Recensioni di Sabriel Schermann

Queste sono le ultime cinque recensioni che l'utente ha lasciato nella sezione nell'ambito del programma recensioni.


Recensione alla storia Il filo di Arianna spezzato - 02/07/21, ore 18:25
Capitolo 1: Il filo di Arianna spezzato
Ciao! Eccomi finalmente a consegnare la recensione premio per il contest "Le note del dramma" che ti avevo promesso! Sono passati eoni, ne sono perfettamente consapevole, ma nel frattempo sono successe tante cose e mi sono anche allontanata da EFP causa studio matto e disperatissimo, per cui eccomi qui solo ora!
Spero tu possa scusarmi per questo ritardo imbarazzante. Appunto per questo motivo, ho pensato che questa potesse essere una buona occasione per leggere qualche tua storia più recente, ma mi sono imbattura per caso in questa e appena ho letto "genere: drammatico" mi sono illuminata. Potevo forse non passare da qui? XD
E infatti non me ne sono affatto pentita. Ho apprezzato molto la tematica che hai voluto raccontare, perché non mi capita spesso di leggere di rapporti occasionali (intesi proprio come rapporti umani tra persone, non solo sessuali), ma credo sia bene trattare di più questo argomento, dato che credo che la nostra cultura lo stia rendendo sempre più diffuso e attuale. Per questo motivo mi è dispiaciuto un po' per Raquel, che credo abbia un grande potenziale sia a livello di trama sia come personaggio, ma mi pare le manchi qualcosa qui: chi è in realtà? Quello che fa è in qualche modo collegato al suo lavoro? E' originaria di Hong Kong o di un altro luogo? E, oltre a tutto questo - che mi rendo conto magari non potesse essere tutto approfondito in una singola storia, ma qualche accenno credo avrebbe reso il risultato più completo -, ho sentito soprattutto la mancanza di un'analisi psicologica accurata... si sa poco non solo di lei, ma neanche di quello che pensa, di cosa prova, salvo la fine. Infatti, ho molto apprezzato il finale, sia perché giustamente rimane in linea con il genere, sia perché ha un po' esplicitato quello che pensavo io mentre leggevo, e che credo sia logico pensi e provi anche lei.
In questa recensione, mi sto riferendo a Raquel perché mi ha colpito molto come personaggio e trovo abbia davvero un grande potenziale, anche se tutto ciò che ho percepito di lei, in realtà, si applica anche al personaggio di Joseph, anche se lui l'ho trovato più insipido e insignificante di lei, onestamente.
Ti suggerisco, in generale - se posso permettermi -, di concentrarti proprio sulla caratterizzazione del personaggio nello specifico, perché questa storia sarebbe stata veramente completa se Raquel fosse stata costruita meglio, secondo me. Poi non so quale fosse la tematica del contest, non so se tu l'abbia scritta esclusivamente per quello, ed è comprensibile, soprattutto se questi personaggi non sono stati concepiti per essere approfonditi, però mentre leggevo pensavo proprio fosse un peccato, perché hai sempre delle idee originali e le apprezzo molto! E vederle penalizzate per niente mi dispiace.
Comunque, è stata una piacevolissima lettura e sono contenta di aver scelto questa storia ^^
Ho trovato anche alcune sviste (come punti mancanti alla fine della frase o il fatto che tu vada a capo quando è lo stesso personaggio a parlare, che non è necessario), ma queste sono correggibili con una rilettura più attenta, secondo me. In ogni caso, un pochino spero tu abbia in programma di approfondire il personaggio di Raquel, che mi pare interessantissimo! Sarei felice di rileggere di lei (e anche il resto, ovviamente)!
Ti ringrazio per aver partecipato al mio contest e mi scuso ancora per questo immenso ritardo >.<
In bocca al lupo per il contest! <3

Recensione alla storia Prigioniera - 18/12/20, ore 18:29
Capitolo 1: I.
PRIMA CLASSIFICATA PARIMERITO

PRIGIONIERA di R. Mayfair





Lessico&Stile: 10/10


Il lessico e lo stile li ho trovati impeccabili e perfetti per questa storia: hai un lessico ampio e variegato e, nonostante questo, chiaro e immediato. Non credo sia facile saper scegliere i termini giusti, nemmeno per delle trame non particolarmente “elaborate”; attraverso il lessico da te utilizzato e allo stile scorrevole che, è evidente, dev'essere frutto anche di tanta pratica, hai saputo creare immagini vividissime e ricche di significato.
Ogni lettore è diverso e, almeno in parte, interpreta ciò che legge in modo personale: tuttavia, credo che questa storia abbia tutti gli elementi per risultare chiara, ben raccontata e viva, in un certo senso.
Non so se sia dovuto al talento o alla pratica (o a entrambi!), ma ti considero un'autrice (e qui spero di non sbagliare genere, in caso ti chiedo scusa ^^'') consolidata ed è stato davvero piacevole leggerti.
Ti segnalo comunque qualche refuso che ho riscontrato, che ovviamente non hanno tolto proprio nulla alla bellezza di questa storia:

- Mi ha spaccato un piatto sulle le ginocchia, era molto arrabbiata. → C'è un “le” di troppo.

- E a quel punto, cosa farà? → Tendo a essere pignola per quanto riguarda questa piccolissima regoletta: nelle domande, è sempre necessario scrivere “che cosa...?” e non solamente “cosa...?”.

- Finalmente ha un obiettivo, quella serata sembra improvvisamente sorridergli. → Dal momento che il soggetto di questa frase è Cecilia, avrebbe dovuto essere “sorriderle”. Vista la tua padronanza della lingua italiana, deduco si tratti solamente di una distrazione.


Trama&Personaggi: 19,5/20


La trama non è complessa, ma ricca di sfaccettature complessissime: non è da tutti saper creare un personaggio così profondo come quello di Cecilia, problematico ma allo stesso tempo delicato, che si insinua nell'immaginazione del lettore come potrebbe farlo un fratello che entra di soppiatto nel letto dell'altro per cercare conforto (scusa l'orrenda metafora ^^'').
La storia riguarda l'esistenza di Cecilia, ma non viene raccontata in modo semplicistico: non sei mai scaduta nel banale o nello scontato, ma hai saputo letteralmente dare vita a questo personaggio, che ho sentito mio fin da subito. Sei riuscita a farmi empatizzare con lei e con le sue vicende, l'hai fatta respirare ed è stato davvero piacevole leggere una storia scritta così bene, in modo così delicato, non irruente, ma al tempo stesso ricca di significato.
Cecilia è a tutti gli effetti quello che mi piace definire un personaggio completo, ossia consolidato, che ha raggiunto la sua formazione e il suo sviluppo. E, mi ripeterò, ma non è da tutti presentare un personaggio di questo tipo, soprattutto non in un'unica storia!
Tuttavia, se proprio dovessi trovare delle “pecche”, direi che mi sarebbe piaciuto sapere qualcosa di più sul padre e sulla madre – che non ha nemmeno un nome, e questa caratteristica l'ho adorata, perché pare proprio che Cecilia faccia di tutto per mantenere le distanze da questa donna, anche inconsapevolmente –.
In particolare, dato che lo hai presentato come un personaggio senz'altro problematico sotto vari punti di vista, mi sarebbe piaciuto approfondire le condizioni della madre, che scompare improvvisamente dalla scena, lasciando parecchi interrogativi: che fine avrà fatto? Sarà stata arrestata? (Anche se Cecilia ha ritirato la denuncia...)
E se fosse addirittura morta? Nella sua complessità, e per quanto l'abbia detestata per le sue azioni, trovo che Lei abbia un incredibile potenziale, perché elaborato alla perfezione, pur nella sua “semplicità”.
Come tutti i personaggi che funzionano, mi fa riflettere, le sue azioni scatenano dei dubbi e delle domande nel lettore, e davvero non so spiegarti quanto adoro tutto ciò, perché è evidente che questo è solo l'ultimo stadio di un lungo processo di “concepimento, nascita e crescita” del personaggio.
Anche se evidentemente secondario, ho sentito un po' la mancanza anche di una maggiore caratterizzazione del padre, che sembra solo uno sprazzo di luce nella vita di questa ragazza, nonostante le abbia letteralmente salvato la vita (almeno apparentemente). Forse sono io ad essere troppo pignola, ma mi sarebbe piaciuto sentirlo più presente, e non intendo solo fisicamente: mi sarebbe piaciuto sentirlo, e forse sarebbe anche stato coerente con gli avvenimenti, attraverso le azioni e i pensieri di Cecilia, nella sua introspezione; una sorta di gratitudine che forse non è nemmeno vera gratitudine, ma che è normale dimostrare, a parole o solo attraverso i propri pensieri, a qualcuno che ti strappa da una situazione tanto disastrosa. Cecilia non viene catapultata in una situazione migliore in realtà, anzi: però, almeno all'inizio, trovo coerente una sorta di sollievo interiore per essere fuggita da Lei.
Avrai notato quante virgolette ho inserito in questa valutazione fino a ora, e questo perché questa storia ha fatto nascere tanti dubbi e tante domande riguardo a questioni a cui è difficile dare una risposta: questa è una caratteristica che non può essere che positiva e che apprezzo sempre tantissimo, quindi ci tengo a farti i miei complimenti anche per questo.


Drammaticità: 10/10


Mentre leggevo, pensavo che avessi centrato in pieno il significato che io attribuisco a questo parametro, nonché a tutte le storie e le opere realmente definibili “drammatiche” secondo il mio punto di vista: non mi dilungherò in spiegazioni inutili e opinioni non richieste, ma per quanto mi riguarda, il dramma non è solo qualcosa di “esterno”, di palpabile e attribuibile a una persona o a una situazione realmente individuabile, ma più qualcosa di “interno”, una situazione che si scatena dentro il personaggio e principalmente nella sua introspezione, qualcosa che lo muove e lo rovina, oppure lo salva.
Credo che il dramma, quello vero, sia e debba essere insito nel personaggio, deve essere vissuto, respirato da lui, per poter poi essere “trasmesso” al lettore: l'agente “esterno” in questa storia è chiaro ed è individuabile in Lei.
Tuttavia, la condizione di Cecilia non migliora una volta allontanatasi da quella donna, anzi, se possibile peggiora, si sente continuamente fuori posto, perché il suo logoramento è interno ed è chiaro che le conseguenze di ciò che ha vissuto si palesano come un vero e proprio trauma, che spesso esiste e agisce (solamente, mi permetterei di aggiungere) dentro di noi.
Questo aspetto si ricollega alla caratterizzazione del personaggio di Cecilia, che ho a dir poco adorato dal modo in cui è stata elaborata, e a quel processo di “concepimento, nascita e crescita” a cui accennavo sopra. Cecilia è un personaggio spezzato, vivo ma vuoto, e nel corso della storia ci si può rendere conto come per lei essere stata salvata dal padre appaia quasi come una maledizione.
Questa credo sia una condizione che affligge un po' tutti prima o poi, e il modo (sempre delicato) in cui l'hai affrontata mi ha toccato profondamente. A occhi altrui può sembrare banale, ma non è affatto facile far respirare il dramma di un personaggio al lettore, e per questo ammiro il tuo lavoro.
In un certo senso, i problemi di Cecilia nascono e finiscono con Cecilia stessa, perché vengono dall'esterno ma vengono anche interiorizzati nel personaggio, e questo processo viene delineato talmente bene e chiaramente che, davvero, ho poco da dire se non che hai fatto un ottimo lavoro sotto tutti i punti di vista.
Hai centrato in pieno il punto e non potrei esserne più felice.
Inoltre, non potevi trovare finale più adatto: la scelta di lasciarlo sostanzialmente a discrezione del lettore l'ho trovata molto appropriata, oltre che saggia; forse, se avessi dato delle risposte chiare, l'intera storia avrebbe perso un po' del suo significato.


Gradimento Personale: 5/5


C'è davvero bisogno di precisare quanto io abbia amato questa storia? Ti ringrazio per avermi consegnato questo piccolo gioiellino, che secondo me dovrebbe stare su qualche rivista letteraria: il modo in cui hai presentato questa storia, la delicatezza (e questo l'avrò ripetuto dieci volte), il modo in cui hai saputo inserire la semplicità in un contesto così complesso, tutte queste caratteristiche hanno qualcosa di incredibile che mi ha trasportato nell'universo di Cecilia, rendendola chiara e viva come se l'avessi accanto.
Questa è senz'altro una delle storie più belle che io abbia letto recentemente, e non solo per le tematiche (che sono tra le mie preferite), ma anche e forse soprattutto per il modo in cui hai scelto di raccontarla.
Ho apprezzato tanto anche il tono con cui hai affrontato il tema della pandemia recente, perché tutti sappiamo quanto questo periodo sia difficile e considero positivo il fatto che tu ne abbia fatto menzione in modo così sottile e delicato.
Come ho scritto sopra, ti considero un'autrice completa e matura, e ti sono grata per avermi permesso di leggere questa meravigliosa storia.





Totale: 44, 5/50



Kidfic: + 0


Nella storia non sono presenti bambini, nonostante l'inizio lasci supporre che Cecilia abbia un'età ancora giovanissima, forse adolescente (dal momento che poi inizia a frequentare l'università).


Contenuti forti: + 0


Non ho riscontrato contenuti particolarmente violenti, se escludiamo la violenza psicologica, che tuttavia non considero qui sviluppata in modo così disturbante da essere inclusa in questo parametro. In verità, questo mi ha dato molto da pensare, perché ho una concezione di “contenuti forti” relativa solamente ad atti fisicamente violenti, ma potrei sbagliarmi – e questo sarebbe un buono spunto su cui riflettere, credo. Ebbene sì, la tua storia mi ha fatto nascere anche dubbi di questo tipo ^^


Tematiche delicate: + 4


Pur con la delicatezza caratteristica del tuo stile, il tema portante di questa storia si identifica in questo parametro e se ne possono individuare gli effetti quasi in ogni riga, direttamente o indirettamente. Ho apprezzato molto il modo “sottile” con cui hai raccontato una tematica delicata come quella dell'evidente violenza psicologica di questa madre nei confronti della figlia. Anche questa, a mio parere, è una caratteristica di uno stile maturo come il tuo.
Inutile rimarcare, poi, quanto ho adorato il modo evidente in cui gli effetti di questo trauma si protraggono su Cecilia per, immagino, la sua intera esistenza. Come scrivevo sopra, Cecilia è un'anima spezzata alla continua ricerca di qualcosa che la tenga aggrappata alla vita, come se fosse continuamente sul punto di cadere, senza mai farlo realmente. Quanti significati di “tematiche delicate” si racchiudono solamente in quest'ultima frase?





Totale + bonus: 48, 5


Grazie ancora per aver partecipato! <3

Recensione alla storia Il processo dei ricordi - 18/12/20, ore 17:47
Capitolo 1: Il processo dei ricordi
TERZA CLASSIFICATA

IL PROCESSO DEI RICORDI di Carme93





Lessico&Stile: 8/10


Il lessico che hai utilizzato è semplice, ma proprio per questo aiuta a creare delle immagini immediate e chiare; se dovessi usare una sola parola per descrivere il tuo stile direi che è autentico, perché mi ha accompagnato nella storia trasmettendomi una grande naturalezza e veridicità, in un certo senso.
Hai uno stile fresco e chiaro, e lo apprezzo molto; tuttavia, in alcuni punti presenta alcune problematiche:

- alcune frasi potrebbero essere formulate con più chiarezza. Ti riporto alcuni esempi: (1) “Non c’era simpatia tra loro e di solito si ignoravano, nonostante ciò lui tendeva a essere cortese con tutti quanto meno per educazione, quel giorno però non aveva proprio pazienza”. → Questa frase l'avrei personalmente “spezzata” così: “Non c’era simpatia tra loro e di solito si ignoravano. Nonostante ciò lui tendeva a essere cortese con tutti quanto meno per educazione; quel giorno, però, non aveva proprio pazienza”.
Oppure, un altro esempio: (2) “Il ragazzino comprese che era meglio non insistere, così sedette e si riempì lentamente, per evitare di farlo cadere di fuori, la tazza di latte, facendo finta d’ignorare la tensione nell’aria”. → Questa frase è piuttosto complessa, tanto che ho dovuto rileggerla un paio di volte per comprenderla. Personalmente l'avrei scritta così: “Il ragazzino comprese che era meglio non insistere, così si sedette e riempì lentamente la tazza di latte, facendo attenzione a non farlo cadere fuori, facendo finta d’ignorare la tensione nell’aria”. Non ti sembra più chiara?
Un altro esempio: (3) “Eppure una parte di lui man mano che cresceva si rendeva conto che il dolore diminuiva, come se fosse anestetizzato; ma la ferita era lì, lui lo sapeva, si era formata la crosta, ma non si cicatrizzava tanto che bastava poco per strappare la crosta e sanguinare ancora”. → Anche questa frase non è di immediata comprensione, almeno per quanto mi riguarda. La scriverei piuttosto così: “Eppure, una parte di lui, man mano che cresceva si rendeva conto che il dolore diminuiva, come se fosse anestetizzato; ma la ferita era lì, lui lo sapeva: si era formata la crosta, ma non si cicatrizzava mai del tutto, tanto che bastava poco perché la crosta si strappasse e ricominciasse a sanguinare”.

- Alcune frasi hanno una punteggiatura approssimativa: ad esempio, in alcune battute dei dialoghi aggiungi il punto dopo un punto interrogativo o i puntini di sospensione (es: «Federico!».), mentre in questi casi non è affatto necessario. In altre frasi, invece, la punteggiatura viene completamente omessa, come in: “Aveva caldo tanto che gli sembrò di essere tornato in estate”. Avrei inserito una virgola tra “caldo” e “tanto”; anche in “ Suo padre era sempre molto tranquillo, era raro che alzasse la voce e, Federico, l’aveva sentito più volte invitare la moglie alla calma [...]” avrei omesso le virgole che separano il nome di Federico dal resto del testo, in quanto non le ritengo necessarie qui.
In alcuni dialoghi, poi, puoi utilizzare la punteggiatura a tuo vantaggio, ad esempio sostituendo il verbo “gridare” e simili con un punto esclamativo alla fine della battuta, che implica di per sé una certa convinzione e un certo fervore del protagonista; oppure, puoi scegliere di unire i due elementi, rendendo il dialogo piuttosto completo. So che si tratta di piccolezze, ma nel risultato finale credo facciano la differenza.

- In alcuni passaggi ci sono delle ripetizioni, ad esempio in questa frase: “Il ragazzino salutò timidamente, quasi timoroso di attirare l’attenzione dei due adulti su di sé. [...]
Il ragazzino avrebbe voluto chiedere subito spiegazioni al padre, ma lui gli pose una mano sulla spalla e lo guidò fuori dalla scuola”.
Oppure, anche in “[…] quella che una parte di lui aveva messo da parte per un po’ sperando che facesse meno male” e in “A volte ci aveva riflettuto e alla fine si era convinto che a volte la distanza d’età incidesse troppo”.

Inoltre, ti segnalo alcuni refusi che ho riscontrato, in caso volessi correggerli:

- Preoccupato, Federico si chinò su di lei redendosi conto che stava sorridendo. → Credo tu volessi scrivere “rendendosi conto”.

- «SMETTILA!» urlò Federico, appiattandosi con le spalle alla parete. → “Appiattendosi”. Inoltre, ti sconsiglio di usare il maiuscolo, perché il punto esclamativo e il verbo “urlò”, in questo caso, sono già sufficienti.

- […] si rese conto che la ragazza l’aveva ripreso mentre cercava di scalvare il muro divisore dei bagni. → “Scavalcare”.

- «E queste assenze quando lei avresti fatte?». → “E queste assenze quando le avresti fatte?” (toglierei anche il punto finale).

- La cucina era piccola perché negli intendimenti iniziale avrebbero dovuto usare la sala da pranzo, […] → Personalmente avrei scritto “...secondo i piani iniziali”, ma in ogni caso il refuso è “iniziali”.

- «Costanza!» la richiamò loro madre. → Questo è un errore abbastanza ricorrente, quindi credo sia dovuto alla distrazione: personalmente, direi “la loro madre”, ma mi informerò perché ora ho dei dubbi riguardo alla costruzione corretta di questa frase.

- Lui buttava sempre album e doppioni in un lato della libreria e non gli considerava più di tanto quando era a casa. → “[...] e non li considerava [...]”.

- Allora compose il numero dello studio e dopo qualche secondo rispose la sua segreteria. → “[...] rispose la sua segretaria”.

- Alla luce della torcia sembrava molto stanco e aveva il voto tirato e pallido. → “il volto”.

- Il video doveva essere ormai vecchio di mesi, ma riuscì comunque a trovarlo: erano alcuni sprazzi delle telecamere di sorveglianza, che poi erano stati mandanti in onda nei vari servizi televisivi. → “mandati”.

- La risposta di Samir fu forte è chiara e anche questo sorprese Federico, […] → “forte e chiara”. Poco sotto: “Federico chiuse istintivamente gli occhi sperando che la smettesse: sembrava che volesse staccarli i capelli della testa”. → “staccargli”.

- […] il primo respirp sembrò doloroso, ma si accorse di riuscire a farlo. → “respiro”.

- La mattina dopo si svegliò ed era da solo nel letto, ma, uscendo il corridoio, percepì la voce del padre provenire dalla cucina e si rassicurò. → “uscendo in corridoio”.

- Gli osservò e vide solo degli uomini intristiti. → “Li osservò”.


Trama&Personaggi: 20/20


Su entrambi i parametri hai fatto un lavoro immenso, che ho apprezzato profondamente. Hai raccontato una situazione piuttosto comune – come potrebbe essere la perdita di un genitore – in maniera straordinariamente intensa e profonda, pur senza perderti in dettagli. Questo potrebbe essere considerato poco originale, ma ho letto tra le righe una naturalezza che non mi aspettavo e che mi ha davvero colpito: mi sono immedesimata tanto in Federico e sei riuscita a farmi provare un'empatia nei suoi confronti – e nei confronti della situazione che sta vivendo – che mi ha fatto estraniare dalla realtà e riflettere a lungo.
La trama l'ho trovata costruita in modo eccellente, dandomi quasi l'impressione che avessi creato una scaletta prima di procedere a scrivere: hai saputo amalgamare tutti gli ingredienti necessari per una buona storia, scorrevole e fluida e con la dose di introspezione adatta a comprenderla fino in fondo.
Tengo particolarmente a sottolineare quest'ultima caratteristica della trama, perché è qualcosa che non riscontro spesso in una storia, in realtà. Nonostante, come scritto precedentemente, le frasi potevano essere costruite in modo più semplice, mi hai catapultato nella trama con una naturalezza disarmante, che credo sia difficile da rappresentare.
Il passaggio in cui Federico assiste al pestaggio del suo amico Samir ammetto di non averlo compreso bene: mi sono persa tra le varie dinamiche, soprattutto perché a un certo punto Federico si ritrova da tutt'altra parte, e questo episodio spiacevole pare non avere una vera conclusione. Probabilmente è un effetto voluto, ma a mio parere causa un po' di confusione, per cui avrei optato piuttosto per una narrazione più “lineare” e coerente, quindi una vera conclusione a quell'episodio.
Per quanto riguarda i personaggi, non ho sentito alcuna mancanza e, al contrario, trovo tu li abbia gestiti benissimo: ho apprezzato molto il peso che hai dato all'introspezione di Federico, e non solo. Tutti i personaggi hanno un gran potenziale e, in particolare, quello di Costanza mi affascina molto, perché ho la sensazione sia molto più complesso di quanto appare in questa storia.
Per quanto riguarda questo parametro, hai fatto un lavoro maestoso ed equilibrato sotto tutti i punti di vista, facendomi immergere nella storia al 360 gradi.
Infine, ho adorato la tua scelta di inserire gli attacchi di panico nella trama, mantenendo una coerenza di fondo: è assolutamente normale che Federico reagisca in questo modo dopo la morte della madre, e ho apprezzato l'enfasi che hai posto su questi eventi spiacevoli, perché trovo che non ci siano abbastanza rappresentazioni di fenomeni del genere nella letteratura contemporanea.
Magari sono solo io che non conosco libri a riguardo, ma questi argomenti a mio parere dovrebbero essere più presenti, quindi apprezzo che tu abbia deciso di scriverne.


Drammaticità: 9/10


Hai sfruttato un elemento “esterno” – come la morte della madre di Federico – a tuo vantaggio, interiorizzandolo nel personaggio: il dramma in questa storia non è solo la perdita del genitore in sé, ma anche e soprattutto il modo in cui i personaggi, e Federico in particolare, la vivono; il suo disagio e quello del padre è raccontato meticolosamente e con delicatezza, e le sue conseguenze si possono ritrovare ovunque nel testo.
Ho molto apprezzato il modo in cui hai inserito gli attacchi di panico nella narrazione, mescolandoli al resto della trama come se ci fossero sempre stati: il modo in cui diventano praticamente la quotidianità di Federico è assolutamente realistico e credibile, vero, come tutta la storia.
Le conseguenze della perdita sono visibili anche nei comportamenti del padre, che inizialmente non si rende nemmeno conto del dolore che, in questo modo, reca al figlio. Per quanto riguarda Costanza, invece, l'ho sentita distante anche qui; deve avere un modo molto personale di soffrire, e in un certo senso anche lei ha avuto le sue reazioni, anche queste credibili e coerenti col personaggio.
Il modo in cui hai amalgamato il dramma alla caratterizzazione dei protagonisti, evolvendolo con loro e rendendolo parte integrante di ciò che sono, è stato davvero ottimo.


Gradimento Personale: 5/5


Ho adorato questa storia dalla prima all'ultima parola: le vicende di questa famiglia sono meravigliosamente drammatiche, tristi, e mi piace il modo lento ed equilibrato in cui tutto questo è venuto allo scoperto. Hai centrato in pieno il tema del contest!
In realtà, mi sono immedesimata molto in Federico e questo mi ha fatto molto riflettere; il modo in cui hai raccontato questa storia, brutalmente realistico nella sua semplicità, mi ha colpita molto, e a rifletterci bene, lo trovo il modo più adatto per raccontarla.
Ho percepito un senso di innocenza, mentre leggevo, che mi ha lasciato senza parole, come se i protagonisti fossero in balia degli eventi senza poter fare altro se non accettare la propria condizione.
Tutto ciò è incredibilmente realistico e quotidiano, oserei dire; tuttavia, forse non è qualcosa che ci si aspetta in una storia.
Non ho altre parole per dirti quanto l'ho apprezzata, soprattutto nel modo in cui l'hai strutturata, attribuendole una certa linearità. Ribadisco, poi, la meravigliosa autenticità del tuo stile, che spero tu non perda mai.
Complimenti, davvero! Grazie per avermi regalato una storia così delicata e commovente.





Totale: 42/45



Kidfic: + 1


La maggior parte della storia ha come protagonista un bambino; tuttavia, purtroppo ho fatto davvero fatica a percepire la sua età, se non fosse stato per alcuni elementi “esterni” – come il fatto che frequenti ancora la scuola.
Ti riporto qui alcuni elementi che mi hanno messo in seria difficoltà nella valutazione di questo parametro: (1) Federico sa accendere una lavatrice. Può darsi che i genitori gli abbiano insegnato come fare e il fatto che abbia finito per fare danni è “positivo”, perché è coerente con la sua età. Tuttavia, non lo trovo particolarmente credibile. Federico appare certamente come un bambino fuori dal comune, ma è pur sempre piccolo e senza esperienza, quindi sarebbe più credibile che non si ricordi come fare, o che mescoli insieme indumenti bianchi e colorati, per dire; (2) Federico sa che cos'è un passo carrabile – infatti è lui a farlo notare al padre: questo è forse l'elemento che ho trovato meno credibile tra tutti; Federico potrebbe aver letto questo termine sul cartello sui cancelli, ma non è affatto credibile che sappia che cosa sia o che se lo ricordi, se gli è stato spiegato.
Insomma, l'ho trovato alquanto fuori dalla norma, almeno per quanto mi riguarda; (3) Utilizza un lessico troppo complesso per un bambino della sua età, seppur brillante. Capisco che sia un bambino intelligente e desideroso di imparare, ma purtroppo non ho proprio percepito il suo “essere piccolo e innocente” in generale.

Altri aspetti, al contrario, li ho trovati sviluppati molto bene e il linea con l'età infantile del personaggio: un esempio potrebbe essere quello delle ombre che vede sul muro durante il black-out – di cui forse anche un adulto sarebbe spaventato – oppure il fatto che collezioni figurine, e per il solo piacere di sentirsi uguale agli altri.


Contenuti forti: + 0


Non sono presenti scene particolarmente violente e disturbanti, se non il brevissimo accenno al video della rapina, per cui non ho assegnato il bonus.


Tematiche delicate: + 1, 5


Anche questo parametro mi ha messo in difficoltà: la morte – in questo caso, della madre di Federico – è decisamente considerata una tematica delicata, visto ancor più le ripercussioni che questa ha sul ragazzino, attraverso gli attacchi di panico e la solitudine in cui si ritrova a vivere. Tuttavia, come spiegato anche in altre valutazioni, la morte è anche qualcosa che non si può realmente evitare e con cui tutti prima o poi dobbiamo fare i conti, motivo per cui, per quanto riguarda questo, ho deciso di assegnare metà bonus. (+ 0,5)
Per quanto mi riguarda, si tratta di una tematica delicata “a metà”, appunto per i motivi sopracitati; a mio parere, è il modo in cui hai trattato gli attacchi di panico del bambino – insieme alla sua situazione familiare nell'insieme – ad essere realmente rilevante in questo parametro.
Ribadisco che lo hai fatto in maniera eccellente e delicatissima, ma comunque realistica: hai raccontato le sensazioni nei dettagli e questo mi ha toccato molto, specialmente perché era qualcosa che non mi aspettavo di leggere. (+ 1)
Complimenti, hai fatto un ottimo lavoro!





Totale + bonus: 44, 5



Grazie ancora per aver partecipato! <3

Recensione alla storia Con gli occhi di un bambino - 18/12/20, ore 17:28
Capitolo 1: Con gli occhi di un bambino
QUARTA CLASSIFICATA

CON GLI OCCHI DI UN BAMBINO di Anatra.Valeria





Lessico&Stile: 7/10


Per quanto riguarda questi due parametri, ho notato che hai una buona padronanza del lessico: è generalmente semplice, di tanto in tanto alterni qualche parola più complessa, ma è efficace e immediato e questo lo apprezzo molto.
Alcuni passaggi li avrei scritti diversamente, ad esempio al posto di scrivere “fare sali e scendi dalla soffitta”, avrei scritto “cominciarono a salire e scendere dalla soffitta” o semplicemente “cominciarono a fare avanti e indietro dalla soffitta”.
Inoltre, ho notato che tendi a ripetere i ruoli di ciascun membro della famiglia: la madre è sempre indirizzata come tale, ma mai come “donna”, per esempio; le sorelle sono sempre nominate così, ma mai “bambine” o “ragazze”. Secondo me potresti sfruttare anche un lessico più “generale”, senza concentrarti necessariamente sui ruoli specifici di ognuno, come a dover specificare di chi si tratta in qualsiasi passaggio.
In questo caso specifico, puoi semplicemente usufruire dei sinonimi. Se non ti vengono in mente, li puoi cercare su internet: la prossima volta che scriverai quella determinata parola magari te li ricorderai e li imparerai.
Anche lo stile è particolare, piacevole e scorrevole da leggere. Mi hai accompagnato fino alla fine con una delicatezza estrema, in cui ci ho letto anche una sorta di estraneamento, come se stessi raccontando una storia avvenuta tanto tempo fa.
Nonostante la tragicità, mi hai trasmesso una bellissima sensazione, perché mi sembrava proprio di essere una spettatrice con un posto speciale in prima fila (sarà anche la magia della terza persona?).
Hai questa grande capacità di raccontare vividamente tutte le scene: forse alcuni passaggi sono un po' affrettati, avrei apprezzato se ti fossi dilungata di più su alcuni eventi, ma sono riuscita a figurarmi con chiarezza ogni passaggio della trama.
Tuttavia, alcune frasi le avrei scritte diversamente: anche solo un ordine diverso delle parole, secondo me, avrebbe attribuito un significato differente (e quindi una diversa enfasi) all'intera frase. Di seguito ti segnalo alcuni esempi.

- […] il quale deglutì e provò a sporgersi da dietro la figura della madre marmorea. → Avrei scritto piuttosto: “[...] il quale deglutì e provò a sporgersi da dietro la figura marmorea della madre”. Mi sembra sia più scorrevole.

- […] gli occhi grandi e cerulei che miravano gli occhi grigiastri del padre, Baldwin Meyer, vestito di tutto punto in procinto di partire verso la Polonia. → La ripetizione di “occhi” non mi convince. Credo che le ripetizioni possano funzionare solo quando sono necessarie, magari perché non si riesce a concepire un'alternativa o perché donano più enfasi a un determinato concetto.
In questo caso, però, la trovo superflua. Avresti potuto sostituire “occhi” con “sguardo”, oppure scrivere semplicemente: “[...] gli occhi grandi e cerulei puntati in quelli grigiastri del padre”. Inoltre, invece di “verso la Polonia”, avrei scritto “per la Polonia”, che mi sembra funzioni meglio.
Una simile ripetizione si può trovare subito dopo, in questa frase: “Sorrise Baldwin, osservò per bene il figlio sgusciare via ed alzare il mento appuntito, passò una mano sul capo biondo del figlio e poi osservò Doris [...]”. A una rilettura più attenta ti saresti senz'altro accorta anche tu della ripetizione di “figlio”. In questi caso, avresti potuto scrivere: “[...] passò una mano sul suo capo biondo e poi osservò Doris [...]”. Non ti sembra più scorrevole? Ed eviteresti ripetizioni superflue.

Un altro “problema” che ho riscontrato è l'uso della punteggiatura: secondo me potresti sfruttare di più i due punti e il punto e virgola. Magari io addirittura ne abuso, ma secondo me possono tornare utili in parecchie frasi, come questa:

- Passarono due anni, la guerra era lungi dall'essere finita, ma dopo tanti mesi finalmente ebbero notizia di Baldwin, era vivo ed era sulla via del ritorno. → Di per sé non mi sembra presenti problemi, ma prova a leggere la frase così: “Passarono due anni, la guerra era lungi dall'essere finita, ma dopo tanti mesi finalmente ebbero notizia di Baldwin: era vivo ed era sulla via del ritorno”. Non ti sembra abbia un ritmo migliore? Il fatto di scoprire che Baldwin è vivo e sta per tornare a casa è una conseguenza del fatto che la famiglia abbia finalmente ricevuto sue notizie, quindi secondo me i due punti funzionano bene qui. Forse è una questione di gusti personali, ovviamente io sto solo esponendo il mio personalissimo parere!

Infine, ho notato che in parecchie frasi manca totalmente il punto finale.
In sintesi, quindi, ti consiglio di prestare attenzione principalmente alle ripetizioni e alla punteggiatura (in particolare ai punti finali, perché hanno la loro importanza), che comunque sai gestire bene.
Come ho scritto nel bando, non valuto la grammatica, ma ci tengo comunque a segnalarti le sviste che ho riscontrato: la storia è scritta al passato remoto, ma in alcuni passaggi utilizzi l'imperfetto, il che rende il testo un po' confusionario sul piano grammaticale.
Ad esempio, in questa frase: “Udì le urla indistinte, mentre lui si fiondava in camera sua chiudendola a chiave, poi si portò alla scrivania cominciando a scribacchiare sul quaderno già aperto. Tra le urla disperate della madre, i lamenti sommessi della gente di sopra, la penna scorreva sul foglio, svolgendo dei semplici esercizi di matematica, sembrava volesse escludersi Abel, non riusciva ad accettare una realtà così confusa”.
Nella seconda frase (“Tra le urla disperate della madre, i lamenti sommessi della gente di sopra, la penna scorreva sul foglio, svolgendo dei semplici esercizi di matematica, sembrava volesse escludersi Abel, non riusciva ad accettare una realtà così confusa”.) l'imperfetto mi sembra funzioni e si amalgama bene al ritmo del resto della frase, ma nella prima avrei scritto tutto al passato remoto.
Io stessa faccio errori simili, quindi non mi sento di impartire lezioni a nessuno, mi sembra solamente più scorrevole così.
Ti posso invece dire con certezza che è ormai considerato un errore scrivere “ed alzare”, “ad ogni”, “ed umido”, ossia aggiungere la cosiddetta d eufonica quando non è necessario. Infatti, scrivere “eera” o “eecco” non è considerato un errore.


Trama&Personaggi: 17/20


Nella sua semplicità, la trama è ricca di spunti di riflessione, che hanno senz'altro contribuito a renderla più elaborata. In particolare, ho individuato tre temi di fondamentale importanza: innanzitutto quello della guerra, che ha fatto da sfondo all'intera storia e che è sempre stato presente, percepibile e palpabile, appunto, sullo sfondo. Non hai inserito riferimenti tipici alla guerra, come ad esempio i bombardamenti, il suono delle sirene, la paura costante di vivere in un Paese che fondamentalmente potrebbe venir ridotto in macerie in un istante. Dal momento che il punto di vista è – almeno in parte, dato che il narratore è esterno – quello di un bambino, hai presentato gli avvenimenti in modo particolarmente interessante, perché un bambino non può certo essere a conoscenza dei meccanismi bellici: li potrebbe ricordare da adulto solamente perché li ha vissuti sulla propria pelle.
Dall'altra parte, però, questo aspetto mi ha fatto anche riflettere, perché se sei stata coerente con la giovane età del protagonista, ho faticato a trovare una credibilità di fondo: chiaramente non so come sia vivere nel periodo della Seconda Guerra Mondiale, ma avrei apprezzato un maggiore approfondimento riguardo a questi piccoli dettagli. Sarebbe stato sufficiente, secondo me, inserire di tanto in tanto il suono di una sirena, che credo fosse normale all'epoca, oppure la vista di alcuni aerei in lontananza, per dire.
Avrei apprezzato, in questo senso, una maggiore percezione dell'ambiente e del tempo che i protagonisti stanno vivendo: la guerra c'è ed è chiaramente percepibile, ma sarebbe bastato poco per renderla ancora più palpabile al lettore, secondo me.
Forse questa omissione era voluta, ma personalmente mi avrebbe fatto piacere un maggiore approfondimento. Un altro aspetto che considero importante è l'introspezione, che qui è venuta quasi completamente a mancare.
Di nuovo, si tratta certamente di scelte che possono piacere oppure no, però forse quando si raccontano temi particolarmente sensibili come questo, la sfera sensoriale dei protagonisti è un elemento da non sottovalutare.
Un altro tema che hai trattato è quello della violenza domestica, che a mio parere è totalmente coerente col resto della storia: Baldwin è il tipico nazista che aspira a una carriera militare, cieco a qualsiasi tipo di sentimento e anche un po' misogino. Il suo personaggio mi ha ricordato tanto il padre di Bruno de “Il bambino con il pigiama a righe”: appunto, il tipico fedele del regime dell'epoca. In questo, sia il personaggio e sia la tematica li ho trovati un po' stereotipati, il che mi ha portato a una nuova riflessione: sicuramente di persone come Baldwin nella Germania nazista ce n'erano moltissime, eppure siamo davvero sicuri che fossero tutti così agguerriti, crudeli, duri, e che in realtà questa loro durezza non fosse dettata innanzitutto dalla fame, dalla povertà e dalla paura di andare controcorrente a un regime repressivo?
Anche qui, ho individuato due correnti: da una parte, è coerente che Baldwin si comporti in questo modo, così come sarebbe credibile anche se i suoi comportamenti fossero dettati dal carattere, e non dalla situazione esterna. Sarebbe ugualmente coerente perché le persone malvagie esistono in qualsiasi luogo e in qualsiasi epoca, e perché immagino che durante il periodo del nazismo, l'antisemitismo e la violenza fossero ormai all'ordine del giorno, soprattutto se si parla di uomini in costante contatto con la guerra.
Il vero colpo di scena, che mi ha fatto spalancare la bocca mentre leggevo, è stato il finale: mi sarei aspettata il corpo di Doris riverso a terra, e invece scopro con sorpresa che le cose sono andate diversamente e che Doris in realtà è fuggita.
Oltre al marito, ha ucciso anche le due figlie, e qui ammetto di essermi un po' persa: Doris è una donna esasperata, evidentemente infelice e frustrata dalla vita. Tuttavia, una persona nelle sue condizioni potrebbe davvero essere in grado di uccidere i suoi figli?
Anche qui, se da una parte ho riscontrato coerenza, dall'altra, oltre alla sorpresa, non so bene come interpretare questo gesto.
Per quanto riguarda il personaggio di Abel, che considero il vero protagonista di questa storia – dal momento che tutto gira intorno a lui, almeno dal mio punto di vista –, ammetto che mi è sembrato un po' piatto. Forse anche a causa della mancanza di introspezione, non ho percepito particolarmente la sua presenza, se non meramente fisica.
Abel è un bambino inizialmente di otto anni, ed è normale che alla sua età non si sia in grado di rispondere particolarmente a ciò che ci accade intorno, e in questo senso l'ho trovato davvero adeguato, perché Abel è vittima degli eventi e dei personaggi che agiscono intorno a lui, ma nulla di più.
Tuttavia, qualche paragrafo dopo leggiamo che lui ha dodici anni, quindi è passato del tempo, ma non ho percepito un'evoluzione nel personaggio. In quattro anni accadono molto cose e un ragazzino di dodici anni, anche in un contesto bellico, non credo possa reagire allo stesso modo di un bambino di otto anni. Non ho percepito un processo di maturazione, che forse è stato anche volutamente omesso, forse anche per rappresentare l'impotenza di fronte agli eventi, o la voglia di non agire del protagonista.
Tuttavia, e magari è solo una mia impressione, Abel mi è sembrato davvero soltanto una vittima – che è poi ciò che è –, ma nulla di più.
In sintesi, credo che questa trama, così come i personaggi, abbiano un grande potenziale che a mio parere potresti sfruttare di più, senza scadere in stereotipi o anche solo scrivendo di più, in modo da dare un quadro completo delle condizioni e della vita di questi personaggi.
Per me leggere questa storia è stato un po' come mangiare un cioccolatino, in questo senso: il sapore forte mi ha inebriato ed era squisito, ma è finito troppo in fretta e ammetto di essere rimasta un po' affamata.


Drammaticità: 5/10


Il contesto della guerra ti permette sicuramente di ottenere un alto punteggio in questo parametro, perché è forse il contesto drammatico/tragico per eccellenza: se in altri contesti si può individuare qualcosa di positivo – come potrebbe essere un insegnamento tratto da una storia d'amore giunta al termine –, nella guerra, anche se mi sforzo, non riesco proprio a individuare qualcosa di positivo.
La guerra distrugge e basta, non solo i luoghi, ma anche le persone, e questo ne è un chiaro esempio. Tuttavia, mi sarebbe piaciuto sentire il dramma interiore dei personaggi, e qui una maggiore introspezione avrebbe certamente aiutato.
A mio parere, per rendere una storia davvero drammatica, non è sufficiente inserire dei personaggi in un contesto tragico, muovendoli in tale contesto; il dramma autentico – e questo sempre secondo la mia modestissima opinione – si deve impossessare dei personaggi, e di conseguenza deve farli agire. Il dramma non è tanto qualcosa che viene dall'esterno, quanto qualcosa che si sviluppa all'interno dei personaggi e che, solo dopo una riflessione interiore e un'evoluzione, si palesa al lettore per ciò che è.
Possiamo prendere esempio dalla realtà: gli eventi, perlomeno nella maggior parte dei casi, sono la conseguenza di determinate azioni che le persone compiono, e le sensazioni che si scatenano all'interno dell'animo umano è la naturale conseguenza di suddette azioni. Immagina che ci sia una coppia che sta vivendo un momento di crisi e uno dei due tradisce il partner, che di conseguenza lo lascia. Il tradimento è molto probabilmente una conseguenza del periodo di crisi, e la separazione è la conseguenza sia del periodo di crisi sia del tradimento.
Ovviamente lungi da me improvvisarmi consulente matrimoniale o insegnante di scrittura creativa, ma il senso del mio discorso è che la trama in sé è più una conseguenza di ciò che vivono i personaggi, delle loro esperienze emotive e di vita: per questo, in questo contesto certamente drammatico, ammetto di non aver percepito un vero dramma, che in tutta probabilità avrei invece percepito se avessi approfondito l'introspezione dei personaggi.
Un altro elemento con grande potenziale, che secondo me avresti potuto elaborare di più, è quello dell'ebreo che Doris e le figlie nascondono in casa, su cui non si sa praticamente nulla. Questo mi ha fatto sorgere tante domande sulla trama – chi è? Come è entrato in casa senza che Abel se ne accorgesse? Come sono riusciti a prendersi cura di lui? – e mi è dispiaciuto che queste siano rimaste domande senza risposta, perché avrebbero avuto un grande potenziale drammatico.


Gradimento Personale: 5/5


Innanzitutto, ti chiedo scusa se ti sono sembrata troppo “dura”. Come scritto sopra, non è assolutamente mia intenzione improvvisarmi esperta, quindi prendi tutto ciò che ho scritto con quante più pinze hai a disposizione.
Come ho già sottolineato, però, credo che questa trama abbia un potenziale immenso, che potrebbe essere sfruttato meglio. Ho adorato questa storia, e la delicatezza con cui l'hai inserita nel suo contesto, mantenendo una certa coerenza di fondo.
Mi hai inebriata e affascinata, perché di storie su questa tematica ce ne sono tante, ma non sono mai abbastanza e ognuna ha qualcosa di diverso e unico.
La caratteristica che in assoluto ho amato di più di questa storia è la sua capacità di scatenare dei dubbi dentro di me, insieme a infinite riflessioni: a ogni riga mi veniva in mente una domanda diversa e mi hai “sensibilizzato”, in un certo senso, su moltissimi temi.
Mi fa sempre piacere quando una storia fa nascere tanti interrogativi dentro di me, perché credo significhi che sia una buona storia, appunto, con del potenziale: se non mi lasciasse niente, o mi lasciasse solamente certezze, non avrei alcun interesse ad approfondirla e rileggerla.
Inoltre, mi fa tanto piacere che tu abbia creato anche una serie, che ora sono curiosissima di approfondire! *^*





Totale: 34/45



Kidfic: + 1


Il motivo per cui non ti ho assegnato il bonus completo è, appunto, perché il personaggio di Abel mi è sembrato piuttosto piatto. Per alcuni aspetti si è certamente comportato come farebbe un bambino della sua età; per altri, però, mi è sembrata più una pedina di una scacchiera che un ragazzino.
Come ho già scritto, è venuta a mancare una vera e propria evoluzione del personaggio, come invece ho ritrovato, ad esempio, in Baldwin: lui parte per il fronte – suppongo –, il tempo passa e quando torna è evidentemente cambiato, e questo aspetto si percepisce fortemente nella storia.
Abel, invece, mi è sembrato sempre uguale, confuso come un bambino, ma incapace di crescere e svilupparsi, in un certo senso. Forse è stato un effetto voluto, ma purtroppo mi ha impedito di assegnarti il punteggio pieno.


Contenuti forti: + 0


Sul regolamento del sito, alla voce “contenuti forti” c'è scritto: “tag per scene con contenuti forti, che possono turbare un lettore”.
Certamente il contesto della guerra implica contenuti di questo tipo, ma il contesto che hai raccontato riguarda più la storia – tragica – di una famiglia: la guerra rimane un elemento di fondo, che non ho realmente percepito se non nella partenza del padre, o nella sua evoluzione quando torna a casa.
Questo tag l'ho sempre interpretato riferito a qualcosa di più esplicito e violento, motivo per cui non ho assegnato il bonus.


Tematiche delicate: + 3


Per i motivi che ho spiegato argomentando la trama, certamente questa storia è pregna di tematiche delicate: non solo la guerra in sé, ma anche la guerra all'interno di una famiglia, in cui la violenza domestica diventa la normalità e che apparentemente si risolve in un multiplo omicidio.
Nel finale ci ho voluto leggere un'interpretazione dell'esasperazione familiare, che secondo me è una tematica estremamente interessante da analizzare e difficile da rappresentare, motivo per cui ti ho assegnato questo punteggio.
Hai fatto decisamente un buon lavoro con queste tematiche.





Totale + bonus: 38


Grazie ancora per aver partecipato! <3
Recensione alla storia Gone - 16/12/20, ore 19:24
Capitolo 1: Gone
SECONDA CLASSIFICATA

GONE di Soul_Shine





Lessico&Stile: 10/10


Ho adorato lo stile con cui hai raccontato questa storia – che è poi il tuo stile caratteristico: nonostante le tematiche, il tono in cui Ethan si esprime sembra quasi rassegnato, tranquillo, come se vedesse gli eventi scorrere attraverso la stoffa di una tenda, o con la nebbia che gli occupa la visuale: è frastornato e questo si riflette perfettamente nel lessico da te utilizzato e nel modo in cui presenti la narrazione al lettore.
Nonostante questo, lo stile è chiaramente scorrevole, fluido e immediato, complice anche la mancanza di termini troppo elaborati – e superflui, aggiungerei, soprattutto in un contesto del genere.
Adoro la chiarezza e la sfrontatezza con cui racconti gli eventi e i protagonisti, che sembrano continuamente gridare la propria ribellione e la frustrazione che provano in un mondo che non li ha accolti come avrebbe dovuto.
Per quanto riguarda la grammatica, ho notato anche usi spesso la d eufonica, che in realtà è un errore: la regola è che andrebbe aggiunta solo con le parole che iniziano con la stessa lettera, quindi espressioni come “eecco”, “eera” sono corrette, mentre “ad Ives” o “ed ora”, ad esempio, sono sbagliate.
Siccome sai che sono pignola, aggiungo anche che, nelle domande, bisogna sempre scrivere “che cosa...?” e non solo “cosa...?”.
Infine, ti segnalo alcuni refusi che ho ritrovato, in caso volessi correggerli:

- Ogni volta che venivo assalite da emozioni troppo grandi per essere espresse, […] → Credo volessi scrivere “assalito”.

- […] Avrei bisogno di una doccia, ma il mio stato psicologico è doppiamente devastato di quello fisico e non ho nessuna intenzione di rientrare nella casa che ho condiviso con Ives, […] → Non è un refuso, né credo si tratti propriamente di un errore, ma personalmente avrei scritto: “Avrei bisogno di una doccia, ma il mio stato psicologico è doppiamente devastato rispetto a quello fisico e non ho nessuna intenzione di rientrare nella casa che ho condiviso con Ives, [...]”. Probabilmente è solo questione di gusti, ma mi sembra sia più scorrevole.

- […] tutto questo grazie a te che gli hai ficcato nel cervello certe stronzato fin da quando era ancora un bambino! → Immagino volessi scrivere “stronzate” (sì, ti segnalo anche questo XD).

- “Ma era necessaria fare proprio oggi questa foto? Sono distrutto!” → Personalmente avrei scritto “necessario”, anche se questa frase mi ha fatto venire parecchi dubbi; mi informerò a dovere ^^


Trama&Personaggi: 20/20


Ho dovuto leggere questa storia più volte a distanza di giorni per convincermi di essere riuscita a carpire ogni particolare. È così che funzionano le storie scritte bene, no? La sostanza si trova anche nei minimi dettagli, ed è proprio quello che succede qui, anche se ho ugualmente la sensazione di essermi persa qualcosa per strada – e non certo perché tu non l'abbia espressa.
Mi ci è voluto del tempo soprattutto per capire come strutturare una valutazione adatta, che riuscisse a toccare ogni punto dandogli la giusta importanza.
I tuoi personaggi sono maestosi e, come è successo per la storia di Kim, ho avuto l'impressione che avrei compreso tutto anche senza conoscere la serie: questo perché i protagonisti sono vivi e io sono davvero convinta che in qualche universo loro respirino e vivano la loro vita come tu la racconti.
Ethan e Ives hanno uno spessore notevole e riesci sempre a tirare fuori il meglio di loro: ogni caratteristica appare come un tesoro, unica e inimitabile. In qualche modo, riesci a tirare fuori la loro personalità, le persone che realmente sono, e a trasporlo sulla carta in un modo in cui anche i loro difetti appaiono stranamente belli, particolari; quasi ci si dimentica del degrado che li circonda, degli aspetti negativi delle loro vite e delle loro stesse personalità, perché riesci comunque a raccontarli sotto una luce positiva, tanto che si ha l'impressione che siano unici nel loro genere – come effettivamente sono.
È difficile condensare l'immensità di ciò che Ives ed Ethan sono in questa storia – e in tutta la serie, come già sai –, perché inevitabilmente finirei per lasciare fuori qualcosa e sminuire la profondità delle loro vicende.
La trama, poi, pare cucita loro addosso, perché segue una logica e una coerenza e non è un contesto creato in cui dei personaggi agiscono, ma dei personaggi che agiscono in un contesto creato da loro stessi: questo è un principio che ho capito dopo tanta pratica e ritrovarlo in altre storie mi fa esplodere il cuore di gioia, perché non è per niente scontato e tu lo saprai sicuramente quanto me.
Ma che cos'altro posso dire, Soul? Non ho davvero parole per descrivere questa storia e la sua maestosità, e in un certo senso mi sembra di essere troppo riduttiva a commentarla in questo modo.
Ho l'impressione tu abbia fatto lo stesso lavoro di un architetto, gettando pezzo per pezzo le basi di un edificio fino ad arrivare alla cima: hai costruito un'opera grandiosa con la meticolosità di un ragno che costruisce la sua tela, senza perdere di vista un solo dettaglio di tutto ciò che sono Ives&Ethan.
Se dovessi trovare una – miserissima, superflua – pecca, direi che avrei apprezzato una maggiore caratterizzazione di Maura, che in questa storia mi è sembrata più fiacca e stanca rispetto a come sono abituata a vederla (e non mi riferisco al suo ruolo in questa storia, ma proprio a lei come personaggio); mi sarebbe piaciuto sentirla di più, ma non ho voluto penalizzarti in quanto questo potrebbe essere un effetto voluto, tenendo conto del contesto: colui che considerava un figlio – o almeno così pare – ora è morto e non solo è distrutta dalla notizia – non dimentichiamo che ha perso anche la sorella, e questo l'ha inevitabilmente segnata –, ma ha anche scoperto un lato della figlia che in tutta probabilità non conosceva: alla luce di ciò, tutto torna ed è assolutamente coerente che sia “meno presente”.
Probabilmente sono solo io che avrei apprezzato una maggiore introspezione di questo personaggio, perché questo avrebbe significato prolungare la storia e credimi, non mi stancherei mai di leggere di qualsiasi personaggio di questa storia e di questa serie.
Inoltre, il fatto che abbia volutamente rimanere cieca e sorda davanti alla realtà – mi riferisco alle azioni della figlia svelate da Ethan – mi ha fatto molto riflettere e ha contribuito ad attribuirle un certo spessore, in questa storia.
L'elemento del sogno di Ethan, poi, per quanto mi riguarda è stato pura poesia: lo hai inserito nella trama senza creare confusione e il flusso di pensieri e sensazioni di Ethan, le azioni stesse di Ives, il bacio, il tutto amalgamato alla narrazione struggente e delicata... è stato incredibilmente commovente e terribile al tempo stesso.
Hai fatto un lavoro eccellente sotto tutti i punti di vista e ti sono grata per aver aggiunto un tassello così importante a questa serie, per quanto doloroso.


Drammaticità: 10/10


Ma io che cosa dovrei dire riguardo a questo parametro? Hai centrato in pieno il tema del contest e la mia personalissima visione di dramma: come mi sono permessa di spiegare in altre valutazioni – e come tu già sai, perché ormai ne ho sproloquiato in tutte le salse –, per quanto mi riguarda, il dramma non è tanto identificabile in un'agente esterno – che, in questo caso, potrebbe anche essere la morte di Ives –, quanto nell'evoluzione personale che questo ha in uno o più personaggi della storia.
Il dramma vero, autentico, è quello che logora una persona con lentezza studiata, una sensazione di cui forse nemmeno ci si accorge, ma che è sempre lì, dietro l'angolo, a controllare a vista la sua vittima.
Questo è esattamente ciò che accade in questa storia: il dramma non è tanto la morte di Ives di per sé – che è senz'altro un dramma in ogni caso –, quanto il fatto che Ethan non ci fosse quando Ives è morto, i suoi dubbi, i sensi di colpa che lo divorano dall'interno, come un demone che lentamente si impossessa di lui.
E, a questo proposito, ammetto che quasi non ho sentito la mancanza di Ives in questa storia, perché mi sembrava continuamente riflesso nelle parole di Ethan, nei suoi pensieri e nella sua introspezione – curatissima, come un'ombra.
Inoltre, come detto sopra, la cura dei dettagli è impressionante: da quando Ives è morto il cielo non è stato più blu, senza nuvole, ma costantemente uggioso e coperto. È come se anche il tempo atmosferico riflettesse in qualche modo lo stato d'animo di Ethan, il suo dolore, od omaggiasse la sua perdita: che fosse voluto oppure no, è stato un dettaglio che non ho potuto fare a meno di notare e che ho apprezzato profondamente.
L'alternanza, verso la fine della storia, della dura realtà con i ricordi dei momenti felici, è la prova che sai gestire il genere drammatico con maestria esemplare: per riprendere la citazione tematica del contest, questa è la magia che intendo quando mi sento “felice di essere triste”, e questa storia mi ha suscitato questa sensazione forse meglio di qualsiasi altra in gara.
Se si legge attentamente, poi, si riesce a scorgere quell'alone di degrado che permea tutta la trama: l'onnipresente droga, che è uno degli agenti esterni del dramma; lo stesso fatto che Ives sia stato maltrattato dalla cugina – che lui invece considera una sorella, e adoro l'enfasi che hai messo su questo particolare – e cacciato da colei che avrebbe dovuto prendersene cura come una madre e, soprattutto, il fatto che il litigio tra Ethan e Maura accada in una chiesa, che è, o almeno dovrebbe essere, simbolo di pace e fratellanza per eccellenza. Quest'ultimo particolare l'ho trovato devastante, terribilmente meraviglioso, anche se è solo uno degli indicatori drammatici di questa storia: realizzare questo simbolismo, forse nemmeno pienamente consapevole, non è affatto facile e tu hai saputo gestirlo alla perfezione.
Chiaramente, questa è solo l'ennesima prova che tutto in questa storia è stato curato fin nei minimi dettagli, e in modo eccellente.


Gradimento Personale: 5/5


Credo non ci sia assolutamente bisogno che io specifichi quanto ho adorato questa storia, ma questo è senz'altro uno dei casi in cui è doveroso farlo.
Mi hai regalato un capolavoro e io non ti sarò mai grata abbastanza per questo. Ho letto tutte le storie di questa serie e l'ho seguita con passione fin dai suoi albori: è stato difficile ricollegare alcuni eventi all'inizio – mi riferisco a quando leggevo le prime raccolte –, ma ora mi rendo conto che non ho nemmeno bisogno di pensarci, perché Ives&Ethan, come anche gli altri coprotagonisti, mi sono entrati dentro.
Questo è un po' un off-topic che non riguarda questa storia nel particolare, ed è anche qualcosa che ti ripeto praticamente in ogni recensione – anche perché è un po' impossibile non farlo, dal momento che è la prima cosa che mi viene in mente quando finisco di leggere.
Ives&Ethan, loro malgrado, hanno creato un piccolo e personalissimo impero e con questa storia mi sono accorta che, anche se uno dei membri è venuto a mancare, questo continuerà a splendere per come è, perché Ives è mancato solo fisicamente.
Non so se sia qualcosa che hai intenzionalmente attribuito alla storia, ma mi è sembrato proprio che Ives respirasse dalle parole di Ethan e che, per questo motivo, non sia mai realmente morto.
Ho adorato, poi, che i paragrafi venissero spezzati da citazioni di canzoni che sembra siano state scritte apposta per questa coppia di fratelli-non-di-sangue; potrei leggere un'infinità di storie su di loro senza mai averne abbastanza.
Ormai sono diventati parte di me e questo è soltanto merito del tuo stile e del tuo talento.





Totale: 45/45



Kidfic: + 0


Anche se, in un paragrafo, compaiono Ives&Ethan bambini, nella maggior parte della storia sono entrambi adulti, o quasi. Inoltre, al di là di questo, fatico molto a percepire la loro reale età, e questo vale in realtà per la serie in generale: il loro passato, le vicende potenzialmente traumatiche che entrambi hanno vissuto impediscono loro di vivere la loro infanzia e soprattutto l'adolescenza con serenità, il che è certamente coerente con la trama di fondo.


Contenuti forti: + 0


Secondo l'accezione che attribuisco io a questo parametro, non ho riscontrato contenuti forti – inteso come violenza, fisica e psicologica – in questa storia; anche se le dinamiche e il contesto sono tutt'altro che pacifici, non ho trovato elementi riconducibili a contenuti forti veri e propri, complice anche forse lo stile che hai utilizzato, pacato, rassegnato e, per quanto brutale, quasi dolce, come se, mentre scrivevi, volessi anche consolare Ethan per la sua perdita.


Tematiche delicate: + 2


Questo parametro mi ha dato moltissimo da pensare, tanto che ho deciso di prendermi, anche per questo, una “pausa di riflessione” per capire quale punteggio fosse più adatto assegnare.
Il regolamento di EFP dà pochissime indicazioni a riguardo, menzionando solamente razzismo e abusi e lasciando un “eccetera” interpretabile a proprio piacimento, per cui ho dovuto ragionare secondo i miei personalissimi standard di “tematiche delicate”.
Ho deciso, quindi, di procedere per passaggi individuando i temi principali di questa storia – che sono la morte, la droga e lo spaccio, e il passato di abusi di Ives, almeno da parte della cugina – e successivamente di ragionare su ognuno di essi.
La morte può essere considerata una tematica delicata? Probabilmente sì, e non solo per la perdità in sé, ma anche per il modo in cui questa viene vissuta da chi la deve affrontare. Detto ciò, personalmente la considero una tematica delicata? Ni.
Lo potrebbe essere per i motivi scritti sopra, ma lo considero anche un processo normale e naturale, nonché una delle fasi della vita che inevitabilmente tutti ci ritroviamo ad affrontare: per questo motivo, la considero una tematica delicata “a metà”, perché ognuno di noi deve necessariamente imparare ad affrontarla e superarla, prima o poi. (+ 0,5)
La droga e lo spaccio sono considerate tematiche delicate? Direi di sì, e lo stesso sostengo io. In questa storia, hai ampiamente sviluppato non solo le dinamiche della droga e le sue conseguenze su chi ne abusa – si veda anche la causa della morte di Ives, per fare un esempio “banale” –, ma anche le conseguenze su chi ci costruisce sopra i propri affari e la sua intera esistenza. Ho apprezzato molto il modo in cui hai raccontato questo “fenomeno”, in modo approfondito ma delicato e, a mio parere, mandando in qualche modo anche un messaggio positivo, ossia che la droga fa male, e questo è un dato di fatto che non si può cambiare.
Ho sempre pensato che fossi estremamente informata a riguardo e ne sono felice, perché si riflette nelle tue storie, rendendole di conseguenza credibili e realistiche più di quanto già non siano. (+ 1)
Il passato di abusi di Ives può essere considerato una tematica delicata? Citando nuovamente il regolamento di EFP, assolutamente sì. Tuttavia, in questa storia compaiono solamente nella seconda parte – in cui sono ampiamente sviluppati, anche grazie alla comparsa di Maggie –, per cui mi sembra giusto dividere il punteggio in due. (+ 0,5)
In totale, dunque, ho aggiunto due punti a questo parametro. Ovviamente si tratta della mia personalissima analisi, per cui sono aperta a qualsiasi ciritica/opinione a riguardo e ti chiedo scusa per non aver preso in considerazione prima il problema.
Probabilmente avrei dovuto informarmi di più riguardo al significato effettivo di questi parametri. In ogni caso, i miei ragionamenti (e i punteggi) non rimangono altro che pareri personali e numeri davanti alla bellezza di questa storia.





Totale + bonus: 47



Grazie ancora per aver partecipato! <3