Recensioni di shilyss

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Recensione alla storia Prizrak Volgograda - 17/01/21, ore 12:04
Capitolo 1: Red blood, red peril
Ma ciao fuuma!
Quel contest ha fatto infiniti danni – fu la mia prima au contemporanea – e sono contentissima che tu abbia ripreso a scrivere su questi personaggi che, insieme, scoppiettano. Ho talmente tante cose da dire che non so da dove cominciare. Partirei da Gaby, che forse è il personaggio più semplice. La adoro e la rendi molto bene. È intelligente e acuta e pur avendo avuto un qualcosa, una tresca con Ilya, ha capito al volo che Napoleon è attratto dal russo e non se ne sente in alcun modo minacciata. Semmai è divertita e lo punzecchia con una battuta che avviene su un divano, mentre Ilya le massaggia distrattamente i piedi. È una scena molto bella, perché voler mostrare una sorta di vicinanza tra Gaby e Ilya accende la gelosia di Napoleon, ma la battuta di Gaby svela un altarino e mostra come lei non sia coinvolta col russo e osservi, come noi, la scena.

E le battute e i punzecchiamenti che caratterizzano tutte e tre queste personalità molto forti sono uno dei fili conduttori della storia e anche del film. Siamo davanti a tre spie molto eterogenee, molto fumantine, molto capaci. Che lavorano bene insieme ma sono sempre sul punto di accoltellarsi e che non lo fanno perché c’è Gaby che li tiene a bada. Ma questo loro sfidarsi e accoltellarsi e la lontananza anche culturale che esiste tra Napoleon e Ilya, tra il ladro e falsario costretto a piegarsi alla CIA e la spia che venne dal freddo in cerca di un riscatto crea molti altri tipi di tensione e dà vita a prove, trucchetti e sfide. Hanno non solo due genesi contrapposte, due stili di vita completamente differenti (l’elegante Napoleon e lo spartano Ilya e così via), ma anche due forme mentali completamente diverse. Ed è per questo che ci sta che Napoleon, più uomo di mondo e più indulgente con se stesso, ammette suo malgrado di essere fortemente attratto da Ilya, pur rendendosi conto che un approccio col russo è un salto nel buio. Ammesso e non concesso che Ilya ricambi, come reagirebbe a un sentimento che in questo contesto rischia di apparire molto controverso?

Con i coltelli per deformazione professionale, ovvio. Poi certo, noi sappiamo che essendo un racconto è possibile che cederà, ma Napoleon si fa problemi, teme per la sua vita perché non ha concezione di essere un personaggio di finzione – tiè, te sei beccata la recensione metafisica, giuro che non ho corretto il caffè con la grappa. Non ho parlato ancora del resto: dei riferimenti alla Baba Yaga, all’isba che appare diversa al suo interno, al tema della vendita di armi pericolose che è un caro vecchio topos della letteratura e della filmografia spionistica sempre attuale e sempre realistico, sulla presenza di un altro russo che significava qualcosa per Ilya e che ci mostra la complessità di questo soldato con problemi a gestire la rabbia. Impaziente di leggere altri capitoli, mi scuso per essere passata con un così ignobile ritardo, ma ahimè, era necessario ritagliarmi un discreto quantitativo di tempo per rendere giustizia al capitolo. Un abbraccio e buon weekend,
Shilyss
Recensione alla storia Breadcrumbs - 10/07/20, ore 09:13
Capitolo 1: A memory on my chest
Cara Bacinaru,

Nonostante avessi letto il capitolo ieri riesco a passare solo stamattina – me tapina! – ma quanto mi è piaciuta questa idea e come la stai sviluppando? Confesso che ho un vero e proprio debole per le storie di questo tipo, con i fuggiaschi, e trovo che anche il modo in cui mostri lo scorrere del tempo aumenti la tragicità della vicenda. Il punto di vista preferito è ancora una volta quello del complicato Ilya che non riesce ad aprirsi completamente neanche con Gaby, che adoro. Il primo pezzo, quello di luglio, ci porta alla vicenda com’era e anche graficamente hai scelto un corsivo. Troviamo Solo intento a cucinare e Ilya a reiterare quella sfida dell’attaccare cimici all’altro che, per inciso, è senz’altro uno dei momenti più spassosi del film o, perlomeno, uno dei miei preferiti. Il momento tuttavia non serve solamente a mostrare una serata “tranquilla” del trio uncle, ma serve per far parlare Napoleon. Lui è e resta un ladro costretto a lavorare per la CIA, a pagare per qualcosa che non è una necessità quanto un piacere, un bisogno di sentirsi superiore e intoccabile. Sparisce nel cuore della notte senza dare spiegazioni a nessuno, meno che mai a Ilya, e già qui abbiamo un’anticipazione di quello che succederà e della sua fuga. Anche leggendoti – ma vedendo il film la percezione era la stessa – credo che Napoleon non abbia mai rubato per fame, ecco, ma più per un’intrinseca sfida col mondo.

Lo spostamento temporale ad Atene e in Polonia ci porta cinque anni in là nel futuro. La fuga vagheggiata nella prima parte del capitolo è diventata reale con tutte le problematiche che comporta. Ho amato come hai reso Ilya: è ovviamente turbato, profondamente turbato, per la fuga di Solo, ma non per questo perde la sua aria imperturbabile o si confida con un’esterrefatta e infuriata Gaby. C’è, in Ilya, una disperazione congrua con il suo stato di spia e che si manifesta in quella notte passata insonne, nel maniacale controllo di porte e finestre. L’allusione alla relazione con Solo è un tocco, niente di più che una frase a fine paragrafo, eppure allo stesso tempo è una di quelle che ti leggi e ti rileggi sospirando (spoiler: io ho fatto così).

La parte di Atene mi ha sorpresa: ero convinta che Solo e Ilya si sarebbero rincontrati più avanti nel corso della storia e trovarli qui mi ha stupita, però pensandoci è così da Napoleon mostrarsi che trovo tutto quanto molto ben reso, compresa la scena dinamica. È un placcaggio, ma anche un abbraccio che ha in sé un pizzico di tensione amorosa. Molto bello il riferimento a Rivera: è un personaggio che potrei descrivere come l’alter ego di Ilya cui non frega nulla di Solo e questo lo rende pericoloso per i suoi scatti d’ira e perché il suo intento è sfogarsi sul fuggitivo, cosa che né il russo né Gaby ovviamente vogliono. E ripeto, le cacce di questo tipo mi piacciono infinitamente. Sullo stile, sulla scelta del titolo, sul modo di raccontare i personaggi ho solo delle lodi e infatti listerò questa storia perché mi intriga moltissimo. Trovo anche giusta la scelta di non svelare interamente il prompt per non rovinare l’effetto sorpresa. Aggiungo che volevo passare da te molto prima, maledetta real life, e che sei sempre una garanzia! Un abbraccio e a presto,
Shilyss :*
Recensione alla storia Talk me in silence, with a touch and the lightest of your kisses - 30/05/20, ore 21:59
Capitolo 1: Talk me in silence, with a touch e the lightest of your kisses
Cara Bacinaru!
Ho visto che hai aggiornato un’altra raccolta, ma lì per ovvie ragioni passerò quando sarò in una versione più libera, diciamo, quindi eccomi qui **. Hai saputo condensare il lato più oscuro dell’essere un agente segreto tramite la narrazione di una scena che coglie il lettore di sorpresa, precipitandolo in un momento drammatico: Napoleon e Ilya tenuti prigionieri e smaniosi di liberarsi, l’orologio paterno del russo distrutto per l’ennesima volta, le dita dell’americano gravemente compromesse e il lavoro di squadra, sempre necessario e indispensabile, per cui non occorre nemmeno concertare una strategia prima, perché si improvvisa (e oh, se questi ragazzi sanno improvvisare!). E sono cose che succedono spesso, lo dici: c’è di peggio, entrambi hanno vissuto situazioni spaventose e il loro lavoro non è solo andare in un albergo di lusso del centro di Roma o assistere alle corse, no. Nel finale, Napoleon si dimostra per l’ennesima volta il traffichino che è risistemando l’orologio grazie a chissà che conoscenza e Ilya riesce a comprendere la potenza del gesto fatto, ma l’educazione siberiana e il suo carattere così controllato ed esplosivo a un tempo gli impediscono di esprimersi.

Ci sono persone così, che hanno difficoltà ad esprimere i loro sentimenti e che magari arrivano a dire un cortese e stentato grazie, ma provano molto, molto di più e il bell’Ilya è uno di questi. Però ci sono altri modi per dimostrare affetto a qualcuno. Esserci, essere fedeli, baciarlo dopo avergli detto grazie, salvargli la vita e dal mio punto di vista anche ricordare ha un valore – il passato e quello che si è fatto l’uno per l’altro, come quando entrambi gli agenti evitano di eliminare il compagno perché va contro il loro volere, perché si stimano, perché hanno lottato insieme e vogliono farlo ancora. Prima di lasciarti, volevo sottolineare un’altra cosa che mi è piaciuta moltissimo: l’analiticità con cui Napoleon valuta la situazione: è degna di una spia! Un abbraccio e a presto,
Shilyss :)
Recensione alla storia I gatti sono fatti per essere accarezzati - 12/05/20, ore 00:14
Capitolo 1: I gatti sono fatti per essere accarezzati
Egregia (perdonami, il lunedì è sempre n'ammazzata) e carinissima Bacinaru,
e cos’è questa cosa deliziosa?? Anzitutto, occorre mettere agli atti che Napoleon è figo pure con i baffi e che questa similitudine con i felini gli calza a pennello. Mi ha incuriosita moltissimo l’elemento che lui abbia perso un anno di scuola perché è coerente col canone, secondo cui Solo era un ladro prima di essere un agente. L’idea di vederli al college mi piace moltissimo sia perché amo e adoro le au sia perché il tono scanzonato dell’opera originale si presta benissimo a questo tipo di ambientazioni. Il rapporto tra Ilya e Napoleon è sempre all’insegna dello scherzo cameratesco reciproco e della dimostrazione a chi è più in gamba, però c’è anche qualcosa di più. Nella volontà trattenuta di Ilya di accarezzare i capelli di Napoleon ho riconosciuto quel qualcosa che rode il personaggio nel film e gli fa impedire di lasciarsi andare, di uscire dall’immagine del soldato irreprensibile; un mix di educazione sovietica e sentimenti repressi, ecco cos’è questo biondo che si rende conto di questo pensiero ricorrente (toccare i capelli di Napoleon) ma non riesce.

Ilya è orgoglioso, troppo per rischiare di svegliare di Napoleon addormentato e allora lascia che sia lei a farlo, anzi, si stupisce che lei abbia l’intraprendenza di realizzare una sua fantasia e non solo. Amo il personaggio di Gaby e come l’hai resa, inserendola nella stanza con un ruolo sbarazzino e fattivo. Lei rende reale il desiderio di Ilya, osando carezzare i ricci di Napoleon e fa di più: i baffi. Il bello è che la meccanica/studentessa è complice di Ilya nel prendere in giro Napoleon e lui è d’accordo con lei: anche in questo c’è la medesima similitudine del film, dove troviamo la tedesca e il russo condividere i medesimi spazi laddove Solo deve dare un’immagine di sé ben diversa. Questo per dire che trovo il canone ben fuso con il college au, i personaggi ben caratterizzati anche se ringiovaniti e la storia piacevolissima.
Un abbraccio e a presto,
Shilyss :*
Recensione alla storia And in the end, she wasn't the one - 04/05/20, ore 22:47
Capitolo 1: And in the end, she wasn't the one
Ma ciao Bacinaru!
Dopo aver scoperto che operazione Uncle l’avevo visto, come ben sai me lo sono rivisto godendomi ognuna delle sue inquadrature così glam e ispirate alla dolce vita. Hai ricreato benissimo l’atmosfera propria del film e anche la tensione esistente tra Ilya e Solo, due uomini diversi per fazione e modi di pensare, due spie eccellenti e pericolose che sanno valutare ogni gesto del loro interlocutore. Una delle caratteristiche fondamentali del rapporto esistente tra i due è il sabotaggio reciproco, il controllo, il danneggiamento che inizia quando Ilya rimane appeso in mezzo al muro di Berlino e prosegue per tutto il film a fasi alterne: Napoleon compie l’ennesimo dispetto che però ha il sapore della goliardia (e io amo il cameratismo e la goliardia), ma questo gesto volto a scalfire l’imperturbabile morale di Ilya e a canzonarlo suscita un risultato che potremmo ben definire inatteso perché sorprende entrambi. La cosa che mi è piaciuta maggiormente è che Napoleon non si aspettava nulla, non era un tentativo per sedurre l’alleato, ma per canzonarlo in quell’eterna lotta tra noi e loro, tra capitalisti e sovietici che mi ha fatto ricordare i film di quando piccola, molto piccola, alla Danko.

Li ho trovati molto IC (e che bello poterlo dire con cognizione di causa) dato che la mia visione è freschissima: nel disagio con cui Ilya parla di sé e di quello che (non) c’è stato con Gaby l’ho visto fare uno sforzo per rivelarsi, lui che come agente brillante del KGB non può permettersi nessun tipo di cedimento e che, pure, cede. Il bacio improvviso azzera il tempo e questo è un leitmotiv che mi piace sempre moltissimo riscontrare nelle storie. Questo è condito dal giusto imbarazzo, da un istinto che Ilya vorrebbe cancellare per paura di aver offeso con un’attenzione non gradita l’altro (e lascia che ti dica che ho amato quella semplicità con cui ha chiesto scusa a Solo per essersi lasciato andare), ma che in realtà svela semplicemente qualcosa che c’è, è nato, è improvviso e va approfondito. Sono due spie che si punzecchiano, consapevoli del loro ruolo e di quello che sono e che fanno e ho gradito moltissimo fare un primo salto (cui seguiranno senz’altro altri **) in questo fandom magari piccolo, ma ricchissimo di un’infinità di perle proprio come questa!
Un caro saluto e a presto **, stai diventando una piacevolissima abitudine.
Shilyss ^^