Nuova vita, nuovo amore...

di Purple_Rose
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Spiegazione ***
Capitolo 2: *** Cominciamo! ***
Capitolo 3: *** La mia nuova vita (di Purple_Rose) ***
Capitolo 4: *** Chapter 01: Comincia la nuova vita (di Marie16) ***
Capitolo 5: *** L'inizio di una semplice nuova vita ***
Capitolo 6: *** Che cos'è davvero il calcio? (di Purple_Rose) ***
Capitolo 7: *** capitolo 1 ritrovare un vecchio amico. (Devil_hiroae) ***
Capitolo 8: *** Festa, tra incontri e imbarazzi (di Purple_Rose) ***
Capitolo 9: *** Chapter 02: Piangere, scoprire, aiutare! (di Marie16) ***
Capitolo 10: *** cap 2. il continuo del mio primo giorno di scuola (DaRk_HiRo, ex Devil_hiroae) ***
Capitolo 11: *** cap 3: il pic-nic (DaRk_HiRo) ***



Capitolo 1
*** Spiegazione ***


Salve gente!
Per chi non mi conosce mi presento… sono Purple_Rose, alias Camilla, anche chiamata Milla!
In giro vedo di continuo Round-Robin, così mi viene da pensare:
-E che diamine, !Milla! Fanne una pure tu!-
E io ascolto mai alla mia sapientissima testa? Di solito no… ma questa è un’altra storia!

Allora… la mia ideuzza è questa e, anche se è un po’ banale, la trovo carina:
voi ragazze vi trasferite a Inazuma-chou da dove volete(sia dal Giappone, sia da altre nazioni, in questo caso decidete se parlate giapponese o no) e “casualmente” la vostra nuova scuola è la Raimon, quale novità…

va beh, comunque qui incontrate un ragazzo che vi fa battere forte il cuore, in termini romantici. Qui decidete come incontrarlo e chi è: è il genio della classe, è il bullo, è solo un ragazzo, è un emarginato sociale… tutto è concesso, insomma 

Potete scegliere chi volete, inclusi i ragazzi di Inazuma Eleven Go.

Trovo che avere ognuno il proprio ragazzo sia carino, così leggo qualcosa di nuovo ogni volta, ma se dovete contendervelo a suon di ceffoni virtuali(ai limiti del possibile) allora non importa, può sceglierlo più di una.
 
C’è altro?… ah! Ho messo OOC perché se volete modificare il carattere del personaggio scelto per me non c’è alcun problema! Campo libero, in breve!
 
Essendo un anime calcistico il calcio sarebbe d’obbligo, ma se vi annoia potete evitare. Nel primo caso potete benissimo fare la manager o la calciatrice(ruolo a scelta) o la tifosa del calciatore scelto!

Venite a curiosare! C’è Milla ad aspettare!

Tenma: ahem!(tossisce per finta)
Ah! Sì! Tenmino è mio! ALLA LARGA!
(tira fuori la sua carabina e il suo sguardo omicida)
Tenma: -_-“ ormai ci ho fatto l’abitudine…
Ciao!

Purple_Rose 

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Capitolo 2
*** Cominciamo! ***


Well, direi che per la prima round-robin che faccio quattro storie siano sufficienti, poi vedremo se si unirà qualcun altro… diciamo che le iscrizioni sono sempre aperte anche dopo la pubblicazione di altre storie!
Okay, vediamo un po’ chi abbiamo…

  • Bloody_Devil_97= Fidio/Paolo e Shawn/Fubuki
  • Marie16= Kazemaru/Nathan
  • Aury99= Tayou  (Inazuma Eleven Go)
  • Purple_Rose(io)= Tenma  (Inazuma Eleven Go) 


Bene, allora si può cominciare! Ma prima ringrazio tutti coloro che si sono iscritti alla Round-robin! compresa me!
(si ringrazia da sola)
Volevo precisare una cosuccia: il finale è a vostra disposizione, non ve lo impongo di certo, può essere triste o felice!
Per quanto riguarda i personaggi che interverranno, potete farvi un migliore amico o un nemico, anche questo è a scelta!
... certo che vi lascio molta libertà... va beh, per la prima volta può andare, spero...(sguardo preoccupato)
La mia idea è in elaborazione, quindi potete iniziare quando volete anche prima di me!
Okay, non è proprio un capitolo, è solo per riassumere e dare il via!
(prepara una pistola da starter)
Pronti?... VIA!!!
(spara in aria, ma colpisce una mongolfiera che precipita)
°-° ehm, ops…
 
Purple_Rose 

 

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Capitolo 3
*** La mia nuova vita (di Purple_Rose) ***


La mia nuova vita

Cambiare.
Se c’è una cosa che ho sempre detestato è questa.
Cambiare.
Cosa c’è di più insopportabile di cambiare routine, cambiare abitudini o addirittura... cambiare vita?
Niente, posso assicurarvelo.
È come se parte della propria esistenza non fosse più importante.
Come se tutto ciò di importante fatto prima ricambiare vita fosse buttato nella pattumiera.
Mi chiamo Sora Akarui e questa è la storia della mia nuova vita.
La vita che ho odiato.
 
-Ragazzi, abbiamo una nuova compagna di classe!-
Inazuma-chou era il nome della città in cui mi trasferii. Viali di periferia, gente cordiale, torre d’acciaio dallo sfavillante logo del fulmine e la famosissima squadra di calcio della scuola locale, la Raimon:
-Mi chiamo Sora Akarui, piacere-
Mio padre, architetto, dopo aver passato anni tra gli edifici marittimi di Okinawa, aveva trovato un lavoro più redditizio in questa città e io, da brava figliola devota, sono stata costretta a seguirlo:
-Bene, siediti pure in quel banco vuoto-
E quel fatidico giorno era il primo nella nuova scuola, che casualmente era la Raimon Junior High. Perché casualmente? Perché ovviamente era una coincidenza che mio padre fosse un super fan della squadra, nonostante la giovane età dei ragazzi. Chiaro che era un pretesto per andare a vedere insieme a me le partite dal vivo... classico di mio padre.
Così quel giorno fui in classe, esattamente al centro fissata da tutti, con una divisa scolastica che neanche mi stava bene, unica consolazione una giornata di studio finita leggermente in fretta, più o meno.
Sentii infatti il suono della campanella, ma comunque rimasi seduta.
Non avevo nessuna voglia di alzarmi da lì tant’era la depressione con cui avevo iniziato il primo giorno di scuola. Il che non era stata affatto una buona idea.
Nel mio astuccio uno specchietto da trucco mi permetteva di vedere la mia immagine: sempre i soliti occhi verdi troppo accesi, sempre i soliti capelli rossi troppo vivi e... una ciocca ribelle di questi che rovinava completamente la mia frangia.
Sospirai. La mia fortuna...:
-Chi si vede, testa di lampone!-. E in quel momento pareva non andasse meglio.
Avete presente quando avete a che fare con la persona più irritante del mondo? Quello che più di tutti vorreste gettare in un fiume in piena con un sonoro SPLASH? Bene, Kariya Masaki era quel tipo. Il “testa di lampone” era un modo per darmi sui nervi, riferito chiaramente ai miei capelli rossi, che proprio color lampone non erano, ma se era daltonico non era un mio problema:
-Ma ciao, riccio grigio, cosa ti porta da queste parti?-. Niente, probabilmente: lui aveva passato la sua vita parecchio in solitaria, l’idea sola che si facesse degli amici era impensabile.
Mentre lui aveva il lampone, io avevo il riccio, ringraziando il fatto che i suoi capelli terminassero a punta, come degli aculei. La sua espressione assunse la sua caratteristica chiave, quella della “strafottenza”:
-Che spiritosa! Ma pare che saremo compagni di classe, A-ka-ru-i-chan-. Scandì bene ogni sillaba, sapeva che odiavo il mio cognome. Infatti, solo il fatto di chiamarmi “cielo luminoso” apriva le porte ad una serie di prese in giro dal primo gradino a quello del classico “allarme rosso”. Masaki sapeva come mandarmi in bestia:
-CHE COSA VUOI?!?!?!-. Non si poteva non urlare con lui nelle vicinanze, anche se l’avrei fatto in qualsiasi caso con un qualsiasi altro ragazzo. Di carattere non ero la classica brava bimba che se ne sta zitta tutto i giorno a fare ghirlande di fiori.
Con il solito ghigno compiaciuto, Masaki prima mi diede sui nervi, cosa normalissima, poi mi lasciò spiazzata con 10 parole:
-Vado a giocare a calcio con la mia squadra-... okay, erano 9, il che rendeva la cosa ancor meno credibile:
-Ma va, non dire assurdità! Sei troppo egoista e antipatico per avere una squadra!-. Forse nemmeno si era offeso. Anzi, se l’aspettava:
-Se non ci credi muoviti!-. Infatti mi trascinò fuori dalla scuola, davanti alla quale faceva la sua bella scena un grosso campo da calcio, che non aveva notato inizialmente, o che forse avevo semplicemente ignorato del tutto, da grande non-patita di calcio quale ero.
Mentre correvamo continuavo a non capire come una squadra come la Raimon potesse prendere uno come il riccio: insomma, per essere bravo era bravo, ma più di una volta l’avevo visto partire in quarta seminando gli avversari, ma anche i compagni. Bravura, media; gioco di squadra, zero:
-Bene, ora mi credi?-. Indicò un gruppetto di ragazzi, tutti ancora in divisa scolastica, che parlottavano tra di loro. Erano tremendamente diversi tra loro, difficile credere che insieme facessero un buon gioco di squadra. Anche se sarebbero potuti benissimo essere una normale combriccola di ragazzini.
Non mi scomposi a dire che aveva ragione, forse nemmeno ce l’aveva. Allora Masaki mi superò correndo verso di loro. Era diventato veloce!:
-Aspettami, riccio grigio!-. Probabilmente il gruppetto mi aveva sentito, perché tutti si misero a ridere. Ce l’avrebbe avuta a morte con me, lo sapevo. E si sarebbe vendicato, sapevo anche questo. Il punto era sapere come.
Kariya Masaki organizzava scherzi imprevedibili, a volte nemmeno troppo letali, ma certamente completamente inaspettati. E in quell’occasione come me l’avrebbe fatta pagare?
Con un metodo molto semplice: mentre correvo verso di loro, Kariya mi fece un classico sgambetto. Lo sgambetto, sì, ma addosso ad un ragazzo. Centrai in pieno qualcuno senza sapere chi ed entrambi cademmo a terra, doloranti.
Mentre mille istinti omicidi mi trapassavano da una parte all’altra le orecchie, passando per la mente carica d’ira, mi ricordai che avevo urtato qualcuno. Sentivo che il mio peso, non troppo piuma, era sopra un corpo.
A quel fatto si aggiunse la convinzione che avevo chiuso involontariamente gli occhi. Lentamente li aprii e mi ritrovai davanti il viso di qualcuno.
Anzi, il qualcuno.
Molto vicino al mio.
Troppo vicino al mio.
Avvampai. Non ero mai stata tanto vicina ad un ragazzo prima d’ora. Non avevo nemmeno considerato i maschi in quel senso, li trovavo solo stupidi o antipatici. In breve, il mio presupposto per un ragazzo era Masaki.
In seguito anche lui aprì con un po’ di fatica in suoi occhi, sbattendoli un paio di volte prima di aprirli.
Lì rimasi incantata: non erano due semplici occhi, erano due splendide iridi color grigio perla, talmente limpide e definite da sembrare azzurre. Meravigliose, perfette, come due specchi delicati privi di imperfezioni. In quel momento erano un po’ dilatate, forse per via della sorpresa di ritrovarsi una ragazza sopra. Ma io non ci facevo caso, ero troppo concentrata su quegli occhi. Avrei passato la vita a guardarli, lo sentivo. Invece...:
-Hai intenzione di stare tutto il giorno sopra Tenma-kun, lampone?-. Se prima ero calda, in quel momento mi andò il viso in fiamme.
Mi rialzai velocemente, interrompendo a malincuore quello sguardo. Anche il ragazzo si rialzò e finalmente riuscii a vederlo meglio: i due meravigliosi occhi grigi spiccavano da una carnagione leggermente abbronzata, simile alla mia, mentre una folta chioma di capelli castani si ergeva sopra di lui, perfetta. Me li immaginai in movimento, ondeggiati dal vento. Non capivo perché, ma ero convinta che fossero lì apposta per essere cullati da una dolce brezza.
Il castano tolse la polvere dalla sua divisa, la lisciò con le mani e poi sorrise:
-Stai bene?-. Non capii più niente. Quel sorriso era incredibilmente sincero, mai visto qualcosa di più puro. Non credevo ai pensieri che facevo. Lo trovavo incredibilmente carino:
-Ehm, sì... sto bene! Ecco, forse perché sono atterrata su di te...-. Mi pentii all’istante di quello che avevo detto. Gli stavo dando del materasso?! Beh, non ero sicura che fosse davvero un insulto, ma lì per lì non sapevo come organizzare la mente, tant’era incasinata. Lui alzò il sopracciglio confuso, poi mi regalò un altro sorriso:
-Sono felice di averti aiutata-. Sbarrai gli occhi. Okay, quello era fin troppo gentile. L’antipatico tirò un pugno scherzoso al castano:
-Tenma-kun, tu sei troppo buono! Guarda che “Miss testa da lampone” stava per spiaccicarti al suolo!-. Fulminai con lo sguardo il “caro” Masaki. La mia mente tornò in modalità vendetta, sia per il nomignolo sia probabilmente per il pugno. Stavo diventando paranoica:
-Ah! Non mi sono presentato! Piacere, mi chiamo Matsukaze Tenma!-. Sorrisi. Aveva un nome stupendo! Meglio del mio...:
-Io sono Sora Akarui e...-. Mi bloccai sull’ultima parola. Ero tremendamente indecisa se dirla o no. Poi mi buttai:
-... grazie-
-Figurati-. Mi grattai la nuca, imbarazzata.
Non ebbi il tempo di dire altro che a noi si avvicinarono due ragazzi in casacca gialla a bordi blu. Uno somigliava ad una ragazza per via dei capelli rosa e delle codine mentre l’altro aveva una fascia rossa sul braccio sinistro.
Questo assunse un’aria severa:
-Ragazzi, muovetevi! Dobbiamo iniziare l’allenamente!-
-Ah! È tardi! Dobbiamo andare!-. Tutto il gruppo seguì il ragazzo, mentre Tenma mi rivolse un saluto. Ricambiai, probabilmente con un’espressione da ebete sulla faccia:
-Arrivo subito, ragazzi! Datemi un attimo!-
-Okay, Kariya, ma sbrigati!-. Masaki assunse la sua famosa espressione strafottente e si avvicinò a me con un’aria che non mi piaceva per niente. In realtà non c’era qualcosa che mi piacesse in lui:
-Alloooooora... vedo che Tenma-kun non ti lascia affatto indifferente!-. Distolsi lo sguardo mettendo il broncio:
-Prendi un granchio, faccia da fesso, cosa ti fa credere che possa interessarmi uno come... lui-. Mi sembrava quasi un’offesa paragonare Tenma ad un soggetto indefinito come “lui”.
L’antipatico si avvicinò a me, mutando la sua strafottenza in maliziosità:
-Perché anche se non ti sopporto ti conosco bene. E la mia cara testa di lampone non chiede mai... SCUSA!-. Mimò l’ultima frase con le mani giunte e i lucciconi agli occhi, poi scoppiò a ridere.
Mi morsi la lingua, arrossendo. Ma che cavolo, mi ero fregata da sola! E tra tutti proprio lui doveva saperlo? Stranamente non mi era difficile paragonare Masaki ad un “lui” indefinito. Magari lo fosse stato veramente...:
-Allora, che cosa vuoi da me?-. Lui finse di pensarci su, facendomi saltare i nervi, di nuovo. Poi sorrise, l’aria era del tipo “sono-padrone-della-tua-vita-mi-divertirò-un-sacco”:
-Mah, si vedrà!-. E detto questo alzò velocemente la mano in segno di saluto e si allontanò da me, dirigendosi verso i compagni, lasciandomi con un palmo sul naso.
 
Mi chiamo Sora Akarui, questa è la storia della mia nuova vita.
La vita che ho odiato.
La vita che è davvero cambiata solo nell’istante in cui i miei occhi incrociarono i suoi.
Il ragazzo del vento.
Il giocatore della Raimon.
Il mio piccolo dolce Tenma.
 
Ciao! Sono Purple_Rose! Questo è il mio primo capitolo!
In effetti dalla forma pare un po’ One-shot, ma vi assicuro che avrà degli sviluppi, sempre sperando nella dea dell’ispirazione...
Dea dell’ispirazione: non ci contare, misera mortale!
(scaglia fulmini e saette, incenerisce tutto)
ehm, a parte il fatto che non riesco ad essere seria nemmeno per cinque secondi... come avrete capito Kariya avrà un ruolo nella fic, ma non pensate a niente di amoroso! Per carità! So già che qualcuno potrebbe pensare ad una relazione odio/amore! Ma non fatelo! Io ho Tenma!
Per i fan di Kariya non so di preciso quale sia il suo passato, quindi il fatto che sia sempre da solo potrebbe non essere del tutto vero... ma pazienza, ho messo OOC proprio per queste evenienze! Aspetto anche i vostri scritti! Spero arrivino presto!
Purple_Rose 

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Capitolo 4
*** Chapter 01: Comincia la nuova vita (di Marie16) ***


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Capitolo 5
*** L'inizio di una semplice nuova vita ***


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Capitolo 6
*** Che cos'è davvero il calcio? (di Purple_Rose) ***


Che cos’è il calcio?

Se c’è una cosa fondamentale della mia vita che ricordo è che ogni qualvolta mi sentivo triste...
Ogni volta che c’era qualcosa che non andava nella mia vita...
Ogni volta che mi trasferivo per colpa del lavoro di mio padre...
In tutte queste situazioni c’era una sola cosa che mi faceva stare meglio: i dolci.
Già, nei momenti di uggiosità della vita mi trasformavo in una divoratrice di golosità formato deluxe, forse così perdendo quella che potrei definire “delicatezza femminile”.
In realtà non ho mai portato in bancarotta nessuna pasticceria. Oltre al fatto che, tutto sommato, alla mia linea ci tenevo, il mio divertimento era scegliere una singola, dolce e perfetta torta da gustarmi in santa pace.
Come un pezzo di felicità che, se goduto singolarmente, aveva l’enorme potere di distogliere la mia attenzione dai problemi che normalmente mi affloggevano.
Quello era il mio metodo scaccia tristezza.
 
Momento migliore di quello non c’era: mi ero trasferita per l’ennesima volta in una nuova città, la nuova divisa scolastica mi stava da schifo, nella mia stessa classe c’era il riccio grigio che detestavo con tutte le mie forze e quel giorno ero accidentalmente finita contro un ragazzo imbarazzandomi oltre ogni limite.
Cioè, almeno credevo che fosse così.
Ciò che davvero non riuscivo a spiegarmi erano le sensazioni provate in quel momento, completamente anomale al mio solito comportamento. Rossore, palpiti del cuore irregolari, mente completamente annebbiata dalla confusione…
Priva di spiegazioni, avevo ritenuto che tutto questo fosse dovuto all’imbarazzo per essere caduta addosso ad un maschio, cosa che sarebbe capitata a chiunque.
Ancora non sapevo quale fosse il ruolo di Tenma nella mia vita, ne pensavo che ne avesse uno.
Sapevo solo che quel ragazzo aveva qualcosa di speciale.
 
Torta alla panna? No, non mi piace la panna... alla frutta? No, non voglio nemmeno la più piccola percentuale di vitamine! Al diavolo la linea!Tutto sommato della dieta non mi importava poi tanto…
Torta al cocco?... COCCO?! Ma quando mai uno va a prendere una torta al cocco! Per carità!... okay, alle noci? Mm, potrebbero andare... nah, papà l’adora, tempo di metterla sul tavolo e se la sarà già mangiata tutta!... cioccolato? Cioccolato! Perfetto!
Avvistai la mia preda: una deliziosa torta al cioccolato. Semplice ma soddisfacente!:
-Prendo questa, grazie!-
-Bene... ecco a te-. Appena presa la torta mi precipitai all’uscita, incamminandomi verso casa e pregustando il mio efficacissimo sistema scaccia tristezza. Mi accorsi che in qualche modo si era fatto tardi: il cielo era già nel suo momento di stallo, in cui il cremisi del tramonto si scontrava con il nero della notte punteggiato da tante piccole stelle.
Rimase ferma a guardare. Forse per via del mio nome, il cielo aveva sempre suscitato in me ammirazione e bellezza. Quell’enorme tappeto multicolore, così vicino eppure così lontano, questa sua contraddizione mi affascinava.
Ero incantata da quella vista, tanto che mi sembrò strano tornare alla realtà. A permettere ciò fu una voce, una voce familiare, che mi fece voltare:
-SHIN MACH WIND!!!-. Un soffio di vento mi scompigliò i capelli, attirando la mia attenzione verso un campo da calcio vicino ad un fiume, che stranamente non avevo notato.
Ma ciò che catturò i miei occhi fu il ragazzo in mezzo al campo, esausto e grondante di sudore. Tenma...:
-Ancora non va bene! È troppo debole!-. Ebbene sì: il ragazzo a cui pensavo continuamente, quel calciatore dagli occhi grigio perla, era ancora ad allenarsi.
Era l’ora del tramonto, presto avrebbe fatto buio. Probabilmente l’allenamento era finito da poco, cosa faceva ancora lì?:
-Ancora una volta!-. Lo vidi recuperare la palla, tornare a centro campo ed avanzare, dribblando avversari immaginari e avvicinandosi alla palla:
-SHIN MACH WIND!!!-. Non capii bene cosa successe dopo, era stato tutto troppo veloce. Sta di fatto che la palla entrò senza problemi in porta alla velocità della luce, tanto che ebbi paura che la rete si rompesse da un momento all’altro. Non avevo mai visto nulla del genere e rimasi di sasso:
-... mm?-. Improvvisamente i suoi occhi incrociarono i miei. Nonostante la distanza ebbi di nuovo modo di immergermi nel suo magnifico grigio. Mi sorrise:
-Ciao Sora! Che ci fai qui?-. Avvampai. Si ricordava il mio nome?! Proprio il mio?
Avendo sempre viaggiato capitava raramente che le persone che incontravo ricordassero al volo il mio nome. Sapevano che presto li avrei lasciati e quindi lo scordavano al momento, cosa che mi faceva gran rabbia e tristezza allo stesso tempo. Perché ricordarsi il nome di una persona che presto se ne sarebbe andata? Non riuscivo a sopportarlo.
Ma non era solo questo... il solo fatto che pronunciasse il mio nome mi donava una felicità incredibile e mi metteva in agitazione. Sentivo di nuovo quelle sensazioni intense, ma stavolta non ero andata addosso a nessuno! Che cosa voleva dire?
Mi avvicinai lentamente:
-Ciao Tenma... ma tu... ti stai ancora allenando? Insomma, l’allenamento con la squadra non è finito da un pezzo? Non sei stufo?-. Lui mi guardò in modo strano, come se stessi dicendo la cosa più bizzarra del mondo.
Non riuscivo a comprenderlo.
Insomma, lo sport è qualcosa di estremamente faticoso tanto da farti desiderare ardentemente la fine della sessione quotidiana. Almeno, questo era il mio concetto. Ma a quanto pare lui non lo condivideva. Sorrise nuovamente:
-Io non mi stanco mai di giocare a calcio, amo il calcio!-. Lo guardai sbigottita. Lo amava?! Come si fa ad amare uno sport? Niente, mi sembrava qualcosa di incredibilmente assurdo!:
-Come si può amare uno sport?-. Improvvisamente i suoi occhi mi lanciarono uno sguardo di sfida:
-Perché non lo scopri insieme a me?-. Era chiaramente una richiesta a giocare con lui. Non avevo mai giocato a calcio, neanche una volta nella mia vita, avevo la tremenda e forse insensata paura di fare una figuraccia davanti a lui. Però... però non riuscivo davvero a resistere a quel sorriso meraviglioso. Ancora una volta cedetti a lui senza sapere il perché.
Posai su una panca la torta. Immagino che dovrà aspettare...
Fortunatamente per uscire di casa avevo indossato la tuta da ginnastica e non la gonna della divisa. Legai i miei capelli in una coda e respirai a fondo. Coraggio, è solo per provare! Così mi convinsi:
-Bene, sono pronta!-
-Okay, tieni!-. Mi passò dolcemente la palla. Mi sentivo tanto come una bambina che deve imparare a camminare, ma cercai di ignorare l’orgoglio. Dopo tutto, era pur sempre la prima volta in cui giocavo!
Cominciai a correre. Mi sorpresi di come fosse facile avanzare palla al piede: il calcio era tutto lì?:
-Non mi sembra particolarmente eccitante...-
-In campo non è una passeggiata, ci sono mille avversari che tentano di rubarti la palla... così!-. In un attimo si mise tra me e il pallone, facendolo suo. Rimasi sbalordita dalla mia incapacità. Non ci stavo mettendo impegno:
-Ora lo riprendo!-. Cercai di imitare il suo stesso gesto ma non fu la stessa cosa: il tempo in cui intervenivo mi permetteva solo di arrivare in ritardo. Cominciavo a sentirmi frustata. Anche se ero una principiante, non riuscivo a rassegnarmi all’idea di non essere capace. Nemmeno le parole cordiali di Tenma mi rassicuravano:
-Non ti preoccupare, hai appena iniziato e...-
-NON HO ANCORA FINITO!!!-. Mi gettai letteralmente sulla palla, prendendone possesso e dirigendomi verso la porta quasi involontariamente, senza sapere come. Posai lo sguardo sul pallone. Sembrava che stesse per dirmi qualcosa, come se telepaticamente mi dicesse cosa fare.
Poi successe.
Un strana adrenalina mi pervase, come se qualcosa di eccezionale stesse per accadere.
Sentii che delle parole mi bruciavano con insistenza in gola, in attesa di uscire.
Mi sentii leggera come l’aria, in grado anche di spiccare il volo.
Due ali azzurro cielo comparvero sulla mia schiena, consentendomi di eseguire un balzo che mi permise di rimanere sospesa in aria. La palla che avevo fu sollevata da una folata di vento e rimase in attesa davanti ai miei piedi. Presa da quel turbinio di sensazioni caricai all’indietro il destro, che divenne azzurro cielo poiché ricoperto dall’energia delle ali. Appena tirai, fu come se un raggio celeste irrompesse in porta, un tiro formato da un pezzo di cielo:
-SKY WINGS!!!-. Tutta la potenza del tiro venne bloccata solo dalla rete, che permise ad esso di scaricarsi e ritornare la palla bianca e nera che era.
Riuscii finalmente a tornare a terra, un po’ scossa. Tutto ciò che era successo aveva dell’incredibile. Avevo… avevo creato una tecnica micidiale?!:
-... fantastico...-. Solo in quel momento mi ricordai che c’era anche Tenma. Mi ritrovai addosso uno sguardo pieno di stupore. Improvvisamente tutto mutò in un sorriso larghissimo, al colmo della felicità:
-Sei stata grande! Che tiro eccezionale!-. Arrossii. Strano essere elogiati per una cosa del genere, almeno dal mio punto di vista:
-Beh, non era niente di che...-
-Vuoi scherzare?! Era micidiale! Credo che anche Shinsuke avrebbe dei problemi a pararla!-. Sorrisi anche io, pur non sapendo i nomi dei suoi compagni di squadra:
-Grazie!-. Il calcio non è affatto male... Mi pareva di capire meglio cosa provasse Tenma nei confronti di quello sport:
-Vuoi giocare ancora un po’ con me?-
-... perché no?-. Rimasi a lungo con lui, ora non saprei dire quanto. Mi pareva che il tempo si fosse fermato, ma allo stesso tempo sembrava scorrere troppo velocemente. Tra passaggi, dribbling e tiri in porta il sole si nascose del tutto dietro la linea dell’orizzonte, lasciando che il buio prendesse il sopravvento.
Ci sdraiammo sull’erba, esausti. Rimanemmo in silenzio a lungo, mentre si sentivano solo i nostri respiri affannosi. Poi la sua voce ruppe il silenzio:
-Perché non fai un provino per entrare nella Raimon? Sei molto brava-. Rimasi a guardarlo. Ma diceva sul serio? Ma dice sul serio?:
-Ma dici sul serio?-
-Certo!-. Era un’idea da pazzi. Insomma, va bene, avevo un bel tiro, ma avevo appena conosciuto il mondo del calcio! Era troppo presto per unirsi ad una squadra!:
-Non è il caso, meglio se prima ci prendo un po’ la mano-
-Come preferisci...-. Si mise seduto, osservando quello spicchio di luna che in cielo vegliava su di noi. Sorrise, quei sorrisi dolci e innocenti che solo lui era in grado di fare. Rimasi incantata a fissarlo. Com’è bello... ehi! Ma a che cosa penso! Non sono una che pensa a queste cose! Non posso pensare che quel ragazzo mi piace e... EH?!
L’avevo pensato.
Sì, l’avevo pensato.
Mi era davvero passata per la testa l’idea che provassi qualcosa di speciale per Tenma.
Ignorai la mia testa: a volte avevo idee assurde!
Poi il mio sguardo si posò sulla torta al cioccolato: ancora era lì:
-Devo tornare a casa, papà sarà preoccupato!-
-… Okay, allora a domani!-. Ripresi il dolce e mi avviai, convinta che non mi sarebbe più servito. La mia tristezza era svanita, ma nel mio cuore vivevano ancora mille dubbi.
Innanzitutto, perché con Tenma provavo quelle sensazioni?
Come mai solo con lui?
E perché… per un momento mi è passato per la mente che lui mi potesse piacere?
Ancora non trovavo risposta a queste domande, ma sapevo una cosa: un giorno o l’altro avrei scoperto che cosa mi stava succedendo.
 
Non lo sapevo, ancora non lo sapevo.
Quel piccolo vento si stava insinuando nel mio cuore.
Non lo sapevo, ancora non lo sapevo.
Che piano piano mi stavo innamorando di lui.
 
E sono tornata!
Lo so, lo so, sono in ritardo madornale, ma tra le altre long che sto scrivendo, la scuola e la mia ormai famosa pigrizia non ho avuto il tempo di aggiornare!
Va beh, ecco il secondo capitolo! Cosa ne pensate?
Devo dire che mi ci è voluto un po’ per decidere un seguito al primo capitolo, volevo qualcosa di personale e legato al calcio!(non chiedetemi il perché...)
Comunque ce l’ho fatta! Spero che arrivino i capitoli anche delle vostre fic!
Ah! Vorrei mettere la traduzione del tiro di Sora, anche se mi sembra abbastanza scontata:
Sky wings: ali del cielo;
credo di non avere altro da aggiungere, quindi... alla prossima!
Purple_Rose 

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Capitolo 7
*** capitolo 1 ritrovare un vecchio amico. (Devil_hiroae) ***


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Capitolo 8
*** Festa, tra incontri e imbarazzi (di Purple_Rose) ***


Festa, tra incontri e imbarazzi

Trasferendomi da una parte all’altra del Giappone, iniziai a maturare un comportamento piuttosto distaccato, poco portato alla comunicazione.
In parole povere, non mi piaceva molto farmi degli amici.
Primo, perché temevo di incontrare qualcun altro di irritante quanto Masaki: un solo riccio grigio era più che sufficiente per me.
Secondo, perché di natura sono sempre stata tremendamente diffidente con gli estranei. Li credevo tutti superficiali, arroganti, antipatici. A parte l’antipatia, Kariya era abbastanza a posto, me lo facevo andare bene come “semi-amico”. Tutti gli altri non li avvicinavo nemmeno per scherzo.
La compagnia degli altri non è mai stata la mia ancora di salvezza, e cambiare continuamente casa non ha fatto che peggiorare la situazione: se trovavo qualcuno a cui stavo anche solo lontanamente simpatica, il giorno dopo dovevo trasferirmi.
Per cui, maturai la mia idea.
Io, Sora Akarui, non avrei mai avuto contatti ravvicinati con gli estranei.
 
-U... una festa di compleanno?-
Così cominciò la mia giornata, con l’assurda richiesta di Masaki di venire alla festa di compleanno di una sua amica:
-Certo! sei invitata ufficialmente da Aoi, testa di lampone!-
Ora, per una persona normale, tutto sommato non sarebbe stato male. Dopo tutto, era una semplice festa, ci sarebbe stato da divertirsi.
Peccato che io ero diversa, e sapevo che non c’è posto migliore di una festa per invitare degli estranei. Conclusione: la mia idea avrebbe dovuto essere smentita ancora prima di essere messa in pratica nella nuova città.
Tutta colpa del riccio grigio:
-Cosa ti fa credere che avrò voglia di venire?-. Lui sbuffò, puntandomi uno sguardo tagliente. Nel linguaggio di Masaki, significava che non mi avrebbe mollata tanto facilmente:
-Semplicemente perché lei mi ha chiesto di invitarti gentilmente! Mi sembra sufficiente!-. Ghignai. In fondo, adoravo smentirlo:
-Sentimi bene, riccio grigio: non esiste che io venga a questa festa e sai perché? Perché è una festa a cui anche tu se invitato! E mi dovrei sorbire la tua irritante presenza per tutto il tempo, cosa a cui non tengo proprio!-. Speravo che mollasse la presa, invece sul suo viso apparve un sorriso malizioso, quasi maligno direi. Già lì per lì la cosa mi spaventava...:
-Beh, sarà meglio che ti liberi da tutti i tuoi impegni! Verrai alla festa Sabato pomeriggio, e sai perché? Perché sennò potrebbe scapparmi dalla bocca la tua cottarella per Tenma!-. Sbarrai gli occhi e il riccio parve gioirne malignamente.
Avevo completamente dimenticato questo dettaglio, il mio primo giorno alla Raimon, la caduta contro Tenma e la scoperta stranamente corretta di Masaki(lui di norma non capisce mai un’acca di me).
Cercai in qualche modo di mostrarmi indifferente:
-Non ne sono innamorata! E comunque non mi interessa a chi lo dirai! Fa lo stesso!-. Masaki alzò gli occhi, mantenendo quel ghigno di pure malvagità sulla faccia. Si fece pensieroso, fingendo di mostrare una voce innocente:
-Davvero un peccato che tu non venga! Ma sì, non posso costringerti! Dopo tutto... quando alla festa dirò a Tenma che sei cotta di lui, potrebbe anche non credermi...-. In quel momento, cosa alquanto imbarazzante, mi strozzai con la saliva. Cominciai a tossire, mentre il mio viso diventava paonazzo. Lui cosa??? Non avrei sopportato una cosa del genere. Certo, non ero sicura dei miei sentimenti verso quel castano, ma mi sarei sotterrata pensando che proprio lui sarebbe stato a conoscenza di questa possibilità non così assurda.
E all’apparenza pareva un tipo amichevole, quindi ne avrebbe parlato ai suoi amici, e loro ai loro amici, fino a quando non l’avrebbe saputo... diciamo... il mondo intero!
Sospirai pesantemente, imprecando contro chiunque avesse avuto la brillante idea di far nascere quel riccio antipatico:
-... che regalo le piacerebbe?-. Quando vidi il sorriso vittorioso di Masaki, capii che per me non c’era più speranza.
Ero in completa balia del male.
 
Quando arrivai alla casa della “cosiddetta Aoi”, sentii subito il rombo della musica. Se era così fuori, chissà com’era dentro.
Infatti non mi sbagliavo: la musica era a tutto volume e, come se il caos non fosse sufficiente, le persone non mancavano di certo. Molti erano compagni di classe che avevo avuto modo di vedere. Altri non li avevo mai visti, il che mi riportava alla mente la mia ideuzza riguardo agli estranei: starci perennemente alla larga.
Tentai di districarmi in quel mare di gente che sparlava a voce alta, sperando in qualche modo di cavarmela. La prima persona conosciuta che notai subito fu il riccio, perennemente ancorato accanto alla tavola delle vivande, ad ingozzarsi di panini e patatine. Forse avrei dovuto chiamarlo “maiale” grigio da quel momento in poi...
Quando mi vide, tirò fuori quel suo ghigno ormai famoso che mi fece accapponare la pelle. Indicò una ragazza poco lontana da lui, i capelli blu a caschetto e gli occhi celesti. Probabilmente si trattava di Aoi, la festeggiata. Lo sguardo di Masaki mi diceva chiaramente che dovevo andare a conoscerla e io, senza alternative, lo accontentai:
-Ehm, ciao... mi chiamo Sora...-. La blu si accorse di me, mostrando un sorriso dolce sul suo viso grazioso. Una bella ragazza, diciamo:
-Piacere, Sora! Io sono Aoi! E lui è Tenma-. Rimasi basita sentendo il nome e constatando che sì, la persona era proprio lì accanto.
Tenma? Lei conosceva Tenma? Quella ragazza carina conosceva Tenma? Sentii crollare le speranze che non avevo mai avuto.
Il castano mi riconobbe all’istante:
-Ciao Sora! Non sapevo che anche tu fossi invitata!-
-Beh, mi ha invitato Masaki...-
-Avevo chiesto a tutti di invitare chi volevano, evidentemente lui ha voluto invitare te!-. Capii subito che il riccio mi aveva raccontato una balla. Era più credibile ora: mi aveva invitato solo per darmi sui nervi, altro che gentile invito di Aoi!
Gli lanciai un’occhiataccia, che lui ignorò deliberatamente, concentrandosi sulle cibarie. Sospirai, sconsolata. Che dovevo fare?:
-Ti va se ti faccio conoscere un po’ di gente? Molti sono nostri compagni di squadra!-. Rimasi tremendamente indecisa davanti alla richiesta del castano.
 Da una parte, la mia politica contro gli estranei mi imponeva il minimo contatto con persone che non conoscevo, pena... ehm... una punizione su cui dovevo ancora lavorare.
Dall’altra... proprio non riuscivo a resistere davanti a quel sorriso puro, era davvero più forte di me:
-... d’accordo...-
Tenma: un punto. Politica ancora non completamente appurata: cinque punti sotto lo zero.
Così, mi abbandonai al giro di conoscenze, incontrando varie persone.
Tanto per iniziare riconobbi il ragazzo con la fascia rossa al braccio che avevo visto il mio primo giorno alla Raimon, Shindo, che mi rivolse un saluto con calma e compostezza. Rincontrai il ragazzo che sembrava una ragazza, Kirino, dall’aria simpatica, che davvero pareva una femmina... Conobbi Shinsuke, un piccoletto vispo e allegro che visti gli occhi nocciola e le guanciotte rosate a me parve adorabile e Tsurugi, un ragazzo ombroso e distaccato, rimasto in un angolo a fare chissà cosa. Incontrai anche Nishiki, un ragazzo estremamente energico con un lungo codino che arrivava quasi fino a terra. Feci anche la conoscenza di Midori, una ragazza piuttosto energica e pacata, e di Akane, una timida studentessa che pareva avere un debole per Shindo.
Incontrai molte altre persone, ragazzi strani e incredibilmente diversi tra di loro: un tipo un po’ scialbo, uno grosso e robusto, una dalla strana capigliatura leggermente afro, uno abbronzato e solare, uno energico dal lungo codino... Eppure, senza sapere il perché, non mi parve l’incubo ad occhi aperti che immaginavo. Mi sentivo rilassata e sciolta con quella gente, come se la conoscessi da sempre. Mi fece uno strano effetto quella libertà: per la prima volta sentii in qualche modo di essere accettata in un gruppo.
La festa passò più velocemente di quanto mi aspettassi. Il regalo che feci ad Aoi, un cerchietto rosa confetto con un fiorellino a lato, parve piacere immensamente alla festeggiata, che lo indossò all’istante e lo lasciò per il resto della festa. Pensare che l’idea dell’accessorio era venuta al riccio...
Così quasi, e dico quasi, a malincuore, arrivò il momento di salutarci. Ogni invitato salutò cortesemente la padrona di casa, pronunciando un ultimo augurio e allontanandosi velocemente.
Mi trattenni fino all’ultimo, senza sapere il vero motivo. Era solo perché avevo Tenma vicino? Certo, anche quella era una possibilità da non sottovalutare, ma anche i ragazzi e le ragazze presenti mi piacevano come persone.
La festa stava andando alla grande e, mentre alcuni invitati si allontanarono per motivi a me ignoti rimanemmo in un gruppetto abbastanza misero: io, Aoi, Nishiki, Shindo, Midori, Akane, Tenma e Masaki. Fu allora che, dal mio punto di vista, la serata prese una piega alquanto discutibile:
-Ragazzi, facciamo il gioco “Obbligo o Verità”?-. Gelai all’istante. Il cielo solo sa quanto odiavo immensamente quel gioco, non l’avevo mai sopportato. Il riccio grigio parve pensarci su un attimo, per poi annuire con il suo solito ghigno compiaciuto:
-Per me va bene, che ne dici Sora?-. Mi guardò intensamente, strizzandomi l’occhio. Voleva che partecipassi e sapeva bene che la mia volontà era nelle sue mani:
-... va bene...-. Anche gli altri annuirono. Eravamo tutti d’accordo, per mia grande sfortuna e angoscia.
Ci mettemmo in cerchio, una ciotola di patatine da sgranocchiare al centro e il proprio bicchiere accanto ad ognuno. Fu Aoi ad iniziare:
-Bene, comincio! Shindo, obbligo o verità?-
-Verità!-
-C’è qualcuno che ti piace?-. Il ragazzo arrossì violentemente. Mi parve addirittura che rivolgesse uno sguardo di sfuggita ad Akane:
-... credo... credo di sì-. Tutti si misero a ridere. Io lo feci appena: in fondo, potevo capirlo. Ma l’ilarità del gruppo non poté non travolgermi. Poi toccò a Nishiki:
-Bene, Midori, obbligo o verità?-
-Obbligo-
-Ti obbligo a saltare su una gamba sola e a tenere un bicchiere di aranciata in mano!-. Midori obbedì, uno sguardo truce tutto rivolto verso Nishiki. La bibita nel bicchiere prese a gocciolare, finendo tutta a terra. Alla fine, dell’aranciata non era rimasto nulla.
Scoppiammo a ridere tutti, anche perché la gonna lunga che la ragazza portava la intralciava non poco e le donava un aspetto decisamente goffo, che a noi parve esilarante.
Eravamo presi da quel gioco. Poi toccò a Shindo:
-Vediamo... Akane, obbligo o verità?-
-... verità...-
-A te... a te piace come suono il piano?-. Akane arrossì delicatamente, annuendo ed esibendosi in un sorriso dolcissimo. In principio non capii il motivo di quella domanda, ma chissà... forse più avanti...:
-Tocca a me!-. Midori sorrise:
-... Sora, obbligo o verità?-. Sobbalzai. Ahi, ora veniva il peggio, già lo sapevo...:
-Ehm, vediamo... verità-
-A te piace qualcuno in questa stanza?-. Spalancai gli occhi al massimo, forse più di quanto mi fosse possibile. Me l’aveva chiesto davvero? Che fosse talmente evidente? A sottecchi notai un sorrisetto soddisfatto sul viso di Masaki.
Lo fulminai con lo sguardo. Quell’antipatico si era messo d’accordo!:
-... beh... sì-. Abbassai lo sguardo, quasi colpevole. Non mi andava di vedere i ragazzi del gruppo guardarsi tra loro e chiedersi chi fosse il predestinato. Sentii vagamente Akane obbligare Shindo a posare per una foto. Ma fu la voce di Masaki a ridestarmi:
-Tenma, obbligo o verità?-. A Tenma? Non me lo sarei mai aspettata. Ero convinta che mi avrebbe costretto a fare cose imbarazzanti, o a dire ciò che non mi andava, anche se peggio di così non credevo. Alzai di poco la testa, notando Tenma, che guardava il riccio in modo confuso:
-Ehm, obbligo-. Masaki ghignò in modo impercettibile, tanto che solo io lo notai:
-Ti obbligo a dare un bacio a Sora-. Sbiancai, cercando di riordinare le idee che di colpo si erano fatte tremendamente confuse. Un... UN BACIO???:
-C... cosa?-. Vidi il castano in evidente imbarazzo. Non che io stessi meglio in quel momento:
-Hai sentito, voglio che tu dia un bacetto a Sora! Sulla guancia andrà benissimo!-. I suoi occhi grigio perla incontrarono i miei verdi. Piano piano, con calma, avvicinò il suo viso al mio. Il suo tocco sulla mia guancia fu leggero e delicato, eppure dolce. Mi parve di toccare il cielo con un dito.
Sentii il viso andare a fuoco, lasciandolo bruciare senza paura. Non mi preoccupai di nulla all’infuori di me. Contava solo quel bacio.
Un piccolo, semplice, bacio sulla guancia, che mi parve ciò che di più bello c’era al mondo.
Mi sentivo incredibilmente in pace con me stessa.
La festa finì dopo poco. Aoi salutò cortesemente tutti gli invitati, me compresa, con un sorriso dolce e invidiabile. Cominciava a starmi simpatica quella ragazza.
Ci salutammo a vicenda, ognuno diretto verso diverse strade. Vidi Tenma rivolgermi un bel sorriso, come se nulla fosse successo. Un po’ questo mi diede tristezza. Possibile che per lui non fosse significato nulla?:
-Ciao, Sora! A presto!-. Fece per andarsene. Poi, improvvisamente, si fermò. Fece dietro front e si avvicinò velocemente a me, stampandomi un altro bacio sulla guancia.
Niente obbligo.
Niente costrizioni.
Per pure volontà.
Il suo viso divenne porpora, nonostante continuasse a sfoggiare la sua solita allegria. Si avviò, stavolta senza fermate, lasciandomi sola con i miei pensieri.
In quel momento mi fu chiaro tutto, ogni cosa.
Ne ero certa, senza ombra di dubbio.
Mi ero innamorata di Tenma.
E tutto grazie a quella festa, che mi aveva portato consiglio ed un notevole imbarazzo.
Non sapevo se ringraziare o pestare Masaki, ero indecisa.
Sorrisi serena, proseguendo la mia strada.
Almeno un pugno se lo meritava.
 
Lo so, non ho scusanti: è da mille anni e più che non aggiorno! Mi spiace immensamente! Ma tra le nuove fic che ho pubblicato e la partenza che mi ha tenuta via per un po’ non ho avuto l’ispirazione che tanto bramavo!
In ogni caso, vorrei esortare coloro che hanno aderito a questa Round di pubblicare i nuovi capitoli delle loro storie.
Non mi piace forzare nessuno, ma come è passato molto dall’ultima volta in cui ho aggiornato, così è passato molto dall’ultima volta in cui qualcuno ha pubblicato a sua volta!
Non mi piace lasciare fic che non guarda nessuno. Quindi, se non vedo cambiamenti(e mi duole), potrei decidere di cancellare.
Mi spiace, ma non voglio annoiare nessuno.
Spero che le nuove storie arrivino presto!
Alla prossima! Ciao!
Purple_Rose 

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Capitolo 9
*** Chapter 02: Piangere, scoprire, aiutare! (di Marie16) ***


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Capitolo 10
*** cap 2. il continuo del mio primo giorno di scuola (DaRk_HiRo, ex Devil_hiroae) ***


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Capitolo 11
*** cap 3: il pic-nic (DaRk_HiRo) ***


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