Recensioni di Wednesday in Wonderland

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Recensione alla storia La Via Smarrita - 25/07/23, ore 17:41
Capitolo 14: 14.
Ogni tanto mi viene nostalgia di questa storia, dei suoi personaggi e delle sue atmosfere, e anche se so che gli aggiornamenti arriveranno, e che efp mi avviserà quando lo faranno, ma che ci vuole tempo e pazienza, torno a vedere se ci sono nuovi capitoli che mi sono sfuggiti, o a rileggere quelli vecchi.
Ne approfitto per recensire capitoli che mi ero lasciata perchè sono stati pubblicati quando ero in sessione d’esame o distratta da chissà che altro.
Mi chiedo come ho fatto a lasciarmi indietro proprio questo capitolo perchè è forse uno dei più belli, maturi e incisivi.
È il capitolo di svolta per Marina, Roisin e il loro rapporto, e non c’è nulla di più bello, doloroso e soddisfacente da leggere al tempo stesso, di un rapporto madre-figlia difficile, ma con la possibilità di un lieto fine; un rapporto pieno di errori, ma anche di desiderio di chiarire e RIMEDIARE (e già questo è molto, perchè spesso nei rapporti tra genitori e figli l’orgoglio rischia di essere troppo per questo). Un rapporto con una figlia che prima si fida ciecamente della madre, poi comincia a diffidare di lei, si sente tradita e infine la perdona. Riconosce i suoi errori, li biasima, ma capisce perchè li ha fatti, e accetta le scuse quando arrivano insieme alle ammissioni di colpa. Una figlia che crede di essere completamente diversa dalla madre, e in negativo, poi si rende conto di essere sempre più simile a lei proprio quando la sua stima per sua madre diminuisce, e infine impara ad accettare e riconoscere i lati negativi di sua madre senza che essi inficino il suo affetto per lei, ma allo stesso tempo fa voto a se stessa di cercare di cambiare quegli stessi lati in se’ stessa.
Davvero, non so dirti quanto tutto questo, che traspare da ogni interazione tra Marina e Roisin nel capitolo, sia stato tanto importante per me da leggere.
Penso che per Marina sia stato doloroso sentirsi rivolgere determinate accuse da Roisin, ma penso anche che alla fine, sul lungo periodo, le abbia fatto bene, e anche lei lo sappia.
Una delle sue bambine è un’adulta ora. Marina non deve più portare tutto il peso del mondo sulle spalle- sua figlia può condividerne un po’ con lei. Forse Marina non è pronta a cederlo, questo fardello che è la prova del passare degli anni e della sua non invincibilità, ma Roisin è pronta a prenderselo- per il bene di Marina, ma anche e soprattutto di Cate, e di tutta Malacena, del Chiaro e dell’Altrove. E per il bene stesso di Rosi, che non può per sempre negare la sua natura e la sua vocazione, giustificando se stessa con la sua scusa che sua madre è ancora abbastanza giovane e invincibile da tenersi il suo posto da Sorvegliante ancora per molti anni.
Perchè Roisin ora sa che sua madre non è più invincibile, anche se crede di esserlo o forse si è abituata a considerarsi tale in mancanze di alternative, e che per vincere questa battaglia c’è bisogno anche di lei.
Mi piace come si arrabbi con sua madre per averla tenuto all’oscuro dei pericoli che correvano in paese e SOTTO IL LORO STESSO TETTO, ma allo stesso tempo riconosca le sue colpe, il fatto che sia stata lei stessa la prima a tirarsi fuori dal suo ruolo di Sorvegliante, e ammetta di aver sbagliato anche lei in quell’occasione.
Mi piace come Roisin prima si indigni e si infuri al pensiero che sua madre stia tenendo nascosto un Lupo Mannaro, poi capisca le sue ragioni e condividi la sua indignazione al pensiero di condannar a morte un ragazzino, non importa quanto odioso, per via di una sua natura che non può controllare.
Ho apprezzato il confronto tra i tre Bambini della Domenica e i Sorveglianti: come i giovani e i gli adulti di mezza età compongano due schieramento uno opposto all’altro, ma mentre Ettore, Tobia e Rosi sono compatti, uniti e leali tra loro, mentre i Sorveglianti, che teoricamente dovrebbero mantenere l’Ordine e la Pace tra il Chiaro e l’Altrove, siano divisi da diffidenze, segreti, antipatie. Vederli interagire è stato come osservare una partita a carte tra giocatori che stanno tutti facendo il doppo o il triplo o il quadruplo gioco, e ognuno sospetta di tutti ma nessuno può accusare apertamente nessuno per paura di ritorsioni, perchè nessuno ha davvero la coscienza pulita, o sta giocando secondo le regole.
Nulla più di ciò dimostra quanto sia marcio lo “status quo”: perchè ti obbliga a scegliere tra la sua giustizia e quella del tuo cuore, e in ogni caso ti trasforma in un assassino o in un bugiardo. Tra chi lo mantiene, tra la gente seduta a quel tavolo, c’è gente deve scegliere se imbrogliare il sistema o andare contro la propria morale innata, quella che ti spinge a guardare con ribrezzo chi uccide un bambino; gente disposta a mentire per proteggere la propria famiglia, ma sarebbe disposto a mandare al macello quella di qualcun altro, come il sindaco Ghini; gente che al contrario fa carte false per amore di giustizia ed empatia e valori superiori, ma così facendo mette in pericolo la propria famiglia, e per il sacrosanto obiettivo di salvare la vita di un ragazzo sacrifica la sanità mentale e il benessere di un altro che conosce da anni, come Marina; gente talmente fedele al sistema da uccidere chiunque non ne sia parte o sia un pericolo per esso, come i vanator. E infine gente, come Don Doriano, di cui non sappiamo ancora le motivazioni ma intuiamo la colpevolezza, che mette in atto piano loschi e opera volontariamente contro il bene comune sapendo di farlo, ma si pone come difensore di esso, padre benevolo che finge di fare da paciere mentre in realtà getta veleno nei sentieri e lancia brandelli di sospetti ad ogni fazione.
Mi piace come Roisin intuisca che tutto questo sua sbagliato, e PERCIÒ decida di indossare, ufficialmente o meno, i suoi panni da Sorvegliante. Per fare meglio di quelli che l’hanno preceduta.
Ho apprezzato il fatto che il confronto tra Marina e Roisin e il passaggio di testimone dalla madre alla primogenita avvenga nello stesso capitolo del confronto, nel passato onirico, tra Bice e Lietta, e della decisione della sorella maggiore di rimanere nel bosco e cacciare il Serpente, costi quel che costi. Perchè è il suo compito, il suo destino, il suo dovere, la sua vocazione. O forse semplicemente perchè qualcuno lo deve fare, o non c’è nessun altro disposto e preparato a farlo a parte lei.
A volte seguire il tuo destino per migliorare il mondo e seguire un mostro gigante per salvare chi ami non sono poi due cose così diverse.
Le querce, personaggi silenti ma imponenti di questo capitolo e forse di tutto il romanzo, non possono fare altro che osservare in eterno gli errori e il coraggio delle donne della famiglia Silvani, distanti tra loro dai secoli e dalle generazioni ma così uguali nel loro essere sempre e comunque figlie del bosco, nel bene e nel male, protettrici, vittime o spose sacrificali, di questo Altrove bellissimo e terribile. E il bosco lo sa, e per ringraziarle non può far altro che raccogliere l’eco delle loro frasi, e lasciare che risuoni tra gli alberi in eterno, che magari una particolare perla di saggezza, di amore o di disperazione potrà servire a qualche discendente bisognosa d’aiuto o di consiglia, tra dieci, cento, mille o duemila, quando l’Altrove uscirà di nuovo dai suoi confini minacciando il Chiaro o gli abitanti del Chiaro tenteranno di sopprimere l’Altrove, e le ragazze e donne Silvani si troveranno di nuovo, volenti o nolenti, a dover far da spola tra i due mondi, difendendo entrambi.
“Siamo entrambe figlie delle querce” pensa Marina a proposito di se stessa e di Roisin, ed è vero. “Non possiamo essere nient’altro. E va bene così” e questa frase è un pugno nello stomaco, perchè è vera, le Silvani saranno sempre sospese tra l’Altrove e la normalità, e sarà sempre un fardello difficile, ma tentare di negarlo non farà altro che far star loro male. Almeno però adesso madre e figlia non sono più divise da segreti o incomprensioni e, almeno per ora, nessuna delle due deve portarsi questo fardello da sola. Possono dividerselo, almeno per un po’, almeno un po’, così che sia meno pesante.
Ma soprattutto in questo capitolo mi hanno colpito e commosso due frasi, e non credo ci sia bisogno di spiegare perchè: quel “sono la mia Confraternita” di Roisin riferito a Ettore e Tobia (cuori e feels sparsi) e quel “siete due donne forti, molto più di me” che Marina pensa a proposito delle sue figlie, di entrambe le figlie. Sono frasi breve e forse scontate ma che se si considera tutto ciò che ci sta dietro, e quello che ci è voluto per arrivarci, scontate non lo sono affatto. Mi hanno ricordato perchè amo le tue storie, quindi grazie, grazie e ancora grazie.
Non importa quanto tempo passerà, continuerò ad aspettare il ritorno dei personaggi e il continuo di questa storia.
(Recensione modificata il 25/07/2023 - 05:44 pm)
Recensione alla storia Storie di Veglia - 08/12/22, ore 13:56
Capitolo 2: La Giöbia, la vecchia strega
E con questo aggiornamento Racconti di Veglia vola dritto tra le storie preferite!
Sul serio, sei riuscita a farmi provare quel senso di struggimento, alienazione, malinconia e segreto affetto che i paesi e le campagne Lombarde al di fuori di Milano mi hanno sempre comunicato.
Questo non era scontato, perchè secondo me è più facile descrivere l’atmosfera magica di quei posti in Italia che sono già di per se’ folkloristici, spesso lasciati essere tale anche per scopi turistici, che non di quei posti e quelle regioni in Italia che tutto ciò che avevano di magico, naturale o colorato s l’hanno soffocato o stanno provando a soffocarlo da decenni. In che non vuol dire che il folklore non ci sia più: anche la battaglia tra un’anonimo e asettico fumo industriale e un’altrettanto grigia ma più eterea nebbia di palude, che avvolge l’intera zona da ottobre a gennaio rendendo impossibile distinguere i contorni delle case, dei paesi, portando con se’ un’impalpabile e invincibile malinconia e facendo sfumare il confine tra ciò e che è vero, è una forma stessa di atmosfera folkloristica. Più triste, più ambigua, più struggente di quella tipico di altre zone italiane, ma chi dice che non c’è nulla di creepy nella Monza-Brianza moderna non ci ha mai vissuto in autunno e soprattutto in inverno, punto.
È un’atmosfera magica meno intensa e soprattutto diversa da quello dell’Appennino, meno evidente e caratteristica, ma in un certo senso più nostalgica e spettrale, perchè non è data dal verde profondo e rigoglioso dei boschi, ma dal grigio impalpabile e malinconico della nebbia invernale e autunnale. È una giostra che ho visto una volta a Monza che girava e girava e girava senza bambini sopra in un parco desolato di un’autunno uggioso, sono i cimiteri in luoghi sperduti, avvolti da una nebbia quasi gotica per sei mesi l’anno, è la tradizione (ormai credo perduta, ma mia nonna ha fatto in tempo a viverla) di vestire ogni anno il 13 dicembre una bambina del paese di bianco e farle interpretare la Santa a cui i fratelli strapparono gli occhi.
Tutto l’aspetto creepy e spettrale sta lì alla fine, in quella nebbia che, appena esci dai rassicuranti confini di Milano-città, sembra salire dalle campagne per avvolgere le strade, e sembra intimarti di andare piano, non importa quanto la strada sia sicura e quanto tu creda di sapere tutto, perchè ormai non è più estate, e tra il giorno dei Morti e l’Epifania devi convivere con questa nebbia dal sapore di fantasma ti impedisce di distinguere ciò che è vero da ciò che è falso, ciò che è antico e pericoloso da ciò che è nuovo sgargiante.
Scusa se sto divagando, ma sto cercando di racchiudere in questa recensione tutte quelle sensazioni e quei ricordi che la tua breve storia mi ha risvegliato, pur senza nominarle direttamente. Leggere le tue storie sul folklore dell’Appenino toscano è per me come essere accompagnati ad esplorare un posto bellissimo che prima si conosceva solo superficialmente, da chi invece di quel posto conosce ogni emozione ed ogni segreto. Leggere questa storia invece è stato come venir trasportati in un ambiente e un’atmosfera che magari si detesta un po’, ma a cui si vuol bene come si vuol bene solo alle cose particolarmente famigliari, legate ai ricordi d’infanzia. Le cose a cui si vuol bene controvoglia, con un po’ di rancore, ma fedelmente e intensamente. 

Quegli articoli davanti ai nomi propri, quei treni in quelle stazioni anonime avvolte dal grigiore, e sotto le banchine deserte e fredde lo spauracchio di quei tossici senza casa che nessuno conosce ma tutti imparano a temere, quel senso di vuoto malinconico spezzato solo dal chiasso, dalle risate e dai litigi dei ragazzini pre-adolescenti che si muovono in piccole bande...

Gli ultimi avanzi della fiera di paese, in cui *il* Ricky ha mangiato il risotto, svaniscono nel buio ed è già notte fonda poco dopo le undici. Le strade sono immerse in un silenzio antico e innaturale, qualcosa di profondo che non può essere spezzato dal rumore lontano e moderno della musica di un locale, che suona chissà per chi e chissà per quanto, per un mondo completamente diverso da quello per cui è stata bruciata la giöbia. 
Il fumo del falò che svanisce nell’aria dopo aver bruciato il fantoccio *sbagliato*, perchè nessuno si ricorda più cosa si debba bruciare esattamente, e la strega vera che i nonni dicono bisognava bruciare che invece è viva e vegeta, solo che nessuno la ricorda, anche se qualcuno può sentirne la presenza come si sentono sulla pelle i brividi che preannunciano l’arrivo di cose sgradevoli; ma nessuno la vede, perchè si mimetizza nella nebbia e nel buio che avvolgono la sera di un paesino di provincia, e insegue i bambini per mangiarli, prima di venir sconfitto da un mondanissimo set di accendino+lacca per capelli abbandonati nella borsa di una madre distratta e indaffarata, e usati all’occorrenza da una ragazzina coraggiosa e intraprendente. Una ragazzina che appena sconfitta la strega è già tornata ad essere scettica sul fatto che la leggenda sia realmente vera, o che quello che ha sentito e visto sia stato reale, e non un’autosuggestione...eppure probabilmente da questo momento si porterà sempre dietro un’accendino e una pacca per capelli, perchè “non si sa mai”.
(Recensione modificata il 08/12/2022 - 01:57 pm)
Spero che continuerai e approfondirai le storie di anche questi personaggi, perchè amo i personaggi del ciclo toscano di Malacena e spero di leggere la fine della Selva Oscura ed eventuali sequel, ma ora vorrei anche saperne di più su Chiara e i suoi amici. Complimenti e spero che questa raccolta di storia sul folklore magico italiano diventerà un giorno un progetto più ampio conosciuto anche fuori da efp, perchè nasce da un’idea interessante e originale che tu sai sviluppare al meglio.
(Recensione modificata il 08/12/2022 - 02:02 pm)
Recensione alla storia La Via Smarrita - 14/11/22, ore 22:24
Capitolo 17: 17.
Sono entrata su efp stamattina e non ho visto l'aggiornamento di ieri, com'è stato possibile? Ho anche messo la storia tra le Seguite!
Comunque, Cate finalmente si accorge di qualcosa di sospetto che serpeggia nel paese, proprio mentre la sua alter-ego nel passato sparisce catturata dal Lupo Demonio (che a questo punto mi viene da pensare non fosse un vero lupo, ma il Regolo. Forse anche nel Medioevo c'era un Lupo Mannaro ma come nel presente non era il vero problema. Dovrei rileggere le parti Medievali per esserne sicura).
Il dialogo Cate-Roisin mi è piaciuto, perchè riesce ad evidenziare da un lato il rapporto quasi madre-figlia più che da sorelle che c'è tra questi due personaggi, dall'altro mostra la totale incapacità di comunicare tra loro, soprattutto quando si tratta di sentimenti, che intercorre tra le due sorelle. Quella rabbia malrepressa di Roisin al pensiero che Marina non avesse dato di matto al pensiero di Cate e Malù insieme mi ha fatto sorridere. Ora Roisin penserà che Malù ha incantato Cate e entrerà in paranoia.
Ho apprezzato che il "momento rivelazione" di Cate avvenga in seguito al rendersi conto che ROSI si sta comportando in modo strano. Okay, ci sono le stranezze di Alina, di Malù, di Marina, ma è l'atteggiamento di Roisin che fa scattare le antenne alla ragazzina.
È come se Rosi per Cate fosse una costante, non particolarmente piacevole, con la sua scopa, le sue regole, la sua mancanza di fantasia e capacità di godersi la vita (secondo i canoni di Cate), il suo caratteraccio e i suoi rimbotti, ma in qualche modo rassicurante, con la sua figura secca, i suoi modi bruschi e con pochi fronzoli, la sua routine precisa e metodica e tutti quegli altri dettagli *da Rosi* che Cate detesta, ma che quando mancano la destabilizzano.
Inoltre, si riconferma il fatto che in quella casa la figlia che ha preso da Marina è Cate, non Roisin. Cate è riuscita a tenere nascosta la sua relazione con Malù a fior di Sorveglianti, vanator e MARINA (che merita di venir nominata a parte) per tutta l'estate e appema la svela a Roisin (solo dopo che è finita), quest'ultima si fa sgamare in meno di un secondo da Cate sul fatto che le stia nascondendo delle informazioni su Maddalena.
Mi è piaciuta la parte in cui Pietro e Caterina si trovano entrambi davanti al sospetto che le fiabe dei vecchi siano diventate realtà, e ognuno dei due vorrebbe rassicurare l'altro/l'altra che sono tutte fandonie ma nessuno ci riesce. È una di quelle situazioni da: "ci stiamo suggestionando a vicenda contagiando l'ansia a vicenda o il fatto che lei/lui condivide le mie paranoie/sensazioni le rende reali?" ed è stata resa molto bene in questo capitolo. Mi è piaciuta meno la totale indifferenza di Cate alla notizia che Alina va in giro di notte, armata, nel bosco. La sua reazione è "ok chiamiamola e chiediamole che sta succedendo". Scusa, ma se scoprissi una roba del genere su una mia amica mentre in paese continuano a succedere cose strane io mi preoccuperei di accertarmi che non sia una serial killer. Okay, magari no, ma almeno un brividino magari mi verrebbe. Comunque aspetto un confronto Cate-Alina, e magari Cate-Alina-Pietro,n per dare un giudizio sul modo in cui Cate ha reagito alla faccenda. Magari sul momento era solo.scioccata che UN'ALTRA ragazza vicino a lei andasse in giro di notte a fare cose losche.
Interessante l'ultima scena, apparentemente Marian sospetta anche di Don Dorian e non solo di Marina e del Sindaco Ghini.
...comunque Marian è un padre di merda ma anch'io se fossi confinata per motivi di lavoro in un piovoso paesino dell'entroterra toscano non vedrei l'ora di tornare in città. Ci ho passato un po' di tempo in vacanza quest'estate, circondata solo dai boschi dell'Appennino, e per carità tutto bellissimo, ma la notte avrei giurato di sentire ululati gli SCIACALLI, dai rumori che venivano dal bosco. Tutto molto affascinante ma sicuramente non rilassante.
Spero che le difficoltà nel trovare una casa editrice non ti facciano perdere l'entusiasmo per questa storia, che ha ancora tanti lettori e tante lettrici che la seguono con affetto qui su efp.
(Recensione modificata il 14/11/2022 - 10:27 pm)
Recensione alla storia Storie di Veglia - 31/10/22, ore 18:15
Capitolo 1: Le Andande, le processioni di morti
Proprio nel.momento che ho lasciato una recensione estremamente logorroica a Opera Al Nero hai pubblicato la nuova storia! Aspetto come sempre il nuovo capitolo della Via Smarrita, ma ho apprezzato anche questa storia. È interessante come Marina sia stata una madre distratta con entrambe le figlie, ma in modo diverso: mentre con Cate lo è in modo permissivo, forse anche troppo, per Roisin , la maggiore, l'assenza continua della madre voleva dire assumersi sempre nuove e maggiori responsabilità, in un'età in cui tutto quello che si vorrebbe fare è uscire con le amiche e vivere esperienze di socializzazione normali e sane, com'è giusto che sia. Che poi che Marina, come madre single e lavoratrice E come Sorvegliante, si trovasse spesso, durante l'infanzia delle figlie, in una situazione "damn if you do, damn if you don't", è un altro discorso di cui abbiamo già parlato in passato. Ma la verità è che spesso un genitore può avere tutte le comprensibilissime giustificazioni del mondo per il fatto di aver responsabilizzare troppo e troppo presto il/la proprio/a figlio/a, ma rimane il fatto che così facendo ha privato suddetta figlia o figlio di determinate esperienze di crescita, con cause psicologiche più o meno gravi a seconda dei casi e della frequenza con cui avveniva. È un po' il succo del rapporto Roisin-Marina, e fa un bel contrasto con la prima volta in cui, attraverso il PoV di Cate, ci viene raccontato quanto sia *figo* avere Marina Silvani come madre.
Ovviamente ho ADORATO il fatto che il climax della storia sia la paura che Roisin prova per Cate: rimanere a casa con la sorellina è un obbligo sgradevole percepito come un'ingiustizia, e un po' lo è, perchè è Marina che scelto di adottare Cate, non Rosi, e perciò dovrebbe essere Marina ad occuparsene. Aldilà di tutte le giustificazioni di Marina, che ripeto io capisco, le ragioni di Roisin, sia pure venute di quell'episodio tipico dell'adolescenza, sono sacrosante, perchè dietro la mancata festa di Halloween c'è un problema più grande, che è: chi si occupa di Caterina quotidianamente? Spoiler: non Marina. Però ciò non toglie che Roisin voglia bene a Cate, che le voglia DAVVERO bene, non solo come responsabilità (Roisin è il tipo di persona che a lungo andare si affeziona alle sue responsabilità e ai suoi fardelli) ma proprio come sorella. Aldilà del sangue, delle apparenze, dei caratteri diversi, dei conflitti e dei risentimenti. Roisin avrebbe potuto riversare addosso a Caterina il risentimento per la sua mancata adolescenza, e io non l'avrei giustificata, ma sicuramente l'avrei capita. Una sorella che è sia la prova vivente del tradimento di uno dei genitori sia, data l'assenza sistematica di suddetto genitori e quella intermittente dell'altra, un "fardello" che si ritrova a dover crescere, educare e proteggere quando lei stessa è poco più che una bambina che dovrebbe essere protetta e accompagnata nel suo cammino di crescita. E invece Roisin vuole bene a Cate come a nessun altro al mondo, forse neanche a Tobia. Perchè, forse, inconsciamente, nonostante lo scompiglio che l'arrivo della piccola ha causato nella famiglia e nella vita di Roisin, quest'ultima capisce che la sorellina, come lei e forse ancora più di lei, è solo un'altra vittima di questo scompiglio, non la causa, che invece su trova nel padre la Rossa Silvani è un personaggio che spesso viene accusato di non guardarsi dentro abbastanza, e in alcuni casi è vero, però in questa occasione ha dimostrato una lucidità inconscia e una maturità emotiva non Comun per un'adolescente. Quanti adolescenti finiscono per risentire fratelli e sorelle minore per dinamiche che erano e sono sempre state colpa dei genitori?
....Ah, ma è qui che Ariele entra a far parte della famiglia! Per difendere e proteggere Cate! Momento tenerezza e fangirling acuto. Amo Ariele. E amo come ha deciso che Cate è la *SUA* Silvani.
Da amante dei gatti, non posso che apprezzare il ruolo di protettori che hanno nella tua storia: per carità, menefreghisti verso tutto e tutti, aiutanti che più che aiutare fanno dei giochetti mentali e moine per ottenere cibo e coccole, ma estremamente protettivi delle LORO persone (non della loro famiglia, come i cani: i gatti sarebbero capace di dare un membro della famiglia, colpevole solo di non saper fare i grattini bene, in pasto a una tigre, e poi divorare la stessa tigre se attacca quello che loro ritengono sia uno dei membri SIMPATICI della stessa famiglia) e dei LORO luoghi. Metà Creature dell'Altrove, metà protettori dalle stesse creature.
Oh poi, manco a dirlo: ho apprezzato anche il fatto che specifichi che in certi paesini italiani Halloween è/era una festa che non ha senso, MA esistevano comunque altre tradizioni legate al culto dei Morti, tradizioni pagane inglobate poi nella tradizionale folkloristica cattolica italiana.
(Recensione modificata il 31/10/2022 - 06:22 pm)
(Recensione modificata il 09/11/2022 - 02:39 pm)
Recensione alla storia La Via Smarrita - 29/07/22, ore 09:58
Capitolo 16: 16
In che senso qualcuno ha riportato in vita Benedetto scusa???? Okay il serpente, che era probabilmente stato ucciso da Bice (immagino che lo scopriremo nel prossimo capitolo) e ora è di nuovo tra i piedi, ma perchè Benedetto? Chi è, dov'è??? Come vedi, i tuoi plot twist riescono sempre a sorprendermi: ero convinta di aver già indovinato chi fossero gli antagonisti e quale fosse il loro ruolo, e tu mi hai stupito con la ricomparsa dell'antagonista della storia parallela, che io pensavo fosse solo un personaggio utile a introdurre il Regolo e portare scompiglio nella vita delle antenate di Roisin. 
Comunque, mi piace questa distinzione tra i maghi, che da quel che ho capito modificano le leggi della natura, e le streghe/donne del bosco, che invece le conoscono talmente a fondo che sono capaci di sfruttarle senza alterarle. Direi che è una bella metafora per l'attuale dilemma ecologico (tutti i fantasy più belli sono metafore del proprio tempo, come in fondo un tempo erano le fiabe). 
Noto solo ora la beffarda ironia dei nomi Fortunato e Benedetto...Fortunato l'uomo che muore prima e tragicamente, Benedetto colui che porta morte, dolore e scompiglio nel piccolo paese felice tra i monti, in cui uomini e creature fantastiche usavano un tempo vivere in armonia....e hai messo la canzone che ti avevo linkato come introduzione al capitolo, ne sono onorata! Hai reso magnificamente anche la disperazione di Bice, che per non cedere al dolore di aver perso l'uomo che amava si chiude in una cieca e ostinata determinazione...che viene infranta solo dall'amore e dalla preoccupazione che la giovane donna dei boschi nutre verso la sorellina ingenua e combinaguai. (Foreshadowing per quel che succederà a Roisin e Cate? Almeno in parte? Spero di sì, senza la morte di Tobia però.)