Recensioni di yonoi

Queste sono le ultime cinque recensioni che l'utente ha lasciato nella sezione nell'ambito del programma recensioni.


Recensione alla storia I segreti della nebbia - 18/11/21, ore 19:36
Capitolo 1: I segreti della nebbia
Ma Nala! ma ciao! Ma che bello! Ma io leggendo ho subito pensato al Kelpie... lo conosco, io amo immensamente il folklore e ho amato infinitamente questa tua genialata... per chi sa, la creatura e le sue "abitudini" saltano subito all'occhio, fin dalla prima drabble. Nebbia non padana ma irlandese, e quindi carica di magia, di incantesimi e soprattutto di pericoli sconosciuti... quelli a cui vanno incontro Brendon e Bree, avvicinandosi confidenti a quello strano cavallo che ancor più stranamente si manifesta innanzi a loro, e si sa che quando nel paese delle brughiere qualcosa di bizzarro appare, non c'è mai da essere troppo tranquilli. I due si avvicinano al cavallo stregato e stregonesco e zac! fanno una brutta fine, ancora più brutta perché misteriosa (sbranati? Mangiati?). Poi c'è il tizio in auto che ha un modernissimo incidente, e fa appena in tempo a rasserenarsi un filino notando che il nobile animale è ancora vivo... peccato per lui, cambiano i tempi, cambiano i guai ma la fame del Kelpie non cambia mai... ;)
E poi c'è il cattivaccio di turno, il cacciatore. Anzi, per finire abbiamo due cacciatori: il più innocuo è anche mannaro, ed è socio, collega, parente stretto del Kelpie. Il più pericoloso, invece, è il classico maniaco dal fucile lungo (e tutto il resto presumibilmente corto) che si fa grosso e gradasso con il terrore e la morte di povere bestie. E qui il Kelpie, trasformato in tempesta ( e quindi molto, molto arrabbiato) merita un applauso a scena aperta. Fantastiche queste drabble, Nala. Davvero, mi sono piaciute un sacco. Auguro a loro e a te grandi risultati, con tanto affetto e stima.
Recensione alla storia Il mio nuovo amico - 21/07/21, ore 09:36
Capitolo 1: Il mio nuovo amico
Ciao Clodie e piacere di conoscerti. Hai scritto una bella storia, piena di significati e di colpi di scena. All'inizio sembra di immergersi in una storia leggera, addirittura di stare assistendo a un telefilm di adolescenti americani tutti scuola, cheeseburger e sport. Max ispira fin da subito una gran tenerezza, sembra il classico nerd, e Samantha è la sua controparte al femminile. Simpatiche le scene tra i due amici, ben costruiti i botta e risposta proprio in stile sit-com. Poi interviene un fatto anomalo: Max in casa da solo, e s'intuisce un'assenza. L'amicizia cresce, si approfondisce, e capiamo che non è tutto oro quello che luccica. Vediamo quest'amicizia passare dalla levità dello scherzo alla profondità che rende capaci di superare i problemi. Assistiamo a questo disvelamento progressivo della vicenda di Max, che è anche coerente con il suo contesto: inizialmente mi aveva un po' infastidito la "solita" ambientazione americana, come se da noi le storie di adolescenti a scuola non fossero possibili. Poi mi sono reso conto che per una storia così l'ambientazione americana è forse - se non l'unica - una delle possibili. E scoprire che si tratta di un racconto ispirato a una storia vera ha per così dire "suggellato" il tutto. Complimenti, quindi: la storia parte con una sua semplicità e man mano si rivela un'autentica sorpresa
Recensione alla storia Perdonami - 16/04/21, ore 23:26
Capitolo 1: Perdonami
Ciao e piacere di conoscerti! Anch'io partecipo al contest "Storie Alfabetiche" e come mi riprometto sempre di fare, eccomi a dare un'occhiata alle altre storie partecipanti. Che dire, l'argomento è tosto, l'espediente della lettera in cui il personaggio riversa i propri sentimenti è una buona scelta, purtroppo però devo dire che il risultato mi lascia qualche perplessità. Ho faticato un po' a leggere questa lettera come se fosse stata scritta effettivamente nel 1915: il linguaggio è eccessivamente moderno e non ricalca lo stile epistolare del tempo, sicché la lettera pare scritta oggi, e non più di cent'anni fa. A risultare (secondo me, ovviamente) fuori contesto sono espressioni come "fanculo", "il solito stronzo", "stupida lettera del cazzo", tipiche di un parlato contemporaneo e che forse neppure noi, oggigiorno, metteremmo per iscritto in una lettera alla persona amata. Non dico che espressioni del genere, o equivalenti, non si usassero già nel 1915, ma sicuramente mai le avresti trovate in una lettera, visto che allora più di oggi ci si atteneva ai dettami dello stile epistolare classico. Mai e poi mai, per di più, posso immaginarle dirette a un'interlocutrice donna, in particolare a una moglie.
Spero mi perdonerai la sincerità, ma davvero, nel leggere, ho avvertito qualcosa che strideva, e sarei stato poco onesto a non fartelo presente. Il testo comunque ci aiuta a entrare nella mente di un uomo che si sente prigioniero di eventi che paiono inarrestabili, e in questo i suoi sentimenti diventano universali: sono il grido dell'uomo di fronte all'ineluttabilità del proprio destino, tema che percorre, letterariamente parlando, tutto il Novecento. L'espediente della lettera ben si presta a dar voce al sentimento più intimo di chi scrive, e quindi a questo grido che sorge spontaneo di fronte a qualcosa di ingiusto che non si può tuttavia evitare.
Leggo nelle note che questo è il tuo primo esperimento di storia originale: ti faccio allora un grande in bocca al lupo sia per il contest che per le tue prossime storie! A presto!
Recensione alla storia Amore Indegno Di Sopravvivere - 07/01/21, ore 22:31
Capitolo 1: Amore Indegno Di Sopravvivere
Cara Nina, direi che con questa hai scritto la storia più bella della tua carriera (ad oggi, almeno: sono convinto che altre ne seguiranno) e questo sotto più punti di vista. Anzitutto la maturità espressiva con cui descrivi e approfondisci il tuo personaggio, mostrandoci i suoi pensieri, sentimenti e conflitti senza perdere il filo e il "tono" della narrazione, ma mantenendo quella tensione che impedisce al lettore di distogliere gli occhi dalla pagina. L'introspezione c'è, ma ben dosata. Non fa girare la narrazione attorno a se stessa facendo sbadigliare il lettore (ti confesso che a me le lungaggini introspettive fanno venire un sonno, ma un sonno...). Poi - cosa che mi ha assolutamente conquistato, il montaggio delle scene che si susseguono come flashback di flashback, rapidi e forse proprio per questo così incisivi. Ho molto apprezzato questo iniziare dall'epilogo per poi riavvolgere il nastro e mostrarcelo sotto diversi piani temporali. Solo il fatto dell'AIDS mi ha fatto un po' storcere il naso, perché o la storia è ambientata negli anni Ottanta-Novanta oppure dobbiamo pensare a una patologia che ormai, nella maggior parte dei casi, è cronica e più di rado tende a complicarsi fino alla morte del paziente (tra l'altro, nella sua fase terminale il paziente è in preda a molteplici infezioni opportunistiche e sono soprattutto queste a determinare il decesso - cosa che nel racconto non si nota). Forse un altro tipo di malattia grave sarebbe risultato più credibile, ma ciò - oltre a essere un mio parere assolutamente personale - non toglie nulla alla maturità del testo, alla maniera assolutamente verosimile in cui si dipana il dramma interiore di Stefano, con i suoi ricordi, i suoi rimpianti, il suo desiderio infine di riappacificazione con la moglie, che sa molto di timore della solitudine e ancor più di quel mix dolore-sensi di colpa che nella maggior parte dei casi finisce per rivelarsi letale (non oso pensare a come avrebbe potuto reagire la moglie di fronte a certe confessioni, specie con una malattia temibile e una bambina piccola di mezzo... certamente in modo ben diverso da come se l'era immaginato Stefano). Il finale suggerito da Spettro è molto azzeccato e verosimile: nei paesini appenninici o di montagna, specie se isolati e quindi non monitorati, il rischio incidenti causa neve è altissimo. E a proposito del paesino, ho molto amato la descrizione di questo luogo reso fiabesco dalla presenza della neve - che cade incessante come a voler colmare col proprio silenzio e la propria innocenza tutta la storia - e gli accenni alle usanze tipiche di una tradizione regionale che, come la neve, si conserva intatta.
Molto azzeccato anche il vero e proprio inizio della storia, che ci mostra Stefano alla guida mentre ascolta una canzone allegra, in ogni caso travolgente e piena di speranza. Come dire, l'esatto contrario di quel che seguirà a breve...
Cara Nina, tu hai scritto tante belle storie ma questa rappresenta proprio uno scatto in avanti, un salto di maturità letteraria che ti porterà ancora più avanti... complimentoni ancora, anche per il podio ovviamente meritatissimo.
Recensione alla storia L'affetto fa tanto male - 03/09/20, ore 16:02
Capitolo 1: L'affetto fa tanto male
Brava Kim! Hai saputo trattare un argomento per nulla facile con delicatezza e con grazia, cercando di farci entrare nei pensieri di questi bambini (quanti sono e quante se ne sentono!) che vengono abusati e privati della loro infanzia. Quello che a un adulto spesso (mica sempre, purtroppo!) è chiaro ed evidente, un bambino cerca di spiegarselo con gli strumenti che ha. E soprattutto, nel caso di abusi domestici, restano quasi sempre intatte la fiducia e l'affetto nei confronti del familiare responsabile dell'abuso. Chissà come andranno le cose in questo caso, dal momento che uno dei poliziotti ha visto lo strano gioo di Faith con le sue bambole e che, si sa, spesso i bambini cercano di spiegarsi le situazioni che li turbano e che non comprendono direttamente proprio attraverso il gioco o il disegno. Riuscire a dar voce a un bambino, e per di più a un bambino abusato, non è terreno facile ma tu te la sei cavata bene, come ho detto con molta delicatezza e sfruttando sapientemente lo strumento del sottinteso che lascia tutto (purtroppo) all'immaginazione del lettore. A presto!