E' quasi passato un anno da quando hai pubblicato questa poesia, ma ormai, per esperienza, ho capito che per gli autori una propria poesia non invecchia mai, rimane sempre un pezzo cocente di noi. E poi era estate, quando la scrivesti, ed è estate di nuovo, quindi è attuale più che mai.
Io odio l'estate, porta con sè un abbandono e una malinconia, una tristezza, una disperazione che nessuno puoi mai descrivere completamente. Le notti d'estate, quando si è da soli, sono quasi una punizione divina per un qualche peccato commesso dall'umanità, io ne sono sempre più convinta.
La tua poesia è quasi una consolazione, quasi un inno alla disperazione, a quella stanchezza chepenetra la carne e la fa quasi marcire, senti come dei vermi che la corrono, pensieri costanti, dolori mai morti, tornano tutti all'improvviso... Perdona queste divagazioni, anche un po' macabre, ma la mia mente corre e io non posso che starle dietro.
Non mi volevo mettere a commentare passo per passo la poesia, ma solo comunicarti l'emozione che mi ha trasmesso.
Perdona la pochezza, ma sappi che ho davvero apprezzato.

Che bello leggere ancora qualcosa di tuo. Tornare nel tuo mondo che seguo da sempre -ci inseguiamo da sempre.

Mi mancava vederti volteggiare fra le tue parole sensibili, che sanno di nuvole e di terra e...

...Stavolta sei così diversa, Socia, ha ragione Takke.

Mi piace vedere questo linguaggio tanto fetido e reale. Hai aggirato un angolo rischioso e scrivi di concretezze che mi hanno colpito.
Ho letto fra queste parole la tua vita. Chissà se sbaglio?
Il tuo cuore, però, ricordatelo, non sbaglia _mai.
Non ha sbagliato con me, senza dubbio, quando, nel buio, hai saputo attendermi con lealtà commovente -riemergo ora dalla lettura delle nostre mail, mammachebbelle.
Ed è uno sfogo vero e proprio quello che credo di leggere -con te non mi sbilancio mai, sei troppo per me.
E ti ritrovo come ben ti conosco in quel musicale corsivo finale. Leggiadro e sofferto, come solo tu sai essere.
Ho letto questo componimento distaccando gli occhi dallo schermo. Un po' m'ha fatto male, ma è meraviglioso e non riuscivo a smettere.
Come sempre, mi hai colpita. Tanto.
E' un tripudio di realtà filtrata attraverso la tua maestria dolcissima.
Sei. Brava.

A presto, Socia mia

Godot, scurrile et scriteriata più che mai

Ti ritrovo così distante dalla tua Uzi che a stento ti riconosco.
Mi parli con anafore incrementali, strofe incostanti e poche rime.
Mi parli di stati d'animo, come se nell'allontanarsi equamente dalla morte e dalla vita rimangano importanti soltanto i sentimenti. Ma non dei sentimenti qualsiasi: soltanto quelli più profondi, che rivendicano il nostro essere. Un sentimento agrodolce in particolare ti rende incerta sul da farsi, sulla strada da intraprendere.
È indubbiamente uno scritto interessante, ricco di sfaccettature perlopiù personali e di immagini suggestive. Tendo però ancora a preferire i componimenti della raccolta e capisco benissimo perché questo ne sia rimasto al di fuori.

E' una poesia particolare, che presenta diversi "personaggi", in qualche modo tutti collegati tra loro. Mi è piaciuta leggerla! Sei stato/a bravo/a a collegare gli argomenti tra loro, creando una specie di armonia che termina con tristi e malinconiche parole. MA, attento/a a questo errore di battitura: non sdimenticare. Gli errori di battitura rendono una poesia meno leggibile. Basta una sola lettera! Ovvio, non è colpa tua, ma ti consiglio di prestare attenzione! Poi: secondo me, non dovresti usare parole come "piantarla" o "immondizia". Rendono il tutto molto più semplice di quanto non sia! Usa o tutte parole di lessico "aulico" o tutte parole quotidiane! Sarebbe meglio, te lo assicuro!
Comunque, di certo la mia recensione è positiva!

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