Recensioni di miss dark

Queste sono le ultime cinque recensioni che l'utente ha lasciato nella sezione nell'ambito del programma recensioni.


Recensione alla storia Frammenti dello specchio. - 15/02/15, ore 19:54
Capitolo 5: Prigionia.
In questi giorni non trovo le parole per parlare, figuriamoci per commentare qualcosa di così grande e forte. E' per questo che stasera ho deciso di abbandonarmi alle parole altrui, di lasciarmi cullare da loro nella speranza che dicessero qualcosa di simile a quello che provo. Ricordarmi di te è stato prezioso, insomma, questa poesia è... complessa, molto complessa. Noto in te una tendenza alla ripetizione e al continuo cambio di prospettiva. E' come se tu prendessi un oggetto e lo fotografassi prima nella posizione piuttosto usuale (le grida mute mi fanno pensare ad una prigione, vera o figurata), poi inizi a girare attorno a quell'oggetto e lo analizzi in ogni sua sfaccettatura. Mentre leggevo la poesia mi venivano in mente tante di quelle immagini diverse, tante di quelle idee, tanti di quei ricordi, che sarebbe impossibile e insensato esprimere, perchè non avrebbero alcun collegamento logico, se non per me. Ma la forza di questa poesia è indubbia. Hai affrontato un tema molto dibattuto, quasi il tema filosofico per eccellenza, ed è come se avessi aperto un dibattito dentro te stessa, come se libertà significasse proprio non aver definizione e forma precise.
Ho amato l'ultima immagine, forse perchè è quello che libertà significherebbe per me adesso.
Molto bella anche quella dei muri costruiti senza fare rumore, penso ovviamente al muro di Berlino e, per estensione, a tutte le stupide guerre, fredde o calde che siano, combattute in nome di una qualche stupida, finta, ipocrita libertà.
E' un piacere trovare poesie così.
Recensione alla storia Wild Beauty. - 15/02/15, ore 19:26
Capitolo 1: Wild Beauty.
Sono mesi che non recensisco e sono mesi che non leggo.
Ma sono incappata in una tua poesia e mi hai incuriosita, ho cliccato sul tuo nome e ho trovato questa.
La solitudine in mezzo alla natura, di fronte alla natura, io penso che sia il sentimento più totalizzante che una persona possa provare. Io credo che in quel contatto, tra uomo e natura, risieda ciò che di sacro rimane nella nostra vita. Quel silenzio riverenziale che avvolge il mondo e che, per qualche attimo, avvolge anche a te. E' consolante, ti svuota di tutto il male che hai dentro, di tutto il caos a cui non riesci a dare forma, e ti riempie di energia, di pace, di serenità.
Io amo la natura e anche io penso che non vi sia altra meraviglia al mondo se non rimirare la natura e ammutolire, di fronte alla sua bellezza.
Ho amato questa poesia, descrive il sentimento che provo ogni volta che cammino in un bosco (ilo mio "habitat" è quello); devo però esprimere una piccola critica: non mi è piaciuto il modo in cui hai spezzato le frasi, anche io lo faccio, spesso le mie frasi sono di una o due parole, ma qui trovo che il ritmo venga troppo frammentato e la lettura fortemente ostacolata. Devo ammettere che per capire quello che volevi esprimere ho dovuto immaginare che il testo fosse sulla stessa riga e, sinceramente, penso che se così fosse la resa sarebbe addirittura migliore. Questo ovviamente è il mio parere personale, ma d'altronde siamo qui per discutere di questo, no?
Bellissimo pensiero, in ogni caso, e bellissime le parole, nella loro trasparente semplicità.
Recensione alla storia Frammenti dello specchio. - 11/11/14, ore 19:38
Capitolo 1: Notte d'inverno.
Ho letto i primi due versi e ho strabuzzato gli occhi.
Mi è sembrato di essere ricatapultata (esiste?) negli scritti in cui sguazzavo ormai quattro-cinque anni fa.
Ed è stato emozionante, tanto emozionante da farmi fermare.
Le immagini che hai scelto, al di là del messaggio che vuoi comunicare, che è piuttosto evidente e in cui facilmente possiamo immedesimarci, ecco, al di là di quello, le immagini sono interessanti e catturano l'attenzione. Alcune sono davvero forti e comunicative, la mia preferita è sicuramente questa, quando l'ho letta mi sono fermata una seconda volta: Sono la sedia vuota / accanto al telefono. Secondo me ha tante, tante sfaccettature possibili. Tu non sei la persona che aspetta seduta sulla sedia, quindi non sei quella che non riceva la chiamata, quindi quella presumibilmente dimenticata, no, tu sei la sedia di cui nessuno si ricorda perchè nessuno ci si siede se non per stare al telefono. Quindi sì, possiamo immaginare uno scenario desolante, di abbandono, una casa triste in cui qualcuno piange, ma soprattutto noi ci possiamo immedesimare con quella sedia (e secondo me è proprio lì che tu vuoi andare a parare) che sta lì e non serve a niente. E' forte, davvero forte. C'è da sperare in una qualunque notizia, purchè qualcuno si sieda. Vogliamo sfociare nel cinismo? Ancora meglio se quella che arriva è una brutta notizia, così chi la riceve proverà l'istinto di sedersi.
Amo quest'immagine.
Ma, a parte alcuni luoghi piuttosto comuni (mi riferisco all'urlo soffocato e alle ali parlate), sono tutte immagini interessanti e tutte veicolano lo stesso significato (domani do un esame di semiotica, quindi forse hai idea di quanto questa poesia sembri ancora più bella per me!): l'inutilità. Lo sguardo che non guarda, gli occhi che non vedono. Perchè le mani sporche di sangue?
Benchè tutta la poesia sia connotata da un forte giudizio negativo verso chi nemmeno vede, verso chi ignora, sono gli ultimi tre versi quelli più carichi di astio: continua a pestarmi / nemmeno mi vedi.
In realtà io darei un'altra ulteriore interpretazione alla poesia, l'accenno alla coperta che non è sufficiente mi sa di denuncia alle persone che passano e non vedono che c'è davvero chi dorme all'addiaccio, senza un tetto sopra la testa, senza niente più che una coperta.
Non so, questa poesia ha davvero tanto da comunicare e mi piace moltissimo.

Ps: Inserirei la raccolta nei preferiti, ma le due successive non mi hanno convinto molto. Per ora va tra le seguite (spero di ricordarmi di guardare ogni tanto quella cartella, ma credo che le tue poesie possano essere un incentivo).
Recensione alla storia Il Dio Piangente - 09/09/14, ore 17:07
Capitolo 1: Il Dio Piangente
Bisogna scavare molto per arrivare ad un'interpretazione coerente di questa poesia, e io per prima non so dire se sia un bene o un male. Alla prima lettura mi sono detta "Oddio, cosa sto leggendo? E' incomprensibile" e stavo per non finire nemmeno la poesia, ma, non essendo mia abitudine, sono arrivata all'ultima strofa e ho pensato "Ah, però. Allora qualcosa lo sta dicendo sul serio". Ho ripreso la poesia dall'inizio e - aiutata, devo ammetterlo, dalla breve spiegazione da te data in risposta all'altra recensione - e ho trovato una direzione in questo labirinto.
Le immagini sono indubbiamente forti ed evocative, molto ossimoregianti, oserei dire: da una parte la tranquillità della casa, del bagno, del canto, dall'altra la foga e l'agitazione del pianto, portata, a quanto ho interpretato io, dai visitatori; da una parte la corona di ghiaccio, dall'altra la foresta popolata da uccelli ed animali; quindi la morte di oggi contro la vita di ieri e infine il mondo e i suoi dei contro di te, appollaiata sulla torre. E' come se lungo la poesia tu prendessi sempre più coscienza di qualcosa che c'è sempre stato e che, dopo averti coccolata, ti ha soffocata, una compensazione, forse, che ha esacerbato la tua sensibilità. Sfuggi dai visitatori e pretendi principi, ma poi scappi e fuggi nella tua foresta, sulla tua torre, lontana da questi fedeli indifferenti. All'indifferenza vuoi rispondere indifferenza, ma questa poesia è testimonianza cruda del tuo dolore, del combattimento che sta avvenendo dentro di te. L'invettiva finale, se così vogliamo chiamarla, è la chiave di tutto, a mio parere, e non a caso mi sono fatta convincere da lei a dare una rilettura: gli dei più grandi - le guide della tua vita o della nostra vita, a seconda dell'intepretazione - non ci sono più, se ne sono andati, chissà se volenti o nolenti, sicuramente tu nutri rancore nei loro confronti, proprio perchè ti hano lasciata sola - Dio piangente - e fastornata dallo stridore del loro cielo - confusa dalla grandezza delle loro orme che tu non sai se vuoi o puoi seguire.
All'indifferenza, se la si vuole guarire, se si vuole smettere di soffrire, bisogna rispondere con amore. Non sempre è facile, lo so per certo, ma purtroppo la malattia si cura con la medicina, non con un'altra malattia: non cedere a chi vuole farti ammalare, spicca il volo o scendi tra i fedeli, non rimanere sospesa sulla torre.
Chiedo perdono se, in qualche modo, ho arrecato offesa. Sono pronta a rimangiare le mie parole.
In ogni caso, le immafini che hai creato sono piuttosto canoniche, ma altrettanto interessanti, dal mio punto di vista, ma ti lascio comunque un consiglio dettato dal mio gusto personale: sfoltiscile un po' e concentrati su quelle più forti, la lettura ne gioverà.
Recensione alla storia Giorno dopo giorno - 09/09/14, ore 13:00
Capitolo 1: Giorno dopo giorno
E' mia abitudine recensire quello che leggo, specialmente se quello che leggo merita più di una lettura, ma anche qualche parola, confusa, emozionata, abbattuta.
Forse non esiste vera consolazione alla morte, non esiste una morte felice, non esiste un senso postumo alla vita. Una volta gli eroi avevano un posto speciale nell'oltretomba, adesso sarà ancora così? Esistono ancora eroi in questa vita? Esiste davvero qualcosa per cui combattere, anche solo per poi ricevere gli onori e la riconoscenza dei posteri? Siamo solo noia, noia che si rincorre, che si accumula, che scappa da se stessa. Ma, parafrasando Guccini, i nostri pensieri sono uno iato tra addormentarsi e morire.
In confronto alla natura e all'universo, la nostra vita e la nostra morte non sono nulla. E questa è la mia vera consolazione.
Perdona la sproloquio, ma poesia è anche ispirazione, confronto.