Ely 79 – Indaco Cafè
Grammatica 4.5/5
Lessico: 5/5
Originalità e trama: 10/10
Uso del profumo: 10/10
Uso della citazione: 10/10
Giudizio personale: 9/10
Totale: 48.5/50
GRAMMATICA:
La grammatica è buona, molto buona, direi quasi ottima considerando che alcuni errori sono forse un eccesso di puntigliosità da parte mia ma che, purtroppo, non sono riuscita a trattenermi dal riportati.
E’ da considerare poi che la storia è abbastanza lunga e che, anche dopo varie e varie riletture, può sempre sfuggire qualcosa, cosa che ti confesso a me avviene più che spesso e il numero di errori, poi, non è certamente contenuti come il tuo!
Ad ogni modo ti segno qui quelli che, a mio avviso, sono considerati quali errori grammaticali o di punteggiatura:
- “percependo lo fluire della corrente taumaturgica”. “Lo fluire” non credo sia corretto, almeno secondo la mia conoscenza; forse più accettabile sarebbe stato “il fluire o lo scorrere” della corrente.
- “Le impronte arrossate lasciate dai tondelli di cuoio e metallo sulle articolazioni sarebbero scomparse entro di un paio d’ore.” Sinceramente non posso dire con estrema certezza che questo sia un errore ma ho deciso comunque di considerarlo tale. “Entro di un paio d’ore” suona davvero male e non mi è chiaro il motivo per cui tu abbia aggiunto quel “un” che gracchia all’interno della frase. Sinceramente io considero più corretta la frase carente di “un”, ossia: “entro un paio d’ore”.
- “Stalattiti di ghiaccio pendevano dai bracci delle lampade a gas e dai cornicioni, (:) gelide decorazioni del Natale ormai passato.” In questo caso ho riscontrato un piccolo errore di punteggiatura che ti ho inserito come correzione tra parentesi nella frase originale. Trovo che i due punti sarebbero stati più adatti e corretti poiché stai specificando qualcosa riguardo le stalattiti aggiungendone dettagli e particolari.
- “Su tutto aleggiava un aroma gradevole e familiare, dovuto ai dolci ed alle bevande che venivano servite, e che contribuiva a rendere l’Indaco Café uno dei locali più apprezzati del quartiere, se non della città.”
- “Segreto che ebbe la balzana idea di pronunciare con un tono di voce assolutamente normale.”
Questo sono certa sia stato un errore di battitura, distrazione forse, ma “balzana” non ha qui il significato che ricercavi tu.
Ovvero “balzana” significa:
1 Zona bianca sopra lo zoccolo di cavalli dal mantello scuro
2 Scudo che presenta il campo diviso in due zone orizzontali di colore diverso
E nel tuo caso non credo proprio valesse uno dei due significati. La parola corretta, insomma, sarebbe dovuta essere “malsana”.
STILE E LESSICO
Perfetto.
Adoro da morire il tuo stile ma, ancor di più, sono completamente innamorata del tuo lessico che sembra tratto addirittura da un libro fantasy anche se non nel più classico senso del termine.
Sono rimasta catturata dalle parole, dal linguaggio mai scontato e banale e da subito ne sono rimasta incatenata fino alla conclusione della storia. Se lo scopo dello stile, oltre che della trama, è catturare il lettore e portarlo ad immergersi nella lettura al punto tale da non riuscire più a staccarsene… ebbene, tu ci sei riuscita alla perfezione.
La storia infatti scorre pulita, non vi sono periodi poco comprensibili o che confondono e distolgono la concentrazione del lettore. L’attenzione certosina attribuita alle parole, poi, fa sì che il lettore rimanga addirittura affascinato proprio dalle parole stesse che, evocative e particolari, lo incuriosiscono e lo incantano.
Come per tutti, pero, ho riscontrato qualche, a mio avviso, dettaglio che potrebbe rendere meglio se diversamente espresso.
Come ho specificato per tutti i partecipanti, non si tratta affatto di correzioni ma solo di pareri personali, consigli se vogliamo dirla così, che possono essere seguiti quanto bellamente ignorati.
-“«Splendido. Splendido» ripeteva strabuzzando gli occhi sopra ad un sorriso ebete.” In questo caso, per esempio, non mi è propriamente chiaro quel “gli occhi sopra ad un sorriso ebete”. Certo, ho ben capito cosa volessi intendere, ma rileggendolo più volte continua ad apparirmi un po’ strano, sia a livello espressivo che d’immaginazione.
Non so forse potrebbe apparire più chiaro un “«Splendido. Splendido» ripeteva strabuzzando gli occhi ed accompagnando a quelli un sorriso ebete.”
- “Qualcuno mi aveva definito una zitella, una squinternata; altri, credendosi non uditi, parlavano di me come una poco di buono. Altri ancora, infine, mi vedevano come una “donna perduta”.” “Come una poco di buono” non mi è parso propriamente corretto ma forse, ripeto, è solo una mia pignoleria. Io avrei utilizzato un “come di una poco di buono” che a mio avviso è più scorrevole alla lettura e maggiormente corretto.
ORIGINALITA’ E TRAMA
Splendido, racconto davvero splendido. L’originalità è davvero indiscutibile e non solo visti i personaggi che sono bizzarri a modo loro e splendidamente caratterizzati ma anche per atmosfere, ambienti, descrizioni e stile. Trovo che il tuo testo potrebbe benissimo essere stato tratto da un libro o farne parte, tanto è ben scritto, strutturato e particolare.
La trama poi è davvero folgorante, ti rapisce e ti incatena senza possibilità alcuna di fuga. Ti incuriosisce grazie al suo linguaggio colorito e la sua, appunto, originalità.
Devo essere sincera inizialmente non avevo ben capito cosa rappresentasse tutta la descrizione del lavoro della protagonista e, sempre inizialmente, avevo addirittura reputato che sembrasse quasi un pezzo staccato ed anche un po’ disconnesso dalla trama; ma mi sono dovuta ricredere a fine lettura, quando mi sono accorta che, ogni dettaglio, ogni periodo o frase, contribuisce ad arricchire questa splendida storia e la sua intrigante trama.
Forse, ammetto, avrei gradito un finale un po’ meno “aperto”, più chiaro per essere schietti, ma questo non vuol dire che non lo abbia apprezzato pienamente e che non mi sia piaciuto.
USO DEL PROFUMO
Ottimo anche l’utilizzo del profumo da te scelto. Ottima la descrizione di questo, delle sue sfumature, delle sue fragranze. Ti sei premurata di descrivere con estrema attenzione e premura anche la preparazione del caffè, i gesti lenti che la protagonista compie non appena riceve la sua ordinazione, l’attenzione che dedica nell’annusare quella splendida fragranza e come, questa, riporti Lavinia al suo passato:
“Prese una misura di chicchi scuri da un contenitore di ceramica, facendoli piovere nel cono metallico del macinacaffè. Al raspare dei grani che venivano polverizzati, ben presto si sostituì un borbottio invitante.
Kli si avvicinò silenzioso, porgendomi l’ordinazione. Mi chinai un poco sulla tazzina, inspirando con profonda gratitudine l’aroma che saliva in lente spirali dalla porcellana. Le prime note dure e decise affondarono prepotenti nel mio respiro, facendo strada alla scia di profumi che sarebbe seguita.”
Ancora la descrizione diventa maggiormente attenta e puntigliosa in questo passo:
“Ma proprio come la mia storia, che pareva essere precipitata in un abisso amaro e ingrato, ecco che il profumo della bevanda fra le mie dita si dischiuse in qualcosa di meraviglioso e inaspettato. Pennellate di noce moscata e malto fecero virare il nero dei ricordi nelle tinte sgargianti del presente. La punta d’aspro lasciò il posto ad una venatura di caramello. Il passaggio attraverso quelle intime tribolazioni mi aveva temprata, o meglio, mi aveva tostata come i grani che avevano prodotto il caffè che centellinavo, mettendo in luce i miei pregi, le mie potenzialità. Mi aveva resa capace di liberare i doni che portavo in me. I gioielli curativi che creavo, l’energia e l’eleganza di cui erano infusi, inebriavano la gente, rendendola in qualche modo dipendente da me, da colei che altri avevano ripudiato. Namur mi donava a piene mani quel che la mia terra aveva cercato di negarmi. Mi sentivo felice, appagata, realizzata.
«Sei una miscela eccellente, Lavinia Bracca» mi congratulai sottovoce, portando nuovamente la tazzina alle labbra.
Inseguii il dissolversi dei profumi nel tepore del liquido. Persisteva una certa ruvidezza nelle volute invisibili che salivano ancora dalla tazza, un che di impreciso e indomabile, il ricordo delle piantagioni e dei viaggi per mare o aria che il caffè aveva compiuto per giungere alla torrefazione. Una memoria di cui non poteva privarsi, che non poteva odiare né nascondere, per poter rimanere fedele a sé stesso.””
Insomma, spero mi perdonerai se non aggiungo altro ma, davvero, questi due brani tratti dalla tua storia giustificano essi soli il voto pieno e pianamente meritato che ho deciso di conferirti e non trovo utile spiegare ulteriormente il chiaro “perché” della mia scelta.
USO DELLA CITAZIONE
La citazione è stata utilizzata bene, amalgamata nel testo ed inserita nel momento opportuno conferendogli un senso ed un ampio significato.
Nel periodo in cui stata inserita, infatti, calza davvero a pennello e sembra quasi essere stata scritta apposta per quel preciso momento: non appare forzata o inserita pur di mantenere fede alle richieste del contest, ma sembra quasi un pensiero naturale della protagonista nei riguardi dell’innocenza del piccolo Rat.
GIUDIZIO PERSONALE
Mi ripeto, la storia è splendida e mi ha dato l’impressione di leggere un libro anziché un racconto per un concorso amatoriale.
Ne sono rimasta rapita ed affascinata in ogni suo periodo, in ogni frase e descrizione. In particolare l’inizio mi ha incuriosita ed incantata poiché, mai, avevo letto qualcosa di tanto originale e ben scritto e ti confesso comunque che di fantasy ne ho letto molti; ma il tuo in qualche modo è come fosse quasi un fantasy storico, ambientato in un immaginario ‘700 o almeno, questa è la sensazione che io ho avuto leggendo il testo.
Ho adorato, come credo di averti già detto, in particolare le descrizioni accurate, la cura per ogni dettaglio, l’attenzione ad ogni singola parola e lo stile che invoglia il lettore senza apparire pesante o di contro eccessivamente semplice.
La protagonista è senza dubbio uno dei personaggi che più ho apprezzato, nel suo essere una donna forte, indipendente ed oserei dire quasi una perfetta donna moderna. Mi è piaciuto come sia riuscita a realizzarsi da sé, fregandosene in parte delle maldicenze della sua famiglia e dei restanti abitanti della città. Come sia riuscita a raggiungere una fama onesta, meritata e che si basa esclusivamente sulle sue capacità.
Ancor di più mi ha colpita il suo lato materno, sensibile verso il piccolo bambino che, al pari, ricambia i suoi sentimenti vedendola quasi come una zia, una persona buona ed affettuosa dalla quale farsi proteggere.
Proprio ricollegandomi a Rat, posso dirti che è lui il personaggio che più mi emozionata, forse perché è un bambino, o perché adoro il suo modo comico eppure sincero, onesto, di parlare e comportarsi. E a tal proposito ho sottolineato anche i brani che più mi sono piaciuti e che lo riguardano:
“«Vero, vero, mademoiselle. Ma che volete farci? Sono un uomo di mondo. Ho affari da seguire» si pavoneggiò, infilando i pollici nelle bretelle.”
“«Direi che i tuoi affari ti tengono digiuno… oltre che impegnato» osservai divertita. «Vorresti farmi compagnia, Rat? Non è molto divertente starsene qui soli, ad osservare il mondo congelare» proposi.”
“«È roba da uomini! Pour les vrais hommes ! Non va mica bene per una mademoiselle! É… troppo forte! Vi farà sicuramente male. Dovete lasciarlo a chi può berlo» si schermì, trangugiando il resto del Forêt d'Ébène senza respirare.”
Frasi che mettono in risalto il suo essere, appunto, un bambino e la sua voglia, di contro, di apparire in parte già adulto. Frasi ricche a mio avviso di tenerezza ed infatti, con tenerezza, come si evince faccia anche Lavinia, ho guardato a questo personaggio splendido nella sua caratterizzazione e nel suo ruolo di piccolo messaggero.
Ripeto, la storia mi è piaciuta davvero moltissimo, mi ha intrattenuta in modo più che piacevole e mi ha catturata completamente fino a, augurarmi quasi, di poter un giorno sperare in un seguito o quanto meno in una continuazione.
Ria-chan |