Ohio School of Arts

di Sallivergron
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Santana ***
Capitolo 2: *** 2. Kurt ***
Capitolo 3: *** 3. Quinn ***
Capitolo 4: *** 4. Santana ***
Capitolo 5: *** 5. Sam ***
Capitolo 6: *** 6. Quinn ***
Capitolo 7: *** 7. Sam ***
Capitolo 8: *** 8. Santana ***
Capitolo 9: *** 9. Puck ***
Capitolo 10: *** 10. Mike ***
Capitolo 11: *** 11. Santana ***
Capitolo 12: *** 12. Narratore ***
Capitolo 13: *** 13. Quinn ***
Capitolo 14: *** 14. Santana ***
Capitolo 15: *** 15. Sebastian ***



Capitolo 1
*** 1. Santana ***


La sveglia suonò insistentemente. Cavolo quanto era fastidiosa! Con gli occhi ancora chiusi buttai una mano sul comodino e la spensi. Aprì gli occhi. Fissai per qualche istante il panorama che si intravedeva dalla mia finestra. Era un nuovo giorno. Sospirai. Mi feci coraggio e mi tolsi le coperte di dosso. Mi sedetti e affondai i piedi nelle pantofole rosa poste accanto al mio letto. Misi le mani sopra le gambe e rimasi per un po' in quella posizione a pensare, sino a quando mio fratello fece irruzione nella mia stanza. 
-Santana muoviti, facciamo tardi, è il primo giorno di scuola!
Lo guardai. Come faceva ad essere sempre così attivo. Non si stancava mai. Invidiavo il suo entusiasmo, eravamo gemelli e davvero tanto diversi. 
-Matt sta tranquillo, non facciamo tardi, sono velocissima, lo sai!- esclamai. Lui mi guardò sospettoso. Mi chiesi come facesse, voglio dire, era il primo giorno di scuola, l'estate era finita. Perché era così felice? Mi diressi in bagno. Girai la manovella della doccia, l'acqua era bollente, se c'è una cosa che odio è proprio l'acqua bollente. Faceva caldissimo. Aspettai che si raffredasse ed entrai. Mentre l'acqua scorreva sul mio viso mi soffermai a pensare all'anno che mi aspettava. La scuola delle Arti non era certo una passeggiata! Quello sarebbe stato un anno faticoso. Dopo essermi "rinfrescata" mi vestì, scesi le scale e andai verso la porta. Mia madre mi fermò. 
-Santana hai fatto colazione?-
-No mamma, non ho fame!- risposi e uscì senza aspettare che mi chiedesse il perché e che cominciasse a farmi una ramanzina sul perché fare colazione fosse importante. Non appena fui fuori dalla porta mi misi i miei adorati occhiali da sole e percorsi il vialetto di casa perfettamente curato. Arrivai alla macchina, aprì lo sportello ed entrai. Guardai Matt euforico e roteai gli occhi. 
-Partiamo?- mi chiese. Mi limitai ad annuire. 
Durante il tragitto sino a scuola non avevo fatto altro che limarmi le unghia e mettere i piedi sul cruscotto, cosa che faceva innervosire mio fratello e che mi divertiva parecchio. Arrivati nel parcheggio, cominciai a guardarmi intorno in attesa di riconoscere faccie famigliari. Sentì qualcuno picchiettarmi sulla spalla, mi girai e mi trovai difronte Rachel Berry, mia odiosa compagna di studi dell'anno precedente. Era egocentrica e autocrate. In poche parole: INSOPPORTABILE. 
-Ciao Santana, bentornata a scuola!- disse con il suo sorriso irritante. Non le risposi e mi avviai all'entrata. Non appena ebbi sorpassato il portone grigio mi tornò il sorriso. Adoravo il primo giorno di scuola, e sottolineo il primo, dal secondo cominciavo ad annoiarmi. Era così bello vedere ragazzi seduti sulle lunghe scalinate che improvvisavano spettacoli. Adoravo la faccia confusa delle matricole che non sapevano dove dirigersi, ma sopratutto adoravo quel senso di ugualianza e di benessere che riuscivano a trasmetterti solo gli studenti di quella scuola. 
-Bentornata Santana!- mi salutò Marta, la mia bidella preferita -Con quale testa siamo venuti quest'anno? Dovrai farmi penare ancora?- mi chiese. Sorrisi e la guardai. 
-Ma Marta, io sono un angelo, dovresti saperlo!- risposi. Lei mi guardò e scosse la testa. 
-Non cambierai mai vero?- mi domandò e sorrise. 
-No, ma questo dovresti saperlo!- detto questo mi allontanai. Salì le scale sino a raggiungere Sam Evans. Il mio migliore amico, che con in mano una chitarra stava suonando qualcosa. 
-Ehi Sammy, che suoni?- domandai io osservandolo con ammirazione. Mi sarebbe piaciuto imparare a suonare. 
-Niente di che!- detto questo chiamò un paio di ragazzi, anch'essi muiti di strumenti. -Su forza ragazzi, innauguriamo quest'anno!- gridò. Tutti risposero urlando un "Si". Dopo essersi accordato con i tipi cominciò a suonare. -Seguimi Lopez!- disse. Voleva che cantassi. Sorrisi. Conoscievo bene quella canzone, era "Sing" dei My Chemical Romance, il più bell'inno alla musica. Cominciai a cantare, poi guardai tutta la folla che si era accumulata intorno a noi e gli incitai a cantare con me, tutti subito si unirono al mio canto.
 
Sing it for the boys, sing it for the girls
every time you that you lose it sing it for the world
Sing it from the heart
Sing it till you’re nuts
Sing it out for the words that’ll hate your guts
Sing it for the death
Sing it for the blood
Sing about everyone that you left behind
Sing it for the world
Sing it for the world
 
Amavo farlo, cantare era la mia unica e vera passione, non avevo in mente altro, era quello che sognavo di fare nella vita, la cantante, altrimenti perché avrei scelto quella scuola, la Ohio School Of Arts. Sognavo di diventare famosa e abbandonare quel cesso di città per andare a Los Angeles. La nostra esibizione terminò. Guardai la folla entusiasta e sorrisi a Sam che mi abbracciò. La campanella suonò e segnò l'inizio di quell'anno. Salutai il mio amico con un bacio sulla guancia e corsi in classe cercando di non ritardare. Alla prima ora avevo lezione di canto. Entrai con solo due minuti di ritardo. 
-Cominciamo bene Lopez!- esclamò il professor Schuester sorridente -Sai cosa significa questo?- mi chiese. Roteai gli occhi. Non ci potevo credere, prima ora, primo giorno ed ero in ritardo, sicuramente vi avrebbe affidato una matricola. 
-Mi affiderà un matricola imbranata?- domandai annoiata. 
-No!- rispose -Meglio, dato che in auditorium stanno facendo gli esami di ammissione, innaugurerai tu quest'anno cantandoci una canzone!- esclamò tutto entusiasta. Che cavolo di punizione era? Si era forse rimbambito durante l'estate? Non mi importava, avevo scansato una rottura bella grossa. 
-Ma professore, credevo di dover essere io la prima a cantare quest'anno!- esclamò arrabbiata Rachel Berry! Non ci potevo credere, era dinuovo nella mia stessa classe, questa si che era sfiga. 
-Mi dispiace Rachel!- rispose il prof. -Su, forza Santana, cosa ci canti?- mi chiese. Lo guardai per qualche secondo. 
-Ehm credo che canterò Back to Black!- affermai. Lui annuì. Feci cenno al pianista di cominciare a suonare, lasciai il mio zaino a Brittany e presi in mano il microfono. 
 
He left no time to regret
Kept his dick wet with his same old safe bet
Me and my head high
And my tears dry, get on without my guy
 
Vedere Rachel nervosa e gelosa mi faceva sentire appagata. Finalmente quel giorno il professore ebbe il coraggio di metterla a tacere. Le ci voleva proprio. Era iniziato un nuovo anno, l'anno di Santana Lopez e Rachel Berry non poteva far nulla per cambiare questo. Stavo andando benissimo, le parole ed il tempo erano giustissimi, l'intonazione era a dir poco eccezionale, lo sentivo, questo sarebbe stato il mio anno. L'entusiasmo cominciò ad invadermi. In men che non si dica stavo ballando e cantando contemporaneamente. Ma tutto questo finì nell'istante in cui entrò in aula Noah Puckerman. 
-Ciao a tutti ragazzi Puckzilla è qui!- disse interrompendo la mia brillante esibizione. Vi giuro che avrei voluto ucciderlo in quell'istante. Mi aveva interrotto e odio quando succede. 
-Noah sei in ritardo!- gli fece notare il professore. Ma il ragazzo sembrava infischiarsene altamente. Lui non veniva a scuola con noi perché gli piaceva, lui era obbligato a frequentarla, dato che l'alternativa sarebbe stato il riformatorio. 
Durante il resto dell'ora non avevo fatto altro che litigare con Puck. Mi dava fastidio, mi provocava! Non ce la feci più e sbottai.
-Ok, adesso basta!- mi alzai dalla sediolina rossa e mi diressi verso il ragazzo. -mi hai rotto le palle!- gli disse dandogli una spinta che non lo mosse minimamente. Il professore mi guardò a bocca aperta. Senza dire niente si girò verso la cattedra e scrisse qualcosa, dopodiché staccò un foglietto rosa da un blocco, conoscevo bene quei foglietti, ne ricevevo tantissimi, ma di solito non il primo giorno alla prima ora. Me lo porse e poté leggere in alto la scritta "Punizione" sbuffai e mi andai a sedere quardando male quell'idiota di Noah. Non ci potevo credere, in punizione il primo giorno di scuola! Per tutto il resto della giornata non avevo fatto altro che evitare il mio caro amico Puck, perché lo avrei preso a pugni sul suo bel faccino. Erano più o meno le undici del mattino, il mio stomaco cominciò a brontolare, presi il cellulare dal mio armadietto, composi il numero di Sam e lo invitai a raggiungermi al bar della scuola. Ci sedemmo ad uno dei tavolini e aspettamo che Alex, la barista, venisse a prendere le nostre ordinazioni. 
-Ehi ragazzi come sta andando il primo giorno?- ci chiese avvicinandosi. Senza risponderle le mostrai il biglietto della punizione. -Solo tu potevi avere la punizione il primo giorno di scuola!- esclamò sempre la stessa. 
-In mia difesa dico che è stata tutta colpa di Puckerman, mi stava facendo innervosire!- esclamai abbassando la testa.
-Va bene, ho capito, non ti va di parlarne!- notò la ragazza e poi passò a chiederci cosa volessimo. Quando tornò ci chiese. -Avete sentito la novità?- Io e Sam ci guardammo, non sapevamo di cosa stesse parlando.
-No, quale?- chiese il mio amico. Lei sorrise.
-A quanto pare il preside è andato via e la Sylvester prenderà il suo posto!- esclamò Alex. Io e Sam ci guardammo spaventati. Presi il telefono e chiamai Quinn. 
-Pronto? Quinn? Si sono Santana! Non saprai mai cosa ho saputo. No! La Sylvester è la nuova preside!- affermai scandalizzata, poteva andare storto qualcos'altro? Si, certo che poteva. 
Arrivò l'ora della punzione, mi diressi nell'aula, era al secondo piano, vicino al magazzino del bidello. Sbuffai ed aprì la porta. Consegnai il foglio all'insegnante assieme ad un panino con tonno, maionese, pomodoro e insalata, questi in cambio mi diede una lattina di Coca Cola non Lite che a noi studentesse non era concessa, grazie alla professoressa Sylvester che sosteneva che l'obesità delle ragazze era dovuta all'assunzione di questa bevanda e per questo aveva convito l'ex preside a toglierci tutti i dolci più buoni e ovviamente più grassi. 
-Lopez cominciamo bene!- esclamò l'uomo leggendo il foglio della punizione. 
-Professor Tanaka non ci si metta anche lei!- sbottai io. Lui mi guardò, mi sorrise. 
-Come hai fatto a farti mettere in punizione dalla prima ora?- chiese. Io mi andai a sedere e ignorai la sua domanda. Poggiai la zaino a terra e presi da esso una rivista, dopodiché cominciai a leggerla, ignoranto totalmente chiunque fosse in quella stanza con me. Dopo qualche minuto, qualcuno mi toccò la spalla. Alzai gli occhi dalla rivista e vidi Puck che mi guardava sorridente. Roteai gli occhi e pensai -Ma che palle, anche qui me lo devo sopportare?- Lo guardai malissimo. 
-Mettiamo in chiaro due cose. Numero uno: Non mi sei affatto simpatico quindi non rompermi. Numero due: Stammi lontano!- esclamai ritornando a leggere l'articolo sulle mode di quell'anno. Passai tutta l'ora a sfogliare e risfogliare il giornale, mi stavo annoiando a morte. 
Per fortuna quell'interminabile momento finì. Corsi fuori dall'aula, in quel momento stava passando Brittany. La presi sotto braccio e mi incamminai con lei per evitare Puck. Arrivai al mio armadietto, presi di corsa le mie cose e corsi verso l'uscita, volevo tornare a casa, la giornata era stata parecchio snervante. Notai mio fratello baciarsi con una ragazza appoggiato alla nostra auto, gli sfilai le chiavi dalle mani e dopo essere entrata in macchina suonai più e più volte il clacson. Lui sorrise alla ragazza, la salutò e si decise ad entrare e ad accendere l'auto. Che giornata snervante, ed era solo il primo giorno di scuola. In quel momento il mio pensiero era uno solo: FINALMENTE STAVO TORNANDO A CASA!


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Capitolo 2
*** 2. Kurt ***


Erano le 10.30, ero seduto nel teatro della mia scuola ad ascoltare la professoressa parlare. Stranamente la lezione non mi interessava più di tanto. Ero distratto, avevo un unico pensiero, i test d'ingresso di canto. Se anche quell'anno avessi preso meno di Rachel Berry non me lo sarei perdonato, dovevo superarla, batterla, ma quella nanetta aveva rubato la voce a Calliope[1]. Cavolo, come avrei fatto? Diventai sempre più irrequieto. A fine lezione mi diressi in aula canto, aspettai che arrivassimo tutti e subito dopo cominciò la lezione. 
-Allora ragazzi, oggi ci saranno i test d'ingresso, cominciamo in ordine alfabetico!- disse il professore aprendo il registro sul pianoforte posto a sinistra nella stanza.-Artie Abrams!- chiamò il professore, il ragazzo sulla sedia a rotelle cominciò a cantare una canzone da boy band, davvero fantastica, aveva molto talento ed una voce stupenda.
 
You should let me love you
Let me be the one to give you everything you want and need
Baby good love and protection
Make me your selection
Show you the way love’s supposed to be
Baby you should let me love you, love you, love you
 
Applaudimmo alla fine della canzone, era stato a dir poco eccezionale. Non me lo sarei mai aspettato da lui, durante l'estate aveva fatto progressi!
-Wow Artie, complimenti, sei stato grande, adesso è il turno di Blaine Anderson?- chiese il docente guardando tra noi. 
-Professore non c'è nessun Blaine Anderson, non c'era nemmeno ieri che era il primo giorno, siamo sicuri che debba venire qui?- chiese Rachel.
-Si Rachel, è nuovo qui, frequentava un'altra scuola prima, quindi mi raccomando, siate gentili con lui qualora dovesse farsi vivo!- esclamò ancora l'uomo difronte a noi. 
Roteai gli occhi, la Berry doveva sempre parlare e dire la sua su ogni cosa. Quando avrebbe imparato a stare al suo posto? Quando avrebbe imparato che il mondo non gira attorno a lei? Ve lo dico io, mai!
-Va bene, andiamo avanti, Rachel Berry, tocca a te!- la chiamò Schuester. La ragazza si alzò dalla sedia e con un sorrisetto spavaldo si diressa al centro dell'aula e cominciò a cantare.
 
Don't tell me not to live,
Just sit and putter,
Life's candy and the sun's
A ball of butter.
Don't bring around a cloud
To rain on my parade!
 
Dannazione, fu bravissima! Dovevo esserlo di più. Non capivo come potesse uscire una voce tanto bella e incantevole da una cosetta così, così minuscola e pure brutta, almeno a parer mio. Ero più che convinto che tutti in quel momento fossero invidiosi di lei, io compreso. Avrei dato tutto pur di avere una voce come la sua! La mia era ed è favolosa e sinceramente sosterrò sempre di essere più bravo di lei, anche essendo perfettamente cosciente di non esserlo. Non volevo darle la soddisfazione di sentirsi ancora più diva e importante di quanto non si sentisse già. Continuai a tenerle testa e a sfidarla cantando, mi dovevo pur allenare con qualcuno al mio livello, e lei lo era. Al termine della canzone, tutti la guardavano a bocca aperta e lei sorrideva, cosciente di essere stata straordinaria.
-Grande Rachel, sono senza parole!- disse Schuester, anche io ero senza parole. La sua performance aveva fatto crescere la mia preoccupazione. -Adesso è il turno di Tina Cohen-Chang!- esclamò il professore. La ragazza si alzò e cantò, dopo di lei si successero altri e dopo arrivò il mio momento. -Kurt Hummel, è il tuo turno!- affermò il docente. Mi alzai, mi diressi al centro della stanza e dopo essermi schiarito la voce con un gesto teatrale della mano cominciai a cantare. 
 
Oh yeah, I'll tell you something
I think you'll understand
When I say that something
I wanna hold your hand
I wanna hold your hand
I wanna hold your hand
 
Fui bravissimo, forse anche migliore di Rachel, molte ragazze si commossero ascoltando le parole della canzone. Ero felicissimo, non appena avevo cominciato a cantare, tutte le paure erano magicamente sparite, lasciando il posto alla spensieratezza. Ero tranquillo, sapevo di farcela. Lo sentivo. Il professore fu entusiasta della mia performance. Mi guardò stupito.
-Hai fatto davvero tanti progressi Kurt, complimenti, davvero, questa canzone è stata stupenda!- esclamò. Notai Rachel roteare gli occhi. Il mio sesto senso mi diceva che era gelossissima e come tutti sanno il sesto senso di Kurt Hummel non sbaglia mai, è infallibile. Al termine della lezione andai al mio armadietto, riposi i libri che non mi servivano e presi quelli che mi sarebbero potuti servire. Mentre ero impegnato a fare il cambio qualcuno mi si avvicinò. 
-Ehm ciao, sto cercando quest'aula, sono nuovo, potresti per favore aiutarmi?- mi chise. Lo guardai bene, vestiva in modo bizzarro, quel ragazzo mi era già simpatico. 
-Certo, seguimi, ti ci accompagno!- risposi sorridendogli. Questi mi porse la mano e si presentò. 
-Piacere, sono Blaine Anderson!- disse. Io gli strinsi la mano e risposi.
-Piacere mio Blaine, io sono Kurt!- affermai. Lui era il ragazzo di cui stavamo parlando in aula di canto l'ora prima, quello che sarebbe stato in clsse con me. Mi seguì ed io lo accopagnai nell'aula che cercava, cercando di conoscerlo meglio parlando durante il tragitto. 


1. Calliope: nella mitologia greca Calliope (in Greco Καλλιόπη, ossia "dalla bella voce") era la musa della poesia epica, figlia di Zeus e Mnemosine, conosciuta come la Musa di Omero, l'ispiratrice dell'Iliade e dell'Odissea.






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Capitolo 3
*** 3. Quinn ***


Mi ero iscritta alla Ohio School of Arts perché adoravo il cinema e il teatro. Desideravo diventare attrice. 
Ero nel teatro della scuola e stavo ascoltando le parole di Dante, il mio professore, era così che lo chiamavano tutti, poiché aveva il naso come quello del famoso poeta/scrittore e aveva una passione innata per questi. Lo ammiravo tantissimo, era capace di farci sentire speciali. Il compito della settimana era guardare un musical a nostra scelta e discuterne in classe con i compagni. Io avevo scelto "Grease", adoravo quel musical, adoravo la storia di Danny e Sandy. Da bambina mi mettevo la gonna celeste di mia mamma che mi arrivava sino ai piedi, una camicia bianca, un nastro celeste in testa e cominciavo a cantare e a ballare "Summer Nights" facendo inderpretare a quel malcapitato di mio fratello la parte di Danny, sperando, un giorno di incontrare anche io il mio Danny Zuko. Ultimamente ogni volta che pensavo a quella canzone mi veniva in mente Sam. Strano, non lo avevo mai considerato più di un amico. Da quando mi aveva chiesto di uscire, le cose erano cambiate, facevo sogni di noi due insieme e felici, il che è un problema. Questo è il problema di aver visto troppi film, cominci a voler una vita come quelle dei film, ma puntualmente non succede e resti delusa. Diventi vittima delle tue stesse passioni. Ero in quella scuola perché avevo un sogno, il mio sogno, diventare un'attrice. Ero consapevole che la maggior parte di noi non l'avrebbe mai realizzto, ma speravo di essere l'unica eccezione. 
Il professore si voltò verso di noi e, dopo aver pronunciato una frase in latino, ci congedò. Uscì dall'aula. Vidi Santana, con lei c'era Puck, erano mano nella mano, il che era molto strano. Ma quei due non si odiavano? Li osservai meglio, aspettai che il ragazzo andasse via per avvicinarmi. 
-Cosa ci facevi mano nella mano con Puckerman?- chiesi. Lei mi guardò, notai che c'era anche Sam. Mi sorrise guardandomi negli occhi e in quel momento mi sembrò di non vedere nient'altro all'infuori di lui. Mi persi nei suoi occhi, erano davvero belli ed espressivi. Non mi accorsi che nel frattempo Santana aveva tagliato la corda, ma in quel momento poco mi importava, quel ragazzo, quell'unico ragazzo, aveva su di me uno strano effetto, mi faceva rimambire e io non ero e sono di certo una rimbambita.
-Ciao!- riuscì a dire. 
-Ciao!- rispose lui sorridendomi. -Ci ha lasciati!- disse tenendo il suo sguardo incollato al mio. 
-A quanto pare!- commentai facendo lo stesso. 
-Sam! Sam!- lo chiamò Mike Chang. Il ragazzo non lo calcolò minimamente, troppo impegnato a guardarmi.
-Ehi amico!- esclamò Matt mettendogli una mano sulla spalla.
-Ehi ragazzi!- li salutò lui.
-Siamo in ritardo, dobbiamo andare!- affermò l'orientale.
-Oh si già, me ne ero dimenticato!- esclamò. Ripose il suo guardo nuovamente su di me. -Scusami, devo, andare, ci vediamo in giro!- disse e mimò un "ciao" con le labbra mentre si allontanava con i suoi amici, Mike Chang e Matt Lopez. Non appena fu andato via, presi il telefono e chiamai la mia migliore amica.
-Pronto?-
-Sono io e tu sei una stronza, te ne sei andata denza darmi un risposta!- esclamai innervosita, odiavo non ricevere risposte. Passammo un po' di tempo al telefono, dopodiché conclusi la telefonata chhiedendole quale materia avesse. Avevalezione con Adela, l'insegnante di danza classica. Dato che io avevo l'ora libera, decisi che l0avrei fatta uscire dalla classe per parlarle, dato che sicuramente mi sarei annoiata. Aspettai una mezzoretta e andai nella sala di danza. 
-Buongiorno prof. può uscire un attimo Santana Lopez?- chiesi. Lei non mi degnò di uno sguardo e mi rispose fredda.
-L'ho cacciata dieci minuti fa, aveva la testa altrove!- mi rispose. 
-Ma che stronza- pensai -è uscita dalla classe e non mi ha detto niente, questa me la paga!- Cercai di trovarla vagando per i corridoi, di lei non c'era neanche l'ombra. Dove diavolo si era cacciata? E soprattutto, che stava combinando? Stanca mi diressi al bar. Mi sedetti e aspettai che Alez, la barista venisse a prendere la mia ordinazione. 
-Ehi Quinn cosa ti porto?- chiese.
-Ehm...una Coca Cola Lite e il solito panino integrale!- risposi io.
-Giornata dura?- domandò.
-No, più che altro una giornata strana!- risposi con un'espressione confusa sul viso.
-Ti va di parlarne?- mi chiese poggiandomi una mano sul braccio. Tutti si confidavano con Alex, il suo viso angelico ti trasmetteva sicurezza. Parlare con lei era naturale, spontaneo. Dopo avermi portato l'ordinazione si sedette difronte a me e cominciammo a parlare. Dopo qualche minuto fu costretta ad alzarsi per poter servire gli altri. Mentre ero ancora seduta con lo sguardo basso, qualcuno posò la sua mano sulla mia. Alzai lo sguardo e incontrai gli occhi di Sam, bello come non mai. 
-Posso sedermi?- chiese.
-Certo che puoi!- risposi. Ci fissammo per qualche istante.
-Cos'hai alla prossima ora?- mi chiese.
-Storia della musica!- risposi. 
-Bene, ti va di saltarla? Ci andiamo a prendere un gelato e magari ci conosciamo meglio, così eviterò di fare qualche stupidaggine quando sabato usciremo insieme!- affermò ridendo.
-Va bene, andiamo!- dissi. Mi prese la mano e mi trascunò fuori dalla scuola. Entrammo in una gelateria e dopo aver preso i nostri gelati ci sedemmo a tavolino per parlare del più e del meno. Mi divertì tantissimo, oltre ad essere bellissimo come il sole era nache divertente. Mentre stavamo parlando mi squillò il cellulare, era Santana.
-Pronto?
-Quinn è successo un casino!- esclamò preoccupata. 
-Cos'è successo? Stai bene?- chiesi agitata. 
-Si sto bene, riguarda te!- esclamò. Il mio cuore cominciò a battere forte. -La Sylvester ha installato delle telecamere a scuola, vi ha visti uscire, sta cercando in tutti i modi di sapere dove siete, vi conviene tornare immediatamente se volete che non convochi i vostri genitori, avvisa Sam- disse. 
-Non può essere!- esclamai sbigottita. Era la prima volta che non rispettavo le regole, ero sempre stata d'esempio per gli altri e adesso? Se i miei l'avessero saputo, mi avrebbero usccisa. 
-Ok grazie mille Sant, sei un'amica, ti voglio bene!- detto questo riagganciai. Raccontai tutto a Sam. Tornammo a scuola. La Sylvester era ferma davanti all'entrata. 
-Voi due!- disse indicandoci -Siete in una marea di guai!- era arrabbiatissima -Adesso, di corsa nel mio ufficio!- aggiunse. Senza pronunciare parola ci dirigemmo in presidenza. -Sapete che una volta entrati a scuola non potete più uscire?- domandò infuriata. 
-Ma dove siamo? In un carcere?- chiese Sam.
-Si, esattamente signor Evans, siete prigionieri nel carcere di Sue Sylvester!- rispose la preside. Stava per aggiungere qualcoa, ma Backy Jackson entrò nell'ufficio e parò.
-Signora Sylvester, Puckerman e Lopez hanno incollato con la super colla Rachel Berry al pianoforte nell'aula di Schuester!- Io e Sam scoppiammo a ridere. Lo avevano fatto di sicuro per farcela passare liscia. In che modo? Semplice, attirando l'attenzione verso qualcosa di più preoccupante. -Preside si sbrighi, non riescono a staccarla!- esclamò la stessa. 
La Sylvester ci guardò, sbuffò e ci disse di sparire dal suo ufficio se avessimo voluto che chiudesse in occhio sulla faccenda. 
Facemmo come ci era stato chiesto. In men che non si dica eravamo fuori da quell'ufficio. Ci dirigemmo in aula di musica per vedere la scena. Rachel aveva il vizio di sedersi sul pianoforte mentre cantava, infatti, la trovammo incollata con il sedere e le mani allo strumento. Era in lacrime, Santana e Puck se la ridevano uno appoggiato all'altro, mentre Finn Hudson, assieme al professore, cercava di staccarla. Brittany era rintanata in un angolo e rideva, lo stesso facevano Kurt Hummel e Mercedes Jones, entrambi meravigliosi artisti incompresi e oscurati dalla luce di Rachel che brillava più forte della loro.
Presi il cellulare dalla tasca e feci un video. Lo caricai su Youtube e lo inviai a tutta la scuola. In pochi istanti, tutti lo avevano ricevuto e prendevano in giro la povera Rachel. I due artefici dello scherzo furono puniti con una sospensione di qualche giorno. Non erano pentiti, tantomeno dispiaciuti, soprattutto Puck era felice di poter stersene a casa senza l'obbligo di dover venire a perdere tempo a scuola. 
Anche quando i loro genitori gli avevano rimporverati, i due non avevano smesso di ridere. Il signore e la signora Lopez erano profondamente delusi dal comportamento della loro "bambina", mentre i genitori di Puck ormai, ci erano abituati.
Grazie a loro io e Sam avitammo una grande rogna, o quasi...
-Dove credete di andare?- chiese la Sylvester guardandoci. Noi ci indicammo. -Si dico a voi Barbie e Ken!- continuò.
-Ci dica!- dicemmo terrorizzati.
-Pensavate di averla scampata eh? Siete in PUNIZIONE!-









 

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Capitolo 4
*** 4. Santana ***


Me ne stavo seduta durante l'ora di Letteratura. Guardavo la professoressa leggere e muovere nervosamente la matita bianca e arancione sul libro. Era in arrivo una punizione, lo sentivo. Non stavo seguendo la lezione, avevo la mente da tutt'altra parte. Il mio banco era l'ultimo vicino alla finestra. Il mio compagno era un perfetto idiota, era Puckerman. Mi punzecchiava con il righello.
-Cazzo Puckerman! Smettila di fare l'idiota!- dissi stufa guardandolo con la coda dell'occhio. Lui rise come un perfetto cretino, cosa c'era di tanto divertente? Sbuffai e tornai a fissare insistentemente le mie unghia perfettamente curate. 
-Ehi Lopez!- mi chiamò il ragazzo accanto a me. Mi girai scocciata e lo guardai. Sorrise. -Guarda che faccio adesso!- esclamò e, dopo aver preso unao di quei schifosi liquidi fosforescenti appiccicosi, prese la borsa di Rachel Nasona Berry e lo infilò dentro. -Chiedile un fazzoletto!- mi disse. Dato che mi stavo annoiando sorrisi e accettai. Adoravo fare scherzi a quella ragazza.
-Rachel, hai per caso un fazzoletto da darmi?- chiesi. Questa mi sorrise e prese la borsa, non appena infilò dentro la mano vedemmo la sua espressione cambiare. Estrasse la mano schifata. Io e Noah ci guardammo e scoppiammo a ridere. Tutti si girarono verso di noi. La professoressa era infuriata, Rachel era l'unica che la stava a sentire e che interveniva costantemente. Le guance le erano diventate rosse, gli occhi erano sbarrati, le sopracciglia corrugate.
-Puckerman e Lopez in presidenza, adesso!- esclamò indicando con il braccio l'uscita. Rodendo prendemmo le nostre cose e uscimmo dall'aula. 
-Che diavolo ci fare qui?- chiese la donna seduta dietro la scrivania.
-Ci ha mandato la professoressa di letteratura!- risposi io. 
-Cosa avete combinato?- domandò anche se sapevamo benissimo che non le interessava. Ci guardammo, dato che lui non parlava, risposi io. 
-Abbiamo messo una roba appiccicosa e viscida nella borsa di Rachel Berry e la prof. si è arrabbiata, ma era solo uno scherzetto innocente- sorrisi. La donna mi guardò e non disse nulla per qualche minuto. Poi prese un blocchetto dalla scrivania e ci guardò
-Per questa volta non vi sospendo, solo perché quella ragazzina non mi piace, quindi dovrete rimanere qui oltre l'orario scolastico. Adesso sparite, sto aspettando la parrucchiera!
Uscimmo dall'ufficio e ci guardammo non riuscendo a trattenere le risate.
-Ti avevo dato per scontato, sei divertente!- ammisi.
-Visto Lopez? L'apparenza inganna!- esclamò. Ci incamminammo verso il bar. Cavolo, era la seconda settimana di scuola ed ero stata in punizione ben sei volte e sempre per colpa di Puck. In fondo non era così male come credevo. Ci sedemmo ad un tavolino e aspettammo che Alex, la barista venisse verso di noi. Passammo il tempo parlando del più e del meno, cercando di approfondire la nostra conoscenza. La campanella suonò. Una marea di ragazzi cominciò ad ammicchiarsi difronte alla vetrinetta dei dolci. Guardai il ragazzo che avevo davanti. 
-Andiamo, ti porto in un posto!- esclamò. Non sapevo dove mi stesse portando, ero curiosa e anche stupita. Salimmo le scale sino a raggiungere il terrazzo.
-Puckerman non possiamo uscire!- dissi vedendo la sua mano sulla maniglia della porta che ci separava dal terrazzo.
-Chi ce lo vieta?- mi chiese. Io lo guardai con un sopracciglio alzato e indicai il cartello sulla porta, c'era scritto "NON OLTREPASSARE". Lui lo staccò e misorrise. -Adesso non c'è più niente che ce lo vieta!- disse. Sorrisi, Era un idiota e io in un'altra situazione lo avrei preso a calci, ma quel giorno, in quel momento aveva uno strano potere su di me. Mi porse la mano, la guardai, gliela strinsi e uscimmo sulla grande terrazza. Era un posto spoglio, c'era solo una sedia di legno e un tavolino su cui era posta una piantina. Al centro di essa c'era un unico fiore, una bellissima rosa rossa. 
-Perché mi hai portata qui?- chiesi. 
-Non lo so!- mi rispose con la sua solita aria da imbecille. Quant'era tenero in quel momento! E pensare che fino a qualche momento prima lo avrei preso volentrieri a schiaffi. 
-Però sei un tipo che ha le idee chaire eh?- dissi sarcastica. Lui rise, semplicemente rise.
-Vieni!- esclamò affacciato. Lo guardai un po' impaurita. 
-Vuoi farmi avvicinare a te per poi buttarmi di sotto?- chiesi con un leggero sorriso sulle labbra. 
-Non lo farei mai, su forza vieni qui!- mi incitò. Andai da lui. -Sai adoro questo posto!- disse fissando il panorame difronte a lui. 
-Ma non c'è niente qui sopra!- esclamai io. Lui sorrise e senza guardarmi rispose.
-è proprio per questo che vi vengo! Qui non c'è nessuno pronto a giudicarmi, qui posso stare solo, posso fare qualunque cosa mi passi per la testa, non c'è nessuno che mi rimproveri e che mi dica che sbaglio!- rispose.
-Wow che pensiero profondo Puckerman, da te non me lo sarei mai aspettata!- dissi cercando il suo sguardo.
-La verità è che nessuno si aspetta mai niente da me, sono tutti prevenuti nei miei confronti, solo perché non ho un passato candido!- esclamò continuando a guardare il panorama, evitando il mio sguardo. Rimasi colpita da quel che disse, non era il solito Puckerman, quello spregevole, strafottente e idiota, era diverso, maturo, profondo.
-Posso farti una domanda?- chiesi. Questa volta si girò e mi guardò.
-Certo, chiedi pure Lopez!- eclamò
-Cos'hai fatto per essere costretto a venire qui?- domandai.
-Tante cazzate, tante!- si limitò a dire, capì che non ne voleva parlare e così rimasi in silenzio. -Sai, mi piace parlare con te, non sei quella stronzetta presuntuosa che credevo che fossi!- affermò. Lo guardai a bocca aperta. 
-Stronzetta presuntuosa? Pensavi davvero questo di me?- domandai sbigottita. Lui annuì.
-Si, è proprio questo che pensavo di te! Mi davi sempre dell'idiota e non ridevi mai ai miei scherzi, sembravi una di quelle snob fastidiose!- rispose. Lo guardai male. -Ma questo lo pensavo!- si affrettò a dire. -Non lo penso più, te lo giuro!- disse mettendo la mano sulla mia pensando che mi fossi offesa! Sorrisi.
-Tranquillo Puckerman, era una tua opinione, non c'è niente di male!- lo tranquillizzai. Lui sospirò. Non ci accorgemmo che le nostre mani erano ancora sovrapposte. Ci guardammo intensamente per qualche secondo, dopodiché lui mi si avvicinò. Io feci lo stesso. In men che non si dica, le nostre labbra si sovrapposero proprio come le nostre mani. Fu un bacio semplice il nostro, dolce, bellissimo. Ci staccammo lentamente. Aprì gli occhi. Gli sorrisi. Nessuno dei due disse nulla, la campanella suonò. 
-Andiamo?- chiesi sorridendogli.
-Andiamo!- rispose. Mi porse la mano. La guardai. La strinsi. Scendemmo mano nella mano, Sam mi vide e mi si avvicinò. 
-Arriva il tuo fidanzato!- esclamò Puckerman. Lo guardai male.
-Non è il mio fidanzato, è il mio migliore amico!- ribatté. Il biondino arrivò e mi salutò dandomi un bacio sulla guancia. Puck strinse la presa alla mia mano. Sorrisi. 
-Ciao tesoro!- disse Sam.
-Ehi!- risposi sorridente. Sentivo la mano di Puck stringere sempre più forte la mia, ogni qual volta Sam mi chiamava Tesoro. 
-Oh ciao Noah!- disse il mio amico. L'altro ragazzo fece un saluto con la testa. Stranamente non aveva notato niente di diverso, il che era strano.
-Sant devo dirti tante cose!- esclamò sorridente. In quel momento mi fu tutto chiaro. Era così felice da non accorgersi di nulla. Ma cosa era successo di cosi bello? Che mi ero persa?
-Ci vediamo in punizione!- disse Puck e mi allontanai con Sam. 
-Come mai sei così felice?- chiesi.
-Non indovinerai mai!- esclmò.
-Ti prego non tenermi sulle spine, racconta!- lo implorai di parlare. Ero curiosa.
-Ok, te lo dico... Ho un appuntamento!- esclamò felice.
-Davvero?- chiesi. -Con chi?- lo guardai. Mi faceva piacere vederlo così, dopo la rottura con la sua ex era sempre triste e aveva perso quella luce che notai quel giorno nei suoi occhi. 
-Con Quinn, Quinn Fabray!- esclamò con un sorriso enorme sulla faccia. 
-Come scusa? Con Quinn?- chiesi stupita e un po' delusa. Ero contenta, ma avevo paura di questa situazione, erano i miei migliori amici, se tra loro non avrebbe funzionato, come avrei dovuto comportarmi? 
Sam notò la mia espressione e mi chiese cosa avessi. 
-Nulla sono solo un po' sorpresa- risposi.
-Ma sei felice? Ti fa piacere?- chiese con la sua aria innocente.
-Certo! Sono felicissima per voi, siete le persone a cui tengo di più!- esclamai.
-Cosa ci facevi mano nella mano con Puckerman?- chiese Quinn spuntando alle mie spalle, non appena vide Sam gli sorrise timidamente, lo stesso fece lui. Erano terribilmente carini e fortunatamente talmente tanto presi l'uno dall'altro da non accorgersi che avevo tagliato la corda. Mentre mi dirigevo al corso di danza, il mio cellulare squillò. Posai la borsa per terra.
-Pronto?- chiesi. 
-Sono io e tu sei una stronza, te ne sei andata senza avermi dato una risposta!- rispose una voce dall'altra parte dell'apparecchio. 
-Quale domanda?- chiesi facendo la vaga.
-Non fare la vaga, sai benissimo di che parla, dai San, sai che sono curiosa!- mi disse.
-Si Quinn, lo so!- esclamai. 
-Allora?- domandò.
-Allora niente- risposi.
-Niente? Eravate mano nella mano!- strillò lei. 
-Shh...- cercai di farla stare in silenzio. -Quinn ho lezione e non voglio tardare, dopo ti racconto!- dissi.
-Ok, va bene, per curiosità, che lezione hai?- domandò.
-Danza classica!- risposi.
-Con Adela?- chiese.
-Si!- risposi.
-Oh... ok!- esclamò -Ci vediamo dopo, un bacio, ti voglio bene- aggiunse e riagganciò. Sorrisi, adoravo quella ragazza. Entrai in aula con un unico pensiero, la punizione. Non vedevo l'ora di entrare in quella stanza puzzolente per poter vedere Puck, mi trovavo davvero bene con lui, era divertente, bello e profondo. Avevo voglia di conoscerlo meglio.
-Lopez dove hai la testa oggi?- mi chiese la prof.
-Mi dispiace, sono un po' stanca- cercai di giustificarmi.
-Basta fermi tutti!- disse arrabbiata dopo che per colpa mia la coreografia era stata un disastro. -Santana va a cambiarti, hai finito per oggi!- esclamò girandosi verso lo stereo. La guardai a bocca aperta. Mi innervosì, presi la mia borsa ed andai nello spogliatoio. Mi feci una doccia, indossai altri abiti e uscì. Non sapevo come passare il tempo, così decisi di tornare sul terrazzo. Mi portai un po' d'acqua e annaffiai la pianta. La guardai, era bellissima. Sentì una mano poggiarsi sulla mia spalla, mi girai spaventata e mi trovai difronte Puck.
-Ti piace questo posto?- chiese. Annuì sorridendo. Lui si sedette accanto a me, sul tavolo. Calò il silenzio. 
-Mi sono fatto due anni per furto e qualche mese per una rapina  a mano armata, ma per fortuna hanno scoperto che ero innocente!- disse. Lo guardai. 
-Non devi dirmelo per forza!- dissi.
-Voglio farlo, ti sembrerà strano, ma mi piace parlare con te!- esclamò. Gli misi una mano sulla spalla. 
-Mi fa piacere, davvero!- affermai. Lui mi guardò e mi abbracciò.
-Sai non è stato facile, non lo è tuttora!- esclamò. -Tutte le volte promettevo ai miei che non ci sarei ricascato, ma puntualmente venivo trascinato dai miei vecchi amici, se così si possono definire!- aggiunse. Mi fece tanta tenerezza. Era così indifeso. Lo abbracciai. 
-Voglio essere tua amica, se hai bisogno di qualcuno con cui parlare, sfogarti, io ci sono e per quanto possa sembrare strano, dato che fino a qualche ora fa non ci eravamo neanche mai parlati seriamente, credo di volerti bene!- esclamai. Cosa cavolo mi era venuto in mente? Sino a qualche ora prima lo consideravo un cretino e adesso gli stavo dicendo che a lui ci tenevo. Che diavolo mi stava succedendo?




 

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Capitolo 5
*** 5. Sam ***


Avevo l’appuntamento con Quinn, lei era davvero fantastica. Credo di non aver provato mai tanto piacere stando con una ragazza. L’andai a prendere. Mi stava aspettando sul vialetto di casa. Non sono mai stato un tipo puntuale.
-Ciao- la salutai mettendomi una mano dietro la testa. Si notava tantissimo quanto fossi in imbarazzo, non tanto perché avessi un appuntamento con lei, la vedevo tutti i giorni e ci parlavo sempre, credo che fossi imbarazzato per il ritardo. Infatti secondo Santana Quinn odia i ritardi, lei è sempre puntualissima e precisa, io sono disordinato e ritardatario.
-Ciao- rispose. Stranamente sorrideva, mi sarei aspettato una reazione negativa. Meglio per me no? Da galantuomo per cui mi spacciavo le aprì lo sportello dell’auto e la feci entrare. Lo richiusi ed entrai in macchina.
-Dove andiamo?- mi chiese
-Ti porto al cinema e poi a cena. Che ne dici?- domandai
-Perfetto. Adoro il cinema e adoro mangiare- esclamò ed io sorrisi. Ecco a cosa serve avere una migliore amica. I ragazzi non possono dirti con certezza come comportarti come una ragazza, ma un’altra ragazza può eccome! Devo dire in mia difesa che non è stato tutto merito della mia amica. L’idea del cinema è venuta a me. So quanto Quinn adori i film e la recitazione e mi è sembrata la cosa migliore.
Arrivati al cinema ci fermammo a guardare le locandine degli spettacoli in programmazione. Mi parve di vedere nascosta dietro una sagoma pubblicitaria la mia amica Santana con indosso degli occhiali scuri. Pensai di essermi sbagliato. Dopo qualche minuto ne fui certo, la mia cara amica era venuta a spiarmi e a quanto pare non era sola. Dissi a Quinn di scusarmi un attimo e la raggiunsi.
-Che ci fai qui?- domandai.
-Scusi ci conosciamo?- chiese lei cercando di fregarmi
-Su Santana non fare la stupida, ti riconoscerei ovunque- risposi
-Cavolo eppure avevo il travestimento- esclamò lei
-Adesso capisci perché hai preso un’insufficienza in Arte del camuffamento?- domandai ironico
-Ah ma chi se ne importa. È stato un piacere carissimo Sam, adesso devo andare- affermò e tentò di andar via.
-Dove credi di andare? Dimmi perché sei qui- esclamai
-Volevo vedere un bel film- rispose
-Santana davvero, che ci fai qui? Non dirmi che sei venuta a spiare il nostro appuntamento- domandai
-No, non sono qui per questo!- replicò poco convinta
-Sam! Sam!- mi chiamo Quinn -Stai parlando con una sagoma?- chiese
-No, mi piaceva quello che c’era scritto- risposi
-Ok!- commentò lei poco convinta. Le sorrisi.
-Hai scelto il film che vuoi vedere?- domandai
-Certo, voglio vedere questo- rispose indicando una locandina.
-Perfetto, vado a fare i biglietti, aspettami qui- dissi e mi allontanai. Mentre ero in coda notai davanti qualche persona prima di me un ragazzo. L’avrei riconosciuto dovunque, era l’unico con quel taglio di capelli.
-Noah! Noah! Che ci fai qui?- domandai raggiungendolo
-Ehm sono venuto al cinema con Santana- rispose lui.
Sorrisi, c’erano due possibilità. La prima: Santana non mi aveva mentito ed era lì per vedere il film con Puck, La seconda: Aveva indotto il ragazzo con l’inganno  a portarla al cinema, se c’era una cosa che la mia cara amica sapeva fare benissimo, quella era manipolare la gente. Il che non è molto positivo. Feci i biglietti e raggiunsi Quinn. Entrammo in sala. I nostri posti erano situati più o meno al centro della sala, mentre notai che Santana e Puck erano finiti infondo. Cosa avevano in mente? La proiezione cominciò. Decisi di non badare a ciò che facevano quei due e di concentrarmi solo su Quinn e sul nostro appuntamento. La guardai, era talmente tanto presa da quel film da farmi tenerezza. Avrei voluto darle un bacio. Usando la solita mossa dello sbadiglio le circondai le spalle con il braccio. Lei mi guardò e mi sorrise. Aveva un odore buonissimo. Ad un certo punto della visione mi girai per un secondo. Ero curioso di sapere cosa stessero facendo quei due. Lì guardai, stavano scherzando tra di loro. Sembravano due idioti dato che ridevano ed la pellicola era una tragedia. Alla fine del film andammo a cena. Per tutto il tragitto lei non aveva fatto altro che parlarmi di quanto si fosse divertita. Sorrisi felice. Entrammo nel ristorante e ci sedemmo. Mentre aspettavamo le nostre ordinazioni presi la sua mano.
-Sai sono felice che tu ti stia divertendo, mi fa davvero molto piacere- dissi. Lei mi sorrise.
-E tu? Ti stai divertendo?- chiese
-Certo!- risposi.
Cavolo quanto era bella, quanto era bello il suo sorriso. Era così solare e radiosa. La guardai per un po’ e lei se ne accorse.
-Cosa c’è? Ho qualcosa sul viso?- domandò
-No, non hai nulla sul viso- risposi
-E allora perché mi fissi?- chiese
-Perché sei bellissima!- risposi.
Solo dopo averla vista arrossire mi resi conto di quello che avevo detto e arrossì anche io .
-Anche tu!- disse silenziosamente quasi come se non volesse che io sentissi.
-Come scusa?- chiesi
-Anche tu, sei bellissimo anche tu!- rispose a voce un po’ più alta.
Ero felice, non mi sarei aspettato da una ragazza come lei una cosa del genere. Credevo che fosse una di quelle che vuole che gli altri le facciano i complimenti, ma non vuole farli. Una di quelle con la puzza sotto al naso, invece mi sbagliavo. Lei era dolce (anche se non con tutti), divertente, intelligente, bellissima. Era una combinazione rara. Di solito o sono belle e stupide o brutte e intelligenti.
A fine serata la riaccompagnai a casa. L’accompagnai sulla veranda. Mi sorrise e giocherellava con le chiavi. Mi ricordai di quello che mi aveva detto Santana quel pomeriggio -Se giocherella con le chiavi si aspetta che la baci- Le sue parole rimbombavano nella mia testa. Mi avvicinai lentamente alla ragazza che avevo di fronte. Chiusi gli occhi e premetti le mie labbra dolcemente contro le sue mentre posavo una mano sul suo viso. Lentamente ci staccammo. Mi guardò, sorrise.
-Beh… allora buonanotte- disse sorridente
-Buonanotte- risposi e felice me ne tornai a casa.
Quando fui in camera presi il telefono e composi il numero della mia migliore amica.
-Sant sono io, devo raccontarti tutto- esclamai.
-Ehm… al momento sono un tantino occupata- rispose e mi parve di sentirla gemere.
Sentì in sottofondo una voce maschile e la mia amica ridacchiare. Riconobbi l’altra persona. Era Puckerman.
-Ma Santana- dissi
-Tesoro mi ha chiamato anche Quinn, però sono occupata. Smettila mi fai il solletico- esclamò ridendo la mia amica
-Come scusa?- chiesi
-Non parlavo con te, scusa ma devo andare. Un bacio ti voglio bene- detto questo riagganciò.
Questa storia cominciava a puzzarmi. Cosa ci faceva Puckerman a quell'ora con Santana? Cosa tramavano quei due? Erano sempre insieme. Che fossero fidanzanti e io e Quinn non ne sapessimo nulla? Cosa avrei dovuto fare? Come mi sarei dovuto comportare? Avrei dovuto chieder loro spiegazioni? Ma la domanda che più mi frullava per il cervello: stavano facendo sesso mentre lei parlava al telefono con me? Scacciai quei pensieri e mi addormentai. 






Angolo della scrittrice di SuperF1997
Scusate l'enorme ritardo, purtroppo avevo perso l'ispirazione, o meglio avevo perso il tempo che mi serviva per trovare l'ispirazione. 
Un bacio a tutti coloro che leggeranno questo capitolo e due a tutti coloro che lo recensiranno. 

SuperF1997

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Capitolo 6
*** 6. Quinn ***


Dopo aver ricevuto il più bel bacio della mia vita, entrai in casa. Salì le scale contenta e aprì la porta della mia stanza. Gettai la borsetta sulla scrivania e mi buttai sul letto con la faccia rivolta verso il soffitto. Sorrisi pensando alla serata appena passata. La prima cosa che mi venne in mente fu chiamare Santana. Mi alzai, presi il cellulare dalla borsetta e sdraiandomi di nuovo sul letto chiamai la mia migliore amica.
-Santana sono io, Quinn. Sono andata all’appuntamento con Sam ed è stato davvero-
-Si si certo! Me lo racconti un altro giorno!- mi interruppe la mora ridendo. In sottofondo si sentiva una voce maschile che conoscevo abbastanza bene, quella di Noah Puckerman.
-Ma Santana- dissi
-Santana non è disponibile al momento- detto questo riagganciò il telefono.
Cosa diavolo stava facendo? Mi addormentai con l’intento di scoprire l’indomani cosa stava succedendo tra quei due.
La mattina seguente mi svegliai un po’ prima del solito. Mi lavai e mi vestì. Scesi a fare colazione e subito dopo mi recai alla porta. La aprì e fuori ci trovai Sam che probabilmente stava decidendo se suonare oppure no. Vederlo lì illuminò la mia giornata.
-Che ci fai qui?- chiesi sorridente
-Beh volevo accompagnarti a scuola e parlare un po’ con te- rispose lui serio. Non so per quale motivo ma pensai che non volesse più uscire con me. Così lo guardai per un po’ prima di fingere un sorriso e annuire. Durante il tragitto io non proferì parola. Aspettavo che fosse lui a cominciare, altronde non ero stata io a chiedere di parlare.
-Credo che Santana e Puck se la facciano insieme!- esclamò lui all’improvviso. Io mi fermai e lo guardai, non avevo capito cosa aveva detto
-Cosa?- domandai
-Credo che Santana e Puck si frequentino di nascosto. Ieri sera l’ho chiamata per parlarle dell’appuntamento con te e lei mi ha detto che l’avevi chiamata e che era impegnata a tal punto da non poter rispondere a nessuno dei due. Ma la cosa strana e inquietante è che mi è sembrato di sentirla gemere al telefono- disse Sam più lentamente mentre guardava davanti e giocherellava con un portachiavi. Risi.
-Quindi non sei venuto per dirmi che non vuoi più uscire con me!- esclamai sollevata.
-No, perché? Aspetta credevi che volessi parlarti per dirti di non voler uscire più con te? No, ti sbagli, voglio uscire ancora con te, sei bellissima, intelligente, piacevole, sei fantastica!- esclamò lui guardandomi. Io arrossì. Voi vi chiederete il motivo dato che sono una ragazza che riceve sempre complimenti, modestamente sono bellissima, ma quando a farmeli è lui, per me è diverso. Lui mi piaceva da morire e ricevere dei complimenti da una persona mi interessa mi fa arrossire.
-Grazie!- dissi abbassando la testa
-Ti ho messa in imbarazzo? Che cretino che sono!- esclamò lui
-No, dai tranquillo. Dicevi di Santana?- chiesi per cambiare argomento.
-Oh si, secondo me ieri sera non ha voluto parlare al telefono con noi perché stava facendo sesso con Puck-
-Credi?- chiesi e lui annuì. -Sai pensandoci bene credo che tu abbia ragione. Quando l’ho chiamata io per parlarle del nostro appuntamento mi è sembrato di sentire la voce di Puck e lei non la smetteva di ridere- dissi
-Si, è vero e poi mi ha liquidato in fretta!- esclamò lui
-Lo stesso ha fatto con me!- affermai io
Ci guardammo e ridemmo.
-Sam?- chiesi
-Si?-
-Dobbiamo scoprire cosa hanno in mente quei due!- esclamai e lui mi sorrise.
Arrivammo a scuola e andammo al mio armadietto che guarda caso era accanto a quello di Santana. Parlammo per un po’ aspettando l’arrivo della ragazza che non tardò ad arrivare ridendo e scherzano con Puckerman. Ci ignorarono del tutto e continuarono la loro conversazione. Tossì rumorosamente per fargli notare che c’eravamo anche io e Sam. Loro si girarono verso di noi.
-Ehi ragazzi quando siete arrivati?- chiese Puck
-Siamo qui da prima di voi!- rispose Sam guardandolo con una faccia tipo WTF?
-Davvero?- chiese Santana ridendo e mettendosi una mano vicino alla bocca per non farlo notare
-Si Santana davvero e sappi che sono arrabbiata con te!- esclamai
-E perché lo saresti?- domandò lei
-Perché ieri mi hai liquidato al telefono!- esclamai
-Oh per quello! Ma dai che fa! Potete raccontarmi oggi di quanto il vostro appuntamento sia stato magnifico e delle farfalle nello stomaco e del vomito arcobaleno!- disse la mia amica. Non mi piacque il modo in cui rispose, ma le cose che disse mi diedero ulteriore conferma del fatto che a Sam piacessi davvero.
-Da quando ci rispondi un questa maniera?- domandò Sam
-Cavolo Sam sembri mio padre. Mi spiace se vi sono sembrata un po’ troppo… stronza, non volevo- disse sinceramente dispiaciuta. La campanella suonò e dopo aver preso i miei libri mi incamminai verso l’aula di recitazione.
-Aspetta!- sentì. Mi girai e vidi Sam. -Ti accompagno in classe-
Sorrisi e lasciai che mi accompagnasse. Parlammo ancora un po’. Quando fummo fuori dall’aula guardai il ragazzo di fronte  a me.
-Beh grazie per avermi accompagnato!- sorrisi.
-Di niente!- rispose lui. Mi diede un bacio sulla guancia e solo quando fui entrata in classe, lui andò via. Sorrisi istintivamente quando le sue labbra toccarono la mia guancia. Quel ragazzo mi piaceva tantissimo. Dopo il bacio della sera prima però mi aspettavo come minimo un altro bacio sulle labbra, ma non fa niente. Durante tutta l’ora non diedi retta al professor Dante, pensavo a Sam, alle sue labbra e ai suoi occhi, pensavo al comportamento di Santana e al feeling che si era creato tra lei e Puck. Quando la campanella suonò segnando la fine dell’ora, mi diressi di corsa verso l’armadietto di Sam. Una volta lì però non trovai nessuno. Presi il cellulare dalla tasca e gli inviai un messaggio chiedendogli dove fosse. Lui mi scrisse che stava per inviarmi anche lui un messaggio perché era al mio armadietto ed io non ero lì. Lo raggiunsi.
-Quinn vorrei chiederti due cose. 1. Vuoi uscire di nuovo con me stasera? 2. Seguiamo Santana per scoprire cosa sta combinando?- disse. Sorrisi
-1. Voglio uscire con te stasera. 2. Voglio seguire Santana per scoprire cosa sta combinando- risposi e vidi un sorriso sulle sue grandi e bellissime labbra da baciare.
-Adesso che hai?- mi chiese
-Canto con  Schuester tu?- domandai
-Lo stesso. Santana?- chiese
-Schuester, è l’unico corso che abbiamo tutti in comune- risposi e con il ragazzo mi recai a lezione.
Il professore come al solito indossava uno dei suoi tanti gilet. Lo salutammo e ci andammo sedere vicini. Dopo qualche minuto arrivarono Puck e Santana. Ci salutarono e si sedettero davanti a noi. Ridevano  e scherzavano. Io e Sam ci guardavamo increduli e cercavamo di ascoltare le loro conversazioni prive di senso. Ad un certo punto della lezione, come la solito Rachel Berry volle deliziarci con una canzone deprimente. Cominciò a cantare. Qualche minuto dopo Puck prese la gomma da cancellare e dopo averla fatta a pezzi cominciò a lanciarla con il righello alla ragazza, mentre Santana si divertiva ad appiccare numerose chewing gum  sulla sedia della ragazza.
-Puck e Santana in punizione adesso!- esclamò arrabbiatissimo -Era meglio quando vi odiavate!-
I due si alzarono ed uscirono dalla classe ridendo.
A fine giornata non avevamo ancora scoperto cosa stessero combinando quei due. La cosa mi preoccupava parecchio, Santana sembrava essersi allontanata da me e Sam da quando aveva cominciato ad essere amica di Puck, aveva cambiato anche il suo atteggiamento. È vero, non si è mai potuta definire una santa ma non si era mai comportata come in quel periodo. Preoccupati tornammo a casa con l’intento di scoprire durante il pomeriggio e la sera cosa stesse succedendo tra quei due, ma soprattutto cosa stesse succedendo a Santana.



























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Capitolo 7
*** 7. Sam ***


Erano le 16.30 quando mi incamminai verso casa di Quinn. Ero felice di passare un'altra giornata con lei, mi piaceva molto stare in sua compagnia, ma più di tutto mi piaceva lei, il modo in cui mi faceva sentire, i suoi occhi verdi così dannatamente profondi ed espressivi che mi rapivano ogni qual volta incontrassi il suo sguardo. Era la ragazza giusta per me. Arrivato a casa Fabray suonai il campanello e la aspettai appoggiato alla scala. Quando la porta si aprì, una angelo comparve sull'uscio. Indossava una camicia bianca e un jeans, era bellissima. 
-Ciao Quinn- dissi sorridendole
-Ciao Sam- rispose ricambiando -Dove mi porti oggi?- chiese chiudendosi la porta alle spalle e raggiungendomi
-Ehm andiamo al parco a fare una passeggiata e dopo ci mettiamo all'opera, poi stasera pensavo di portarti a mangiare qualcosa che ne dici?- chiesi speranzoso
-Credo che sia perfetto- rispose prendendomi la mano e continuando a camminare come se nulla fosse. Sorrisi, non mi aspettavo che facesse un gesto del genere, mi sentì lusingato. Strinsi la presa e la guardai sorridendole. Andammo al parco e seduti su una panchina parlammo del più e del meno, mi raccontò di quando da bambina accendeva la radio e ballava in salotto, di quando in terza elementare bruciò accidentalmente i capelli della sua insegnante e di quando con Santana cadde da un albero e si fratturò un braccio. Era così dolce, cercavo di catturare ogni sua espressione e di imprimerla nella mia mente. Non volevo perdere un momento in più, avevo voglia di baciarla, ne sentivo il bisogno. Mentre parlava mi avvicinai a lei e la baciai prendendola alla sprovvista. Lei sorrise nel bacio e lo assecondò. Quando ci staccammo mi guardò con un aria interrogativa ma felice.
-E questo?- mi chiese
-Mi andava di farlo- risposi sorridendo. Lei mi guardò stranita, forse mi ero espresso in modo equivoco. -Insomma tu mi piaci davvero tanto Quinn e quel bacio era il mio modo per dirti che... beh che vorrei che diventassi la mia ragazza. è vero non ci frequentiamo da molto, insomma ci siamo sempre frequentati per via di Santana ma non in questo modo, ormai ci conosciamo abbastanza bene, io mi trovo bene con te e credo che per te sia lo stesso, o mi sbaglio?- domandai
-Non ti sbagli affatto, io sto davvero bene con te e ti confesso una cosa, speravo che volessi chiedermi questo- mi rispose
-Quindi è un si?- chiesi speranzoso
-è un si!- rispose ridendo e mi circondò il collo con le braccia. Le misi le braccia attorno alla vita e la baciai, questa volta le diedi un bacio vero, non come quelli che c'erano stati fino a quel momento. Inutile dire che ero super felice. Restammo lì a scambiarci effusioni per ancora un'altra oretta, finché giunse il momento di mettersi all'opera. Guardai l'orologio, erano le 18.00 Santana sarebbe uscita a quell'ora dalla palestra. Arrivammo fuori dalla struttura e aspettammo che uscisse restando nascosti dietro ai cespugli. Puntuale come un'orologio svizzero, la mora uscì dall'edificio e si avvicinò a qualcuno. Indovinate un po' chi era? Esatto, Puckerman. Lo salutò abbracciandolo e ridendo e scherzando si allontanarono in direzione dello starbucks. Curiosi li seguimmo. Li osservammo, ordinarono da bere e non si fermarono, dopo aver avuto i loro frappuccini andarono via chiacchierando. Arrivati al parco notammo che i due stavano per fare una scommessa o qualcosa del genere. Santana guardava il ragazzo con aria di sfida e lo stesso faceva lui. Dopo si scambiarono una stretta di mano e lui si avvicinò ad una tipa che se ne stava tranquilla seduta su una panchina a leggere un libro. Dopo una decina di minuti tornò da Santana sorridendo e le porse un bigliettino. 
-Che diavolo è?- chiesi alla mia ragazza, lei alzò teneramente le spalle non sapendo di cosa si trattasse. 
Qualche minuto dopo la nostra migliore amica si avvicinò ad un ragazzo che se ne stava tranquillo appoggiato ad un palo a mangiare un gelato. Stesso procedimento, dopo anche lei tornò da Puck con in mano un bigliettino. Questa storia più andava avanti e più diventava complicata. Continuammo a seguirli fino a quando svoltarono in un vicolo nascosto da un cancello. 
-Ma dove stanno andando?- chiesi
-Entrano in quel posto- rispose Quinn
-Li seguiamo?- domandai
-Ovvio che li seguiamo, abbiamo fatto così tanta strada, non possiamo tornarcene indietro, non a mani vuote almeno- rispose lei 
Aprimmo di poco il cancello e rimanemmo a bocca aperta. Santana e Noah risultavano parecchio impegnati e di certo non stavano giocando a carte. 
-Oh mio dio, stanno facendo sesso?- chiese Quinn
-Si, io lo sapevo! Ero sicuro di averla sentita gemere al telefono!- risposi
-Ok, ci conviene andar via di qui!- esclamò la mia ragazza, le sorrisi e annuì
Mentre ci recavamo al ristorante le chiesi cosa avremmo fatto
-Io direi di chiamarli e di parlare con entrambi, che ne dici?- chiese
-è un'ottima idea, ma loro verranno?- domandai
-Ovvio, cerco di far venire lei in tutti i modi possibili, tu fa lo stesso con lui- detto questo ci mettemmo all'opera. 
L'appuntamento era per quella sera alle 22.00 al parco. Dopo aver mangiato, ci recammo sul luogo dell'incontro e li aspettammo seduti su una panchina. Mentre scherzavo con la mia ragazza, sentì qualcuno tossire alle mie spalle. 
Mi girai e vidi Santana e Puck che ci guardavano.
-Perché ci avete fatti venire qui?- chiese la mia amica sedendosi tra me e Quinn
-Perché volevamo parlare con voi- risposi
-Con noi?- domandò Puck, la mia ragazza annuì -E perché?- chiese
-Perché ultimamente siete strani e noi abbiamo bisogno di sapere delle cose- dissi
-Cosa?- domandò Santana incitandoci a parlare
-Stavate facendo sesso in quel vicolo prima?- chiese Quinn guardando con una faccia a dir poco inorridita (per me adorabile) la mora negli occhi. 
-Ci stavate spiando?- chiese Noah ma non rispondemmo.
-Perché ci stavate spiando?- domandò la nostra amica guardandoci amareggiata
-Perché sei strana Sant e volevamo sapere cosa ti stava succedendo, non parli più con noi, insomma siamo i tuoi migliori amici, ma sembra che tu ormai te ne sia dimenticata, ti stai dimenticando di noi Santana!- esclamò Quinn con gli occhi lucidi. Non l'avevo mai vista così fragile prima d'ora, mi fece male, mi alzai e l'abbracciai mentre liberava le lacrime. Santana senza dir nulla venne da noi, ci guardò e tese le braccia verso di noi. La stringemmo in un forte abbraccio. Quando io lo sciolsi, loro due continuarono a restare abbracciate piangendo. Era una scena davvero dolce, ma nonostante questo volli insistere sulla questione, questa volta lasciando la mia ragazza e la nostra migliore amica parlare e chiarirsi in pace, e parlando con Puckerman. Lo invitai a seguirmi e cercai di parlargli. Non avevamo mai avuto molta confidenza, lui era il tipo da non frequentare a scuola, quello da cui stare lontano. 
-Puck se ti stai approfittando di lei, ti prego smetti di farlo adesso- dissi
-Non mi sto approfittando di lei, non puoi capire- esclamò
-Cosa non posso capire? Te la scopi nei vicoli e quanto so non state insieme- dissi
-è vero non è la mia ragazza ma non è come credi, noi stiamo bene insieme e non voglio rovinare il rapporto di amicizia che si è creato tra noi, mi sembra che sia l'unica a capirmi. E per il sesso, beh siamo amici con benefici, diciamo così!- rispose lui
-Queste cose non funzionano mai, uno dei due ne uscirà ferito- affermai
-Beh a lei sta bene e a noi non succederà, questa cosa può finire quando vogliamo- esclamò
-Fatelo finché siete in tempo, dopo sarà troppo tardi e non solo perderete quella amicizia che avete adesso e che non potrete più recuperare, ma non avrete più nulla, non sarete più nulla. Capisci cosa intendo?- chiesi
-Si, ma non posso- rispose abbassando la testa
-Oh no, oh no!- esclamai capendo
-Non è colpa mia, lei è così dolce e divertente- cominciò a dire lui
-Te ne sei innamorato! Te ne sei innamorato!- esclamai
-Sta zitto, potrebbe sentirti!- disse lui 
-Hai fatto l'unica cosa che non avresti dovuto fare!- dissi e vedendo che le ragazze ci cercavano smettemmo di parlare e aspettammo. 
Le due ci vennero incontro e dopo aver parlato ancora un po' decidemmo di andare a prenderci un cornetto caldo in una pasticceria aperta fino a mezzanotte. Dopo aver ordinato aspettammo di ricevere l'ordinazione e andammo a mangiarli vicino al mare, seduti su un muretto che disegnava i contorni della spiaggia. Restammo a parlare del più e del meno. Quinn informò Santana della nostra relazione e lei ne fu contentissima. Era da tempo che non passavo dei momenti con la mia migliore amica, mi sembrava molto cambiata. Guardavo le mie due donne e non potevo far altro che sorridere. Ero felice. Notai lo sguardo triste di Noah, dopo avermi confessato di essersi innamorato. Ero più che sicuro che stesse pensando alle parole che gli avevo detto. Guardava di continuo Santana, prima sorrideva e dopo si rattristava. Mi sentivo un po' in colpa ma era la verità e doveva saperlo. Pensai che la mia amica non ricambiasse i sentimenti del ragazzo, ma mi accorsi di sbagliare. Anche lei lo guardava di continuo e gli sorrideva. C'era chimica e non la chimica che può esserci tra due amici, tra loro c'era di più. Sorrisi, tenevano l'uno all'altro ma erano troppo codardi o spaventati per ammetterlo. Quando accompagnai Quinn a casa a fine serata ne parlammo. Le rivelai ciò che mi aveva detto Noah e lei mi informò che anche Santana le aveva confessato la stessa cosa. Ci scambiammo uno sguardo di intesa. 
-Stai pensando a ciò che sto pensando io?- chiese ed io annuì, dopodiché mise le sue braccia intorno al mio collo e mi baciò. Portai le mie mani sui suoi fianchi mentre lei muoveva le sue tra i miei capelli. Dopo esserci staccati mi salutò ed entrò in casa sorridente. 












(è inutile questi due sono la tenerezza!!! Fabrevans! Insomma guardateli, sono fantasici! Li amo dovrebbero stare insieme!!! Marta mi capisce...)








(è inutile io amo questa Friendship <3 Quinntana)








(Oggi ho meso meno Pucktana e più Fabrevans dato che vi riembio di Pucktana ad ogni capitolo <3)

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Capitolo 8
*** 8. Santana ***


Sapete ci sono dei momenti in cui ci sembra che nella nostra vita vada tutto alla perfezione, ma ci si rende conto che è solo una concezione mentale che ci siamo creati per evitare di affrontare la realtà.
Ci sono errori che commettiamo per non ferire gli altri, ci sono errori che facciamo per stupidità o semplicemente ci sono errori che facciamo per amore. Io ero solita sbagliare per stupidità, ma quella volta sbagliai  per amore.
Essendo solo una ragazzina delle superiori non potevo sapere a cosa andavo incontro cominciando un’amicizia chiamiamola “diversa” con un ragazzo “speciale”. Avevo sempre trattato Sam come un amico, un fratello, un riferimento, qualcuno in cui potermi rifugiare quando il resto del mondo non sembrava capirmi.
Credevo che cominciando un’amicizia con Noah sarebbe successa la stessa cosa, ma non fu così. Con lui mi sentivo diversa, certo i miei amici mi facevano sentire speciale, ma mai nessuno c’era riuscito come lui. Lo avevo sempre considerato un imbecille, un cretino, ma si sa “Solo gli stupidi e gli ignoranti non cambiano idea!” Chi avrebbe mai detto che avrei provato qualcosa per lui?
Il nostro rapporto era passato da amici ad amici di letto, il che per la mia migliore amica non era buono perché alla fine uno dei due ne sarebbe rimasto coinvolto e a quel punto non sarebbe rimasto più nulla, neanche l’amicizia. Quinn aveva ragione, dovevo prendere una posizione, farmi avanti, dichiarando i miei sentimenti e potendo avere una risposa deludente oppure terminando questa storia degli amici di letto e ritornando ad essere semplicemente amici. Decisi, per evitare una delusione, di optare per il porre fine a questa stupida idea.
Arrivai a scuola con mio fratello e, dopo averlo salutato mi avvicinai all’entrata dove ad aspettarmi c’era Noah. Gli sorrisi e lo salutai anche se morivo dentro. Avrei tanto voluto mettergli le braccia attorno al collo e baciarlo fino a rimanere senza fiato. Ma purtroppo questo non mi era concesso.
-Cos’hai stamattina? Ti vedo strana- mi disse guardandomi. Ormai mi conosceva benissimo.
-Devo parlarti- gli dissi abbassando lo sguardo. Mi guardò con l’aria di chi non capiva. Mi fece tanta tenerezza. Avrei voluto che mi abbracciasse e mi stringesse a se facendomi così sentire la ragazza più felice del mondo. Ma non sarebbe successo. Camminammo fianco a fianco nel corridoio rimanendo stranamente in silenzio. Era la prima volta che accadeva. Di solito eravamo impegnati a ridere e a scherzare o semplicemente a parlare. Avevo paura, paura di perderlo dopo ciò che gli avrei detto. Avevo paura di non poter più passare il mio tempo con lui, paura di vederlo da lontano e non potergli stare semplicemente accanto a fargli da spalla. Ormai era diventato parte della mia vita. Non c’era momento in cui lui non fosse presente nella mia mente e nei miei pensieri. Arrivati agli armadietti vedemmo Sam e Quinn sbaciucchiarsi e scambiarsi sorrisetti complici, tipico degli innamorati. Lo guardai con la coda dell’occhio e notai che mi stava guardando. Pensai che anche lui ricambiasse i miei sentimenti, ma scacciai subito quei pensieri considerando l’ipotesi di essermi immaginata tutto.
-Ehi ragazzi!- dissi interrompendo quel momento così dolce e romantico. Ero gelosa, gelosa di quell’amore così puro, gelosa di quell’amore sincero e ricambiato. Avevo tanto bisogno di una persona che mi amasse e avrei tanto voluto che quella persona fosse Noah, ma in cuor mio sapevo che non sarebbe mai accaduto perché lui non mi amava.
-Ehi siete arrivati!- disse Sam sorridente
-Come mai così silenziosi?- domandò Quinn. Se solo avesse saputo cosa stavo per fare!
Noah alzò le spalle indifferente e fu in quel momento che capì che non mi amava. Mi si spezzò il cuore in tanti piccolissimi pezzettini. La sua risposta fu solo un’alzata di spalle, priva di sentimento, priva d’amore. A lui il mio comportamento non era sembrato strano, forse non aveva neanche notato la differenza rispetto agli altri giorni come avevo fatto io. Decisi che era arrivato il momento di parlare delle mie intenzioni alla mia migliore amica.
-Vi spiace se vi raggiungiamo dopo? Avrei bisogno di parlare con Quinn un attimo, questioni tra ragazze- dissi tirando la mia amica per un braccio e sorridendo falsamente.
-No fate pure!- rispose Sam
Portai la mia amica nell’anfiteatro.
-Santana perché mi hai portato qui?- chiese
-Perché è l’unico posto in cui a quest’ora non c’è mai nessuno- risposi. Camminai sul palcoscenico per un po’ giocando nervosamente con le mani, mentre la mia amica si accomodava su una delle poltroncine in prima fila.
-Mi dici che ti sta succedendo?- domandò. La guardai triste, quasi con le lacrime agli occhi -Dio Santana sei incinta?- mi chiese. Feci di no con il capo. Magari se fossi rimasta incinta avrei avuto qualcosa che mi tenesse legata a lui, avrei avuto un piccolo Noah che girava per casa e che giocava in giardino.1
-Quinn ho deciso di smettere di andare a letto con Noah, voglio seguire il tuo consiglio- dissi
-Oh che bello! Quindi gli dirai cosa provi?- mi chiese sorridente. Feci di no con il capo e in quel momento qualche lacrima mi bagnò il viso. -Cosa? Perché no?- mi chiese lei raggiungendomi sul palco e mettendomi una mano sulla spalla.
-Perché lui non mi ama, non voglio un rifiuto. Voglio poter stagli accanto almeno come amica- risposi guardandola
-Chi ti dice che lui non ti ama! Santana in amore bisogna rischiare, nulla è dato per scontato. Nessuno dice che è facile, ma ci devi provare- mi disse
-Non posso. Se ci provassi e lui mi dicesse di non ricambiare i miei sentimenti lo perderei. Lo perderei per sempre, anche come amico e non voglio rinunciare a stargli accanto, ho bisogno di sentilo vicino. Mi fa stare bene, mi fa sentire così completa. Nessuno è mai riuscito a farmi sentire così, credevo che almeno tu avresti potuto capirmi- disse avviandomi alla porta lei mi seguì e mi afferrò per le spalle.
-E ti capisco, ti capisco meglio di chiunque altro, è esattamente questo che provo ogni qual volta Sam è accanto a me. Sento di essere così completa, sento questa sensazione di benessere invadermi il corpo- esclamò lei guardandomi negli occhi.
-Se mi spingi a rischiare allora non mi capisci come credevo!- detto questo mi sottrassi alla sua presa ed uscì dall’anfiteatro recandomi in bagno per rifarmi il trucco. Quinn era sempre stata assieme a Sam una delle persona in cui confidavo maggiormente, una di quelle persone che ti capiscono sempre e che sanno dire la cosa giusta al momento giusto, ma in quel momento mi sembrava che dalla sua bocca uscissero solo tante parole insignificanti. Uscita dal bagno mi recai a lezione, recitazione con Dante. Avevo passato l’ora ad ascoltare quello che il professore diceva, cercando di non pensare alla conversazione con Quinn e a quello che avrei detto a Noah. Quando la campanella suonò cominciai ad agitarmi. Avevo un’ora di buco e come ogni settimana la passavo con Puck sul tetto, che ormai era diventato il nostro posto. Salì le scale e aprì la porta. La forte luce mattutina mi accecò. Intravidi la sagoma di Noah che affacciato all’enorme balconata guardava di fronte a se.
-Sei già qui?- dissi
-Si, sono arrivato qualche minuto fa, Adela ha terminato prima- rispose e mi venne incontro. -Santana cosa devi dirmi? C’è qualcosa che non va? Sono tuo amico sai che puoi dirmi tutto-
-Lo so, tranquillo non è successo nulla- dissi giocando nervosamente con le mani e sedendomi su quell’unica sedia che c’era. -Noah io voglio cominciare a frequentare di nuovo dei ragazzi-
-Che intendi? Non vuoi più venire a letto con me?- domandò
-No, voglio cominciare una storia seria. Ovviamente quando mi fidanzerò sarai il primo a cui lo dirò!- esclamai per sdrammatizzare. Lui mi guardò incredulo. Poi mi sorrise.
-Mi fa piacere sapere che sarò il primo!- disse e mi abbracciò. Mi abbracciò come mai aveva fatto prima, mi strinse forte, più del solito ed io feci lo stesso con lui. Sembrava quasi un addio. In quel momento sentì un brivido invadere il mio corpo. Era una sensazione nuova per me. Non volevo più staccarmi da lui. Volevo rimanere tra le sue braccia, ma dovetti presto tornare sulla terra.
-Resterai mio amico per sempre vero?- chiesi
-Ti starò accanto per sempre, fin quando mi vorrai e quando ti sarai stancata di me non andrò via, rimarrò a darti fastidio- detto questo poggiai la mia testa sul suo petto e mi feci piccola piccola tra le sue braccia.
-Ti voglio bene Santana!-
-Ti voglio bene anche io Noah!-
Lui mi accarezzò i capelli e mi diede un bacio sulla guancia. Mi sentivo uno schifo, mi sentivo un vero schifo. Avrei voluto mettermi a piangere ma non potevo. Stavo così bene tra le sue braccia! Sembravano fatte su misura per me.
Avevo una voglia matta di baciarlo ma quelle labbra non erano mie, non lo erano mai state e mai lo sarebbero state, sicuramente erano destinate a qualcun’altra, qualcun’altra che non ero io.  


1. Magari se fossi rimasta incinta avrei avuto qualcosa che mi tenesse legata a lui, avrei avuto un piccolo Noah che girava per casa e che giocava in giardino = è una frase che ho storpiato presa dall'eneide di Virginio e pronunciata da Didone, regina di Cartagine innamorata di Enea, quando questi va via da Cartagine lasciandola con il cuore a pezzi e (secondo Didone) avendola illusa. A causa di questo lei si suiciderà. 

Disegno di Didone ed Enea. 




















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Capitolo 9
*** 9. Puck ***


Ci sono momenti nella vita in cui tutto sembra andar male, non hai voglia di lottare, ti senti abbattuto e non riesci a reagire e il sostegno ti arriva dall’unica persona dalla quale non te lo saresti mai aspettato. Nel mio caso arrivò Sam in mio soccorso.
Fino ad allora non avevamo mai conversato molto. Lui era uno di quei ragazzi che preferivo non frequentare, sembrava uno di quei figli di papà con la puzza sotto il naso, chi lo avrebbe mai detto che saremmo diventati amici.
Tutto cominciò un sabato pomeriggio. Santana mi aveva detto da qualche giorno di voler interrompere il nostro rapporto di “amicizia con benefici” ed io c’ero rimasto davvero male. Non perché non volesse più venire a letto con me, ma bensì perché ero innamorato di lei e quello era un modo per starle accanto. Così facendo potevo immaginare di essere il suo uomo.
Mancavo a scuola dal giorno prima. Le avevo detto di non sentirmi bene, il che era vero, ma non per la febbre come lei sapeva, bensì per amore.
Ero a casa e stavo guardando un film in tv abbuffandomi di palline al formaggio quando sentì il campanello della porta. Decisi di non alzarmi, ma la persona che aveva suonato insisteva, così andai ad aprire sbuffando.
Con mia grande sorpresa mi resi conto che non c’era Santana aldilà della porta, ma Sam. Lo guardai.
-Che ci fai qui?- chiesi
-Febbre? Davvero potevi inventarne una migliore - disse
-Credici perché è vero- risposi e mi incamminai verso il salotto
-Puck sii sincero almeno con me. Sono maschio anche io, capisco quando un menti- affermò lui seguendomi
-Ok, è vero non sono malato ma sto male. Tu sai per cosa- risposi scocciato ritornando a mangiare le mie patatine
-Palline al formaggio? Vuoi diventare un ciccione obeso?- chiese guardandomi male e togliendomele -Su forza Puck non ti puoi abbattere, lei se ne accorgerà, ti conosce bene. Ascolta io credo che voi siate sulla stessa barca- disse il biondino. Non appena udì quelle parole cominciai ad interessarmi alla conversazione
-Che intendi dire?- domandai
-Che intendo dire? Semplice, secondo me siete due idioti, vi volete ma avete troppa paura di ammetterlo. Siete così tanto spaventati dalla possibile reazione dell’altro che non volete rischiare- rispose il ragazzo dalle grandi labbra.
-No, ti sbagli, io a lei non interesso, altrimenti perché avrebbe deciso di non venire più a letto con me?- chiesi guardandolo
-Puck per lo stesso motivo per cui avevo consigliato a te di fare la stessa cosa. Ti vuole troppo bene e non vuole perderti. Se essere tua amica è l’unico modo per starti vicino, beh lei sarà tua amica- rispose lui
-Lo credi davvero?- domandai
-Si, certo!- rispose Sam fingendo di non essere al corrente delle emozioni che Santana aveva confessato a Quinn, la quale aveva raccontato tutto al suo fidanzato.
-Cosa dovrei fare?- chiesi
-Digli quello che provi, è la via migliore- rispose e gli sorrisi. Quel ragazzo cominciava ad essermi simpatico. Fu in quel momento che capì che saremmo potuti diventare grandi amici. Senza conoscermi bene si era accorto della bugia che avevo raccontato a Santana. Era venuto a casa mia per discuterne e per aiutarmi, mi aveva dato una speranza.
Passò qualche giorno. Tornai a scuola. Non appena mi vide, Santana corse ad abbracciarmi.
-Puck per fortuna sei tornato- disse stringendomi
-Ehi non mi dirai che hai sentito la mia mancanza?- chiesi ridendo e stringedola
-Certo che l’ho sentita. Ero sempre la terza incomoda in questi giorni, questi due innamorati non fanno altro che sbaciucchiarsi tutto il tempo- rispose lei indicando Sam e Quinn che erano vicino a no. Risi ancora
-Beh possiamo metter fine alle tue pene allora, sono tornato- risposi.
-Devo dirti un sacco di cose- esclamò lei
-Anche io ho da dirti qualcosa- dissi
-Cosa?- domandò curiosa
-Preferisco dirtelo dopo, vieni sul tetto alla solita ora, ne paliamo lì- affermai e guardai Sam il quale mi fece un segno di approvazione. Udita la campanella mi recai in classe.
Averla rivista fece uno strano effetto. Mi sembrò di non vederla da secoli. Mi era mancata un sacco! Quando mi corse incontro ad abbracciarmi mi sentì così contento. Lei era felice, felice per il mio ritorno. Non c’era cosa più bella. Si era avvinghiata a me come mai prima. Mi aveva fatto sentire importante.
Ero a lezione di Arte del travestimento con il professor Cristóbal. Inutile dire che stavo facendo tutto tranne che ascoltare il professore. I miei pensieri erano concentrati su un’unica cosa, le parole giuste che avrei dovuto usare con Santana.
Ero intenzionato a confessarle il mio amore per lei. Dopo aver avuto quella conversazione con Sam avevo ritrovato il coraggio e la spavalderia che mi caratterizzavano prima di Santana. Ero sicuro, dovevo dirle tutta la verità riguardo i miei sentimenti.
Quando suonò la campanella corsi sul terrazzo e quando arrivai lei non c’era ancora. Mi sedetti alla sedia e cominciai giocherellare con le mani cercando di scegliere le parole più adatte.
Quando lei arrivò cominciai a realizzare quello che stavo per fare.
-Devo dirti un sacco di cose, ma anche tu mi avevi detto di volermi dire qualcosa. Allora di cosa devi parlarmi?- domandò
-Prima tu- risposi notando la sua felicità ed il suo entusiasmo
-Oh ok, ho un appuntamento con Mike Chang- esclamò. Mi sentì il mondo crollare addosso, il sorriso che avevo prima della sua esclamazione si tramutò in un’espressione sorpresa. Ero davvero triste, mi sentivo un idiota, avevo creduto che lei potesse provare dei sentimenti per me? Che cretino! Finsi un sorriso per non farle accorgere che in realtà mi sentivo di merda e mi congratulai con lei. Avevo solo una cosa in mente, spaccare la faccia a Sam. Mi aveva detto una cazzata e stavo per fare la cosa più idiota del mondo, stavo per perderla. Lo sapevo, non avrei dovuto fidarmi di lui.
-Tu cosa volevi dirmi?- chiese lei
-Niente di importante- risposi e cambiammo argomento.
Tornato a casa la prima cosa che feci fu chiamare Sam. Non ero riuscito a parlargli a scuola, lui e Quinn erano spariti, sicuramente si erano imboscati da qualche parte a pomiciare.
-Pronto Sam sono Puck dove sei?- chiesi arrabbiatissimo
-Da Quinn perché?- domandò lui
-Hai dieci minuti per venire da me!- risposi e chiusi la chiamata
Una decina di minuti dopo ero seduto sul divano di casa e fissavo il soffitto restando immobile sorseggiando ogni tanto un po’ di birra. Non riuscivo a capire. Sam mi aveva mentito riguardo i sentimenti di Santana. Dovevo capire perché. Quando il campanello suonò andai ad aprire e vidi Barbie e Ken
-Come mai ci hai chiamati qui?- domandò Quinn
-Beh perché oggi ho rischiato di perdere una persona importantissima a causa di un consiglio idiota del tuo fidanzato- risposi
-Cosa?- chiese lui confuso
-Se avessi detto a Santana dei miei sentimenti l’avrei persa, persa per sempre. Tu lo sapevi, voi lo sapevate che aveva un appuntamento con Mike Chang. Siete i suoi migliori amici dovevate saperlo per forza!- esclamai facendo avanti e indietro.  
- Che cosa? Ha deciso che ci andrà per davvero? Anche dopo il mio discorso- esclamò Quinn
-Di quale discorso parli?- chiese Sam poi mi guardò -Puck sul serio credimi io non lo sapevo, la mia fidanzata- disse guardandola male -non mi ha detto nulla riguardo questo appuntamento. Non ti avrei mai fatto fare una figuraccia del genere-
-Scusa Sam ma non potevo dirtelo, Santana mi aveva fatto promettere di tenere la bocca chiusa- disse sospirando e sedendosi composta sul divano. -Vedete io e lei stavamo parlando d’amore e altro e abbiamo discusso. Poi lei è venuta a scusarsi con me, mi ha detto di non condividere le mie idee riguardo una cosa e poi mi ha parlato dell’appuntamento alche io le ho detto di non andarci se lo ama davvero e lei mi aveva detto che non ci sarebbe andata- disse la biondina confondendoci tutti
-Ma di che stai parlando? Non ho capito nulla!- chiese Sam
-Chi è questo ragazzo che ama?- domandai, lei mi guardò ma non disse nulla -Allora? Ti ho fatto una domanda- chiesi avvicinandomi minacciosamente a lei. Non poté fare cosa più sbagliata
-Allontanati subito dalla mia ragazza!- mi ordinò Sam
-Altrimenti?- chiesi. Ero mezzo ubriaco questo è vero ma mi sono comportato da vero idiota
-Puck allontanati subito da lei- continuò il biondino ma io non lo ascoltai.
Arrabbiato si scagliò su di me e cominciò a prendermi a pugni.
-Non azzardarti mai più a rivolgerti così a lei! Devi avere rispetto!- esclamò fermandosi e bloccandomi le mani. Dopodiché prese la mano di Quinn e uscì da casa mia.
Restai sdraiato sul tappeto a fissare il soffitto. Avevo il viso che mi pulsava. Mi faceva male dappertutto mi sentivo uno schifo. Arrabbiato cominciai a piangere come un bambino. Non solo ero stato ferito fisicamente, ma le parole della ragazza mi avevano ferito anche nell’animo. Santana amava un altro ragazzo e non ero io. Come diavolo avevo fatto ad illudermi che lei potesse provare qualcosa di più dell’amicizia nei miei confronti. Io ero solo un idiota a cui piaceva nascondere il suo passato, che si comportava da ribelle e che passava per lo stronzo di turno, lei invece era la ragazza più bella sulla faccia della terra. Era una ragazza divertente e dolce. Amava i suoi amici e si comportava sempre dignitosamente (davanti agli altri). Era una ragazza piena di risorse ed intelligentissima. Perché mai avrebbe dovuto perdere la testa per un idiota come me? Sfinito mi addormentai sul pavimento.



 (Come Puck appare agli occhi di Santana alla notizia del suo appuntamento con Mike)
 (Come Puck vorrebbe reagire alla notizia)
 (Come reagisce Santana alla reazione di Puck)
 (Come reagisce dentro di se Santana alla reazione di Puck)








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Capitolo 10
*** 10. Mike ***


Camminavo per i corridoi con i miei due migliori amici, Sam e Matt quando ci fermammo a parlare con la sorella del secondo. Lei era davvero una bella ragazza, attraente e sexy. La fissai per un po’ e quando arrivò il momento di andar via le feci l’occhiolino. Mi sorrise e andò via. Suo fratello mi diede una calata e mi guardò male, dopodiché andammo a lezione. Quando l’ora finì mi diressi al mio armadietto dove ad aspettarmi c’era Brittany, la mia ragazza. La guardai, sbuffai. Ero stanco di lei, ormai non sentivo più le emozioni che provavo prima per lei, l’unica cosa che ci teneva ancora legati era la danza.
-Che ci fai qui Brit?- chiesi. Le mi guardò confusa
-Sono la tua ragazza e mi hai ignorato tutto il giorno, sono venuta qui a chiederti spiegazioni, non capisco cosa diavolo sta succedendo tra di noi. Mi tratti male di continuo e senza motivo. Mike cosa c’è che non va? Non mi vuoi più? Hai un’altra? Mi hai tradita? Ti prego dammi spiegazioni perché davvero non riesco a capire- disse lei
-Non riesci a capire? È normale, non capiresti neanche se te lo spiegassero i Teletubbies, sei troppo stupida!- esclamai io nervoso. Sapevo che così l’avrei ferita, ma non mi dispiaceva. Le vennero gli occhi lucidi.
-Sai credevo che almeno tu non pensassi questo di me. Tutti lo pensano, ma ti dico una cosa, io non sono per niente stupida, io osservo tutto. Sono attentissima a tutto soprattutto a te. Credi che io non l’abbia capito? Stai facendo di tutto per allontanarmi. Lasciami se non mi ami più cazzo!- esclamò lei trattenendo le lacrime
-Lasciami tu se non ti va bene come ti tratto!- esclamai arrabbiato
-Non posso!- rispose lei
-Certo che puoi, non te lo impedisce nessuno- dissi. Pensai che se mi avesse lasciato lei mi sarei sentito meno in colpa per come l’avevo trattata e poi avrei potuto giustificare il senso di colpa ripetendomi che a lasciarmi era stata lei.
-Nessuno me lo impedisce è vero, ma non ci riesco perché io ti amo e sopporto tutto pur di rimanere con te, non lo capisci?- mi chiese. Mi sentì davvero male, ma presto ritornai in me. Presi i libri dall’armadietto e me ne andai lasciandola lì. Non mi voltai. Disse qualcosa piangendo, lo sentivo dalla sua voce, stava male. Non mi importava. Per tutto il resto della giornata non avevo fatto altro che pensare a quella situazione.
All’uscita ero fermo vicino la macchina di Matt, Sam era con Quinn e con loro c’era Santana. Si avvicinarono a noi. Ci salutarono. Io e Santana ci lanciavamo sguardi e sorrisini complici. Quando Matt salì in macchina, con la scusa di salutarla le chiesi di uscire con me e lei accettò.
Sapevo di fare una cosa cattiva e sbagliata nei confronti di Brittany ma non mi importava. Non riuscivo ancora a lasciarla perché avevo bisogno di scoprire grazie a Santana quello che provavo per la prima. Stavo usando entrambe le ragazze, ma chi se ne frega insomma, sono solo ragazze no? È vero Santana era bella e sexy me niente di più. Per me era una possibile ragazza da portare a letto, non avrei mai cominciato una storia seria con lei o con qualche altra ragazza, non per poi farla finire nel modo in cui stava finendo la storia con Brittany.
Io e lei ci eravamo conosciuti il primo giorno di scuola, il primo anno. Appena arrivati ci fecero andare in palestra dove ci avrebbero diviso in classi. Non conoscevo nessuno, mi si avvicinò una bellissima ragazza bionda con due occhioni grandi azzurri. Aveva un sorriso enorme.
-Che casino!- disse guardando la folla di ragazza davanti a noi
-Già- commentai. Lei si girò verso di me e mi sorrise.
-Piacere Brittany S. Pierce- mi disse stringendomi la mano
-Bradd Pitt- risposi stringendogliela credendo mi stesse prendendo in giro. Lei mi guardò stranita -Sul serio come ti chiami?- chiesi
-Brittany S. Pierce. Il mio secondo nome è Susan il mio cognome è Pierce per abbreviare Brittany S. Pierce- mi disse. Risi
-Davvero bizzarro! Io sono Mike, Mike Chang- risposi
Passarono i mesi e diventammo amici, poi pian piano scoprimmo il nostro sentimento. Stavamo insieme da tre anni. Forse non rompevo la relazione con lei perché era diventata una specie di abitudine.
Avevo bisogno di distrarmi. Presi la giacca e andai in un locale. Era quasi vuoto. C’era solo una ragazza oltre il bancone che metteva in ordine le bottiglie. Vedevo solo le sue spalle ed i suoi capelli.
-Fammi una Vodka Lemon con Red Bull- esclamai. Lei si girò. Era orientale, aveva più o meno la mia età. Era davvero bellissima. Non riuscivo a smettere di guardarla. Volevo portarmela a letto
-Hai finito?- domandò lei guardandomi male. Aveva una voce davvero angelica che non si addiceva all’espressione che aveva
-Di fare cosa?- domandai stupidamente
-Di farmi la radiografia idiota!- esclamò
-è così che tratti tutti i tuoi clienti?- chiesi sarcastico
-No così tratto tutti gli idioti che mi fissano come pervertiti maniaci- rispose. Non mi aspettavo una cosa del genere. Era la prima volta che una ragazza non cadeva ai miei piedi. Modestamente ero e sono davvero bello. Ma lei, lei aveva resistito la mio fascino. Sorrise maliziosamente
-Ed ecco l’espressione da pervertito!- esclamò lei girandosi e porgendomi il bicchiere
-Non c’è bisogno di fare quell’espressione da dura, so che in realtà vorresti saltarmi addosso- dissi provocandola
-Sono così trasparente?- mi chiese ironica. Risi, era davvero una preda difficile
-Comunque io sono Mike- dissi porgendole la mano
-E chi te lo ha chiesto?- domandò lei tornando a sistemare le bottiglie
Mi sentì offeso e sconfitto per la prima volta. Quella ragazza doveva venire a letto con me, ormai avevo deciso, avrei fatto di tutto per averla. Le lasciai i soldi sul bancone assieme al mio numero e me ne andai.
Chi lo avrebbe mai detto? Io Michael Chang messo KO da una ragazza, mi stavo davvero rammollendo! 












L'angolo della scrittrice di Fabiana
Comincio ringraziando Marta perché recensisce sempre questa storia. Cosa farei senza di te!
Mi piace tanto l'idea di un Mike bastardo fino al midollo così eccolo qui! Questo è quello che ha prodotto la mia mente malata stasera. Mi spiace tantissimo per la povera Britt e per Santana ma lui non è il ragazzo giusto. 
Detto questo vi saluto tutti e spero recensirete! 

Fabiana

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Capitolo 11
*** 11. Santana ***



Ero in classe, la professoressa non la smetteva di parlare ed io no ero in vena di ascoltare. Stanca ed annoiata mi diressi all'usita prima della fine della lezione. Lei diventò subito rossa in viso. Cominciai a credere che avesse qualche problema a gestire e controllare la rabbia. Mi seguì fino al bagno delle ragazze. Ero impegnata a rifarmi il trucco mentre parlavo con Brittany, io e lei non frequentavamo gli stessi corsi, lei era più grande di me, aveva la stessa età di mio fratello Matt. Era una bravissima ballerina, sapeva anche cantare, ma non come me ovviamente. La prof. mi fece una scenata pazzesca. Cominciò a dirmi che ero pazza e che la mia situazione scolastica era pessima, a quanto pare tutti si lamentavano di me. Disse che il mio profitto era calato e che dovevo tornare a mettermi in riga. Io e l'ingenua Brittany ci guardammo in faccia e scoppiammo a ridere. Era una scena davvero ridicola. Tutti coloro che entravano, si fermavano a guardare. Ormai stanca e sufficientemente derisa, la prof. uscì dal bagno e correndo andò dalla preside. Continuai a ridere assieme alla bionda e dopo aver finito di truccarmi tornai in classe e la trovai vuota. Alzai le spalle indifferente e mi recai al bar dov'era in atto un vero e proprio concerto. Rachel Berry era sul palco e cantava, mentre quell'idiota di Hudson la guardava sognante suonando la batteria. Dovetti ammettere che fu davvero brava, mi meravigliai quando, a fine performance mi guardò e mi sorrise. Le avevo reso la vita impossibile e lei ancora mi sorrideva? Perché? Insomma non che mi dispiacesse, ma non lo meritavo. Si avvicinò a me facendosi largo tra la folla che vedendo il belloccio della scuola, Sebastian Smythe salire sul palco, si faceva sempre più imponente. Mentre il ragazzo cominciò a cantare, lei mi si piazzò davanti. 
-Ti è piaciuta?- mi chiese. La guardai stranita. -La canzone, ti è piaciuta?- continuò. 
-Oh si, era davvero bella!- risposi. Rimanemmo a guardarci per un po' finché le chiesi perché era così gentile con me anche se mi ero comportata come da stronza, mi disse che lei non portava rancore e che era sicura che dietro la corazza che mi ero creata, c'era una ragazza dolce e amichevole allo stesso tempo impaurita e fragile che aveva voglia di emergere, ma frenata dalla paura di essere ferita. Non avevamo mai veramente parlato ma mi piacque sentire quello che diceva, soprattutto il modo in cui lo disse. Era dolcissima, mi venne voglia di aprirmi con lei e confidarle tutto, ma presto mi resi conto che difronte avevo Rachel Berry e subito tornai in me. La zittì in modo poco carino e andai via. Camminando per i corridoi vidi Sam e Quinn fermi vicino al mio armadietto. Erano strani, freddi. 
-Che succede?- chiesi. La mia amica incrociò le braccia al petto
-Ieri quell'idiota di Puckerman ha fatto a botte con Sam e guarda cosa gli ha combinato!- esclamò indicando l'occhio nero di Sam.
-Oh cazzo Sam! E lui come sta?- chiesi. La bionda mi guardò infuriata
-Quell'animale ha tentato di aggredirmi, ha picchiato Sam e tutto quello che sai dire è "Lui come sta?" Davvero Santana, davvero?- chiese.
-Aspetta ti ha aggredito? Non lo farebbe mai, ci sarà di sicuro un motivo. Non può aver fatto tutto questo senza una motivazione- cercai di giustificarlo. -Io credevo andaste d'accordo. Insomma l'altro giorno sembravate amici!-continuai
-Lo credevo anche io, ma quel ragazzo è malato, faresti bene a stagli alla larga!- disse il ragazzo prendendo la mano di Quinn -Non voglio che ti faccia del male!- 
-Mi fa piacere che vi preoccupiate per me, ma non mi succederà niente, lui mi vuole bene, me lo ha detto- affermai incredula
-Ne sei innamorata a tal punto da non renderti conto di che razza di persona sia? Guardati, ti stai auto convincendo, fatti controllare Santana, hai qualcosa che non va!- esclamò Quinn andando via. Mi sentì il mondo crollare addosso. Non poteva essere vero. Noah non era così. Lui era dolce e buono, simpatico e anche se sembra strano, intelligente. Doveva esserci una spiegazione. La cercai dappertutto, ma non la trovai. Mentre mi dirigevo all'uscita della scuola, incontrai Mike il quale mi fermò. 
-Ehi bellezza!- esclamò
-Ciao Mike!- risposi guardandomi intorno
-Allora? A che ora vengo a prenderti sabato?- chiese
-A che ora vuoi!- risposi
-Sei distratta, cerchi qualcuno?- domandò
-No, nessuno- mentì e dopo averlo salutato velocemente, uscì. Quello che vidi mi spezzò il cuore. Noah era con una ragazza. Erano seduti in macchina, lei con una mano le accarezzava il viso, con l'altra gli toccava i capelli. Avrei voluto correre da lei e prenderla a schiaffi, ma il mio gesto non sarebbe stato giustificato e io non potevo permettermi nonostante tutto di perdere Puck. Lui sembrava a suo agio con lei e la cosa mi infastidiva parecchio. Passai davanti a loro e lui uscì di corsa dall'auto e mi seguì. Mi fermò. 
-Ehi Santana!- disse
-Ciao!- risposi cercando di apparire il più normale possibile.
-C'è qualcosa che non va?- chiese. Cercai una scusa e la trovai. 
-Non so, dimmelo tu- dissi. Abbassò la testa -Hai aggredito Quinn, picchiato Sam. Secondo te ho qualcosa che non va?- chiesi sarcastica
-Aspetta te lo ha detto? Ti ha detto tutto?- domandò preoccupato.
-è il mio migliore amico, pensavi davvero che non me lo avrebbe detto? E poi il suo occhio nero parla da solo, come il tuo tra l'altro- risposi. Lui tirò un sospiro di sollievo e non capì perché. Prima che potesse rispondermi, la ragazza dell'auto scese e si avvicinò a noi. 
-Noah andiamo?- chiese
-Si, solo un secondo Tina- rispose lui e tornò a guardarmi.
-Devo proprio andare adesso- disse.
-Io aspetto ancora la risposta, perché hai picchiato Sam?- chiesi di nuovo. In quel preciso momento , Sam e Quinn mi passarono accanto, li feci fermare e rifeci per l'ennesima volta la  stessa domanda a Puck. Lui e Sam si guardarono a lungo.
-La verità Santana è che- cominciò a dire Noah guardando a terra
-Era ubriaco!- rispose Sam al posto suo
-Già, era ubriaco!- ripeté Quinn non molto convinta, dopodiché i due andarono via lasciandomi di nuovo sola con lui. Prima che potessi dire qualunque cosa, Tina ricordò a Puck che erano in ritardo e lui corse subito in macchina lasciandomi nel parcheggio come una cretina.






L'angolo della scrittrice di Fabiana
Salve a tutti cari lettori, mi scuso tantissimo con voi se non aggiorno questa fan fiction da ormai un sacco di tempo. Mi piacerebbe se lasciaste una recensione. Detto questo spero davvero tanto che mi perdoniate.
Alla prossima

Fabiana

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Capitolo 12
*** 12. Narratore ***


Puck si sentiva tremendamente in colpa. Non poteva dire la verità a Santana e lo sapeva bene. Ma il dolore di tenerle nascosta una cosa così importante quasi non lo faceva dormire. Il pensiero di deludere quella ragazza che tanto aveva preso a cuore la sua storia lo logorava giorno dopo giorno. Ma quale storia? Quella era tutta una montatura! Lui aveva sempre avuto, sin da bambino, quell'aria da ragazzino vissuto che rendeva facile la sua copertura. Di cosa sto parlando vi chiederete voi lettori? Oh di certo non parlo di coperture top secret o agenti segreti. Questa non è la storia di un ragazzino di strada che vive da solo e che ha avuto problemi con la legge, no, questa è la storia di una persona importante. Noah Wayne Puckerman II, figlio del conte di Langley Noah Wayne Puckerman I. Fin dalla tenera età, Noah Jr. ha sempre desiderato essere come gli altri bambini. Poter andare in giardino e sporcarsi, passare le domeniche al parco con il proprio padre, uscire con gli amici. Ma questo al futuro conte non era permesso. Doveva essere sempre perfettamente pulito, suo padre era sempre troppo impegnato per poterlo portare al parco la domenica e non poteva esporsi in pubblico, al piccolo Noah non era concesso avere amici che non fossero accuratamente scelti dalla madre. L'unica persona che aveva da sempre avuto accanto era Tina. Lei era la figlia del conte di Covington, nonché migliore amico del padre di Noah. Tina era la tipica ragazzina maschiaccia che adorava giocare a calcio,  arrampicarsi sugli alberi e sbucciarsi costantemente le ginocchia. Non sopportava le sue coetanee e le amiche che venivano scelte per lei venivano ritrovate in lacrime dalla servitù perché la giovane contessina aveva decapitato le loro bambole. L'unica persona con cui si divertiva era il giovane conte. Insieme erano tremendi. Nessuna tata riusciva a tenerli a bada. Ma il peggio arrivò quando cominciarono ad entrare nell'età adolescenziale. Cominciarono a rivendicare i loro diritti. Volevano essere liberi, volevano essere come tutti gli altri. Tutta le gente continuava a fargli presente che erano privilegiati rispetto al resto dei ragazzini, ma loro non volevano questo. Loro non avevano chiesto di nascere con quel pesante titolo sulle spalle. Così al compiere dei loro 15 anni avevano fatto un patto con i loro genitori. Gli avevano chiesto di frequentare un liceo pubblico e in cambio, alla fine dei quattro anni di scuola sarebbero tornati a casa e avrebbero affrontato il loro destino. Ogni venerdì però, era d'obbligo cenare con i propri parenti, quelli veri. La storia del cattivo ragazzo era stata messa su da Puck con l'aiuto di Tina dopo aver guardato un film in tv. Nessuno doveva sapere la verità, era una questione di principio. Ma si sa, non sempre le cose vanno nel verso giusto. 
Quel venerdì Noah e Tina arrivarono a casa Puckerman insieme. Attraversarono il lungo viale d'entrata. Parcheggiarono il furgoncino rosso e scesero. Ad accoglierli c'erano William e Robert, i due maggiordomi. Questi accompagnarono i due in sala e andarono ad avvisare i genitori che i propri figli erano arrivati. Quando entrambe le famiglie furono insieme decisero di uscire per la cena. Si recarono nel più bel ristorante elegante e raffinato della città. 
-Il solito tavolo?- domandò la cameriera sorridendo al conte che molto cordialmente annuì. Quando furono tutti comodi cominciarono la cena che sembrava trascorrere in tranquillità. 
-Vogliate scusarmi un attimo- disse Jake il fratello di Puck alzandosi 
-Dove stai andando Jacob?- domandò il conte 
-Alla toilette- rispose 
Detto questo si allontanò ed entrò in bagno. 
 
Ogni mese il padre di Quinn Fabray tornava a casa dopo i suoi viaggi di lavoro e trascorreva del tempo con la sua famiglia. Era abitudine per l'uomo, portare a cena la sua famiglia e Santana. Aveva visto nascere e crescere quella ragazzina, era un'altra figlia per lei. 
Le ragazze si prepararono. Quando tutti furono pronti uscirono di casa e si diressero al ristorante. 
-Papà credo che tu abbia dimenticato la strada- disse il fratellino di Quinn
-No tesoro, non l'ho dimenticata, vi porto in un altro posto. Ne ho sentito parlare mentre ero in aereo, il tizio seduto accanto a me stava parlando con sua moglie probabilmente e hanno menzionato questo ristorante, ritenuto il migliore in città. Il che è molto strano. Io non ne avevo mai sentito parlre- concluse l'uomo guardando dallo specchietto retrovisore suo figlio e continuoando a guidare.
Giunti al ristorante, tutti rimasero senza parole vedendo quanto bello e lussuoso fosse. Quando furono seduti aspettarono il cameriere per cominciare a mangiare. 
Si rideva e scherzava in armonia. 
-Santana mi accompagni in bagno?- domandò Quinn alzandosi. 
-Certo- sorrise la mora alzandosi, prendendo la mano dell'amica e dirigendosi in bagno. 
Erano fuori dalla porta della toilette quando questa si aprì ed uscì una bellissima ragazza. Era bionda, aveva degli occhi azzurrissimi e delle gambe lunghissime. Indossava un cortissimo vestitino rosso molto appariscente e dei tacchi molto ma molto alti. 
-Jacob Puckerman! Che piacere vederti!- esclamò un po' stupita avvicinandosi ad un ragazzo ed abbracciandolo. 
Sentendo quel cognome, Santana si fermò e bloccò il braccio dell'amica. 
-è un piacere anche per me vederti Rebekah- rispose sorridente
-Come sta il tuo bel fratellone? Non lo vedo dalla festa di compleanno di Niklaus- domandò.
-Oh Noah sta benissimo, è qui anche lui. Magari potresti passare a salutarlo- disse il ragazzo alzando le spalle
-Certo, mi deve ancora un invito a cena- sorrise la ragazza e si avviò al tavolo mentre lui entrava in bagno.
Santana era sconvolta, non riusciva a credere a quello che aveva appena sentito. Non poteva davvero aver udito quelle parole. Chi diavolo era Jacob? Chi diavolo era quella Rebekah? E chi diavolo era Niklaus? Ma soprattutto chi diavolo era Noah Puckerman? Guardò Quinn al suo fianco sconvolta e senza dir nulla, l'amica le strinse la mano. Quando il ragazzo uscì dal bagno, le guardò e sorrise maliziosamente e fece per andarsene.
-Aspetta!- esclamò Santana seguendolo. 
-Dici a me?- domandò il ragazzo girandosi
-Si dico a te. Tu fai Puckerman di cognome vero?- chiese la mora
-Certo- sorrise lui
-Prima parlavi con quella ragazza di un certo Noah Puckerman, è per caso lui?- domandò la latina prendendo il suo cellulare e mostrando al giovane il suo sfondo. C'erano lei e Puck abbracciati e sorridenti.  
-Si è proprio lui, è mio fratello- affermò Jacob
-Grazie mille- rispose lei
-Su avanti Santana dobbiamo tornare dagli altri- disse Quinn vedendola demoralizzata e poggiandole una mano sul braccio per sostenerla. 
-è stato un piacere ragazze, spero di rivedervi presto- detto questo il giovane si girò e continuò a camminare. 
Una volta tornato a tavola notò che Rebekah non era più lì. 
-Ehi Noah, in bagno ho incontato una tua amica- esclamò
-Rebekah non è una mia amica, i suoi fratelli lo sono, Niklaus lo è. Lei vuole soltanto uscire con me- ribatté lui
-No, non intendevo lei. Aspetta, ho sentito il suo nome. Dammi un attimo per ricordarlo. Era qualcosa tipo Sandra, Samara, S... Ci sono Santana- esclamò -è davvero molto carina e ha una voce sexy-
Noah spalancò gli occhi e si alzò di colpo.
-Le hai parlato?- domandò
-Lei è venuta a parlare con me, mi ha chiesto di te- rispose il più piccolo. 
-Merda!- esclamò il maggiore
-Noah!- lo riprese il padre
-Scusatemi- disse e corse in bagno. Una volta lì cominciò a guardarsi intorno. Decise di entrare nel bagno delle ragazze, ma non ci trovò nessuno, se non una vecchietta molto arrabbiata che lo costrinse ad uscire. Una volta fuori cercò tra i tavoli quello con la ragazza e la vide fuori dal locale abbracciata a Quinn. La raggiunse. 
-Ciao- disse semplicemente sedendosi sul marciapiedi accanto a lei. 
-Noah va via di qui!- esclamò Quinn stringendo più a sè Santana la quale nascose di più il volto nel petto dell'amica. 
-No. Io non me ne andrò di qui. Devo parlarle e spiegarle tutto- disse guardando male la bionda e toccando il braccio della mora
-Non toccarla. Sarai anche un conte, un duca, chi cavolo vuoi tu, ma non vali niente e non sarai mai alla sua altezza. Ti conviene sparire di qui- esclamò nervosa miss Fabray
-Ma tu chi ti credi di essere? Io ho tutto il dirtto per stare qui e soprattutto per parlare con lei- domandò il ragazzo
-Io sono la sua migliore amica e ho il compito di proteggerla dagli idioti come te- esclamò ancora Quinn
-Adesso mi hai stancato- affermò Puck guardando la ragazza con gli occhi verdi -Santana guardami!- esclamò un po' infuriato.
In quel momento la ragazza mora alzò il viso pieno di lacrime e si voltò verso il ragazzo. Lo guardò come se nulla potesse più scalfirla. Si asciugò fiera gli occhi. 
-Che cosa vuoi ancora Noah? Sempre se questo è il tuo vero nome- domandò 
-Voglio scusarmi con te per averti mentito, tu mi sei stata amica, sei stata leale con me e mi hai accettato quando tutti mi ritenevano diverso. Tu mi hai fatto sentire speciale e sei una delle poche persone che mi abbia mai fatto sentire amato perché mi hai voluto bene senza giudicarmi mai. Ho inventato tutte queste menzogne per potermi sentire un ragazzo normale. Volevo solo essere come gli altri. Non è stato per cattiveria. Tu non sai come ci si sente ad essere il figlio di un conte. Io non ho mai chiesto questo titolo io non ho mai avuto scelta e per la prima volta mio padre mi ha concesso di fare quello che volevo ed io ho scelto di essere normale, almeno fino al diploma, dopo sarò costretto a tornare a casa e completare il mio destino- concluse il giovane nella speranza di farsi perdonare
-Oh mi dispiace davvero tanto per il povero ragazzino nobile che deve completare il suo destino- lo prese in giro lei -Tutta questa storia è ridicola, tu sei ridicolo e non farti più rivedere- disse. Prese la mano della sua migliore amica e alzandosi camminò verso l'entrata. Ma Noah non si arrese. La seguì e l'abbracciò da dietro. La tenne stretta. 
-Io ti voglio bene Santana- affermò
-Lasciami o ti giuro che mi metto ad urlare- detto questo lui la lasciò e lei tornò in casa. 
Quella sera la ragazza non se la sentiva di tornare a casa e stare da sola. Aveva bisogno della sua migliore amica, aveva bisogno di qualcuno che l'abbracciasse  e le dicesse che andava tutto bene. Non era facile da digerire. Il ragazzo che amava era un nobile. Il ragazzo che amava era un bugiardo. Il ragazzo che amava probabilmente non esisteva neanche. 
-San vuoi restare da me stanotte?- domandò la bionda in macchina capendo la situazione in cui si trovava la sua amica
-Certo- rispose la ragazza cercando di non far capire ai signori Fabray il suo stato d'animo. 
Quella notte rimasero sveglie. Parlarono per tutta la notte. Poi, verso le tre del mattino chiamarono anche Sam. Il ragazzo le raggiunse. Entrò dalla finestra ed entrò nel letto in cui erano le due. Era sdraiato rigorosamente tra le due e circondava il collo di entrambe con le sue braccia. Era da tempo che non passavano del tempo insieme. 
-Ah le mie due donne!- esclamò il ragazzo
-Dovrei cominciare ad essere gelosa?- domandò Quinn scherzando e cercando di sdrammatizzare. Il ragazzo rise e la baciò sulle labbra, poi si girò verso Santana e le diede un bacio sulla guancia. 
-Vi voglio bene ragazzi- disse la mora e si accoccolò sul petto di Sam, lo stesso fece Quinn e prese la mano di Santana
-Ti vogliamo bene anche noi- disse a nome suo e del suo fidanzato. 





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Capitolo 13
*** 13. Quinn ***


Ricordo di essermi addormentata con accanto le persone a cui volevo più bene: il mio bellissimo ragazzo Sam e la mia migliore amica Santana. Era così bello passare del tempo con loro, nonostante la situazione non fosse la migliore. Purtroppo avevamo appena scoperto che Puckerman, il ragazzo di cui era innamorata Sant, era un grandissimo bugiardo. Cominciavo seriamente a mettere in discussione i suoi sentimenti nei confronti della mia amica. 
Quando aprì gli occhi mi sentì stringere da dietro. Mi girai lentamente verso il mio ragazzo e sorrisi. Santana abbracciava lui che abbracciava me. Era un quadretto comico. Scossi Sam e non appena si svegliò, lo guardai negli occhi. 
-Ciao- mi disse stroppiciandoseli 
-Ciao- risposi e mi baciò. 
Ero davvero felice con lui, ma al momento la mia priorità non era la mia felicità, ma quella di Santana. Mi dovevo impegnare a farla stare meglio e Sam mi doveva aiutare. 
Lui capì subito le mie intenzioni
-Cosa vuoi fare?- domandò. Scossi il capo. Non ne avevo la minima idea. Conoscevo bene la mia amica e sapevo che le serviva qualcosa che l'aiutasse, ma non sapevo cosa. Lei avrebbe dovuto incontrare Mike per andare fuori con lui, ma aveva disdetto l'appuntamento. Non era il tipo giusto. Ma a questo punto cominciavo a chiedermi, chi è il tipo giusto per lei? 
-Non ne ho idea Sam. Non voglio che lei soffra e non voglio che quel bugiardo di Puckerman le si avvicini- risposi mettendo una mano sul suo viso e accarezzando il suo volto. 
Notò la tristezza che aleggiava nei miei occhi. 
-Ehi amore- mi disse -riusciremo ad aiutarla. Tu ed io insieme, come abbiamo sempre fatto- poggiò le sue labbra sulle mie. 
-Quinn! Quinn!- mi sentì chiamare. Mia madre stava venedo in camera mia. Di colpo Sam si alzò e si nascose sotto il letto. -Tesoro non mi hai sentito?- domandò lei guardandomi. 
-Scusa, dormivo- rispose per discolparmi
-Oh vedo che Santana dorme ancora. Appena sarete sveglie vi va di scendere a fare colazione?- domandò sorridendomi dolcemente. 
-Ehm certo- risposi
-Perfetto, vi aspetto di sotto- detto questo uscì dalla stanza. Sospirai felice perché non aveva scoperto il mio ragazzo. Ma poi tornò indietro -Oh e Sam buongiorno anche a te- uscì di nuovo. 
-Buongiorno signora Fabray- rispose lui
Risi perché quella scena era davvero comica. Non avevo capito come aveva fatto mia madre a scoprire che ci fosse anche lui, ma poco mi importava. Non si era arrabbiata perciò potevo stare tranquilla, anzi sembrava addirittura felice di vederlo. 
Mentre guardavo il mio ragazzo sedersi sul letto, Santana si svegliò attirando la mia attenzione. Mi guardò senza alzare il viso dal cuscino. 
-Quinn ho fatto un sogno stranissimo- mi disse sedendosi e mettendosi le mani in faccia
-Un incubo?- chiesi
-In un certo senso- la guardai curiosa -In pratica siamo a cena con i tuoi e tu hai bisogno di andare in bagno così io ti seguo e lì c'è un bel ragazzo mulatto che parla con una bionda e dice di chiamarsi Puckerman, allora io gli chiedo se conosce Puck e lui di si, che è suo fratello e loro sono una famiglia nobile. Me ne vado in lacrime e tu mi segui e Noah ci raggiunge fuori e si scusa con me e mi abbraccia e io piango e- 
La guardavo. Mi dispiaceva, non me la sentivo di dirle che era la verità ma probabilmente lo capì da sola. Si interruppe e mi guardò sconvolta per poi riprendere a parlare.
-Non era un sogno vero?- chiese lei un po' spaventata. Non riuscì a risponderle perché vidi i suoi occhi diventare lucidi e subito l'abbracciai stringendola a me. 
-Shh- le dissi accarezzandole i capelli. -è tutto ok. Io e te siamo insieme e nessuno potrà farti del male. Quell'idiota di Puckerman non si potrà neanche avvicinare. Sam lo prenderà a pugni se solo si azzarderà a farlo- dissi. Il mio ragazzo mi guardò confuso e l'unica cosa che feci fu alzare le spalle. Lui allora mi sorrise e mi baciò poi abbracciò a sua volta la mora. 
Scendemmo le scale e ci sedemmo tutti e tre in cucina. Mia madre stava canticchiando e allegramente cucinando le frittelle per noi. Mio fratello la aiutava e ballava per la stanza. 
-Johnny continua a girare l'impasto, ma a ritmo di musica- disse mamma 
-Agli ordini mamma!- rispose mio fratello 
Tossì per attirare l'attenzione e infatti i due si girarono e ci guardarono. Mio fratello corse da Sam che adorava e prendeva come esempio, e ignorò totalmente me e Santana. Strano, impazziva per la mia amica. Le diceva sempre che quando sarebbe diventato grande si sarebbero sposati. Aveva solo 10 anni. 
-Allora ragazzi la colazione sarà in tavola tra dieci minuti, se il mio aiutante non mi avesse abbandonato magari adesso sarebbe tutto pronto, vero Johnny?- domandò e quella peste rise. 
Non appena fu tutto pronto ci accomodammo e cominciammo a mangiare. Santana non aveva aperto bocca, se non per farci entrare i bocconi di fittelle. Mamma si accorse subito che c'era qualcosa in lei che non andava. La conosceva troppo bene ormai, eravamo cresciute insieme, praticamente l'aveva vista nascere. Inizialmente tentò di farci credere che non aveva notato nulla di strano. 
-Sai Sam, sono molto contenta che sia tu il ragazzo della mia Quinn. Non mi piacciono molto i tipi strani che girano nella vostra scuola, ma tu, tu mi sei sempre piaciuto e infondo speravo che un giorno voi due vi fidanzaste- sorrise teneramente guardando il mio ragazzo che arrossiva. 
-La ringrazio signora Fabray- rispose lui diventando rosso in viso, sorridente e abbassando timidamente gli occhi
-Mamma smettila lo stai mettendo in imbarazzo- intevenni prendendo la mano del mio Sam e intrecciando le mie dita alle sue sotto il tavolo.
-Ma che ho detto di male, gli sto solo facendo dei complimenti- disse, ma non riuscì ad ignorare la situazione in cui era Santana -vero Sant?- domandò per includerla nella conversazione. Era scontato ormai, mia madre non si sarebbe fatta gli affari suoi. La mia amica annuì in risposta alla sua domanda. 
-Santana cos'hai?- domandò Johnny -Non stai parlando, di solito mi fai venire il mal di testa- la latina rise. 
-Non ho nulla sta tranquillo- rispose lei accarezzandogli una guancia
-Tesoro sai che con noi puoi parlare di tutto. Ti conosciamo benissimo e hai qualcosa che non va, non me ne accorgo solo perché non hai detto una parola da quando sei scesa, ma me ne accorgo dall'espressione del tuo volto, dalla tristezza nei tuoi occhi. Problemi con i ragazzi?- chiese quella donna ficcanaso che mi aveva partorita. 
-In un certo senso- affermò la mora
-Ti va di parlarmene?- domandò. 
Ok la situazione era imbrarazzante. Dovevo tirare fuori la mia amica da quella situazione. Certo farla sfogare con un'adulta sarebbe stata una cosa utile, ma la verità era che non era pronta a parlarne, leggevo nei suoi occhi quel dolore forte al punto da non voler aprire bocca. Quel dolore così forte da volersi solo chiudere da sola in stanza, ascoltando musica deprimente e piangendo nascosta sotto il peso del piumone. Aveva bisogno di stare un po' sola, realizzando ciò che era successo. 
-Mamma se Santana avrebbe voluto confessarsi sarebbe andata in chiesa. è tardi e dobbiamo scappare!- dissi prendendo la mano della mia amica e quella di Sam e uscendo di corsa da quella gabbia di matti che chiamavo "casa". Una volta fuori sentì la mia amica sospirare sollevata. 
-Grazie Q. Adoro tua madre ma non mi andava di parlare di questa storia- affermò. Le sorrisi e le strinsi la mano. 
-Tranquilla- risposi.
Ci avviamo così al parco. Era il posto che preferivamo. Ci piaceva sederci sotto una grande quercia isolata e parlare o semplicemente restare in silenzio ascoltando il frusciare del vento sui cerspugli e circondandoci di quella quiete e tranquillità che solo quel posto trasmetteva. Mi piaceve più di tutto sdraiarmi sulle gambe del mio Sam e rimanere a guardarlo dal basso verso l'alto mentre lui mi sorrideva e mi baciava. Quel giorno ci accomodammo come al solito. Santana tirò fuori un blocchetto dalla tasca e cominciò a disegnare estraendo la matita incastonata tra gli anelli del taccuino. Distolsi lo sguardo per non infastidirla e lo puntai sul mio ragazzo che mi faceva segno di sedermi accanto a lui. E così feci. Una volta lì, lui mi abbracciò e rimanemmo in quella posizione molto tempo, scambiandoci sorrisini complici e giocando l'una con le mani dell'altro.
-Ragazzi- ci chiamò Santana. Ci girammo verso di lei. Ci mostrò un bellissimo disegno che aveva appena finito. Raffigurava due persone. Due persone estremamente familiari. Lui con i capelli un po' lunghetti se ne stava appoggiato con la schiena ad un albero mentre una ragazza con i capelli lunghi legati in una coda era adagiata sulle sue gambe. Si sorridevano, sembravano perfetti l'uno per l'altro. 
-Santana ma siamo io e Quinn?- domandò Sam sorridente ammirando quel capolavoro
-Si siete voi. è così che vi vedo. Perfetti. Siete la rappresentazione di quello che io intendo quando parlo d'amore- rispose. 
-è davvero una cosa dolce- risposi e l'abbracciai. -Troverai anche tu qualcuno che ti voglia bene così come ce ne vogliamo io e Sam- le sussurrai 
Passarono un po' di minuti. Mentre stavamo andando via, dirigendoci così verso l'uscita del parco, vedemmo una figuara familiare venirci incontro. Era lui, Puckerman. Con quale coraggio si presentava da noi? Indosava una felpa grigia, aveva le mani in tasca e il viso basso, accanto a lui c'era una ragazza asiatica. Cercammo di evitarli, sorpassandoli, ma lui bloccò per il braccio Santana. 
-Devo parlarti!- le disse. Lo fulminai con gli occhi. 
-Non ho intenzione di parlare con te- rispose lei
-Ti prego ascoltalo!- esclamò la ragazza orientale.
-Mi spiace, non ho intenzione di sentire le altre bugie che mi racconterà- rispose la mia amica e sorrisi soddisfatta notando l'espressione decisa sul suo volto. 
-Santana ti prego- affermò guardandola. Notai i suoi occhi diventare lucidi. Quel ragazzo, quello stronzo e duro agli occhi di tutti stava per piangere davanti a tutti noi. Nel bel mezzo del parco. Chiunque avrebbe potuto vederlo e la sua reputazione di stronzo sarebbe finita nel cesso, ma non gli importava. Vidi lentamente i suoi occhi inumidirsi davanti alle risposte poco carine che la mia amica gli dava. 
-Sei un cretino, un idiota. Io non so come mi sia venuto in mente di essere tua amica. Lo sapevo dal principio che ti dovevo stare lontana. Sei un bugiardo e scommetto che hai finto di volermi essere amico- esclamò lei
-Ok va bene, hai vinto. Sono un cretino, sono un idiota e sono anche un bugiardo. Ma ci tengo a te. E hai ragione. Ho finto di volerti essere amico e sai perché?- domandò mentre le prime lacrime cominciavano a scendere e a bagnare le sue guance. Cominciai ad agitarmi. 
-Sentiamo l'ennesima bugia!- esclamò la mia amica 
-Perché non sapevo come altro avvicinarmi a te. La verità Santana è che io ti amo. Sono innamorato di te fin dal principio, fin dalla prima volta che ti ho vista. Eri sulle scalinate della scuola ed eri bellissima. Stavi cantando con tuo fratello e non riuscivo a smettere di guardarti e di pensare quanto fossi brava e quanto fossi divinamente bella. Ti ho dato fastidio per tutto quel tempo solo perché volevo starti vicino e mi bastava, anche se mi odiavi. Poi siamo diventati amici e ho scoperto che sei anche una persona meravigliosa dentro e non sono riuscito a dirti la verità e cioè che sono uno stupido figlio di nobile. Odio quel titolo e odio la mia famiglia. Tu sei l'unica che mi ha fatto sentire felice e apprezzato. Nessuno a parte te Tina - disse guardando l'amica - mi ha mai fatto sentire in quel modo. Come se non ci fosse niente di sbagliato in me. Sii sincera Santana, mi saresti stata amica sapendo quali fossero le mie origini e chi fossero i miei genitori?- 
La mia amica era lì, ferma davanti a lui. Sul suo viso era dipinta un'espressione sconvolta, meravigliata. Un misto di felicità e rabbia. Non riusciva a pronunciare parola. Era troppo presa da quella dichiarazione fattagli dal ragazzo che segretamente amava. 
-T-tu mi ami?- balbettò la mia amica ancora confusa, credendo di aver sentito male. 
-Si Santana io ti amo- 


 



L'angolo della scrittrice di Fabiana
Ok so che il capitolo fa un po' schifo e che ho impiegato una vita a scriverlo, me vi prego comunque di lasciare una recensione. Insomma questa storia a parte Marta (che adoro) non è recensita da nessun'altro. Voglio conoscere il parere anche di voi altri che leggete. Detto questo, spero vivamente che mi lascerete un commento e che dire...
Alla prossima (sperando che sia al più presto possibile)

Fabiana

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Capitolo 14
*** 14. Santana ***


-Si Santana io ti amo-
Quelle parole continuavano a rimbombarmi nella testa. 
Stava dicendo la verità? Mi amava? Potevo fidarmi di lui? Dopo tutto quello che era successo? No. Stava mentendo. Lo aveva già fatto in passato.
Lo guardai dritto negli occhi. Sembravano sinceri. Cercai di non lasciarmi abbindolare.
-Come fai?- domandai mentre i miei occhi si riempivano di lacrime. Non poteva prendermi in giro in quel modo. Aveva forse scoperto i miei sentimenti? Sapeva che lo amavo e si stava prendendo gioco di me? 
-Ad amarti?- chiese di rimando. Scossi la testa e risi. 
-Come fai ad essere così bugiardo?! Non ti fai schifo? Adesso ti inventi anche di amarmi. Lasciami in pace Noah, non farti mai più vedere- dissi e cominciai a camminare verso l'uscita del parco, avevo gli occhi bassi, le braccia conserte e le lacrime che lente scendevano lungo le mie guance. 
Ad un certo punto sentì delle braccia circondarmi. Ero immobile, stretta contro il suo petto. Sentì il suo fiato sul mio collo. 
-Se non mi credi, dammi la possibilità di provartelo- esclamò
-Noah lasciami in pace- disse divincolandomi.
-No. Non ti lascio- ribattè sicuro stringendomi di più. Mi girò lentamente e mi guardò negli occhi. -Santana io ti amo. Ti amo- posò molto lentamente le sue labbra sulle mie. Cercò di approfondire quel bacio. Premette la sua lingua contro i miei denti, nella speranza di raggiungere la mia lingua. Ma non successe. Cercai di allontanarmi da lui, ma la sua presa sulla la mia schiena era ancora forte. 
-Lasciami immediatamente- ordinai. 
-No- disse
-Lasciami immediatamente- replicai
-No- continuò e appoggiò la sua testa sulla mia spalla
-Ti ho detto di lasciarmi immediatamente- affermai infastidita
-E io ti ho risposto di no- esclamò
-Perché diavolo non mi lasci?- chiesi
-Perché non voglio. Tu mi appartieni Santana. Io ti amo. E non mi importa se questo sentimento non è ricambiato. Cambierai idea, ti farò innamorare di me. Non mollerò finché non sarai mia, mia e di nessun altro- rispose fissando i suoi occhi nei miei. 
Ero senza parole, non sapevo che dire. Più continuava a parlare e più mi convincevo  che dicesse la verità. 
-Non succederà mai. Anche se ti amassi non potrei cancellare il fatto che mi hai mentito, ma soprattutto non potrei mai essere all'altezza di un nobile- dissi. 
-Non dire così. Non è affatto vero. Se mi dicessi di amarmi, ti giurerei in ginocchio adesso di non mentirti più e poi sei più che all'altezza di un nobile. Ho imparato molto da te. Il tempo passato insieme, non ha fatto che rendermi un ragazzo migliore. Io devo tutto a te. Siamo stati poco amici, ma hai mosso qualcosa in me, qualcosa che non saprei spiegare- 
Senza che me ne accorgessi, le lacrime cominciarono a bagnarmi le guance. Mi amava. Lui era innamorato di me. Rimasi zitta per diversi minuti. 
-Va bene, ho capito- disse e prese il telefono. 
-Che stai facendo?- domandai
-Chiamo Quinn. Non vuoi stare con me, ma non ti lascio andare via di qui sola e soprattutto in questo stato. Ci metterà giusto un minuto ad arrivare, solo un minuto e me ne andrò, così almeno per oggi avrai finito di soffrire a causa mia- detto questo compose il numero e prima di premere il tasto di chiamata, glielo tolsi dalle mani. 
-Santana ti ho già detto che- cominciò a dire
-Ti amo- dissi e osservai la sua espressione prima di baciarlo. Mi guardava stupito, come se avessi detto la cosa più improbabile che potesse esistere. Sentì di nuovo quelle braccia attorno al mio corpo e quella sensazione di appartenenza e di benessere invadermi. Lo abbracciai. Mi guardò, mi accarezzò delicatamente il volto. Mi passò il pollice sulle labbra e mi sorrise dolcemente. Ero completamente stregata da lui. 
Ero felice. Si mise in ginocchio davanti a me. Prese la mia mano. Lo guardai sorridente. 
-Santana Lopez, io Noah Mark Wayne Puckerman, ti prometto solennemente di non mentirti mai più- disse e si rialzò. 
In quel momento arrivarono anche Tina, Quinn e Sam. Io ero stretta tra le braccia di Puck, che non la smetteva ri riempirmi di baci. Io, d'altro canto, non riuscivo a smettere di ridacchiare come un'ebete. 
-Cos'è successo?- domandò la mia migliore amica alzando un sopracciglio e guardandomi. Alzai le spalle.
-Mi ama- dissi 
-La amo- ripeté lui.
-Voi siete pazzi- esclamò Sam
-Ecco, è completamente uguale a te, capisco perché la ami così tanto e perché non smetti di parlare di lei- affermò Tina sorridendo verso il suo amico. 
-Parli sempre di me?- chiesi guardando il ragazzo dietro di me, il quale sorrise e mi diede un bacio sul collo. 
Mentre eravamo impegnati a parlare, qualcuno di nostra conoscenza entrò nel mio campo visivo. Era mio fratello. Incontrai il suo sguardo e desiderai ardemente di morire. Lo vidi venire in fretta nella mia direzione. Assime a lui c'era anche quello sbruffone di Mike Chang. 
-Santana che diavolo stai facendo?- domandò furioso
-Lasciami in pace Matt- risposi. Mi strappo dalle braccia di Puck e mi scosse il braccio. 
-Adesso andiamo subito a casa- disse trascinandomi con sé.
-Non se ne parla proprio!- dissi
-Amico hai sentito che ha detto?- domandò Puck correndo in mia difesa
-E tu che vuoi?- domandò
-è la mia ragazza- affermò. Sorrisi teneramente mentre mio fratello lo guardò malissimo. 
-è mia sorella e sta facendo la svergonata- esclamò. 
-Sarà anche tua sorella, ma vuole restare qui con me e non sta fancendo nulla di male- a quel punto mi tirò verso di lui. 
-Vi stavate baciando in pubblico!- esclamò Matt geloso
-Come se tu non lo facessi!- dissi 
-Ti lascio perdere solo perché hai fatto appello a questo. Appena torni a casa ne riparliamo. Mike andiamo!- esclamò, ma nessuno rispose. A quel punto guardò verso il ragazzo e notò che era impegnato in una conversazione piuttosto accesa con Tina. 
-Che diavolo succede adesso?- chiese Matt andando verso di lui. 
-Dai dimmi il tuo nome, non posso continuare a chiamarti ragazza del bar- affermò l'orientale supplicando la povera ragazza
-Non te lo dirò- insisteva lei. 
-Che succede Tina?- domandò ingenuamente Puck
-Ah ah!- esclamò Mike -Tina! Adesso so come ti chiami- la ragazza guardò malissimo il suo migliore amico e questi alzò le spalle. -Dai Tina esci con me- si mise in ginocchio. 
-Idiota alzati!- esclamò mio fratello tirandolo su e trascinandolo con se
-Lei è l'unica ad avermi detto di no, mi fa impazzire- esclamò l'orientale guardandola
-Tu uscirai con me, fosse anche l'ultima cosa che faccio!- 
Ridemmo tutti e ci incamminammo verso la gelateria che si trovava di fronte al parco. Una volta lì ci accomodammo fuori e aspettammo che qualcuno venisse a prendere le nostre ordinazioni. 
Quinn prese un gelato alla vaniglia, Sam uno al cioccolato, Tina al pistacchio, io e Puck al caramello con panna. 
Cominciammo a parlare del più e del meno e ad un certo punto vidi un viso tremendamente familiare venirmi incontro di corsa. 
Sospirai, quando sarebbe finito tutto questo? Quando la gente sarebbe riuscita a fare qualcosa senza il suo aiuto?






L'angolo della scrittrice di Fabiana
Allora innanzitutto permettetmi di scusarmi per la lunghissima attesa. 
Quel genio di mio padre aveva pensato bene di togliermi la connessione ad internet. 
Ma adesso sono tornata. 
Tra un po' pubblicherò anche "Alla ricerca dell'amore" e lasciatemi dire che ho una nuova Fan Fiction pronta. 
Spero che recensiate e che continuiate a seguire questa storia.
Un bacio a tutti. 
Grazie per l'attenzione

Fabiana

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Capitolo 15
*** 15. Sebastian ***


Non sono mai stato uno di quei ragazzi che hanno bisogno dell’aiuto di qualcuno o qualcosa per ottenere ciò che vogliono, ma quella volta dovetti rivolgermi a qualcuno in particolare, qualcuno che sapevo, non mi avrebbe mai deluso.
Tutto ebbe inizio a settembre di quest’anno scolastico. C’erano voci in giro, secondo cui sarebbe arrivata da poco una nuova studentessa. Si diceva che le fosse permesso di frequentare la nostra scuola, grazie ad una borsa di studio. Secondo la pettegola della scuola, Sugar Motta, era un talento, un prodigio. Tutte le scuole se la contendevano, ma nessuno aveva detto che era così tanto bella.
Arrivai a scuola convinto di passare l’anno, cercando di perfezionare il mio record di conquiste, ma i miei piani cambiarono quando la vidi.
Ricordo che ero fermo davanti alle scale e stavo parlando con una matricola molto carina. Una bella bionda dagli occhi castani e con delle gambe mozzafiato, quando ad un certo punto, la mia attenzione fu catturata da lei. Se ne stava ferma immobile, guardava l’esibizione di Evans e della Lopez meravigliata, come se non avesse mai visto nulla di simile nelle scuole che aveva frequentato prima. Dai suoi lineamenti era facile intuire che fosse al primo anno. Non era una di quelle ragazze che avrebbero fatto aprire la folla al passaggio, non aveva un viso angelico e occhioni penetranti come la Fabray, non aveva lo sguardo da gatta e il fascino latino come la Lopez, non era impacciata e terribilmente vestita come la Berry, ma riuscì lo stesso e soprattutto involontariamente a catturare la mia attenzione. Non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso. Ricordo che indossava un jeans, delle scarpe da ginnastica bianche e una t-shirt molto larga e lunga che le copriva le tasche dei pantaloni. Portava i lunghi capelli castani legati in una coda di cavallo e osservava con i suoi occhi castani tutti i movimenti che i due performer stavano facendo.
Decisi all’istante che avrei dovuto farla mia. Inizialmente credevo fosse solo un gioco, ma più cercavo di avvicinarmi a lei e più mi respingeva. Nessuno mi aveva mai detto di no. Sapevo che lei non era come le altre e quel suo rifiutarmi, mi intrigava molto.
Dedicavo ogni singolo giorno della mia carriera scolastica a lei. Le chiedevo di uscire, di andare al cinema, di pranzare insieme a mensa, ma puntualmente rifiutava. Quando le chiesi il perché mi rispose dicendo semplicemente che non avevo l’aria del ragazzo affidabile. È vero, in passato avevo trattato le ragazze in modo spregevole, le cambiavo di continuo, ma non era il suo caso. Lei mi interessava e non solo esteticamente, passando molto tempo cercando di convincerla a uscire con me, avevo imparato a conoscerla ed era una grandissima persona. Nonostante la sua età, era più matura di molte altre ragazze più grandi.
I miei amici cominciavano a prendermi in giro per ciò che facevo. La corteggiavo come non avevo mai fatto prima.
Mi resi conto di aver oltrepassato il limite, quando la vidi arrivare mano nella mano con un ragazzo del suo corso di teatro.
La seguì fino a casa e le feci una scenata di gelosia. Non potei fare cosa più sbagliata. Da quel giorno anche la pseudo amicizia che si era creata, andò in frantumi.
Ero disperato, non sapevo che fare. Non potevo parlarne con i miei amici, mi avrebbero sicuramente preso in giro e nessuno avrebbe saputo consigliarmi, la gita di fine anno stava per avvicinarsi, e c’era una sola persona in grado di aiutarmi, una sola persona di cui mi potessi fidare, la mia amica, nonché ex ragazza, Santana Lopez.
So che in molti credono che lei non sia umana e che sia il diavolo in persona, ma non è così. Io l’ho conosciuta e posso assicurarvi che quella ragazza ha un cuore enorme.
Quel pomeriggio andai al parco, avevo tra le mani il nuovo telefono, regalatomi da mio padre per il compleanno. Era un ultimo modello, e grazie a questo, potevo sapere in tempo reale dove fossero i miei amici.
Cercai il nome della latina tra i contatti e subito dopo la localizzai. Era al parco.
Non appena la vidi, seduta alla gelateria con i suoi amici, mi sembrò di vedere la luce alla fine di un tunnel. Corsi da lei e le chiesi di parlare. Notai Puckerman che mi guardava malissimo, non capì cosa volesse. Supplicai la ragazza ancora per un po’ e finalmente lei si degnò di aiutarmi.
Ci allontanammo un po’ dal gruppo. Lei era davanti a me e mi guardava con le braccia incrociate sotto il seno e un sopracciglio alzato, aspettando che parlassi.
Misi le mani sui fianchi e ripresi fiato, alzai la testa e la guardai. Stavo davvero per raccontarle tutto?
Lei mi guardava con la bocca leggermente spalancata, sulla sua faccia erano dipinte emozioni contrastanti, sorpresa e divertimento.
Cominciò a ridere e questo mi fece innervosire.
-Sapevo che non sarei dovuto venire qui- dissi. Lei mi guardò e si fece seria.
-Smythe non dirmi che ti piace seriamente?!-
-Certo che mi piace seriamente Santana, altrimenti non sarei qui!-
-Quella ragazza è davvero un gioiello, ti prego almeno di non farla soffrire- disse. Sorrisi felice e l’abbracciai.
-Questo significa che mi aiuterai?- domandai
-Certo Smythe, adesso va’ via. Ci vediamo domani alle 6.30 del mattino, davanti a scuola. Prima di prendere il pullman dobbiamo discutere di alcune cose- detto questo si allontanò ritornando dai suoi amici che incuriositi cominciarono a farle trecento domande. Soddisfatto mi girai e andai a casa.
L’indomani mattina, come da programma, alle 6.30 ero fuori scuola e aspettavo ansioso Santana. Saremmo partiti a breve per la gita e alle 7.00 sarebbero arrivati tutti. Dovevamo sbrigarci, qualunque cosa dovessimo fare.
All’improvviso la vidi arrivare assieme a Quinn Fabray. La guardai e alzai un sopracciglio.
-Che ci fa qui miss “Sono la più bella del mondo?”- chiesi
-Tranquillo Smythe, è con me, sa tutto e cercheremo di darti una mano. La tua “ragazza” – fece le virgolette in aria – frequenta il suo club di teatro. Lei sarà d’aiuto-
Mi tranquillizzai un po’. Non avevo ancora idea di cosa avevano in mente quelle due. Sapevo che insieme erano micidiali, guai a chi finisse sotto gli artigli delle Lopez-Fabray. Erano capaci di tutto, per questo a scuola erano le più conosciute e temute.
Il professor Schuester e la preside Sylverster ci fecero entrare in quei bruttissimi pullman gialli e ci divisero. Nel primo, quello in cui viaggiava la preside, c’eravamo noi ragazzi, nel secondo c’era il professor Schue con le ragazze.
Speravo davvero che Santana e Quinn avessero trovato un idea per conquistare lei, la ragazza per cui avevo perso la testa, Martha. 



 (Questo per me è l'aspetto di Martha. Il nome dellìattrice è Maia Mitchell)

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