Recensioni per
Uzi
di Mezzo_E_Mezzo

Questa storia ha ottenuto 54 recensioni.
Positive : 54
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
23/08/22, ore 07:45
Cap. 51:

Cinque mesi esatti dalla tua ultima rappresentazione, in cui ti offristi vittima ingenua e innocente da dare in pasto al lettore. Allora il mio spirito volava libero ma rimaneva basso, non riusciva a risalire la gonna della tua femminilità.
Adesso 5 sono i fusi orari che mi separano dal tuo mondo, e il mio pensiero è oppresso dal calore equatoriale. A maggior ragione stavolta mi ci vuole del tempo per afferrare i concetti, mi fai sentire sempliciotto, anche se sono cinque ore avanti.

Invidio il tuo cantare. È sempre un volersi bene, anche se i morsi sono rivolti al tuo cuore. È esserci, anche se la prima cosa che appare sono i denti digrignati. È continuare a giocare con i tuoi splendidi fram-menti che "schioccano" e che traggono immagini male amalgamate della tua realtà: "perfettamente lubrificata", "male oliato".

Lubrificare può essere una soluzione, come pure legare col fil di ferro i pezzi che si staccano. Ma poi il problema riaffiora da un'altra parte.
Andrebbe risolto il problema più difficile, la fonte di tutti i problemi: "fatico persino ad udire me stesso".

Forse ci vuole un cuore puro. Non normale e nemmeno consumato.
Ma quand'è che si perde l'innocenza? Forse nel momento stesso che ci lasciamo avvolgere dal nostro destino, un destino al quale è praticamente impossibile resistere. Forse è lui, quel "macchinista del mio furore", il destino.

Ma tutto il male non vien per nuocere, se quei canti frastornanti e rabbuiati, pur se nascosti, finiscono per trasformarsi in grillai sopraffini.

Recensore Junior
26/03/22, ore 07:58
Cap. 46:

Dopo nove anni ti ritrovo qui, a scrivere ancora. Sono entusiasta. Vedo che alcune cose sono cambiate, altre no; non so se sia un bene o un male, ma è sicuramente travolgente – come sempre – leggerti.
Per quanto io non sia un grande esimatore di anafore e consonanze, trovo nel patter(n) di questo tuo scrittto un'efficacia invidiabile. E m'incanto nelle scelte lessicali, e mi rivedo nei profumi e (ahimè) nel limbo, e ti rivedo nei sospiri e nella lotta.
Però sì, ripòsati. E muovi lo sguardo in avanti, verso l’orizzonte, ché a continuare a guardarsi i piedi s'inciampa per forza.

Recensore Master
23/03/22, ore 02:39
Cap. 50:

È notte, mi dico, dormi!
No, mi dico, devo sforzarmi di capire l'ultima poesia di Mezzo_E_Mezzo.
Non c'è una volta che non ne valga la pena, termina.
Ma il mio cuore è basso, ci arrivo a fatica.
Troppi i doppi giochi con la vita.
Il gusto di lasciarsi accartocciare e di scegliere di farsi a pezzi.
Il teatro in disordine.
Sembra di essere lì, ubriachi in terza fila.
A imparare le proprie linee di frattura, tremendamente peggio che leccarsi le ferite.
Ma ne vale la pena.
Ancora una volta.
L'importante, dicono, è rialzarsi: "al riaprirmi".
Però quel grassetto no, proprio non lo capisco. Peccato.
Ci dormo sopra. Finalmente.

Recensore Master
07/03/22, ore 04:33
Cap. 49:

Ancora necessariamente circondato dal silenzio della notte, leggo e rileggo questo componimento, fino a perdere la pazienza davanti alla sua lunghezza.
È un opera densa di sofferenza e insofferenza, rassegnazione e rivolta, un esame di coscienza e un bisogno di giustificazione, scritta da un'anima grandiosa per qualcuno che non arriva a capire, con tutta probabilità se stessa.
È una lunga successione di immagini bellissime, consonanti e dissonanti, che passano davanti agli occhi fino ad accecare.
E alla fine smetto di leggere, perché a ogni lettura ci trovo nuovi spunti, emozioni, riflessioni, e ho paura di entrare in un loop da cui non riesco più ad uscire: genera dipendenza. Atterrito da quel "silenziosa come un abitudine, / come un dovere sociale."
Troppo brava!

Recensore Master
05/03/22, ore 06:43
Cap. 48:

Sapevo di trovarmi davanti a una poesia di grande bellezza, ma necessaria al tempo stesso di una lettura attenta. Ho dovuto circondarmi del silenzio della notte per afferrarne meglio qualche riflesso.
Alla fine mi sono chiesto: perché scrivere in codice, perché nascondersi dietro la condivisione?
Probabilmente è proprio il nascondimento che dona fascino alla composizione.

Qui, quel Gran Maestro mi ricorda le avventure di Lucio narrate da Apuleio. Si praticano vane arti magiche, pur di sapere, e ci si ritrova asini.
Si lotta, come Psiche, per acquistare quell'immortalità di cui si è consapevoli, senza esclusione di colpi, osando "accostarsi alla colpa".
Scaldarsi fino a bruciarsi: il consueto dualismo anima sin nei piccoli particolari tutto questo lavoro, difficilmente inquadrabile - come le grandi opere - in un genere predefinito.
Si viene elevati a metà strada fra il poema epico e il cantico ("e canta", "risuono").
Ma riportati subito su terreni concreti dalle attenzioni onomatopeiche, fra sciacquettio e schianto.
"Colmare un singolo ago di pino": mi perdo cercando un senso, perché niente qui è scritto a caso, tutto è ispirato da perfezione.
Non è per tutti, questo genere di poesia, forse è più per se stessi. Eppure condividerlo lo rende ancora più bello, come tutte le opere d'arte che devono essere interpretate.
Complimenti.

Recensore Master
24/02/22, ore 08:11
Cap. 47:

Non voglio ripetermi, ma adoro le tue poesie. La regia è spettacolare anche stavolta.
Parlo di regia perché mi è sembrato di guardare un lungo film d'autore. Di quelli che ti lasciano qualcosa, o molto, dentro. Che cambiano un pochino ciò che ti circonda. Di quelli che riguarderesti spesso, e spesso, come ascoltare un brano per farsi cullare.
La poesia, questa poesia, ha l'ulteriore vantaggio di riuscire a concentrare, a distillare, le immagini del film. Si fa leggere tutta d'un fiato, o centellinata, a seconda dell'umore del momento.
E la fotografia, inutile dirlo, è all'altezza della regia.
Il messaggio - che più che un messaggio è uno stato d'animo, quello spleen che tutti noi proviamo quando cerchiamo di guardarci dentro con onestà e sincerità - è ben definito, ma c'è una sorta di costruttiva indeterminatezza che lascia il lettore libero di interpretare un po' a modo suo e di interiorizzare ancora di più la poesia.
Come l'ultima parola "addomestica" che mi ha riportato al circo e alle belve ingabbiate, e alle sanguisughe ammaestrate; quelle maschere che al contrario scappano dal copione predefinito, come belve e farfalle, e mi fanno pensare a un diffuso carnevale.
Vedo che anche tu "giochi" - perché scriviamo i nostri dolori se non per giocarci un po', nella speranza che il trastullo renda il giorno meno fasullo? - col dualismo "mente" / "mentire", il dualismo che anche stavolta è dappertutto, sale e pepe della vita. Abitudine in agguato sulla china scivolosa e sete al risveglio, perché la gola è secca, come le scuse fra le pagine del diario (processo lungo, delicato, accorto, perché riesca bene).
Mani animali e occhi dell'anima.
Tutto denota una profonda capacità di esaminarsi, mai a freddo, a scapito a volte di qualche verso meno valido esteticamente (solo secondo me).
I complimenti sono poca cosa. Ti lascio i ringraziamenti per aver condiviso e un abbraccio.

Recensore Master
08/01/22, ore 08:20
Cap. 46:

La pioggia è da sempre un tema ricorrente e consumato.
Ma la tua è una lettura spettacolare, come sempre, che arricchisce e stordisce.
Suggerisce affacci su realtà a fatica immaginate nelle vite sbiadite del quotidiano.
Insegna l'arte e fa venir voglia di metterla da parte, onde evitare inutili scimmiottature.
Assonanze e vezzeggiativi ravvicinati: tamburello / un pochetto.
Persino le iniziali: picchietta… / pizzica pianino. Pullula… pianti… promesse…
Paragoni ripetuti con emozioni diverse: "come un verso appena pronunciato".
Strofe dal bell'incipit battente, onomatopeico (di solito il suono è "plic", perché mangiarsi le "c"?).
Fascinoso sfoggio di parole mai dette: pitter patter, petricore.
Pioggia sulle ceramiche: c'è un che di morboso, "pulcioso".
E tutti i versi trasmettono passioni e introspezioni e illuminazioni.
"Spalancata nella paura": parole opposte che si esaltano riacquistando pienezza di significati.
Viene voglia di spingere al massimo la lettura. I "pli" che attirano le iniziali dei versi successivi: Placida, Prude, Piena, Piccola.
È incredibile come ogni volta che rileggo ci trovo nuovi giochi e nuove emozioni. Come nelle vere opere d'arte.
Sq
Smetto qui di sciupare con l'aridità delle analisi, e mi chiedo se tutto ciò ti viene spontaneo o è frutto di meditazione. Dopo quasi un anno di incubazione.

Bravissima, non ho parole.

Recensore Master
30/03/21, ore 06:30

Buongiorno,
una poesia molto complessa questa volta, l'ho notato dall'uso lessicale che hai fatto, da come hai gestito i versi... una poesia con profondo senso, scritta da te con grande ispirazione. Fortissime le rime.

Nuovo recensore
29/03/21, ore 08:05

Tutto cosi' finisce
In un uglio e oglio
Che il dolor linisce
Ma e' cio' che voglio



Pasta,29/3/21

Recensore Master
29/03/21, ore 07:28

Ecco ancora una poesia che mi lascia a bocca aperta.
Anzitutto per la perfezione della tecnica.
Usi tante assonanze, che in questo contesto sono più efficaci delle rime.
Fai inseguire decasillabi con endecasillabi, in un concetto di strofa assolutamente originale.

E poi condisci tutto di dualismo, un concetto a cui tengo molto, che qui chiami ossimoro, bell'esempio di dualismo pure quella parola.
È tutto un saltellante gioco di parole, sempre ricercate, a volte rare ("grisaglia"), a volte arcaiche ("ghezzo,").
Un gioco talmente brillante che ogni tanto finisco per perdere qualche significato o qualche emozione. Non riesco sempre a starti dietro.

Un'opera da leggere più volte. Da ricordare. Da portare ad esempio.

Recensore Master
14/03/21, ore 09:25
Cap. 44:

mammamia, Mezzo_E_Mezzo, tolgo gli occhi dalle tue parole e vedo il mondo oscurato, come dopo aver guardato il sole
mammamia, Mezzo_E_Mezzo, "sentire il potere innalzarsi a un crescendo" di inusitate tentazioni che induci nei tuoi versi
mammamia, Mezzo_E_Mezzo, ho paura a rileggerti, temo che mi passi la voglia di giocare a poetare
mammamia, Mezzo_E_Mezzo, non ti conoscevo, intrepida portavoce del mio amato dualismo, vorrei scoprire più alti livelli di te ma ho paura di farmi male

rimarrò nel mio guscio, rimarrò ostrica che biascica: biascicare un grano in più in fondo non è peccato, poco vedendo, poco sentendo, poco parlando, senza la fatica di dover ogni volta

ricominciare.

Nuovo recensore
14/03/21, ore 07:50
Cap. 44:

E poi scrivere infine una poesia.Come corteggiare una bella donna.Prova nei due sensi.Un saluto.
Pasra 14/3/21

Nuovo recensore
25/04/20, ore 20:27
Cap. 43:

Invocare un cenno dal cielo che rompa la solitudine o altro mi pare illusorio.Pero' non demorde la poesia e con le sue disarticolate rime per ragioni di suono finisce col complicare le attese invocate.Non male la struttura che avrei reso piu' semplice.Bene in definitiva.Un saluto.
Pasta 25/4/2020

Nuovo recensore
14/04/20, ore 07:16
Cap. 42:

Un ritmo suadente,bello questa introversa poesia.Naturalmente sarà vano ogni tentativo di stanare l'anima che poi è stata costruita a tua immagine e somiglianza.Aristotele non sarebbe d'accordo essendo del parere dell'immortalita' dell'anima.Bellissimo componimento.Un saluto.
Pasta 14/4/2020

Recensore Master
05/11/18, ore 14:45
Cap. 41:

Buon pomeriggio.
Bella poesia, originale in tutti i sensi!
Complimenti vivissimi.
Buona giornata :)

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