Recensioni di K_MiCeTTa_K

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Recensione alla storia Il cuore di un corsaro - 10/04/21, ore 17:37
Capitolo 3: Pirati, corsari e filibustieri
Questo capitolo è stato fantastico! Era da un po’ che non mi capitava di leggere qualcosa di tanto avvincente. Forse dipende dal fatto che, finalmente, i nodi vengono al pettine (almeno alcuni), ma sono veramente soddisfatta ed elettrizzata da quello che è successo nel racconto.

Abbiamo scoperto che il nemico contro cui combattere è Moran e mi è dispiaciuto molto per Lestrade che pensava di averlo ucciso. Innanzitutto perché ha dovuto portare sulla coscienza il peso della vita di un uomo, se pure malvagio, fino a questo momento, poi per la vergogna che ha provato nello scoprire che non lo è davvero. Cioè, non penso che il capitano gli avesse esplicitamente affidato l’incarico di sbarazzarsi di quella minaccia, ma Lestrade era convinto di averlo fatto, di aver messo tutti al sicuro e invece non era vero. In più quella rivelazione è arrivata proprio da Mycroft, l’uomo che più di tutti stima, secondo solo a Sherlock probabilmente.
John in tutta questa situazione è sia salvatore che colpevole. Salvatore perché è stato solo grazie a lui, alla sua imprevedibilità come diche Sherlock, che hanno potuto vincere contro Moriarty. Colpevole lo è per aver attirato su di sé l’ira di Sebastian Moran. Anche se, personalmente, penso sia più un suo (di John) cruccio: Moran sarebbe andato contro il Pirata Bianco e la sua ciurma sempre e comunque, quindi John non ha poi tutta questa colpa.

Non leggevo di uno Sherlock così “acceso” ed euforico dai primi capitoli de L’isola del tesoro. Si trova nel momento in cui comincia a pensare alla sfida ed è troppo presto per la paura e le preoccupazioni. Poi insiste molto sul dire che Moran è un idiota rispetto a Moriarty, quindi ha questo atteggiamento superiore e “spavaldo”. Vorrei solo che non stesse sottovalutando il pericolo, anche se non è per niente da lui. Voglio, in un certo senso, spezzare una lancia in favore di Sebastian Moran: un uomo che ha perso tutto, che cerca vendetta e di risalire la china è sicuramente più pericoloso rispetto allo stesso uomo che esegue in maniera “meccanica” degli ordini. A riprova del fatto che non scherza c'è la scoperta di alcuni uomini uccisi ed esposti con le viscere di fuori, orribile. Potrebbe essere opera di questo nuovo personaggio misterioso e non direttamente di Sebastian, ma è la stessa cosa, il codice morale è lo stesso: facendo un paragone, nessun uomo de la Norbury ha l'animo lindo e pinto, ma se il capitano non commette omicidi non lo faranno neppure i suoi sottoposti.

Che faccia da *inserire epiteto poco gentile* ha Sherlock quando se ne esce con il fatto che lo sapeva già di Moran?! John è tutti noi (ho fatto proprio un tifo da stadio mentre leggevo la sua risposta!) quando gliene canta quattro. Ok che Sherlock non ne poteva essere certo, ok che parlare con gli altri di questo sospetto non avrebbe risolto nulla se non farli preoccupare e non è neppure nel suo stile, ok che non poteva chiederlo al fratello per lettera perché era troppo pericoloso, però non si spiattella così impunemente “io lo sapevo già, gne gne, perché so’ figo e intelligente”.

John è troppo bellino. Quanto è cresciuto, quanto è migliorato! Adesso ha una completa fiducia in sé stesso e nei suoi compagni di viaggio. Crede nelle decisioni del suo capitano e ha la forza di mettere da parte ogni timore. E riesce anche a fidarsi di Sherlock come uomo e amante: sa che gli racconterà il necessario dell’incontro “segreto” col fratello e ci fa l’amore lasciandosi prendere. Chiedo umilmente perdono per la mia pessima memoria, ma non ricordo affatto se in questo filone narrativo sia già successo in precedenza o meno che John si sia concesso in questo modo. È sempre una sorpresa perché mi sembra raro che si scriva di questa dinamica e, se ben contestualizzata (come per qualsiasi cosa), io l’apprezzo molto. Anzi, proprio per il fatto che non è cosa comune, ho l’impressione che il “concedersi” di John rappresenti qualcosa di ancora più importante e profondo all’interno delle dinamiche di coppia.

La rivelazione finale su Victor mi ha lasciata spiazzata! In questo capitolo mi sono sentita rappresentata benissimo da John: quando Mycroft allude a una donna che aspetta Victor, proprio come Watson, non sapevo cosa pensare. Alla fine si scopre che era la madre ad attenderlo e che suo padre è morto. Non me lo aspettavo e non so se riuscirò a trattenermi dal leggere cosa succede dopo, oggi sono troppo fomentata, lo conferma questa recensione che sto scrivendo totalmente di getto e spero che abbia un senso. Ho apprezzato l’analisi che viene fatta su Victor riguardo al suo mascherare o esprimere le emozioni. È stato un modo per “decriptarlo” (finalmente John ci è arrivato a capirlo, soprattutto ora che Trevor ha bisogno di supporto) e poterlo vedere con i tuoi occhi d’autrice, almeno è quello che ho pensato.

Voglio rinnovare i miei complimenti, non lo faccio mai abbastanza spesso, per l’originalità della trama, per hype che mantieni sempre alto e per le emozioni che sei capace di veicolare attraverso questi personaggi e la scrittura in generale
K.
Recensione alla storia Il cuore di un corsaro - 06/04/21, ore 13:27
Capitolo 2: Le Grand Michel
Buongiorno! In riferimento alla questione Harriet che ho tirato fuori nella recensione precedente volevo assicurarti che sei stata più che chiara, ma io ho per un attimo collegato Mycroft all’Inghilterra, come se i pirati si stessero dirigendo lì, e ho pensato che, in qualche modo, si sarebbe potuto verificare quest’incontro tra fratelli, anche se non sarebbe stato essenziale ai fini della trama. Invece siamo in Francia (ripeto, tu sei stata chiarissima sin dall’inizio, sono stata io ad avere una svista momentanea) e mi prendo un attimo per dire che l’accuratezza a livello storico aggiunge quel qualcosa in più al tuo racconto.
Avresti potuto risolvere determinate cose inventandole di sana pianta, credo che ti saresti semplificata la vita, ma sei riuscita a far quadrare tutto e sono sicura che fare ricerche, tenere a mente le parentele e le date deve essere stato difficile. Senza contare poi tutte le informazioni, i personaggi, le date e quant’altro bisogna ricordarsi solo per la storia in sé. Non riesco a immaginare quanto lavoro c’è dietro! Al tuo posto non mi sarei salvata neppure tenendo un documento ordinato su excel, quindi ti faccio i miei complimenti.
 
L’idea che mi sono fatta di Mycrof è quella di una specie di esule e, anche se è un ospite ben voluto, il suo potere e la sua influenza arrivano fino a un certo punto, quindi delle spie seguono Sherlock e gli altri lungo il tragitto che stanno compiendo. Credo che nessuno di questi loschi figuri avrebbe fatto loro del male a meno di non accorgersi di strani movimenti. Bisogna sempre pensare che le voci sul Pirata Bianco sono terribili e, anche se ora si è volto alla corsareria, la percezione su di lui non deve essere poi molto differente.
Alla fine la combriccola ha cercato di mantenere un basso profilo e di arrivare il prima possibile da Le Grand Michel.
Ha fatto la sua prima apparizione il famoso Bordom (non me ne vorrà per avergli storpiato il nome, spero XD). Io sono palesemente gelosa come John! Ci sarà sicuramente modo di conoscerlo meglio più avanti, non voglio partire prevenuta, sia perché mi hai detto che ha un ruolo positivo, sia perché effettivamente non ha ancora fatto niente il poveretto.
Altra apparizione è quella del domestico Stanley. In questo caso voglio sottolineare la reazione di Sherlock. Io adoro, letteralmente, quando ha questi slanci di affetto che vengono interpretati come strani, una specie di uscita dal personaggio, da tutti quelli che lo circondano. Non per niente calo spesso Sherlock nei contesti parentlock.
 
Arriviamo al punto cruciale e parliamo del faccia a faccia tra Palle… ehm, volevo dire Barbagialla e Mycroft. Anzitutto John è stato un po’ maligno nella descrizione dell’uomo, dalle sue parole ho immaginato una Befana, con tanto di scopa su per posti indicibili, e l’espressione a metà tra il saccente e l’annoiato. Capisco però che le sue aspettative sull’aspetto e sulla persona possono essere state disattese, soprattutto all’inizio, poi forse capisce che Mycroft non troppo in fondo o velatamente vuole proteggere Sherlock e si preoccupa del pericolo che incombe su tutti loro de la Norbury.
Il botta e risposta tra John e Mycroft è stato epico, mi ha tenuta a metà tra il divertito e il fiato sospeso. All’inizio ho creduto persino che Mycroft in realtà non stesse per chiedere a John se va a letto con Sherlock e Victor, ma il punto è che Watson aveva la necessità di chiarire che non è affare suo e nemmeno di nessun altro. Di certo non serve saperlo per dimostrare di amarli, dal momento che si è sacrificato per loro gettandosi da una scogliera.
In un paio di occasioni ho seriamente pensato che la situazione degenerasse e si venisse alle mani. Il fatto è che entrambi hanno ricevuto informazioni contrastanti sulla controparte e ora devono farsi un’idea propria. Entrambi hanno la necessità di capire se l’altro tiene o meno a cuore Sherlock come dice. Beh, Sherlock e anche Victor, ovviamente. Victor c’entra sempre e mi fa piacere che finalmente John si deciso ad affrontare la situazione, perché si è accorto che c’è qualcosa che non va nell’aria da mesi interi.
 
La rivelazione finale mi ha fatta saltare dalla sedia. Com’è che si dice? Fino a quando non ne vedi il cadavere, non puoi mai essere certo della sua morte. Ecco che torna Sebastian Moran. Probabilmente vorrà vendetta per Moriarty. La parte del discorso su William Roberts l’ho dovuta rileggere un paio di volte perché non l’avevo capita bene. Le note mi hanno aiutata: non avevo inteso che si trattasse di un personaggio originale nuovo. Pensavo potesse essere un modo di dire per mettere in allarme Sherlock prima di rivelargli il vero nome dietro a tutti i casini che stanno arrivando. Probabilmente, la butto lì, sarà “l’arma” con la quale li attaccherà Sebastian. Oppure, dal momento che lui ha preso il posto di Moriarty, questo William Roberts potrebbe prendere il suo, diventando il suo braccio destro. Il bello di questo tipo di storie è proprio tirare fuori ipotesi, anche azzardate, ti prego di non ridere di me se non ho capito un ciufolo e sono totalmente fuori strada XD.
Al prossimo capitolo,
K.
Recensione alla storia Il cuore di un corsaro - 01/04/21, ore 17:30
Capitolo 1: Di nuovo in Francia
Non mi ero resa conto di quanto avvertissi la mancanza di quest’ambientazione e di questi personaggi fino a quando non ho letto il capitolo. È una cosa super sciocca, perché sono stata io da sola a privarmene…
All’inizio ho avuto l’impressione che questa prima parte fosse di passaggio: giusto un cappello introduttivo alla storia vera e propria. In parte forse è così, ma allo stesso tempo è un capitolo molto importante che funge da collegamento tra la long precedente e quest’altra.
 
Avevamo lasciato i pirati de la Norbury ad accettare una lettera di corsa e qui capiamo che non tutti ne sono contenti. Forse non lo è proprio nessuno, meno di tutti Sherlock. Pensavo che sarebbero stati Mike Stamford e Lestrade a riportare la calma e a fare da “mediatori” per il capitano, invece a prendere in mano la situazione è stato John.
Ho capito che Stamford e Lestrade non hanno potuto fare molto perché in realtà non c’era nulla da mediare: Sherlock non si è proprio espresso. E mi domando il motivo di questa scelta, soprattutto perché sarebbe un vero guaio se gli ex pirati decidessero di abbandonarlo. Non vorrei essere stata io a perdermi qualche informazione per strada o a non ricordarla…
Per quello che riguarda John e il suo aver preso la parola posso dire che l’ho trovata un’ottima scelta. La ciurma ha imparato a fidarsi del dottore, ad apprezzarlo e a rispettarlo. Poi John, così come anche Victor, è quanto di più simile alla voce del capitano stesso. Certo, non gli si può sostituire, infatti promette che, quando rientreranno dalla missione, sarà il Pirata Bianco in persona a parlare loro.
 
Quindi siamo in Francia. Non ho la più pallida idea del motivo, ma ricordo che in chiusura di “La leggenda del pirata Barbagialla” mi ero chiesta se John aveva possibilità di incontrare di nuovo la sorella. Ma i protagonisti dell’avventura non sono sbarcati in Inghilterra!
Tralasciando le mie evidenti rotelle fuori posto, parliamo di questo freddo febbraio tra i vigneti e i campi di lavanda. Tutto è descritto in maniera particolareggiata, tanto da farmi venire voglia di prenotare il primo volo disponibile per il nord della Francia. E mi è sembrato di essere lì con John, al galoppo tra lui e Barbarossa: potevo gustarmi la scena in maniera vivida. Se non mi è venuta anche fame come accade a loro è solo perché devo ancora digerire il pranzo. Koa, la tua è una capacità più unica che rara.
 
Ho letto nelle note che questa long (sopra i cinque capitoli, tra l’altro corposi come lo sono i tuoi, le definisco tutte così) sarebbe dovuta essere una one shot. Sono molto contenta che le idee siano lievitate tanto da arrivare a sette capitoli. Sapendo questa cosa non mi aspetto chissà quali mirabolanti avventure (non ci sarebbero entrate tutte in un unico capitolo), ma potrebbe essere un modo per conoscere meglio i personaggi, per vederli interagire tra di loro e capirli più profondamente.
Più di tutti, ovviamente, mi interessa quello che avrà da raccontare in questo arco narrativo il monaco. Victor continua a essere un mistero. Credo sia ancora scombussolato da quello che è successo nella storia precedente, in più ora c’è da accettare di essere diventati corsari e di star facendo ritorno in Francia. È sempre tormentato da qualcosa o qualcuno, ma John si rivela sempre il suo “salvatore”, quella persona che si preoccupa per lui e che lo tira su con una semplice battuta.
Un’altra cosa che mi aspetto è di vedere più Sherlock, in tutti i sensi. Più che altro è un augurio che mi faccio, perché nella storia precedente è stato quasi del tutto assente e la sua voce è quella che mi è mancata maggiormente in questi mesi.
 
Non so, forse ci sarebbe da aggiungere dell’altro, tipo delle considerazioni sui nuovi personaggi (un colpo di genio aggiungere Anthea), Mycroft e quello che sa o sul contesto storico, ma ho scritto già così tanta roba che non vorrei annoiare. Sicuramente ci sarà modo di sviscerare questi punti anche più avanti.
A presto,
K.
Recensione alla storia Secretly - 01/04/21, ore 17:25
Capitolo 3: III.
Rieccomi qua. Sono andata a leggere il commento che avevo lasciato al capitolo precedente per verificare chi avevo pensato potesse essere corso dietro a Victor e avevo detto John. Ho indovinato! Cosa ho vinto? A parte gli scherzi, anche se c’era un’alta probabilità di riuscita, è gratificante averlo capito ed essere entrata in sintonia con quanto raccontato.
John Watson compare e Victor è diviso dal piacere e dal dispiacere dell’essere stato scoperto durante la fuga. Incoerente e bipolare? Forse. Umano sicuramente. Un personaggio rappresentato in maniera brillante, con tantissime sfumature che lo rendono realistico.
Alla fine questa storia racconta dell’amore travagliato di Victor Trevor, è lui il protagonista. Ci sta che sia un po’ “egoista”, chiuso nel proprio dolore, tanto da non accorgersi fino in fondo di quello degli altri. Trevor voleva essere capito, scoperto e rassicurato. Però nel momento in cui si è chiuso la porta alle spalle ed è uscito per strada, secondo me, ha davvero compreso che era la fine. Forse si è pure vergognato un po’ per non aver trovato il coraggio di affrontare a viso aperto la situazione e aver fatto partire un’astuta macchinazione che comprendeva anche l’aiuto della madre. A questo punto, quando è stato raggiunto, avrà capito che era troppo tardi per le scuse e i chiarimenti.
 
La comparsa di Sherlock non è stata una gran sorpresa: non poteva non essersi accorto proprio di niente. Spettacolare, non c’è che dire, con i suoi soliti modi teatrali e maestosi, ma era normale che ad un certo punto si facesse avanti. Comprendere che sapeva tutto del piano di Victor è stato più inaspettato. E mi sono anche arrabbiata, probabilmente trasportata dalle emozioni di Victor stesso, perché Sherlock è un macello con i sentimenti e i discorsi sui sentimenti. Il fatto che, non sapendo in quale modo gestire la situazione, lui abbia razionalizzato tutto rendendolo un caso da risolvere lo trovo sensato e in linea col personaggio.
 
Alla fine, lo devo ammettere, l’unico tra i tre uomini con un po’ di sale in zucca mi sembra proprio Victor. Sembra una barzelletta uscita male: Sherlock pensa che Vic si sia innamorato di John; John pensa che Sherlock ami da sempre Vic; Trevor è l’unico a sapere che quelli innamorati tra di loro sono Sherlock e John. Incomprensioni a non finire ma decisamente da loro!
Il finale è straziante. Forse, a dire la verità, non ce ne sarebbe potuto essere uno migliore. Non ce li avrei visti tutti e tre a chiarire e tornare allegramente a casa assieme. Anche perché, come avevamo detto precedentemente, nei primi due capitoli è spiegato in modo chiaro che non riescono a creare una relazione diversa dalla coppia.
 
I punti di forza, quelli che ho apprezzato infinitamente in questo capitolo, sono le descrizioni di Londra e i dialoghi.
Le descrizioni hanno una lunghezza appropriata, non annoiano e non sono di contorno perché servono a creare l’atmosfera giusta. Tutto il freddo del paesaggio urbano innevato rispecchia pienamente lo stato d’animo del protagonista della vicenda.
I dialoghi li ho trovati decisamente calzanti ai personaggi. Servono in primo luogo a comprendere quello che passa per la testa di Sherlock e John, ma anche per mostrare alcune sfaccettature di Victor, come il suo lato più sfacciato, quello coraggioso, quello arrabbiato e così via. Lati di Victor che non sarebbero usciti fuori completamente solo attraverso il racconto dei suoi pensieri.
 
Questa storia mi è piaciuta molto, così tanto che ti invito a continuare a scrivere su di loro tre anche in altri contesti, se ti venisse l’ispirazione. E nel frattempo la inserisco tra le preferite, posto che avrebbe dovuto occupare già mesi fa, ma non è il caso di parlare del mio ritardo cronico.
Alla prossima,
K.
Recensione alla storia Shoganai - 18/08/20, ore 19:16
Capitolo 2: Koi No Yokan
Ho cancellato e riscritto almeno dieci volte questa frase introduttiva, perché non so quale sia il modo più appropriato per esprimere l’estasi che provo senza risultare volgare.
Credevo che l’incontro tra John e l’intruso si fosse concluso nel capitolo precedente, che magari Sherlock fosse sgattaiolato via e che il secondo capitolo si sarebbe appunto aperto con una scena diversa. Invece non è stato così. Probabilmente perché John è dannatamente lento. Non si fida, anche perché è costantemente preoccupato per Rosie da perfetta mamma chioccia quale è. Aggiungo che, comunque, Sherlock trova sempre i metodi più particolari per comunicare con le persone. Nessuno si fiderebbe di qualcuno che ti piomba in casa di notte eludendo le telecamere di sorveglianza. Men che meno se è questo qualcuno si professa un ladro, si cela dalla luce, indossa una tutina nera, sa tutto di te e tante altre stranezze... E quindi John decide di continuare a brandire la sua pistola e puntarla verso il pericolosissimo ladro di cuori (come oramai l’abbiamo ribattezzato).
…Momento nel quale mi rendo conto del doppio senso nella frase precedente legato alla pistola… Se non riesco a concentrarmi a dovere la colpa non è mia xD.
Sherlock è “costretto” a ribadire che non è lì perché vuole fare del male all’uomo e sua figlia e che anzi vuole aiutare John a uscire da quella vita che gli sta troppo stretta. Watson non la prende benissimo, non è abituato al fatto che qualcuno gli si rivolga in maniera tanto sfacciata quanto sincera. Forse però è proprio quello di cui ha bisogno, le parole dello sconosciuto lo svegliano e lo tirano fuori da quel manto di apatia sotto al quale si è rintanato.
Se la volta precedente ho parlato di tensione, ora il sentimento che di più mi è arrivato è l’interesse. John è curioso di scoprire cosa vuole questo intruso, chi sia e fino a dove entrambi possono spingersi. Ad un certo punto cominciano a stuzzicarsi a vicenda e ho adorato il loro scambio di battute. John ha ribadito più volte che è abituato a questo genere di approcci, che ha spesso incontri occasionali con donne e uomini e si scopre che a letto è sia attivo che passivo. Posso dire ‘finalmente’, posso? Se credo fortemente nella Johnlock non c’è bisogno di argomentare riguardo alla bisessualità del personaggio, è ovvio che l’appoggio e che la trovo ic. Sul fatto che ricopra con piacere sia il ruolo dell’attivo che del passivo mi è sembrato di capire che invece il fandom lo preferisca sempre solo in un ruolo o sempre nell’altro. Personalmente lo trovo molto riduttivo e quindi ho molto più che apprezzato.
Una volta che sono chiari gli intenti di Sherlock, John non si trattiene e lascia galoppare i propri ormoni e salta addosso al ladro più inesperto di tutta Londra. Secondo me Sherl non se lo aspettava minimamente. Tutta la spavalderia e la sicurezza che mostrava o il suo essere superiore era solo a livello mentale. Loro già erano impegnati nei preliminari da inizio capitolo! Watson aggiunge la componente fisica.
Ci sono dei passaggi che ritengo molto erotici, come lo studio accurato di John del corpo, degli occhi e delle labbra di Sherlock; oppure il momento in cui sempre John tiene bloccato l’altro, corpo contro corpo; anche le scene finali, se pure sono appena accennate, della piscina e della sdraio. Ma la parte centrale, quella dedicata al sesso, invece è qualcosa di più tenero e dolce. È una descrizione molto naturale di quello che avviene tra due amanti. Le premure di John nei confronti di uno Sherlock vergine e inesperto mi hanno fatto venire gli occhi a cuoricino.
Nel finale la risata di John mi ha contagiata: non mi aspettavo che Holmes rubasse il quadro! Il rettangolo vuoto sulla parete dell’ufficio corrisponde a un varco, una finestra, che fa breccia nella vita infelice di Watson.
Koa, le tue idee sono brillanti così come lo è il tuo modo di esporle. In questo capitolo sono concentrate parecchie cose (first!kiss, virgin!sherlock, top!lock, bottom!lock…) alcune delle quali magari più inusuali di altre. Ebbene, io ti ringrazio per aver “osato”.
Non vedo l’ora di leggere il continuo!