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Recensione alla storia Nel ventre della Zebra - 28/01/15, ore 12:45
Capitolo 8: 8 - Prima Parte
Capitolo davvero bello.
Confermo ciò che ho detto nella scorsa recensione ma ammetto che, in un certo senso, ho compreso ancor di più la tua scelta di renderli paralleli alla vita normale. Lo hai scritto all'inizio: "Io sono io, sono Elia, sono Asko, sono tutti quanti; sono solo un ologramma comatoso, e nessuno di noi esiste, nonostante tutti noi esistiamo in una sola mente."
Quindi, dalla mia "critica" puoi solo estrapolare il significato più positivo: sei riuscita nel tuo intento, stai rendendo perfettamente ciò che la frase sopraccitata spiega.
Voglio ribadire ciò che ho detto nell'altra recensione, anzi voglio completarla. Quando dicevo che mi sarebbe piaciuto conoscere un Miska diverso dal Miska che vive sotto le violenze di Asko, intendevo che, forse, per consolarmi, volevo vedere Miska dagli occhi di qualcun altro, sicuramente per vederlo ancora meglio. E se fosse stata anche solo l'occhiata fugace di un passante leggermente più sensibile di quelli che passano ignorandolo mi sarei sentita felice.
Bene. Chiudo 'sta considerazione che ho ripreso per la seconda volta e continuo a recensire questo capitolo.
Ho adorato Miska che guarda le auto sulla strada che sfrecciano e anche lo scambio di battute con Elia. Ho visto AMORE, un bellissimo e brillante amore con delle sfaccettature varie ma bellissime. Vorrebbero uscirne fuori insieme e se lo sono detto, hanno condiviso questo desiderio e questa cosa mi ha rasserenata. Ammetto che fino ad oggi non mi sono mai chiesta dove tu volessi andare a parare con la trama di questa storia, e fondamentalmente continua a non interessarmi perché trovo i capitoli così belli che la mia attenzione non si concentra affatto sulla trama, ma solo su di loro e sul loro presente. Quindi fregacazzi di quello che succederà o di quello che hai in mente, voglio leggere di loro e anche di Asko, voglio capire con loro senza farmi domande.
La disperazione di Miska e la merdaggine di Asko (non mi viene un termine più cattivo, purtroppo) sono state devastanti e ho potuto sentire distintamente la preoccupazione di Miska e i suoi sensi di colpa. È un istintivo, si dice cane ma vuole essere solo quello di Elia, non di Asko, per questo si ribella e, purtroppo, non c'è cosa più brutta di essere un ribelle dentro e non poterlo sfogare come si deve perché c'è qualcuno che conosce i tuoi punti deboli. Miska vive nell'inferno e il laccio legato alla gola che lo tiene fermo in quell'inferno è proprio Elia. Ammetto che se avessi potuto esternare le emozioni che mi ha fatto provare questo capitolo, probabilmente, avrei urlato o preso a pugni il monitor. Vedere Miska che si scusa e che si umilia ha umiliato me, nel profondo. Mi sono sentita sporcata e violentata, mi sono sentita Miska e questo non grazie alla crudezza delle parole e della scena, ma grazie al tuo modo di mettere in fila quelle parole. Sei eccellente come sempre e devo dire che i momenti disperati ti escono meglio dei momenti apparentemente tranquilli.
Come faccia Kai a stare con Asko non so, ma non sapendo nulla di lui, al momento, non mi lancio in considerazioni.
Come sai sto per partire e ho poco tempo, avevo intenzione con la scusa di mettermi in pari e finché non sarò sull'aereo tra 2 giorni farò di tutto per continuarla. Se non dovessi riuscirci come penso, ti do la mia parola che una volta essermi stabilita nella mia nuova città ti seguirò puntuale perché, ti ripeto, amo questa storia e l'ho sempre amata e adesso che l'ho ripresa me ne sono resa conto ancora di più.
Un bacio.
Bloom
(Recensione modificata il 28/01/2015 - 01:08 pm)
Recensione alla storia Nel ventre della Zebra - 28/01/15, ore 12:02
Capitolo 7: 7 - Prima Parte
Veniamo a noi con tutta calma.
Allora, è difficile raccogliere le idee dopo i capitoli della zebra ma ci provo e spero di essere esaustiva.
Questo capitolo mi è molto piaciuto, ho intravisto un barlume di umanità.
Come spiegare? Miska non l'ho mai visto umano, ecco. Mi sono sempre lasciata trascinare dai suoi pensieri, dalle sue emozioni e mi sono completamente dimenticata che è un essere umano. Non appena mi sono accorta che anche Miska è una persona ho sentito una sorta di stanchezza nel leggere i suoi pensieri. Certo è che se una persona pensasse così tanto, probabilmente avrebbe il cervello fritto e Miska, onestamente, ha il cervello fritto.
Levo tutti i sentimenti che posso provare per questo ragazzo e cerco di parlare razionalmente.
Mi manca un Miska che parla, che argomenta, che conversa.
So così tanto di lui che, adesso, sento la mancanza di un Miska che vive. Potrebbe essere che pretendo troppo, che non posso aspettarmi da un volantino spiegazzato un atto umano a dispetto del lato puramente introspettivo, però manca. Miska è un uomo? È un ragazzo?
Da un certo punto di vista no, dall'altro sì... lo è ancora se no sarebbe morto.
Capisco perfettamente che è come se lo fosse, infatti vive costantemente con il demone della sua schifosa vita sulla spalla e quel demone influenza ogni sua azione, parola o scelta. Ecco, Miska ha scelto di non vivere solo per stare accanto ad Elia o forse perché non ha altre scelte. Eppure, come tutti gli esseri umani, dovrà prendere un autobus, dovrà scendere, prima o poi, dalla giostra vorticosa della sua testa e dei suoi pensieri, quindi mi chiedo: com'è il Miska ragazzo?
Non parlo di ragazzo necessariamente felice o cose così, ma ragazzo spezzato che scende dall'olimpo delle sue emozioni per calarsi nella quotidianità delle persone normali.
Ecco perché quando ho visto subentrare una terza persona nella storia ho tirato un sospiro di sollievo: volevo vederlo interagire con qualcuno di diverso da se stesso (dato che per quanto interagisca con Elia è sempre e cmq un qualcosa di molto astratto). Poi, però,il sospiro di sollievo si è bloccato nel petto e mi ha riportato al solito Miska perché quel terzo individuo non è altro che l'ennesimo soggetto concatenato a loro seppur distante.
Ho capito il contesto, ho compreso chi ha davanti ma, forse, la mia speranza tradita non mi ha fatto apprezzare granché questo incontro, né in bene né in male. Ecco, mi ha lasciata indifferente.
Non so come spiegarti, ma speravo disperatamente che ci fosse qualcuno, prima o poi, che tirasse fuori anche solo per un nano secondo, anche solo per una battuta scortese, lati di Miska lontani da Asko, da Elia, dalla sua vita.
Sembra quasi invisibile, un'entità più che una persona e forse è proprio questo che vuoi lasciare intravedere di lui, quindi questo mio punto di vista è personale, una critica del tutto soggettiva.
Sulla strada dove cammina spero sempre che incontri un suo vecchio compagno di scuola che magari ha un ricordo di lui diverso, non necessariamente di un bimbetto felice e sereno, ma un lui diverso dal volantino che oggi è. Sento la mancanza di qualcuno che noti le sue ferite, la sua faccia distrutta e non che se ne preoccupi, ma che magari rimanga disgustato o stupito... intendo un qualcuno che non sappia chi è Asko, chi è Elia, ma che sappia chi è Miska, o meglio, chi era Miska.
Perché è come se questa storia viaggiasse sempre su un mondo parallelo dove i personaggi non vengono mai toccati dalla vita reale. Vivono della loro vita e basta tanto che nel loro mondo parallelo non incontrano mai vecchie conoscenze o persone diverse da loro, questo perché quelle persone vivono nella parallela sotto di loro, e le parallele non si incontrano mai.
Continuo ad apprezzare La Zebra per la sua splendida unicità e forse anche per questo suo galleggiare sospeso in un tempo indefinito, fatto di Miska, Elia, Asko, la cocaina, le inculate, La Zebra.
Ma per un attimo ho sentito un po' la nostalgia della vita oltre la Zebra, della vita oltre la loro vita, ho sentito la mancanza di un veloce crocevia che magari si abbandona ma che cmq esiste durante ogni viaggio. Quei piccoli momenti di stop che seppur brevi lasciano qualcosa.
Spero tu capisca che intendo, perché meglio di così non posso spiegare. >_<
Non è una critica, è solo una sensazione che ho provato e che vorrei tu comprendessi senza neanche prenderla in considerazione, magari.
Un bacio.
Bloom
Recensione alla storia Nel ventre della Zebra - 26/01/15, ore 12:58
Capitolo 6: 6 - Prima Parte
Dopo mesi e mesi ritorno a rileggere la Zebra.
Fino a qualche tempo fa credevo che per leggerla ci volesse un certo stato d’animo e devo confermarlo.
Probabilmente sono io adesso, sicuramente in questo periodo ho acquistato una certa serenità che mi permette di leggere questa storia e capirne il senso, la profondità, senza sentirmi distrutta. Questa storia non la reggevo malgrado l’amore che provavo per Miska ed Elia, adesso mi sento come se fossi una lettrice distaccata ma capace di comprendere, non mi lascio affogare nelle emozioni torbide che entrambi vivo, anzi mi faccio coccolare dall’amore che li lega sperando che per loro, prima o poi, la vita giri nel modo giusto. Ti spiego queste cose non perché è necessario per me farti sapere ciò che provo al momento, ma perché voglio farti comprendere quanto questa storia parli direttamente alle anime di chi legge. Non è un racconto dove il susseguirsi degli eventi si riduce in una mera narrazione giusto per mettere al corrente noi lettori circa l’evoluzione delle loro vite, ma è una centrifuga che ti cattura e alla fine del capitolo ti risputa fuori un po’ segnato, acciaccato ma pieno. Su efp ci sono molte Cenerelle, ma nessuna di queste ha davvero incontrato le sorellastre e la matrigna così da vicino come, invece, è successo a Miska ed Elia. Ricordi quanto mi infastidisse sentire Miska darsi del cane sebbene ne capissi il senso? Non mi dava fastidio perché si sminuiva – anche perché non credo affatto che lo faccia per questo motivo – ma perché più che altro lo vedevo un cucciolo di cane, di quelli fedeli e impauriti che tanto quanto desiderano vigilare su chi amano si ritrovano a fare i conti con un terribile mostro con artigli e zanne troppo grandi per loro. Quindi era la sua fragilità ad infastidirmi – più che infastidirmi mi faceva soffrire, ma visto che tendo ad allontanare ciò che mi fa soffrire uso la parola “fastidio” anche se non è quella giusta -, eppure in questo capitolo ho visto un barlume di rivolta, anche se per un millesimo di secondo, e mi sono sentita meglio, in pace con Miska. Elia è criptico eppure, per me, così trasparente. Probabilmente è il personaggio che mi somiglia di più oppure, semplicemente, è quello che comprendo meglio. Sai che non sono brava a scrivere recensioni “tecniche” perché quando mi ci metto, poi, nuoto nella storia con tutti i vestiti e alla fine ne esco pregna solo delle emozioni che mi trasmette e di nient’altro. Nonostante ciò sono capace di dirti che, come al solito, il tuo stile è perfetto, senza sbavature, assolutamente leggero malgrado la pesantezza dell’argomento, e queste due cose insieme racchiudono la bellezza totale di questa tua storia che amo tanto e che sarà mia premura leggere fino alla fine, rimettendomi in pari. Non mi perdono per averla lasciata a metà per così lungo tempo, ma quando l’hai tolta la prima volta ci sono rimasta malissimo e mi ero messa l’anima in pace: avevo salutato Miska ed Elia per sempre. Adesso, però, ritorno con una nostalgia incredibile. “Sto bene” dice Miska, e mi ricorda tanto un personaggio che ho partorito io e che faceva di quella bugia il suo bastone per tirare avanti, lo ha fatto sempre fino alla fine ripetendolo a se stesso e a chi amava, perciò comprendo, interiorizzo e soffro per quel “Sto bene” di Miska perché intuisco perfettamente l’intenzione come l’inconsistenza: fragile consolazione per chi si appende a qualsiasi cosa per non affogare. Miska si appende ad Elia, a ciò che prova per lui, perché quando Elia sta bene Miska “sta bene”. Per questo anche quando si ribella e ripassa nella sua testa la crudezza e lo schifo di ciò che ha vissuto non lo racconta ed Elia, ma tira fuori il malessere con frasi vaghe che, però, non possono nascondere ciò che ha vissuto; per questo sta male quando gli risponde con un tono che non gli piace affatto: perché sa che potrebbe accresce i sensi di colpa di colui che ama, e quando Elia “sta male” anche Miska sta male e lo fa per ben due volte, o anche più. Alla fine racconta, perché non vuole farsi odiare da colui che ama. Elia “lo costringe” a raccontare senza imporsi a parole, ma con il silenzio ed io mi chiedo, Elia, a che serviva? Tu sapevi perché le stesse cose le hai vissute tu, Miska le vive anche un po’ peggio perché è un cane del cazzo e come tale lo trattano. Forse voleva solo sentirsi dire che non è solo o semplicemente voleva un pretesto per amarlo di più, per consolarlo meglio, per consolarsi meglio. Ammetto che il loro “rapporto” finale non mi ha né entusiasmata né emozionata, mi ha disgustata perché sembra che entrambi non riescano a ricoprire ruoli diversi da quelli che Asko cuce su di loro. Leggo e nelle parole non c’è differenza, c’è nei sentimenti e nei desideri e, forse, è proprio questo il “bello/brutto” di questa storia, di questo loro rapporto: sono così fagocitati da una vita così merdosa e putrida che perfino una vasca e una casa sono più puliti di loro, come se neanche stando insieme riescano a ripulirsi di tutto quello schifo.
Non mi so spiegare su questo punto perché sono combattuta anche io, perché provo per questa gestione (bruttissima parola ma non ne trovo un’altra) del loro rapporto un duplice sentimento. Perciò non vado oltre con i miei pensieri perché ancora devono prendere forma, quindi cercherò di essere più precisa non appena li avrò raccolti e messi in fila.
Grazie per questa storia e ancora complimenti per il tuo stile, per la caratterizzazione sempre affascinante e definita malgrado la confusione delle loro anime, e per le perle disseminate ovunque e che per non perder tempo non sottolineo perché se no scrivere un papiro di citazioni. Non ci sono errori, a parte qualche refuso sciocco tipo accenti che non dovrebbero esserci, lettere mangiate nelle parole e spazi mancanti dopo le virgole… e secondo te io dovrei segnalartele stronzate del genere? XD Quindi ti dico: tutto perfetto, perché il capitolo è un diamante così brillante che oscura totalmente i tre o quattro errori di battitura che ogni autrice, per forza di cose, fa.
Un abbraccio.
Bloom

p.s. non rileggo la recensione perché ho poco tempo, ma se ho scritto stronzate chiedo venia, ho solo assecondato i miei pensieri senza una reale logica. Spero che questa recensione sia comprensibile.
Recensione alla storia HeartBreak Hotel - 28/09/14, ore 14:33
Capitolo 1: HeartBreak Hotel
Sono un po' combattuta su questa storia.
In linea di massima mi piace molto ma, attenta, ci sono degli errori, soprattutto all'inizio. A parte ciò scorre molto bene e non è affatto scontata, d'altronde, i sentimenti se resi bene non sono mai scontati.
Ascoltando la canzone, il ritmo si discosta dalla narrazione e questo rende la lettura molto più triste, sai?
Abbiamo Elvis che canta con un'energia coinvolgente e, come succede nella tua Os, racconta una storia d'amore decisamente finita male.
Leggendo questa Os con quella canzone l'effetto è il medesimo, hai scelto di non "tradire" la canzone, l'hai seguita nel suo essere così contraddittoria.
Leggo davvero molta rabbia e sono riuscita ad immedesimarmi non tanto nella protagonista, ma nella "piagnona" alla quale si rivolge. Ho pensato che non accettando la propria natura si farà del male. Mi è piaciuta molto la parte in cui dice: Smetterò di girare intorno a casa tua verso tarda notte, di chiamarti al cellulare durante le lezioni, di accompagnarti a scuola con la mia macchina... ecc ecc
Vedo in queste parole dei futuri rimpianti.
Non godrà mai più di certe cose, dell'amore, sarà braccata dai ricordi per il resto della sua vita e tutto perché non ha avuto "le palle" di fregarsene del mondo e di agire secondo la propria coscienza.
C'è amarezza in questa OS e sei stata brava a far "vomitare" alla tua protagonista tutta la rabbia che ha in corpo, anche se poi, alla fine, in solo due parole sei riuscita a far trasparire il suo amore per la donna che le sta voltando le spalle.
Insomma, brava.
Dagli una riletturina e sistemala.
Bloom
Recensione alla storia Ciò che resta - 02/09/14, ore 15:07
Capitolo 1: Ciò che resta
Per questa Os provo Odio e Amore.
Odio perché, forse non capirò mai, ma l'atto di togliersi la vita, a prescindere dal dolore che si prova, mi fa rabbia più che dispiacere.
Non sono nessuno per giudicare chi decide di fare una cosa così sulla propria pelle, ma certamente e con convinzione posso dire che non capisco, non approvo e non approverò mai.
Amore perché amo l'angst in ogni sua forma e tu l'hai reso benissimo.
Per me, l'angst ben riuscito è quando il dolore ti colpisce in pieno senza scampo e tu ce l'hai fatta perché, in qualche modo, avrei voluto entrare nello schermo, prendere in braccio questa piccola anima distrutta e l'avrei cullata, tenendola stretta in quel maglione che lei ama.
La perdita che lei subisce è duplice: ha perso chi ama, ha perso se stessa.
L'hai scritta molto bene.
È immediata, senza fronzoli, ti piglia dall'inizio per il bavero e ti schiaffeggia fino alla fine questa piccola storia.
Brava!
Apprezzo molto il tuo stile.
Un abbraccio.
Bloomsbury