A parte il piccolo shout-out a Dobby che qui devo fare (grande personaggio! Ho versato fiumi di lacrime alla sua morte! T__T), devo dire che la storia mi è sembrata carina. È breve ed è un missing moment che non ha particolare trama a sé, ma ha il suo significato. Hai scelto di analizzare i pensieri di Dobby in modo molto maturo e adulto, centralizzando l’introspezione sull’idea di libertà.
L’unica cosa che non mi è chiara sono un paio di passaggi. Dobby dice di non scappare perché Lucius potrebbe usare la magia oscura per punirlo, ma se non ricordo male la storia nei libri non era che gli elfi non possono fisicamente andarsene o disubbidire senza poi essere praticamente costretti ad auto flagellarsi? Tipo Dobby dice di essersi dovuto picchiare per aver osato avvertire Harry nel secondo libro - non che lo abbia voluto fare, ma come se avesse proprio una sorta di riflesso a farlo. Ma forse questa era solo la mia interpretazione della vita da elfo quando ho letto i libri.
Poi, non mi è chiaro il passaggio “Fate, colori, musica, feste e libertà. Cose che non vedo e non percepisco da tanto tempo” perché non ricordo che Dobby sia mai stato libero fino ad allora e partecipe di chissà quale fiabesco mondo pieno di elfi colorati e ballerini (mi pareva che tutti gli elfi fossero schiavi). Di nuovo, forse, ricordo male io.
Dal punto di vista ortografico ti segnalo solo che dovresti usare il carattere È invece di E’, per il resto la grammatica mi sembra a posto.
Dal punto di vista stilistico io forse mi sarei immaginata il flusso di pensieri di Dobby un po’ più confuso, più affannoso, visto il modo in cui parla e agisce, mentre tu lo rendi molto fluido, riflessivo e calcolato.
Nel complesso però, ripeto, la storia mi è piaciuta. Sembra quasi strano fare una recensione a una storia del genere, oggi che è la giornata della memoria, vista la situazione di discriminazione che affligge i poveri elfi domestici (e qui sembro un membro ufficiale del C.R.E.P.A). |
