Recensioni di fenice64

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Recensione alla storia Sacrogral ha una penna in mano V - 05/01/23, ore 16:47
Capitolo 1: Sacrogral ha una penna in mano V
Caro Cavaliere,
innanzitutto ho piacere di augurarvi un anno sereno e progettuale, e poi voglio complimentarmi per questo capitolo quanto mai interessante e che, nella tensione sottile che lo pervade nelle tre parti che lo compongono, ha fatto scattare delle riflessioni nella mente del lettore.
Abbiamo potuto assaporare, nella prima parte, quanto sia vivido il ricordo dell’impresa a cui i frequentatori e amici della Disperazione avevano partecipato, un ricordo quasi palpabile dallo scambio di parole tra il poeta Gobemouche e l’oste Joss. Joss che aveva dovuto rimandare il suo sogno di sposare Julienne, la cuoca di cui si era invaghito, e che aveva preso sotto la sua ala protettrice il piccolo Foret. Cinque anni sono trascorsi da allora, ma tutto viene quasi rivissuto tramite la suggestione che ancora, a distanza di tempo, quelle situazioni avevano creato.
Sul finale abbiamo appreso che la missione sta prendendo corpo, con il dottor Lassonne in compagnia del poeta e del piccolo Foret inseguitore di farfalle. Quello che stanno accingendosi a compiere avrà sicuramente una portanza epica, poiché avere fra le mani il Graal, anche se non sanno bene cosa possa essere e quale aspetto abbia, sono però certi potrebbe portare quella luce che tutti stanno attendendo. Ma il Graal si farà trovare solo da chi è degno, solo dai puri di cuore e solo se sarà giunto il momento giusto per farsi trovare. E solamente chi ne sarà degno comprenderà cosa sia il Graal e quale potere abbia racchiuso in sé. Un potere che è passato di mano in mano, di padrone in padrone, e ora, forse, potrebbe proprio risiedere nelle mani di sua maestà il re. E il compito di avere un abboccamento con il sovrano spetta a Gobemouche, l’unico che sa ben parlare. Se non dovesse avere successo nell’impresa, vorrà dire che per il Graal non era abbastanza puro, ma forse Foret, lui che ha il cuore candido di un fanciullo, potrebbe riuscire dove altri invece fallirebbero.
E poi la parte centrale, molto forte, impattante, fa da perfetta cerniera con le altre due di cui hai narrato. Abbiamo potuto percepire la disperazione, la rabbia, la desolazione e il dolore a cui si è assoggettato Monsieur le Marquis, il quale, pur di riavere carta penna e calamaio, quasi fossero una parte di se stesso, ha stipulato un patto con quel diavolo di De Launay, che gli impone l’indossare la maschera di ferro, che rischia di farlo impazzire, tanta è la costrizione fisica e mentale che su di lui esercita, ma tutto è accettabile pur di poter leggere e, soprattutto, scrivere e divulgare il suo pensiero, qualunque sia. Un uomo che legge e scrive è un uomo libero dentro, e un uomo libero, anche se imprigionato, fa paura. Ed è questo che teme De Launay, uomo piccolo e meschino, dalla mente ristretta che non riuscirà mai a contemplare le meraviglie che possono scaturire dalla mente umana e per le quali si è disposti a tutto pur di lasciare correre i pensieri. Monsieur le Marquis è solo un uomo che scrive e vuole continuare a farlo, ne ha un bisogno spasmodico, ed è quanto mai drammatica la sua affermazione così colma di dolore.
Un altro capitolo dalle tonalità e connotazioni potenti che la vostra penna ci ha regalato in questo inizio di anno, che speriamo tutti sia di svolta positiva sotto ogni punto di vista.
Un caro saluto e un doveroso inchino.
Recensione alla storia IL NOSTRO PRESEPE HA FAME (ANTIFAVOLA DI NATALE) - 23/12/22, ore 15:25
Capitolo 1: IL NOSTRO PRESEPE HA FAME (ANTIFAVOLA DI NATALE)
Dorabella carissima,
mi sembrava di rammentare che a te il Natale, come festività in quanto tale, non piacesse particolarmente, per cui, quando ti ho visto comparire in questa sezione con una nuova storia dal titolo curioso, e avendo letto l’incipit nonché il genere, non ho potuto fare altro che leggere con estrema curiosità per vedere come la tua fantasia avesse modificato questa ricorrenza.
Devo ammettere che la tua verve nel narrare le vicende è veramente notevole, capace di catturare l’attenzione e l’interesse del lettore dalla prima all’ultima riga.
Come non rimanere avvinti dal tuo spumeggiante introdurci una simpatica coppia che si sta apprestando a preparare il presepe. Mi è parso di essere lì con loro a gustarmi i simpatici battibecchi dei due giovani sposi, con l’ammirazione di Luca per quel presepe del quale si reputava custode, in quanto prezioso pezzo di famiglia, e come contraltare l’irriverenza di Chiara per quello che lei non poteva che definire obbrobrio fatto e finito e che sperava sempre di poter mandare al macero.
Ma è quello che interviene nel mentre che ci lascia basiti: si passa infatti dalla sit com che si è creata in fase iniziale, ai toni un po’ misteriosi relativi alle prime sparizioni di alcune statuine, per poi virare decisamente nel noir con gli incubi di Chiara che aveva sogni inquietanti e che attenevano sempre a quel presepe, per poi giungere, sul finire del racconto, in pieno tema Thriller, dato che le statuine del presepe stavano a piccoli morsi fagocitando una ad una le altre, poiché avevano fame. Il finale davvero lascia un po’ storditi con quella richiesta dei due giovani alla vecchia portinaia amica di andare a comprare della carne fresca che, evidentemente, serviva ad alimentare la fame insaziabile delle statuine, prima che si mangiassero anche gli abitanti della casa, dato che per disfare il presepe sarebbero occorsi ancora parecchi giorni.
Ora ti svelo un piccolo segreto, tanto non ci sente nessuno, ma io, che ho letto in serata il tuo racconto, subito dopo averlo terminato, sono andata a sincerarmi dello stato di certe placchette di legno intagliato, a carattere natalizio, quindi con i vari personaggi nonché i famosi dolci animali, che siamo sempre stati portati a pensare dovessero essere un riparo dalle intemperie per il Bambinello, insieme ai suoi genitori che lo vegliavano con amore, e che ho appeso ai vari pomelli dei mobili sparsi per casa, per vedere se erano ancora come le avevo lasciate e come dovevano essere nel loro stato originario, senza aver subito alcuna mutazione in corso di… racconto. Vuoi mai che la forza narrativa dell’Autrice avesse travalicato i confini spazio temporali….
Potere della suggestione e della tua accattivante narrazione.
Grazie per questo piccolo dono di Natale che mi ha fatto al contempo sorridere e far scorrere un leggero brivido lungo la schiena.
Un augurio affinché le festività di noi tutti possano essere luminose e serene sotto ogni punto di vista.
Un abbraccio e ancora auguri a te, ai tuoi cari con i quali spero lo trascorrerai, nonché ai lettori tutti.
A prestissimo…..
Recensione alla storia Sacrogral ha una penna in mano IV - 22/12/22, ore 16:11
Capitolo 1: Sacrogral ha una penna in mano IV
Mio caro Cavaliere,
davvero impagabile questo nuovo passaggio che ci avvicina sempre più alla missione che sta già prendendo le misure di come dovrà svolgersi l’azione.
Lì alla Disperazione io, dal mio angolino appartato, ho osservato la scena che si è svolta davanti ai miei occhi e per ben più di una volta sono rimasta sorpresa dal suo evolversi.
A cominciare dall’ingresso di Latour, l’uomo di Monsieur le Marquis, ma che forse non ha capito quanto sia raffinato il pensiero del suo padrone nel ricercare proprio tra quelli che lui definisce poveri derelitti, i futuri eroi di quell’impresa dalle mille e una incognita. Gente che a differenza sua ha una luce che li illumina da dentro e pertanto anche una impresa come quella prospettata non fa paura. Latour che si veste di ombre fino a diventare persino lui stesso tale; l’uomo senza profumo né olezzo, e anche io, come Galla, ho subito lasciato la mente correre e fare il parallelo con il protagonista del romanzo di Suskind; l’uomo che incute timore per quel pensiero dal quale non ci si può distaccare, riflettendo quale sia la sua massima aspirazione, e cioè godere nel provocare dolore.
Latour davvero non riesce a vedere in quella varia umanità tutta la bellezza che l’essere umano può racchiudere in se stesso.
Si scontra e non comprende Gobemouche e il suo essere poeta, poiché lui è poeta nel senso più puro del termine, per quel suo sapersi emozionare ed emozionare a sua volta declamando il bello e il buono che esiste intorno e dentro ogni cosa e ogni persona. Povero Latour non sa cosa si perde a non lasciarsi avvincere dalle sue parole capaci di mettere a nudo qualsiasi animo sensibile o meno.
E poi come rimanere seri di fronte ai primi due eroi che hanno posto le fondamenta per quella missione: Fra Etienne e il piccolo Foret. Un frate veramente sui generis, come forse ce ne sarebbe bisogno, uno che non ha paura di sporcarsi le mani per una degna, valida e buona causa. Mi strappa sempre un sorriso quando lo sento imprecare e subito dopo scusarsi, soprattutto con Monsieur Sanson, se si trova nei paraggi del locale. E come non intenerirsi per il bimbo con la luce dentro che si perde dietro al volo di una farfalla vedendo quanta sia la bellezza del suo librarsi.
I due si erano recati alla reggia, con tanto di pozione appositamente confezionata dal dottor Lassonne, ma mai avrebbero pensato di fare un incontro che, per qualcuno lì alla Disperazione, avrebbe potuto cambiare la vita.
La super cuoca della reggia, che voi cavaliere vi siete divertito a descriverci come la donna più inguardabile del mondo, quasi a voler fare il paio con l’oste Joss, anche lui di grazie esteriori privo, mentre dentro il cuore una esplosione di emozioni. Curioso come nulla venga da voi lasciato al caso anche nell’affibbiarle il nome di Julienne. Ebbene, la donna, giunta nella locanda per ritirare, diciamo il lavoro, che Fra Etienne nel suo fervore missionario si era impegnato a far fare dopo il disastro compiuto nelle cucine reali dal piccolo Foret, fa scoppiare la scintilla dell’innamoramento proprio in Joss, il taciturno Joss, che con le donne sa parlare ancor meno che con i suoi simili, completamente avvinto dalla verve di questa dama alquanto particolare.
Una lettura davvero piacevole sotto molti punti di vista dal momento che la vostra penna sa descrivere in maniera ammirevole non solo situazioni esilaranti quanto anche profondità di sentimenti che toccano le persone di cui narrate le vite con cura e rispetto.
Grazie sempre, caro Cavaliere, e nel mentre colgo l’occasione per inviare a voi e ai lettori tutti, il mio sincero augurio, affinché le prossime festività trascorrano serenamente insieme a coloro cui volete bene.
Buone Feste dalla vostra dama d’altri tempi…
Recensione alla storia Sacrogral ha una penna in mano III - 14/12/22, ore 10:26
Capitolo 1: Sacrogral ha una penna in mano III
Mio caro Cavaliere,
Vi ritrovo sempre in grande spolvero e desideroso di mostrarci il mondo da voi creato da diversi punti di vista.
In questo passaggio, pur rimanendo nel mio angolo appartato e un poco in ombra, ho assistito ai primi preparativi abbozzati dei frequentatori della Disperazione per dare corso all’idea che Monsieur le Marquis ha instillato loro al fine di cambiare la Storia, e persino certi di poterlo fare. Nessuno sembra volersi tirare indietro e già argomentano fra di loro quale possa essere l’escamotage da utilizzare per recarsi in quel di Versailles. Certamente ha ragione il dottor Lassonne, il quale fra quella folla di derelitti, parrebbe l’unico ad avere le carte in regola per farsi ricevere a corte e, forse, sarebbe anche in grado di portarsi dietro, quali suoi aiutanti, il poeta Michel e il bimbo Foret con la Luce dentro. Al piano sembrano aderire con convinzione e quell’armata variamente assortita è pronta a dare il suo fattivo contributo, ignara forse delle falle che il piano stesso potrebbe riservare. Sempre arguto il vostro modo di presentarci i componenti di questa novella compagine, ognuno con le sue peculiarità che, forse, proprio per questo hanno attirato l’interesse del marchese.
Però nel contempo ci presentate un malinconico, almeno così a me è parso, Marchese de Sade, il quale rientrato nei suoi “alloggi” aspetta e ripensa a quello che è stata la sua esistenza. In quella buia cella si riveste della maschera di ferro che gli è stata imposta, ma lui ragiona forse della maschera che ha indossato lungo il corso della sua vita e che probabilmente, più di ogni tanto, gli pesa portare e vorrebbe potersela levare. Ma il mondo lo vede solo con la maschera indossata e lui sta al gioco, non scoprendo una parte, forse quella più intima, di se stesso. D’altronde persino dai famigliari viene considerato esclusivamente con quella maschera che si è sempre portato addosso. Ho sorriso quando parlava senza veli della suocera e di sua moglie. E intrigante e soffuso il suo momento con Lei, la Dama che lo blandisce e che è venuta da lontano per essere aiutata a liberarsi del peso e della maledizione che le hanno scagliato contro. E Lei è colei che conosce e si ferma di fronte al vero amore?
Con una maschera calzata lo vede anche il suo tuttofare Latour, il quale spera maggiormente che possa insegnargli qualcosa di sempre più estremo per il desiderio di provare piacere nel dare dolore, lui che il dolore non lo ha mai provato sulla sua pelle. Personaggio oscuro, che incute timore per quella perfidia che lo anima, un uomo che non si pone domande sul perché quel suo strano padrone si comporti in certi modi, tanto da averne fatto il suo stile di vita, non indaga su cosa ci sia sotto, e, senza una riflessione profonda sul comportamento che porta una persona a compiere certi atti, non si può avere contezza di quando sia giunto il momento di fermarsi prima di raggiungere il punto di non ritorno. Ma forse sto andando fuori tema.
Sempre interessante leggervi e pertanto Vi attendo con curiosità per il prosieguo.
Colgo l’occasione per porgere a voi e ai lettori tutti gli auguri per le prossime feste che si stanno approssimando, nel caso non ci incontrassimo prima.
Un saluto e un inchino.
Recensione alla storia Sacrogral ha una penna in mano II - 05/12/22, ore 13:45
Capitolo 1: Sacrogral ha una penna in mano II
Caro Cavaliere, davvero incredibile questa lezione di storia che avete impartito alla Disperazione.
In mezzo a tutti coloro che ascoltavano, bevendo letteralmente ogni sillaba pronunciata dal divin marchese, il quale con la sua eloquenza era riuscito nell’intento di soggiogare l’attenzione di coloro ai quali stava tentando di mandare un messaggio, nascosta nel mio angolo appartato, anche io ho udito e sono rimasta stupita di quanto volesse mettere in atto De Sade, insieme al suo servitore Latour, che già conosceva i suoi propositi, e, a bella posta, doveva avergli indicato nella “Disperazione” il luogo dove poter reperire gente utile a raggiungere il suo scopo. Gente che non si sarebbe tirata indietro, gente che magari non aveva nulla da perdere, gente che sperava di poter trovare un ideale al quale votarsi.
Ma ciò che aveva in mente il marchese, sinceramente, non ero arrivata a intuirlo: rubare il Sacro Graal per liberare il popolo francese dal giogo che da centinaia di anni trascinava le loro vite fino a giungere alle conseguenze che si sarebbero manifestate con la rivoluzione.
Ognuno dei frequentatori assidui della Disperazione ha quel qualcosa che ha fatto baluginare una luce nella mente del marchese convinto che, con gente simile, si potesse mettere in scena una tale impresa, come appunto quella del furto del Sacro Graal, attualmente stanziato presso il Tempio di Parigi, poiché la coppa che aveva avuto l’onore di ricevere e contenere il prezioso sangue di Cristo doveva avere un luogo ad hoc, e cambiare e riscrivere veramente la Storia.
Volti perplessi hanno rivolto il loro sguardo al marchese, dal quale traspariva la convinzione di tutto ciò che affermava, e con una leggera titubanza hanno iniziato a riflettere su quel fiume di parole che li aveva investiti e che poteva avere una sua propria valenza.
La compagine sembra d’accordo nell’accettare di partecipare a qualcosa che sarà certamente epocale, ed io sarò curiosa di vedere questa novella armata muoversi in un contesto diverso da quello in cui normalmente vive.
Sempre molto d’impatto i particolari che riservate ad ognuno degli habitué della Disperazione, ognuno con le proprie caratteristiche che, tramite le vostre parole, vengono esaltate e portate addirittura in piena luce, come per esempio la paura di Monsieur Sanson di farsi toccare da chiunque per timore di trasferirgli tutto il buio che lo avvolge, o come Foret che nella sua ingenuità non comprende il pieno significato di quanto ha ascoltato ma che viene tenuto in gran conto dal marchese per quella Luce che il ragazzino possiede in se stesso.
Insomma, è tempo che mi ritiri nelle mie stanze, l’aria è rinfrescata, ma resto in attesa di avere ulteriori ragguagli sull’impresa, così come resto a disposizione, qualora voleste fare una sosta nel mio maniero che sarà ben lieto di accogliervi.
Un saluto e un inchino dalla vostra dama d’altri tempi.