Valutazione ricevuta al contest "Miscellaneous" indetto da me sul forum di Efp, al quale questa storia si è classificata terza.
Inizio, come sono solita fare, a spiegare i punteggi ricevuti in ogni categoria che, se non hai ancora visto, ti invito a visionare sul thread del contest, dove troverai anche il banner.
La grammatica della storia è molto buona, come avrai visto: ho potuto riscontrare pochi errori decisamente non gravi, cosa di cui sono veramente felice. Complimenti, è difficile trovare storie che presentino un punteggio così alto in questa voce.
Eppure, se sotto il punto di vista della correttezza la tua storia è ineccepibile, lo stile mi ha lasciata perplessa: ci sono diversi errori formali che hanno fanno scendere il punteggio, se pure di poco, e in alcuni punti la storia è rallentata e frammezzata dalla presenza di numerosi periodi brevi; ma è sul gradimento personale che questa voce ha inciso maggiormente. Mi spiego: la prima persona presente è una forma molto complicata, che a mio parere si presta bene a storie in cui l’azione diretta e principale non sia compiuta dal narratore ma da un secondo personaggio. Il protagonista che racconta in prima persona presente è qualcuno che sta vivendo l’azione ora, direttamente, che ne è immerso e spettatore nei limiti in cui questa non riguardi direttamente lui stesso. Penso a me stessa, adesso: seduta sul mio letto, scrivo; se qualcuno da fuori dovesse vedermi, descriverebbe la mia posizione – peraltro assurda – o la mia espressione. Ma se io stessa dovessi descrivermi in questo istante, non mi soffermerei molto sull'azione dello scrivere che per me è meccanica – e men che meno sull'espressione, che non sono in grado di percepire – ma su ciò che penso mentre scrivo, il modo in cui mi arrovello a trovare le parole, il dolore alla schiena per la posizione, magari perfino la disposizione della stanza. Quel che voglio dire è che, secondo me, la prima persona singolare è più adatta all'introspezione e all'osservazione dell’ambiente che non all'azione diretta.
Nella tua storia tuttavia,trattandosi di un sogno, lo stile adottato è funzionale: sebbene io sogni per lo più in terza persona, so che la maggior parte delle fantasie coinvolgono la prima persona. Trovo però che tu abbia sbagliato a utilizzarla: avresti, a mio parere, dovuto soffermarti più sulle azioni e sui gesti di Cody, magari dando a lui una parte più attiva nello scambio amoroso, mentre Mark a mio parere sarebbe dovuto essere la parte più sentimentale e carica di emozioni.
Restando in tema, spenderò subito due parole per quanto riguarda i personaggi: conosciamo Mark attraverso i suoi pensieri e le sue emozioni, essendo noi nella sua testa e nel suo corpo, e ne possiamo apprezzare la caratterizzazione che, seppure non eccessivamente originale, è tuttavia ben delineata e ci mostra in maniera abbastanza competa il protagonista; ma Cody è quasi uno sconosciuto, che non ci viene presentato salvo che attraverso sporadici dettagli – il che ha fatto scendere un poco il punteggio.
L’originalità è un altro piccolo tasto dolente per quanto riguarda il gradimento personale: la tua shot è, almeno nella prima parte, assolutamente simile a molte altre che ho letto: lo svolgersi della vicenda è veloce, la conoscenza e lo stesso rapporto sessuale estremamente rapidi, le dinamiche già viste. Se la storia fosse finta qui, il punteggio dell’originalità sarebbe stato molto più basso: eppure, l’aver detto che tutta la prima parte altro non era che un sogno le dona una consistenza di verosimiglianza che prima non aveva - la tua storia smette di essere una sequela di eventi di difficile realizzazione e assume un’onirica credibilità. Di per se , neppure il fatto che il rapporto sia stato solo sognato è originalissimo, ma la conclusione mi ha decisamente fatto rivalutare questo aspetto della storia.
Passando a una parte decisamente più piacevole – sono solita partire con le critiche - direi che il pacchetto è stato usato molto bene: apprezzo la scelta di non fare una song-fic ma di inserire un estratto del brano come fosse uno stralcio di pensiero, tirando in ballo l’ispirazione musicale, peraltro dall'impronta già chiaramente distinguibile nella trama di fondo della storia. Nonostante le precisazioni stilistiche, trovo che la prima persona sia funzionale al tipo di racconto, che è decisamente un buon testo, con uno stile fluido e scorrevole che ben si presta ad una lettura veloce, non rallentato da eccessivi dettagli ma nemmeno impoverito dall'assenza di questi. Il lettore è travolto nella scena, catapultato nell'amore clandestino di due ragazzi giovanissimi seguendo il filo delle emozioni e dei desideri di uno di loro: il finale, aperto nonostante si possa facilmente congetturare su quello che accadrà poi, è perfetto per la storia e lascia il lettore con un senso di speranza mista al desiderio che quel sogno possa un giorno diventare realtà. In conclusione, una bella storia, ben scritta e decisamente piacevole. |