Ok. Ho appena scritto almeno quattro volte la prima frase di questa recensione, e altrettante volte l'ho cancellata perché non mi sembrava l'inizio adatto. Insomma, dopo tutto questo tempo (accidenti se ne è passato, e da allora ne abbiamo passate proprio tante insieme anche se purtroppo non propriamente vicine), eccomi di nuovo qui a lasciarti una recensione, e volevo iniziare in un modo.. che so.. un minimo importante, se non ad effetto. E invece eccomi qui, senza sapere come al solito da dove partire.
Ecco, ho scritto l'intro peggiore del secolo. Chiedo perdono. Purtroppo sai che, a forza di vivere tra le strutture dell'Acetil-coA e di un'altra marea di molecole, con le parole sto finendo per perderci la mano e la testa. Cosa che invece a te, per quanto tu insista a dire che sei arrugginita, non è successa proprio per niente. Insomma, si vede fin dalle prime righe che sei sempre tu a scrivere: con le tue parole dolci, la tua fantastica propensioni per le descrizioni, i tuoi sentimenti, le tue paure e le tue emozioni. L'inizio del capitolo mi ha piacevolmente colpita: dopo il finale “scoppiettante” con cui ci avevi lasciati, con Ran che corre via da quell'aereo e dalla normalità, facendo, forse per la prima volta nella sua vita, un vera pazzia, mi aspettavo di vedere una Ran ancora elettrizzata da quella corsa controvento. Pensavo avrebbe ancora sentito l'adrenalina scorrerle dentro (ok, scrivendo questo pezzo mi sono venuti in mente i meccanismi di ricezione dell'adrenalina a livello cellulare: sono deviata), e che questa non le facesse subito rendere conto della vera follia in cui si era imbarcata. E invece no, non appena si ritrova da sola in quell'areoporto affollato, la realtà le casca addosso: è in un posto in cui non conosce nessuno, in un paese di cui ignora la lingua, senza più niente con sé se non il suo cellulare e la paura di aver sbagliato che affiora sempre di più, fino a trasudarle letteralmente sulla pelle. Questo pezzo mi è piaciuto davvero molto, e ti posso assicurare che è mille volte meglio così di come me l'ero immaginato io, con una Ran sicura di sé almeno all'inizio. Ogni cosa che descrivi di lei mostra il suo cercare di farsi vedere forte, e il suo essere interiormente fragile: tutti i diminuitivi quando descrivi ogni parte dei suo corpo, tranne gli occhi, i suoi occhioni che non possono fare a meno di gocciolare, nonostante lei cerchi in tutti i modi di nascondere anche a se stessa che da sola, lì, non può farcela. Quando continua a ripetersi che non deve piangere, perché, per quanto pazza, folle e forse sbagliata, quella è stata pur sempre una scelta e lei, ormai diciottenne, non ha più scuse per fuggire dalla responsabilità delle proprie decisioni. Eppure sotto sotto c'è quella voglia insita di piangere, di sfogarsi, di cercare di buttare fuori tutto una volta per tutte, anche se non c'è nessuno disposto ad ascoltarla. Perché Ran alla fine è sempre così riservata, tiene ogni dolore e ogni paura per sé, non ne parla a nessuno, quasi per non essere un peso per gli altri. Ma avrebbe così tanto da dire.. e non si può fare a meno di esplodere quando non se ne può più. Ed ogni oltre incomprensione, chi ci vuole davvero bene sarà sempre accanto a noi nel momento del bisogno. Ti voglio bene tesoro <3 e so che con questo avrai capito :) C'è davvero tanto di te in questo capitolo.
Kaito Kid appare come un angelo in mezzo alla tempesta che sta vivendo Ran. E' come un appiglio, che lei non può fare a meno di afferrare. E' uno sguardo dolce in mezzo all'indifferenza totale del mondo, che ci lascia indietro senza farsi poi tanti scrupoli. Ma al di là di questo.. io l'ho visto un po' come un simbolo. Quando Ran sembra ormai pentita, appare lui: la libertà, la voglia di volare, di essere lontani dagli schemi e di avere il coraggio di dichiararci dei sognatori, anche se la gente comune finirà sempre per scambiarci per degli idioti che della vera vita non hanno capito niente. Questo pezzo iniziale mi è piaciuto davvero tanto, con il nostro Kid che le dice che non deve far altro che volare e inseguire la libertà.. penso di avertelo già detto, ma questa storia è davvero rilassante :) Leggerla è un piacere.
Ma passiamo ora alla seconda parte del capitolo, che contiene una frase che mi ha davvero stregata, non so nemmeno io perché. Forse l'hai scritta senza nemmeno rendertene conto, è scaturita naturalmente dalle tue dita che ticchettavano veloci sulla tastiera, ma io davvero mi sono soffermata a rileggerla più volte.
“Conan stava fissando il profilo sfumato di un aereo appena decollato, anche se i suoi occhi avevano tutta l’aria di star osservando qualcosa soltanto perché non ne avevano altra scelta.”
Io l'ho trovata semplicemente spettacolare. Insomma, qui secondo me c'è molto più di un semplice bambino che guarda un aereo: io ho visto l'uomo che è come imprigionato in un mondo che non è davvero ciò che vuole, eppure non ne può fuggire e, senza avere altra scelta, non può fare altro che fissarlo. Mi ha ricordato molto la frase di una canzone, e cioé: “... quando asfalto i miei occhi di cemento, perché in cielo non danno case in affitto..”. Forse sono andata un po' troppo oltre, ma sai che ritengo le storie davvero significative solo se sono in grado di rappresentare qualcosa di diverso per ognuno di noi: però ecco, l'essere obbligati a guardare qualcosa perché non si ha altra scelta.. é come non poter fare davvero quello che si sente dentro, perché ogni condizione materiale ce lo impedisce. E' il sognatore, lo scrittore, l'artista che non può vivere solo guardando il cielo e vagando tra i suoi pensieri, perché c'è una realtà materiale con cui deve continuamente confrontarsi. E' un po' come Talete che, camminando sempre con il naso all'insù per guardare gli astri, finisce per cadere in un pozzo. Siamo costretti ad “asfaltare i nostri occhi di cemento” per poter tirare avanti ogni giorno: è il piccolo prezzo da pagare per il dono meraviglioso che è la vita. Oddio sto delirando e scrivendo senza pensare più a niente. Devo ritornare sulla Terra: però ecco, questa è la dimostrazione che ogni tua frase mi fa riflettere. Non smettere mai di scrivere *-*
Devo ammettere che un'altra parte che mi ha molto colpito è stata quella riguardante Kogoro ed Eri. So che ami Kogoro, mentre io lo ritengo un buono a nulla u.u Qui mostra un lato che spesso rimane nascosto: quello del padre. E' vero che le difficoltà tirano fuori il meglio di noi, e ci mostrano per quello che siamo. In questo tratto lui mi è davvero piaciuto: prima la “lite” con Eri, in cui ognuno sfoga i nervi tesi e spezzati dall'ansia sull'altro e poi..con quel “Forse abbiamo sbagliato tutto.”.. Non lo so. Mi ha davvero colpita. Pensavo si sarebbero abbracciati, e invece rimangono lì, quasi in un riservato silenzio, come chiusi nel loro dolore e nelle loro colpe. Ma sono insieme, e sotto sotto questo li riassicura: e per fortuna non è troppo tardi per provare a ripartire capendo i propri errori. Complimenti per le parole di Kogoro, sono quelle di un padre che vuole davvero bene a sua figlia. E in fondo per Kogoro è così.. :'( Ma dimmi te se mi devi fare piacere anche Kogoro. Cioè non è possibile :# Basta sei troppo brava. Già a questo punto del capitolo il mio sentirmi un'infima cacchina si era pienamente manifestato, e non c'è inibitore enzimatico che tenga :### Lascia stare, di tanto in tanto vengono fuori dalla mia mente parole a caso inerenti alla Biochimica. Tu sai il perché, ma penso che chiunque leggerà questa recensione mi prenderà per una pazza fumata.
Ed eccoci arrivati nuovamente a Kid e Ran *-* La parte finale del capitolo è poesia. L'ho davvero adorata. Kaito è proprio un sognatore.. è l'animo di ogni artista.. ed è l'esatto opposto di Shinichi. Forse è per questo che Ran con cui si sente così particolarmente.. sicura? Anche se ovviamente si fa valere non appena lui fa le sue battutite porcobe u.u (per chiunque stesse leggendo no, non è un errore di battitura, è semplicemente una storia troppo lunga tra me e Aya_Brea xD)
Kaito è in grado di vedere quello che più nessuno è in grado di osservare: la meraviglia che c'è nelle piccole cose che ci sembrano banali, la magia che sta nel mare, nelle stelle, la bellezza e la maestosità della natura che ci circonda. Lui é davvero un balzo sopra agli altri, come l'arbatross che vola nel cielo, e gli uomini intorno a lui che non sono in grado di capirlo, che vogliono tagliargli le ali..Neanche Ran all'inizio sembra davvero comprenderlo. Ma quando si siede accanto a lui su quel ponte, le gambe a penzoloni per provare il brivido del sentirsi così piccoli e instabili rispetto alla forza della Natura, di cui alle volte non ci accorgiamo neanche di far parte. Ed è vero, capita di sentirsi in soggezione.
Kid lo descrivi davvero in maniera spettacolare. Mi piace molto, penso per quello che rappresenta e per tutto quello che rivedo e ritrovo in lui. Ed è così bello il fatto che loro che non si conoscano siano lì, insieme, a condividere l'esperienza della vita: è il sentimento puro dell'amicizia, non contaminata da nient'altro. Io li vedo così. Come due bambini, con le gambe a penzoloni sul nulla e la curiosità di scoprire e toccare ogni cosa con le proprie mani e, soprattutto, tanti sogni per il futuro e la voglia di viverlo sempre, passo dopo passo. Kaito ha mantenuto più di Ran la capacità di staccarsi dal mondo e volare oltre quei palazzoni di cemento, e Ran vuole imparare da lui, vuole riuscire a vedere le stelle così come Kaito sa fare: vuole liberarsi gli occhi da quell'asfalto, e volare come la colomba bianca che il nostro gentiluomo le ha donato mentre il suo sguardo era appannato dalle lacrime. E per finire.. c'è sempre lei, di nuovo, Venere, la piccola stellina brillante del mattino *-* E' spettacolare vederla lì, quando il cielo si sta tingendo di azzurro e la luce soffusa spegne tutte le stelle.. tranne lei che, sola e coraggiosa, continua a brillare. D'ora in poi, ogni alba che vedrò avrà il sapore di questa storia.
E' un'ora che scrivo, eppure solo solo due facciate. E di tanto in tanto guardo il telefono e leggo i tuoi messaggi xD <3 Penso di aver detto quasi ogni cosa di quello che sentivo dentro. Di sicuro ho dimenticato qualcosa, ma.. insomma, appenna mi verrà in mente te lo dirò :) Tanto ormai sei abituata a sentire i miei deliri. Ti voglio bene, sei una zucchina coraggiosa (Ok, sto letteralmente impazzendo, sai che per me le dieci e mezza vuol dire già un orario oscuro).
La prossima volta che dici che non sai più scrivere giuro che mi senti. Sapessi scrivere io come scrivi tu :( Ormai la sensazione di sentirmi una cacchina è arrivata all'apice. E mi ritiro senza rileggere altrimenti finisce che mi rendo conto di tutte le frasi senza senso che ho buttato giù.. prendi questa recensione più come un delirio personale che altro. Continua a scrivere, sei sempre tra le migliori. E sai che sono abbastanza esigente quando si tratta di letture u.u
Ci rivediamo presto su Efp (perché tu aggiornerai presto, vero?!!??) e ci sentiamo tra circa.. uhm, un secondo?
Buona serata piccola scrittrice. Continua a guardare le stelle come solo tu sai fare <3 |