Recensioni per
La Serenissima
di SkyEventide

Questa storia ha ottenuto 12 recensioni.
Positive : 12
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
12/08/15, ore 11:56

Eccezionale, la tua storia merita assolutamente di essere tra le storie scelte. È stato un vero piacere leggerla e mi ha permesso di fare una stimolante passeggiata tra le vie della Serenissima con un personaggio davvero interessante. Insomma, hai preso la Venezia dell'epoca e ne hai concentrato tutti gli aspetti caratterizzanti in un unico testo, come se in un unico quadro fossi riuscita a dipingere tutti i dettagli, i personaggi, le situazioni che si potevano incontrare ordinariamente nel XVI secolo.
Tanti tanti complimenti!
Alla prossima

Recensore Master
20/09/14, ore 21:13

Erano mesi che volevo leggere questa storia ma, al solito, il tempo è tiranno. Stasera, finalmente, ci sono riuscita e... Beh, sono profondamente colpita. E ammirata.
Hai descritto Venezia, città che, personalmente, adoro, con una vividezza che ho trovato a dir poco notevole.
Non solo hai saputo mostrare la maestà e la grandezza delle architetture, il malinconico fascino delle gondole e dei canali, ma sei riuscita a rendere Venezia assolutamente viva: una città vivace, cosmopolita, ricca di colori e di mondi che s'intrecciano.
Ecco, temo di essermi espressa in maniera quanto mai inadeguata, spero tu capisca ugualmente... Davvero, al momento parole migliori non ne trovo per dirti quanto le tue descrizioni mi abbiano coinvolta.
Hai scelto di trattare un tema in apparenza scontato, quello di un uomo senza scrupoli che, vedendo la morte ormai prossima, cerca una forma di redenzione. Tuttavia trovo che tu sia riuscita ancora una volta a imbastire una trama interessante, con personaggi, il protagonista in primo luogo, caratterizzati in maniera meravigliosa. In particolar modo, ho trovato magistrali le scene nella bottega del Giorgione e la scena in cui Giovanni libera Angelo mi ha quasi commossa.
Al solito, poi, la tua attenzione a ogni singolo dettaglio conferisce una veridicità ancor maggiore alle tue storie e questa è una cosa che, come penso di averti detto circa un migliaio di volte, apprezzo tantissimo.
Bello anche il finale, anche se, devo dire, fin dall'inizio ho creduto che Giovanni non sarebbe morto. C'è da sperare che, in ogni caso, sia divenuto una persona migliore... Chi può dirlo?
Evito di sproloquiare oltre, anche se credo ci siano ancora tantissime cose da dire su questa storia così suggestiva e ben scritta.
Ti faccio i miei più sinceri complimenti, spero davvero di rileggerti presto, magari su altri lidi XD.
Alla prossima,

Melianar

Nuovo recensore
28/04/14, ore 21:44

Ciao SkyEventide,
quando voglio risollevarmi un po’ il morale, dopo qualche lettura più o meno degna di essere definita tale, scelgo tra le “storie scelte”, per fare centro, per essere sicura di leggere qualcosa di buono. Lo storico è poi uno dei generi che preferisco: puoi immaginare quanto fossi abbattuta quando sono capitata su questa storia.
Ho adorato questo racconto. Leggendo pensavo di essere in giro per Venezia, di essere lì su una gondola, di sentire i rumori del mercato e gli umori, a volte non propriamente piacevoli, di quella enigmatica città d’acqua. La prima volta che sono capitata a Venezia, ci sono arrivata alle quattro di mattina: ho visto le calli deserte, ho visto braccia muscolose muovere le casse di merci destinate ai mercati, ho visto piazza San Marco deserta, ho sentito quell’odore di acqua marcia che non mi aspettavo, sinceramente. Me la sono ricordata, sì…
Nel tuo racconto ho visto anche una Venezia antica, ho visto la sua architettura “serenissima”, ed è stato un vero passaggio visivo: le tue descrizioni, mai ridondanti, mai troppo cariche di aggettivi, ma sempre filtrate attraverso gli occhi del protagonista, disegnano l’ambientazione. Bellissimo trovare scritture così, che lascino al lettore quel margine personale di immaginazione che ogni scrittore valido dovrebbe garantire!
L’uso del tempo presente, che trovo molto difficile da mettere in pratica quando scrivo, è stata una scelta indovinata, indovinatissima. Rende la narrazione molto più tangibile, da lettrice ho visto in diretta quanto stavi raccontando. Complimenti, non è facile!
È vero quanto sostieni, ossia che in questa storia non c’è trama, ma io ne ho trovata una ugualmente, e cioè la trama della vita di Giovanni: anche qui hai raccontato senza raccontare, ma mostrando, con le azioni di quel giorno, le azioni di una vita. E il personaggio, che se veniva chiamato serpente non poteva essere uno stinco di santo, risulta invece quanto meno non così disgustoso, ovviamente per la sua voglia di riscatto e di redenzione. Se il romanzo di formazione è una storia, lunga, che racconta la crescita, morale, di un protagonista che da bambino diventa adulto, un adulto buono, io azzarderei a definire questa una “storia di formazione”, breve nella sua forma e breve nella rapidità della crescita morale del protagonista (una giornata solamente).
Due piccole osservazioni: il curaro compare in Europa nel 1700, qualcuno te lo aveva già scritto nelle recensioni; fare la gincana (o gimkana) è una terminologia che è nata nel ventesimo secolo, l’ho trovata stridente con tutto il resto che, ti assicuro, è invece molto coerente con l’ambientazione temporale!
Davvero tanti complimenti, ciao.
eb

Recensore Junior
28/05/13, ore 16:06

Superlativa.
I miei complimenti, scrivi divinamente.
Ho rabbrividito nella sua lettura,
vivendo un salto nel passato descritto con accurata finezza e precisione.
Un concentrato di particolarità che merita tutto il successo acquisito come è giusto che sia.
Hai usato dei termini che non si vedono spesso in giro, hai veramente un modo di scrivere molto raro.
Ho particolarmente prediletto la figura di Angelo, con la sua cerchia di personaggi e quanto gli concerne.
Intrigante davvero.
Leggendo leggendo mi sembrava di ascoltare davvero la voce narrante.
Sei molto capace, ti auguro di avere tutto il successo che meriti in futuro, nel senso che il tuo modo di scrivere ha il pieno diritto di essere "reale in questa realtà "
non so se hai già contattato una casa editrice.
Mi hai fatto sognare, volevo che non giungesse mai alla sua fine, della quale ho rabbrividito leggendo la sua ultima parola che riprende il titolo stesso.
La Serenissima mi è rimasta indelebilmente impressa dentro.
Ancora complimenti e grazie per aver scritto questo capolavoro.

LadyMary.

Recensore Master
01/05/13, ore 16:57

Chi non muore si rivede, ah? Alla fine sono approdata anche qui. E ti dirò, sono estremamente combattuta all'idea di dover recensier questa storia.
Da un lato sono assolutamente, completamente, insindacabilmente entusiasta; dall'altra, lo ammetto senza vergogna: avrei voluto un qualcosina con più errori, sviste, refusi...cose a cui appigliarmi. E non ce ne sono. Io amo Venezia di un amore insano. E qui ho ritrovato tutto quello che mi affascina di quella città: le descrizioni sono di una precisione e di una minuzia incredibile, sembra quasi le le parole e il ritmo stesso della narrazione scivolino via come le barce sui canali ( e prego che sia" solo" un'impressione, perchè se davvero hai curato il linguaggio in questo modo... hai una nuova groupie).
Se si trattasse solo (solo!) di un'ambientazione realistica e ricostruita magistralmente, di una grammatica ineccepibile e di uno stile scorrevole e leggero che, nonostante sia una storica, fa leggere velocemente quanto accade... beh, sarei ammiratissima, ma avrei parole per descriverla. Qui mi lascia basita la storia di fondo, il cambiamento dell'uomo che avviene lentamente, come la sua storia si intreccia alla vita quotidiana di una grande città. Forse, fra gli atti di bontà, quello che mi ha fatta sentire più empatica che mai è stato l'anello donato al fruttivendolo. Non so, c'è qualcosa nel suo osservare il viso del mercante per scorgervi l'esatto istante in cui capirà di avere in mano una fortuna... ammetto che spesso, quando faccio qualcosa di buono, lo faccio ANCHE per vedere la faccia che fanno gli altri nel'accorgersene. Ma è un altro discorso ^^ e Giorgione! Credo sia uno dei miei pittori preferiti, uno dei miei obiettivi prima di morire è capire che diamine ci sia dietro alla Tempesta (sì, ho dei seri problemi, che vuoi farci). Trovarmelo così, quando in molti altri racconti veneziani mi sono imbattuta nel ben più famoso Tiziano... non sai che gioia. E non è vero che non c'è azione. C'è un'evoluzione, e vale più di duelli, furti a e amori! Complimenti, complimenti davvero


p.s. che in realtà un minuscolo errore ci sarebbe, tendi a usare il "sia" con il "che", quando andrebbe correlato ad un altro sia XD ma devono essercene forse tre in tutto ed è ormai una forma talmente comune nel parlato che te la sottolineo solo per far vedere che sono stata pntigliosa nella lettura ;) e il curaro mi lascia perplessa: non è sudamericano? Non sono convintissima venisse usato/fosse conosciuto all'epoca... mi pare presto! forse meglio il cianuro? 

Recensore Veterano
07/02/13, ore 19:12

Ciao, sono una delle ragazze che partecipato, come te, al concorso "Parole d'amore" e come promesso eccomi qui a fare un giro tra i tuoi scritti. Ammetto di amare Venezia  per cui mi sono fiondata su questa storia. 
Sono rimasta colpita dalla tua proprietà linguistica e dal tuo stile pulito ed elegante, molto diverso da parecchi stili baroccheggianti e pretenziosi che girano ultimamente.
Mi è venuto improvvisamente in mente che questo racconto mi ricorda un po' il canto di natale di dickens, (certo, molto alla lontana) per questa specie di riscatto prima di morire, anche se questo sarebbe un riscatto molto "taroccato" perchè il protagonista pensa a salvare la sua anima e contemporaneamente ammazzare il nemico. 
Il fatto che il romanzo sia tagliato in più parti evita la noia, anche se non c'è poi tantissima suspance, (che però si recupererà un po' nel finale).
Il finale mi è piaciuto moltissimo, come anche la parte con Tiziano, adoro questo pittore.
Credo proprio che mi andrò a leggere qualche altro tuo lavoro :)

Mi permetto di segnalarti un' altra autrice di EFP, perchè anche lei scrive su Venezia, anche se in uno stile piuttosto fantasy rispetto a te, però mi sembrate entrambe molto esperte di questa meravigliosa città e quindi potreste scambiarvi qualche osservazione o consiglio, lei si chiama "Colombina"

Recensore Veterano
24/01/13, ore 17:43

Deliziosa. Non ho altre parole, davvero.
Ricordo che avevo tentato di leggerla un'altra volta, ma ero distratta e ho creduto che non fosse, be', di questo livello. Sono assolutamente felice di aver scoperto questa piccola perla (e nota che anche se abito non troppo lontano dalla città lagunare la detesto cordialmente, e sono sicura che se Venezia fosse una persona penserebbe lo stesso di me), comunque mi è piaciuta in ogni riga, ogni descrizione.
Ho solo una curiosità: qual è il nome del quadro di Tiziano nominato nel dipinto?

Recensore Junior
18/01/13, ore 22:24

Ciao^^ 
Volevo iniziare la recensione dicendoti come, al di là del contest,  io sia solita scrivere recensioni chilometriche e pignole eppure, dopo aver letto la tua storia, sono rimasta totalmente spiazzata xD
Non una parola sensata potrebbe uscire dalle mie labbra, o meglio dalle mie dita, in questo momento.
Sono rimasta estasiata dalla bellezza della storia, dall’accuratezza dei dettagli storici, delle parole usate perfettamente in stile Cinquecentesco e dal linguaggio ricco e articolato dei protagonisti.
Insomma, ho letteralmente amato questa strana giornata dalle “ore contate” che ha come unico scopo il “demolirsi e il reinventarsi” :)
Non c’è nulla di più bello, per me, che mostrare il cambiamento di un personaggio ed è proprio questa la ragione per cui questa storia mi ha colpito così piacevolmente.
Perché il cambiamento del protagonista non ha solo accompagnato la storia, ma credo ne fosse proprio il fulcro. Infatti, al di là del personaggio principale, Giovanni De Curtis, è il cambiamento, cambiamento che conduce inesorabilmente alla salvezza, ad essere il protagonista di questo racconto stupendo :D
Tuttavia direi di procedere per gradi prima che io inizi a scrivere un’accozzaglia insensata di complimenti, no? xD
 
Per quanto riguarda la grammatica e la sintassi c’è veramente poco che io possa dire o aggiungere.
Ho già elogiato la tua scrittura abbastanza, è vero, ma sono pienamente convinta che sia stata proprio questa ad aver reso la storia incredibile.
Senza questa la trama, a mio parere, avrebbe perso di importanza. Senza una descrizione dettagliata degli ambienti - iniziando dal palazzo De Curtis per finire alle strade, ai Canali, al Duomo e allo stesso mercato di Venezia - la storia non mi avrebbe, nonostante la lunghezza, attratta al punto da divorarla in pochi minuti!! :)
Non ci sono pecche, né stilistiche, né grammaticali (il che rende il mio lavoro di paladina della grammatica praticamente inutile xD). Tuttavia qualche appunto banale volevo lasciartelo.
Uno di questi riguarda l’utilizzo dei punti di sospensione, che, per quanto non sia errato, credo si possa comunque considerare, in questo caso, superfluo.
Per citarti: “Morosini... si figura la scena che potrebbe capitare anche a lui”.
In questo periodo, sinceramente, non vedo il bisogno di ricorrere a questo espediente né per aggiungere suspance alla storia né per altro motivo. Così come l’aggiunta dei puntini sospensivi nella parte finale. La trama tende già a far restare a bocca spalancata il lettore in attesa del possibile attacco al Serpente, per questo reputo la loro aggiunta inutile ai fini della narrazione.
Un altro appunto che posso farti riguarda il periodo successivo,quando descrivi la morte che De Curtis si immagina per sé (tra l’altro in un modo così accurato da sottolinearne la paura e la paranoia, forse eccessiva, ma assolutamente giustificata, che lo attanaglia). Fossi in te avrei usato un altro tempo verbale per differenziarlo dal filo principale della narrazione. Forse un condizionale sarebbe stato più appropriato.
“Si sarebbe versato del liquore nelle sue coppe di argenteria, della bellissima e invidiabile argenteria bizantina, avrebbe sollevato il calice e buttato giù il curaro, poi gli sarebbe mancato il fiato…”e così via.
Solo per rendere più chiare le cose.;)
L’ultimo appunto riguarda, invece, l’utilizzo ripetitivo del verbo “strusciare” in riferimento alle dita delle mani. Non che sia sbagliato, assolutamente, ma forse avrei usato qualche sinonimo. Non so perché, ma questo verbo sembra quasi avere un’accezione negativa che troppo stona con il contesto.
Per il resto non ho niente altro da aggiungere se non forse un consiglio sul carattere della storia.
Il consiglio più che altro dipende dalla mia incalzante cecità (prima che io mi iscrivessi a questo sito avevo una vista perfetta xD).
No, scherzi a parte, vista la lunghezza della storia sarebbe preferibile aumentare un po’ la dimensione del carattere di modo da rendere la lettura più scorrevole. Tutto qui! ;)
Ora non c’è davvero altro, a questo punto, che io possa aggiungere.
Ho apprezzato persino la scelta di una descrizione al presente che ha reso la storia più incalzante e, a modo suo, ancora più “viva”.
 
Una delle scene che mi ha colpito particolarmente è l’entrata di De Curtis nella bottega di Giorgione nel momento esatto in cui si trova davanti a Tiziano e al dipinto ancora incompleto della Venere Dormiente. La tua descrizione della bottega stessa e dell’opera è assolutamente impeccabile. Mi sembrava quasi di riuscire ad immaginarne le sfumature e la bellezza quasi eterea della dea nonostante fossero svariati anni che non rispolveravo quel dipinto dai miei ricordi di liceale.
Ne sono rimasta affascinata in una maniera che fatico quasi a spiegarti, così come con la descrizione del viaggio in gondola (e di Martino che ho sinceramente adorato come personaggio. Con la sua simpatia è riuscito subito a smorzare un po’ i toni seriosi del racconto dovuti alle paure del protagonista).
Il punto di forza del racconto credo sia, senza ombra di dubbio, la caratterizzazione dei personaggi, e di Giovanni in primis. Sei riuscita, in maniera impeccabile a mio avviso, a mostrare lo sviluppo del suo lato psicologico in maniera graduale. Sei partita dalla descrizione di Giovanni il Serpente e di questo suo viaggio iniziato per ripulire il suo nome e sei riuscita, poco alla volta, ad arrivare alla fine di questo cammino, cambiandolo davvero, anche se in una parte minima.
Il gesto di regalare l’ultimo anello ad Antonino, infatti, io l’ho visto come un atto che esula da questa sua ricerca spasmodica di riabilitare il suo nome. Mi è sembrato un atto vero e sentito, come se la pelle del “serpente” fosse davvero cambiata questa volta. O, almeno, spero xD
 
Io davvero non so come tu faccia a dare così tanta vita a queste descrizioni. Me ne sono innamorata subito e non riesco a trovare proprio altre parole per dirtelo! :)
Soprattutto perché sei riuscita a far trasparire dal racconto una miriade di sensazioni diverse. Tristezza per la descrizione di un uomo consapevole di star per andare incontro al suo destino, paura e sospetto per ogni ombra dietro alla quale il suo assassino si sarebbe potuto nascondere, amore per Angelo, un amore tale da avere il desiderio di renderlo libero.
E per quanto questa recensione sembri solo un’accozzaglia delle mie parti preferite, non posso non continuare a farti i complimenti per la bravura nell’intrecciare alla storia principale le vite di tanti piccoli personaggi secondari (come possono essere Tiziano e Martino) e addirittura altre storie (come quella, stupenda, di Angelo e Maria. Tra l’altro la dolcezza di Angelo mi ha letteralmente commossa e non ti nascondo la voglia che avevo di sapere molto più sulla loro relazione!!).
La cosa che mi ha sorpreso di più è il titolo, ad essere sinceri. Mi sarei aspettata qualcosa che riguardasse Giovanni in prima persona, o, comunque, qualcosa che raccontasse della storia in qualche modo e, invece, tra tutti, hai scelto “La Serenissima”. Ed alla fine credo sia giusto così.
Perché più di ogni altra cosa la protagonista indiscussa è Venezia, e lo si capisce senza troppi problemi dalle descrizioni che accompagnano proprio De Curtis in questo viaggio, in questa crescita, in questa rinascita. La Venezia che si vede dal suo palazzo, la Venezia che in qualche modo nasconde dietro i suoi vicoli l’ombra del carnefice di Giovanni, la Venezia che lo guida attraverso questa sua sorta di purificazione passando dal fruttivendolo, al prete e persino nella casa di piacere. La Venezia del giro in gondola e dello studio di Giorgione.
Sì, anche il titolo è assolutamente perfetto e, come la città stessa, è una cornice impeccabile della storia! :D
A questo punto direi che forse è il caso che io concluda qui questa recensione assurda facendoti i miei complimenti per la bellezza della storia e per la bravura che hai dimostrato, non solo nel raccontarla, ma nel dare vita ad alcuni personaggi secondari seppure in uno spazio così breve.
Io davvero non mi aspettavo di poter trovare una storia così tanto bella e coinvolgente e non posso che esserne sinceramente felice! *-*
Quindi ti ringrazio davvero sia per averla scritta che per aver partecipato al contest cosicchè io potessi leggerla ;)
Sperando di poter presto leggere altro, mi unisco anche io al brindisi di Giovanni (anche se da oggi in poi guarderò con diffidenza ad ogni bicchiere di vino che mi si offrirà xD).
Un bacio,
Ros.

Recensore Veterano
18/01/13, ore 15:21

Ciao!
Ommioddio. Questa storia è… bella! Lo è davvero! E sono contenta di averla letta *v* ne è valsa assolutamente la pena, anche perché mi accorgo solo ora di quanto sia lunga XD mentre leggevo gli eventi scorrevano e non guardavo nemmeno la barra di scorrimento.
Complimenti prima di tutto per come hai reso l’ambientazione, in modo magnifico! Dato che sono veneta e adesso sto in Olanda dai barbari, mi manca un po’ tutto. Ed è sempre bello ritrovarsi patriottici XD e Venezia è pur sempre il mio capoluogo di regione, quindi lo conosco abbastanza (la puzza! Ho adorato quel dettaglio, perché tutte le volte in cui ci sono andata Venezia puzza, ma è una cosa che di solito nessuno dice – invece va menzionata!).
Il personaggio di Giovanni mi è piaciuto molto, con i suoi vestiti costosi e gli anelli intarsiati di gemme che finiscono nelle mani di chi necessita davvero di denaro. Alla fine, quando Giovanni si chiede cosa abbia fatto cambiare idea ad Antonino, ed è palese che sia stato l’anello e la generosità, mi è scappato un “Ah!” soddisfatto, perché in fondo l’essenza del personaggio è rimasta intatta. Lui ha fatto tutto questo per la propria reputazione, rimanendo fino alla fine un serpente. Mi è piaciuto molto come, nonostante abbia cercato di cambiare pelle, sia rimasto più o meno lo stesso, proprio come un serpente che fa la muta :)
Anche gli altri personaggi mi sono piaciuti molto! Il vecchio Martino, Giacomo e Livia. Menzione particolare ad Angelo e Maria, che mi hanno strappato un AWW di commozione. Insomma, sono una romanticona XD bello anche inserire Giorgione e Tiziano per far capire le coordinate temporali! (Sono una di quelle che dimentica sempre, durante la lettura, eventuali date poste all’inizio XD)
Insomma, per concludere, una storia magnifica. Grazie per averla scritta :D e grazie per essere fan di Roba!
Naru

Recensore Junior
14/12/12, ore 11:20

(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte)
"Bellissima" non basterebbe per descrivere questa storia, ma sicuramente è il primo aggettivo che mi è salito alle labbra dopo averla finita.
Non solo è scritta con una padronanza linguistica che hanno pochi, non solo le descrizioni sono talmente evocative che riesci a dipingere una Venezia colorata e viva, ma c'è anche, da aggiungere, una senso di smarrimento dal mondo reale, un coinvolgimento totale; personalmente non ho sentito la lunghezza della storia, non ci ho proprio fatto caso, perché è scorrevole, leggera, rimanendo ricca nello stile e nell'uso dei termini.
Giovanni è un personaggio, anzi un protagonista, davvero ben caratterizzato. E' semplice far capire al lettore il carattere del protagonista con monologhi interiori, pensieri, è quindi da lodare il tuo lavoro, che è praticamente all'opposto; in questa storia Giovanni appare attraverso le sue azioni, i piccoli gesti, come il sorriso a Tebaldi, mi fa intendere sia un uomo forte, oltre che intelligente.
Due parti mi sono piaciute maggiormente: la bottega di Giorgione e il Bordello di Livia. I personaggi che lì incrocia Giovanni sono belli e mi hanno colpito sia le descrizioni che i dialoghi molto naturali.

E infine brindo insieme con Giovanni, a te, alla storia e alla Serenissima.

Recensore Master
13/12/12, ore 10:39

Giudizio per il concorso "Tra le calli di Venezia", prima classificata.


La serenissima - Sky Eventide 

63/65 

Aspetto stilistico: 10 
Stile notevole: mi ha dato una forte idea sia di fluidità che di pregevolezza. Il linguaggio che usi si adatta al periodo storico considerato, non risultano per niente pesanti né i dialoghi, né le descrizioni, né le varie digressioni del protagonista. Ho trovato interessante la tua scelta del tempo presente, che non sempre è facile da gestire col punto di vista interno (molto genuino). Non ci sono sbavature, è tutto scritto veramente bene in modo lineare e scorrevole, inserendo qua e là frasi e immagini evocative. Poi, non so, ho notato anche un’ironia di fondo in quel che hai scritto, apprezzabilissima. Quel che risulta, in definitiva, è una narrazione vivida fatta di tanti piccoli dettagli che concorrono a rendere piacevole (e intrigante) la lettura. 
Passando al lessico è buono, aderente al contesto, ricercato per via dell’estrazione sociale del protagonista, quest’uomo che sveste i vecchi abiti in una giornata dalle ore contate (ti cito per citare una frase che mi è piaciuta molto). Credo che una parte della parti più belle, almeno per me, è quando descrivi la bottega di Giorgione coi suoi odori, colori, i suoi dettagli minuziosi. 

Aspetto grammaticale, ortografico e sintassi: 10 

Sinceramente non ho trovato neanche un errore, quindi complimenti! Neanche nella punteggiatura, che è perfetta. La sintassi è più che rispettata: le frasi sono legate le une con le altre senza forzature, l’andare a capo spesso non dà un’idea di “spezzato”, tutt’altro. Visto che non ho notato errori, nemmeno di distrazione o battitura, non c’è molto da dire in quest’ambito. 

Originalità: 9 

Il tema, apparentemente banale, dell’uomo che sa di stare per morire e affronta forse il suo ultimo giorno in maniera completamente diversa rispetto al solito, è rivisitato benissimo dal tuo Giovanni, figura sfaccettata che si mostra agli occhi del lettore. Ho trovato la storia originale e vivida, poi, ecco, fammi dire che inserire un breve cammeo di Tiziano è un piccolo tocco di classe *-* 

Caratterizzazione personaggi: 10 

L’attenzione si focalizza sul protagonista, de Curtis, che, ripeto, ho trovato una figura sfaccettata. Hai analizzato la sua psiche e il suo carattere senza pedanteria, ma praticamente facendolo emergere tra le righe, dicendo tutto e niente. Trovo sia il modo migliore di caratterizzare un personaggio questo: niente spiegazioni, niente digressioni superflue, niente flussi di coscienza pesanti, ma attraverso i gesti, le azioni, i pensieri, calibrati e attenti alle sfumature, far intravedere il personaggio per quel che è, che appare e che nasconde. Alla fine della lettura Giovanni mi è sembrato un uomo che avrei potuto incontrare ovunque, ma unico nella tua storia come lo hai dipinto. Per gli altri personaggi che incrociano il cammino del protagonista ti sono bastate poche righe per descriverli appieno, quindi tanti complimenti, uno particolare per Angelo e la sua mezzana, che per come li hai descritti mi sono rimasti impressi. 

Aderenza per la sezione scelta: 10 

Si adatta perfettamente alla sezione storica con grande attenzione a quei piccoli particolari che denotano un interesse per il periodo. 

Uso Venezia: 9 

La città risulta altrettanto vivida come chi la abita e ne solca le calli o ne attraversa i canali. Città rumorosa, bella, vivace e malinconica al contempo. Alla fine entra quasi in simbiosi col protagonista, ho trovato il contesto in generale particolarmente ben pensato e ben scritto. 

Giudizio personale: 5/5 

Direi che il gradimento si commenta da solo. Mi è piaciuta veramente molto e di solito quando una cosa mi piace non riesco ad esprimermi appieno: mi ha colpito lo stile, la correttezza, la fluidità e la storia in sé. Mi ha lasciato delle emozioni e mi ha colpito il messaggio finale. È una storia che insegna anche qualcosa e questo non fa mai male. 

Nuovo recensore
12/12/12, ore 20:12

Senti, i miei complimenti! 
Veramente sei una persona di cultura, molto accurata nelle descrizioni, nel tratteggiare con poche parole "ritratti" dei personaggi.
Scrivi con accurata scioltezza, come se effettivamente tu fossi lì, vivevssi in quell'epoca conoscessi usi e costumi perchè a te familiari...
Io adoro scrivere, è la mia seconda natura, ma sono veramente su un altro pianeta.
Diciamo che sono piùconcentrata sui personagg, i loro sentimentii e i dialoghi che sulla descrittiva dei luoghi...
E' una carenza a cui ancora non sono riuscita a rimediare, leggerti mi ha stimolata a darmi da fare.
Penso sinceramente che dovresti proproti a qualche casa editrice, hai la stoffa per andare lontano, te lo dice una "divoratrice di libri".
Ho letto best seller e libri pluripremiati e acclamati  i cui autori/trici dovrebbero imparare da te a scrivere.
Aspetto il seguito.
Ciao
Minshara