Recensioni di Spark in a Firework

Queste sono le ultime cinque recensioni che l'utente ha lasciato nella sezione nell'ambito del programma recensioni.


Recensione alla storia Trucioli di Matita - 16/01/17, ore 23:05
Capitolo 61: I.
Bentornata, G.
In un certo senso ti aspettavo: spero tu stia bene, non aggiornavi da molto (e dire che eri così ammirevolmente regolare!).
Si è percepita la tua assenza, una nostalgia vivida da cui, forse non casualmente, sei ripartita tra le parole di oggi - ieri. Il primo verso è il sottotitolo di questo tuo piccolo componimento, testimone di un'assenza, di un tempo trascorso, che è stato, che è venuto a mancare - forse si è solo modificato, ma la sua diversità adesso ti lacera a tratti. Come quando hai scritto.
È strano anche il tuo modo di tornare, con un titolo arabesco che lascia presagire a) un'incertezza ontologica su questa poesia (come inquadrarla? Darle un titolo?) b) un ordine, un principio di inizio - un ricominciare c) l'intento che questo possa essere solo il primo tassello di qualcosa di più grande. Forse, forse inconsciamente, questa consapevolezza t'appartiene: sai che la tua poesia giovane è soltanto l'inizio. E a questa poesia, forse, seguirà dell'altro. Sicuramente.
A partire da quella mancanza, che si ritrova nei tuoi versi malinconici, hai costruito una minuscola immagine di una te in miniatura, una G. meno vecchia al suo interno (non che tu sia vecchia al tuo interno; ma scrivi come se avessi già vissuto miliardi di emozioni; ed è bello, ma è anche un peso per te), cullata da parole e carezze, circondata da un calore a cui sembr(av)i poco re-attiva. Adesso è come se (ti) osservassi indietro, le parole che hai accumulato alle (sulle) tue spalle sono tante e portano così tanta polvere su quel passato tanto breve eppure tanto significativo; sembri stanca di avere rimpianti e di non sapere far altro che collezionare versi e parole, in una pace apparente che nasconde ben altri focolai interiori - è passato il tempo in cui eri quieta e poco più.
S'alternano giorni troppo nuovi, adesso, e tremi per quel freddo e per la paura di non poter andare oltre la ripetitività passiva di un mondo in bianco e nero (sono i colori di questa tua poesia).
Scivola pure - ma senza farti male, G.

Bentornata anche alla tua talentuosa e splendida vena poetica.
Recensione alla storia Tratti - 15/01/17, ore 20:36
Capitolo 11: Tutto sbagliato
Sono capitato qui in un attimo di efp-nostalgia. Volevo qualcosa di nuovo da leggere. Eccoti qua, eccomi qua: ho incontrato la tua poetica e mi è piaciuta. Vorrei lasciarti una traccia del mio passaggio, come tu l'hai lasciata a me.
Il titolo è stata l'ultima cosa che ho letto (lo avevi visto solo di sfuggita, spostandomi a caso nella tua raccolta) ma è l'imprescindibile punto di fuga attraverso cui l'intera poesia e, forse, l'intera tua (nostra) (loro) vita andrebbe osservata e interpretata. Il semplice riconoscimento di un qualcosa di sbagliato: tutto. Te stessa/o, me stesso, il mondo intero, poeta e lettore e resto dell'universo. Non quadra, è un sistema che non risponde, che non è mai come dovrebbe essere. Si capisce altrettanto bene quando, al tuo esordio, ci ri-veli che:

Senti al mondo
voci che mangiano,
sputano e rimuginano
la vita che così
dovrebbe essere.


Ci si ritrova in un mondo sbagliato, tra voci - gli altri - che sussurrano e spiegano enfaticamente come dovremmo essere, come il mondo debba apparire, lo fanno come in un moto vorticoso dal quale non puoi tirarti dentro - e non dietro. Quelle voci riflettono un rimuginare superficiale, rispecchiano un mondo forse troppo semplificato (da loro) o troppo complicato (da te). Forse tutto insieme. C'è una vita come dovrebbe essere - e anche tu puoi immaginarne una diversa, non hai bisogno di sentir loro - e c'è la vita per com'è, ci sei tu, un errore fra i tanti.

L'emozioni che ormai sento
spirale intensa
nella testa
pensieri mancati
su me stessa.

Quella spirale di pensieri e di emozioni ha preso il largo dal suo centro, un tempo te in sintonia col mondo, si è divincolata e adesso vaga senza meta, in un peregrinare confuso in cui ciò che è, è solo assenza, lo sbiadito ricordo di cosa avrebbe dovuto essere. Un vuoto grande.

Crede di andar bene
viver come la gente
senza angoscie
e brutta
la pressione sulla pelle.

(angosce*)
C'è il desiderio d'essere come una versione base, d'avere soltanto le funzioni essenziali, di non tormentasi a pensare cercando un senso a questa vita, a questa esistenza difficile da capire. A tutti quei vuoti insorti. È tutto un sentirsi stritolati da pensieri ed emozioni troppo potenti, che stringono e stringono sino a scoppiare:

Calza come
un sacco
stringe dentro.


Chiudo gli occhi
e non penso,
non faccio,
null'altro
che giacere dentro al mondo.


L'apatia, la resa, la disfatta: il mondo è stato travolgente nel suo incomprensibile modo d'essere. O forse si è solo fuori posto, si è sbagliati, pedine di legno male intagliate, frutta secca acerba. C'è il tuo desistere in questa chiusa, c'è l'ammissione di vivere solo in quanto giacere dentro al mondo. Si respira mentre la vera vita (quale sarà mai?) fugge via, inesorabile. La paura è troppa e, forse, agire non porterebbe comunque a niente.

Non so se la lettura mia sia appropriata. La tua poesia mi ha preso, mi è piaciuta, l'avrai intuito ormai. Le anime tormentate scrivono in un modo che trovo meraviglioso.
Complimenti, anima tormentata.

 
Recensione alla storia HE - 29/11/16, ore 22:11
Capitolo 2: Pt.2 -Resta
Superba.
Il tuo modo di fare poesia è sempre disarmante, sempre confusamente bello, non passa mai inosservato.
La sofferenza per quei silenzi, interiori ed esterni, che ti affligge e che come una voragine fa crollare le tue parole e i tuoi versi brevi, ti rende sfuggente e inerme, ma anche terribilmente dolce e superiore. Sembri (sembrate) appartenere a un mondo diverso dal nostro.
Le bugie e gli abbandoni ti lacerano e tu non puoi fare altro che accettarne il peso, almeno in versi. Sotto invece c'è la tua insoddisfazione, la tua infelicità, il tuo non poter sopportare uno stato perenne di apatia che si acuisce ad ogni mancato giorno vissuto.
Sei incompleta e mal sopporti d'essere incompleta. Non ne puoi più - eppure le tue poesie trasmettono rassegnazione e non rivolta. Sembri assorta nei tuoi silenzi, come se vedessi oltre. Qualcosa che a noi sfugge.
Vorrei essere te, un giorno soltanto, e capire meglio le tue poesie.

Meravigliosa.
Recensione alla storia Trucioli di Matita - 20/09/16, ore 23:21
Capitolo 58: Il posto del silenzio
Viviamo in un mondo strano, in un'età strana. Il silenzio è oggi, di fatto, atipico: è l'eccezione e non la regola, è un problema e non una soluzione, è qualcosa di vuoto e sterile. Questa è la percezione più comune del silenzio: un fastidio, un vuoto da riempire. La tua poesia ribalta, a ragione, questo misconcept e restituisce dignità ad un silenzio salvifico, che possa liberare la mente e aprire il cuore, che possa riservare un angolo (forse tra gomito e fianco) in cui rannicchiarsi, racchiudersi, dove eliminare ogni vociare insulso o aggressivo o cattivo.
Il silenzio grottesco si contrappone alle urla, al parlare forzato o al parlare senza fine, il silenzio diventa quindi anche un locus spaziale, un posto meraviglioso e esistente in noi: in-esistente.
È buffo, c'è chi a quel silenzio verbale immagina corrispondere un silenzio interiore altrettanto potente, non prendendo in considerazione l'idea, improbabile, che quel silenzio interiore possa ispirare sensazioni indefinite e pertanto meravigliose, flussi di coscienza slegati da ogni regolamentazione formale. È difficile oggi figurarsi un silenzio utile, proficuo, così penetrante e piacevole da renderlo desiderabile, come invece avviene in te:

Voglio silenzio,
immane,
   perpetuo,
      profondo
silenzio;

Un silenzio che prenda posto davanti a tutto il resto, che rubi la scena a questo caos di voci e parole e che per una volta tutti siano ugualmente importanti dinnanzi a quella quiete che non permette a nessuno di avere la meglio sull'altro.
Un silenzio che possa restaurare la pace, fuori e dentro di te:

al di là di questi giorni spenti,
sprecati,
delle ore gonfie
di amarezza.


Spero che tu riesca a trovarne abbastanza di quel silenzio, G.
Intanto, tanti complimenti, perché se questo è solo l'inizio, allora ti aspetta un futuro luminoso in poesia.
Recensione alla storia Impressioni - 14/07/16, ore 12:44
Capitolo 10: Rotto
Sai che questa è la mia trecentesima recensione? È piacevole sapere che stia capitando proprio qui e adesso, intorno ad una tua poesia, intorno alla tua passione per quelle iridi così avvolgenti e cristalline, infinite come quelle tele impressioniste (e a te le impressioni sono care, così care...) dai mille risvolti cromatici e senza confini da poter tracciare e definire con esattezza. L'indefinito è bello, è il puro sapore dinisiaco per il sublime, sulle orme di Kant e e di quel'ineffabilità che inseguiva e cercava di circoscrivere. E la tua poesia non è meno ambiziosa, come la tua raccolta, così piena di iridi altrui e punti di vista diversi, oscuri o limpidi, ricolimi di vita o flebili come battiti distanziati, troppo giovani o troppo anziani, come Iridi che hanno osservato troppi orizzonti o troppo pochi.
È difficile trovare le fila nelle tue poesie, è difficile perché come in questa le tue impressioni si mescolano a impressioni estranee, e diventa difficile distinguere fra la vera te e fra quella dama colma di vuoto riempito di nero che rischia di naufragare nel suo stesso buio e fra gli altri. Sembri in cerca di luci, di bagliori cadenti come gocce (di sangue o di acqua) che s'asciugano subito, evaporano in fretta per il caldo dentro la sabbia. Eppure (io amo gli eppure, ma stavolta è il tuo che riprendo) sotto quel bitume, sotto quelle macchie orrende si nasconde qualcosa che è ben più che quel poco di vita, e come nella tua interiorità si annida una tela che afferra le impressioni che che scorrono, così s'attacca in te e in quell'animo che descrivi (e forse, sotto sotto, è proprio il tuo) e accumulano una carica che un giorno spazzerà via ogni grigiore. Quanto manca ancora da attendere? Difficile dirlo. Nulla però si perde in queste estati e in questi inverni che trapassano pallidamente, mentre conservi i battiti più fragorosi in attesa di esploderli. Ammesso che quella dama lo permetta. Ammesso che il mondo (non) si rivesci prima del tempo.
E tu sei sempre meravigliosa e confusionaria in versi.


(qualche appunto:

eppure appena sotto questo scarso e oscur
o bitume è conservata una vita
così fulgida di colori da spezzare Ogni grigiore.


In questi versi credo volessi scrivere oscuro*, hai messo la "o" a capo; e penso che a capo andasse anche "Ogni grigiore")