Recensioni per
You never call me when you're sober.
di Nikkai

Questa storia ha ottenuto 5 recensioni.
Positive : 5
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
05/10/12, ore 22:29

Premetto che al contrario dello scritto precedente, quest'esperienza non l'ho mai provata :V

Allora, tralasciando le ciance inutili e che dovrebbero sembrare spiritose, ti dico subito cosa ne penso:
non ho trovato errori, errorini, ripetizioni o quant'altro, e a differenza dell'altro non c'è nessuna figura retorica varia sulla quale non mi trovi d'accordo, anzi, forse per quanto riguarda il linguaggio mi è piaciuto più questo.
Per di più la descrizione dell'atto mi è sembrata quantomai realistica e, giuro, mi prudevano i polsi mentre lo leggevo: riesci proprio a far immaginare a chi legge quello che il personaggio fa nel racconto, e in alcuni casi ci riesci anche troppo bene, a parer mio ^^
Mi ha fatto quasi ridere, invece - una sorta di risata seria o qualcosa del genere - quando, dopo quella specie di rito, si sciacqua via il sangue e comincia a bendarsi con la stessa tranquillità e naturalezza con cui ci si asciuga il volto dopo esserselo lavato. Non so, mi fa sorridere. E sottintende che lo rifarà, più volte.

Mi piace, forse domani recensisco anche la terza ^^

Nuovo recensore
03/10/12, ore 18:03

Eccoti la mia prima recensione, sentiti onorata (?)

Dico primamente l'unica cosa che non mi ha convinto, così posso concentrarmi su tutto il resto che, ti avverto, mi è piaciuto un sacco.
"gli piovevano sul viso, gentili, come leggiadre lingue di fuoco che si tuffavano oltre il volto pallido." Non è sbagliato, sarò solo io, ma le leggiadre lingue di fuoco hanno qualcosa di strano, non mi sembrano adatte come paragone, ma è una mia impressione, quindi prendila come tale ^^
Per quanto riguarda la storia, sappi che mi è piaciuta, soprattutto per il fatto che un'esperienza simile, a me, è già capitata. Oddio, non ho certo pensato seriamente di suicidarmi, ma quando sei lì, magari in piscina, in apnea sotto il pelo dell'acqua, queste sono cose che ti vengono in mente. "Se se ad esempio, adesso, non tornassi a galla? Insomma, qual'è il vero motivo per cui non me ne resto qui sotto?" E tutta una serie di pensieri ti turbinano in testa per quelle che paiono ore, interropendosi sempre in quell'attimo di foga in cui rispuntiamo dall'acqua prendendo affannosamente grandi boccate d'aria.
E quello che tu hai scritto lo descrive alla perfezione.

Mi piace. Seriamente.



PS: Ho i miei seri dubbi sul fatto che tu non sappia esprimerti, sai? 

Recensore Junior
24/09/12, ore 19:30

Una conclusione bellissima. Mi piace proprio. Mi ricorda una frase di Pirandello, non la riporto letteralmente ma teoricamente era più o meno un "Nel corso della tua vita riuscirai ad incontrare troppe maschere e troppi pochi volti". Penso che questa storia, breve e intensa, sia un esempio molto forte di quella citazione. Il tema che hai utilizzato è rischioso, ma i riflettori non sono puntati sul suicidio. Lo citi una sola volta. I riflettori sono puntati su un male di vivere profondo che lascia spazio all'immaginazione. Chi è "lui"? Perché si parla di "Addio"? Addio ha tanti significati.
"Ti amerò sempre" ne ha altrettanti altri. "Lui non voleva essere amato ‘sempre’, lui voleva essere amato adesso.", basta questo a spiegare tutto.
Non è una storia che parla di suicidio. Parla di morti che camminano.
Parla di una morte lenta e lacerante in quella che invece di essere il dono più prezioso diventa la condanna più atroce; la vita.
Brava. Davvero complimenti.
Un bacio,
Aelite.

Recensore Junior
24/09/12, ore 19:23

Altro che suicidio...siamo sempre qui, sempre la sfida. Per ora. Ecco la domanda fatidica: "Quante cose avrebbe sopportato prima di distruggersi con le sue stesse mani?".
"sarebbe riuscito a farsi guardare, finalmente.", però, mi fa intuire che c'è un obiettivo. Un fine, uno scopo, e allora non è più solo una sfida, è una specie di lotta. Non penso che questa sia una storia sul suicidio, si nota?
Appunto: non mi convince la frase "gli occhi attratti in modo quasi insano, maniacale, che seguivano il percorso di quella prima goccia scarlatta come se stessero studiando il corpo d’un altro."; bella e poetica di sicuro, ma fai attenzione all'anacoluto. Lasci in sospeso quel "attratti" che vuole un complemento d'agente, poi. Lo so, sono precisina e grammarnazi, ma se può aiutare io lo dico. u.u
Mi fa tenerezza quando aggrotta le sopracciglia. Come i bambini quando si concentrano per far bene una cosa. In questo caso, per farla il peggio possibile.
A tra poco,
Aelite.

Recensore Junior
24/09/12, ore 19:17

"Affondò le dita affusolate nella sua stessa pelle nella vacua imitazione di un abbraccio." Mi piace. Già da qui mi piace. La storia non ha bisogno di essere commentata, è il fermo immagine di un'intenzione che si spaccia per tale, quando in realtà è una specie di sfida: vediamo se ho qualche ragione per restare. Vediamo se questa volta ci riesco, a trovarne una.
E' la gelida e rovente descrizione di pochi attimi che sono lunghi come ore, in certe situazioni. E' bella, perché chiunque potrebbe essere il protagonista di una storia simile. E' una cosa che apprezzo immensamente nelle storie in genere.
L'immagine dell'auto abbraccio mi piace davvero tanto, un po' meno quella delle palpebre tremanti e leggermente socchiuse; è perfetta come descrizione, ma c'è qualcosa che musicalmente stona. Prova a leggerla ad alta voce e senti se terresti in ogni caso entrambi gli aggettivi-avverbi (leggermente socchiuse e tremanti) o se ne toglieresti uno. E' l'unico appunto che ti faccio per questa storia.
Oh, andiamo, chi è il povero figlio di tubero che ti ha detto che non sei capace di esprimerti? Aria fritta.
Come le patatine di ieri sera! A tra poco.
Aelite.