Recensioni di Ayr

Queste sono le ultime cinque recensioni che l'utente ha lasciato nella sezione nell'ambito del programma recensioni.


Recensione alla storia Dannate Piramidi - 20/11/18, ore 11:16
Capitolo 1: Per soldi o per sete di avventura?
Recensione premio per il contest "The Dark side od Fantasy" 2/2 Eccomi finalmente approdata su questi lidi. Inizio con le annotazioni altrimenti, poi, mi dimentico. Ho avuto qualche dubbio sul contesto, per quanto riguarda l'introduzione alla storia e ai personaggi: ho avuto l'impressione che fosse meno curata rispetto al resto, giusto per fare un minimo di sfondo ma senza particolare attenzione e questo è un peccato perché è l'inizio della storia che dovrebbe incuriosire e invogliare e il primo capitolo è piuttosto spento e impreciso. 1. Per quanto la famiglia possa essere stata sfortunata, tre dei fratelli erano mercanti e mi rifiuto di credere che non abbiamo permesso alla madre di vivere dignitosamente; poi ci sta che a causa del fatto che lavori solo lei è non abbia nemmeno troppi impieghi siano indigenti, ma bisognerebbe spiegate meglio nel processo ed evitare esagerazioni 2. Sono andata a cercarmi dove venissero costruite le piramidi perché mi sembrava strano che un faraone venisse seppellito vicino a un villaggio anonimo; anche in questo caso ci vorrebbero precisazioni e limature. Insomma, non uno dei migliori inizi: l'ho trovato piuttosto superficiale e raffazzonato, oltre al fatto che, come sempre passi da un lessico molto semplice, quasi colloquiale, a frasi più elaborate con un lessico più ricercato e quasi poetico (lo so che lo dico sempre ma una tua caratteristica che risalta sempre perché è stridente, almeno per me). Le premesse, quindi, non sono state delle migliori ma ho dovuto ricredermi: dopo questo inizio zoppicante la storia procede con un ritmo incalzante, travolgente e coinvolgente al punto che ho divorato i capitoli in poco tempo. Sei stato bravissimo a gestire i sentimenti del ragazzo: la confusione, l'ansia, l'angoscia, facendone provare anche a me è coinvolgendomi completamente. Altri punti a favore sono i colpi di scena, le scene sempre differenti e una più terrificante e angosciante dell'altra, sei riuscito a gestire bene l'aspettativa e la suspense, aggiungendo sempre maggiori dettagli, mostrandoli a mano a mano che lo coglieva il protagonista, vedendo quello che vedeva lui e quasi vivendolo. La prima persona, lo stile immediato e semplice, i pensieri che si fondono al narrato permettono un'identificazione davvero efficace. Ho adorato gli espedienti che hai adottato: l'attacco degli omini di legno, l'occhio dorato che permette di vedere ea trasformazione in mummia. Davvero tutto incredibile e ben congegnato. Ho davvero apprezzato la storia a mano a mano che sono andata avanti nella lettura ed è un peccato che un inizio in sordina rischi di farla passare inosservata. Il mio consiglio è di iniziare la storia in medias res e poi introdurre un flashback che spieghi perché si trova lì; secondo me invoglierebbe di più il lettore. Anche lo stile è migliorato con il resto della storia: pare che tu abbia scritto più spontaneamente o più invogliato i capitoli dal secondo in poi e in seguito abbia aggiunto l'inizio e il contesto ma come obbligato e senza entusiasmo. Quindi, alla fine questa storia è bella, coinvolgente e splatter al punto giusto ma l'inizio tende a smorzarne il mordente e a sottovalutare la storia.
Recensione alla storia I tarocchi della Papessa Nera - 16/10/18, ore 10:38
Capitolo 4: Capitolo 4
Recensione premio per il primo posto nel contest "Asylum" Un'altra storia da aggiungere all'elenco di quelle che ho adorato. Ho avuto l'impressione di un romanzo di appendice con parecchie richiamo alle storie di Poe, un misto perfettamente equilibrato tra horror, storicità e thriller ma senza che uno prendesse sopravvento sull'altro. Anche gli elementi più macabri e splatter sono stati accennati senza quelle fastidiose insistenze nauseanti così come gli aspetti più inquietanti e ansiogeno sono stati distribuiti in maniera sapiente. Equilibrio, coinvolgimento ed emozione sono gli elementi che rendono questa storia incredibile e piacevole. Il mistero viene dipanato lentamente, con un ritmo che permette di tenere sempre alta la tensione e l'attenzione, con un accelerazione impercettibile all'inizio ma sempre maggiore, che corre di pari passo con l'ansia e l'angoscia dei personaggi. Altro elemento arricchente sono proprio i personaggi: ciascuno di loro ha un tratto distintivo, qualcosa che permetta di identificarlo subito con una maggiore attenzione per Alistair e Charles (che segretamente ho shilppato fino all'ultimo). Alistair mi piace tantissimo: è intraprendente, curioso, tenace e deciso, a volte impulsivo e impertinente ma essendo spinto da buona volontà e altruismo sono difetti perdonabili, anche in relazione alla sua giovane età. Charles è quello più "esperto" ma schivo e riservato, è gentile e disponibile con MacLeod ma è quella cortesia fredda, senza particolari dimostrazioni se non, alla fine, il sacrificio estremo. Credo che la morte di Charles abbia più senso: dà alla storia un finale non completamente lieto è positivo; la papessa è stata sconfitta ma è riuscita comunque a compiere la propria vendetta e completarla, Alistair non è riuscito a impedire che i suoi colleghi morissero e la donna ha terminato il proprio compito e raggiunto il proprio scopo. Questo finale con un retrogusto dolceamaro è coerente con la storia. Altra cosa che ammiro molto nei tuoi racconti è la storicità e la precisione con cui descrivi i periodo storici attraverso ambientazioni, contesti e dettagli: dissemini la tua storia di spie che ti permettono di inquadrare subito il tempo e lo spazio in cui è ambientata. C'è sempre una ricerca ampia e puntigliosa e mi chiedo se sia una tua passione, un tuo oggetto di studio o la mera volontà di essere il più verosimile possibile. In ogni caso complimenti perché ogni volta mostri scenari particolareggiati e vivaci, descritti in poche ma precise pennellate. In questo caso hai fornito squarci della Londra povera e degradata della rivoluzione industriale con richiami anche a Dickens, hai nominato credenze, superstizioni e modi di dire (i poliziotti chiamati raw lobster, o i diversi modi in cui gli scozzesi definiscono i sassoni e viceversa) calando completamente il lettore nella storia. Credo che la tua massima capacità sia proprio questa: immergere completamente il lettore, coinvolgerlo interamente al punto da ritrovarsi a sorseggiare thè accanto a una stufa o vino di melagrana tra pile traballanti di libri, a esplorare la casa stregata e il cimitero. Le tue storie sono immersive e questa non è da meno; grazie all'impianto che le hai dato, al mistero da risolvere e alla tua capacità di emozionate il lettore e avvincerlo credo sia una delle storie che ho letto con maggiore partecipazione.
Recensione alla storia Danny - 10/01/18, ore 22:43
Capitolo 1: Danny
Grammatica:
Ortografia 10/10
Non ho riscontrato errori di battitura o refusi, ciò denota una grande cura e attenzione anche nella parte di revisione. Inoltre, non ho trovato errori ortografici o strafalcioni grammaticali.
 
Lessico 7.5/10
Lessico al'inizio anche ricercato e vagamente poetico con alcune scelte molto evocative che ho molo apprezzato ma che sono andate scemando nel corso della storia, per poi perdersi definitivamente, preferendo vocaboli più concreti e semplici, ma togliendo anche quel minimo di novità che lo faceva un poco distinguere e che dava tutto un altro sapore alla storia: all'inizio sembrava quasi una fiaba ambientata in una dimensione sospesa e lentamente questa patina si è staccata rivelando la terribile verità, con esso è mutato il lessico che si è fatto meno poetico, prediligendo parole con un significato preciso e immediato, senza più l'obiettivo di evocare ma di mostrare e descrivere. Non so se sia stato voluto, ma questa è l'impressione che ne ho avuta, e spero di essere stata comprensibile, non saprei come altro descrivere le mie impressioni.
 
Sintassi 8/10
Frasi lunghe e ben articolate con un buon uso della punteggiatura. Il ritmo è fluido e scorrevole e le proposizioni si inanellano l'una all'altra con le giuste pause e il giusto ritmo, lento ma non noioso, che permette di scoprire pian piano le cose, un poco alla volta, quasi che noi stessimo ci stessimo addentrando nella casa e nell'animo di Danny.
 
Stile: 7.5/10
Stile semplice e lineare, ma che si arricchisce grazie all’uso di proposizioni lunghe e articolate che permettono di sfoggiare la tua capacità di gestire la punteggiatura e il ritmo, in modo da poterlo tenere sempre incalzante e coinvolgente. All’inizio, l’utilizzo di vocaboli più ricercati e quasi poetici hanno donato ulteriori sfumature al testo, calandolo in un’atmosfera sospesa e quasi fiabesca (per quanto, in realtà, si tratti di tutto fuorché di una fiaba), ma nel corso della storia questo tratto è andato perdendosi, prediligendo vocaboli più concreti e realistici che si adattassero alle situazioni descritte. Non so se sia stata una modifica voluta, ma a mio avviso, ha inficiato in parte sulla resa finale, in quanto il lettore, abituato a un certo tipo di scrittura, si ritrova con un altro genere man mano che procede nel racconto e non riesce a comprendere fino in fondo il motivo per un tale cambiamento. Secondo me, avresti dovuto mantenere gli stessi toni, decidendo fin dall’inizio quale sfumatura conferire alla tua storia; sembra quasi che le diverse parti siano state scritte in momenti diversi e il cambiamento di stile le rende scollegate e, agli inizi, lascia spiazzato il lettore, non riuscendo a ritrovare la stessa tipologia di stile lungo tutto il racconto. Per questo la mai votazione si aggira intorno al “discreto”: sei riuscita a dare un guizzo di originalità e personalità a uno stile piuttosto modesto, dandogli una sfumatura astratta e vagamente poetica, per poi lasciare da parte questo guizzo e prediligere un carattere più pragmatico che si intonava ai fatti narrati ma non allo stile precedente, perdendo l’uniformità dell’insieme.
 
Trama:
Originalità:8/10
Nonostante tu abbia ripreso un personaggio già utilizzato parecchie volte e famoso, sei riuscita a darne una lettura nuova, mischiando molte ispirazioni e citazioni sei riuscita a creare qualcosa che, pur non essendo completamente nuovo, è innovativo. Mi è piaciuto molto soprattutto come hai gestito questa storia, svelando i dettagli poco a poco in un climax ascendente sempre maggiore in cui l'orrore e la perversione raggiungevano lentamente il culmine. Mi è sembrato di guardare un film: all'inizio abbiamo una panoramica della città, successivamente ci si concentra sull'emporio e poi l'inquadratura si chiude su Danny, e non lo abbandona per un secondo, mostrandoci, però, solo piccoli squarci della sua vita (presente e passata, in cui gli avvenimenti passati si fondono con quelli presenti a tal punto che non riesci a capire se sia un ricordo rievocato da lui stesso, un suo pensiero o un continuum) e i suoi raccapriccianti particolari. Lasci intuire e non sveli chiaramente nulla, se non alla fine, quando ormai anche il lettore ha compreso e lasci il piacere a chi legge questa storia di sviscerare la questione con gli elementi che fornisci, guidandolo ma non in maniera invasiva, quasi senza che se ne accorga. La trama, di per sé, non è nulla di particolare, ma il modo in cui l'hai gestita la rende unica e davvero efficace, facendo sì che il lettore provi tutta una vasta gamma di emozioni che vanno ad assommarsi le une alle altre in un crescendo che esplode nel finale.
 
Coerenza: 7/10
Per coerenza intendo tanto la coerenza dei personaggi e della trama (nel senso che non spunti fuori all’improvviso un tirannosauro sputafuoco e rada al suolo l’intero pianeta Pork quando si sta parlando di matrimonio, per intenderci), quanto la pertinenza con il tema richiesto e l’attinenza con le mie richieste.
Per quanto riguarda il primo punto non ho riscontrato nulla su cui obiettare: il personaggio è coerente con se stesso nella sua perversione, persegue un obiettivo dettato da un complesso quadro psicologico in cui amore, odio, bisogno di essere accettato e distorsione di tutto questo si uniscono a creare un mosaico folle ma comunque legato nei diversi elementi; le sue azioni, per quanto siano innaturali e parecchio discutibili, hanno un senso e uno scopo.
Per quanto riguarda il secondo punto, invece, nonostante la storia racconti di uomini e mostri, non rispecchia esattamente ciò che io cercavo: la mia richiesta era una riflessione più o meno velata sul concetto controverso di mostro, di come venga usato e abusato, e di come questa definizione sia estremamente labile e duttile, di cui non si riescano a capire esattamente i confini. Nel tuo racconto si capisce chiaramente che Daniel è un mostro, non ci sono dubbi in proposito e questo esula dalle mie richieste. Chiedevo una commistione tra i due, e l’ho avuta, ma cercavo anche un racconto che fosse perennemente sospeso e in cui la definizione non fosse definitiva (perdona il gioco di parole). Le azioni di Danny sono spinte da emozioni umane (distorte e ammorbate), ma nonostante questo, sento che manca la vera “discussione del problema”: Danny è da considerarsi un uomo o un mostro? Nel tuo caso, vira decisamente verso la direzione del mostro.
Per questo, il punteggio rasenta la sufficienza, penalizzato dal fatto che io non abbia ritrovato completamente nel racconto ciò che stavo cercando. 
 
Scorrevolezza:8/10
Il testo si legge con piacere e fluidità. La prosa è coinvolgente e accattivante: le frasi che, pur essendo lunghe e complesse, si inanellano con fluidità, le une alle altre contribuiscono a rendere la lettura veloce ma godibile, nel senso che il lettore non deve fermarsi a rileggere una frase e il ritmo non è spezzato da troppe pause. È incalzante ma capace di mantenere viva la suspence: il fatto che tu abbia scelto di svelare a poco a poco i particolari, rende il racconto avvincente e invoglia maggiormente e essere letto. Mi è piaciuta molto quest’idea di svelare lentamente i dettagli, narrando i fatti come potevano venire visti dai poliziotti o da osservatori esterni con, però, incursioni nella sfera privata e interiore del personaggio che lasciavano intravedere particolati interessanti, acuendo la curiosità del lettore. Una trama ben congegnata, in cui il lettore viene accompagnato e guidato nella scoperta lenta (e dolorosa) di ogni aspetto di questo mostro, in un crescendo di tensione, angoscia, particolari macabri e inquietanti, e orrore.
 
Personaggi:
Caratterizzazione: 8.5/10
Il protagonista è stato il personaggio meglio caratterizzato e quello che ha dominato la scena, a discapito dei personaggi secondari (che, a parte la madre e forse le ragazze morte che hanno avuto qualche dettaglio in più circa l’aspetto fisico, consistevano in macchie scure e non ben definite che si muovevano sullo sfondo), per questo il mio voto, per quanto alto, no raggiunge l’eccellenza, dal momento che l’egregio lavoro svolto su Danny, ha ridotto le possibilità di creare altri personaggi ugualmente pregnanti.
Sei stata capace di creare una visione a tutto tondo del protagonista, partendo con un occhio esterno, riportando ciò che gli abitanti del villaggio vedevano e pensavano di lui, costruendo così, il suo guscio esterno.
È risultata l’immagine di un uomo trasandato e schivo, solitario, silenzioso e inquietante, per niente affidabile e inavvicinabile, che si cura ben poco degli altri, delle loro opinioni e della società in generale.
Lentamente, però, inizi a scavare questa corazza, mostrandone lati sempre più inquietanti e sempre più orrorifici: si scopre che è un profanatore di tombe e un uomo molto tormentato, che deve ancora superare il trauma per la morte della madre e che aveva con lei un rapporto molto stretto, quasi morboso. Nuovi dettagli, sempre più raccapriccianti, si aggiungono al mosaico che compone questo personaggio, e ne vengono evidenziati i tratti sadici e violenti, e la sua ossessione che sfocia nella psicosi. Infine, con un colpo di scena che era stato preparato e suggerito, si scoprono tutti i lati della sua personalità corrotta, malata e folle: è un essere mostruoso che uccide le donne e le scortica per circondarsi con la loro pelle e il loro involucro esteriore che ricorda quello della madre, per averla sempre vicino, sempre legata a lui come quando era in vita. Se all’inizio si prova curiosità per questo personaggio, alla fine se ne prova repulsione, orrore e terrore in un percorso guidato ma in cui non si sente la presenza dell’autore.
I salti nel passato, che sembrano quasi fondersi con il presente, danno un quadro ancora più completo e particolareggiato: si comprende perché agisca in questo modo, se ne suggeriscono le cause e il fatto che tu abbia mostrato azioni, pensieri e sentimenti del personaggio fa in modo che se ne abbia una visione globale molto precisa e completa, che permette di vedere il personaggio nella sua interezza e in tutte le sue sfumature.
 
Originalità: 7.5 /10
Nonostante sia un personaggio realmente esistito e a cui si sono ispirati molti artisti, sei stata capace di innovarlo, dandogli la tua particolare interpretazione. Ho apprezzato soprattutto questo aspetto: una volontà di mostrare un nuovo plausibile volto di un personaggio noto, che avesse un tocco originale e personale. La reinterpretazione di un mito, di una leggenda, comunque di un personaggio conosciuto e sfruttato.
Questa inclinazione legata alla sindrome di Edipo, ha arricchito il personaggio, conferendogli una sfumatura ancora più morbosa, inquietante e disturbante; dare una motivazione così forte e così grottesca ha reso Danny ancora più conturbante (nel senso che è capace di risvegliare “inquietudini e stati d’animo fortemente emozionali”). Non conosco approfonditamente la storia di questo personaggio, ma credo che questo suo legame malato e profondo con la madre sia una tua aggiunta personale e originale, secondo me molto efficace e ben riuscita.
 
Gradimento personale:4/5
Forse leggere questa storia con Marilyn Manson di sottofondo non è stata una grande idea...Ma si adattava bene al racconto e ne ha rafforzato l'atmosfera ancora più macabra, morbosa e mefistofelica. Non so esattamente come descrivere questa storia, mia ha lasciata parecchio turbata e credo che mi ci vorrà un po' di tempo per riprendermi.
All'inizio mi ha dato l'impressione di essere una sorta di film, ambientato in una cittadina americana polverosa degli anni sessanta-settanta, noiosa e prevedibile, in cui non accade mai nulla e ci si aspetta che, proprio per questo accada qualcosa. Successivamente mi è sembrato di entrare nell'antro di Hannibal Lecter o in qualche racconto particolarmente macabro e spinto di Poe, ma anche in questo caso sei riuscita ad andare oltre unendo un amore malato e perverso, una lucida follia e elementi davvero raccapriccianti. Mi sorprendo di come il mio stomaco sia riuscito a reggere fino alla fine.
Mi sento io stessa perversa ad affermare che mi sia piaciuta: sei riuscita perfettamente nell'impresa di suscitare orrore, proponendolo a piccole dosi, svelando un dettaglio alla volta per poi giungere alla scena finale in cui la malattia, la perversione e l'amore distorto, il lavoro di una vita, insomma tutti gli elementi disseminati per il racconto hanno raggiunto uno stesso scopo e mi hanno lasciata completamente stravolta. 
Proprio perché è stato capace di tenermi incollata fino alla fine e a suscitarmi forti emozioni, è una storia che mi ha conquistata e che credo difficilmente dimenticherò. Complimenti!
 
Punti bonus: 4/5
Nonostante la citazione calzi con la storia, credo che non sia stata interpretata in maniera completa: tu metti in evidenza soprattutto la parte mostruosa del protagonista, lasciando in secondo piano la parte “umana”, che si riduce al fatto che egli sia, effettivamente, un uomo. Credo che il significato della frase sia più profondo e raccapricciante e che tu, non sia riuscita a trasmettere completamente lo scombussolamento che queste parole vogliono creare: Danny è visto soprattutto come un mostro, un essere inquietante e pericoloso e la sua essenza umana si riduce all’aspetto fisico, tralasciando il resto (o, forse, non evidenziandolo come, invece, sono state sottolineate le componenti più grottesche e mostruose della sua persona). Mi è sembrato un uso corretto, ma riduttivo, incompleto, che non considera e non indaga fino in fondo tutti i possibili aspetti e le possibili interpretazioni della frase, limitandosi a un’analisi superficiale.
 
Totali: 80/100

Recensione abbinata all'iniziativa "10.000 RECENSIONI IN UN ANNO!" proposta dal gruppo Facebook "Il giardino di EFP"

Recensione alla storia Nella mente del serial killer - 10/01/18, ore 22:38
Capitolo 1: Nella mente del serial killer
Grammatica:
Ortografia 9/10
La cura e la metodicità che ho riscontrato nella prima parte, totalmente priva di errori, è stata soppiantata da una seconda parte meno curata, in cui mi sono imbattuta in più refusi ed errori; ti consiglio una rilettura veloce per correggerli.
 
Lessico 7.5/10
Anche in questo caso ho riscontrato una divisione: una prima parte molto curata dal punto di vista lessicale, con la presenza di parole ricercate, inusuali ma che esprimessero perfettamente il concetto. Ha denotato un vocabolario ampio e variegato e non banale che mi ha conquistata. Improvvisamente, questa raffinatezza e questa ricercatezza lasciano il posto a un lessico povero, di parole semplici e di uso quotidiano che spesso e volentieri scadeva nel colloquiale:
“ma per fortuna che ho Yellow”, qui il “che” non è necessario;
“Stai a vedere che nonostante il suo aspetto da buttafuori questo si occupa di arredamento”, anche questa frase, per quanto grammaticalmente corretta mi è sembrata fin troppo vicino al parlato e non adatto al racconto scritto, per quanto sia una trasposizione dei pensieri dell’altro. 
Questa repentina trasformazione mi ha spiazzata e mi ha lasciata anche delusa: eri riuscita a conquistarmi con un vocabolario che fosse ricercato ma senza presunzioni e senza esagerazioni, per poi scadere in un lessico piuttosto gretto. Non so se sia stata una scelta voluta, ma ho avuto più l’impressione che le due parti siano state scritte in momenti diversi, a distanza di tempo l’una dall’altra, e facendo stonare l’una con l’altra.
Non contesto le due scelte (che se inserite in un certo contesto sono anche giustificabili, come in questo caso: tanto un lessico più ricercato quanto uno più semplice sarebbero andati benissimo, a seconda della piega e del tono che avessi voluto conferire alla storia), quanto il fatto che due stili così diversi siano stati affiancati in maniera brusca e apparentemente immotivata.
 
Sintassi 7.5/10
Credo che la sintassi sia rimasta l’unica cosa pressoché invariata lungo tutto il racconto, anche se, persino in questo elemento ho rilevato una leggera differenza, come se anche in questo caso tu avessi messo maggiore cura nella prima parte, cercando di creare frasi articolate e complesse, mentre nella seconda parte, pur mantenendo un certo livello di complessità, manchino la cura e il lavoor di cesellatura della prima parte
 
Stile: 7/10
In questa storia convivono due identità: l’una raffinata, ricercata e curata; l’altra più gretta, semplice, infantile, che si abbassa al colloquiale e al parlato. E io non so bene quale delle due sia quella che ti appartiene e ti caratterizza: sono troppo diverse l’una dall’altra e questo brusco cambiamento si sente e stona completamente, lasciando il lettore a domandarsi, perplesso e confuso, i motivi di una tale radicale e repentina trasformazione. Per quanto mi riguarda, ho preferito lo stile della prima parte, più affine ai miei gusti; ma anche quello della seconda parte, più crudo, rozzo e diretto, inserito nelle situazioni in cui è stato utilizzato non stona affatto. L’unico problema, appunto, è la presenza di entrambi e la mancanza di uno stile che sia univoco e chiaro nella sua identità e individualità.
 
Trama:
Originalità:7.5/10
Mi è piaciuto molto il fatto che tu abbia scelto di scrivere la storia dal punto di vista del protagonista, come se fossimo nella sua testa e ho apprezzato anche il fatto che all’inizio sembrasse tutto normale e non sospetto.
L’idea di descrivere l’evoluzione di un assassino vista dall’interno mi è parsa abbastanza originale, solitamente ci si limita a descriverla dall’esterno o, al massimo, attraverso il suo punto di vista, ma senza entrare nella sua mente, senza sapere davvero lo muova e lo spinga a commettere quelle azioni.
Purtroppo, la storia di un serial killer è un tema ricorrente, che per quanto sia stato trattato in una maniera che ho visto poche volte, rientra nel canone senza proporre nulla di inedito ed eccezionale, stravagante e capace di colpire nel profondo.
 
Coerenza: 7.5/10
Per coerenza intendo tanto la coerenza dei personaggi e della trama (nel senso che non spunti fuori all’improvviso un tirannosauro sputafuoco e rada al suolo l’intero pianeta Pork quando si sta parlando di matrimonio, per intenderci), quanto la pertinenza con il tema richiesto e l’attinenza con le mie richieste.
Per quanto riguarda il primo punto, nonostante la trama mi sia risultata a tratti confusa e difficile da capire, il personaggio si comporta coerentemente, e sarebbe stato ancora meglio se la progressiva evoluzione della sua natura e della sua indole fossero state maggiormente approfondite e sviluppate. L’inizio è buono e promettente, ma, a mio avviso, va limato e soprattutto reso lineare. Mi sono trovata parecchio confusa soprattutto per quanto riguarda i motivi che muovono l’assassino a compiere i suoi atti: da un alto si ha la necessità di soffocare l’omicidio di Alan con altre uccisioni, dall’altro la volontà di depurare il mondo dalla presenza considerate “impure” e meritevoli di morte; nella tua storia queste due istante si fondono e si confondono e non si riesce a capire quale sia la prevalente, se ci sia un collegamento tra le due o sia tutto casuale.
Per quanto riguarda il secondo punto, hai assolto alla mia richiesta mostrando come anche un semplice e all’apparenza innocuo maestro di scuola elementare possa nascondere una natura di omicida, piuttosto violento e crudele. Nel tuo caso il confine tra mostro e uomo e la sua labilità è accennata, e le due nature continuano ad alternarsi nel personaggio, e se all’inizio sembra prevalere la componente umana, lentamente prende il sopravvento quella mostruosa, cercando di sopprimere la compagna che ritorna quando l’uomo ha compiuto il fatto o quando deve indossare la maschera imposta dalla società. Nonostante questo, il problema è solo accennato, introdotto, ma non completamente sviluppato: è come se tu avessi gettato il sasso ma ti fossi limitata quello. Apprezzo molto questa allusione, ma ho l’impressione che la trattazione sia incompleta e manchi di un vero e proprio approfondimento.
 
Scorrevolezza:6.5/10
All’inizio la storia si delineava in maniera chiara e fluida, ma più proseguivo nella lettura, più avevo impressione che diventasse confusa, che ci fossero delle parti che erano state omesse o considerate scontate; ho seguito con difficoltà l’evoluzione del personaggio e non ho ancora capito se già in passato abbia commesso degli omicidi o sia diventato un assassino dopo la morte di Alan; alcuni punti sembrano confermare la seconda ipotesi, altri, invece, lasciano intuire che, in realtà, sia un serial killer da molto prima, e io non ho chiaro a quale delle due possibilità dare credito. Per questo, il testo mi è sembrato dipanarsi con difficoltà, soprattutto nella seconda parte, redendone più difficile la comprensione e rafforzando la mia ipotesi per la quale sia stato scritto in due tempi. 
 
Personaggi:
Caratterizzazione: 8/10
Personaggio con una descrizione piuttosto completa e dettagliata, forte del fatto che la storia sia vista dal suo punto di vista e possiamo apprenderne pensieri e opinioni. Mi è piaciuto soprattutto perché ogni aspetto della sua personalità viene spiegato brevemente ma in maniera esaustiva, e basta qualche frase, un frammento di pensiero per aggiungere un nuovo tassello al mosaico dell’indole di quest’uomo alquanto inquietante e sorprendente.
Alan è un altro personaggio molto ben descritto, di lui si ha l’immagine, forse limitata, che ne ha il protagonista ma attraverso questa visione mitizzata si profila un personaggio candido, sublime e quasi onirico, un angelo sceso sulla terra per lenire il dolore e la frustrazione del protagonista. La sua descrizione è stata molto poetica ed evocativa e mi è piaciuto come questa si sia adattata al personaggio fortificando l’immagine che il protagonista ne ha e delineandola maggiormente agli occhi del lettore-
Anche le altre comparse, per quanto siano personaggi fugaci e labili, sono tratteggiati in maniera decisa e precisa che permette di identificarli immediatamente, come per esempio l’uomo gretto e volgare ucciso dal protagonista; anche in questo caso, i pensieri, le opinioni e le sensazioni di lui hanno fortificato il senso di disprezzo e disgusto nei suoi confronti, creando un personaggio sgradevole fortificato in questa sua caratteristica.
 
Originalità: 8/10
Protagonista ben caratterizzato e non banale: all’apparenza, può sembrare un uomo qualunque, piuttosto comune e anonimo, ma alcuni dettagli della sua personalità e delle sue abitudini lo rendono inaspettato e inquietante: come le allucinazioni o l’affetto quasi morboso che prova nei confronti del serpente. Mi è piaciuto molto che il ruolo di assassino sia stato affidato a un uomo all’apparenza comune e inaspettato come un maestro di scuola elementare: chi mai andrebbe a pensare che qualcuno che ama i bambini e vuole insegnare loro possa essere tanto spietato e sanguinario?
Mi è piaciuta anche questa sorta di personalità multipla: uomo comune di giorno, conquistatore per adescare le sue vittime, assassino violento e macabro ma anche stranamente attento e meticoloso, e poi l’uomo che dorme abbracciato a un serpente e si confida con lui; sono tutti particolari che rendono il personaggio ricco di sfaccettature e ne mostrano sfumature sorprendenti, creando un personaggio interessante e molto originale, per quanto, di base, sia semplicemente un uomo come tanti altri.
 
Gradimento personale:3.5/5
È una storia che, nonostante i suoi difetti ho apprezzato: la prima parte è davvero sublime, molto ben scritta, coinvolgente, che si profila senza fretta ma scopre pian piano i vari elementi, invitando il lettore a proseguirne la lettura. A un certo punto ho quasi pensato a un estratto della vita di Pasolini, soprattutto quando adesca il ragazzo nel locale, e mi aspettavo che fosse il ragazzo, in realtà, il vero assassino (sarebbe stato un colpo di scena niente male e la rivisitazione di un evento che ha destato molto scalpore e ancora adesso rimane avvolto nel mistero).
Ma quanto mi è piaciuta la seconda parte, quanto ho trovato difficoltà nel capire e apprezzare la seconda: il lessico è scaduto tutto d’un colpo, rasentando il colloquiale e il parlato, e la trama mi è parsa intricata e confusa, e non sono riuscita a seguire perfettamente l’evoluzione che compie il personaggio. Questo è un vero peccato, dal momento che compromette anche tutta la prima parte. Sono rimasta piuttosto sbigottita e delusa da questo cambiamento improvviso, ma credo sia l’unica pecca di un racconto con parecchio potenziale, che se assumesse uno stile uniforme e una trama comprensibile sarebbe davvero una storia molto bella.
Il mio consiglio, quindi, è di adottare uno stile unico per tutta la storia, sia esso quello più ricercato e raffinato della prima parte o quello più scurrile e rozzo della seconda; o quantomeno, se si vuole sottolineare la degradazione del personaggio che sia un cambiamento progressivo e non subitaneo e brusco, e creare una trama limpida e precisa, che permetta di capire chi sia davvero quest’uomo e come si sia trasformato in un assassino o abbia acuito questa sua natura, ma rendendo una delle due opzioni inequivocabile e facilmente comprensibile per il lettore. 
 
Punti bonus: 3/5
Mi è piaciuto molto l’uso che hai fatto della citazione, inserendola direttamente all’interno di un ragionamento del protagonista. Inoltre, l’intera storia gravita attorno a questa affermazione, e per quanto non sia palese il riferimento, è intuibile; forse avrei preferito uno sviluppo dell’istanza, soprattutto nel punto in cui viene citata, e magari un’influenza maggiore e più sentita della stessa lungo il racconto. La citazione c’è ma non è pregnante e a uno sguardo disattento potrebbe sfuggire.
 
Totali: 75/100

Recensione abbinata all'iniziativa "10.000 RECENSIONI IN UN ANNO!" proposta dal gruppo Facebook "Il giardino di EFP"

 
Recensione alla storia DM-088 - 10/01/18, ore 22:37
Capitolo 1: DM-088
Grammatica:
Ortografia 10/10
Non ho riscontrato errori, in questo senso: il testo non presenta strafalcioni grammaticali, tempi e modi verbali sono usati nel modo corretto e scandiscono bene la differenza temporale. Non ho notato refusi o errori di distrazioni, ciò denota cura e attenzione soprattutto nella parte di rilettura.

Lessico 7/10
Lessico piuttosto semplice e basilare, senza pretese, e per questo anche poco “accattivante”. Hai preferito limitarti a utilizzare parole di uso comune e abbastanza familiari senza spingerti alla ricerca di vocaboli più ricercati e inusitati. Per questo, per quanto sia un lessico appropriato allo stile adottato, non mi ha particolarmente colpita.

Sintassi 7/10
Frasi brevi e incisive, ma a mio avviso troppo brevi al punto da spezzare il ritmo, soprattutto all’inizio.
Ho apprezzato, invece, come i periodi siano diventati maggiormente lunghi ed elaborati nella parte ambientata nel passato. Buon uso della punteggiatura, sebbene, soprattutto nei paragrafi con frasi brevi una di seguito all’altra, avrei preferito un due punti o un punto e virgola, invece che un punto fermo, per articolarle maggiormente.

Stile: 7/10
È uno stile molto semplice e elementare, senza ancora quei tratti particolari che ti colpiscono e ti permettono di ricordarlo, senza un segno distintivo che ti permetta di distinguerlo e identificarlo. È lo stile che ogni scrittore usa, almeno agli inizi.
Per questo, mi è parso come in una sorta di stato embrionale, in cui si ricerca ancora la propria forma di scrittura e nel frattempo si preferisce ricorrere a uno stile più sobrio e senza particolari pretese. Poi, magari, scrivi da anni e questa è l’impronta che hai deciso di dare ai tuoi lavori, ma per quanto mi riguarda non mi ha particolarmente colpita e attratta. 
Le frasi breve hanno reso il ritmo serrato e concitato, ma anche molto spezzato. Non so se un effetto desiderato, ma per quanto mi riguarda, dopo le prime righe desideravo periodi più complessi e articolati che non segmentassero così tanto il racconto (nella parte ambientata nel passato sei riuscito ad accontentarmi, per poi tornare ai mini-periodi costituiti dagli elementi fondamentali) e anche in questo caso, non sono rimasta conquistata dalla scelta e sono riuscita ad apprezzarla solo relativamente. 
 
Trama:
Originalità:8/10
Questa storia mi ha ricordato moltissimo un racconto che avevo letto alle elementari (“La sentinella” di Fredrick Brown) che giocava, come nel tuo caso, su questa “diversa prospettiva” (non saprei come altro chiamarla) in cui noi umani venivamo visti attraverso occhi alieni. Per questo, mi è parso come una sorta di seguito e di ampliamento, sulla falsariga del racconto di Brown: in entrambi si descrive una guerra intergalattica (anche se le motivazioni sono diverse) e, soprattutto, in entrambi i casi non si comprende subito a chi appartenga il punto di vista, svelandolo solamente verso la fine. Purtroppo, avendo già letto un lavoro con questa impostazione, credo di essermi rovinata la sorpresa e non sono riuscita a stupirmi fino in fondo della rivelazione, avendo già sospettato che il prigioniero non fosse umano.
Nonostante questo, che mi ha tolto gran parte del gusto e della sorpresa, mi è piaciuto il modo in cui hai cercato di rendere l’immagine che un occhio esterno, e non abituato, potrebbe avere di noi uomini, e mi è piaciuto anche che tu non abbia evidenziato solo aspetti negativi e raccapriccianti, concedendoci anche un’intelligenza superiore e la capacità di applicarla a auna tecnologia e una scienza che affascinano.
Per il resto, è una trama molto semplice, arricchita dalla scena finale, che stavolta, mi ha lasciato interdetta e spizzata: non mi sarei mai aspettata una mossa suicida da parte sua, mi è parso una sorta di kamikaze alieno che uccide tutti i propri aguzzini e si lascia morire bruciato dal sole. Una fine piuttosto grama che mi ha lasciata con l’amaro in bocca, ma proprio per questo, che ho molto apprezzato.
 
Coerenza:7/10
Per coerenza intendo tanto la coerenza dei personaggi e della trama (nel senso che non spunti fuori all’improvviso un tirannosauro sputafuoco e rada al suolo l’intero pianeta Pork quando si sta parlando di matrimonio, per intenderci), quanto la pertinenza con il tema richiesto e l’attinenza con le mie richieste.
Per quanto riguarda il primo punto non ho riscontrato nulla su cui obiettare: i personaggi sono coerenti con loro stessi fino in fondo, e ogni loro azione e decisione ha una sua motivazione, per quanto non sia esplicata ma intuibile e comprensibile.
A parte alcune scelte del protagonista, delle quali mi sfugge la motivazione: innanzitutto, il fatto che una creatura che non conosce l’odio possa decidere di fare una strage provando piacere, se fosse stato davvero amorale e privo di questo genere di sentimenti avrebbe ucciso spinto dalla sola autodifesa, provando, forse, sentimenti di rimorso o pensando che sia una cosa giusta e senza alcuna vergogna…Il sentimento del piacere, a mio avviso, stona e contrasta con quanto affermi. Probabilmente è una sottigliezza e io sono pignola, ma questo comportamento mi ha lasciata perplessa dal momento che mi è sembrato leggermente incoerente, o, quantomeno, non spiegato in maniera precisa e dato per scontato.
Per quanto riguarda il secondo punto: hai trattato il tema del “mostro” e come il concetto possa essere interpretabile in modi diversi e applicabile in contesti diversi e quindi piegarsi a varie situazioni e definizioni. L’impressione che ne ho avuto, però, è stato un semplice accenno dell’argomento, senza una vera e propria indagine: lasci intuire l’idea che per entrambi l’altro sia il vero mostro, e alla fine rimane una punta di incertezza nella quale la questione rimane in sospeso, ma, mi aspettavo qualcosa di più. Ho avuto come l’impressione che ti sia soffermato sulla sola superficie: non pretendevo un trattato filosofico, ma, per esempio, esprimere in maniera più precisa in cosa consistesse la loro mostruosità, soprattutto quella umana. Per quanto noi, in quanto uomini, sappiamo quali livelli possiamo raggiungere, vedere queste crudeltà e queste ingiustizie da un punto di vista esterno ne avrebbe rafforzato la brutalità e la mostruosità, rendendo ben visibile come anche l’uomo possa definirsi tale. Per questo ho avuto il sentore che sia stato trattato in maniera sbrigativa e incompleta, e non mi abbia soddisfatta pienamente.
 
Scorrevolezza:7/10
Il ritmo è incalzante e la storia si legge velocemente, nonostante le frasi brevi e coincise che ne spezzano, spesso, la ritmicità e ne affatichino lo scorrimento. La parte, da questo punto di vista, più godibile è stata quella ambientata nel passato, in cui le frasi sono diventate più lunghe e articolate. Probabilmente è stata una tua scelta per rendere le atmosfere più incalzanti e aumentare la suspense, ma, a mio avviso, questo effetto ha avuto una maggiore efficienza verso la fine ed estenderlo a tutto il racconto ne ha minato, in parte, la scorrevolezza. Frasi corte poste una dopo l’altra creano un ritmo molto singhiozzato e spezzato che alla lunga stanca.
 
Personaggi:
Caratterizzazione: 7/10
Caratterizzazione fisica esterna dell’uomo molto bella e capace di trasmettere la sensazione di fastidio e ripugnanza per chi non è abituato al loro aspetto; apprezzato anche il fatto che per quanto vengano descritti come violenti e ciechi abbiano anche dei lati positivi e gli vengano riconosciuti.
La descrizione fisica dell’alieno è stata esaustiva, così come gli accenni alle loro facoltà; avrei preferito un approfondimento sul carattere e l’indole, soprattutto del protagonista: hai accennato al fatto che non conoscano l’odio o la guerra, ma nel contempo non sono estranei alla violenza e all’omicidio (e la conquista della libertà non può essere il solo movente dal momento che la creatura pare godere nel fare strage di umani…Anche in questo caso manca un approfondimento sul cambiamento nel carattere del personaggio: per quanto la prigionia e l’astinenza possano aver inasprito alcuni suoi tratti, se gode nell’uccidere è perché, in verità, non è così estraneo alla violenza come vuole fa credere. In questa trasformazione pari che manchi l’anello di connessione che scatena la violenza e il motivo che lo porta a scatenare questo atteggiamento alieno e, all’apparenza, incoerente).
 
Originalità:.7/10
Molto bella l’idea dell’incomunicabilità gestita attraverso il fatto che la voce degli alieni, o meglio la manipolazione delle onde che utilizzano per comunicare, causi traumi molto gravi (per usare un eufemismo) e sia stato scelto come casus belli. Anche le creature stesse sono molto ben congegnate e ho particolarmente apprezzato proprio questa loro capacità di manipolare qualsiasi tipo di onda e sfruttarla a proprio favore, piegandola al loro volere. Sono creature davvero interessanti, per quanto non vorrei averci nulla a che fare.
Pertanto, un lavoro discreto anche da questo punto di vista, ma non eccezionale, e che non è stato capace di colpirmi nel profondo e conquistarmi, nonostante il concept sia originale (almeno per me) e affascinante, non è bastato a renderli davvero memorabili.
 
Gradimento personale:3/5
Discreto, senza particolari preste e forse, proprio per questo, dal mio punto di vista, mi ha lasciata insoddisfatta: non dico che non mi sia piaciuto, ma non mi ha particolarmente entusiasmata, non mi ha lasciato nulla dopo la lettura e non è riuscito a conquistarmi. Per questo sono rimasta con il sentore che mancasse qualcosa per rendere davvero questo racconto particolare e memorabile: dal punto di vista della trama, credo che a un lettore che non abbia nella mente il testo di Brown (e ricorra continuamente a esso), la rivelazione che la voce narrante appartenga a un alieno, possa risultare sorprendente e lasciarlo di stucco; ma la forte somiglianza con quel lavoro e uno stile piuttosto ordinario hanno rovinato in parte il godimento e la soddisfazione che avrei potuto trarne dalla lettura. In più, il tema del mostro e dell’uomo viene solamente accennato, rispondendo solo in parte alle richieste. “Assimilo tutto dalle loro menti, li prosciugo di informazioni ed energia vitale usando solo il mio sguardo e “desiderando” di farlo. I loro corpi rinsecchiti ora riempiono i piani superiori, ora so tutto degli umani. E noi saremmo i “mostri”?”
In questa parte introduci il tema ma poi non lo approfondisci, magari spiegando più nel dettaglio in che cosa consista la mostruosità umana (per noi che ne facciamo parte può apparire scontata, ma descrivere le nefandezze umane attraverso un occhio esterno avrebbe arricchito maggiormente il testo e approfondito il problema). Anche in questo senso, mi è sembrato un testo incompleto: dimostri come gli alieni non possano essere considerati dei mostri (almeno dal loro punto di vista) ma non sostieni per quali motivazioni debbano essere considerati gli umani, anzi, agli inizi sembrano quasi vittime dell’invasione e la guerra è solo una reazione e un meccanismo di difesa nei confronti di quegli alieni. Insomma, accenni solo alla questione ma non la approfondisci e non la sviluppi in maniera chiara.
È un racconto con buone idee e buoni temi, ma i secondi lasciati un po’ a sé, e i primi sminuiti dal contesto. DOvresti ampliarlo e approfondirlo, limarlo e aggiustarlo e sarebbe un racconto davvero molto interessante e grandioso.

Punti bonus: 5/5
Il testo incarna perfettamente la citazione: gli uomini sono quelli considerati dagli alieni “mostri” e per sconfiggerli diventano mostri più grandi:
“Non sono come voi mostri, io sono qualcosa di più. Più grande e potente di voi “umani”, noi siamo connessi con l’universo, voi no”.
La creatura stessa si rivelerà un mostro terrificante e all’apparenza invincibile, che nemmeno la tecnologia più avanzata è in grado di contrastare e trattenere. Mi è piaciuto molto come hai integrato perfettamente la citazione, miscelandola con il racconto e facendo in modo che lo costruisse, rendendola ben riconoscibile e chiara, subito comprensibile, riuscendo a mantenere la sua identità. Ottimo lavoro.
 
Totali: 75/100

Recensione abbinata all'iniziativa "10.000 RECENSIONI IN UN ANNO!" proposta dal gruppo Facebook "Il giardino di EFP"