Recensioni di Nirvana_04

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Recensione alla storia Il viaggio del viandante - 31/10/20, ore 12:14
Capitolo 2: Decade
Ciao, finalmente giungo pure io.
Mi porto avanti di un altro passo in questa raccolta.
Leggendo questa seconda drabble, mi è tornato alla mente paradossalmente Nietzsche e la sua teoria dell'eterno ritorno, l'idea del tempo che alla fine spezza qualsiasi volontà.
Il tuo protagonista sembra arrivato a un punto della vita in cui il peso del tempo si fa sentire, le cose che ha posseduto sembrano scivolare via e così anche il ricordo di essi; eppure, allo sconforto e alla stanchezza abbraccia la consapevolezza che il mondo è un continuo ciclo, che ciò che decade permette il risorgere di qualcosa e che è l'accettazione di questa fatalità, l'amore per questo destino che li fa guardare la vita con stoicismo.

Anche qui, il titolo ritrova una doppia risonanza nel testo: lo fai risuonare come sostantivo per indicare l'età avanzata del protagonista, sia come verbo per indicare l'avanzare inesorabile di questa decadenza nell'anima. Tutto in lui sembra sfiorire, ma a colpirmi maggiormente è stato l'uso della "decadenza" del fiore da cui nasce il frutto e all'interno del quale stanno i semi che generano vita. Insomma, il parallelismo tra uomo e natura, in questo rapporto analogo e simbiotico quasi, ha espresso ancora una volta un'armonia in questo disegno che è la vita, come un ritorno alla madre terra, ma anche alla terra d'origine (e qui mi ricollego alla prima drabble, dove mi parlavi dei campi in cui lo portava il nonno, durante la raccolta del miglio, se non sbaglio), e quindi mi posso immaginare il protagonista come un seme trasportato dal vento e che ha dato i suoi frutti, presumo, e che ora fa ritorno, si consuma per rinascere, anche se non è ancora tempo.
Mi sembra di percepire il personaggio sulla soglia della vita, mi sembra quasi di vederlo seduto metaforicamente sul portico di casa, su una sedia a dondolo, in attesa quasi, mentre ripassa la sua esistenza.

Mi piace il modo in cui inizi la drabble. Ancora una volta sento il peso della maturazione del protagonista, mi piace come renda l'idea che l'acquiescenza sia una condizione che si raggiunge con l'esperienza, con il tempo che avanza, e che indirettamente esalta quindi tutta la ribellione e lo spirito energico che è proprio della vita giovane, di chi ancora è all'inizio del cammino. Mi è piaciuto anche quel "quasi subendola" perché implica quasi un'arresa del protagonista, di un uomo che è stato vinto dalla vita, che ha dato tutto se stesso in questa lotta e che adesso sta incassando l'effetto di ritorno (sì, io ancora sto a Nietzsche, a modo mio... e dire che è uno di quei filosofi che non mi hanno fatto impazzire). Insomma, il suo viaggio è un viaggio che segue la corrente, in cui lui si lascia trasportare, è uno di quei viaggi a tu per tu con "tutto" che sono molto diversi dai "viaggi" che fanno i giovani, in cui sono loro a cavalcare, loro combattono. C'è questo senso del "subire" che si percepisce anche attraverso lo stile, in cui adoperi toni molto calmi, attraverso periodi lunghi, distesi, un lessico curatissimo, abbastanza elevato, che vuole innanzitutto spingere il lettore a riflettere e a metabolizzare la lettura, costringendolo quasi a subirla assieme al personaggio.

Ancora una volta, nella parte di mezzo della drabble c'è un fortissimo senso malinconico, in cui troviamo un altro confronto tra il lui giovane e il lui vecchio: la forza della natura nella giovinezza è uno stimolo a ribellarsi, a fare, mentre adesso nella vecchiaia quella forza sovrasta, viene subita dal personaggio, e di quello stimolo rimane solo un blando ricordo, una sensazione fantasma che con il passare del tempo diventa sempre più flebile, più sfuggente, quasi lui si sia dimenticato cosa veramente si prova. E' nostalgia, la sua, di quanto aveva la forza per gioire della sfida che offre il mondo.

Come ho avuto modo di dire prima, credo, è nel finale che questa malinconia si evolve in consapevolezza e accettazione. Il protagonista sa che anche in questa fase della vita si indispensabili, che il decadimento è una tappa fondamentale per permettere una nuova rinascita. Chiama, secondo me, non solo all'accettazione del tempo che avanza, a questo "amor fati", ma anche invita il lettore e i più giovani ad avere rispetto di questa fase, di questi vecchi, perché loro sono la nostra genesi, e oltretutto sono il nostro futuro, paradossalmente, in un circolo senza fine, in cui tutti noi siamo prigionieri.

C'è un effetto catartico nel finale, che io ho trovato perfetto perché si chiude con la parola "armonia". Non si tratta soltanto dell'esaltare questo equilibrio e questo ciclo perfettamente rodato, non soltanto riferito all'armonia esterna, quella propria della natura del mondo, ma anche dell'armonia dei sensi, di questa pace che il protagonista raggiunge interiormente a suo modo.

Ti confesso che ho trovato questo secondo capitolo a suo modo molto triste, forse perché al contrario del personaggio, empatizzando con lui, io provo quasi questo magone nel vederlo sulla soglia.
Comunque anche qui sei stata brava, ed è stato un piacere tornare a proseguire in questo viaggio assieme al tuo protagonista.
A presto!
Recensione alla storia Il viaggio del viandante - 17/06/20, ore 15:16
Capitolo 1: Miglio
Ciao, finalmente giunto pure io per lo scambio del Giardino.
Ho impiegato più del previsto, ma non è stato facile ritagliarmi un'oretta per recensire, nonostante la storia l'avevo letta praticamente subito, appena hai accettato. Ma preferisco sempre recensire con cura e attenzione, al massimo delle mie, seppure limitate, capacità.

Allora il titolo mi piace, è semplice, nella sua formula soggetto+complemento banale ma sinceramente è la formula che mi piace di più e che anche io prediligo (quindi quel banale non è una critica, assolutamente), perché è quella che nell'accostamento più breve riesce anche a essere non soltanto diretta ma piena di sfaccettature, che a volte si comprendono, e forse mai tutte, soltanto a fine storia. Mi rassicura in un certo sempre e mi conquista sempre. In questo caso poi, mi è piaciuto molto il gioco di parole tra "viaggio" e "viandante", la ripetizione della stessa radice dona una musicalità che sembra contrarre il titolo, abbreviarlo ancora di più.
Ho notato poi che sei stata brava anche con l'introduzione. Sul sito mi è capitato più spesso di imbattermi in introduzioni poco curate o prive di un tono; la tua invece mi è parsa non solo accattivante ma professionale. Non manca di nulla. Hai presentato il tipo di raccolta e hai aggiunto anche un'anticipazione del testo (mi par di capire che lo sia la parte in corsivo) per dare anche prova della tua scrittura. Ed è da questo che ho notato cura, attenzione, e anche bravura. Mi è piaciuto ciò che ho letto, a primo acchito posso affermare che padroneggi molto bene la scrittura, che il tuo stile sembra vario, ricco e ben strutturato, con un'impronta decisa.
Ma tornando un attimino a titolo e introduzione, ciò che mi hanno presentato in maniera chiara mi ha attratto tantissimo. Si presenta un lavoro che vuole trascendere il solo racconto, ma più che un viaggio fisico, sembra molto introspettivo, sensoriale, esistenziale. Questo doppio viaggio mi affascina per la sua profondità - adoro lavori di questo tipo - e mi ha catturato subito per la metafora del campo di grano.

Come ti preannunciavo, mi è piaciuto il tuo stile, o comunque quello che hai attuato in questa drabble. Aiuta il fatto che non ho trovato il minimo errore, motivo per il quale faccio sempre complimenti (invidio gli autori che riescono a trovare tutti i propri refusi, i miei si moltiplicano).
A piacermi, innanzitutto, è stato il doppio significato del sottotitolo e il doppio senso in cui usi la parola "miglio": non solo per la distanza, ma anche come particolare tipo di spiga. Ho trovato lo stile molto metaforico, quasi ermetico in alcune passaggi, ma è anche uno stile fluido, sfaccettato, che usa una forma sintattica varia e mai uguale a se stessa, quindi risulta piena e matura. Il tono è un miscuglio di introspezione, ponderazione e malinconia. Mi ha trasmetto emozioni, cosa importantissima e non scontata visto la brevità del testo. In questo ti ha aiutato una struttura sintattica distesa, l'uso di periodi lunghi ma ricchi di pause, che mai appesantiscono a rallentano, ma scandiscono e accompagnano il flusso di pensieri.
Ho adorato il fatto che la drabble sembra iniziare in media res, quando il personaggio sembra già a metà del suo cammino o a un buon punto(e intendo di vita). Non so perché, ma leggendo ho avuto l'impressione di leggere i pensieri di una voce narrante di 28-30 anni di età. Il fatto di riuscire a dare, seppure solo nella mia testa, un'identità anagrafica al personaggio POV, mi ha aiutato a immedesimarmi in lui, a percepire con una certa prospettiva ciò che si prestava a raccontarmi.

Il testo - mi ripeto - è pieno di metafore, a cui io ho dato un mio personale senso. Spero non si sia allontanato troppo dal tuo, ma spero anche che qualora non sia perfettamente uguale, tu possa apprezzare la personalità con cui il tuo lavoro è stato percepito da me/lettore, perché penso sia un grande traguardo quando una storia riesca a essere interiorizza e si arricchisca delle sfumature degli altri: in qualche modo, sembra crescere.
Il campo pieno di spighe colpisce per la sua simbologia con il senso di casa. Credo che tutti noi abbiamo un luogo che finisce per rappresentare un po' la nostra vita. Facendo un esempio banale e usando qualcosa di molto famoso, direi che il campo per il tuo protagonista rappresenta quello che per Harry Potter simboleggia la stazione di King's Cross soprattutto nel settimo libro, nel finale. E' il posto a cui tutti torniamo, fisicamente ma anche spiritualmente e che diventa un po' la forma della nostra anima.
Mi è piaciuto il fatto che tu dia quasi un'anima alla natura, tanto che sole e vento diventano elementi di qualcosa di più grande che impersona l'aspetto materno (il vento culla le spighe). E' un natura benigna, amorevole, ma anche ciclica. Ho avuto l'impressione che l'aspetto naturale sia visto e concepito e compreso soprattutto nel suo aspetto più "istintivo": qualcosa di fievole, selvaggio e amorevole allo stesso tempo. Un luogo che non va incolpato per il bene o il male che fa, ma che va accettato per quello che è.
Un insegnamento, questo, che può essere impartito solo dalla saggezza e dall'esperienza; ed ecco che la figura del nonno diventa importantissima. Legata a essa ho colto diverse metafore, soprattutto quando dici:

Un lungo viaggio di cui non scorgo il termine, sebbene ne conosca, nella memoria, la sua destinazione ultima -> Un viaggio che copre una vita intera e la cui destinazione si raggiunge soltanto una volta e alla fine. Il nonno, forse, l'ha già raggiunta, ed è per questo che la sua ultima destinazione lui può soltanto ripercorrerla nella mente, perché forse ha già perso tante persone amate. Questo mi ha trasmetto molto malinconia, struggimento. Così come il fatto che lui, mentre lo percorre, vuole sempre sfiorare le spighe mi fa capire come sia un personaggio che ha saputo cogliere ciò che la vita aveva da offrire, ha vissuto, ha apprezzato, ha goduto, con uno sguardo pieno, consapevole, desideroso di riempirsi, di espandersi.

La parte che ho più preferito, comunque, è stata l'ultima frase, manco a dirlo:

- nel miglio che con mano percorro. -> Mi piace perché quel "miglio" non si capisce se sia quello della strada o quello della spiga. Le due definizioni si uniscono, si mischiano, si confondono e così facendo potenziano questa bellissima immagine. Qui mi hai saputo dare i brividi.

Forse c'è ancora qualcosa da dire - sicuramente - ma voglio fermarmi qui perché a volte è davvero difficile esprimere a parole quello che una storia trasmette. Questa non è soltanto scritta bene, ha qualcosa da dare. Ha un potere che vuole colpire, e con me ci è riuscita molto bene. Aggiungo intanto questa raccolta tra le seguite spero di poterla continuare con calma. Se lo farò, lascerò un segno del mio passaggio, come sempre faccio.
Intanto ti faccio i miei complimenti.
A presto!
Recensione alla storia I Testimoni - o di come finì il mondo - 04/10/18, ore 18:54
Capitolo 1: I Testimoni - o di come finì il mondo
Ciao!
Sono qui per lo Scambio Libero, scusa l'attesa.
Di questa storia mi ha attirato il titolo, per questo ho scelto di leggerla e recensirla. Devo dire che il titolo è calzante, soprattutto mi piace il "sottotitolo" integrato (mi riferisco a ciò che sta dopo il trattino) perché, secondo me, ha un effetto diluente, e mi spiego: i titoli corti possiedono gravità, un'incisività che di solito conferisce un tono importante, serio, impegnativo; la prima parte da sola, di questo titolo, dà l'idea di qualcosa di importante, greve, quindi la seconda parte secondo me riesce a smorzare un po' i toni, a richiamare la disarmante tranquillità e "quell'euforia per i particolari a cui non so dare una definizione migliore di così" che traspare dalle reazioni del protagonista e dei suoi amici, ma soprattutto dall'introspezione.
Dell'introduzione mi è piaciuto il richiamo a certe correnti di pensiero, ma tra tutte è l'immagine della fiammella nella notte che mi piace, perché è perfetta per simboleggiare non solo la breve durata della vita ma anche la sua fragilità, un qualcosa che rischia di spegnersi prima del tempo, al minimo soffio.
Grammaticalmente ho trovato qualche refuso, che in un testo così piacevole e curato così bene credo sia giusto segnalarti, perché merita di essere il più perfetto possibile. Quindi, se posso aiutarti...:
Rileggendola, mi rendo conto che non mi dispiaccia affatto e che -> non mi dispiace (è nella premessa iniziale, che fa un po' da apri fila)

recondito aveva fatti un modo che -> Qui stupidamente non ricordo più dove ho segnato sto pezzo e quindi non ricordo più cosa ci sia da correggereXD
tempo chuso in casa -> chiuso
a sentire il vento freddo e sulla pelle e tra i capelli. -> una "e" di troppo prima di "sulla"
solo alcuni raggi del solo a filtrare dalle finestre -> sole
Lo stile è quello che mi ha colpito piacevolmente, lo ammetto. Sono una persona essenzialmente pigra, che tra l'altro cerca solo tra i generi che le sono più nelle corde, quindi non indago mai nelle varie sezioni. Gli scambi, più di una volta, mi hanno permesso di conoscere autori e storie interessanti, con cui confrontarmi in maniera costruttiva; e credo che questo sia uno di quei casi.
Ho amato l'inizio, tutta la riflessione sul dipinto della Venere di Botticelli, per dire che non siamo immortali, ma possiamo rendere la nostra esistenza un ricordo immortale. L'arte è un veicolo perfetto per trapassare il velo del passato, innalzare l'idea di Vita e Buono. E' un espediente narrativo molto interessante, quello di usare un elemento che sembra portare a una cerca riflessione (se uno guarda un quadro e lo ammira, il lettore è portato a pensare che lo faccia per la sua bellezza) per poi farne tutt'altra. E tu lo hai usato molto bene, accompagnandolo con una penna davvero elegante e coinvolgente. Mi è piaciuta la metafora dell'essere grigio. Mi piace anche il modo in cui gestisci la punteggiatura: è regolare e corretto, sì, ma sai anche piegarla, al momento giusto e senza strafare, ai momenti, dando tono e enfasi e sfumature a certi passaggi, come in questo pezzo o, ancora più evidentemente, nel pezzo finale.
L'altra parte che ho apprezzato moltissimo è il modo in cui hai caratterizzato, nel loro piccolo, gli amici del protagonista:
Vorrei dire che è stato terribile – e lo è stato, in un certo senso – ma credo che più di tutto sia stato bello. Ho iniziato a guardare le cose da un’altra prospettiva e d’un tratto ho iniziato a vedere, ho visto che quando Mel è concentrata chiude sempre l’occhio sinistro, che quando Chiara è stanca diventa tutta rossa in viso, e Daniele inizia a ciondolare le braccia quando è in imbarazzo, così come Marco, quand’è nervoso, tamburella le dita secondo una sequenza ben precisa. Ho visto che quando il cielo è grigio è di un’estrema bellezza e che quando fa freddo uno si sente mille spilli sulla pelle.
Ho sentito le cose incredibili di cui parlano i poeti.
E ci ho creduto. -> Questo è sicuramente il mio passaggio preferito, perché non crei una digressione - in nessuna parte del testo ce n'è mai una, e questo rende il tutto fluido - ma intersechi i particolari dei personaggi nel flusso di pensieri del personaggio. E con un narratore in prima persona - che io, confesso, non amo perché limita molto e se non si è certi di voler dare un certo taglio alla storia è meglio toglierlo dal mazzo di uno scrittore - questa capacità è fondamentale. Narratore e narrazione ottimi, sempre coerenti, coinvolgente; e soprattutto non ha mai usato un linguaggio non consono al tipo di personaggio. Anche nel momento in cui parli "delle cose belle che trattano i poeti" non lo fai con un tono aulico, ma parafrasi quelle stesse "cose belle" con il linguaggio del personaggio, mostrandole nella loro comune semplicità.
Mi piace la semplicità della trama, la schiettezza del protagonista. Non edulcori la pillola, anzi: il mondo impazzisce intorno al personaggio, la vita di tutti sembra accelerare e tutti perdono ogni inibizione. Arrivati davanti alla fine certa, l'uomo non cerca di fare buone azioni per entrare in paradiso: vive a mille la sua vita, e per farlo sembra che ne esca ciò che di più brutto si tiene dentro. Forse è vero che la nostra vera natura è crudele e selvaggia, ancor più di quella degli animali, perché noi godiamo nel far del male.
Anche il rapporto con il padre è mostrato nella sua schietta brutalità: è un uomo violento, sbraita e critica ogni cosa, alza la voce e comanda; ma io tengo in considerazione anche l'altra faccia della medaglia (che forse è una conseguenza del suo carattere o forse è la causa scatenante) ovvero la figura del figlio/protagonista, un perditempo, uno che fuma e che guarda la vita con grigiore. Eppure è pur sempre un genitore. Il protagonista - non ti arrabbiare, forse tu il suo nome lo hai detto, ma io non l'ho memorizzato, ma è colpa mia - gli vuole più bene nel momento in cui lo ha liberato della sua presenza e lo perdona nel finale, un finale in cui paura ed eccitamento si fondano, anche la mente del narratore/protagonista accelera, pensa in fretta, sintetizza la sua vita in poche considerazioni fondamentali per capirlo, come il fatto che l'ultimo pensiero va alla madre, una madre che probabilmente è morta prima e la cui morte ha cambiato padre e figlio. Quindi, alla fine di questo astruso ragionamento mi vien da dire che nessuno dei due è stato sempre così (il padre gli raccomanda di non uscire, quindi non è crudele e si preoccupa per lui, solo che non si è ripreso. Inoltre si spiega quel sorriso davanti alla morte... che pensava di raggiungere la moglie defunta?). Il bello di questa storia, lo noto ora che sto recensendo e analizzando seguendo un ragionamento tutto mio, è che si mostra al contrario: ci fa vedere un rapporto consumato, un padre che lui odia e un figlio che odia il mondo, e solo alla fine ci dà una chiave di lettura, che spero di aver decodificato al meglio.
Credo di aver analizzato il protagonista affrontando un po' gli altri punti della recensione, il rapporto con il padre e la deduzione sulla madre. E' un personaggio particolare, di quelli molto lontano dai cliché, che ho apprezzato di più essendo la narrazione in prima persona. Hai saputo entrare nel suo cervello, nella sua psiche, nel suo modo di vedere il mondo: ed è un mondo svogliato, grigio, spento, dove lui odia tutto e vive di noiose quotidianità (il muretto in via Enaudi, il canale - povero coniglio - la galleria); c'è qualcosa dentro di lui che gli fa dire "un giorno vivrò davvero", ma quando ha l'ultima possibilità aspetta, spento, eppur euforico. Mi piace questo misto tra paura, attesa e bellezza che si risveglia, questo vivere la vita più affondo anche se sempre da spettatore. E' un personaggio che resta passivo, eppure la sua visione del mondo cambia, persino di quel cielo perennemente grigio.
I suoi amici sono nello sfondo, gli tengono la mano, e prendono corpo sostanzialmente solo nel pezzo di cui ho parlato prima e per qualche altra frase sparpagliata qua e là. Per il tipo di storia, per il taglio che gli hai dato, va benissimo così.
Concludo facendoti i miei complimenti. Storia particolare che semplicemente ho apprezzato moltissimo, senza se e senza ma. Non ho consigli o critiche, né riserve. Ha un fascino tutto suo, proprio grazie al grigiore di cui racconta e di quella folle euforica di cui si carica progressivamente. Complimenti!
A presto!
Recensione alla storia Puzzle Temporale - 30/07/18, ore 12:19
Capitolo 3: Promessa
E rieccomi!
Penso che collocare il passato per ultimo abbia sortito l'effetto desiderato: creare malinconia nel lettore.
Sì, mi ha stretto il cuore. Partire dal presente, con questo incontro/scontro ignorato deliberatamente e poi avere uno squarcio sul futuro, su questo incontro fugace cercato, rincorso, voluto, trovato con un palpito, sentire attraverso questi due pezzi la distanza sia fisica che temporale, percepire il tempo passato senza vedersi e trovarsi quasi se si incontrassero per la prima volta, con quel tocco di curiosità del tipo "vediamo lei che fa" per scoprire che c'era un'amicizia tra loro, complicità, voglia di condividere anche i momenti più paurosi e folli. E' stato molto malinconico. Si perdono molte cose per strada, si rinuncia a chissà quali momenti insieme per chissà poi per quale piccola e insignificante/importante decisione. Attraverso questa storia ho avuto una fugace visione di un mondo pieno di fili invisibili, possibilità che potevano essere e che sono state spezzate nel momento in cui a loro ne abbiamo dovuta preferire solo una: è quello che accade quando si deve scegliere.
Non ci sveli cosa le ha separate, mi chiedo cosa passasse nella mente dell'amica con tutta quella malinconia: c'era qualcosa di più serio di cui non parlava oppure era solo paura di perdere un'amica, perché sapeva come andava il mondo? Forse non lo saprò mai, forse non vuoi dare una soluzione, ma ci sono molte emozioni che arrivano.
In quest'ultima drabble prevalgono i dialoghi, e questo è un altro aspetto importante da tenere conto. Perché se nella prima il silenzio segnava la distanza, e nella seconda le poche battute esprimevano imbarazzo e incertezza, qui siamo nel pieno della loro amicizia, ci sono confidenze e voglia di comunicare. Esprimi un rapporto unito, di condivisione, eppure c'è sempre quella nota malinconica, un po' per strascico delle altre due e un po' per quel non detto che aleggia fino alla fine.
Mi è piaciuto che tu abbia concluso con una domanda: non c'è risposta a quel "saremo sempre amiche, vero?". Sul momento un'altra domanda di stupore sembra dire tutto, sembra di "ovvio che sì", eppure la domanda di rimando, con la consapevolezza del dopo, lascia un sapore doloroso in bocca.
Complimenti.
A presto!
Recensione alla storia Puzzle Temporale - 30/07/18, ore 10:28
Capitolo 2: Visione
Ciao!
Finalmente ho ritagliato mezz'oretta per questa raccolta. Oggi la finisco ^-^
Al contrario del sottotitolo della prima drabble, questo è più secco. Hai optato per un'unica parola che esprimesse più cose. Ora, può darsi che sia solo una mia impressione, ma secondo me è stata una scelta oculata scegliere un'unica parola per la drabble dedicata al futuro. Rappresenta molto bene il ritmo con cui si svolgono le sequenza in questa drabble: lei che la scorge, lei che si stacca dalle amiche, la cerca, sente la sua voce alle spalle e insieme spezzano gli indugi di dieci anni che stanno in mezzo. Sembra di vedere proprio uno squarcio, piccoli pezzettini di un puzzle molto più grande che vanno a comporre parte del quadro. Il titolo quindi richiama perfettamente il concetto di futuro, ma è perfetto anche per sottolineare la fugace visione della protagonista che la scorge tra mille passanti, una visione che cattura in un attimo e che torna a cercare tra la folla, sperando di ritrovarla, di veder concretizzata quella fugace possibilità.
Neanche qui ho trovato errori grammaticali, sei sempre molto attena. Complimenti.
Lo stile è leggermente diverso, seppure è unito da un narratore in seconda persona, che usi molto bene. Se nella prima drabble, comunque, hai dato spazio a metafore, qui usi di più la narrazione, gli effetti scenici. Le frasi sono secche, ci sono molte virgole a spezzare il ritmo, a rendere tutto come dei fotogrammi. Inoltre giochi con un tono incerto, marcando l'ansia e la paura della protagonista, proprio grazie anche alla presenza dominante di avversative. Il "Ma" più importante è a capo, segnato da uno stacco fermo, proprio per enfatizzare meglio la sorpresa. Stilisticamente quindi ti faccio i miei complimenti.
Infine la caratterizzazione. In una drabble originale si dev'essere davvero incisivi se si vuole far capire qualcosa del contesto e dei personaggi. E secondo me tu ci sei riuscita molto bene.
La protagonista non ha mai dimenticato, nonostante siano passati dieci anni. Tanto che la nota in mezzo alla folla, mentre è in giro con le amiche. Mi piace il fatto che non la trovi e che le sbuchi alle spalle, quasi anche l'altra l'avesse vista e si fosse mossa per cercarla. Ho trovato questa scena molto cinematografica.
Anche il modo in cui hai gestito i tempi di battuta, con un "ciao" fuori campo e loro che all'unisono spezzano imbarazzo e silenzio e distante e vecchi rancori.
Mi ha trasmesso un senso di nostalgia, un amore che non è stato dimenticato da nessuna delle due parti. Ma il tempo ha cancellato qualsiasi rancore o torto, o comunque ha fatto spazio a questa voglia di guardarsi, sorridersi.
Passo alla terza drabble.
A presto!