Fra passato e presente.

di FannyHarris
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Un sayan distrutto. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Aspetterò Kakaroth. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: Alla ricerca di Goku. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: La turbolenza. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: Bulma?? ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: la storia di Bulma ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8: Ritorno sulla terra. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9: Tre anni di pace. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10: Finalmente ha chiamato. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11: la fine, un'importante decisione. ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12: Brividi, da reprimere. ***
Capitolo 13: *** Capitolo13. La rottura è definitiva. ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14: Sentimenti... ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15: difficili momenti. ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16: Realtà e sogno. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Un sayan distrutto. ***


“Buonasera gran bel fustaccione. Vuoi del succo?” Domandò con la sua vocina stridula una donna dall’aspetto giovanile; alta, snella e dai capelli biondi. La signora Bunny non perdeva mai occasione di avvicinare tutti i ragazzi che la figlia Bulma facesse entrare in casa. Nonostante avesse un marito e una certa età, era suo solito complimentarsi con tutti i giovani che conosceva. Era una donna fatta così, solare e positiva nei confronti della vita e della bellezza.

Vegeta, che si stava dirigendo verso la doccia, si voltò e la guardò storto. Avrebbe tanto voluto mandare raggi infuocati anche dagli occhi per poterla disintegrare. E’ sempre tra i piedi diamine. Pensò innervosito e desideroso di farla sparire nel nulla. Però tutti i suoi propositi vennero meno quando nella sua mente si focalizzò del buon cibo.

Ricordò a sé stesso che quella famiglia di umani matti gli offriva vitto, alloggio e gravity room. Di certo non li avrebbe ringraziati, lui era il principe dei Sayan e quel servizio gli spettava di diritto in quanto essere superiore, ma se non voleva morire di fame e allenarsi in modo precario avrebbe dovuto cercare di reprimere i suoi istinti omicidi.

Il sayan fece finta di non sentire e proseguì dritto per la sua strada. La signora Brief continuò a chiamarlo, innervosendolo maggiormente, finché non venne interpellata a sua volta da qualcun altro.   

Vegeta tirò un sospiro di sollievo e, a passo felino, salì le scale. Viveva in quella casa già da circa qualche mese e aveva imparato a conoscere le aree che gli erano utili, ossia la sua camera, il bagno, la cucina e la gravity room. “Ho proprio bisogno di una doccia, devo scrollarmi di dosso l’odore della sconfitta. Kakaroth, perché?” Si domandò retoricamente mentre varcava il portello scorrevole che conduceva alla doccia. Si denudò e iniziò a far scorrere l’acqua gelida lungo il possente corpo, perfetto tranne che per le innumerevoli ferite che solcavano la pelle olivastra. Ogni ferita simboleggiava una battaglia vinta da fiero e coraggioso principe quale era, tranne le ultime che gli erano state inferte; quelle evidenziavano la sconfitta subita per mano di un infimo suddito, sconfitta marchiata a fuoco sulla sua pelle e che anche dopo tanto tempo gli bruciava immensamente. Nella sua mente scorsero tante immagini ma quella che perdurò più a lungo fu la visione di Kakaroth trasformatosi nel leggendario super sayan. “Perché non io? Perché?” Non si sarebbe mai dato pace finché non avrebbe capito il motivo della sua inferiorità. “Padre, mi hai sempre detto che ero il degno principe della gloriosa razza sayan e allora perché un infimo combattente è riuscito a rendere la leggenda vera, e non io?” Sussurrò tremante e la rabbia invase ogni cellula vitale, l’orgoglioso sayan digrignò i denti e batté un violento pugno sulla parete della doccia. Questa non cedette ma tremò, e assieme ad essa tremò tutto l’edificio.

 

“Mamma, vieni!” Urlò una giovane ragazza dai capelli lisci color del cielo, mentre trafficava indaffarata per la cucina. Bunny, che era rimasta imbambolata lì dove l’aveva lasciata il sayan,  prese a camminare verso la cucina. “Sì, tesoro?”

“Hai sentito?” Domandò senza guardare la madre ma facendo avanti e dietro fra piatti e delizie per il palato.  “Cara, da quando quel fusto di Vegeta è qui sei molto migliorata in cucina” ridacchiò solare come sempre, andando ad accomodarsi su una delle sedie posizionate attorno al tavolo in cucina.

Bulma sollevò lo sguardo mentre era intenta a mettere un pollo nel forno e rimase interdetta a osservare per un po’ la madre . “Sei la solita, grazie del complimento” Fece sarcasticamente e tornò a fare quel che aveva interrotto.

“Comunque credo che sia stato Vegeta. Ultimamente è molto teso, sai? Poverino. Perché non vai a consolarlo?” Squittì la donna, assumendo un’espressione un po’ triste.

“Tu sei davvero incredibile! Quello è solo un sayan dal cuore duro come il marmo e che non si ferma davanti a nulla. Ora, io, e sottolineo io, dovrei andare a consolare lui, sottolineo lui. Non se ne parla. Ammetto che è leggermente-.” Si soffermò sulla parola –leggermente- per enfatizzarla ulteriormente “-cambiato ma ciò non toglie che è uno spietato assassino. Non è come Goku.” Continuò seria ed impetuosa, si mise a braccia conserte per far capire alla madre che era risoluta circa quel che diceva.

Bunny la guardò a un po’ avvilita e si alzò da tavola. “Come preferisci, tesoro. A proposito, vuoi qualcosa?” E porse alla figlia un bicchiere con del succo di arancia.

“No, grazie.” Disse la ragazza dai capelli turchini con dipinto in volto un falso sorriso.

“Va bene. Ci vediamo più tardi a cena. Vado da papà.” E detto ciò sparì dalla visuale di Bulma che trasse un sonoro sospiro. “Questa convivenza sarà estenuante per me.” Sussurrò affranta per poi rimettersi al lavoro. Una voce interiore la distolse. Perché lo fai? Non sei obbligata. Un diavoletto spuntò nella sua mente e la fece trasalire. “Ma … mi ucciderebbe se non lo facessi.” Sibilò attonita. Sei sicura di quel che dici? Io credo proprio di no. E detto ciò quella figura dalle sembianze demoniache sparì lasciandola sola e meravigliata. “Sì …” Aggiunse nonostante non si fosse nemmeno lei convinta delle proprie parole.

 

Vegeta era già uscito dalla doccia e si trovava in camera indeciso sul da farsi. Non aveva voglia di incontrare quegli umani, in modo particolare la signora Brief, ma i crampi della fame si facevano sentire e, da sayan quale era, la fame era l’istinto che mai sarebbe riuscito a sopprimere. Mentre era in doccia, il suo animo era stato tormentato dalla visione del suo acerrimo nemico trasformato in supersayan, visione che pareva l’avrebbe tormentato ancora per molto tempo. La sua coscienza non aveva mai fatto nessuna pressione, non si era mai fatta sentire insomma, invece il suo orgoglio calpestato gli rendeva un inferno ogni momento della giornata. “Mi vendicherò!” Esclamò con le fiamme negli occhi.

Decise di dirigersi verso la cucina per sfamare il suo stomaco in protesta e poi avrebbe fatto ciò che il suo animo e orgoglio gli suggerivano.

 

Ecco la mia prima fic in assoluto con protagonisti Bulma e Vegeta, il mio intento è quello di cercare di non ricadere nell’OOC, se dovesse succedere fatemelo presente e provvederò :) Questa è la mia coppia preferita e nonostante legga solo fanfic su di loro ne ho sempre scritte su Goku in ambiti più avventurosi. ( non sono esperta nelle storie d’amore xD)

Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento, ditemi che ne pensate se vi va :)

Baci Fanny.

Ps. Per chi segue o legge la mia fanfic “Padre...” molto presto sarà aggiornata.

Ciao :)

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Aspetterò Kakaroth. ***


Capitolo 2

La luna piena illuminava fievolmente il paesaggio, scabro e desertico. Il sayan sentì una rinnovata energia scorrergli nelle vene, proprio grazie al debole e smorzato barlume del corpo celeste.

Se avesse avuto la coda si sarebbe trasformato nel temibile Oozaru e avrebbe distrutto tutto ciò che gli si fosse parato davanti, forse addirittura tutto il pianeta.

Ciò non era più possibile, doveva accontentarsi di quella lievissima sensibilità che gli era ancora rimasta.

“Dannazione, di questo passo diventerò un terrestre a tutti gli effetti!” Esclamò adirato e accigliato, portandosi le robuste e ruvide mani lungo la vita, lì dove un tempo era solita essere legata la coda; il simbolo dei sayan e della forza che li contraddistingueva.

Vegeta non doveva permettere che ciò accadesse: lui non era un sayan qualunque, bensì il principe dei sayan e, come tale, doveva farsi onore.

I suoi pensieri tornarono nuovamente a rivolgersi a Goku, o Kakaroth, come lui lo chiamava. “Quel sayan dall’infimo livello …” imprecò furioso e strinse con aggressività il pugno, tanto da sanguinare.

Chiuse gli occhi un attimo.

Il suo orgoglio era stato irrimediabilmente calpestato, sia dall’infimo Kakaroth che da Freezer, e per uno come lui era un boccone troppo amaro per essere mandato giù in breve tempo; o forse non ci sarebbe mai riuscito, per lo meno finché non fosse riuscito  a trasformarsi nella leggenda.

“Eppure non ci riesco, nonostante mi alleni molto duramente. Forse Kakaroth era il predestinato, e non io. Il re Vegeta si è sbagliato.” Disse in un debole sussurro. Non appena udito l’eco delle sue stesse parole non si riconobbe. Si arrabbiò al punto da non riuscire a vedere più ciò che aveva dinanzi, solo una era l’immagine di cui non si sarebbe mai sbarazzato, nemmeno se fosse diventato cieco; il supersayan. “Devo per forza essere io!” Lanciò un urlo che squarciò la buia e tetra notte. La scabra natura sotto i suoi piedi tremò, come se avesse preso vita, tremò di paura.

Il suo fu un urlo protratto per vari minuti; un urlo di rabbia, dolore e desiderio di vendetta. Non appena la rabbia iniziò a farsi più debole, spalancò gli occhi, neri e intensi, quasi nascondessero un infinito oblio, quello in cui era precipitato. “Ti aspetterò, aspetterò fino a che non tornerai in vita. E allora, te la vedrai con me, il principe dei sayan.”

 

 

Nel frattempo alla capsule corporation, Bulma aveva preso posto sulla poltrona del soggiorno e mentre sorseggiava del succo di mela guardava la televisione. Non che la guardasse prestandovi la giusta attenzione, anzi il suo pensiero andava altrove. A Goku.

Oh, Goku, ne abbiamo passate così tante insieme e saperti morto definitivamente è stato un duro colpo. Eri un così piccolo bambino,  così sbadato e così leale … Non sono passati neanche una decina di anni da allora. A Namecc sei stato così coraggioso e forte, mai l’avrei pensato. Ti sei sacrificato per il bene di tutto l’universo, non vedo l’ora di poterti finalmente riabbracciare. Pensò con gli occhi tristi e afflitti. La rasserenava molto che Yamcha fosse tornato in vita e che le sarebbe stato accanto, o almeno lo sperava.

Ma la cosa che maggiormente la rendeva felice era sapere che Goku sarebbe presto tornato fra di loro. Un sorriso si fece strada sul suo volto e la giovane trasse un sospiro di sollievo, finalmente c’era la pace. In quel momento qualcosa la fece trasalire, Vegeta. Era ancora una mina vagante, però non se ne curava più di tanto. Fino a quel momento era riuscita a gestire la situazione molto bene, entrambi erano testardi ad alti livelli e lei sapeva sempre come rimetterlo in riga.  Conosceva il punto debole dei sayan, ossia il cibo; inoltre sapeva che Vegeta aveva bisogno di lei per quanto concernesse la gravity room. Anche quello dunque era un problema in meno.

La giovane ed avvenente Bulma era felice, finalmente.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: Alla ricerca di Goku. ***


Capitolo 3

I mesi erano trascorsi veloci e tranquilli e il fatidico giorno era giunto. Crilin e Goku sarebbero presto tornati in vita e avrebbero ripreso la loro usuale routine, godendosi quel periodo di pace che si meritavano.

L’unico che aveva sentito i giorni pesanti e trascorrere lenti era Vegeta, quest’ultimo non avrebbe resistito oltre in quella casa in mezzo ad umani che fino a poco tempo addietro avrebbe ucciso senza scrupoli.

Il principe dei Sayan aveva atteso tanto ardentemente quel giorno, il dì che avrebbe riscattato la sua condizione di inferiorità.

Quel giorno uscì di casa e si appostò ad un angolo, in attesa del tanto agognato momento; la vendetta era molto vicina.

Tutti gli amici dei due defunti si erano riuniti nello spazioso giardino della Capsule Corporation e, assieme a loro, anche i namecciani assistettero all’invocazione del maestoso drago di Namecc, Polunga.  Il cielo cristallino divenne nero e cupo; tutti i presenti rimasero sbigottiti nel vedere il drago stagliarsi al cielo in tutta la sua imponenza.  Tutti i terrestri nel giardino convennero che era molto più spaventoso e grande di Shenron.

“Allora, come nostro primo desiderio chiediamo di riportare le entità di Goku e Crilin sulla terra.” Bulma se ne stava a braccia alzate e con gli occhi luccicanti. Non appena ebbe formulato il desiderio, il piccolo Dende si mise a tradurre in namecciano la richiesta.

Calò un silenzio di tomba, nessuno osava parlare o fiatare. Tutti attendevano intrepidi il responso del drago.

“Per quanto concerne il vostro amico, Crilin, ho risolto. Invece per Goku non posso fare nulla visto che è ancora vivo, è lui che deve decidere se tornare.” La profonda voce del drago vibrò e tutti quanti si scambiarono occhiate interrogative. Gohan fu felicissimo di sapere che il padre era sopravvissuto all’esplosione di Namecc; lui l’aveva sempre saputo in cuor suo.

Anche tutti gli altri sorrisero radiosi alla notizia appena ricevuta; Goku era ancora vivo. Vegeta, da lontano, sentì tutto e rimase indifferente. “Kakaroth, sei sopravvissuto, eh? Hai la pellaccia dura, come tutti noi sayan.” Commentò accigliato e incrociò le braccia.

Bulma lanciò un’occhiata ai suoi compagni e poi si decise a parlare. “Va bene, fa tornare Crilin in vita!” Esclamò quasi urlando, era al settimo cielo. Dende tradusse veloce e pochi attimi dopo gli occhi cremisi del drago lampeggiarono.  “Ho esaudito il vostro secondo desiderio. Qual è il terzo?”

L’attenzione di tutti si focalizzò nel punto in cui il drago era legato alle sfere; un giovane in tuta da combattimento sayan si materializzò dal nulla, Crilin. Quest’ultimo si guardò e si toccò quasi non credesse possibile e reale la situazione, poi vide tutti gli altri e sorrise felice. Sono tornato a casa. Pensò sereno.

Era giunto il turno di Goku. “Drago, vogliamo che Goku torni sulla Terra, qui con noi.” Alzò le braccia al cielo e lo stesso fece Dende mentre traduceva.

Gli occhi del drago lampeggiarono e tutti attesero in silenzio, non vedevano l’ora di riabbracciare il loro amato eroe.  

Lunghi e interminabili attimi di silenzio si susseguirono.

“Mi dispiace, il vostro amico ha detto di no. Tornerà da solo fra un po’ di tempo.” La voce del drago vibrò inquietante … I presenti rimasero un po’ delusi. Nessuno fiatava e ciascuno si teneva dentro la tristezza.

Il maestro Muten si fece coraggio e parlò. “Lo so io perché Goku non vuole tornare. Ha il terrore di sua moglie Chichi, altroché Freezer!” disse tutt’un fiato e Chichi subito gli si lanciò contro.

Il drago sparì e lasciò dietro di sé una fievole scia di delusione, anche se tutti erano comunque gioiosi per il ritorno dell’amico di infanzia di Goku.

 

“Certo Kakaroth, scommetto che ti stai sottoponendo a duri allenamenti per diventare più forte. Io invece me ne sto qui fra questi buoni a nulla!” Esclamò con gli occhi iniettati di sangue. Vegeta era furioso, quel infimo suddito trovava sempre un modo per farlo sentire inferiore; era deciso che le cose sarebbero cambiate. Salì sulla navicella della Capsule Corporation e lasciò quell’inutile pianeta.

Era intento a cercare Goku, anche se avesse dovuto fino in capo all’universo, e a raggiungere lo stadio di supersayan. Vegeta sentiva che lontano da tutte quelle distrazioni avrebbe trovato quella purezza che aveva incominciato a vacillare.

“Pura malvagità.” Sussurrò e rise malefico.

Non sapeva che anziché Goku avrebbe trovato qualcos’altro, fra passato e presente.

 Spazio autrice.

Vedo che questa fic non ha molto successo, con questo capitolo spero non diminuisca xD Ho riassunto una puntata sì, ma mi serviva per introdurre il prossimo capitolo,il quale riserverà delle sorprese.

A presto,

Fanny.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: La turbolenza. ***


Capitolo 4

“Io sono il principe dei sayan e non mi farò surclassare così da un guerriero di infimo livello!” Esclamò furioso con le pupille girate all’indietro, mentre trafficava fra i comandi della navicella.

Vegeta era un sayan ferito e distrutto; rivoleva la sua gloria e supremazia passata e l’avrebbe ottenuta a tutti i costi.

L’affronto che Freezer gli aveva fatto per anni, usandolo come sua pedina, era stato un peso ponderoso da sopportare; a Namecc si era ribellato e, anziché farsi valere durante lo scontro, aveva pianto, per giunta implorando Kakaroth. Si vergognava immensamente di sé stesso.

“Se mio padre mi avesse visto lì a Namecc, mi avrebbe di certo disprezzato e rinnegato.  E non avrebbe avuto tutti i torti; come ho potuto versare lacrime, come?” Bisbigliò con gli occhi neri persi nell’immensità dell’universo. Non si sarebbe mai spiegato cosa fosse scattato in quel momento; l’unica spiegazione plausibile era che sapeva che sarebbe morto e sarebbe stato per sempre. Non avrebbe mai potuto realizzare la sua vendetta e in quell’ignobile modo sarebbe finito nel dimenticatoio.  Lui non lo voleva, non si sentiva ancora pronto.

Aveva avuto paura e rimorso.

La sua parte irascibile aveva preso il sopravvento sull’orgoglio perché non sapeva che sarebbe tornato indietro alla vita.

Si concedette quella spiegazione, ossia in punto di morte si fanno anche pazzie, e così tentò di riparare un pezzo della sua vita; nonostante la sua soluzione, quel pianto rimaneva sempre scritto nel suo passato e nulla lo avrebbe cancellato.

Il sayan batté un violento pugno sul bracciolo della postazione di comando e abbassò lo sguardo.  L’eco di una risata iniziò a propagarsi e rimbombare nella piccola stanza; Vegeta alzò lo sguardo, non prometteva nulla di buono.

Era un ghigno malvagio e sadico, forse era divenuto ancor più spietato rispetto al suo primo arrivo sulla Terra.

Il principe dei sayan era tornato. “E’ ora di smetterla. Quel che fatto è fatto, ora mi aspetta un futuro di battaglie e sangue. Mi manca l’odore del sangue dell’avversario.” Rise malignamente e impostò le coordinate del primo pianeta che sarebbe stato la vittima del suo rinnovato odio.  “Pura malvagità. Sete sconfinata di vendetta. Diventerò un supersayan.” Detto ciò balzò in piedi e si avvicinò al grande oblò della navicella e si mise a braccia conserte.

L’universo era un immenso oblio scuro e tetro e d’ora in poi sarebbe stato la sua nuova casa. Sogghignò, adesso la sua vita stava prendendo la giusta piega. Lui era il principe e avrebbe regnato su quel vasto impero, l’unico ostacolo da abbattere era Kakaroth e presto sarebbe riuscito anche in quello.

Una turbolenza lo fece sussultare e perse l’equilibrio.

Vegeta trovò un appiglio vicino l’oblò e guardò fuori per capire da dove venisse quel trambusto; non vide nulla di sospetto. “Dannazione, anche sullo schermo qui non segna nessun problema! Cosa è?” E sbatté i pugni sui comandi con forza, visto che qualsiasi pulsante premesse non accadeva nulla, era come se non rispondessero più. “Non è possibile!” Urlò arrabbiato e in preda alla frenesia di cercare una soluzione. Le sue possenti mani si muovevano veloci lungo i pulsanti premendoli a caso ma già da un bel pezzo non capitava nulla.

Una scossa molto più forte della prima si abbatté sulla sfortunata navicella e ciò che gli occhi contratti del sayan videro fu solo un’intensa luce bianca che gli perforò l’anima. Poi il buio e l’oscurità eterna.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5: Bulma?? ***


Capitolo 5

Un uomo muscoloso giaceva fra le coperte di un letto simile ad un giaciglio da reali. 

Un occhio si aprì all’improvviso. “In che razza di posto sono finito?” Bisbigliò nella penombra della camera, notando quanto fosse sontuosa e sfarzosa. Con uno scatto rapido si liberò delle morbide coperte e balzò in piedi.

Vegeta si guardò e, al posto della sua classica tuta, vide una veste molto simile a un pigiama e smorfia di biasimo si dipinse sul suo volto. Non era buio pesto e perciò riuscì a localizzare in men che non si dica la sua battle suit; era poco distante da lì, poggiata su di una sedia ai piedi del letto.

Il sayan l’afferrò al volo e in brevissimo tempo si ritrovò già cambiato. Devo andarmene di qui. Pensò e immediatamente si avvicinò alla porta, pronto a spalancarla per andarsene.  Non fece nemmeno in tempo a girare la maniglia che la porta si aprì da sola, inondando di luce la camera dove in precedenza aveva giaciuto il sayan. Quest’ultimo fu costretto a chiudere gli occhi, abituati al fosco.

“Buongiorno vostra altezza.” Sentì la voce di una donna, l’aveva chiamato –vostra altezza- ; Vegeta aprì gli occhi e vide due donne, parevano serve.

“Buongiorno, desidera qualcosa?” Domandò l’altra, era vestita di abiti molto umili, che a Vegeta non sfuggirono. Io li riconosco. Queste sono le vesti che le serve erano tenute a indossare. Ma … questo non è possibile!

“Sì, ditemi dove mi trovo. All’istante.” Esortò con tono di voce severo e minaccioso, senza nemmeno guardarle negli occhi. Lui era il loro sovrano e per questo non si meritavano neanche di calpestare il suolo dove precedentemente aveva camminato il loro re.

Le due donne si guardarono sbigottite e cercarono l’una nell’altra una risposta da dare, quando la più coraggiosa delle due parlò. “Mio re, questo è il suo pianeta natio. Il pianeta Vegeta. Suo padre è morto e circa due settimane fa lei ha preso in mano le redini del regno.” Disse con voce ferma e inchinandosi al cospetto di quel sayan che riconosceva come il suo principe. Anche l’altra donna fece lo stesso.

Vegeta dava le spalle ad entrambe e, nell’udire quelle parole, aggrottò la fronte. “Non è possibile.” Bisbigliò a voce bassissima in modo che nessuno lo potesse sentire.

“Vi ordino di andar via!” Si voltò in un lampo e fulminò le due inservienti con gli occhi neri e tenebrosi. Le due trasalirono e, ancora inchinate, arretrarono. “No. Tu resta qui.” Fece segno di stare ferma alla serva, che coraggiosamente gli aveva rivelato dove si trovasse.

L’altra se ne andò mesta e chiuse la porta alle sue spalle.

“Dimmi. In che anno ci troviamo?” Domandò severo, guardandola dritto negli occhi e trasmettendole paura, allo stato puro.

Silenzio.

“Parla se non vuoi morire.” La minacciò col sangue negli occhi e la donna decise di non farlo attendere oltre perché molto probabilmente avrebbe messo in atto ogni parola che diceva.

“Siamo nel-.” Non riuscì a nemmeno a terminare la frase che spalancò gli occhi e un rivolo di sangue solcò le sue labbra. La sfortunata donna cadde a terra esangue e dopo vari minuti spirò.

Il sayan abbassò lo sguardo in direzione della serva, era stupito visto che lui non aveva fatto nulla. Quando si decise ad alzare gli occhi indifferenti vide la figura di una donna pararglisi di fronte in lontananza.

Dalle sue mani fumanti e ancora posizionate in un attacco, Vegeta capì che la donna aveva vibrato quel colpo mortale.

Entrambi iniziarono ad avanzare l’uno contro l’altro finché non si trovarono a pochi centimetri. “Nessuno si avvicina troppo al mio re per continuare a vivere.” Gli sussurrò quell’esile figura che già aveva avuto l’occasione di vedere altrove.

“Donna? Cioè, Bulma?” disse con un fil di voce e aggrottando maggiormente la fronte.

L’affascinante figura, che gli stava di fronte in tutta la sua bellezza, iniziò a ridere malignamente.  “Vieni con me.” Lo esortò con un ghigno sul volto e subito il sayan la seguì,ancora troppo meravigliato per rendersi conto della situazione.

 

Nuovo capitolo. Spero vivamente che sia di vostro gradimento ;D

Una recensione circa cosa ne pensate non mi dispiacerebbe affatto xD Anche magari per aiutarmi :)

Fanny

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

“Donna, fermati all’istante e dimmi dove stiamo andando!” Vegeta si bloccò di scatto e si mise a braccia conserte, in attesa che quella misteriosa donna gli desse una spiegazione.

“Ma come? Non ti fidi di me?” La misteriosa donna si voltò e si avvicinò pericolosamente al sayan che la guardò severo.
“Non fare un passo oltre o ti ritroverai all’altro mondo!” Esclamò burbero e si preparò a scagliare un Big Ben attack contro quella donna così sfacciata.

“La situazione è più grave di quanto pensassi. Vieni con me nella sala del trono e ti spiegherò tutto quanto.” Disse con fare malizioso e con eleganza si voltò intenta a proseguire il cammino che aveva interrotto.

Il sayan rimase a osservarla sorpreso.

La donna aveva i capelli color turchino, lunghi e lisci; indossava un abito color cremisi e beige, semplice e pratico ma al contempo così elegante, metteva in risalto tutte le sue abbondanti forme. Vegeta l’aveva guardata in faccia e nel suo volto aveva riconosciuto quello di Bulma, la terrestre impicciona e alle volte insopportabile.

La cosa che lo stupiva era il carattere di quella dama. Severa, maliziosa e forte, aveva un che di malvagio e attraente; pareva quasi una donna sayan e non aveva nulla a che fare con la Bulma che lui conosceva.

Vegeta alzò lo sguardo e si accorse che era già sparita per il corridoio e, dopo qualche attimo di riflessione, decise che l’avrebbe seguita per capire che cosa stesse succedendo. Non ci sto capendo più nulla, dannazione!

Il sayan, percorso un buio e tetro corridoio, si fermò di fronte alla porta che, senz’ombra di dubbio, quella donna aveva varcato prima di lui. Senza porsi ulteriori domande, sferrò un forte calcio e il varco venne aperto.

Una sala del trono, per nulla sfarzosa bensì spoglia e sinistra, si fece spazio nei suoi occhi.

La donna, che aveva incontrato prima, era seduta su uno dei due troni e sorseggiava un calice con estrema sensualità, aveva le gambe accavallate e il vestito piegato metteva ben in mostra il pallore della sua pelle. Pelle d’avorio.

Il sayan si soffermò a osservarla, fra lo stupito e l’ammaliato, quando l’orgoglio si decise a far qualcosa in quella situazione così inusuale. Distolse subito lo sguardo ed avanzò di qualche passo in direzione dei troni. Non appena fu abbastanza vicino indirizzò lo sguardo verso la figura che elegantemente sedeva dinanzi a lui. Non più ammaliato o stupito ma malizioso e severo. “Credi che con tutta questa farsa io cada ai tuoi piedi, donna? Ti sbagli di grosso. Piuttosto, ti ordino di dirmi subito che succede e che razza di posto è questo!” Strinse con violenza il pugno destro e attese una risposta inchiodando i suoi profondi occhi neri in quelli azzurri e gelidi della regina.

Lei attese qualche minuto e guardò il sayan con un sorrisino stampato sulle carnose labbra.

La pazienza del sayan cominciò a vacillare. “Parla! Ti faccio sparire quello stupido sorrisetto dalla faccia con le forti maniere se non parli.”

“Dovevo immaginarlo. La pazienza non è mai stata il tuo forte.” Sussurrò con leggerezza e battendo le ciglia con eleganza. Vegeta spalancò gli occhi. “M-ma …?” Parla come se mi conoscesse da tanto tempo.

La donna si alzò felina dal trono, in un attimo fu vicinissima al sayan e pose l’indici in corrispondenza della sua bocca come per zittirlo. “Ora è il mio turno di parlare.”

Vegeta fece come per parlare, un’insulsa donna non poteva fargli un affronto del genere, ma ogni tentativo venne zittito. Convenne , per una volta, che era meglio stare zitti e sentire cosa gli avrebbe rivelato; così avrebbe capito in che dimensione e luogo fosse finito.

“Bravo il mio principe. Adesso ascolta attentamente perché non lo ripeterò di nuovo.”

“Non osare rivolgerti ancora così a me. Capito?” Inveì arrabbiato e innervosito, la donna fece finta di non averlo seguito e tornò a sedersi su uno dei due troni. Il principe dei sayan preferì restare in piedi, un po’ più distante.

 

“La mia è una lunga storia.

Vengo da un pianeta chiamato Terra.” E fece una pausa, sospirò sonoramente e continuò con il suo racconto. Terra? Che sia veramente Bulma?

Angolo autrice

Allora ciao :D Volevo mettere tutto in questo capitolo la storia di questa misteriosa donna ma purtroppo sarebbe venuto fuori un capitolo piuttosto lungo e, parlando da lettrice, le storie dove i capitoli superano le mille e cinquecento parole, io non li leggo. Quindi ho diviso questi due capitoli. Ci risentiamo presto con “la storia della donna misteriosa.”

Ps. Molti potrebbero dire, perché non metti le note AU? Semplice, questo è un capitolo “filler” dove ho voluto far vivere un’avventura a Vegeta (Goku che va a Yardrat, beh facciamo fare qualcosa di interessante pure a Vegeta xD Se volete potete vedere la mia fic “Padre…” Dove racconto della mia storia circa quell’anno) . Presto inizieranno i capitoli in cui, a modo mio, racconterò come questi due personaggi si siano avvicinati. Credo sarà fino alla saga di majin Bu :D Ringrazio chi mi recensisce ( due persone solo T__T)  e chi mi segue :D Chiedo scusa per l’attesa e per mettere questi capitolo cos’ ma io odio i capitoli più lunghi di mille e cinquecento parole >.<

Un bacio Fanny.

Ps( sì il secondo) : ditemi se faccio diventare Vegeta OOC T__T pure are un dialogo scemo è difficile xD più facile fare storie con Goku xD

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7: la storia di Bulma ***


Capitolo 7

“ Diversi anni addietro il pianeta venne distrutto e raso al suolo da una gloriosa stirpe.

Il primo ad essere stato mandato sul pianeta fu un sayan di nome Kakaroth che non appena giunto ad un’età, circa la mia, era cinque o sei anni più piccolo, iniziò con la sua distruzione. Rase al suolo, in men che non si dica, tutto il pianeta. Distrusse ogni città e seminò il panico ovunque.

Io conducevo una vita piuttosto tranquilla, per lo meno prima del giorno in cui le nostre vite si incrociarono.

Kakaroth mi avrebbe uccisa subito, ma un qualcosa lo fermò dal suo intento, non so dirti cosa, ma non mi spedì all’altro mondo come io pensavo. 

Flashback

“Preparati a morire, insulsa terrestre.” Un giovane ragazzo dalla particolare capigliatura ribelle stava in piedi di fronte ad una giovane dai capelli azzurri, inginocchiata e tremante dalla paura.

“Ti prego, non uccidermi.” Implorò con le lacrime agli occhi e le mani rivolte in avanti, come in preghiera.

“E perché ma-.” Il sayan si interruppe e si massaggiò la testa in preda ad allucinanti dolori. Iniziarono così strazianti urla di sofferenza che commossero la ragazza. Quest’ultima dimentica delle atrocità che egli aveva commesso lo portò a casa sua e lo aiutò a guarire da quel male.

Passati alcuni giorni, il crudele giovane aprì gli occhi e si alzò in piedi.

“Dove mi trovo? Cosa è successo? E tu, chi sei?” Fece tante domande a intermittenza che spiazzarono la giovane donna. Non ricorda? Pensò attonita e notò che non aveva più un espressione perennemente corrucciata, bensì era più disteso in volto.

Tirò un sospiro di sollievo.

“Il mio nome è Bulma. E questa è la Terra.” Sorrise sollevata e lo aiutò a sedersi.

“Terra? Ah, sì!”

A quelle parole Bulma si alzò di scatto da quel letto e si allontanò spaventata.

“No, non fraintendermi. Non ti farò del male. Mi hai aiutato e mi sei stata vicina, ma non per questo non devo agire da sayan.” Abbassò lo sguardo triste.

“Sayan?” ripeté la ragazza incuriosita. Quello straniero sollevò gli occhi neri e profondi e li incatenò in quelli ignari e sinceri della giovane.

“Io provengo dal pianeta Vegeta e sono un sayan. Siamo una delle stirpi più forti esistenti all’universo. Secondi solo a …” Prese fiato e deglutì quasi stesse per dire qualcosa che lo feriva profondamente. “ Freezer.” Continuò, aggrottando adirato le sopracciglia. 

“Ah … E come mai-.?” Non fece in tempo a finire che il sayan parlò di nuovo.

“E’ la nostra missione. Io sono uno dei più deboli e sono stato mandato qui, sul pianeta più facile da conquistare. Siamo dei mercenari che lavorano per quel tiranno di Freezer ma mi vendicherò, un giorno.” Disse severo, con una punta di rabbia e rancore. Bulma capì che era una razza di gente molto forte e altrettanto orgogliosa.

Gli anni passarono in fretta e i due crebbero assieme finché …

Fine flashback

“Siamo cresciuti assieme per diversi anni. Mi ha insegnato molte tecniche e mi ha allenata quasi fossi una sua parente stretta. Devo dire che furono dei bei anni nonostante tutto.

Lentamente cambiai e mi sentii quasi facente parte della stirpe sayan.

Un giorno arrivasti tu e Napa e completaste il lavoro che Kakaroth  aveva interrotto e foste decisi a uccidere anche me.

Il mio amato fratello mi salvò e fu lui a convincervi a portarmi con voi su Vegeta, solo dopo uno scontro durissimo con Napa, durante il quale questo morì. Kakaroth ti convinse delle mie abilità ,sia da guerriera che da scienziata e tu fosti persuaso di portarmi con te.

Giungemmo su vegeta nel peggior periodo che potessimo scegliere. La guerra, la ribellione.

Il padre di Kakaroth, Bardack, aveva iniziato la rivoluzione e ribellione contro Freezer e fu seguito a corda da tutti i sayan, primo suo figlio.

Fu una lotta dura e molti di noi perdettero la vita combattendo da gloriosi guerrieri.

Tuo padre, il Re, tentò invano di scontrarsi direttamente con Freezer ma fallì, ciononostante sopravvisse. Fu uno il sayan che rese la leggenda realtà, rese la leggenda del super sayan realtà e quel sayan sei tu.

Combattesti coraggiosamente e in preda alla furia per aver perso uno dei tuoi migliori combattenti, nonché amico, Kakaroth, ti trasformasti nel leggendario supersayan e distruggesti quel tiranno.

Ci hai salvato e tutti ti saremo per sempre grati.” Si inchinò per poi proseguire sotto gli occhi immobili e impassibili del sayan.

“Tuo padre morì e tu diventasti il re. Mentre io, divenni la nuova regina, assieme a te.

Questo è tutto. Credo di non aver omesso nulla.” Sorseggiò ancora e chiuse gli occhi. Kakaroth mi manchi.  Pensò.

Vegeta non si mosse e non fiatò.

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8: Ritorno sulla terra. ***


Capitolo 8

 “Bella storiella. Mi dici quella vera, ora?” Vegeta era rimasto tutto il tempo ad ascoltare, impassibile. Alzò lo sguardo verso quella donna che diceva di essere Bulma e indagò i suoi grandi occhi azzurri. “Tu non sei Bulma. Questo non è possibile.”

“Ma cosa stai farneticando? Ma non ricordi più nulla? In che razza di pianeta sei finito e che ti hanno fatto?” Per la prima volta, un’espressione di stupore si fece largo sul viso della bella donna. Bulma si avvicinò al sayan ma non fece in tempo a sfiorarlo che questo si allontanò all’istante. “Io vado. Devo cercare la mia navicella e andarmene. Non provare a seguirmi, intesi?” E dettò ciò sparì fra i corridoi del palazzo. E se mi avesse detto la verità? Questo sembra proprio il palazzo reale. Ma … Forse sono finito in una dimensione parallela alla mia. Io sono il Supersayan qui. Devo tornare indietro. Non fece in tempo a realizzare meglio i suoi pensieri che vide in un lampo una navicella atterrare ad alta velocità.

Il buio.

 

Bulma nel frattempo se ne era rimasta seduta sul suo trono con gli occhi affranti. “Non è possibile che se ne sia andato. “Disse in un lieve sussurro quando le porte si spalancarono all’improvviso. La donna balzò in piedi.

“Salve, mia regina. Sono appena tornato dalla mia ultima conquista. Un gran successo. Qui, tutto è stato tranquillo?” Un uomo dalle sembianze di Vegeta, ma vestito della tuta di combattimento del padre, avanzò verso il trono, osservando con fare intrigante la donna.

Bulma, in brevissimo tempo, collegò tutto e convenne che quello doveva essere un impostore e che quindi presto sarebbe stato catturato. Decise di non riferire il fatto al Re e, subito, assunse un’espressione maliziosa. “Tutto regolare.”

Il sayan si avvicinò e cinse la vita alla donna, donandole poi un appassionato bacio. “Molto bene … A noi due allora.”

 

 

“Ah, che mal di testa. Dove mi trovo e che sogno era mai quello?” Vegeta si massaggiò la testa e si guardò intorno. Si stupì molto nel notare che si trovava proprio nella sua navicella. “Sarà stato solo uno stupido sogno.” Sussurrò e si sedette alla postazione di comando. Io, il Supersayan. Presto diventerà reale. Pensò sicuro delle proprie capacità.

 

 

I mesi trascorsero in fretta e, fra pianeti distrutti e abitanti dilaniati, Vegeta non trovò neanche una minima traccia di Goku. Convenne che forse era il caso di ritornare sulla terra e aspettarlo lì; lì si sarebbe potuto allenare in condizioni migliori e sarebbe diventato molto più forte.

“Ecco, queste dovrebbero essere le coordinate giuste. In meno di un mese dovrei tornare su quel insulso pianeta. Il momento è vicino, Kakaroth. Non potrai sfuggirmi in eterno.” Bisbigliò gaudente. Non vedeva l’ora di avere la sua vendetta, l’attesa si era protratta fin troppo e la resa dei conti era prossima.

L’unica nube all’orizzonte sarebbe stata la convivenza con i terrestri. “Vegeta, trova la forza di non sterminarli tutti.”

 

Sulla terra, un mese dopo.

“Che peccato speravo che Vegeta sarebbe tornato. E invece nulla.” Disse con un tono di voce triste e affranto la madre di Bulma, mentre sorseggiava del tè bollente in compagnia della figlia e del marito.

“Ma che dici, molto meglio così! Un assassino in meno da sfamare. Non mi-.” Non riuscì nemmeno a terminare che si sentì un forte botto provenire dal giardino.

“Che sarà stato?”Domandò pacato il signor Brief senza che nessuna delle due donne lo ascoltasse.

“E’ Vegeta! Ne sono sicura! Evviva, è tornato!” Esclamò contenta la signora Brief, intenta a correre in giardino, preceduta da Bulma che era stata più veloce.

“E’ tornato.” Furono le uniche parole che la donna sussurrò, prima di realizzare che la madre aveva ragione.

 

Angolo Fanny:

Allora, la piccola avventura di vegeta finisce qui xD

Il sayan era finito in una sottospecie di buco nero e era stato catapultato in un’altra dimensione. E’ tornato indietro perché in quel momento è tornato il Vegeta di quella dimensione xD

Ditemi che ne dite xD

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9: Tre anni di pace. ***


Capitolo 9

“Vegeta, sei tornato!” Squittì al settimo cielo la signora Brief, fermandosi un po’ più distante dalla navicella appena atterrata.

Bulma, invece, aveva fatto alcuni passi avanti in direzione del luogo di atterraggio e se ne stava con gli occhi spalancati, mentre la portiera si apriva. Un uomo possente e di minuta statura venne investito dalla luce del giorno e, quasi con eleganza regale, venne fuori dalla navicella. Vegeta proseguì lungo la passerella dell’astronave con le mani in tasca e con gli occhi bassi, perso nei suoi pensieri.

“Ehi, Bulma! Sei lì fuori?” La giovane donna dai capelli turchini si voltò di scatto e vide un ragazzo, dai capelli corvini e caratterizzato da una grande cicatrice sulla guancia, correrle incontro. In breve tempo fu fuori e, senza nemmeno salutare la propria ragazza come si dovesse, puntò gli occhi scuri in direzione della navicella. Yamcha si stupì parecchio nel realizzare una dura verità; l’espressione del suo volto era un misto di meraviglia e preoccupazione. “V-Vegeta?” Balbettò e arretrò di qualche passo in direzione della porta che poco prima aveva varcato.

La scienziata non ci badò più di tanto, la sua attenzione era tutta per Vegeta. “Chissà perché è tornato?” Bisbigliò appena e nessuno poté udirla. Avevo ragione. Gli manca la gravity room. Pensò.

“Oh, Yamcha, ci sei anche tu. Sì, Vegeta è tornato! Non è una bella notizia, eh?” L’unica ad essere tanto contenta era Bunny, che se ne stava a mani congiunte, in attesa di poter rivedere di nuovo il sayan dal particolare fascino tenebroso.

L’oggetto dell’attenzione di tutti alzò lo sguardo e rimase in piedi ad osservarli. L’istinto omicida iniziò a far le sue pressioni e il sayan, com’era abituato a reprimere ogni sua emozione, represse anch’esso.

Bulma avanzò velocemente verso Vegeta e, nella sua mente, ogni preoccupazione si cancellò. Quando fu abbastanza vicina al sayan prese fiato. Ecco, ora è bene che prepara le mie orecchie e nervi a sopportarla. Pensò, senza scomporsi e rimanendo rigido nella sua solita espressione corrucciata.

I presenti non fiatarono e restarono in silenzio a osservare la scena.

“Ma guarda sei tornato. Qual buon vento mio caro principe dei sayan?” Domandò sarcastica enfatizzando –principe dei sayan- , l’epiteto che vegeta era solito ripetere a ogni qualsivoglia affermazione o domanda.

Il burbero Vegeta non si sarebbe di certo fatto trattare così da una stupida terrestre, però nella sua mente riaffiorarono alcune immagini. Si ricordò di quella Bulma che aveva sognato: maliziosa , forte e sicura di sé.  Scosse la testa cercando di buttar via quelle immagini. “Mh.” Bofonchiò e si mise a braccia conserte.

“No, quella non è una risposta accettabile.” Lo rimbeccò la ragazza dagli occhi azzurri. Yamcha si stupì del coraggio che la giovane aveva; parlava a Vegeta quasi fosse un terrestre suo amico. “Si farà uccidere …” Bisbigliò preoccupato ma fin troppo spaventato all’idea di uno scontro con quel mostro assassino.

I nervi di Vegeta erano a pezzi ma ciononostante tentò di farsi forza.

“Kakaroth. Me la pagherà cara, io sono il Principe dei Sayan e mi vendicherò dell’affronto subito! Devo allenarmi!” Esclamò con gli occhi in fiamme e stringendo il pugno con forza di fronte a Bulma, che pareva per niente essere spaventata.

“Oh, Goku tornerà presto. Manca poco ormai e avrai la tua vendetta però, guardati, hai bisogno di una doccia.” Disse in tutta calma e tranquillità, sfiorando con un dito la tuta sporca e distrutta del sayan. Quest’ultimo arretrò imbarazzato. “Mh.” Furono l’unica cosa che mugugnò. “Seguimi.” Disse la donna e subito iniziò a camminare in direzione della casa. Il sayan era rimasto immobile, senza fiatare, e guardava quella terrestre così sfacciata. Convenne che non era poi così diversa da quella che aveva sognato qualche tempo addietro.

Bulma si voltò di scatto. “Allora, ti muovi o no?” Domandò, mantenendo la sua calma e proseguendo il suo cammino.  Con stupore di Yamcha, il sayan non controbatté e seguì la donna, imbarazzato. Che mi tocca fare! Io sono il principe!

“Roba da matti, guarda, le sta dando retta. Vegeta, l’orgoglioso principe dei sayan, si fa comandare così da Bulma. Assurdo. Le donne.” Sospirò sonoramente.

 

I mesi trascorsero veloci. Vegeta non si faceva vedere quasi mai per casa, vista l’assiduità con cui si allenava. Gli unici momenti in cui era possibile trovarlo erano la colazione, il pranzo e la cena. Litigava spesso con Bulma, la quale gli ricordava chi fosse il padrone e chi l’ospite, ricevendo sempre una risposta astuta. Tutto sommato la convivenza era rimasta la stessa di quando se ne era andato.

Gli allenamenti diventavano sempre più duri e puntati a superare Kakaroth.  Il padre di Bulma si era così ritrovato con molto lavoro da svolgere visto quanto spesso il sayan distruggesse le macchine assurde che il sayan gli chiedeva di costruire.

Bulma invece si divideva tra il lavoro e le uscite con il suo ragazzo Yamcha.

Tutto procedeva tranquillamente per lo meno finché una misteriosa aura distolse tutti dalla comune vita. 

“Dannazione! Questa è l’aura di Freezer! Quel buono a nulla di Kakaroth deve averlo lasciato in vita. Ecco cosa succede quando si fa i generosi.” Esclamò Vegeta battendo con violenza i pugni sul tavolo dove stava mangiando in compagnia dei terrestri, suo malgrado.  Il sayan venne distratto dalla vocina di Bulma. “Vegeta, preferisci questa o quest’altra salsa?” Domandò e, recante fra le mani due tipi di salse, le mostrò al sayan.

Tutti rimasero interdetti. “Bulma! La Terra è in pericolo e tu pensi alle salse?” La riprese il piccolo maialino rosa. Donne. Tutte uguali. Pensò Vegeta che in un lampo fu lontano nel cielo. 

Tutti guerrieri Z atterrarono poco distanti dal luogo dell’ atterraggio dell’astronave di Freezer e con molta attenzione iniziarono ad avanzare.

Intanto il temibile Freezer era ritornato, più furente che mai.

Uscì dalla navicella seguito dai suoi combattenti e dal padre, molto più grande e grosso di lui.

I due osservarono il posto. Una landa desolata si stagliava al loro sguardo.

“Be’, non è così male come posto. Potremmo venderlo. Dunque è da qui che proviene il supersayan, giusto figlio?” Domandò Re Cold, con gli occhi rossi ancora puntati nell’orizzonte.

“Sì, padre. Ancora non è arrivato. A breve avrò la mia vendetta!” Esclamò con gli occhi iniettati di sangue. Ricordi dolorosi tornarono nella sua mente. Lo scontro contro di Goku che l’aveva visto perdente. Quel sayan l’aveva deriso e si era preso il gioco di lui. Freezer si sentiva ferito nel profondo del suo orgoglio e rivoleva il suo titolo di “più forte dell’Universo.”

“Lo aspetteremo qui. A breve arriverà. Nel frattempo vi ordino di sterminare gli umani, suoi amici. Avrà una bella sorpresa.” Sogghignò malvagio e fece cenno ai suoi di eseguire l’ordine. Re Cold se ne stava in piedi a braccia conserte, impassibile.

I guerrieri del tiranno fecero per avanzare ma furono fermati da un’entità velocissima. Subito caddero a terra, in pezzi.

“Chi è stato?”

Un ragazzo dai capelli color lilla, tagliati corti da un lato e lunghi dall’altro, si parò davanti a Freezer che tremò. Quest’ultimo vide negli occhi di quel giovane quelli arrabbiati e vendicativi di Goku. Il tiranno rivisse quell’incubo e arretrò verso il padre che lo guardò stupito.

“Tremi, Freezer, eh?” Domandò il misterioso giovane, sicuro di sé.

“No. Io sono il più forte e a breve finirai all’altro mondo!” Freezer riacquistò la sua sicurezza e si preparò allo scontro.

“A breve non resterà nulla di te.” Sorrise, sicuro delle sue risorse.

“Vediamo un po’ di cosa è capace.” Commentò in disparte il padre di Freezer.

 

Intanto i guerrieri Z si erano avvicinati sul posto e Vegeta, ormai impaziente, era voltato via, curioso di sapere cosa stesse succedendo al di là di quella grossa montagna. “Chi è questo misterioso guerriero?” Bisbigliò e subito fu via.

Anche gli altri fecero lo stesso, Bulma compresa aiutata da Yamcha, molto intimorito al contrario della giovane.

Quel che videro fu incredibile.

Con un solo e deciso colpo di spada quel misterioso guerriero, trasformato nel supersayan, aveva fatto fuori Freezer.

Vegeta sentì il mondo intero crollargli addosso. Un altro supersayan. Secondo i suoi conti non era possibile visto che erano tre i sayan ancora vivi ma l’evidenza era ovvia. Non è possibile che persino un ragazzo così giovane si sia trasformato e io no! Pensò deluso di se stesso. Si sentì perso e una nullità , altroché il principe, in quel momento si sentiva totalmente inutile e cosa peggiore, un debole.

Il misterioso guerriero uccise anche Re Cold il brevissimo tempo e, accortosi dei presenti, volò incontro loro. Gli disse che presto Goku sarebbe arrivato e che l’avrebbero potuto aspettare insieme.

Guidò i guerrieri verso il luogo esatto dove Goku sarebbe atterrato e si appostò su di una roccia.

Bulma, curiosa com’era, fece molte domande al giovane che non rispose a nessuna, l’età fu l’unica cosa che rivelò. Aveva di fronte sua madre da giovane e la cosa era alquanto imbarazzante e strana.

Padre. Pensò Trunks nel lanciare una veloce occhiata al padre, che lo fulminò accigliato.

Nella mente di Vegeta i pensieri erano tanti e si perdevano l’un l’altro. Si sentiva sconfitto e debole. Di supersayan ne spuntavano altri e lui era l’unico che non riusciva nel suo intento. Non solo Kakaroth l’aveva sconfitto in tutto, ma anche quel misterioso giovane.

Le tre ore passarono e, all’ora prefissata, la navicella di Goku fu visibile nel cielo cristallino.

Quest’ultimo uscì dalla navicella contento e con stampato in volto il suo solito sorriso sereno e infantile, che venne sostituito da un’espressione attonita quando gli venne presentato il misterioso guerriero come colui che era un supersayan e aveva sconfitto Freezer e il padre.  Il combattente chiese un colloquio privato con Goku e lasciò tutti di sasso, innervosendo maggiormente Vegeta, che cercò di restare calmo.

Trunks rivelò a Goku tutto circa la sua identità e circa il fatto che era figlio di Bulma e Vegeta, stupendo tantissimo il sayan. Gli raccontò della futura minaccia e una volta terminato se ne andò, lanciando un caldo e tenero saluto ai suoi ignari genitori.

Vegeta si era sentito così debole, particolarmente quando aveva visto Kakaroth e quel tizio trasformarsi, quasi volessero burlarsi di lui e della sua inferiorità.

Non appena saputa la novità, il sayan domandò a Goku il motivo del suo anno di assenza, sapendo da questi che si era allenato con gli abitanti di Yardrat e aveva appreso la tecnica del teletrasporto, dandone persino una bella dimostrazione.

Vegeta, già molto arrabbiato, volò via senza dire più nemmeno una parola, troppo furente, troppo ferito e deluso di sé.

Lo stesso fecero gli altri e gli ultimi ad andarsene furono Goku, Piccolo e Gohan.

“E, ah già, dimenticavo. Partorisci un bel bambino!” Esclamò Goku sorridente come suo solito, prima di sparire nel cielo blu.

I presenti rimasero in silenzio, meravigliati.

“Non sapevo fossi incinta, Bulma.” Commentò Crilin alzandosi gli occhiali da sole del maestro Muten.

“Infatti non lo sono. Non lo so che volesse dire.” Disse risoluta la donna.

Yamcha assunse un’espressione da ebete e guardò la ragazza con faccia da stupido. “Forse voleva dire, forse che, che sarebbe l’ora di … Mettere su famiglia.” Balbettò mettendo le parole in fila con molta fatica. Nessuno badò a lui e dopo breve tempo tutti furono via di lì.

Tre anni aspettavano i guerrieri Z. Tre anni di allenamenti, ma solo allenamenti?

No, nel caso di Bulma e Vegeta.

 

Note dell’autrice.

Allora, salve gente. Spero che oltre che a DBsoly che recensisce tutti i capitoli si sia qualcun altro, anche a darmi consigli magari ;)

Volevo solo dirvi che avrei una piccola domanda: si scrive “sé stesso” o “se stesso” ; so la risposta ma voglio vedere un po’ la maggior parte come la pensa ;D

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10: Finalmente ha chiamato. ***


Capitolo 10

“Ciao mamma. Io esco con Yamcha! Non aspettatemi, farò tardi!” Urlò Bulma, avviandosi per l’uscita, vestita elegante e provocatoria.

Era sabato sera e la giovane dai capelli turchini voleva una pausa dall’estenuante lavoro di cuoca e scienziata alla Capsule Corporation.

Nel pomeriggio, Yamcha si era deciso a farsi sentire e l’aveva invitata a passare una serata insieme, per poi chiudere con un fantastico soggiorno di una notte in un Hotel di lusso.

Agli occhi di Bulma, la serata si presentava come perfetta e un futuro successo. Per varie settimane era stata costretta a sopportare le lamentele del burbero sayan e a stare chiusa in casa tutta da sola, con l’unica compagnia dei suoi schizzi e marchingegni.

 In effetti, qualche settimana prima della telefonata, un barlume di preoccupazione si era fatto spazio nei pensieri della donna.

Flashback

“Tesoro, come mai non esci più con Yamcha? Sono già delle settimane. No! Non vi sarete mica lasciati? Non l’avrai lasciato per Vegeta?! Be’ anche se posso capirti. Povero Yamcha.” Disse con la sua voce squillante la signora Brief mentre versava del tè nella propria tazza e si accomodava accanto alla figlia.

“Ma mamma! Non mi hai nemmeno dato il tempo di parlare! Hai fatto tutto da sola.” Bulma si era un po’ innervosita a tutte quelle constatazioni e, per non lasciarsi sfuggire qualche parola di troppo, aveva subito posato l’orlo della tazzina sulle sue labbra, abbeverandosi del tè bollente.

“Oh, scusami cara. Ma sai, vorresti raccontarmi che succede?” domandò la signora, poggiando la tazza sul tavolino di fronte. Nonostante la più anziana tentasse di assumere un tono di voce più posato, il suo timbro squillante e acuto le impediva di ottenere l’effetto desiderato; comunque Bulma era sua figlia e, con gli anni, aveva imparato a capire quando la madre fosse seria, in quelle rare occasioni che capitavano.

“Allora, innanzitutto sto con Yamcha.” Bulma appoggiò le mani sulle gambe e iniziò a strofinarle con nervosismo. Aveva lo sguardo basso. “Purtroppo lui è molto impegnato con gli allenamenti e non ha tempo. Sai, fra tre anni, ti ho detto cosa succederà. Non voglio essere un peso, ecco.” Continuò con gli occhi inchiodati al pavimento; nemmeno lei credeva alle sue stesse parole. Si sforzò di sorridere alla madre, quest’ultima la guardò dubbiosa.

“Ma un po’ di tempo,” sorseggiò del tè “dovrebbe trovarlo.” Continuò con fare innocente.

Prima che potesse aprir di nuovo bocca venne chiamata dal marito e si dileguò in un attimo.  Bulma rimase da sola.

Portò in cucina la tazzina che aveva dinanzi e, abbattuta, salì le scale per dirigersi in camera sua. Spalancò la porta con decisione e la richiuse a chiave dietro di sé.

Bulma voleva stare per un momento lontano dal mondo, concentrandosi su se stessa.

“Yamcha … Forse …” Il telefono squillò, squarciando il silenzio. L’unica vibrazione sonora proveniva dal piccolo apparecchio elettronico. La giovane, sdraiata sul letto, non se la sentiva di rispondere a nessuno, quando nella sua mente guizzò l’idea che potesse trattarsi di Yamcha. Lentamente, avvicinò la mano d’avorio all’apparecchio e l’afferrò, speranzosa di non restare delusa.

“Ciao, Bulma. Sono Yamcha.” Disse, affannato, l’uomo dall’altro capo del telefono.

Alla turchina brillarono gli occhi azzurri. “Ehi! Finalmente! No, aspetta, ma che fine hai fatto, razza di idiota?!” Quel che all’inizio era un tono di voce amichevole si trasformò in un ruggito isterico.

“Ehm … Scusami, ma gli allena-.” Yamcha non finì la frase che Bulma ripartì con l’invettiva.

“Non è una scusa plausibile! Sono già varie settimane che non ti fai sentire! Ti sembra questo il modo di trattare una bella donna come me?” Sbatté le sopracciglia e assunse tutte le possibili pose da dama infuriata, nonostante l’uomo non potesse vederla. 

“Che ne dici di uscire sabato, insieme, noi due soli? E poi magari andiamo ad un Hotel molto lussuoso che hanno aperto da poco …?” Chiese timoroso ma anche con un tono di voce malizioso.

“Credi che io possa essere compr-.” Non terminò la sua ramanzina nevrotica che cambiò espressione e tono di voce.  “Uh, a che ora? E dove? Dove mi porti?” chiese curiosissima.

“Non te lo dico. Sabato, alle nove e mezzo, vengo a prenderti a casa. Ora devo scappare. Ciao!” Esclamò e chiuse subito il telefono, lasciando Bulma con gli occhi sfavillanti.

“Evviva! Allora, devo vedere un po’ cosa mettermi!” Aprì subito l’armadio e si trovò davanti una miriade di vestiti ed accessori. C’era l’imbarazzo della scelta.

Sabato giunse molto lento secondo Bulma e quel pomeriggio fu molto impegnativo per una che, come lei, cercava di apparire sempre molto bella ed elegante.

 

“Ehi tesoro, ti ho portato qualcosa. Posso entrare?” Bunny bussò gentilmente e, avuto l’ assenso della figlia entrò.

“Che ne dici?” Bulma si roteò su se stessa e si mostrò in tutto il suo splendore alla madre. 

Indossava shorts in pelle neri, essendo molto corti aveva optato per delle calze a rete sempre scure; per il busto aveva scelto un corpetto fatto in seta e in pizzo, neri con varie sfumature di colore rosso. Per quanto riguarda i piedi, aveva deciso di indossare degli stivali alti sino al ginocchio e con un modesto tacco a spillo.

“Wow, ma sei bellissima.” Lo sguardo della bionda si soffermò ora sul trucco e i capelli della figlia.  Non più riccia come era solita, ma liscia; i capelli erano voluminosi e ribelli, ricadevano copiosi e candidi sulle spalle e decolté della giovane. Il trucco non era pesante, solo un leggero strato di matita e rossetto; il punto più focoso erano le unghie, smaltate di rosso, simbolo della passione. 

“Cara, Yamcha nemmeno ti riconoscerà. Cadrà ai tuoi piedi.” Convenne la signora Brief, osservando sempre molto attentamente ogni lembo di pelle e vestito. “Uh, tieni questo. Te l’avevo portato e mi sono dimenticata.” Porse a Bulma un bellissimo foulard rosso.

“E’ magnifico, grazie mamma!” Diede un bacio al genitore e corse di sotto, erano già le nove meno cinque.

Fine flash back.

“Bulma, sei tu?” Domandò, attonito, Yamcha nel veder uscire la fidanzata vestita così strana ma così sexy. 

“Certo che sono io! Bè, si parte? O mi lasci qui?” Domandò con sguardo sicuro e provocatorio.  Yamcha si riscosse e cercò di mantenere fermi i bollenti spiriti. La condusse sino all’auto e si comportò da vero galantuomo, aprendo la portiera e aiutandola a salire. Accese il motore e sfrecciarono nella notte. Erano due innamorati ed erano pronti a godersi la loro serata. 

 

 

Vegeta, nudo sotto la doccia fumante, si sentiva di nuovo puro, ora che si era lavato di dosso l’odore del sudore misto a quello della sconfitta. Il vapore profumato all’eucalipto cominciò a penetrargli nella pelle e i pori si aprirono, dilaniati dal calore.

Quindi, con gesto rapido e deciso, ruotò la manopola e l’acqua cominciò a scendere gelida come il ghiaccio. Rimase sotto il getto freddissimo per un intero minuto, per far richiudere i pori, in modo da trattenere all’interno il calore e l’energia accumulata …

Quando uscì dalla doccia tremava, ma nel giro di pochi secondi il calore risalì dal profondo verso la superficie e Vegeta si sentì ardere. Un’intensa fiamma bruciava dentro di lui.

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11: la fine, un'importante decisione. ***


Capitolo 11

 

“E’ stata una serata bellissima.”Bulma prese il calice e brindò con Yamcha. Erano appena tornati dal bellissimo ristorante, di recentissima apertura, e ora giacevano abbracciati, con le coppe in mano; felici, visto che per una volta la serata si stava concludendo senza litigi.

“Sì, sono d’accordo tesoro.” Disse con fare infantile e ridacchiando come un bambino, che non vede l’ora di andare al parco a giocare.

La bellissima donna dai lunghi capelli ribelli ebbe un sussulto, il tenero e dolce sorriso stampato sulle rosee labbra si mutò in una smorfia, chiuse gli occhi azzurri per un attimo.

“Buongiorno, amore mio.” Bulma sollevò con fatica le palpebre, con qualche sforzo riuscì a scorgere i tratti somatici e le caratteristiche cicatrici sul volto dell’uomo che aveva sposato, dopo molti anni di fidanzamento. Lo conosceva da tanto, e aveva pensato che forse quella era stata la scelta giusta.

“Ma … Yamcha? Oggi è il giorno prefissato per l’incontro con i terribili cyborg. Perché non sei andato con loro?” Domandò fra uno sbadiglio e l’altro, ancora un po’ addormentata ma mentalmente sveglia e consapevole più che mai. L’uomo assunse un’espressione corrucciata e imbarazzata.

Yamcha si guardò intorno, quasi cercando una risposta nelle quattro pareti della loro stanza, e dopo qualche minuto aprì bocca a rispondere. “Il fatto è che ho paura. Non voglio rimetterci la pelle. Voglio restare con te.” La donna lo guardò come a commiserarlo.

Bulma spalancò gli occhi.

“Io non voglio vivere con un codardo!” Esclamò all’improvviso, facendo rimbombare e riecheggiare la sua acuta voce fra le quattro mura della camera. Yamcha sussultò e guardò stupito la donna che gli era vicina: lo indicava sconvolta .

“Ma …” Alla sua bocca sfuggì solo un sonoro sospiro; la turchina parlò di nuovo, più calma e decisa.

“Perdonami. Ma non è questa la vita che voglio. Non siamo, diciamo, compatibili. Io amo l’avventura, tu la pace e serenità; io sono coraggiosa e adoro correre rischi, tu sei molto più prudente. Mi dispiace, ma non sei l’uomo della mia vita. Mi dispiace … Io sono maturata e cambiata troppo in fretta e tu, noi, nemmeno ce ne siamo accorti.” Disse tutto di un fiato; in seguito lacrime salate e amare iniziarono a scendere e bagnarle il giovane viso, perfetto e roseo.

Le era costato molto, ma già da un po’ aveva percepito questo suo netto cambiamento e quell’allontanamento. Aveva preferito passarci sopra, valutando la cosa come una sua paranoia, ma aveva capito, quella stessa sera, che era più importante di quanto pensasse.

Bulma rimase in piedi, con gli occhi sbarrati, in attesa del responso del suo ragazzo, o meglio, ex-ragazzo.

Quest’ultimo non parlava, si limitava a guardare per terra. “Vattene. Io ti amo, Bulma. E sinceramente non riesco a capirti. Per lo meno, ora non ci riesco. Perdonami, ti voglio bene ma non ce la faccio. Ho bisogno di tempo. Stavamo così bene e all’improvviso …” Disse affranto , ma anche risoluto.

Bulma si allontanò e si diresse verso la porta, silenziosa varcò la soglia e uscì. Fuori la pioggia scrosciava, le strade erano isolate e desertiche; purtroppo non aveva l’ombrello, ma decise di tornare a casa così. La pioggia avrebbe nascosto alla madre, al mondo, a lei stessa compresa, le sue tristi lacrime.

“Bulma!” Si voltò e vide, in lontananza, la figura del giovane dai capelli corvini, un tempo il suo grande compagno di avventure, con Goku e Crilin. La salutava, sorridendo triste; Bulma ricambiò. I due si voltarono e da quel giorno le loro vite amorose si separarono definitivamente. Anche lui piangeva … Credo.

 

“Ma perché non riesco a superare il limite, diventando un supersayan?” Vegeta se ne stava in piedi con gli occhi persi nell’orizzonte. Nonostante gli allenamenti aumentassero di difficoltà non gli riusciva possibile raggiungere il suo scopo e il non capirne il motivo gli rendeva l’esistenza un inferno.

“E’ inutile continuare a persistere. Devo capire in che sta il meccanismo e poi puntare su quello.” Sussurrò determinato e iniziò a riflettere.  Il principe dei sayan aveva deciso di prendersi una pausa dagli estenuanti allenamenti, per dedicarsi alla profonda meditazione e riscoperta di se stesso.  Era particolarmente intelligente, nonostante provenisse da una stirpe rozza e bellicosa. Si alzò in volo e, data un’ultima occhiata verso l’infinito, si diresse verso quella che era la sua nuova casa.

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12: Brividi, da reprimere. ***


Capitolo 12

“Tesoro, sei tutta bagnata! Come mai sei tornata da sola, a piedi e a quest’ora? Entra subito.” Bunny prese subito una coperta e  fece entrare la figlia, tutta tremante e silenziosa. Per tutto il tragitto fino in camera, nessuna delle due parlò e disse nulla, la signora aveva capito che doveva essere successo qualcosa, e se Bulma non si confidava spontaneamente, forse era meglio non dire niente.

Però come si sa la curiosità è donna, e, benché i buoni propositi, la lingua non se ne stette al suo posto, tranquilla. “Cara, ma Yamcha? Non ne avrà fatta qualcuna delle sue? Ti ha lasciato a piedi? O non si è presentato all’appuntamento? No, non mi dire che l’hai scoperto con un’altra?” Bulma ascoltò la madre, e ad ogni domanda che faceva, sentiva di innervosirsi sempre di più. Quando appurò che aveva finito, tirò un lieve sospiro di sollievo. L’azzurra sapeva che se avesse fatto la fatidica domanda sarebbe scoppiata e tutto il dolore che si teneva dentro sarebbe venuto fuori, con troppa violenza, lasciandole l’amaro in bocca solo dopo.

“Non vi sarete lasciati!” Esclamò, battendo le mani e spalancando gli occhi cristallini, come quelli della figlia.

Bulma sentì la rabbia, il rimpianto e il nervoso venire a galla, era troppo. “Smettila! Non riesco più a sopportarti! Sì, sei contenta adesso!” Sbottò con le lacrime agli occhi, ora più evidenti.

Bunny la guardò triste. “Scusami, cara.” Disse in un lieve sussurro, mortificata. La donna arretrò di qualche passo. Bulma la osservò con le fiamme negli occhi. “Vattene!” Esclamò in balia della frustrazione del momento, e incurante del male che stesse facendo.

Bunny si allontanò di corsa, con le lacrime a rigarle il giovanile volto e senza aver detto nient’altro. Le faceva male il cuore a vedere la figlia stare così e sentirla parlare a tal modo.

Bulma entrò in camera e, dopo aver sbattuto la porta con violenza, si buttò supina sul letto. Non riusciva a capire il perché stesse tanto male; si sentiva libera ora e nel profondo era contenta, però c’era qualcosa che l’aveva colpita moltissimo.

Mentre si allontanava, da lontano, aveva notato un piccolo oggetto brillante fra le mani del ragazzo … un anello di fidanzamento. Lui voleva farle la fatidica domanda e lei l’aveva scaricato senza dare giuste motivazioni. Non era pentimento quello che sentiva, ma erano i sensi di colpa. “Domani devo andare da lui. Devo chiarire tutto meglio. Voglio restare almeno sua amica.” Sussurrò fra i singhiozzi. Appoggiò la testa sul cuscino e ripensò a tutti i momenti che aveva trascorso con Yamcha. Tutte le avventure che avevano passato scorrevano veloci e l’ultima immagine che vide la destò di colpo. “Mamma!” Esclamò sconvolta. Bulma si era ricordata dell’espressione triste e la lacrima che aveva solcato il volto della bionda. Stava per varcare la soglia della porta ma qualcosa la fermò. “No. Potrei anche combinare qualche disastro. Meglio aspettare che mi passi questo nervoso. Il lato migliore è che almeno ho chiarito tutto una volta per tutte.” Disse, abbassando lo sguardo e andando a prendere il pigiama. Era mezzanotte.

Una volta vestita, Bulma decise di scendere al piano di sotto per andare a bere qualcosa, non aveva molto sonno, in fin dei conti. Mentre scendeva per le scale vide una figura muoversi verso la cucina, all’inizio ebbe un moto di spavento e trasalì. “Chi sarà?” Bisbigliò tremante. Poi si ricordò del principe dei sayan che aveva come ospite in casa. “Ah, Vegeta.”

Nonostante immaginasse che Vegeta doveva essere lì, continuò imperterrita per la sua strada. Quella era casa sua e lei era la padrona, non quello zuccone di un sayan.

Un brivido le passò per la schiena. “No, no.” Si disse titubante e varcò la soglia della porta. Stranamente non vi trovò nessuno, non ci badò più di tanto e si prese l’acqua per cui era scesa.

Bulma si stava sentendo meglio, sapeva che aveva fatto la scelta giusta.

Quando si accorse che la pioggia era finita, uscì in giardino. Una brezza ghiacciata le fece congelare l’esile corpo avoreo, però restò fuori. Il cielo era scuro, neanche una stella a illuminare il paesaggio. Ebbe un fremito di inquietudine, pareva che quell’infinita  distesa tenebrosa l’avrebbe inghiottita da un momento all’altro.

“Troverò mai un uomo che mi amerà e che sia più maturo? Che sia meno superficiale? Meno codardo?” Bisbigliò con voce rauca e bassissima. “Etciù!”

“Voi terrestri, oltre che essere una massa di deboli, siete anche stupidi.”  Bulma sussultò e si voltò di scatto, presa dalla paura. “E’ tutto buio. Chi sei?” Ma non diede all’ombra misteriosa neanche il tempo di rispondere che parlò ancora. “Vegeta?” Azzardò, sicura di aver ragione. Per un momento quel brivido tornò ma lo scacciò subito.

“Oh, brava. Allora non hai completamente perso il senno.” Disse, mantenendosi sulle sue e facendosi un po’ più avanti. Bulma riuscì a scorgere le sue muscolose forme nella fioca luce che c’era e persino i tratti somatici.  Ripensò a Yamcha e convenne che in effetti il suo ragazzo era davvero molto esile per essere un uomo e che Vegeta possedesse un fascino particolare, come diceva la madre.

Non appena ebbe sentito  i suoi stessi pensieri, Bulma si affrettò a cancellarli. Quello era un sayan, anzi, era l’orgoglioso principe sanguinario; Non doveva averci nulla a che fare, altroché pensare a certe cose. Però era più forte di lei; Vegeta era sì orgoglioso e scorbutico, ma era coraggioso, forte e molto più affidabile, a modo suo. Tutto l’opposto di Yamcha.

Vegeta era l’incarnazione dell’uomo che poco prima invocava … Spazzò via tutti i pensieri e si fece seria. Bulma preferì scusarsi di certi pensieri con se stessa in maniera un po’ forzata: Sono scossa, ecco perché. Devo riprendermi.

“Che vuoi?” Disse con una punta di stizza.

“Io? Niente. Stavo venendo ad allenarmi ed ecco che vedo sul mio cammino un’insulsa terrestre.” Si avvicinò ancora di più, causando l’arretrare di Bulma.

“Non chiamarmi così.” Purtroppo quella che doveva risultare una minaccia arrabbiata si trasformò in un sussurro tremolante.

Nel cuore di Vegeta non c’era spazio per sentimenti umani, di certo non per una terrestre; però nel vederla tremare e con gli occhi rossi e gonfi di pianto, percepì un lievissimo calore … sentiva impulsi che non aveva mai pensato che avrebbe potuto sentire. Lui, il principe, si sentiva più leggero moralmente e provava dispiacere. Non era possibile, anzi era inaccettabile.

Bulma rimase in piedi , continuando a tremare e digrignare i denti; nel vedere sul volto del principe un’espressione compassionevole e un po’ confusa, trasse un sospiro di sollievo.

Silenziosa avanzò e sorpassò il sayan. In quel momento entrambi sentirono qualcosa, ma l’orgoglio e la testardaggine regnava sovrana in entrambi i cuori. Repressero quel fievole barlume di luce e speranza che si era fatto largo nei loro cuori e continuarono per la loro strada.

 

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Capitolo 13
*** Capitolo13. La rottura è definitiva. ***


Capitolo 13.

“Buongiorno mamma. Che c’è per stamattina?” Bulma era scesa per le scale e si era precipitata in cucina, dove aveva già trovato la madre a trafficare indaffarata fra faccende e roba da mangiare. Pareva quasi che la giovane si fosse dimenticata di cosa fosse successo la sera prima e del suo cattivo atteggiamento nei confronti della povera Bunny.

“Quello che preferisci cara. Comunque mi dispiace per ieri sera.” La donna lasciò ciò che aveva fra le mani e andò a sedersi accanto alla figlia. Un aria triste incombette in cucina. Le due donne distolsero gli sguardi, molto imbarazzate.

“Sono io a doverti chiedere scusa. Non volevo comportarmi così, ma ero molto così scossa … ora sto molto meglio, oggi andrò a chiarire la situazione con Yamcha.” La squillante voce di Bulma riecheggiò creando un’eco che risuonò qualche secondo dopo, sollevando il morale alla signora Brief, che tirò un sospiro di gioia.

“Spero che tutto si sistemi, sei stata con Yamcha per tanto tempo, è un bel ragazzo …” Farfugliò veloce, per poi alzarsi in piedi e riprendere il lavoro che aveva interrotto. Bulma la seguì con lo sguardo e attese vari minuti prima di aprir bocca.

“Non voglio tornarci insieme.” Disse all’improvviso, facendo sussultare la bionda che si voltò e spalancò gli occhi, scioccata. “Cosa? Ma …” Balbettò un po’ confusa. Bunny era certa che Bulma volesse andare a parlare con il ragazzo per fare qualcosa di costruttivo, come chiarire la situazione, di conseguenza tornare insieme.

“’ E’ tardi, devo andare. Ti spiegherò tutto quanto più tardi. E’ difficile … ecco.” In un lampo, addentò una fetta biscottata e si allontanò di corsa, dirigendosi in camera.

“Ma cara, non vuoi più la tua tazzina di tè?” Le urlò, recante fra le mani un vassoio con quattro tazzine piene fino all’orlo. “Va be’. Uh, fra poco Vegeta arriva! Devo darmi da fare.” Si disse tutta contenta e si mise a preparare la colazione al sayan dallo stomaco più profondo di un pozzo.

 

“Allora, meglio che non esageri.” Disse fra sé e sé, mentre si metteva il trucco e si sistemava i capelli per uscire. Optò per la semplicità, benché non fosse il suo punto forte: dei pantaloni rossi lunghi fino ai polpacci e una felpa larga, un po’ di trucco e via.

Prese la borsa e le chiavi e uscì di corsa, salutando tutti in fretta e furia.

Poco prima di varcare la porta andò a urtare contro qualcosa, Bulma pensò che si trattasse di un muro per quanto forte fosse stata la batosta. Infatti, pochi istanti dopo, si alzò da terra e si massaggiò lì dove le faceva un po’ male. “Che distratta!” Esclamò con voce stizzita e al contempo un po’ divertita, vista la sua goffaggine. L’azzurra si sistemò i capelli e alzò lo sguardo, in modo che potesse vedere meglio dove si trovasse la porta.

“Vegeta? Ah, quindi eri tu? Mannaggia a voi sayan, sempre fra i piedi! Sai, sono di fretta io, se magari ti levi di lì!” Disse tutt’un fiato, con la sua voce stridula.

In quel momento, la signora Brief si affacciò dalla cucina e osservò la scena con molta gioia. “Oh, che carini. State facendo confidenza?” Squittì con un affettuoso sorriso stampato sulle labbra.

Bulma si voltò e le lanciò un’occhiataccia irritata. “Mamma, sei la solita. Io sto uscendo e sono anche di fretta!” Detto ciò, scansò Vegeta come se niente fosse e si precipitò fuori. Bunny la seguì con lo sguardo finché non fu più in grado di vederla e sospirò.

Nel frattempo, il principe dei sayan aveva assistito alla scena senza fiatare, quelle non erano cose che gli interessavano più di tanto; ricordò a se stesso che c’era un motivo per il quale si tratteneva lì e che li conveniva non immischiarsi in cose che non avevano niente a che fare con gli allenamenti.
“Vegeta, ultimamente ti alleni molto meno … non è che?” La signora Brief si avvicinò e lo osservò, suscitando così un immenso fastidio nel sayan, che non rispose, limitandosi a mangiare quel che aveva davanti.

 

“Ehi, Yamcha? Sei ancora qui?” Bulma si era affrettata ad andare nell’Hotel dove la sera precedente, forse avrebbe coronato il suo sogno,ossia quello di sposarsi con il suo principe azzurro. L’azzurra attese alcuni minuti, finché sentì il rumore della serratura che scattava.
“Chi è? Oh, e tu saresti?” Una giovane ragazza dai capelli lunghi e biondi, truccata molto pesantemente osservava Bulma con aria interrogativa.

Si voltò e chiamò un nome alla Brief molto noto, fin troppo. “Ehi, Yamcha! C’è una tipa che chiede di te!”  Sul volto di Bulma si dipinse la rabbia, ma ciò che più la feriva era il fatto che sei sentisse delusa; Yamcha poteva andare con chiunque visto che fra loro era finita, ma non si aspettava che la rimpiazzasse tanto in fretta, con una sciacquetta per giunta. Lei lo aveva valutato molto diversamente e quel fatto le fece capire che in effetti non lo conoscesse per niente.

Bulma girò sui tacchi, delusa e arrabbiata, e senza dir nulla si allontanò. “Stupido. Io vengo qui a scusarmi e cercare di chiarire e lui … uomini, tutti uguali. Anzi, l’unico che fa eccezione è Goku. Sono questi i momenti in cui invidio Chichi per quanto è stata fortunata.” Sussurrò con aria triste. No, Bulma. Ancora no. Non farti stupide illusioni. Io non capisco perché mi viene in mente un essere spietato come lui.

 

“Dannazione! Non capisco. Kakaroth è riuscito a trasformarsi, non è stato questione di allenamento, visto che io mi sto allenando molto più duramente … deve essere stato qualcos’altro! Ma cosa?” Gli occhi scuri e profondi del principe Vegeta era inchiodati al cielo, luminoso e limpido … il contrario del suo cuore e animo in quel momento. “Il sayan della leggenda … devo essere io. Non può essere Kakaroth.” L’esistenza di Vegeta peggiorava in maniera esponenziale, ogni giorno il suo orgoglio lacerato pesava sempre di più. Aveva persino deciso di ridurre gli allenamenti, dedicando del tempo a riflessioni, forse anche stupide. Sentiva che non era l’allenamento intenso la via giusta ma doveva essercene un’altra, e lui l’avrebbe trovata. Però ciononostante, quando si allenava impiegava ogni sua parte vitale. Io ci riuscirò. “Diventerò il super sayan e Kakaroth allora dovrà temere.”

Angolo autrice: Beh che ne dite? Ditemi che ne pensate con una recensione se vi va J Baci, Fanny. Grazie di seguirmi :*

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14: Sentimenti... ***


Capitolo 14.

Ps. Chiedo perdono in ginocchio! Stavo sul mio cellulare paleozoico, volevo modificare la storia e invece ho cancellato il capitolo, sono davvero mortificata. Chiedo scusa soprattutto a DBsoly che aveva recensito. Sono molto spiacente per l’accaduto.

“Ma perché, non capisco … non ha senso.” Mormorò triste. Bulma stava sistemando alcuni marchingegni che il padre le aveva chiesto la settimana precedente, ma che lei non aveva aggiustato a causa dell’imminente appuntamento con Yamcha. “Considerando la forza di gravità, devo far sì che riesca a … ma che, non sto riuscendo a concludere niente!” Esclamò ad un tratto, gettando tutto per aria. Aveva bevuto diverse tazzine di caffè per mantenersi sveglia, però sebbene fosse levata fisicamente, non lo era affatto mentalmente.

“Non nasconderti. E’ affascinante, serio e maturo. E’ un uomo, con la u maiuscola, non come Yamcha. Devi accettare la verità. Sai bene che quel suo carattere scontroso, che lo spinge a isolarsi e che crea un alone di mistero, ti sta lentamente conquistando, smettila di nasconderti.” Una voce rimbombò nella stanza e fece sussultare l’azzurra, che balzò in piedi, spaventatissima.

“Chi è che ha parlato?” Domandò con voce tremante e arretrando sempre di più verso la porta , pronta ad uscire di corsa, se ce ne fosse stato il bisogno. “Chi sei?” Chiese ancora, più intimorita di prima. Con le mani cercò la maniglia della porta, ma sfortunatamente, con suo sommo sgomento,  si avvide del fatto che mancava. Era chiusa dentro al suo stesso laboratorio, senza nessuna via di fuga.

Dopo qualche secondo gli occhi azzurri come il mare videro solo nero; facendo credere alla scienziata di essere morta. “Oh, aiuto!” Urlò in preda alla disperazione, con le lacrime che le rigavano le rosee guance. Sentì solo l’eco di una risata, mista ai suoi singhiozzi.
“Che ho fatto di male … mamma, papà …” Disse in un sussurro, per poi scivolare lungo la parete. Rimase seduta lì, immobile.

“Smettila di scappare. Sei una donna ormai.” Riecheggiò ancora quella voce profonda e metallica. 

Bulma si alzò in piedi, animata da una nuova forza interiore, e si diresse verso il luogo dal quale la voce proveniva. “Io non scappo da nessuno!” Urlò, ritrovando la sua forza d’animo.

“Tesoro, che hai? Scappare? E da chi?” Una bella donna, dai capelli biondi e le candide mani, si sedette al capezzale del letto della figlia e le carezzò la morbida guancia, molto preoccupata.

“Aiuto! No, io non scappo – eh? Mamma?” Bulma si mise seduta e osservò la madre per un paio di minuti, con lo sguardo smarrito. “Che è successo?” Domandò con un fil di voce.

“Ah, non lo so. Ti ho solo sentita urlare e sono venuta qui. Vuoi che vada a prenderti qualcosa da bere?” Sorrise maternamente, si alzò, senza nemmeno dare alla figlia il tempo di rispondere, e si diresse in cucina, con il solito sorriso sulle labbra.

“Ah. Sto lavorando troppo questi giorni. Devo riposarmi.” Si concedette quella spiegazione, anche se quella specie di incubo restava impresso nella sua mente, arrecandole una grande confusione.

“Vegeta …” Bisbigliò, in modo che nessuno, nemmeno il suo stesso cuore, potesse sentirla.

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“Il super sayan, il sayan della leggenda. Colui che ha un cuore puro … ma perché proprio Kakaroth? Si narra che sia malvagio e senza scrupoli, Kakaroth è l’opposto. Ha un cuore troppo buono e pur-.” Si interruppe, accorgendosi della realtà che le sue stesse parole ammettevano.

Vegeta si portò una mano al cuore e chiuse gli occhi. Ripercorse tutti momenti salienti della sua vita: i duri allenamenti, le prime sanguinarie conquiste, il suo primo scontro con Kakaroth, Freezer, Kakaroth trasformato nel leggendario super sayan, il misterioso ragazzo di appena diciassette anni trasformato in supersayan … e la Bulma di quel sogno.

Il sayan scosse la testa, scrollandosi di dosso quel pensiero. Si meravigliò di se stesso, lui doveva pensare solo ai combattimenti e al modo di diventare super sayan, non a una stupida donna che aveva sognato. Al contrario, la sua mente pareva essersi distaccata dalla volontà e dai suoi desideri. Si focalizzò l’immagine di Bulma, quella che aveva visto qualche sera prima.

“Devo allenarmi.” Assunse una posa severa e si diresse verso la gravity room, nonostante fosse piena notte. Vegeta sentiva il bisogno di distaccarsi da tutto il mondo e da quel maledetto pensiero, e allenarsi era l’unico modo.

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Bulma si alzò in piedi e, a passi lenti e insicuri, andò a vedere se lui fosse lì. Vide la luce accesa e sentì mancarle il fiato, erano vicinissimi. Si avvicinò e osservò il sayan dal piccolo oblò … Misterioso, scontroso e sicuro di sé.

 

Ciao ;)

Chiedo scusa se non rispondo alle recensioni ma dal cel sto avendo dei problemi, quindi faccio da qui. Ringrazio infinitamente Dbsoly per le sue recensioni, che sono sempre molto ben accette :* Ringrazio anche A classic_girl e DocHL *_*  spero che anche questo sia di vostro gradimento J E quasi dimenticavo, ringrazio anche chi mi segue, questa è la più seguita fra le mie, ben 15! E le due persone che l’hanno messa fra i preferiti, grazieee!

Che dire? Io tratto questa storia con molta attenzione perché vi giuro spero di non finire nell’OOC … ovviamente, vi ripeto che se dovesse essere ditemi pure.

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15: difficili momenti. ***


Capitolo 15

Da quella notte passarono molti giorni, durante i quali Vegeta proseguiva con i suoi estenuanti allenamenti in vista dello scontro con i cyborg; mentre Bulma, invece, si era gettata a capofitto nel suo lavoro, pur di non avere più nessun legame diretto con quel sayan. Si sentiva strana in sua presenza, ed era stufa di quella situazione.

Alcunché le diceva che era qualcosa che andava oltre l’attrazione fisica, ma si era ripromessa che l’avrebbe cancellato dai suoi pensieri, molto presto. Non poteva cadere nella trappola dell’amore, quando si trattava per giunta di un essere senza cuore e incapace di provare sentimenti all’infuori dell’odio. “Smettila.” Si ripeteva spesso, soprattutto quando la sua mente iniziava a viaggiare e a spingersi troppo oltre il consentito.

“Devo allenarmi duramente se voglio battere Kakaroth. Io sono il principe dei sayan e non posso essere inferiore ad un suddito di infimo livello.”  L’esistenza di Vegeta puntava solo a quello, e con durissimi allenamenti riusciva a tenersi concentrato nella sua missione.

Erano due mondi così distanti, l’uno metteva a dura prova la mente, l’altro i muscoli: prima o poi si sarebbero scontrati, o meglio, incontrati.

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“Oh, buongiorno Yamcha. Vuoi qualcosa da bere?” Bunny era in giardino e passeggiava tranquilla, come era solita fare. Non appena gli occhi azzurri avevano intravisto un movimento, poi focalizzato un ragazzo, era subito corsa incontro all’ospite.

Questi aveva i capelli ben pettinati all’indietro, tutti in riga ed era vestito anche molto elegantemente. Di certo alla signora Brief non sfuggì nulla di tutto ciò. “Oh, ma hai un appuntamento con Bulma? Ma non vi eravate lasciati?” Squittì, mostrando un vassoio con dolci e una tazza di tè.

“No, grazie. Ma devo vedere Bulma. Me la può chiamare?” Domandò risoluto, senza dare ulteriori dettagli alla donna che aveva di fronte. Aveva lo sguardo serio, e per questo motivo la signora non fece ulteriori domande.

“Credo sia impegnata adesso. E’ in laboratorio, è una settimana che lavora ad un importante progetto. Se vuoi puoi raggiungerla lì.” Disse allegra, facendo entrare il ragazzo in casa. Quest’ultimo si guardò intorno un po’ intimorito. “Chissà come fa a vivere sotto lo stesso tetto con Vegeta, quel rude. Povera Bulma.”  Bisbigliò con gli occhi semichiusi e appoggiò da una parte il dono che aveva portato per l’azzurra.

“Hai detto qualcosa?” La bionda si voltò di scatto e osservò Yamcha, il quale aveva distolto lo sguardo, alquanto imbarazzato. Aveva le gote arrossite e parlò quasi sussurrando. “No, no. Adesso vado. Grazie.” Percorse rapidamente il corridoio e sparì alla vista della donna.

Mentre correva, per un solo istante i suoi occhi neri, che racchiudevano insicurezza e goffaggine, si specchiarono in occhi dello stesso colore, dai quali però traspariva fierezza e sfrontatezza. Aveva incrociato, anche se per un lasso di tempo brevissimo, il principe dei sayan. 

Yamcha non si era fermato e aveva proseguito, accelerando il passo e cercando di allontanarsi il più in fretta possibile da quello spietato. Vegeta si era fermato e lo aveva seguito con gli occhi mentre si allontanava veloce, fin quando sparì. 

Il corvino sentì un brivido avvolgere il suo corpo, era rabbia. Quell’essere iniziava a dargli sui nervi, e sicuramente non avrebbe tollerato averlo spesso fra i piedi, in casa. Gli era costato molta fatica sopportare quei terrestri, soprattutto la madre di Bulma; la sua pazienza, già molto provata, non avrebbe retto altro.

 Percorse il corridoio al contrario e incontrò Bunny, che stava seduta in salone a guardare la Tv.

“Oh, ciao Vegeta. Che strano, sei già uscito dalla gravity room?” Chiese la signora, voltandosi e osservando con sguardo indagatore il principe. Questi non si mosse e non parlò.

Troppo veloce. L’impulso prevalse sulla ragione.

“Che ci fa quell’insetto qui?” La voce rauca e profonda del sayan riecheggiò nella grande stanza, arrecandogli un immenso fastidio, non appena ebbe udito l’eco. Non si spiegò il motivo di quella domanda. Sapeva solo che lì non c’era posto per quel codardo. Il solo pensiero, gli fece ribollire il sangue nelle vene.

Eppure, la ragione che gli era rimasta gli suggerì che non gli aveva fatto niente di male, in fin dei conti. Cacciò via ogni dubbio e attese la risposta, a braccia conserte e con gli occhi tenebrosi puntati altrove.

“Ah, Yamcha dici? Credo stia andando da Bulma. Che tenero, sai, penso che voglia farle una sorpresa!” Gli occhi le brillarono, adorava le romanticherie e roba simile. Si girò e però non vide più nessuno, guardò a sinistra e scorse la muscolosa figura dell’uomo allontanarsi. “Com’è affascinante. Al posto di Bulma sceglierei Vegeta.” E ridacchiò divertita.

 

Nel frattempo nella mente di Vegeta regnava la confusione più totale. Si domandava il perché la risposta di quella stupida donna gli avesse dato così stizza e fastidio. Per un attimo aveva persino avuto l’impulso di correre da quell’insetto, ossia Yamcha, e fargli perdere la voglia di rimettere piede lì. Saperlo da sola con Bulma gli dava seccatura, e anche molto.

“Devo pensare a diventare super sayan.” Affermò risoluto e con gli occhi chiusi a due fessure. Niente da fare, nella sua mente si focalizzò di nuovo l’immagine di Bulma, quella che aveva visto tanto tempo addietro. Gli ricordava molto le donne sayan, anche per come era vestita … si ricordò anche le parole di quella dama. Infatti diceva di essere la regina insieme a lui. A quel pensiero scosse bruscamente la testa. “No.”

“Ehi, mamma. Ti ho detto che sono impegnata.” Bulma aveva udita la serratura scattare e non si era nemmeno voltata, sicura che doveva trattarsi della madre. Quando si voltò, ebbe una gran brutta sorpresa. Gli occhi azzurri, assieme al suo esile corpo, sussultarono. Non poteva essere lui.

“Tu che ci fai qui?” Chiese con tono di voce acido e severo, guardandolo di sbieco. Yamcha si avvicinò, causando l’arretramento della ragazza sulla sua sedia. “Ho una domanda da farti.” Il moro aveva gli occhi limpidi e seri.

Bulma lo guardò per qualche istante meravigliata. “M-ma? Che vuoi? Non ci siamo già detto tutto?” Domandò severa e risoluta, dopo che si ricompose dalla sorpresa.  Il moro si fece vicino e si inginocchiò davanti alla giovane dai capelli turchini, che lo osservò con sdegno. Bulma ricordava bene lo spiacente incontro che aveva avuto con una sua amante, o meglio, sciacquetta.

“Voglio che torniamo insieme. Bulma, mi sono ravveduto dei miei errori, e migliorerò per te. Dami un’altra possibilità, te ne prego. Sei l’unica.” Disse tutt’un fiato, e subito dopo prese un piccolo cofanetto che porse alla donna. Un anello di fidanzamento. Nella sua mente si focalizzò la mano di quella ragazza che aveva incontrato al suo appartamento, aveva anch’ella un anello, identico per giunta. Povero stupido.

“No. Ho già deciso.” Sibilò sicura di sé. Ormai il dolore e roba simile erano stati sostituiti da un sentimento nuovo, che lentamente prendeva forma, di giorno in giorno, benché tentasse di rallentare il processo. Yamcha si alzò in piedi e la osservò sbalordito.

“Sei pazza! Sono io l’uomo della tua vita. Bulma, ci conosciamo da una vita, non puoi restare da sola in eterno!” Esclamò con furore e afferrandola per un polso. L’azzurra oppose resistenza, ma dopo un po’ Yamcha allentò la presa. Si lasciò cadere sulla sedia e la osservò per qualche minuto.

“No, mi dispiace. Non sei tu l’uomo della mia vita.” Gli sussurrò in un orecchio, con molta delicatezza. Quello fu l’ultimo momento in cui furono vicini a tal punto da sfiorarsi. “Sai, ero venuta in Hotel il giorno dopo. Ho incontrato una bella ragazza, deve averti anche chiamato, ma io me ne sono andata, noto che non ti ha detto nulla. E’ finita. Basta. Spero solo una cosa, che, nonostante tutto, potessimo restare amici. Ci conosciamo da tanto e …” Continuò a soffiare con delicatezza a Yamcha, che aveva lentamente spalancato gli occhi. Era davvero finita, e anche lui ora ne aveva la certezza. “Perdonami. E’ stato un momento di debolezza. Sì, restiamo amici. Però vorrei sapere solo una cosa, chi è?” Le domandò con aria triste mentre si dirigeva verso la porta del laboratorio. L’ho persa per sempre.

“Non lo so nemmeno io. Addio.” Si avvicinò e gli diede un lieve bacio sulla guancia. Yamcha la osservò, certo che questa volta non l’avrebbe più rivista per molto tempo.

“Vegeta …” Bulma chiuse la porta e si lasciò cadere a terra, esausta sia fisicamente ma soprattutto mentalmente. Era stato inutile fuggire.

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L’amore è un animale selvaggio … ti respira, ti cerca. Va a caccia nei pressi di baci e candele, scava tunnel fra le costole … distruggendoti a poco a poco.  Si lascia cadere candido e soffice come la neve, prima è caldo e intenso, poi freddo, tanto da far male. O Amore, tutti vogliono addomesticarti; invece, Amore, resti sempre impigliato fra i denti, timoroso di venir fuori.  (Rammstein, Amour. Tradotto da me, modestamente xD)

(parla Vegeta, sono i suoi pensieri, ecco.)

Sei solo una bestia libera, indisciplinata e impetuosa: mordi e graffi, saltandomi addosso e legandomi stretto nella tua micidiale morsa per poi trascinarmi nel tuo nido. Lì mi divori completamente, fino a che di me non resta più nulla, solo allora, dopo anni, mi lasceresti andare via, libero ma segnato nel profondo.

Sono caduto nella tua letale trappola. Mi fissi negli occhi, i miei pieni di odio e rancore, rendendomi mansueto e incantandomi ogni volta che il tuo sguardo mi colpisce. No, non posso.

Io sono il principe dei sayan, il sanguinario e il più temuto; non posso cadere nella trappola anche io, come un misero debole.

Cala il tramonto e sento un doloroso senso di smarrimento. I caldi e intensi colori del crepuscolo si riflettono nei miei occhi, penetrandomi sin dentro l’anima. Ho un’anima? Una coscienza? Un cuore? Di certo no. Ho ucciso e sterminato, ho inalato con gaudio l’odore del sangue del mio nemico, donna o uomo che fosse, ho visto le mie mani macchiate di un rosso profondo ed elettrico, senza che mai i miei occhi tremassero.  Eppure questo rosso che vedo quest’oggi è diverso da quello. Non posso esserci caduto.

Sono totalmente immerso nel mio mondo, vedo combattimenti, stragi, occhi supplicanti, occhi fuori dalle orbite, viscere sparse qua e là; sento ancora le urla strazianti dal dolore che mi pregano di lasciare loro il regalo prezioso della vita. Impassibile, sia a suo tempo, sia adesso. No, io non ho una coscienza, un cuore. Io sono il Male. Male puro.

E allora, perché?
“Il super sayan, il guerriero dall’animo puro.” Bisbiglio con voce roca, dirigendomi fuori dalla Gravity Room. Forse non sono del tutto puro.

Rivedo quella donna, così incredibile, quasi eterea, non riesco a cancellarla dalla mia mente. E ripenso a quella stupida terrestre petulante.

Per un solo istante però riesco a vedere la mia altera e burbera immagine riflessa nei suoi occhi azzurri.  Le donne sayan erano diverse: forti, autoritarie e, come noi uomini, dai capelli e gli occhi scuri. Siamo cresciuti nelle tenebre della notte e nella guerra, non come questi terrestri, amanti della pace. Pace? Prima d’ora non avevo mai sentito parlare di < pace >. A cosa serve? Come è possibile che io, il principe di una gloriosa razza di combattenti viva qui, in mezzo a rammolliti?

Però, c’è qualcosa che mi trattiene. Come un legame sottile e quasi invisibile, ma non capisco cosa e dove sia.

 

Sfogo autrice:

Ciaoo J Nuovo capitolo. Ringrazio immensamente DBsoly *_* ti adorooo **

E volevo dire qualcosa. Beh, su Vegeta, mamma che rabbia, ogni volta che scrivo Principe >.< Ma perché non capisce che ora è il re??????????????? Perché??? T_T credo che mi intrufolerò  e glielo dico a furia di mazzate. Altro punto, la puntata di oggi,  mamma mia che bello Trunks :Q__ Che se ne sta sdraiato davanti alla TV ** O Vegeta, che se ne sta prima seduto in posa sexy alla ringhiera e poi vestito da terrestre, ehehe, poi si leva pure i vestiti! E poi per non parlare della faccia di Vegeta e co quando Bulma arriva ad alta velocità! O l’ispezione di questa al povero Trunks xD

O ancora, Cell che passa di canale in canale e becca la tizia della ginnastica.

Sine sto fusa :D Conclusione ho riso come non mai. xD Spero che sia stata una bella lettura.

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16: Realtà e sogno. ***


Capitolo 16.

Devo smetterla di mentirmi. Ma come posso accettare questa verità? Il conflitto interiore della bella scienziata dagli occhi azzurri si faceva sempre più intollerabile con il passare del tempo. La sua storia con Yamcha era finita ormai da tempo, e questo non la turbava più di tanto a questo punto.

Bulma si era resa conto dei suoi sentimenti, aveva finalmente accettato quel che provava e aveva capito che fuggire non avrebbe risolto nulla. Era una scienziata, come è risaputo coloro che si occupano delle scienze sono molto razionali, e quindi non si sarebbe seduta sul letto nella sua camera a piangere a dirotto, bensì avrebbe agito.

D’altro canto, Vegeta aveva ripreso i suoi allenamenti, aumentando la gravità e la difficoltà degli esercizi, ma a lungo andare si accorse che era tutto inutile. Kakaroth si allontanava sempre di più, e assieme  a lui vedeva quel ragazzo di diciassette anni. Non avrebbe accettato una sconfitta del genere. “Io sono il Principe!” Si ripeteva, affinché risollevasse l’animo e lo distogliesse dalla fatica, e dal pensiero di desistere.

Kakaroth, e tu, perché? Perché? Perché non riesco a diventare super saiyan? Eppure io sono il principe e sono l’unico che ha le qualità! Dove andate? Il ragazzo dai capelli fiorentini e Goku, contemporaneamente, si concentrarono e dopo poco i loro capelli si sollevarono e si tinsero del colore dell’oro. Un’aura dorata circondava i loro corpi muscolosi. Lo guardavano con aria di sfida e di superiorità. Vegeta, uomo molto orgoglioso, si sentiva schiacciato sotto il peso della debolezza e della rabbia. Io diventerò super saiyan! Urlò con tutto il fiato che aveva in gola. Gli occhi bruciavano come le fiamme dell’inferno e tale divenne quel posto. Goku e il misterioso giovane ridevano e le loro risate irrisorie riecheggiavano con un’eco assordante e insopportabile. Tutt’intorno era buio e le tenebre si impossessarono degli occhi del Principe.

“Cosa è successo? Kakaroth, dove sei?” Si alzò di scatto, notando che era tutto sudato e molto accaldato. Gli occhi scuri incrociarono quelli azzurri di Bulma. “Che vuoi? Vattene.” La esortò con tono di voce severo, distolse subito gli occhi, posandoli sul comodino lì vicino.

Il saiyan notò che in quel momento la donna posò un bicchiere d’acqua proprio lì. La cosa lo incuriosì parecchio, infatti assunse un’espressione sorpresa, mascherandola sempre dietro l’aria dura che presentava agli sguardi di tutti.

“Sì, me ne sto andando. Un grazie è gradito, sai? Guarda che sono venuta sin qua e mi sono preoccupata per te che urlavi nel sonno. Ma no, dimenticavo, sono in presenza del principe dei Saiyan … le chiedo perdono. Tsk.” L’azzurra si alzò, intenzionata a lasciar perdere e andarsene per i fatti suoi, a dovette fermarsi proprio poco prima di varcare la soglia della porta, ancora semichiusa. Una voce l’aveva distolta.

“Preoccupata? Sai che potrei ucciderti in questo preciso istante, vero? Sai bene che sono un essere spietato e crudele.” Disse Vegeta, con un fil di voce, ma ben udibile, visto il silenzio che regnava lì. A quelle parole, la donna come prima reazione sentì il sangue ghiacciarsi nelle vene. Ma come è possibile?

Però poi, raccolse le idee e realizzò una cosa importante. Si voltò, mostrando un sorriso beffardo.

“Ridi, donna?” Chiese sarcastico il moro, alzandosi in piedi. In cuor suo era stupefatto da tale reazione. Ma proprio in quel momento, quando un fascio di luce colpì il volto di Bulma, illuminandola meglio, si avvide che la donna avanzava verso di lui, sicura di sé.

Ma come? Non ti fidi di me?

Scosse la testa, cacciando dalla sua mente la donna che aveva sognato tempo addietro. Non era un debole, come Kakaroth. Ma Kakaroth è più forte di te. Rimbombò una voce nella sua mente, dandogli immenso fastidio.

“Sì, perché quella che usi è solo una maschera. Ormai è tempo che vivi qui, anche se non abbiamo mai avuto chissà che dialogo ho imparato a conoscerti. Ma sai qual è la verità? Tu soffri, il tuo orgoglio è stato ferito irrimediabilmente e ti mostri duro e insensibile.” Sussurrò a voce bassa, fermando la sua avanzata per osservare il saiyan, e la sua reazione. Sapeva che avrebbe reagito male, ma proprio perché aveva colto nel segno.

Col passare del tempo la donna, infatti, aveva colto nel burbero sguardo del principe una punta di tristezza.

Dovevo immaginarlo. La pazienza non è mai stata il tuo forte.

Parla come se mi conoscesse da una vita. Realtà e sogno si fusero in un’unica cosa, senza che potesse impedirlo.

Bulma era vicinissima al corvino, la distanza che li separava non era tanta. L’azzurra nemmeno si accorgeva delle sue stesse azioni, sapeva soltanto che una forza interiore la spingeva a fare ciò che stava per fare. E lei non poteva, o meglio, non voleva fermarla.

Lentamente, la distanza si ridusse, fino ad annullarsi completamente. Le labbra delicate e soffici di una incontrarono quelle ruvide e severe dell’altro, in un bacio a fior di labbra. Nella mente di entrambi le tenebre avevano preso il sopravvento.

“Basta, va’ via! Se non vuoi che perda la pazienza e ti faccia fuori.” Vegeta, accortosi del grave errore appena fatto, si ritrasse come se fosse stato scottato da un fuoco ardente … il fuoco della passione. “Vattene.” Disse, con più decisione, tornando a sedere.

Bulma rimase male da quella sua reazione, ma sapeva che non poteva aspettarsi altro da lui. Una lacrima solitaria solcò il viso liscio e come l’avorio. Non disse nulla,  semplicemente si allontanò, più confusa che mai. Era la prima volta che provava qualcosa di simile. Amore? No.

Anche nella mente di Vegeta tutti i pensieri si disperdevano uno nell’altro, senza lasciargli tregua. Si sentiva pentito, poi arrabbiato … deluso di sé, per quanto in basso fosse caduto.

Realtà e sogno si fusero in un’unica dimensione, e in quel frangente Morfeo accolse il Principe, avvolto nei suoi mille pensieri e dubbi, nelle sue braccia.

Angolo autrice.

Sì, lo so che non è venuto granché,  ma è il meglio che ho potuto fare, quindi già vi chiedo scusa >.<

Ringrazio di cuore DBsoly e Princess_serenity_92 :D Grazieeeee :D

Un bacio grande a tutti J

 

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