Dio. Sono imperdonabile.
Questa, fra le altre, è sfuggita al mio occhio attento! E ti ho pure fra i preferiti, sono stato un idiota a non accorgermene. Di cosa? Ma di questo tuo masterpiece. Mi consenti di dirti che, fin ora, questa è in assoluto la mia preferita.
Si conficca in ogni angolo di pelle. Il dolore è palpabile, pesa come un macigno già dal titolo, eppure non è mai esplicitamente chiamato in campo. Sembra quasi che il tuo Near, sempre e rigorosamente IC, non voglia neppure svelarlo a se stesso, e si attornia di pennarelli rossi. Rosso. Dico, ti rendi conto che c'è una simbologia dietro che mette i brividi?
Ogni riferimento sembra urlare solitudine, disfatta nonostante il successo di Near.
Sembra implorare che qualcuno si accorga, per favore, del dolore che lo dilania. Eppure non urla, non piange. L'espressione è bianca, come la pace che ha perduto per sempre, e la richiesta d'aiuto è muta, o si traduce in cose che ti fanno dire:
"Ma che senso ha?".
Forse un senso non è indispensabile trovarlo, mi è bastato leggere le tue frasi, con quegli accostamenti fra le parole, le virgole al posto esatto, le frasi che scavano, mi è bastato il tuo straordinario talento per vedere, sentire e cogliere tutto questo.
Con una chiarezza lacerante, come lo sguardo di Near, che sembra quasi scontare la pena d'esser stato il migliore.
Ottime le scelte stilistiche, il contesto, la narrazione.
Mi sembra di aver già detto che lo considero il tuo masterpiece, così come -sarò ripetitivo quanto tu sei squisitamente prolifica- ribadisco che tu, donna, devi avere un piccolo Near silenzioso dentro di te.
Complimenti, sul serio.
Poche storie su questo fandom di questo calibro, poche storie su EFP che m'abbiano emozionato a tal punto.
Grazie e... Un'ultima parola, concedimela: preferiti.
Alla prossima, Indice.
PS: perdona l'incommensurabile brutta figura del mio ritardo nel recensire. |