Recensioni di Miryel

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Recensione alla storia Insetti - 05/11/18, ore 14:18
Capitolo 1: Insetti
Buongiorno Mogliettina mia!
Finalmente riesco a trovarmi del tempo per dedicarmi alla mia recensione senza nessuno che mi possa interrompere, quindi posso decisamente delirare quanto voglio e urlare al mondo cosa questa storia mi ha trasmesso, cosa Gilbert mi ha trasmesso, perché con questa seconda persona singolare presente (che sempre io amerò e sempre apprezzerò, specie quando viene usata nelle giuste storie e in modo tanto delicato e lieve).
C'è una cosa che voglio dire, prima di tutto.
L'amore, l'amore di Gilbert, come lo mostri tu è totalitario, immenso. Così tanto che pur ammettendo che la vita prima di Anna significava respirare, vivere, esistere. Ora significa tutto il contrario, ma quella vita dove tutto era stabile, dove non era difficile respirare ed esistere, non ha lo stesso valore di una vita vissuta senza Anna... e questo concetto? Quanto è bello? Quando è romantico, soave, dolce, immenso?
Una visione dell'amore, vera. Dove si prende atto che amare qualcuno non si sceglie, si fa e basta, con i suoi pro e i suoi contro. Con le sue cose belle e le sue cose brutte.
Non si accetta l'amore, si vive. E' come una malattia, no? E forse è proprio questo quello che tu hai cercato di insinuare nel lettore, nelle primissime parti della storia.
Un Gilbert che soffre, che sta male, ma che di fronte ad un solo sorriso di Anna ritrova la vita, ritrova la gioia; lui... un insetto incastrato tra le ragnatele di Anna... e lei non ne sa niente.
Adoro.

Splendida anima dei boschi, splendido folletto con rosse lentiggini da mangiare, da mordicchiare.
Ti ricordi ancora il tempo in cui - milioni di morti fa - a te era proibito toccarla.
Sfiorarla, agguantarla, baciarla.
Sei avido, ora puoi farlo, ora puoi fare anche altro, eppure tu vorresti di più.
Di più, di più, ancora di più.

Meraviglia come un attimo prima ci parli di come lui fosse perduto, dietro di lei, come l'abbia salvata da cavaliere quale è, con una distanza di cuori che ora invece non esiste più che anzi ora, lo rende bramoso. La vuole. E' avido e vuole di più, sempre di più. Non ne ha mai abbastanza di Anna, Gilbert e non ha nemmeno paura di questo. Lui ha accettato di amarla, con i suoi pro e contro, con le sue gioie e i suoi dolori...
Con questa negazione che lei invece palesa, e che gli fa male a lui... ma è uguale, che ci può fare se prova cose così forti?

E la storia che Anna racconta è un po' questo: il soffrire per amore e infine lasciarsi andare e spegnere il cuore. lei la chiama libertà, Gilbert la chiama MORTE. Perché di morte si tratta, si tratta di spegnere ogni sentimento, si tratta di apatia e indifferenza... e Gilbert lo sa che per essere felice non puoi farlo se non provi niente... e gli fa rabbia sapere che Anna forse questo non lo ha capito. Che Anna non ha capito quanto a lui piaccia soffrire, se significa vivere. E lo fa per lei (cioè... ma un uomo così, a me, mai eh?).

E Gilbert è davvero assuefatto da lei; ogni pensiero è un colpo, un nuovo livello di intimità che purtroppo fa parte solo dei suoi pensieri, delle sue fantasie. Questa frase:

Del suo corpo premuto contro il tuo, dei suoi capelli rossi sparsi a macchia sul tuo petto. Avere Anna, averla tutta fino a spaccarti l’anima per fare spazio a lei, a lei soltanto, anche uccidendo te stesso.

un peccaminoso Gilbert che immagina troppo ma che davanti agli occhi di lei, così innocenti, si pente di averlo fatto e la tempesta si calma, nella testa.
E Anna in realtà non è come la ragazz dai capelli neri di cui racconta. Difatti lei è fatta di colori diversi, per questo è tutto diverso e lei e Gilbert condividono lo stesso pensiero. L'amore è bello, ma è dolore che si può sopportare, e viceversa equesto concetto è meravigliosamente vero. Cavolo se lo è. Meraviglioso come loro, sofferti, consapevoli, ma come una molla si allontanano e si avvicinano.
Li amo... li amo tantissimo, scritti così, dalle tue mani...

E il concetto di autunno? Un autunno infinito, sempre lo stesso, anche quando se ne desidera un altro... perché lì si sta bene e Gilbert c'è sempre, sempre e comunque e vuole essere l'autunno di Anna, per sempre, anche se sa che forse non potrà esserlo davvero.
E le fa promesse, e la abbraccia,e la rassicura, ma niente è certo e lui ha paura. ma la desidera anche, e la desidera sempre di più... e queste montagne russe di emozioni sono qualcosa che, nel mio petto, creano calore e gelo senza poterlo controllare.
Mi sento come Gilbert, appesa tra i desideri e il cuore... è tutto così forte che mi domando come tu faccia, ogni volta, a riuscirci...

“Cosa mi stai dicendo, Gilbert?”
“Ti sto dicendo che ti voglio sposare, Anna, e che ti amo. Ti prego guardami e dimmi che mi sposi, stringimi e dimmi che mi ami, dimmi che anche tu non desideri altro che questo. Abbracciami e saremo già sposati, cercami e mi troverai già qui. Bacia il mio mento, non ti chiedo le labbra, oppure, se così preferisci, bacia il punto della mia gola contro cui stai respirando e io diventerò tuo marito. Oppure sorridi e basta. Stendi la tua bocca sulla mia pelle e io ti chiamerò moglie fino al mio ultimo respiro.”

Un piccolo capriccio, l'unico che abbia mai palesato così forte, forse. E poi di nuovo si rassegna e aspetta. Gilbert aspetta e forse è la cosa che gli riesce meglio al mondo, con calma ma anche con smania di sapere, ma aspetta. Aspetta Anna, sempre, anche per sempre... che meraviglia.

Poi arrivano le farfalle.
Le iconiche farfalle nello stomaco, che sono la chiara rappresentazione dell'amore.
Sono belle, sono leggere, svolazzano ma fanno un male cane, no? Ti pieghi quando le senti, perché le vuoi, non vuoi che se ne vadano ma allo stesso tempo fanno malissimo.
Come hai espresso bene questo concetto, come lo hai descritto? Anche se non le sento da un po', invece ora le ho avvertite. Le sento dentro, come Anna, e per chi conosce questa sensaizone le accetta e basta.
Per chi è la prima volta che le sente, fa paura.
E lui è disposto a prendersele, quelle farfalle... ad annullare l'amore di Anna solo perché non vuole che soffra. Come se la bilancia dell'amore, tra loro, pesasse dal suo lato la sofferenza totale che lui può sopportare sulle spalle, e la totale felicità che lei merita, di cui lui non la priverebbe mai.
Va bene così, come dice. Va bene, può vivere così a vita, basta che Anna stia bene, e sia lei la parte felice, la parte spensierata, di quell'amore...

Il passato è una bugia: Gilbert Blythe non è mai esistito senza Anna Shirley.

E cito questa frase, alla fine, perché ritorna questo: meglio una vita di sofferenza e di farfalle che ti divorano lo stomaco, piuttosto che una vita a respirare, senza dolore, ma senza uno scopo.
Questo concetto è meraviglio, espresso al limite del dolore e del sentimento. Hai portato Gilbert all'ultimo stadio: l'accettazione di essere l'unico consapevole di quello che sta succedendo, e l'unico in grado di accettarlo e di portarsi quel peso addosso.
Non ho parole per descrivere come tu li renda ogni volta. Come tu riesca a entrare così tanto in loro, in Gilbert soprattutto, e come tu riesca a muoverlo come se fosse tuo da sempre. Come se fosse nato dalla tua testa.
E Anna, bella e inarrivabile persino al lettore. Persino a me... mi rimane impressa l'immagine di questa ragazza con le lentiggini che se la tocco si frantuma.
Una vera e forte poesia decadente, in tutto questo.

Moglie, sei un portento, una garanzia, un continuo farmi innamorare di te, delle tue parole, e del tuo modo così sottile e delicato di raccontare qualcosa di così difficile, come un amore tanto sofferto.
Grazie per i ringraziamenti finali, come sempre... non so cosa dire, mi commuovo ogni volta e spero che aprano presto la sezione. Il mondo ha bisogno di loro, di te, e dei tuoi scritti.
(che delirio di recensione XD)
Ti adoro tantissimo,
Miry
Recensione alla storia Incanto - 24/08/18, ore 15:03
Capitolo 1: Incanto
Buonsalve mia piccola donnina adorabile.
Ti ho già ringraziato, ma non abbastanza, per quello che hai scritto, per avermela dedicata per... quel ti voglio bene che è reciproco, che sei più vicina di tanta gente che conosco dal vivo e sclerare con te, condividere con te le idee, inventare insieme, è una delle cose più belle che io abbia mai fatto.
Ti sento vicina, così simile a me. Forse per questo ti voglio un gran bene senza una sola traccia di esitazione ma... siccome sono sensibile, meglio se passo oltre o mi metto a piangere XD

Parto da una cosa fondamentale di cui già ti ho parlato nel messaggio ma che voglio approfondire:
La seconda persona singola presente (per me, comunemente nota come SPSP).
Mi avevi scritto di aver paura del mio giudizio, come se io fossi chissà che maestra di tale arte, la verità è che spaventa anche me, perché è un mostro estremamente difficile da muovere, o da collocare. Non è fatto per ogni tipo di storia. Non scriverei mai una Long con questo stile e penso nemmeno tu, difatti lo hai scelto per una shot dove quello che volevi era approfondire e calcare sulle emozioni di Gilbert e lasciare non solo lui, a mostrarci i suoi sentimenti, ma anche il narratore che si rivolge a lui... la SPSP serve soprattutto a questo: dissipare o accentuare le paure e le cose che i protagonisti di un POV tendono a nascondere per diverse ragioni, esattamente come facciamo noi come meccanismo di difesa, per sembrare meno vulnerabili.
A volte la SPSP la trovo quasi crudele, ed è per questo che la uso spesso nelle storie più profondo che vanno a scavare nell'animo più oscuro dell'essere umano. Tu hai fatto lo stesso.

Gilbert vuole Anna, ce lo dici, lo ripete quasi in continuazione, anche a lei.
Sta ai suoi giochi, finge che non sia lei quella che ha davanti, che è una principessa, e le chiede dov'è la sua Anna e lei un po' ci sta, al gioco e un po' no. Come se volesse lasciarsi andare ma poi alla fine si pente, torna alla realtà dei fatti, e vuole che anche Gilbert ci torni ma sono certa che lui non lo fa, per far felice lei, perché sa quanto è importante per quella ragazza, che lui ama così tanto, vivere in un mondo fantastico, fuori e lontano da se stessa, perché non si piace.
La SPSP ci mostra quel pizzico di egoismo in Gilbert, che finge non ci sia. La vuole, sa che la farà soffrire, sa che sta già succedendo ma la vuole. Ed è stupendo come calchi su quelli che lei pensa siano i suoi difetti, come i capelli rossi, le lentiggini (ma che bella è la parte in cui dice di volerle contare, di volerne scoprire una nuova ogni giorno? Come le stelle. Una cosa così poetica e così dolce...).
Il testo è diviso tra un romanticismo sconfinato, gesti dolci, che con questo tipo di narrazione sembrano a volte soffocanti, calchi sui sentimenti di Gilbert e sul suo insistere che fa quasi paura ad Anna, la spaventa ma non cede, non scappa. Anna rimane,.

Come ti ho già detto, è come stare su una montagna russa. Si sale, si scende, si trova conforto, si vede Anna che vuole, poi non vuole più. Anna che accetta il contatto fisico ma poi si ricorda che non piace a nessuno nemmeno a Gilbert e poi quel il ritmo frenetico si scioglie sotto la pioggia e già ti ho detto quanto l'ho trovata decadente e perfetta. Non è un cliché, non porta risanamento, porta altro dolore ma quasi con un po' di accettazione nel cuore.
Gilbert la ama, lei risponde che lo odia, ma è palese che lei voglia dire tutto il contrario; vuole solo mantenere una stupida distanza, come se questo potesse permetterle di vivere la vita come vuole lei, ma a lui piace lei per come è. Proprio perché forse lui ha scoperto come si vive grazie a lei.
E tutto questo traspare in ogni singola riga e in questa seconda rilettura ci sono altr significati che emergono, perché tu ne dai molteplici e sfociano tutti nello stesso punto: un amore dannato, tormentato, quasi odiato che è impossibile dividere.

C'è una frase famosa a cui ho pensato, quando ho finito di leggere: se due persone non riescono a stare divise, allora forse non dovrebbero farlo.
Ecco, malgrado il tormento, forse stare divisi sarebbe peggio, no?
Io ci ho letto questo, in questa meraviglia. Una terza rilettura mi darà sicuramente un ulteriore significato e una quarta lo stesso.
Viene tutto da dentro, e si sente. Ripeto, come ti ho scritto, tutti sono in grado di scrivere, ma non tutti hanno talento e tu ce l'hai ciccia, ce ne hai da vendere.
Le emozioni sono tue e sai come trasmetterle e ti ringrazio per questo, perché in un mondo dove non esistono quasi più sentimenti, avvertirti in uno scritto è una manna dal cielo.
Un enorme abbraccio, tesoro.
A prestissimo
Miry