Recensioni per
Riflessi di specchi rotti.
di Annika Mitchell

Questa storia ha ottenuto 10 recensioni.
Positive : 10
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
12/11/13, ore 16:20
Cap. 6:

SPOON RIVER CONTEST di ZKaoru69


Cellar Door. di Annika Mitch {Pazza}



Grammatica e ortografia: 9.5/10

Il testo è ben scritto, complimenti.
L'unica pecca è la punteggiatura in "«Fine dei giochi.»." Non sono troppo fiscale sul fatto che il punto vada dentro o fuori le virgolette, ma non va assolutamente dentro e fuori.


Lessico e sintassi: 9/10

Il tuo stile è molto lineare e fluido, forse perfino troppo per rispecchiare i pensieri di una pazza; ma quando sono indecisa io privilegio sempre la chiarezza. Del resto, il contenuto del testo è sufficiente, da questo punto di vista.
Mi sono piaciute molto l'espressione dell'"innocente pazzia" di Helga e l'immagine della parentesi graffa – anche se non sono sicura che Helga potesse conoscere questo simbolo.
Suggerisco a te come ad altri di impostare il testo in giustificato – giusto perché a me piace di più così.


Originalità: 8.5/10

Essendo una introspettiva nel senso più stretto del termine, di avvenimenti ce ne sono davvero pochi. Tutto è giocato sui pensieri di Helga.
Cercare di dare una voce ai matti non è una novità, ma nel tuo caso direi che ci sei riuscita molto bene. E poi, il colpo di scena finale è bellissimo.
Per quanto riguarda la citazione di Tolkien, il collegamento è favoloso, ma mi riservo qualche dubbio sul fatto che, vagabondaggi o no, una ragazza tedesca possa incontrare un poeta italiano che non solo conosce bene l'inglese, ma addirittura Tolkien.
Inoltre, nel verbale in fondo, ti suggerisco di descrivere che tipo di ferita si è inflitta per poter scrivere col sangue.


Caratterizzazione dei personaggi: 9/10

Helga è un'anima in pena, che non riesce a trovare il suo posto in questo mondo, proprio come una parentesi graffa: l'immagine è azzeccatissima.
Ma è anche uno spirito che vuole essere libero, che vuole fuggire da questo mondo in cui si sente ingabbiato.
Le parole del poeta italiano le ritornano in mente proprio quando si trova in una Cellar Door, in uno scantinato, e la spingono a compiere il gesto finale.
E sicuramente, rispetto all'inferno in cui viveva e sarebbe vissuta, ovunque sia andata per lei deve essere un paradiso.


Coerenza con la citazione: 5/5

La frase è inserita nel contesto senza forzature e sei riuscita a inserire davvero tutti i suoi elementi, brava!


Gradimento personale: 4/5

La storia mi è piaciuta, ma purtroppo non mi ha coinvolta particolarmente. Ciò non significa assolutamente che sia brutta, solo non è proprio il mio genere.



Totale: 45/50 - SECONDA CLASSIFICATA

Recensore Veterano
08/10/13, ore 20:50
Cap. 6:

Tu mi hai scritto un ritratto.
Mi hai presa, osservata, ascoltata, guardata (un po' come si fa con le cavie). Poi, mi hai dipinta. Proprio come ha fatto Mr Gwyn con i suoi clienti, con la stessa calma, lo stesso distacco scientifico e metodico. Mi hai riportata in un foglio con una storia che forse una storia non è ed è proprio per questo che sono IO. Perché io sono dannatamente come tu mi hai descritto dentro questa storia: confusione. Sono qualcosa di un po' folle, forse, come hai scritto tu, ma anche di estremamente incoerente, di appeso ad un filo, qualcosa che non ha delle idee proprie. E tu non hai idea di quanto sia strano leggere di me. Perché è questo ciò che succede: leggo di me, qui. Mi leggo. E tu non hai idea di quanto sia fottutamente pazzesco, assurdo, ridicolo, demenziale, offensivo quello che tu hai scritto: non hai censurato nulla. Hai messo tutto, tutto di me: anche quei tratti della mia persona di cui non vado fiera, quelli che mi rendono così come sono e che detesto. E tu me li hai spiattellati in faccia, senza pensarci due volte.
C'è la luna, c'è il potente che mi opprime, c'è questo dannato Dio che non mi sente (e chissà se c'è!)... E io soffoco, soffoco, affogo, in questa storia, proprio come soffoco e affogo nella realtà. E sono una donna sola, sono solitudine, sono una bambina che gioca a fare l'adulta ribelle ed indipendente, sono un po' donna e un po' bimba, un po' forte e un po' debole, un po' in balia del passato e un po' del futuro. Sono io.
Sono io in tutte le mie sfaccettature ed è il TUO modo di vedermi, che è estremamente romantico, forse un po' strambo e vorrei davvero capire COME fai a vedermi così bene e profodnamente. Io sono realmente colpita e... sconcertata. Dover affrontare la mia realtà è complesso, è forte, forse un po' ingiusto, ma è quello di cui ho bisogno.
Ed è estremamente fedele.
Sei una pittrice magnifica.

Non dubitarne mai. Mi hai regalato un quadro che resterà nella mia memoria per il resto della vita. Ci sarà sempre la mia immagine con i tuoi occhi.

GRAZIE.
E' il regalo più bello che io abbia ricevuto.

Con affetto/amore/pazzia/confusione
La tua Keina.

Recensore Veterano
03/08/13, ore 17:29

Tu finisci dritta dritta tra gli autori preferiti. Adoro il tuo stile, davvero.
Mi scuso per non aver continuato prima la lettura di questa tua raccolta fatta di parole studiate, dal significato preciso e spigoloso, che racchiudono dentro un cosmo di malinconia che io, da profonda amante della malinconia, non posso che adorare.
Brava davvero, Annika. Hai un modo tutto tuo di stringare concetti che sfiorano l'inesprimibile in frasi strette e intense, capaci di dir tutto.
Alla prossima,

Fox

Recensore Junior
24/07/13, ore 12:41
Cap. 5:

Questo mi fa stare male. Non nel senso che è brutto e che non si può leggere; piuttosto, leggerlo è una sofferenza perché è troppo realisticamente bello. Mi si è stretto lo stomaco scorrendo i sogni, l'amore e la fugace tenacia dei sentimenti di Celine; è una persona vera perché le viene a mancare il coraggio di dichiarare sè stessa, lei che lotta per emergere e allo stesso tempo vuole sparire. Il controsenso continuo, la paura sottintesa di ogni persona che vorrebbe vivere la vita. Celine è una possibilità. La possibilità di essere come lei, che spaventa da morire, almeno a me e penso anche a te visto che le hai dato voce, anche se era troppo tardi.
Hai esorcizzato questo sentimento acido, le hai dato un corpo da cui ora è possibile guardarsi le spalle. Hai descritto la decadenza assoluta di una vita instabile così, con una semplicità spiazzante.
Tutto CI trasforma. E tutto, potenzialmente, ci distrugge, perciò non ci resta che lo sforzo di creare e continuare a farlo, nonostante la paura. Io la vorrei leggere così, la legge della termodinamica che hai citato.
Forse questa è una recensione del cavolo e non ci capirai niente, quindi stringo: nel mio caso hai centrato una delle mie più grandi paure - essere come Celine fino alla fine, e i presupposti già ce li ho, pensando all'America e alle rock star e al coraggio di raccontare.

P.S. Come mai Fiction, come titolo?

Nuovo recensore
29/04/13, ore 16:25
Cap. 4:

Prima di iniziare a recensire voglio dirti che ho abbandonato il dottore (stavo disegnando il decimo) e ho iniziato un ritratto del Batch; quello di ten lo continuo domani, blblbllblblbbllbl ora mi annoia blblbllblblblblblblblbllbl (ADHD portami via).

Facciamo seriamente: il tuo stile è così introspettivo ma al contempo con tratti così poco delineati che è capace di tirare fuori dal subconscio di chiunque qualsiasi cosa, spesso anche in netto contrasto tra di loro (le cose, intendo). Però è pulito, lineare, scorrevole; piacevole, insomma. Poi amo da morire l'utilizzo che fai delle parole: ci giochi, crei delle scene meravigliose utilizzando gli ossimori, usando metafore, similitudini e paragoni improbabili.
Meraviglioso.
C'è una frase che mi ha colpito particolarmente nel testo, ed è questa: "le disse qualcosa di doloroso come le spine e di vero come le lacrime."; amore incontrollato per questa frase. Uao.

[*ritux crolla dal sonno e si risveglia alle 13.00h del giorno seguente*]

Rieccomi.


Questo racconto è la storia delle contraddizioni umane, la storia delle lotte contro i mulini a vento, la storia delle nostre quotidianità, la storia di quell'insoddisfazione perenne che ci accompagna.

Bluebell si immagina costantemente in luoghi diversi "nonostante il profumo d’estate montana fosse sempre presente, così come lo erano i suoni del bosco"; perchè?

Insoddisfazione, delusioni, ansietà.
Il fatto stesso che Bluebell si alieni dalla sua realtà (tra i suoi del bosco, i ronzii delle vespe, lo scrosciare di un torrente) e si rifugi nel deserto Sahariano (dove si trova l'apparente niente) mi fa pensare a due cose: insoddisfazione nei riguardi dell'essere umano; insoddifazione nei riguardi di ciò che si ha.
In ogni caso una forma di insoddisfazione nei confronti del mondo, una sofferenza immane dinnanzi alla quasi totale assenza di speranza per questa società e dinnanzi al perenne desiderio di avere ciò che non si ha, vivere ciò che non si può vivere.

Questa insoddisfazione, a mio parere, accompagna l'uomo da sempre e non lo lascia mai; un'insoddisfazione che diviene tristezza, una tristezza immane, quando l'uomo si scontra con piccole briciole di felicità ("Ma poi si ricordava di quando il suo primo amore cantava per lei").

E' la metafora della pische umana, ed è per questo che ci ho trovato un filo rosso che collega questo capitolo a "Kunda", il precedente.

D'altro canto qui ritorna il tema dell'incompletezza (ampliato, approfondito ed integrato in quello dell'insoddisfazione): "Era un attimo, che quasi nessuno sapeva cogliere. Quasi nessuno.". La scena mentale che mi si para dinnanzi è metaforica: è come due pezzi di un puzzle molto vecchio; le tessere sono rovinate, ad alcune parti anche rotte, ed è per questo che nonostante il fatto che i due pezzi combacino si percepisce la sensazione che quelle non siano le tessere giuste da unire.
Non so se mi sono spiegata.
E' più o meno questo quello che intendo quando dicevo che il tema dell'incompletezza è stato ampliato ed integrato in quello dell'insoddisfazione (umana e perenne).


Boh, ho sonno e non riesco a scrivere cose sensate.

La realtà è che ho passato la notte a lottare contro un mio personalissimo indefinito sentimento (solo tu mi puoi capire adesso). Ma no, non andrà a finire come la ff, sono certa che tra una settimana mi dirò che era tutto un "film mentale".


Comunque avrei preferito mandarti una recensione più bella e più approfondita, ma il mio cervello non vuole lavorare. I'm sorry :c




Ritux

Recensore Master
23/04/13, ore 15:24

Contest Nonsense -  Annika Mitch : Eternally missed  

Correttezza: 10/10 
Stile e lessico: 10/10 
Caratterizzazione personaggi: 10/10 
Originalità: 9/10 
Coerenza col genere: 5/10 
“Profondità”: 4/5 
Gradimento: 5/5 
Totale: 53/60 (-3)= 50
 


Ah, già, forse un dieci alla fine l’ho dato… spero nessuno si prenda a male. Questa riflessione l’ho trovata stilisticamente, formalmente, un sacco di-ente perfetta. Immagino si veda. E ci sono certe frasi che mi hanno ricordato una situazione che ho vissuto e sto vivendo, quindi mi sono non poco commossa. Ma queste cose credo tu le veda da te e perciò passerei direttamente a quel cinque. È un’introspezione terrificante nella sua profondità, è una riflessione molto bella, e come riflessione contiene elementi che solo tu puoi comprendere perfettamente; mi viene in mente una mia storia simile – perdonami se mi inserisco così brutalmente, ma non ho altri esempi – in cui parlo di un ombrello rosso e uno verde… io so cosa significano davvero, un lettore può interpretarli come vuole. Ecco. Ma questa soggettività non è un nonsense, nemmeno apparentemente. È una lettera d’amore e di perdita ed è straziante. Non è buffa, non è satirica, non è “suggestiva”. Quegli elementi che possono apparire più onirici sono quelli a cui mi riferivo prima: sono metafore, allegorie, dettagli che tu sai perfettamente ricollegare e uno può indovinare o intuire, ma mai, completamente, comprendere. Per questo non posso considerarla una nonsense, è lo stesso discorso di –N-: sono storie in parte simili, soprattutto nell’essersi trovate, credo, nel contesto (e contest) sbagliato per loro.


Ora, fuori dal contest, che poi conta come un due di picche: è una bellissima riflessione, che posso comprendere fin troppo bene. Ti faccio i miei complimenti, davvero: tante volte si hanno in testa idee confuse che non si riescono ad esprimere, ed è sempre bello (almeno, per me) trovare che qualcuno ne ha avute di simili ed è riuscito a dare forma, su carta, a quello che sarebbe rimasto un marasma confuso. "Ti amo, sai. Mi odio, sai"... ho rabbrividito. Anche perchè l'ho letta e corretta con la mia personale "Catastrofe" accanto (o forse è meglio dire che sono io, la sua catastrofe). Grazie mille, davvero
(e non azzardarti a sminuire questa storia, sai: inadeguata un accidente. Solo un po' fuori posto ^^ e il banner, se lo vorrai, è più che meritato)

Nuovo recensore
26/03/13, ore 02:10
Cap. 3:

Siamo incompleti perchè un dio ci divise per la nostra superbia.
Siamo incompleti perchè la società, da sempre, ha voluto innalzare concetti irraggiungibili per l'uomo comune.
Siamo incompleti perchè Dio imbrogliò il primo uomo, lo costrinse a viaggiare una vita da scemo, nel giardino incantato lo costrinse a sognare, a ignorare che al mondo c’e’ il bene e c’è il male.


Mi piace il fatto che scrivi che Joel pensi "Cazzo" così spesso e poi, alla fine, dici: "non pensò a nulla, Joel"; quell'insoddisfazione che lo accompagna costantemente e che poi svanisce in un bacio, ecco, noi tutti siamo proprio quel Joel che ha soffocato la propria purezza, ha ucciso quel bambino che gli stava dentro, quello stesso Joel rannicchiato a pugni chiusi in quell'angolo che si arrende a quel bacio e che vi si aggrappa; la sua cura, la nostra cura. Un bacio. Un bacio che è semplicità, un bacio che non è niente. Un bacio che diventa la cura alla nostra incompletezza che, in realtà, è solo quell'insoddisfazione che ci portiamo dietro da anni. Siamo insoddisfatti, tristi, delusi, arrabbiati. Siamo tutti all'angolo e a pugni chiusi, in attesa della luce.
Siamo costretti a viaggiare una vita da scemo, a sognare in quel giardino incantato, per poi scontraci duramente con l'esistenza del bene e del male.
Ma cos'è l'incompletezza? Chi ci ha dato l'incompletezza? Perchè siamo incompleti?

L'incompletezza è solo un modo per giustificare i sentimenti delusione che nascono quando l'individuo puro si scontra con le regole, tutte malvagie, intrinseche nella società. L'individuo aveva ignorato l'esistenza del bene e del male, e vi si scontra con violenza. Insoddisfatto, deluso, arrabbiato, solo e incompleto, l'uomo viaggia, soffre, fino a quando non tocca il fondo. Poi la luce. C'è chi la incontra prima, chi dopo. Quelle piccole cose che sfuggono alle regole della società, ecco, proprio quelle lì sono la cura.
La cura ad un'incompletezza inconsistente, inesistente.




Detto questo, passiamo alla recensione: quanto. cavolo. mi. piace.
Cioè, ci ho fatto certi trip mentali sopra troppo forti, yeheheh.
Comunque mi piace perchè è ordinata: ci sono dei blocchi narrativi che finiscono con quel ""cazzo" pensò" anche se l'ultimo blocco è formato da quel "non pensò a niente, Joel". Troppo, troppo, troppo, troppo bella. E potrei continuare.
Mi piace, come al solito, lo stile narrativo; è pulito, diretto.
Comunque l'immagine mentale che mi si è parata davanti è stata questa: una bisca vuota, una piccola piattaforma rialzata di circa un metro d'altezza; Joel seduto davanti questa piattaforma, sopra questa invece la donna vestita da odalisca. Piume ovunque. Buio, apparte la luce sulla piattaforma dell'odalisca. Un'odalisca come un oracolo.

Boh, ho amato questo racconto perchè permette di farsi certi viaggi mentali incredibili, di immaginarsi perfettamente la scena.
Wow, che meraviglia, davvero C':
Non so cos'altro dirti, vorrei condividere ancora certi miei trip mentali con te ma forse è meglio di no. Magari in privato, forse è meglio. Forse no, non ne sono certa. Resta il fatto che sono del 2.05 ed io dovrei dormire per evitare di svegliarmi domani alle 13.30. Però boh, forse resterò un altro poco qui a rileggere questa storia, magari disegnandoci qualcosa su (l'odalisca/oracolo/donna dai grandi seni).

Perdonami, questa non è una recensione. E' un delirio, asd.


Ritux





p.s. ricordi la mia fanfic "Oggi, giorno di pioggia"? Ho fatto un "provino" per partecipare ad un gdr facendo Sherlock ed ho usato proprio quello stile. Alla tipa è piaciuto, però prima deve leggere anche gli altri "provini" (sono altre due ragazze, di cui una ha mooooolta più esperienza). Domani ci farà sapere.
Gh, voglio vincere, gh gh gh. Tra l'altro da quel "provino" ci sto tirando fuori una fanfiction e, molto probabilmente, non sarà un racconto autoconclusivo. Stay tuned, baby! C: <3

Recensore Veterano
20/03/13, ore 19:10

Mi piace tantissimo questo esordio. Sento viva nelle tue parole una profonda riflessione: hai meditato a fondo, nella sola compagnia di te stessa, fino alla maturazione di un pensiero così profondo che io condivido più di quanto immagini. E certe riflessioni sono ancora più radicate in me perché sono fresca dello studio di Kierkegaard, il filosofo della Scelta per antonomasia.
E tu hai davvero ragione. Il non scegliere - l'inerzia, il freno della paura - è il veleno peggiore. E' la vera pugnalata nel cuore della vita umana, ma a volte sembra faccia meno male di scegliere e vivere con il costante rimorso di fare la scelta sbagliata, cosa-sarebbe-successo-se.
Mi ritrovo in ogni singola parola che hai scritto, e quindi non posso che apprezzare. Inoltre ti faccio i complimenti per lo stile: leggero, non ampolloso, diretto. Garantisce una piena assimilazione della tua riflessione profonda. Brava.

Nuovo recensore
05/03/13, ore 16:55

Zero recensioni? Zero recensioni?! Ho visto fanfiction e racconti orribili commentati da più di cinquanta persone e di questi due meravigliosi racconti abbiamo una sola recensione?! Talvolta resto basita dinnanzi a tali circostanze.
Allora, parto con il dirti che le ho adorate entrambe anche se le ho trovate molto diverse tra di loro. Alla prima ho dato un'interpretazione molto personale che non sto qui a raccontarti, mi fanno male le dita (tendinite cronica portami via! ç_ç), la seconda invece è... un viaggio verso la psiche umana (?). Personalmente le ho lette più volte, giusto un paio di minuti fa l'ho rifatto mentre facevo suonare "Pollution" di Battiato sul giradischi, un disco prog/sperimentale; in genere non mi piace leggere/scrivere quando di sottofondo ci sono suoni o rumori che possono distrarmi, però posso assicurarti che quella plancton di sottofondo ad Eternally Missed... perdonami, sto divagando, forse proprio perchè continua a suonare Pollution.
La prima mi ha distrutto: il proverbio in tedesco, la risposta a quella domanda, il modo in cui hai alternato narrazione diretta ed indiretta... dio mio, che meraviglia. La seconda invece è stato un continuo climax ascendente fino a quel "eternamente tuo, perduto", un'implosione di emozioni.

Così mi piacciono le storie: cariche nonostante siano nascoste dietro ad apparenti parole vane, vuote, prive di significato. La prima, ad esempio, ha una carica spaventosa intrinseca in ogni singola parola.
Poi mi piace la delicatezza del tuo stile narrativo. Le parole che scegli di utilizzare sembrano battiti di farfalla, se vogliamo utilizzare una metafora.
Spesso, quando mi imbatto in racconti così belli, o questi non hanno ricevuto alcuna recensione oppure le uniche recensioni ricevute vertevano su quella richiesta, scomoda e fastidiosa, che personalmente odio perchè mi fa salire l'ansia: "Quando la continui? Perchè la continuerai, vero?". Forse è per questo che scrivo prevalentemente racconti autoconclusivi. Perdonami, sto divagando ancora. Il "succo" della questione è questo: non vanno continuate. Sono delle perle meravigliose perchè sono brevi e cariche. Credo che il punto di forza di questi racconti sia il fatto che non necessitano di specificare l'identità dei protagonisti e dei personaggi, delle ambientazioni, delle scene e così via; un breve racconto che superficialmente appare vago permette ad ogni lettore di vederci quello che vuole, di interpretarlo in maniera personale, e ritengo che ciò sia non solo bello ma anche utile. Talvolta si riflette di più sulle cose quando queste vengono lette in ciò che ci circonda, racconti inclusi.


Inutile dirti che la mia è una recensione assolutamente positiva, immagino si sia capito.
Ti saluto, hai tutta la mia ammirazione (aggiungo la storia tra le preferite e le ricordate, inoltre aggiungo te tra i miei autori preferiti).

Ritux.

Recensore Veterano
07/02/13, ore 19:25

Ci tengo veramente a lasciarti una recensione degna, che contenga parole sensate; ma soprattutto ho davvero la necessità di trasmetterti ciò che tu sei riuscita a trasmettere a me tramite queste due piccoli testi.
Partendo dal fatto che non avevo alcun dubbio sulle tue capacità, passo a dirti che questa storia (come la classifichiamo? Facciamo che la chiamiamo così) è il tipico testo che mi piace leggere: introspettivo, denso di significati, superficialmente Non Sense, ma in realtà più profondo di qualsiasi altro racconto frivolo. Quindi apprezzo già in primis tutto questo.
In secondo luogo, adoro il titolo: "Riflessi di specchi rotti" rimanda a un qualcosa che sei riuscita a disegnare in modo esemplare nel secondo capitolo, quello che mi ha colpito di più. Devo ammettere che hai trattato delle tematiche davvero interessanti, con una scioltezza che mi ha stupito. Sicuramente non è semplice scrivere di argomenti così intrinsechi nell'animo umano -ma soprattutto così personali e intimi- e io credo che tu sia riuscita a farlo con un'originialità che non è da tutti. Di solito quando si affrontano argomenti del genere si fa spesso l'errore di abbandonarsi ad una scrittura molto melodrammatica, straziante: tu hai mescolato la malinconia e la tristezza con l'autocritica, la consapevolezza; hai parlato di tutto ciò con estrema critica, come se non ci fosse niente per cui essere tristi, ma stessi solo raccontando i fatti: è così e basta. Non so se mi sono spiegata bene.
"Che cosa vuoi fare da grande? Il bambino" mi ha fatta sorridere, ma allo stesso tempo pensare con malinconia al tempo in cui anche noi eravamo bambine e, ovviamente, non ho potuto che ritrovarmi in questo tutt'altro che banale titolo. Anche qua c'è un argomento come la scelta, che viene preso in considerazione quasi con scientificità: porti a galla la verità e la mostri al lettore, che si trova smarrito e confuso di fronte a tanta limpidezza; sembra quasi scritto con ingenuità, quasi stessi pensando "beh, che c'è di male? è così." Credo che sia questo il punto di forza del testo. Un testo del genere non può che portia  riflettere, a chiederti se ti ritrovi un po' in questi personaggi ambigui. E sono certa che una storia che ti porta alla riflessione non è che la migliore.
Con questo "Cara Catastrofe" non ho potuto non pensare alle Luci della Centrale Elettrica, cosa che mi ha indotta a leggere il capitolo sentendo nella testa la canzone: ha reso il tutto più surreale. Io credo che sia in questa seconda parte che viene fuori tutta la tua capacità e il tuo stile: frasi spezzate, confuse, forti che quasi ti portano a sussultare. Hai uno stile ricco di metafore e paragoni, tutti azzeccati; non ho trovato una sola metafora fuori luogo (le apprezzo particolarmente, quindi mi è piaciuto molto). Sembra quasi che tu abbia una telecamera e stia filmando la scena: mandi al lettore immagini sfocate e confuse di una vita irreale, ma allo stesso tempo estremamente radicata in ognuno di noi. Chi non si ritrova un po' in questo personaggio che cerca disperatamente di amare sè stesso? Anche qui, una tematica estremamente toccante affrontata con uno stile impeccabile e originale, che non annoia per niente. Se ho capito bene il testo (perdonami se inizio a dire fesserie) sei riuscita a portare a galla questo tema del non amarsi inventandoti un amore tra due persone identiche: ovviamente, un amore che non avrà mai un lieto fine. Bene, io l'ho trovata un'idea geniale e molto, molto originale. Non si trovano storie come la tua facilmente, purtroppo, perché leggere è un vero e proprio piacere.
Riassumendo: il tuo stile è veramente originale, non ho trovato errori grammaticali (Sia lodato!) e riesci a trasmettere ciò che vuoi dire: il lettore è parte integrante del tuo racconto, su questo non c'è scampo.
Hai delle buone idee e riesci a svilupparle in modo eccellente.
Quindi per me è sì. 
Sei brava. Sei davvero molto brava. Continua a lavorarci su perché secondo me hai delle grandi possibilità e, certamente, un gran talento tra le mani.
Mi è piaciuto molto.

(Ok, era abbastanza seria? Adesso posso tornare a fare la cazzona?)
Kina.