Recensioni di Flora

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Recensione alla storia Di cavalieri e dolci amori, ovvero la storia della principessa Viola - 26/01/16, ore 03:45
Capitolo 1: Regina Vergine
Oh, che bello vederti tornare a scrivere in questo universo di favole oscure e affascinanti - e attraverso gli occhi di Viola, nientemeno - che del film era uno dei miei personaggi preferiti.

Ritrovo qua ciò che mi aveva attratta del personaggio, ma con qualcosa in più: sia nel film che nel tuo racconto, la principessa ha una parabola esistenziale che la porta dalle ingenuità dell'inizio - fatte di sogni e castelli in aria, e sì, forse di una certa superficialità - all'oscurità dell'incubo rappresentata dal suo sposo mostruoso; ma questa "caduta dalla grazia" non è la fine, bensì l'inizio della vera curva ascendente della sua vita: Viola riesce a trovare in sé una forza e una risoluzione che prima non poteva conoscere - troppo schermata nella bambagia del suo castello - e che è per lei salvezza.
Certo, torna a casa svuotata e indurita (adorai la scena di Viola che entra nella sala del trono con la testa tranciata dell'orco, e tu me l'hai fatta rivivere), ma la sua maturazione non è ancora finita.
Ed è qua che il tuo racconto ha il vero guizzo di coda: la principessa-poi-sposa-poi-vedova, che credeva di avere ormai una pietra nel petto, ritrova il calore del sangue che le corre nelle vene, e la grazia di un amore che lenisce le sue ferite, e dà linfa all'anima.
La cosa meravigliosa è che questo amore non è diretto a una persona in particolare, ma è indirizzato prima di tutto verso se stessa - verso il suo popolo, e il creato tutto.
E' un modo affatto banale, e oltremodo originale e profondo di esprimere questo risveglio alla vita, che non il consueto innamoramento verso un uomo più bello e più giusto del suo precedente sposo.
L'amore di Viola è, in un certo senso, amore materno nella più alta accezione - un amore che crea armonia, prima di tutto in lei, e poi fuori di lei.
In questa luce mi piace rileggere l'ultima scena del film, dove la Regina è attorniata dai sudditi, in una girandola di colori e musica, il sorriso sul volto.
Tu hai saputo esprimere bene questo "ponte" tra il suo insanguinato ritorno a casa e la sua elezione a gioiosa regina, e mi hai offerto una bellissima lettura del personaggio.
Brava.

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Ti lascio qualche suggerimento formale per - nel mio modestissimo parere - rendere il pezzo ancora più bello:

occhi al cielo, in attesa di un benevolo segno celeste (ripetizione cielo/celeste; potresti omettere direttamente il secondo, dato che è implicito che il segno le venga dal cielo)

la favola che ognuna segretamente sogna, sdraiata sul letto ancora vuoto, vergine, e che dipinge con la mente, quando, fra le pagine dei libri (trovo che questo periodo abbia troppe virgole, che lo spezzettano e tolgono fluidità; lo riformulerei così: la favola che ognuna segretamente sogna, vergine e sdraiata sul letto ancora vuoto - e che dipinge con la mente quando, fra le pagine dei libri, ecc..)

non faceva più paura, quella cosa gigantesca, non staccata dal resto del corpo, (metterei un trattino dopo gigantesca, per creare una pausa più lunga)

credeva di non saperne più che farsene (non sapere più che farsene)

di ragazza, debole e sciocco.
«Abbiamo molte debolezze, (ripetizione debole/debolezze; potresti sostituire il primo con fragile)

con tutti i suoi sbagli e la sua saggezza di chi ha visto tanto (il secondo possessivo è pesante, e anche inutile, dato che si comprende che la saggezza a cui ci si riferisce è quella del Re)

paragdima (refuso)

e era copioso (ed era. Le eufoniche sono ormai obsolete - e infatti io consiglio sempre di non usarle - con l'unica eccezione di quelle che vanno a congiungere parole che finiscono e iniziano con la stessa vocale)

Altamonte (Altomonte)
Recensione alla storia Know the blood’s thicker but water is sweet - 30/10/15, ore 02:20
Capitolo 2: Il sangue non è acqua
Molto intenso questo secondo frammento sui gemelli, sebbene il focus non sia più il rapporto tra loro (anche se affrontato indirettamente con molta efficacia) bensì il conflittuale rapporto tra Elias e la madre.
Ed è proprio la caratterizzazione della madre a uscir fuori con prepotenza - quella sua incapacità di trasformare il suo amore in tenerezza e accoglienza, ed il vestirlo, invece, di una corazza fatta di minacce e arroganza; l'amore della regina è un'imposizione che nasconde la profonda insicurezza di una donna che forse non era tagliata per essere madre. La natura l'aveva capito prima di lei, ma ella ha voluto forzare le leggi divine e naturali, e il prezzo da pagare è proprio questa insicurezza che le toglie il sonno, questa fragilità, minata quotidianamente dal legame del figlio col fratello di sangue - così forte, così viscerale, come quello con lei (che l'ha portato in grembo solo una notte) non potrà mai essere.
Mi è piaciuto molto il tuo riproporre il tema dell'acqua, che qua diviene la forza che scava la roccia e aggira gli ostacoli, per farsi strada fino a raggiungere la propria meta. L'acqua scaltra, l'acqua dolce, che tutto scavalca e tutto travolge. Davvero una bella immagine.
Sulla forma nulla da segnalare, se non una scelta lessicale poco felice:

E nelle vene le scorre la più blu delle discendenze[1], non la lavatura di piatti che riempie una ragazza delle cucine[2]. 

"Lavatura di piatti" qua intesa come sostantivo invece che come azione stona un po' e non è lessicalmente efficace. Potresti sostituire con:

E nelle vene le scorre la più blu delle discendenze[1], non l'acqua di risciacquo che riempie una ragazza delle cucine[2]. 

Inoltre non mi torna molto questa frase, che trovo sintatticamente convoluta:

È come un gioco di specchi, fra Elias e Jonah. Ma sono ben più l'uno il riflesso dell'altro. 

Penso che sia più chiaro ed efficace dire:

È come un gioco di specchi, fra Elias e Jonah. Ma sono ben più del riflesso l'uno dell'altro. 

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Attendo con ansia il terzo segmento, :)
Recensione alla storia Know the blood’s thicker but water is sweet - 24/10/15, ore 18:09
Capitolo 1: Ricordatelo, bambini. Ricordate che per metà siete acqua
Un frammento molto suggestivo, pieno di immagini potenti e ricche di poesia.
La visione del film mi aveva molto colpita, con la sua potenza immaginifica, e temevo che questa sua particolarità non si traslasse bene nella parola scritta - che il rischio forse di appiattirla e semplificarla.
Tu ci sei riuscita perfettamente, facendomi riprovare quelle sensazioni di bellezza e meraviglia, e lo fai usando uno stile arioso, liscio ed evocativo - che riecheggia la favola originaria - arricchedola di profondità e sensibilità.
Molto bella la simbologia dell'acqua, che pervade ogni fibra dei due bambini, rendendole creature mobili e fluide - come l'elemento che li ha generati. Azzeccata l'idea che vadano assieme alla ricerca del drago marino - loro padre, senza che ne siano consapevoli, così come non sono consapevoli che il viscerale legame che sentono è scritto nelle loro carni. Jonah ed Elia lo accettano come parte di loro, lo vivono con naturalezza nella quotidianità dei gesti, senza farsi domande. Questa loro quieta accettazione - che riempie le loro vite - mi ha lasciato addosso una sensazione di gioia e serenità.
Detto questo, trovo che il tuo stile sia ormai maturo per tentare qualcosa di più di brevi frammenti/fermo-immagine, per quanto ricchi di bellezza - qualcosa dove far muovere e agire i personaggi all'interno di una trama, di uno sviluppo, e dove farli interagire con altri personaggi, eventi, situazioni - che li mettano alla prova, che li facciamo cambiare, che diano loro un più ampio respiro.
Lo dico in generale, ma qui in particolare dato che leggo che vorresti ampliare questa storia, e forse questi personaggi - con cui sei in profonda sintonia - potrebbero prestarsi a farti fare questo ' salto'.
Io ti segurò molto volentieri. :)