Recensioni di Mezzo_E_Mezzo

Queste sono le ultime cinque recensioni che l'utente ha lasciato nella sezione nell'ambito del programma recensioni.


Recensione alla storia Al gusto della morte o dell'oblio - 10/07/17, ore 10:31
Capitolo 1: Al gusto della morte o dell'oblio
... Eccoti qui.
Ci ho messo del tempo, ma ti ho trovato (e non dimentico che abbiamo ancora un "compito" in sospeso)
Mi dispiace di essere arrivata con ritardo a questo tuo piccolo pezzo, che mi racconta altre cose di ciò che diventi. E mi sembra che tu stia diventando più cauta, più posata, assaggi l'illusione come ripercorrendo passi che conosci.
Il tema ormai mi è familiare. Ti senti sfiorire e hai paura di perderti, hai paura di diventare un archivio di esercizi di stile che non sono più poesia. Hai paura del tempo, perché credi che sia lui a sbranarti, a svuotarti, a svilirti ed avvilirti. In parte hai ragione, in parte credo di no. Penso che più che il tempo sia la resa ad esso, penso che la tua paura sia un circolo vizioso, alimenta sé stessa, ti costringe a parlare di sé e con le tue parole si veste, diventando ai tuoi occhi sempre più gigantesca.
C'è un po' della vecchia te in questo pezzo, ma non abbastanza, e potrebbe essere o no una buona cosa. Sai come la penso, devi scegliere una strada da percorrere nella tua crescita. Il cambiamento è spaventoso, ma l'immobilità è peggio.
Mi ritrovo sempre come a bocca asciutta nel leggere le tue nuove cose, come se non mi bastassero, come se dovessero essere più lunghe o più violente o più 'succose', in qualche modo, ma anch'io sto tentando di crescere e non voglio mettermi a fare la sacerdotessa dell'inchiostro che non libo.
Sappi solo che aspetto, come un vecchio predatore amico, ora ti aspetto, e spero di avere presto tue notizie, amica mia.
Tua
M_E_M
(Recensione modificata il 10/07/2017 - 10:32 am)
Recensione alla storia L'incartocciarsi della foglia - 21/02/16, ore 20:25
Capitolo 1: L'incartocciarsi della foglia
Era davvero molto che non tornavo da queste parti, e ho fatto un grosso errore, perché con gioiosa sorpresa ti ritrovo.
E ti ritrovo intera e autentica, e tanto vicina che queste parole mi sembrano come se non avessi mai smesso di parlarmi, da quel giorno caldo di tramezzini e complicità. Che tanto non ci siamo riuscite lo stesso, a tenere teso il filo, ma la colpa è di entrambe. Sei tu, sei vera, e sei sincera e forte, come un vino di cui sapevo esattamente il sapore e a trovarlo di nuovo lo stesso mi commuove.
"Non è per la voglia di impazzire che sto crollando, mi ripeto, non è per la voglia di correre che sto tremando," scrivi e sei la freccia che fende la tenda del cielo, sei un Matto che non si è arreso, anche se la resa sarebbe meno dolorosa.
Nascondiamo fiori parlanti tra le pagine di libri seriosi e riflessi di pugnali d'argento nella curva di un fermacapelli, per sopravvivere,
per restare sveglie confidiamo nell'ombra fugace che balena nella coda dell'occhio (o nell'angolo semicieco degli occhiali),
lo facciamo per restare in equilibrio
che in un mondo possibile potrebbe significare cadere,
nel nostro mondo possibile, potrebbe significare volare, o almeno trascinarsi coi gomiti in verticale, su o giù non fa differenza, a staccarsi le unghie tra le squame dell'azzurro.
Io non so se ci riesco, ma continuo a provarci, e, vedo, anche tu. Bene.

Mi fermo, prima di uscire dal seminato.
Sappi solo che questo tuo scritto mi riempie di gioia e fervore, e che ti penso e ti voglio bene, e che io so che la tua testa non esiste,
esattamente
come non esiste il sorriso sghembo dello stregatto che scompare.

M_E_M


P.S. Ah, e anche il titolo. Lo trovo semplicemente perfetto.
(Recensione modificata il 21/02/2016 - 08:28 pm)
Recensione alla storia Litanialatria - 24/02/13, ore 18:50
Capitolo 1: Litanialatria
Eccoti qui.
Che bella sorpresa. Lanci un mattone da una fessura del tuo guscio e il messaggio che porta ha molto da trasmettere.
Mi è difficile stavolta visualizzare le singole scene di questo piccolo pezzo. Perché lo trovo molto ricco di concetti e poco, mi appare, di immagini. Perché la tua scrittura si sta codificando, si raggruma in simboli per me più facili da sentire, sentire emotivamente, che vedere.

E poi la dialogia: il tuo strumento di introspezione preferito. Sai dare indizi sul contenuto reale del discorso, che lo snudano e lo velano allo stesso tempo. è affascinante e sottile, ed è molto bello :)
Le cose che ho visualizzato chiaramente, invece, sono la stanza e il vestito di lei [e il prato, che mi ha dato un curioso senso di familiarità, a dirla tutta].
E quando dici che balla tutto, BALLA TUTTO. Accidenti! Quanti modi in cui interpretare le tue parole! Posso rileggerlo più volte e ognuna in chiave diversa. Davvero profondo e strano e tuo.

E c'è anche angoscia, anche ineluttabilità, e senso d'impotenza, amaro come un morso di bestia velenosa. E la voglia di crescere.
"Ci hai provato. Ci provi in continuazione. Più tu ci provi, più io ti divoro."
Questa la frase più densa e viva di tutto il pezzo, o almeno, quella che [forse anche per una mia predisposizione] mi ha colpito di più.

E il finale, come già altrove, è un barbaglio che filtra dall'alto, mi trasmette speranza, e spero di non sbagliarmi.

I miei vivissimi complimenti, perché rimani, perché canti, perché riesci a dare qualcosa di intricato e preziosissimo.
tua
M_E_M
Recensione alla storia Filo Spinato - 11/11/12, ore 22:55
Capitolo 1: Filo Spinato
Shhht.
Potrei anche farcela, ma ho i miei seri dubbi.
Oh, mia Kuroi. Digrigno i denti e chino la testa fino a sfiorare la tastiera con le ciglia. Sgraaat. Perché tentare di far parlare le tue parole, di nuovo, attraverso una mera me, è uno sforzo che mi prostra. Ma non posso più farti aspettare.
Questo tuo racconto è così difficile. è così denso e doloroso che mi lascia annichilita. 3 D, appunto, di un'emozione che oramai ti appartiene e mi sconvolge sempre. A volte nei dettagli mi perdo, come quando parli dell'astore ed io mi chiedo che cosa simboleggi ora per te [maledetta distanza!], ma anche solo certe espressioni, certi rimandi sottili e profondi, mi scampanellano nelle orecchie senza farmi capire il loro messaggio autentico.
Poche cose le ho capite, almeno credo.
Ci sei tu, che dipinta di un tipo di maschera che ami [ah, Clizia, ah la mitologia, i nostri primi discorsi] metti a nudo la tua fragilità, il tuo senso di inadeguatezza. Ci sei tu esposta alle intemperie, attorniata da presagi ostili, che ti guardi SEMPRE i piedi, perché parli delle tue gambe, e del colore della strada. Già ti vedo, con gli occhi bassi, convinta che non riuscirai mai ad alzarli, perché forse non ne sei degna, o perché non troverai la forza. Convinta, sai che lo so, ERRONEAMENTE. Sei la peggior nemica di te stessa e te lo ripeto sempre, e me lo confermi sempre, dolce Kuroi. E calandomi tra le tue parole, accanto a te, ne soffro come condividendo il fardello.
Arrivi alla tua destinazione e lentamente mi fai cadere in una morsa di apprensione e angoscia che mi lacera. Ed eccolo lì, lui. Il Fossile. Anche a lui cambi maschera, ma ritorna spesso, o sbaglio? È un'altra costante, è LA maledetta costante – in parte una figura [direi una composizione di figure] filtrata dal reale, in parte qualcosa che è dentro di te, che ti sussurra maledizioni da un anfratto disperato della tua stessa anima.
[è questo, è parlare di QUESTO che mi fa male!]
Dio, hai dato a questa entità tanto potere dentro di te che ne parli, lo descrivi con una fluidità e una precisione che mi ammala! È senz'altro la figura più lucida di tutto il tuo racconto.

Ma qualcosa sta succedendo. D'improvviso, mentre ti guardo rivestirti di ruoli che ti sono familiari, autolesionismo e insofferenza e apatia e polvere che intossica la vita, mi fai sbandare.

“Sei passata qui per…”
“…Per chiudere questo rapporto stucchevolmente insensato.”
“Ah.”
Ah. Ci sono rimasta stupita pure io.
Allora la foga è raddoppiata e ho bevuto tutto il resto, tante volte, spersa e speranzosa. Ovvio che tifassi per Clizia, per te, Socia. E prima che possa riprendere fiato quell'Odiosa figura barcolla, e prende piede Saturno, in cui, credo proprio erroneamente, ma senza superbia, mi riconosco parecchio, o almeno riconosco un ruolo che prenderei al volo nei tuoi riguardi. Un selvaggio istinto di protezione, ma avviluppato in una figura ambigua e di certo non una sorta di principe azzurro...
Ma tutto inizia a vorticare, come raggrumandosi in fatti d'improvviso in successione serrata: il battibecco dei due, il tè, il gesto di violenza, che mi ha scioccata, e infine... come un asintoto di angoscia raggiunge le vette più alte della sua infinità e poi si spezza nel nulla, il Fossile e il dolore scompaiono.
Allora ecco Saturno ancora, ecco il filo spinato sul tuo corpo che è coosì difficile estirpare, e la speranza, e il cammino disseminato di avversità. Ecco la chitarra, in cui ho visto la musica, le parole, una consolazione tutta di rimandi e nenie antiche e leggere.
Kuroi, questo commento sta diventando davvero ipertrofico, e per me è un parto, e mi scuso!!!! Cerco di dirti quello che volevo dirti nel modo più conciso che posso:
è che ti stai evolvendo. Cioè, sei cambiata davvero MOLTO dai tuoi inizi. E lo stile che vai tessendo a quest'arcolaio dei tuoi nuovi anni per me è molto complicato e molto d'impatto, impatto emotivo soprattutto. Ho detto delle 3d: beh, ultimamente fioriscono in ogni pezzo che mi fai vedere. E le tue parole urticano e scorticano e spaventano, anche se è un danno necessario e, in qualche modo, salvifico. Stai scavando ancora e ancora dentro te stessa e tiri fuori strisce e strisce di favole grottesche, inestimabili, terribili, sanguinolente, e non sono più capace di dipanare tutti i fili.
Mi scuotono e mi strappano, hanno insieme una carica di incubo e una di nuda realtà che non mi lascia scampo, non mi lascia respirare.
Che dire? Stai superando te stessa, mi hai lasciata indietro e corri da sola in praterie che non riesco a vedere, in cui non mi avventuro se non attraverso le tue orme, stai costruendo un cammino violento e potente e io non posso che essere fiera di te,
e così, come non mai, come non mai voglio averti vicino, e diventare un po' il tuo Saturno, e proteggerti finché ne avrò forza, e poi soltanto starti seduta accanto come un vecchio gatto.

Ti voglio bene,

Tua M_E_M
Recensione alla storia Melma - 07/04/12, ore 17:09
Capitolo 1: Solo un involucro di melma bastarda.
Sì, volevo proprio cominciare da questa qui.
L'avrò letta almeno una dozzina di volte. Ogni volta mi regala una sfumatura in più.
Per me leggerti, ultimamente, è una cosa strana e contrastata. Il cuore sussulta, s'impaurisce, e insieme scivola lungo le parole. Per metà posso godere delle tue storie lasciandomi trasportare, ma per metà riesco a vederti tra le pieghe delle tue maschere e mi sembra di sentire addosso tutta la tua tristezza e la tua insicurezza, che travalica la dimensione immaginata. E allora mi arrabbio, allora vorrei solo venire lì e abbracciarti, accidentaccio!
Ma sai anche diluire le tue emozioni e riversarle adagio sulla pagina, con grazia. Questo pezzo, per esempio, mi ha cullata dondolandomi con una catena di immagini e piccoli sprazzi di colore, e il terribile sentimento di impotenza che traspare dalla Spenta è rimbalzato, mitigato un po' dalla deliziosa cravatta della bambina, un po' dalle tazze di porcellana, un po' dall'aroma di caffè.
Mi sembra sempre che parli di te, del tuo intimo, che tutta questa scena sia soltanto un riflesso di un angolo riposto della tua anima. E parteggio vivamente per i due che sono rimasti!!!
Credo che tu debba insistere, pensare, sforzarti di andare oltre il sentimento più fondo e grigio. Perché sai farlo, e puoi costruire ancora palazzi soffusi e cristallini attorno a te! Devi solo crederci, e questo pezzo ne è la prova.
Hai tanta bellezza dentro, Socia. Io la vedo.
Un abbraccio
M_E_M