Ciao!
Parto col dire che sì, mi piacerebbero i titoli in quel font. Poi, col dirti che questa volta non ho trovato errori - te lo dico, così che non ti sembrerò un uccellaccio del malaugurio fino alle ultime due parole di questa recensione. ;)
Dunque... Il letto a castello!! xD Dio solo sa quanto io ami i letti a castello, e che non starei mai e poi mai sul piano più basso, e tantomeno dalla parte del "buco"! Quindi, brava Fi, approvo profondamente! E poi, diamine, quando si è mai visto un letto a castello con tre piani? Un'occasione da non perdere, quella di accaparrarsi l'ultimissimo piano. E poi c'è il piumone morbidoso! Ah, quanto le invidio le ragazze!
Ahem: dovrei parlare di Omicron, e ho divagato... Beh, anche lei mi sembra molto felice della novità, quindi, mi sono espressa anche per lei (sì, è un tentativo penoso di discolparsi, ma almeno ci provo).
Dunque, direi che l'atmosfera si è scaldata in molti sensi - e non parlo solo del piumone: finalmente, Omicron incontra qualcuno che non corrisponde alla definizione di "rifiuto umano", anzi - hanno diviso i pigiami, hanno considerato la piccola O, hanno detto "buona notte"... Si sta facendo delle amicizie preziose, con delle simpatiche coetanee, che insieme sprizzano un calore e una dolcezza famigliare incomparabile. Che dire, sono felice per la protagonista. E non vedo l'ora che si sveglino, così inizieranno a conoscersi meglio, parlare, raccontarsi che cosa sanno fare, cosa preferiscono fare, visiteranno la scuola, et cetera et cetera.
Mi trovo un po' a corto di parole - il capitolo non era breve, ma i fatti in effetti erano pochi (non sto dicendo che è stata una spiacevole lettura, eh!) - quindi, citerò il mio pezzo preferito:
Stette un attimo zitta e ferma, con lo sguardo perso nel vuoto, come ricordando e assaporando il colore dell’attimo appena trascorso, neanche fosse una grande esperienza. Era piuttosto ridicolo ammetterlo e davvero incredibile da constatare ma, per lei, era davvero un’esperienza di vita (sapeva ancora così poco di comportamenti in società).
Niky e Fi si guardarono, sorprese da un atteggiamento così bizzarro, senza sapere esattamente cosa rispondere.
«Ok… d’accordo…», fecero, mentre si accingevano a salire la scaletta del letto a castello.
Omicron salì dietro di loro e, cautamente, s’infilò in quello che aveva scelto essere il suo nuovo letto: quello al primo piano del castello affiancato alla parete. Scostò piano quel piumone blu notte e ci si infilò. Rimase quasi estasiata da quanto era morbido: il materasso era vecchio e confortevolmente molle ed il cuscino di piuma soffice come una pagnotta. Il letto era ancora freddo e lei prese a tremare leggermente ma, quando si distese, le sembrò di stare su una nuvola.
«Bene», disse Nicole con voce assonnata, «io spengo la luce, vi va bene?».
«Non c’è problema», sbadigliò Niky dal piano di sopra.
«D’accordo. Buona notte a tutte: ci si vede domani mattina».
E con un piccolo click, la stanza tornò a piombare nel buio.
Omicron rimase immobile: si ricordava fin troppo bene quanto nel suo vecchio orfanotrofio temesse l’ora del coprifuoco che era per tutti, senza nessuna eccezione, alle nove di sera. Aveva sempre paura in quei momenti: la sera recava sembra con se un’angoscia inimmaginabile man mano che si avvicinava l’ora fatale. Ma il terrore raggiungeva il culmine solo quando venivano spente le luci. Il suo cuore prendeva a battere talmente forte quelle volte che era un miracolo che non lo sentissero anche al piano di sotto. Non aveva affatto paura del buio o dei mostri sotto al letto come gli altri bambini. Anche perché i mostri che temeva lei non si trovavano negli armadi o fuori dalla finestra pronti ad entrare, ma dormivano anche loro nei letti -tutti distesi immobili in letti dalle lenzuola bianche come i cadaveri negli obitori- decine nella stessa stanza assieme a lei, chiusi tutti fino all’alba con il divieto più assoluto di uscire. Decine contro una sola.
Eppure, in quell’istante, nel suo piccolo cuoricino non c’era affatto inquietudine: solo un profondo, semplice e immenso senso di tranquillità come non l’avrebbe mai provato nella in tutti quegli anni. Ma stava pensando troppo al passato: ora era lontano da quella vita, era lì, in quel suo lettuccio morbido che la isolava del resto del mondo crudele tra quelle coperte, tra quelle mura già così accoglienti. E nelle sue orecchie risuonavano soltanto quelle tenere, incredibilmente dolci parole: “Buona notte”.
È un po' lungo, ma valeva la pena citarlo: l'ho trovato particolarmente curato.
Beh, adesso veramente non so cosa dire, se non bello: chiudo qui.
Mandi!
Hamber (Gamber) of the Elves
p.s.
leggi la storia sui Nightwish... ^^ |