'allontanò delicatamente, cercando di vederla in volto.

Britt...”

Santana, devi promettermi, che non ti arrabbierai.”

Parla.”

“ Prometti.”

Non prometto mai prima di aver ascoltato.”

Sannie...” Sussurrò con voce tremante e le lacrime sul viso.

Okay,okay. Ho capito. Prometto.” Rispose vaga, prima che Brittany le offrisse da stringere il suo mignolo.

Stringi.”

Il mignolo?”

Sì.”

Cos-?”

Noi irlandesi facciamo così.”

D'accordo...” Esordì riluttante la poliziotta, stringendo il mignolo dell'amica con il suo. La bionda sorrise debolmente e Santana si sentì terribilmente inutile.

Adesso parla.”

Io non posso farci niente, Sannie.”

Parla!”

Non aggredirmi!”

Scusa! Scusa! Non piangere Britt, è doloroso...”

Dopo domani.”

“ Cosa?”

È stato organizzato tutto.”

“ Cosa?”

È stato mio padre, io non c'entravo niente in quella storia, io sono sempre l'ultima che viene avvisata quando è già tutto pronto! Non posso farci niente, io...Sannie, io...” All'improvviso la latina capì. Spalancò gli occhi.

No, Britt.”

Sannie, ascoltami.”

" Ho capito Brittany. E semplicemente, no."

" Sannie."

Non chiamarmi Sannie!” Si alterò improvvisamente l'agente.

Scusami...”

Dove?”

Santana...”

“ Ho detto dove.”

Alla Federal Bank.”

Sei impazzita.”

Santana.”

“ Smettila di ripetere il mio nome.”

Io non voglio farlo.” Tentò Brittany nel modo più schietto esistente. La mora si buttò sul divano con fare stressato. Diventando di secondo in secondo sempre più intrattabile.

Non mi importa. Che tu voglia o meno, non si farà e tra l'altro non riuscirai mai ad entrare lì dentro.”

Hanno trovato tutti i modi per entrarci. Non ci saranno problemi... sono dei geni.”

Chi? Chi sono? Chi è tuo padre?”

Non posso dirtelo.”

Tu non ruberai una sola moneta da lì, è chiaro?”

San...” Scoppiò a piangere cadendo sulle ginocchia e coprendosi il viso. I singhiozzi l'avevano travolta e il suo corpo non riusciva a stare fermo. Santana era combattuta. Non voleva vederla stare male ma il senso della giustizia lo aveva nel sangue e non sarebbe stata una semplice cotta ad impedirle di difendere povera gente onesta che sarebbe caduta in rovina perdendo quei soldi.

Alzati immediatamente!”

Mi dispiace così tanto. Tu non p-puoi capire.”

E sai cosa? Non mi interessa capire! L'unica cosa che voglio è che tu non tocchi i soldi di gente onesta che va a lavorare per guadagnarseli!”

Se non vuoi capirmi, allora esci fuori di qui.” Si tolse la mani dal viso e la guardò con gli occhi gonfi, arrossati e pieni di quell'acqua salata che continuava a sgorgare dagli occhi come le onde di un fiume straripante.

Tu non ruberai niente. Mi hai capita bene?” Le si avvicinò la latina con fare autoritario. Si abbassò alla sua altezza, piegandosi su un ginocchio solo. Brittany la fissò confusa.

Io non ho scelta.”

“ Si che ce l'hai.”

Ti ho detto che non ho scelta!” Continuò a guardarla dritta negli occhi, nonostante fosse consapevole delle lacrime che continuavano ad inzupparle il viso. Santana respirò a fondo.

Smettila di ripetere questa stronzata!”

“ Perché non cerchi di capire in che situazione mi trovo, invece di assalirmi!? Io non sono una di quei criminali a cui stai facendo un interrogatorio! Non trattarmi così!”

Io ti tratto come voglio!”

“ Io non credo proprio.”

Chi ha il potere in mano, adesso, sono io biondina.”

Non mi pare! Non hai prove che testimonino che io sia Bì mentre io posso chiamare dei sicari per me quando mi pare e piace!”

Non oseresti!”

O sì invece!”

Guardami negli occhi e dimmi che saresti capace di uccidere Quinn dopo tutta la dolcezza con cui ti ha trattatoa” La bionda, si avvicinò al viso della mora, la guardò negli occhi e sibilò. “ Io, Brittany Susan Pierce, sono capace di uccidere Quinn Fabray.” con una voce profonda ed inquietante che non sembrava essere sua.

Santana deglutì a vuoto e la guardò con occhi diversi.

Non sei la Brittany che credevo di conoscere.”

E tu non sei la mia Santana.”

Questo è certo.” Esclamò alzandosi dirigendosi alla porta d'ingresso. “ Io non sono mai stata tua.”

La porta sbattè. Il silenzio piombò in quella grande casa.

Brittany Susan Pierce piangeva ancora, e nessuno sarebbe stata lì a consolarla, nessuno l'avrebbe sentita.

 

Quinn aveva appena finito di preparare il pranzo per la ragazzina e il fratello, che sarebbe arrivato nel primo pomeriggio. Si vestì e si preparò per andare al lavoro, lasciando Kai in casa da sola.

La 17enne si guardò un po' in giro, cercando qualcosa da fare, ma senza esiti. Decise, allora, di chiamare il suo caro amico Peter Evans e incontrarsi lì per fare qualcosa. In genere, quando saltava scuola o semplicemente durante i pomeriggi liberi, insieme andavano al centro di assistenza per disabili, suonavano e cantavano rallegrando i ragazzini che si trovavano costretti a terapie di vario genere e natura. Era qualcosa che era sempre piaciuto, sia a Kai che a Peter ed erano coloro che si sapevano coordinare meglio durante le canzoni, anche senza una preparazione iniziale. Kai trovava  in Peter il suo migliore amico, dolce e sincero, molto allegro e maturo, quando voleva. Adorava il verde dei suoi occhi e il biondo dei suoi capelli, tenuti scombinati perennemente, donandogli uno stile non indifferente agli occhi delle ragazze.

Quando il biondo arrivò, leggermente in ritardo dato il suo scarso senso dell'orientamento, Kai lo abbracciò e lo accolse in casa.

Pet, mi sei mancato.”

È solo qualche giorno che non ci vediamo!”

Sì, ma mi sei mancato lo stesso!”

Beh, eccomi qui. Sono tutto tuo.” Poggiò il suo zaino nell'ingresso. Era appena uscito di scuola.

Come mai mi hai chiamato? E perché hai traslocato? Sei sola?”

Se la smetti di fare domande potrei iniziare a rispondere.”

Giusto.”

Primo, ti ho chiamato perché avevo bisogno di un amico, non è il massimo questo periodo... Secondo, questa è casa di mia sorella e mio fratello, da oggi in poi resterò qui perché con mia madre non voglio starci... terzo: sì, sono sola.”

Periodaccio?”

Già.”

Ti posso capire.” Sorrise amaramente Peter, rammentando il periodo della sua vita in cui la sua famiglia fu costretta a trasferirsi più volte per via della povertà che li aveva colpiti. Kai ricambiò, intuendo a cosa si riferisse.

Meglio così.”

Vuoi parlarmene?”

Pet... in verità, no.”

Non importa, va bene così.” Stirò ancora le labbra in un sorriso dolcissimo.

Allora... vogliamo andare al centro?”

È chiuso adesso.”

Dovrebbe essere sempre aperto...”

“ Hanno cambiato e organizzato nuove fasce di orari. Ora è chiuso.”

Capisco... Ad ogni modo, accomodati!” Si riprese la mora, rendendosi conto solo allora di essere rimasto in piedi davanti la porta di ingresso. Si accomodarono sul divano e Peter si guardò un po' intorno.

Davvero una bella casa.”

Sì.”

C'è anche un bel giardino fuori!”

Lo so... ci tengono a curarlo qui.”

Fantastico!”

Uhm.” Si limitò ad annuire.

Hai l'Xbox?”

La che?”

L'Xbox! La console!” Esclamò eccitato il ragazzo biondo, indicando in direzione della piattaforma, dal moderno design, bianca.

Oh, sì! L'Xbox... Per un attimo mi ero dimenticata il nome, non ho mai giocato.”

Cosa?”

Sono una sfigata.”

Devo rimediare.”

Cioè?” Domandò incuriosita la ragazzina. Peter si alzò dal divano afferrano due joystick, accese la Tv e programmò tutto perché L'Xbox funzionasse correttamente. Kai lo guardava con ammirazione trovando molto interessanti i movimenti naturali ed esperti dell'amico. Quando questo tornò a sedersi aveva introdotto il gioco di calcio e aveva iniziato a spiegarle tutti i tasti.

Dopo neanche un ora stavano già partecipando alla Champions Leage nella stessa squadra, l'Inghilterra. Kai si era fatta prendere tantissimo ed imprecava urlando sui giocatori quando non riusciva in qualcosa.

Dios, Lampard!”

Non è colpa sua se carichi troppo il tiro!”

Ma se ho appena cliccato!”

Ma va!” Scherzò il biondo, non staccando gli occhi dalla Tv.

Rooney! Rooney! Rooney! Defoe! Goool!” Urlò la ragazza saltando in piedi.

Ti ricordo che il mio assist è stato pazzesco!”

Siamo grandi!” Sorrise euforica la ragazza, mentre rivedeva con attenzione il replay.

A proposito, oggi è arrivata una ragazza nuova.”

Davvero?”

Sì, si chiama Taylor Pierce, non è niente male!”

Com'è?”

È bionda con gli occhi verdi.”

Carina.”

Carina? È poco da dire! È una dea.”

Wow! Ti piace davvero tanto!”

Ho avuto la possibilità di parlarci poco, sembra molto fredda e distaccata, ma è pur sempre bellissima.”
“ Dev'essere davvero bella.”

Sì, domani te la presento. Fa spagnolo con noi.”
“ Bueno!” Scherzò Kai, mentre cliccava con frenesia i tasti del joystick. “ Non vedo l'ora.” 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Titanic time. ***


Questo capitolo l'ho scritto appena sono tornata nella mia cameretta, [Sicilia mi sei mancata ç.ç] dopo un lungo viaggio è la prima cosa che mi mancava. :') 
Coincidenza ha voluto che proprio ieri sera facesse TITANIC, un film molto emozionante, nonostante non mi abbia mai colpito troppo... Non mi sono commossa, non sono il tipo, ma parlando al telefono con la mia cuginetta ho capito un pò come molti altri vedono il film con occhi diversi ed ho voluto scrivere questo capitolo in onore di questo Film.
È scritta alla bell'e meglio. Niente di troppo complicato o impegnativo. Spero vi piaccia. :)
Un bacio da Lucy. 

__________________________________________________________________________________________________________

 

Pronto?”
“ Santana, sono Sebastian.”

Oh, ciao.”
“ Dove sei?”
“ Sono in macchina, sto tornando a casa.”

D'accordo. Ci vediamo là.”

Sì, a dopo.” Attaccò la mora.

Era furiosa. Era irritata, delusa e triste. Aveva semplicemente bisogno di bere a dismisura per dimenticare cosa fosse successo. Dimenticare Brittany. In tutto e per tutto. Sapeva sin dall'inizio che stava sbagliando, che era una criminale e lei la migliore agente di New York. Non poteva andare avanti un'amicizia del genere. Non poteva, e l'episodio di quel pomeriggio ne era stata la prova. Negli occhi azzurri della bionda, Santana aveva visto ciò di cui era capace, o ciò che era costretta a fare, e ne era rimasta stupita quanto spaventata. Non poteva aspettarsi che Bì arrivasse a dire certe cose, o anche solo a pensare di uccidere Quinn.

Un'improvvisa paura la travolse.

Adesso avrebbe dovuto difenderla da qualcosa in cui l'aveva messa lei. Era la seconda volta che metteva in pericolo una persona a lei cara solo per soddisfare i suoi bisogni, o il suo cuore. Con Kai era riuscita a salvarla, ma adesso, con Quinn, avrebbe fatto di tutto per difenderla e per impedire che le succedesse qualsiasi cosa.

La prima cosa che avrebbe dovuto fare, per non stuzzicare Brittany a fare azioni sbagliate, era tornare il pomeriggio seguente a casa della bionda, portarle il gelato, e farle compagnia per tutto il pomeriggio, rispettando i patti. Deglutì rumorosamente pensando a come sarebbe caduta la sua dignità nel momento in cui si sarebbe prostrata alla criminale, tornando a fare il suo gioco. Avrebbe, certo, sempre potuto avvertire la polizia e intervenire, ma non voleva, c'era qualcosa che la fermava, una specie di sentimento che si era radicato nel profondo della sua anima.

Perché, in fondo, non poteva dimenticarsi di come era stata dolce la biondina alla festa, e delle cose altrettanto dolci che le aveva confessato in macchina. Non poteva, perché ormai giravano con costanza nella sua testa e facevano parte dei suoi pensieri. Era sicura che la Brittany che aveva visto arrabbiarsi così non era lei. Forse avrebbe davvero dovuto capire ed aiutarla. Forse, ma ad ogni modo adesso era troppo tardi. Era troppo tardi anche per telefonarla e chiederle come stesse, cosa fosse successo in verità, il perché di questa sua frustrazione. Era tardi anche per tornare da lei ed abbracciarla, confortandola come avrebbe dovuto fare. Sembrava riuscire a capire le parole della bionda solo in quel momento, lontano da lei. Non aveva riflettuto. Era stata un'egoista. Santana Lopez aveva sempre mantenuto le sue promesse, ed aveva promesso a sé stessa che non l'avrebbe abbandonata. Aveva promesso che quei suoi occhioni azzurri fossero sempre allegri e che l'avrebbe coccolata per tutto il tempo che voleva.

Aveva bisogno di sentire la sua voce. Adesso aveva capito.

Parcheggiò nel viale di casa, sbuffò, si passò una mano tra i capelli ed uscì. Quando varcò la porta d'ingresso, Kai l'accolse con un sorriso per poi scomparire dietro al divano per giocare a Pes 2012 in compagnia di Chris e Peter. Santana guardò la testa bionda del giovanotto con affetto e chiuse la porta dietro di sé. Come al solito, anche quella sera, ci sarebbe stata gente a casa.

 

Brittany non riusciva a sopportare l'idea di aver litigato con Santana, l'ultima cosa che voleva era perderla. Ripensò a tutti i suoi 'amici' che, come lei, erano scappati via e si maledisse di essere così stupida e pessima da lasciar andare tutti. Era evidente che il problema era lei e la sua vita. Avrebbe voluto cambiarla, lo avrebbe voluto davvero, ma non poteva. Suo padre l'aveva in mano. Bì viveva in copertura, poche persone sapevano della sua reale esistenza e nessun appartamento o altro era intestato a nome suo. Neanche al suo lavoro era Brittany Pierce ma semplicemente Jessica Smith. In sintesi, avrebbe potuto ucciderla quando voleva, avrebbe potuto farle qualunque cosa, perché per lo stato la ragazza non esisteva. Questo grazie all'astuzia del padre, che aveva annunciato la sua morte subito dopo la nascita, mostrando una bambina simile trovata per strada. Fu il suo più grande colpo di fortuna. Era riuscito ad attestare la morte di sua figlia così che lei potesse vivere nell'ombra di nomi falsi. Era sempre stata difficile la sua vita. Non le piaceva affatto, come diceva in giro, la odiava e odiava rimanere sola.

Piangeva nascondendo il viso tra le ginocchia, mentre le stringeva al petto.

Voleva che Santana sapesse. Doveva avvertirla. Non poteva lasciarla fuori. Aveva bisogno che la confortasse come non aveva mai fatto nessuno. Sapeva che in fondo, Sannie, le voleva un gran bene. Rincuorata e incoraggiata da quest'unica certezza, afferrò il telefono e le inviò un messaggio.

 

' Ho bisogno di parlarti. Ti prego.' Scrisse semplicemente, lasciandosi prendere dai singhiozzi violenti del pianto che riscuotevano il suo corpicino esile. Fissava il display sicura che non avrebbe risposto. Sicura che la volesse dimenticare per sempre e che magari l'avrebbe catturata quella stessa notte.

 

Santana sentì il telefono suonare per un messaggio. Con immensa noia si alzò dal divano ed andò a prenderlo in cucina, dove lo aveva poggiato. Quinn era lì a preparare la cena, fortunatamente era sott'occhio, pensò con un sorrisino, Santana. Guardò vaga il telefono, non facendo molto caso a chi fosse il mittente. Lo stava per ributtare sul mobile quando si accorse di aver letto il nome Brittany. Quasi scivolò nel girarsi così rapidamente. Quinn la guardò con un sopracciglio alzato.

Tutto okay?”

Brittany!” Urlò semplicemente Santana, afferrando il telefono e correndo in camera sua. La bionda la fissò con gli occhi spalancati per poi sussurrai un flebile.

L'amore...”

 

Santana lesse il messaggio in un attimo e si sentì improvvisamente in colpa.

 

Brittany aspettava che l'amica rispondesse, con ben poca speranza. Si stese sul letto e chiuse gli occhi tentando di calmarsi. Rallentò a forza il respiro, riuscendo così a fermare i singhiozzi.

D'un tratto, il telefono squillò. E non con la suoneria per i messaggi, no, qualcuno la stava chiamando. Spalancò gli occhi e rispose in un secondo, senza rendersi conto di avere ancora la voce rotta.

Pronto?”

Brittany.”

Oh, Santana.”
“ Non voglio che mi parli molto, volevo semplicemente dirti che non sono arrabbiata con te e che voglio provare a capire cosa sta succedendo.”

Voglio raccontartelo.”

D'accordo allora-”

Non venire.”
“ Perché?”

Mio padre si è accorto di te.”

Non mi spaventa.”

Sannie, ho paura per te. Non voglio metterti nei guai, vengo io.”

D'accordo.” Fece per attaccare prima che la voce di Brittany la richiamasse.

Santana?”

Sì?”

Grazie.”

Muoviti.” Rispose semplicemente la mora, nascondendo, nel tono di voce, un enorme sorriso.

Si buttò sul letto,con un sorriso ebete stampato in volto, e sospirò allegra.

Dopo qualche secondo, Quinn la raggiunse nella camera. Non bussò, non era abituata a farlo.

Hey.”

Hey.”

Tutto bene?”

Sì. Aggiungi un posto a tavola.”

Chi viene? Aspetta, non dirmelo. Brittany.”

Sì.”

È la seconda sera, lo sai?”

E allora?”

No, niente.” Ridacchiò la bionda.

Quinn, vieni qui.” Esclamò all'improvviso, seria, la mora, invitandola a sedersi accanto a lei sul letto. La bionda alzò un sopracciglio maligna.

Vuoi farmi le coccole?” Domandò sarcastica, prendendola in giro. Santana si fece completamente rossa in viso e si portò a sedere.

Fanculo.”
“ Scherzo.”

Allora vieni a sederti.” Quinn annuì e le si affiancò, poggiando la testa sulla sua spalla.

Mi mancava questa posizione.”

È dai tempi del liceo.”

È da quando ci lasciammo.” Sussurrò la bionda, facendo sussultare San. Aveva tentato di dimenticarlo. Si imbarazzava perfino a ricordarlo.

Non mi sono nemmeno stupita molto quando ti ho visto portare Brittany in casa. In fondo lo avevo capito da un po' che i maschi non ti interessavano così tanto.”

Quinn...” Balbettò a disagio la latina.

Hey, tranquilla, è passato tanto tempo ormai.”

Non mi piace parlarne, lo sai. E comunque non ci siamo mai lasciate, semplicemente non siamo mai state insieme.”

Sì, è vero. Non siamo mai state insieme.”

Dimenticatene, Q.”

Difficile dimenticare il tuo corp-”
“ Ho detto dimenticatene.”

Tranquilla, non mi manca.”

Meglio così. E poi fino a prova contraria ero convinta che ti piacesse Sebastian.”

Infatti, è così.”

Non mi pare sia una donna.”
“ Non mi piacciono le donne, mi sei piaciuta solo tu.” Rispose debolmente prima di alzarsi ed uscire in silenzio. Santana guardò la figura snella allontanarsi.

La sua vita aveva iniziato a diventare decisamente movimentata. Tutto in poco tempo. Tutto da quella sera, in quella banca. Da quando aveva visto i suoi occhi.

 

Dopo qualche minuto, arrivò.

Bussò alla porta e rimané sulla soglia, a guardare Santana, per un'infinità di tempo che si rivelarono, poi, essere soltanto qualche secondo. La latina si spostò e la lasciò entrare, in totale silenzio. La bionda aveva ancora gli occhi arrossati e gonfi. Spedita, non salutò nessuno e si diresse in camera di Santana, ricordandosi la strada. L'ispanica sospirò seguendola, non sapeva esattamente cosa dirle, ne come comportarsi.

Quando arrivò alla sua stanza, Brittany era seduta sul letto con la testa rivolta verso il basso. Fu la bionda la prima a parlare.

Io, non ho mai ucciso in vita mia.” La mora si limitò ad ascoltare. “ Non sarei mai stata capace di uccidere Quinn, ho detto una bugia. Adesso qualche folletto cattivo potrebbe punirmi, ma a me non importa, dovevo dirti la verità.” Santana cercò di seguire il discorso mantenendo la sua serietà.

Mio padre, invece, ha ucciso. Lo fa continuamente. E potrebbe benissimo uccidere anche me.” Guardò la latina, poggiata alla porta e aspettò come il permesso di continuare. L'ispanica annuì.

Io non esisto.” Santana spalancò gli occhi, iniziando a credere che la ragazza avesse fatto uso di droga pesante per affermare qualcosa del genere.

Per lo stato, io non esisto.”

Spiegati.”

Per l'anagrafe, Brittany Susan Pierce è morta subito dopo la nascita. Io ho nomi vari, ma il mio è questo, e non l'ho mai detto a nessuno.”

Ma ti sei presentata a me e a tutta la mia famiglia così.”

Perché sei speciale. Sei un unicorno.”

Non sono un unicorno.”

Tutte le persone più speciali lo sono.”

D'accordo...”

Non hai ancora perso la tua magia, fortunatamente, altrimenti non lo saresti più.”

Britt, non perderti nei particolari dell'unicorno, grazie.”

Sì, uhm, insomma... Data la mia inesistenza, la mia morte non riscuoterebbe nessuna conseguenza.” Improvvisamente Santana capì.

O mamma.”

Può uccidermi, quando vuole.”

Cazzo, Britt.”

Non posso ribellarmi.”

Dannazione. Dimmi chi è. Ti giuro che lo mando sulla sedia elettrica a suon di calci in culo.”

Lui è come me.”
“ Cioè?”

Non ha un'identità, non so nemmeno io quale sia il suo vero nome.”

È un folle.”

Sì, lo è.”

Perché fa tutto questo?”

Per i soldi.”

Perché così tanti?”

Non l'ho mai capito, ma pare voglia organizzare la distruzione di non so quale paese.”

Cosa?”

Lo sai che sono stupida, è probabile che non abbia capito bene.”

Non sei stupida! Ad ogni modo, non hai nemmeno un modo per contattarlo?”

No, è lui che contatta sempre me. E non ho mai il recapito di un suo numero.”

Brittany...” Sussurrò la mora avvicinandosi al letto per affiancare la bionda.

Mi sento in colpa San. È come hai detto tu, io devo rubare soldi a della povera gente, ti prego fa qualcosa.”

Ma cosa?”

Non ne ho idea, sei tu quella intelligente qui.”

Smettila, Britt. Non sei stupida.”

Forse no, ma in confronto a te sì, perché sei un unicorno.”
“ Chiudiamo questo discorso.” Gesticolò confusa la latina per poi guardare negli occhi di Brittany e osservare una palese tristezza nel suo immenso azzurro.

Mi dispiace.” Riuscì semplicemente a sussurrare la più grande.

Non è colpa tua.”

È ovvio.” Ritornò in sé l'ispanica.

Quindi non preoccupartene.” Sorrise malinconica la più piccola.

Non posso.”
“ Davvero, non importa.”

Certo che importa.”

Non riguarda te, quindi...”

Ma riguarda te.” Sussurrò premurosa. Brittany la guardò interdetta.

Prima eri arrabbiata.”

Te l'ho detto, non più.”

Santana, ti ho delusa vero?”

Come?”

Sono una brutta persona in verità, vero? Dimmelo Sannie-” Spalancò gli occhi interdetta e fece per correggersi. “ San, non Sannie.”

Puoi chiamarmi Sannie se vuoi...”

Davvero?” Chiese preoccupata.

Sì.”

Sannie, non volevo litigare con te.”

Lo so.”

Non volevo essere così cattiva.”

Non lo sei stata, piuttosto io... ti ho aggredita, ed ho sbagliato.”

Posso abbracciarti?”

Direi che hai fatto di peggio senza chiedermi il permesso.” Ridacchiò aprendo le braccia ed accogliendo l'altra in un caloroso abbraccio. Il profumo della più piccola invase, come sempre, i polmoni, non che la parte del cervello che ancora ragionava, di Santana, che si lasciò andare appoggiando la testa sulla sua spalla. La bionda, dal canto suo, sorrideva allegra, Santana era ancora lì, non l'aveva abbandonata.

 

L'abbracciò fu interrotto da Quinn che chiamava tutti a tavola. A malavoglia si lasciarono e, tenute per mano, scesero le scale fino alla sala da pranzo. Vedendole arrivare Q sorrise all'amica, che ricambiò sedendosi a tavola, affiancata dalla sua bionda preferita. Kai si era accomodata di fronte la sorella e la guardava con un accennato distacco, sufficiente da incuriosire l'altra. Nonostante tutto, non parlò.

Se l'Inghilterra giocasse come la facciamo giocare noi, sarebbe la squadra migliore del mondo.” Esclamò allegro alla coetanea, il biondo.

Decisamente! Ma sempre dopo la nostra amata Barcellona.”
“ Sempre!” Alzò le mani con faccia solenne, facendo ridere di gusto l'amica.

Ovvio, giocate a modalità principiante.”

Sempre a distruggere sogni stai, eh?” Rimbeccò Chris, la sorella più piccola.

Sempre!” Copiò l'espressione di Peter poco prima, facendo ridere tutti i presenti.

E così non avete fatto niente tutto il giorno?” Domandò Santana, con un tono che stava a significare 'La prossima volta vai a scuola.'. La ragazzina la guardò duramente.

No, la cosa ti turba?”

No.” Rispose sorpresa dalla sua reazione, leggermente infastidita.

Saremmo dovuti andare al centro d'assistenza per cantare un po', ma era chiuso.”

E ci siamo anche dimenticati di andarci dopo!” Ridacchiò la 17enne. L'altro sorrise complice. Quinn portò le porzioni a tavola e tutti iniziarono a mangiare. Sebastian aveva parlato molto poco quella sera, non aveva rivolto parola alla latina neanche per salutarla, si era limitato ad osservarla.

Sebastian ha detto che è stata una missione difficile quella di oggi.”

Sì, Quinn. Ma niente di che.”

Diciamo che Santana è viva per miracolo.”

Perché?” Domandò sbigottita a Sebastia, Brittany.

Se non era per un collega che l'ha scaraventata a terra si beccava una bella pallottola in testa.” Rispose serio il ragazzo. Per un secondo piombò il silenzio.

È vero?” Domandò spaventata Kai.

Come la fai tragica, Sebastian. Può capitare.”

Fortunatamente l'hai scampata!” Tentò di sdrammatizzare Quinn. Mentre gli sguardi di Brittany e Kai non accennavano a rilassarsi.

Chris, poi, intromise argomenti più leggeri e continuarono a parlare di cose stupide o semplicemente irrilevanti. Kai e Santana non si erano parlate molto, si mandavano solo degli sguardi ogni tanto. Kai sembrava quasi arrabbiata e San non capiva il motivo, ma ad ogni modo odiava il modo arrogante in cui si era posta la più piccola, così decise di ignorarla, aumentando l'irritazione nella 17enne.

Quinn parlava di qualunque cosa con Sebastian, davvero di qualunque cosa pur di poterlo guardare negli occhi. Chris e Peter chiacchieravano di calcio, insieme a Kai, che si univa ogni tanto, sentendo chiamare in gioco l'Inghilterra. Brittany parlò poco, e solo con Santana. Ma nonostante tutto la serata passò bene e Quinn, che ormai era diventata l'animatrice di ogni serata, propose un film.

Titanic.

Un film pesantuccio da guardare in una serata così allegra, ma decisamente un capolavoro. Tutti furono d'accordo.

Santana si sedette sul divano, affiancata da un lato da Brittany e dall'altro da Quinn. Accanto a Quinn era seduto Sebastian, seguito da Chris e Peter. Ai piedi del divano c'era seduta Kai, che preferì distaccarsi da tutti.

Chris inserì il DVD eccitato e tornò a sedersi. Tutti iniziarono a fissare il televisore accasciati uno addosso all'altro.

San.” Sussurrò all'orecchio della mora, Brittany, facendola sussultare.

Cosa c'è, Britt.”

Di che parla questo film?”

Non hai mai sentito parlare del Titanic?” Spalancò gli occhi sbalordita.

No... cos'è?”

È... è...”

Sì?”

Troppo lungo da spiegare, guarda.” Si limitò a rispondere.

Brittany si stese per bene, usufruendo dello spazio libero alla sua destra e poggiò la testa sulle gambe della mora.

 

Il film continuò ininterrotto per molto tempo, nessuno parlò, erano tutti troppo presi dalla storia e Santana stava seriamente iniziando a preoccuparsi del silenzio di Brittany.

D'un tratto, però, si alzò e si avvicinò a Santana, iniziando a porle tantissime domande che si era trattenuta.

Santana, ma perché non hanno costruito abbastanza scialuppe?”

Lo ha detto, Britt... il signore voleva ma non gliel'hanno permesso.”
“ Santana, Jack è dolcissimo.”

Lo so...”

Erano arrivati alla scena in cui Rose e Jack si baciano dopo che Rose aveva urlato 'Sto volando, Jack!” e Brittany aveva iniziato a piangere, insieme a Quinn. Santana si sentiva in trappola tra due ragazzine.

È così romantico...” Sussurrò Quinn tirando su col naso.

Lo è davvero.” L'assecondò Peter, che non aveva vergogna di ammettere che era sempre stato un romanticone. Santana lo guardò disgustata.

Sannie...”
“ Dì.”

Ma non sta volando...” Bisbigliò confusa.

È ciò che sta provando in quella posizione.”

Voglio provarlo anch'io...”

Britt...”

Che triste, è la signora che sta raccontando...”

Sì.”
“ Ho paura.”
“ E di cosa?”

E se poi muore?”

Non può morire se sta raccontando!”

Ah, già...” Detto ciò ricalò il silenzio. Kai era presa tantissimo dall'attore principale e non riusciva a non emozionarsi ad ogni scena. Quando arrivò la scena del ritratto a nudo di Rose, Brittany ne era rimasta totalmente colpita e non smetteva di piagnucolare.

Che hai da frignare?” Domandò stranita, Santana.

La musica... non so...” ' Aspetta di vedere la scena finale...' Pensò Santana.

D'accordo...”

Fortunatamente la scena terminò, riportando il film su una traiettoria più tranquilla e non più troppo romantica. Brittany era tesissima e tremava. Aveva paura che la nave affondasse, ripeteva ogni tanto a San.

Poi arrivò la parte 'divertente' dove Rose e Jack iniziarono a correre per la nave, inseguiti da un uomo del marito di Rose.

Santana diede un'occhiata veloce all'orologio notando che era abbastanza tardi. Subito pensò a Kai ai piedi del divano, era arrivata l'ora per lei di andare a letto ed era arrivata proprio durante la scena d'amore tra i protagonisti.

Kai...”

Non mi scandalizzo per così poco.”
“ Va a letto.”

Ti ho detto che non mi scandalizzo.”

Non è per quello! È tardi e domani hai scuola.”

Shh.”

Kai!”

Stai zitta San!” La rimbeccò Quinn, che non voleva perdersi nemmeno un dialogo del suo film preferito. La latina la guardò male, ma lei non parve accorgersene. Kai si stava comportando in modo strano.

'ICEBERG DRITTO DAVANTI A NOI' Urlarono nel film e Brittany saltò sul posto terrorizzata.

San! Sannie!” Scosse l'ispanica come se dovesse intervenire.

Brittany!”

Santana fa qualcosa!”

Che posso fare? È un film.”

Ma è inventato?”

No, è successo veramente.”

Oh no...” Sussurrò iniziando a piangere ancora di più, silenziosamente. Kai sussultò a terra e si avvicinò ancora di più al divano, sbattendo contro i piedi della sorella.

Tutto okay?” Chiese Santana abbassando la testa. La sorella non emise nessun suono, guardava fisso davanti a sé presa dall'ansia delle scene.

Oddio, quanta acqua...”

Non andrò mai su una nave.” Dichiarò Britt, tra un singhiozzo e un altro. Santana sbuffò e la guardò esasperata, ma intenerita allo stesso momento.

Le navi di oggi sono molto migliori, Britt.”

Ho paura lo stesso.”

A saperlo non te lo facevo vedere.”
“ Santana se non taci immediatamente giuro che ti infilo una mano in bocca.” Ogni tanto anche Quinn si lasciava andare, avendo a che fare con Santana aveva imparato svariate delle sue 'dolcissime' espressioni.

Brittany si era stretta a Santana, seguendo il film con estrema serietà.

Piangeva e non riusciva a calmarsi, ma nessuno l'aveva rimproverata per star singhiozzando, dato che le faceva compagnia Quinn e Peter, che però era decisamente più silenzioso. Ma la più silenziosa di tutti era Kai, nessuno si era accorta di lei.

La nave affonderà.” La fatidica frase che fece impazzire Brittany facendo nascondere il suo viso tra le mani, girandosi nella direzione opposta alla TV.

Non voglio vedere quando muoiono.”

Se non vuoi, tranquilla, nessuno si arrabbierà.”

Eppure sono curiosa.”

Ti conviene prendere una decisione, sta arrivando la scena importante.” La bionda si girò improvvisamente verso la TV e si raddrizzò e incrociò le gambe, stringendosi le caviglie con le mani. Santana le mandò un occhiata dolcissima.

Sannie...”
“ Dimmi...”

Perché hanno iniziato a suonare, se sta affondando la nave...?”

Vogliono alleggerire la situazione.”

Sannie, quei bambini non stanno aspettando proprio niente, vero?”

Già...”

Non si salveranno, vero?” Continuò a voce bassissima, così che solo la latina potesse sentirla.

“ … Immagina....”

Non è giusto.”

Lo so, Britt.” All'improvviso Kai tirò su col naso. Santana spalancò gli occhi e si affacciò per guardare la sorella.

Stai piangendo?” La stuzzicò maligna.

Ma ti vuoi stare zitta?” Rispose Kai.

Ma ti vuoi calmare?” La riprese l'ispanica.

Ma mi fai sentire?” La strattonò Quinn.

Poi il silenzio.

Brittany aveva indossato la felpa, affermando di sentire freddo per Rose, che era immersa nell'acqua gelida per salvare il suo amato. Quinn aveva lasciato in pace Santana e si era accoccolata tra le braccia di Sebastian, che se l'era avvicinata di peso, vedendola tremare e piagnucolare.

Il tempo passava, e si sentiva la tensione nella stanza.

Mancano le scialuppe...” Sussurrò Brittany a nessuno in particolare. Poi si avvicinò alla mora e le sussurrò.

Mi dispiace per tutte le persone che sono morte sul Titanic...”

Brittany, non possiamo farci nulla, è successo cent'anni fa.”

Poveri bambini...”

Sì, poveri.” Annuì la mora.

Appoggiata alle sue gambe l'adolescente sobbalzava ad intermittenza.

Stava piangendo, cosa che succedeva di rado. Era sempre stata una ragazza dolce ed altruista ma non si commuoveva mai. Santana sentiva il bisogno di consolarla in quale modo, semplicemente perché lo stava facendo con Britt e non era giusto che non lo facesse con sua sorella. Niente che venisse dal suo cuore. Voleva bene alla giovane ai piedi del divano, ma non si sentiva troppo in confidenza con lei. Era un affetto di base, forte ma non realmente dimostrato. Kai se n'era accorta ed era iniziata ad essere gelosa perfino di Brittany.

Arrivò la scena in cui Rose era salita sulla scialuppa ma guardando Jack era ritornata da lui sulla nave, e adesso il marito tentava di uccidere Jack. Brittany si era portata una mano alla bocca e continuava a guardare tutto con gli occhi spalancati e le lacrime che scendevano incontrollabili.

Santana le portò un braccio sulle spalle, avvicinando la ragazza bionda, più vicino a lei.

Avranno freddo, avranno paura...”

È solo un film...”

E tutta quella gente morirà.”

Britt, lo hai già detto.”

Ma adesso le navi...”

Hanno tutte le scialuppe pronte, sì Britt.”

Meno male.”

Sì...”

Mardock aveva iniziato a sparare alla gente, per poi suicidarsi con la sua stessa arma. Brittany rimase scioccata e continuava a piangere, per poi sibilare un “Che bastardo.” rivolto al martio di Rose, che aveva afferrato una bambina solo per salvarsi.

Poi... La scena del capitano... ah, quella scena l'aveva atterrita totalmente e fu allora che Santana si accorse che forse, quel film, era troppo emozionante per la bionda. La parte dei musicisti, che volevano morire insieme... Brittany afferrò un cuscino nascondendo il suo viso, tranne gli occhi, continuando a fissare le scene della povera gente che sapeva che sarebbe morta di lì a poco.

L'acqua dappertutto, la musica di violino. Tutto era troppo commovente, anche la latina dovette ammetterlo, lasciando che i suoi occhi si inumidissero. Kai sussultò ancora per l'ennesimo singhiozzo e allora Santana si portò giù dal divano.

Va tutto bene?”

Sì.”

Beh...” Stava per iniziare a parlarle quando sentì la mano di Brittany chiamarla con urgenza inaudita. Jack e Rose erano insieme, abbracciati sulla nave. La gente si buttava dalla nave e tutti piangevano, tutti pregavano, urlavano e c'era morte e disperazione. Troppo per la biondina, abituata ai suoi classici della Disney. Santana risalì sul divano stringendo forte a sé una Brittany terrorizzata, tremante e piangente. Le posò diversi baci sulla fronte e tentò di rassicurarla.

La nave si spezza in due parti. La biondina trattiene il respiro e San inizia a cullarla tra le sue braccia.

Se non vuoi, possiamo smettere di guardare.” Ma l'altra era troppo presa dalla scena finale. Anche l'ultimo pezzo della nave stava affondando. Proprio nel momento in cui Rose e Jack finirono nell'acqua gelida, insieme, Britt iniziò a tremare.

Okay, questo è fin troppo per te.”

Nuota Rose! Continua a nuotare!” Esclamò Jack dal televisore. Brittany era paralizzata e Santana tentava di smuoverla verso un'altra stanza, ma sembrava che la sua concentrazione fosse tutta dedicata al film.

Vuoi vederlo, sì o no?” Domandò preoccupata la latina, tentando di farsi ascoltare. La bionda si limitò ad annuire. L'ispanica si lasciò cadere sul divano e si passò le mani tra i capelli. Guardare l'amica così spaventata era dannatamente preoccupante. Si sentiva in colpa per non averci pensato prima. Era decisamente una visione troppo brusca per una mente così infantile e delicata.

Kai si lasciò andare ad un pianto leggermente più accentuato e Quinn se la chiamò accanto. Si liberò, quasi senza preoccuparsene, dall'abbraccio di Sebastian e afferrò la mano di Kai, facendola sedere sul divano proprio accanto a lei, l'abbracciò e la fece accomodare in un suo dolce abbraccio, mentre con una mano le accarezzava il capo. Un po' come stava facendo Santana con Brittany. La mora guardò le due ragazze al suo fianco con gelosia. Insomma, Kai era SUA sorella e Quinn stava facendo il suo lavoro... Kai le mandò un veloce sguardo, come per volerle farle notare la situazione e la latina si girò immediatamente, venendo colta impreparata.

Sannie...” Sussurrò malinconica Britt, richiamandola alla sua attenzione.

Britt-Britt...”

Jack non resisterà ancora per molto... fa troppo freddo. Lo vedo dal ghiaccio che ha nei capelli...”

Brittany, questo non è un cartone, le cose non vanno sempre bene.”

La più piccola annuì, tentando di mantenere un certo contegno di fronte allo scorrere delle immagini. Questo finché non si arrivò alla scena dei cadaveri. Tutti i corpi morti che galleggiavano nell'acqua, donne e bambini. Brittany non proferì parola, sbarrò gli occhi e trattenne il respiro. Era andata. Totalmente.

San-Santana.”

Dimmi tutto.”

È morto.” La mora non seppe che rispondere. Si limitò ad accoglierla tra le sue braccia, cullandola con dolcezza. La bionda iniziò a piangere forte quando la canzone 'My heart will go on' intonò come sottofondo di quella scena straziante. Quinn piangeva come lei, mentre Kai si alzò tremante ed andò via, ancora singhiozzante.

Il corpo di Jack era affondato e Rose era riuscita ad attirare l'attenzione su di sé.

Brittany si coprì la faccia con un cuscino, soffocando il pianto pesante che le aveva provocato quella scena atroce e le parole dell'anziana attrice che raccontava delle 1500 persone morte a bordo del Titanic. Santana si alzò ed accese la luce nel salone. Peter aveva il volto bagnato dalle lacrime, come anche Quinn. Continuarono a guardare la parte finale del film con occhi diversi, poco più rilassati e con l'accenno di un sorriso malinconico in volto. Chris si alzò, commosso, e si diresse a bere in cucina, mentre Quinn assaporava gli ultimi momenti tra le braccia di Sebastian. Santana si alzò e guardò Brittany, con la canzone in sottofondo.

Brittany, direi che può bastare.”
“ È la canzone più bella che abbia mai sentito.”

Sì, è bella davvero...”

Sarà la nostra canzone.”

Come?”

Da oggi in poi, sarà la nostra canzone.” Affermò decisa, con gli occhi gonfi e le mani tremanti. Quinn mandò un'occhiata dolcissima a Santana, sorridendo delle parole della biondina. Santana sorrise ad entrambe e portò la più piccola in cucina.

Bevi un po'. Hai mandato fuori un bel po' d'acqua!”

Come vuoi...”

Kai.” La chiamò dolcemente la sorella, vedendola bere come una dannata, affacciata sul lavello. L'altra non le rivolse nemmeno lo sguardo.

Kai... ti è piaciuto il film?”

Che ti importa.” Rispose semplicemente, asciugandosi la faccia con la manica della felpa che indossava, prima di scomparire oltre le scale, al piano di sopra. San sbuffò e si rivolse alla bionda.

Dici che riuscirai a dormire senza fare incubi?”

Brittany fece per pensarci, poi guardò la mora con sguardo terrorizzato e scosse la testa in senso negativo.

I demoni della notte mi giocano sempre brutti scherzi quando vedo questi film.”

Capisco...”

Sannie, avrei proprio bisogno di te stanotte.” La guardò implorante, senza alcun segno di maliziosità o altro, semplicemente da ragazzina impaurita che voleva essere confortata.

Vieni, che ti presto un pigiama.” Sussurrò la latina afferrando una mano della bionda portandola verso il piano di sopra.

Tutti erano presi dalle loro questioni.

Nessuno si accorse di Sebastian e Quinn che si baciavano sul divano.

Chris e Peter erano usciti, diretti alla villetta degli Evans per portare il ragazzino a casa e i due ragazzi erano rimasti soli nel salone. Santana era sparita con la sua ragazza verso la sua camera e Kai era, probabilmente, già nel suo letto. Avevano avuto tutto il tempo di assaporare l'uno le labbra dell'altra, senza problemi o complicazioni.

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Colazione in casa Lopez ***


Perdonatemi vi prego. Sono al secondo anno di liceo e mi sto impallando col latino... 
Spero proprio di essere più puntuale la prossima volta!! Perdono 'Mbari. :33
______________________________________________________________________________________________________________________________________
Le due ragazze salirono le scale l'una con la mano nell'altra. Santana non aveva per niente sonno mentre Brittany sbadigliava in continuazione. Arrivarono alla camera della latina, il piano di sopra era illuminato e Kai andava avanti e indietro per il bagno e la sua camera e nonostante passasse accanto a Santana, non si preoccupava di salutarla. La mora sbuffò più volte a quella scena, proprio non la capiva. Da un momento all'altro si era arrabbiata per qualcosa che lei doveva ancora scoprire. Si limitò a pensare a Brittany, che intanto si era già appisolata sul suo letto.

Scegli tu il pigiama che vuoi. Sono in quel cassetto.”

Va bene.” Rispose, alzandosi pigramente dal letto e trascinandosi fino alla cassettiera. Aprì un primo cassetto e si sentì avvampare. L'ispanica si girò di scatto e iniziò a gesticolare imbarazzata.

Non quel cassetto! Quello sotto!” Si affrettò a dire, notando che l'altra aveva aperto il cassetto della sua biancheria. Brittany afferrò un pigiama azzurro con un gattone sopra.

Ti piacciono i gatti!”

Oh no. Quello non è mio. Non so come ci sia finito, credo sia di Kai.”

Ah...”

Ma se vuoi puoi indossarlo.”
“ Davvero?”

Credo di sì...”

D'accordo!” Detto ciò la bionda incominciò a spogliarsi, non curandosi della presenza dell'amica. La latina si girò di scatto e si coprì gli occhi balbettando qualcosa riguardo la sfacciataggine di Brittany, ma niente che potesse realmente essere compreso uscì dalla sua bocca. Si limitò, così, ad aspettare che l'altra avesse finito di cambiarsi.

Hai fatto?”

Puoi girarti eh... non mi da fastidio.”

Preferisco trovarti in pigiama piuttosto che in mutande.”

Sono pronta!” Esclamò la più piccola ridacchiando, ma quando l'ispanica si girò non era affatto pronta. Aveva indossato solo i pantaloni. Santana sobbalzò arrossendo e si rigirò immediatamente, provocando le risate dell'altra.

Aahaha...”

Non eri per niente pronta!”

Scherzetto!”

Scherzetto un corno! Vado a cambiarmi.” Esordì infastidita, afferrando il suo pigiama dalla sedia e dirigendosi verso il bagno.

Entrò spedita e non si preoccupò nemmeno di bussare, l'unica cosa che fece fu entrare di soppiatto e chiudere la porta a chiave in un movimento repentino. Si appoggiò alla porta con gli occhi chiusi, sbuffò e quando li riaprì si ritrovò la sorella, con una grande T-Shirt di Chris che la copriva tutta fino al ginocchio, mentre si lavava i denti. Quando questa si girò verso la porta, quasi si affogò con il dentifricio.

Fantana?” Chiese con la bocca piena.

Scusami, è che mi dovrei cambiare.” La più piccola si sciacquò la bocca e si asciugò la faccia.

Hai la tua camera.”
“ C'è Brittany.”

Oh, c'è Brittany.” Commentò col tono di chi la sapeva lunga.

Sì, e allora?”

Niente.”

Kai, si può sapere che diavolo ti è preso?”

Nulla.” Fece per uscire, con fare disinvoltura, ma fu bloccata.

Spostati.”

No.”

Voglio andare a dormire, ho sonno.”

Non uscirai di qui prima di aver chiarito.”

Chiarito cosa?”

Non ne ho idea, illuminami!” Incrociò le braccia al petto.

Non ho proprio nulla da dirti, Santana.”

Perché sei così scontrosa?”
“ Se rifletti puoi arrivarci!”

Sinceramente, non so di cosa parli.”

Ma sta zitta.”

Hey!”

Che diamine vuoi?”

Abbassa i toni.”

Ti vuoi spostare?”

Kai!” Urlò la più grande, facendo sbuffare la 17enne, che si andò a sedere sul bordo della vasca. Kai sapeva che quando la sorella urlava così bisognava ascoltarla, per evitare di prenderle.

Ho sonno, quindi fa presto.”

Sei tu che mi devi spiegare cosa c'è che non va. Cosa ti ho fatto?”

Niente.”

Kai rispondi ancora così e ti metto in punizione per un mese!”

Tu non sei mia madre.”

E chi sarebbe tua madre?” Domandò malignamente la latina, facendo abbassare il capo all'altra.

Adesso dimmi qual'è il problema.”
“ Fammi andare da Quinn.” Sussurrò l'adolescente con voce rotta.

Quinn? Che c'entra adesso?”
“ Voglio stare con Q.”

Non vuoi stare con me?” Chiese la mora stranita, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, ma si dovette ricredere quando vide Kai negare col capo.

Cos-? Perché?”

Lasciami andare da lei.”

Perché non vuoi stare con me e parlare.”
“ Perché con te non si può parlare! Con me sei Santana Lopez la poliziotta.”

Io sono sempre Santana Lopez la poliziotta.”

No, invece.”

Ah no? E quando non sarei me?”
“ Quando sei con quella biondina.”

Brittany?”

Certo non mi riferivo a Quinn!”

Non dire stronzate, Kai.”

Sì, già, tutto ciò che dico sono stronzate, solo Quinn mi ascolta ed è premurosa.”

È così? Bene, allora va da lei.” Rispose a tono aprendo la porta del bagno. Kai uscì senza guardarla in viso e scese le scale per raggiungere Q.

Santana richiuse la porta e incominciò a spogliarsi. Si lavo i denti e poggiò gli abiti sulla sedia del bagno. Si guardò allo specchio, scrutandosi con i suoi stessi occhi cercando di capire quanto fosse vero quella che la più piccola le aveva rinfacciato ma l'unica riflessione che fece la portò ad imprecare in spagnolo mentalmente, contro la sorella.

Uscì dal bagno e si diresse in camera sua. Appena varcò la porta, vide Brittany accoccolata nel letto di Santana, la coperta alzata fino a sotto gli occhioni azzurri che la guardavano dolcissimi e un po' umidi per la stanchezza. Santana sentì il cuore batterle all'impazzata e chiuse velocemente la porta. Sapeva che stava per diventare la persona più dolce della terra in presenza di quella ragazzina e nessuno avrebbe dovuto assistere a una scena così rara.

Britt... il tuo letto è quello.” Sussurrò indecisa, indicandole un materasso che andava messo a terra e preparato.

Non voglio dormire da sola...”

Non sei mica sola.”

Sì, ma. Se non sto con te è come se fossi sola.” Rispose con ovvietà, facendo sciogliere letteralmente il cuore di Santana, che le sorrise e le si posizionò accanto, stringendosi a lei.

Sei così calda, Sannie.”

Shh...” La zittì dolcemente prima di posarle un bacio sulla guancia. Brittany si accoccolò sul suo petto e strofinò il suo musetto sul suo collo. Portò una gamba un po' più in alto, circa all'altezza del ginocchio dell'altra.

Sannie...”
“ Sì?”

Buonanotte.”

Anche a te, Britt.”

Detto questo, entrambe chiusero gli occhi, accoccolate l'una addosso all'altra. Un leggero sorriso prese vita sul viso delle ragazze, felici come mai. Soprattutto Brittany. Le era venuto un colpo quando la latina le aveva chiesto indirettamente di restare. Dormire stretta al caldo e accogliente corpo dell'ispanica era stata una delle fantasie che aveva invaso la sua mente da quando era riuscita ad osservarla meglio, nell'intero splendore delle sue curve. Si sentiva la persona più fortunata del mondo. Era felice per la prima volta nella sua vita. Beatamente innamorata.

Santana stringeva tra le braccia il piccolo corpo accanto a lei. Non si era mai sentita così bene prima di allora. Nessuno l'aveva mai amata veramente e nessuno aveva mai dimostrato la dolcezza di Brittany nei suoi confronti. Nessuno. E si era sempre sentita incompleta per questo, ormai aveva 25 anni e, anche se non lo avrebbe ammesso mai e poi mai, desiderava avere una famiglia. Lo desiderava con tutta sé stessa. I bambini la infastidivano, era vero. Odiava tutto di loro, ma aveva notato che questo odio non c'era nei confronti di Dianna solo perché lei era stata resa partecipe della sua vita in veste di zia. L'aveva praticamente cresciuta anche lei e a volte si ritrovava a sperare che fosse sua figlia. In pratica aveva maturato l'idea che erano i bambini degli altri a infastidirli e non quelli che avrebbe avuto nella sua vita di famiglia, loro sarebbero stati speciali, sarebbero stati suoi.

Dopo qualche minuto in quella posizione comodissima, entrambe si addormentarono subito e fu una sorpresa risvegliarsi insieme la mattina dopo.

La finestra era rimasta aperta, dato che la sera precedente faceva abbastanza caldo, il sole si era lentamente espanso in tutta la stanza attraverso le tende di seta bianca. La luce aveva pizzicato gli occhi chiari di Brittany, particolarmente sensibili. La ragazza li aprì con fare assonnato e quasi le prese una colpo trovandosi davanti il musetto di una Santana intenta a riposare. Un viso corrugato quanto tenero. La bionda, resasi conto di essere ancora avvolta tra le sue braccia, si avvicinò ancora di più alla mora posandole un bacio a fior di labbra, che la latina non percepì nemmeno. Poi tornò a ristendersi tra le sue braccia, non staccando gli occhi dall'ispanica di fronte a lei.

La guardò per qualche minuto, finché la luce non infastidì anche gli occhi scuri della più grande, che fu costretta a malavoglia ad aprirli. Quando ebbe schiarito la vista, si scontrò contro lo sguardo dolcissimo di Brittany. Avvampò immediatamente, ricordandosi solo allora della presenza della bionda nel suo letto.

Buongiorno.” Sussurrò dolcemente la più piccola, sporgendosi per donarle un secondo bacio sulle labbra della latina, che non fu capace di scansarsi da quelle della bionda. Questa si staccò con lentezza dal viso della mora e la osservò sognante. Santana era estasiata dalla delicatezza di quelle labbra così dolci e aggraziate. Non aveva niente a che fare coi baci dei ragazzi, a volta fastidiosi per la barba, altre volte rudi perché primi di romanticismo, a volte violenti, e a volte semplicemente non gradevoli quanto quelli di Brittany.

La bionda, incapace di trattenersi, ribaciò la latina che ricambiò immediatamente all'invito. Un bacio casto e delicato. Nonostante Santana si stesse mangiando Brittany col solo uso delle labbra. Il bacio puro che Brittany aveva, inizialmente, donato alla ragazza appena svegliata accanto a lei, era diventato qualcosa di molto più passionale e pieno di parole non dette. Parole della sera scorsa che, semplicemente, nessuna delle due era riuscita a pronunciare. Santana afferrò il collo della più piccola e si portò a sedere, troppo presa dal bacio. Si lasciò decisamente trasportare portandosi sopra a Brittany e baciandola come se si dissetasse delle sue labbra. L'altra, dal canto suo, non desiderava altro. Le loro lingue si scontravano in una lotta d'amore e Santana non poteva crederci ancora di star baciando una donna, ma soprattutto quella ragazza dall'aspetto così innocente. Non poteva credere di non star baciando un ragazzo, un uomo. Era, invece, impegnata con una ragazza più piccola di lei e le sue mani avevano infinitamente voglia di toccare ogni parte del corpo di Brittany che la rendeva donna. Un'attrazione che non l'aveva mai presa le si fiondò addosso, aveva voglia di lei. Fortunatamente, però, godeva di un forte autocontrollo che le impedì di andare oltre il toccare il seno della bionda. Quando si staccarono per riprendere fiato Brittany guardò intensamente Santana ed accennò un sorriso soddisfatto.

Che c'è?” Chiese curiosa la mora, ancora col fiato corto.

Non hai idea da quanto aspettassi questo momento.” Continuò sorridente, indicando con un dito le mani della più grande sul suo seno. San si imbarazzò alquanto e guardò altrove tentando di non incrociare il suo sguardo, senza però smettere di muovere le mani su di lei. Britt era decisamente accaldata.

Mi piace tanto.” Sussurrò estasiata socchiudendo gli occhi. A quelle parole la latina sentì una forte eccitazione, quindi decise di smetterla. Alzò lentamente le mani ma la bionda fu più veloce e le riafferrò riportandole dov'erano.

Non smettere.”

Britt..”

Non smettere, ti prego.” E poi, con molta più audacia di quanto credesse di avere, afferrò il polso dell'ispanica e guidò la mano tra le sue gambe, facendole toccare il punto più sensibile del corpo. Brittany strinse gli occhi, palesemente eccitata, e la latina la guardò spaesata. Non sapeva cosa fare.

Brittany...”

Per favore...”

Non so cosa devo fare Brittany, e non voglio.” Rispose così Santana alla provocazione, ma la bionda non le permise di spostare la mano da dove l'aveva andata a poggiare, anzi, tentò di muoverla lei stessa. A quel punto l'ispanica si ritirò con la forza e si alzò dal corpo della più piccola sotto di lei. Non aveva voglia di andare così tanto oltre e soprattutto non con le idee confuse come le aveva lei. Brittany si alzò sui gomiti e la guardò stordita.

Santana...”

Brittany, con calma...”

Sì, scusami.” Sospirò la bionda, rendendosi conto che stava davvero correndo troppo. Santana si mise a sedere sul letto e controllò l'orario. Erano ancora le 6:00 del mattino.

Devi andare al lavoro oggi?”

Come tutti i giorni.”

D'accordo...” Sbadigliò la più piccola, stiracchiandosi in modo adorabile. La latina sorrise intenerita prima di alzarsi per andare a prepararsi la colazione. Britt la seguì subito.

Dove vai?” Le domandò sulle scale.

A fare colazione.”

Posso venire?”

Ovvio.”

Le due scesero al piano terra e si accomodarono in cucina. Santana rimase in piedi per la cucina mentre l'altra si era accomodata su una sedia al tavolo.

Vuoi qualcosa in particolare?”

Non so, di solito la mattina non mangio. Vado a letto tardi per vedere i cartoni e poi la mattina mi sveglio che è già ora di pranzo.”

Wow... Quindi ti va bene una tazza di latte? Qui non siamo molto favorevoli alla pancietta e uova strapazzate per la colazione. Quinn è fissata con la sana alimentazione...”

Mi va benissimo, grazie.” L'ispanica le sorrise prima di preparare due tazze di latte per entrambe. Cacciò fuori i cereali e i biscotti e mise le due tazze nel forno a microonde. Si andò, poi, a sedere accanto all'amica.

Dormito bene?”
“ Come mai in vita mia.”

Sono contenta.”

Spero non sia l'ultima volta che capiti...”

Certo, puoi restare tutte le volte che vuoi.”

Non mi riferivo a quello.” Ammise imbarazzata, indicando di nuovo il suo petto. La mora la guardò indecisa. Che ardua tentazione quella ragazzina...

Dovrai essere paziente.”

Ma perché? Io ti faccio sempre le coccole, ma tu non le fai mai a me.”

Ti ho già detto cosa ne penso a riguardo.”

Sei difficile...”

In che senso?”
“ Dici una cosa e ne fai un'altra. Prima dici di non voler fare le coccole e poi me le fai di punto in bianco... Prima dici di essere arrabbiata e subito dopo non è successo nulla. Prima dici di non amarmi e poi mi baci...”

La latina spalancò gli occhi stupita.

Cavolo, te le sei segnate?”

No... è che tento di fare quello che mi dici ma mi sconvolgi sempre, dovresti saperlo che non sono molto intelligente...”
“ Smettila con questa storia.”

È la verità...”

No che non lo è.”

Credo tu sia l'unica a pensarla così.”

È un problema degli altri.”

La mia stupidità è un problema mio.”
“ Non sei stupida. Loro sono stupidi a pensarlo!”

Non ne sono sicura... ma mi fido, perché sei un unicorno.”

Sei tu l'unicorno, Britt.” Le rispose dolcemente Santana accarezzandole una guancia, che sentì avvampare sotto le dita.

Che fai, ti imbarazzi?” Chiese divertita la più grande.

È che... nessuno è mai stato così gentile con me.”

Proprio perché sono stupidi.”

Ti amo, Sannie.” Esclamò con occhi sognanti la piccola, sorridendo teneramente. Santana tirò via immediatamente la mano dal viso di Britt e spalancò la bocca e gli occhi in una smorfia di stupore. Non era preparata a tutto questo.

Cavolo Britt... avvertimi prima di dirmi cose del genere.”

È che mi viene dal cuore...”

Si, si, come vuoi.” Rispose sbrigativa alzandosi dal posto e gesticolando con le mani.

Perché fai così quando si parla di sentimenti?”

Perché ti ho già detto che è sbagliato.”

Ma ci siamo baciate... più di una volta.”

Questo non significa niente.”
“ I nostri baci non significano nulla?” Domandò investigativa la bionda.

Beh...”

Santana?”

Sì, ecco...” L'ispanica portò in tavola le tazze e iniziò a buttarci dentro una gran quantità di cereali.

Sei poanazza, Sannie!”

Si dice paonazza, Britt.”

Sei rossissima, Sannie!” Ripeté come se non fosse successo nulla.

Che fai cambi parola?” Ridacchiò la più grande.

Ti imbarazzo tanto?”

No...”
“ E allora perché hai sempre queste reazioni...”
“ Te l'ho detto che non ci sono abituata, sono più brava con i fatti che a parole...”

Oh...”

Non pensare subito male!”

Scusami è che sei davvero meglio a fatti!”

Ah sì?” La stuzzicò divertita la latina, notando il viso vispo dell'altra.

Sì!”

Quindi per te andrebbe bene che facessimo solo che nostre sessioni di coccole senza che ci parlassimo nemmeno?”

Io credo che questo piacerebbe più a te...”
“ Forse...” Santana ci pensò su, per poi rimangiarsi velocemente le parole. “ No, in verità no.”

Ah no?”

No!”

Quindi ti andrebbe che parlassimo solamente senza nessuna delle nostre sessioni di coccole?”

A che gioco stai giocando?” Domandò l'ispanica, tra una cucchiaiata di cereali al cioccolato e un'altra.

Sto cercando di capire cosa conta per te.”

Credo sia ovvio...”

Mica tanto.”

Tu. Tu... conti per me...” Sussurrò imbarazzandosi, per l'ennesima volta, prima di affondare il viso nella tazza, nell'intento di sorseggiare un po' di latte.

Sei adorabile quando fai la romantica.”

No, non lo sono. Sembro una stupida ragazzina alle prime armi! Non posso crederci, al liceo ero io che facevo dannare i ragazzi per me e ridevo della loro goffaggine...”

Non è vero, Sannie. Sei fantastica.”

Come vuoi...”

Ma ho bisogno che tu mi dica una cosa...”

E sarebbe?”

Sei... innamorata di me?”

Santana ingoiò a vuoto e si tirò indietro i capelli con fare preoccupato. Le guance, che ormai erano costantemente accaldate, non lasciava il loro colorito acceso. Guardò Brittany con aria implorante, come se le stesse chiedendo di ritirare la domanda, ma la bionda la fissò incantata, aspettando che rispondesse un perfetto “Sì”.

Non lo ripeterò.” Premise la latina. “ Credo di amarti sul serio.” Esclamò tutto d'un fiato. La ragazza dagli occhi azzurri quasi cadde dalla sedia. La guardò con immensa gratitudine e poi l'abbracciò. L'abbracciò come non aveva mai abbracciato nessuno.

Non lo hai mai detto a nessuno, vero?” Chiese teneramente Britt.

No...”
“ Sono felice di essere stata la prima. Non te ne pentirai.”

Sei perfetta, Brittany.”

Sì, ma tu sei mia, Sannie.” Rispose l'altra, prima di donarle un fugace bacio sulla guancia. Si scambiarono un sorriso complice e poi tornarono a consumare la loro colazione. 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Kaylor ***


 

Passarono una decina di minuti. Le ragazze chiacchierarono amichevolmente nella cucina ancora per un po'. Brittany aveva rovesciato il suo latte addosso nell'intento di dare un bacio sulla guancia a Santana. Le due si erano divertite a ripulire tutto, tra le battutine della più grande e l'altra che fingeva di offendersi. D'un tratto, poi, era scesa con fare assonnato, la piccola Kai. Si strofinò gli occhi e sbadigliò un paio di volte, stiracchiandosi tra un passo e l'altro. Quando arrivò nella cucina, Santana stava riposando le stoviglie al loro posto, sciacquandole rapidamente prima di infilarle in lavastoviglie, e Brittany stava guardando la grande macchia sul pigiama, che si era proprio andata a formare sulla testa del gatto. Ci mise meno di un secondo nel ricordarsi che quello era il suo pigiama.

Quello è mio!” L'improvvisa esclamazione di Kai spaventò le due ragazze, che non l'avevano neanche vista arrivare.

Che spavento, Kai!” Sussultò Brittany.

Perché ha addosso il mio pigiama?”

Perché non lo avevi addosso tu, semplice.” Rispose secca Santana.

Cosa c'entra! Ci tengo a quel pigiama e me l'ha anche sporcato!”

È stato un incidente.”

Non mi interessa! È roba mia, decido io cosa farne!”

Ti vuoi dare una calmata?”

No che non mi calmo! Sono stufa!” Esordì furiosa prima di risalire al piano di sopra con passi pesanti.

Brittany e Santana si guardarono confuse, la mora anche con una leggera incazzatura che si lasciava intuire dalle sopracciglia aggrottate.

Santana...”
“ Che c'è?”
“ Avevi detto che potevo indossarlo!”

Hey, non ti ci mettere anche tu!”

La 17enne arrivò alla propria camera come una furia. Si preparò i vestiti da indossare e lo zaino con tutti i libri. Quella mattina sarebbe tornata a scuola. La cosa la rendeva felice, finalmente sarebbe potuta stare con le sue amiche e avrebbe potuto tornare a far parte del Glee Club della scuola. In verità era anche abbastanza eccitata dalla notizia della nuova arrivata, Taylor, la ragazza di cui le aveva parlato Peter Evans. Forse sarebbe stata la giusta occasione per trovarsi una nuova amica. Magari sarebbe stato un tipo particolare, intrigante, o forse niente di che. Ad ogni modo la curiosità la stava divorando e per un secondo quasi si dimenticò di essere arrabbiata con la sorella.

La cosa che le aveva dato al cervello erano le attenzioni che Santana dedicava alla bionda. Con lei non si era mai comportata in un modo così dolce e apprensivo, perché per quanto con lei si fosse aperta, la mora non demordeva dal continuare ad essere la persona meschina e antipatica che era con gli altri e la cosa non le andava per niente a genio.

Piegò in malo modo e buttò un pantaloncino nello zaino, dato che quel giorno avrebbero fatto le prove di corsa, e corse in bagno a lavarsi e a vestirsi. Non le importava che era un po' in anticipo e tanto meno che non avesse fatto colazione. Non sarebbe certamente morta di fame, ma soprattutto non poteva vedere quella biondina che faceva le moine attorno a sua sorella. Nonostante tutto, però, non riusciva a farle del male concretamente. Avrebbe potuto svelare il suo segreto a chiunque e farla arrestare e roba del genere, ma non lo aveva fatto. Non ne aveva né l'intenzione né il coraggio.

Quando uscì dal bagno, perfettamente in ordine e lievemente truccata, scese le scale rapidamente diretta alla porta d'ingresso.

Kai.” La chiamò ferma la sorella. Un tono di voce abbastanza profondo da spaventare Noah Puckerman.

Che vuoi?”

Vieni qui.”

Devo andare a scuola.”
“ La tua scuola apre tra mezz'ora e tu ci metti circa 10 minuti per arrivare.”

Ripeto: Che vuoi?”

Dobbiamo parlare.”
“ Mi pare lo avessimo già fatto ieri.”
“ No, invece.”

A me è bastata come conversazione.”

È stata una discussione e anche abbastanza brusca!”

Tu non conosci altri modi di fare una discussione!” Si girò a guardarla negli occhi la più piccola, con una smorfia disegnata in volto.

Non ti puoi permettere di rivolgerti a me così!”

Ah no? Chi sei? mia madre?”

No, ma sono l'unica cosa più simile a una madre che tu potrai mai avere.” Kai si ammutolì ferita. Batté in ritirata, pronta ad andare a scuola, ma la latina le afferrò un braccio e la porto a sedere al tavolo della cucina. Brittany guardava la scena in silenzio, ripensando ogni tanto alla sua Taylor.

Kai, da quanto ho capito ieri... tu sei gelosa.”

Non dire minchiate.”

Sì invece!”

No, ho detto!”

Kai smettila di opporre resistenza! Non ne hai alcun motivo.”

Dio, perché non capisci?” Esclamò sbuffando.

Sì, è vero, non capisco. Spiegamelo.”

Non è niente che tu, grande prodigio del corpo poliziesco, non possa comprendere!” Detto ciò si alzò dal tavolo e corse fuori casa. Il silenzio piombò tra le due ragazze.

Gli occhi scaltri della bionda cambiarono direzione nervosamente, cercando in tutti i modi di non mettere in imbarazzo l'amica, rimasta indignata e sull'orlo di una sfuriata delle sue. Irata si alzò gesticolando fremente e parlottando ad un tono di voce troppo basso. Camminò un po' avanti e indietro per la cucina per pi girarsi all'improvviso verso la ragazza più piccola, che guardava il suo pigiama con molta concentrazione.

È stupida o cosa?” Ma l'altra non rispose. Non aveva davvero capito niente di quella situazione, ma esternare un disagio del genere sarebbe stato da sciocchi, e lei non voleva apparire più sciocca di quanto fosse già apparsa. Si limitò, così, ad abbassare il capo sconsolata, non sapendo veramente cosa dire. I passi di Quinn interruppero il silenzio. Il suo sguardo, per niente troppo assonnato, era decisamente comprensivo ed eloquente. Era palese che le avesse sentite discutere. Santana la guardò esasperata.

Non è niente di che, non soffermatevi su qualche stupido litigio.”

D'accordo.” Rispose semplicemente Quinn, non volendo per niente forzare la sua migliore amica. Sapeva com'era e come ci si dovesse comportare con lei, insistere non sarebbe servito a nulla.

 

Quando arrivò davanti al cancello della scuola questo era ancora chiuso. Sbuffò un paio di volte e si avviò verso il primo bar che vide nelle vicinanze. Ordinò il cappuccino che ordinava sempre: Con tanto zucchero e tanto latte.

Si accomodò al bancone e lo sorseggiò in piena calma, aspettando che Peter Evans la raggiungesse. Di solito era lì che si incontravano per entrare a scuola insieme, entrambi frequentavano gli stessi corsi. Iniziò a girare il cucchiaino di plastica nella bevanda notando, con un certo fascino, che il colore del cappellino era simile alla sua pelle. Santana glielo diceva sempre quand'era piccola. “ Hai la pelle al cappuccino.” e lei le rispondeva “ E tu gli occhi di caffè!”. Si divertivano spesso, da piccole, a prendersi in giro, soprattutto quando Kai sapeva che qualunque cosa le avesse detto non se la sarebbe presa perché era lei la più grande e doveva sopportarla senza aprire bocca. Non a caso, fino ai 17 anni, Santana giocava spesso con la sorella, facendola sorridere sempre. Faceva la buffa trattandola da bambina e a Kai non dava per nulla fastidio, poiché sapeva che, quando le circostanze lo richiedevano, Santana sapeva anche essere seria e matura. Le piaceva l'idea di avere a disposizione entrambi i lato della sorella, la quale tendeva a dividere categoricamente, si sentiva parecchio privilegiata. Tutti pensavano che fosse una persona cattiva, ma non lo era. Santana era stata forse la figlia che aveva sofferto di più in famiglia il divorzio e l'odio reciproco con i suoi genitori. Chris era sempre stato più forte, aveva solo pensato a come difendere le sorelle, fregandosene altamente di cosa quegli stupidi dei suoi genitori dicessero e facessero, mentre Santana aveva preso la situazione a cuore e aveva combattuto molto in quella famiglia e per molteplici motivi. Kai era troppo piccola per comprendere a pieno ciò che succedeva, ma quando lo capì non ne fece per nulla un dramma, lei aveva i suoi fratelloni a proteggerla, non le sarebbe mancato niente se avesse avuto soltanto loro. La secondogenita, invece, aveva da crescere la sorellina e, al contempo, doveva crescere sé stessa. Chris, per quanto le volesse bene e le avesse aiutate, non poteva interferire troppo nella vita di un'adolescente donna alle prese con i suoi problemi di ogni genere e natura, per cui aveva iniziato a darle i suoi spazi e ad intervenire solo se veniva chiamato a soccorrerle.

Sorrise vagamente, ripensando a cosa fosse rimasto della sua famiglia. Chris era sempre lo stesso, ma Santana?. No, lei non era la stessa. Lei aveva aperto il suo cuore a qualcuno, qualcuno che non era lei. Eppure non era gelosa di Santana, no, era gelosa del suo affetto. Aveva necessariamente bisogno di affetto e lo desiderava dalla sorella maggiore che aveva sempre stimato. Col passare del tempo, poi, la latina crebbe e diventò una stronza. Nel vero senso della parola. Kai non la riconobbe più, iniziò ad essere sempre frustrata e nervosa e, anche se credeva che nessuna l'avesse mai scoperta, la piccola sapeva che Santana aveva iniziato ad andare a letto con chiunque, come per sfogare questa sua rabbia costante. All'inizio lo era solo con gli altri, in 'famiglia' -Kai e Chris- cambiava carattere e diventata la ragazza di sempre, col passare del tempo, però, iniziò a comportarsi così anche in casa, in seguito le violente litigate tra lei e sua madre. Continuò a imporsi questo atteggiamento finché non divenne parte di lei e non divenne una stronza con i fiocchi. Da allora, le due sorelle, si erano distaccate sempre di più.

Hey...” Sussurrò Peter avvicinandosi a Kai.

Hey.”

Tutto okay?” Domandò sorridente, proprio lo stesso sorriso del fratello. La mora lo guardò per un secondo, poi si decise a non dirgli nulla. Del resto, che ne avrebbe capito?

Sì, Te?”

Non ce male.” Rispose guardando la ragazza in modo insistente.

Che c'è?”

Oggi è un giorno speciale.”

Perché?”

La prima ora è Spagnolo.”

Non ci trovo nulla di speciale.”

È una di quelle ore che condividiamo con la nuova arrivata! Avanti, Kai! Non ti incuriosisce neanche un po'?”

Perché dovrebbe?” Disse acida l'ispanica, accorgendosi di aver perso tutto l'entusiasmo che aveva provato inizialmente alla notizia della nuova ragazza.

Non ne ho idea! Le altre ragazze erano molto allegre!”

Beh, spero proprio che non mi deluda.”

Oh, ci puoi scommettere, è uno spettacolo per gli occhi.”

Stai male.”

Devi vederla!”

Che mi importa, Pet! Presentami un bel ragazzo piuttosto!”

Sì,sì come vuoi... Avanti, andiamo.”
“ Sì.”
I due si diressero verso scuola con passo pesante. Il cancello era aperto e il garage della scuola brulicava di gente. Kai e Peter si andarono a sedere sul muretto accanto all'entrata e chiacchierarono lì finché non suonò la campanella.

Quando entrarono si accomodarono vicini e iniziarono ad osservare tutte le persone che entravano nell'aula, cercando di scorgere quel viso nuovo che sarebbe dovuto entrare a momenti.

Gli occhi di Kai facevano su e giù tra il materiale scolastico, che stava poggiando sul banco, e la soglia della porta, come se non volesse perdersi l'entrare epica che avrebbe fatto. Peter la guardava divertito senza dire una parola. A volte, Kai, diceva l'esatto opposto di quello che provava, ed in quel momento ero ovvio che fosse curiosa.

Quando finalmente la ragazza fece il suo ingresso Kai ne rimase davvero stupita.

Aveva degli gelidi occhi verdi, modi altezzosi e tratti tipici degli svedesi, eppure le avevano detto che proveniva dall'Irlanda. Labbra serrate, sottili e poste in una smorfia di strafottenza. Capelli biondi e pieni di boccoli che le scendevano sulle spalle. La pelle bianca e delicata, alta e slanciata, con marcati muscoli sulle braccia. Davvero una bella ragazza. Peter aveva fatto sì che l'unico posto disponibile fosse accanto a lui e gli altri, come se si fossero messi d'accordo, avevano occupato tutti i posti. A quanto pareva quella ragazza non era simpatica a nessuno.

La giovane diede un'occhiata veloce alla classe e, una volta trovato il posto libero, ampiamente indicato dagli imbarazzanti gesti di Peter, si accomodò senza rivolgere la parola a nessuno.

Dici che sa parlare?” Sussurrò una Kai stranita. Quella ragazza sembrava una figura divina e lontanissima dall'essere definita umana. Come se fosse chiusa in una sfera di vetro, lontana da tutti.

Certo! È molto timida.”

Timida? Non mi sembra l'aggettivo adatto.”

Non sono tutti estroversi come noi, Kai.”

Sì, sì, lo so.”
“ Ad ogni modo, Taylor, ti presento Kai, Kai, ti presento Taylor.” Il ragazzo si portò indietro con la sedia, facendo si che le due ragazze si potessero guardare. La mora guardò la ragazza con un espressione un pò confusa. Nel viso di Taylor c'era qualcosa di familiare, come se l'avesse già vista, ma era sicura che quello fosse decisamente il loro primo incontro. Senza pensarci troppo allungò una mano perché venisse stretta,
 ma la bionda non lo fece, si limitò a squadrarla per bene e dire.

 

Piacere.” Kai la guardò male. Non era affatto educato da parte sua comportarsi così. Ritirò la mano in un secondo e portò attenzione al professore, ignorando totalmente lo sguardo stranito di Peter.

 

Le lezioni passarono svelte, come sempre. Il professore di spagnolo era quasi sempre impegnato a rimorchiare quella di matematica, per cui le loro ore non valevano niente. Ore di totale rilassamento. Le due ore di storia passarono con un film, quindi decisamente poco impegnativa come lezione, dopo di che suonò la campanella e tutti si diressero nella mensa.

Kai aveva perso di vista Taylor, era subito uscita dall'aula, come se temesse che qualcuno la seguisse. Con noncuranza, la mora, chiamò l'attenzione del suo compagno di banco con uno schiaffo sulla spalla.

Ahya!”

Pet, dobbiamo andare a mangiare, se non ti muovi a mettere le cose in cartella, giuro che ti taglio una ciocca di capelli in un punto compromettente della tua testa.”

Mio Dio! Quando fai così mi sembri tanto tua sorella!”

Non ci provare nemmeno a paragonarmici!”

Come non detto! Andiamo in mensa!” Annunciò il ragazzo uscendo con Kai dall'aula. I due si diressero, come al solito, ai propri armadietti, dividendosi momentaneamente, e fu allora che Kai si accorse che l'armadietto accanto al suo era di Taylor. Sulla superficie metallica vi era un'etichetta che portava il suo nome e cognome, un'altra cose che voleva dire        “ distinguersi dalla massa” dato che nessuno lo faceva.

Taylor Pierce...” Lesse avvicinandosi sempre di più.

Cosa fai? Cerchi di vederci attraverso?” Una voce melodiosa la colse alla sprovvista, facendole cadere i libri che portava al petto. Kai si girò un istante, scontrandosi con i suoi bellissimi occhi.

Come?”
“ Dicevo, che ci facevi vicino al mio armadietto?”

Niente.” Rispose sbrigativa per poi piegarsi a prendere tutte le scartoffie che erano stese sul pavimento.

Sembrava volessi vederci attraverso.” Sussurrò Taylor abbassandosi alla sua altezza e aiutandola a raccogliere i fogli.

Stavo leggendo il tuo nome.”

Qualcosa non va col mio nome?”

Non ho detto questo.”

Allora sei mezza cieca per doverlo leggere da così vicino.”

Perché ti infastidisce tanto? Non ho fatto niente!” Esclamò Kai tra lo spazientito e l'incuriosito.

Non starmi appiccicata, Lopez. Finisce male.”

Io non ti stavo appiccicata! Ho solo dato un occhiata al tuo armadietto.”

Credi che sia nata ieri? So come funzionano queste cose e solo perché abbiamo gli armadietti praticamente attaccato l'uno all'altro, non vuol dire che tu possa spingerti oltre e sbirciare il mio.”

Io non stavo sbirciando!” Improvvisamente si accorse che proprio dove Taylor aveva inciso il suo nome, vi erano delle fessure per arieggiare l'interno dell'armadietto. Era probabilmente che la bionda avesse frainteso.

Per chi mi hai presa, Lopez?”

Senti, odio quando mi chiamano Lopez.”
“ È un motivo in più per farlo.” Sorrise divertita per poi svanire tra la folla di persona che aleggiava nel corridoio. La mora guardò stranita la figura minuta che si allontanava. Era davvero magra e aggraziata. Una bella ragazza, dopo tutto.

Ti ho vista, sai?”

Eh?”

Ti ho vista, mentre le parlavi!” Sorrise eccitato Peter. “ Allora? Cosa ti ha detto.?”

Niente di che. Credeva che stessi spiando il suo armadietto.”

Oh...”

Tranquillo, credo che abbiamo chiarito.”

Meglio per te, non mi sembra esattamente un rivale scarso. Non ti ci conviene metterti contro.”
“ Ma se nemmeno la conosci.”

Sì, insomma, è un impressione!”

Si ma adesso andiamo in mensa? Sto morendo di fame!” Esclamò in modo teatrale Kai, facendo sì che Peter scoppiasse in una leggera risata.

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=998936