Recensioni per
You sing, you shout, you turn the world around.
di Part of the Masterplan

Questa storia ha ottenuto 131 recensioni.
Positive : 131
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
22/07/15, ore 22:52

complimenti! ho appena finito di leggere la tua storia, tutta d'un fiato. mi sono appassionata subito. riesci ad essere sorprendente, mai banale. i personaggi entrano dentro e si incollano quasi al lettore. mi hai lasciato senza fiato. per non parlare delle scene d'amore, non è facile renderle così intense e vere.
leggendo mi è sembrato di sentire le loro canzoni di sottofondo, il che ha reso tutto più magico.

Nuovo recensore
04/07/15, ore 17:28

Carissima,
Eccomi di nuovo qui a recensire questa tua long-fic. Probabilmente questo sarà più un flusso di coscienza che una recensione; ho divorato questa long in 3 giorni, a volte accompagnata da the freddo e a volte da caffè, perchè avevo bisogno di sapere come continuava. 
Parto dalla caratterizzazione di Sally: è così reale, viva. La sua evoluzione dal primo capitolo all'ultimo è ammirevole. Ho apprezzato molto il suo voler spogliarsi dalle vesti della ragazza di Burnage e cercare di vestire i panni della ragazza londinese. Ho amato anche il suo rapporto con Nick: maturo, stabile, lui era la roccia di cui aveva bisogno lei, e penso che a suo modo, lei lo abbia amato. Nonostante la..."aristocrazia" di Nick ed il suo essere un po' ottuso, non me la sento di giudicarlo: in fondo, lui neanche se ci si impegnasse, avrebbe capito Sally ed il suo continuo riprenderla con "fumi ancora? non hai appena bevuto?" dimostravano solo la sua ciecità. La guardava, ma non la vedeva.

Rapporto con Noel: è come se entrambi fossero l'uno drogati dell'altro. Quella droga che a volte ti fa prendere a bene, altre, invece è devastante e si ritorna sempre da lei. Penso che sia Sally che Noel si sentissero pienamente liberi solo stando insieme, ma allo stesso tempo non potevano starci. A volte erano due calamite con la stessa carica che si respingono e a volte si attraevano e si completavano. In realtà penso che il più delle volte si completassero, ma c'erano anche quei momenti you're the same as me che li allontanava.

A differenza degli AM, gli Oasis I feel them more (ah, la bellezza dell'inglese nella sua espressività!) un po' perchè il mio ragazzo è stato dittatore - ogni riferimento NON è puramente casuale - sceglieva l'album, le canzoni da (farmi) sentire, (ed ovviamente non era sindacabile!) mi ha raccontato tutto su di loro, perciò gli aneddoti, la loro storia, evoluzione, stile, canzone per canzone, erano già impresse in me e quindi mi sembrava di "conoscerli" più a fondo e da più tempo ed un po' perchè le loro canzoni, volenti o nolenti, hanno accompagnato la mia adolescenza.

Non mi dilungherò nuovamente nel tessere le tue lodi per lo stile, impeccabile, perchè mi ripeterei fino alla nausea, ma un appunto te lo vorrei fare: qui, la scrittura, a mio parere, è più viva che non nella storia con gli AM. Ecco, qui le tue parole dipingevano una storia.

Credo di aver detto tutto, tanto ora riprendo la lettura e probabilmente mi ritroverai a commentare altro. ;)

Tanti cari saluti, 
brisemarine.

PS: per risponderti al commento nell'altra sezione: dovresti proprio scrivere qualcosa sui Kasabian, con i quali, mi piacerebbe anche vedere un'interazione con gli Oasis.

PPS: perdona il mio italiano immondo, sgrammaticato ma lo studio porta anche ad annullare tutti i neuroni che hai in testa, altro che droga!
(Recensione modificata il 04/07/2015 - 05:38 pm)
(Recensione modificata il 04/07/2015 - 05:42 pm)

Recensore Junior
02/03/15, ore 14:24

Cara Part of the Masterplan

Tu non sai chi sono, ovviamente, e ti starai chiedendo da dove io salti fuori. La verità è che ho scoperto questa storia tardi – troppo tardi – ma ciò non mi impedirà di lasciare un segno del mio passaggio. Spero mi perdonerai se non ho scritto una recensione per ogni singolo capitolo, ma ho preferito portare a termine la lettura e, in tal modo, elaborare con calma tutte le sensazioni che sei riuscita a trasmettermi e tutte quelle emozioni che sei stata così abile a farmi provare.
La verità, mia cara, è che mi hai annientato l’anima: con le tue parole, con le vicende che hai tanto meravigliosamente descritto, me l’hai strappata via e l’hai ridotta in mille pezzi – un’impresa che, prima d’ora, solo a The Chief era stato concesso di portare a compimento. Te ne sono grata, perché grazie a questa incantevole storia ho riso e sorriso, ho sospirato – a volte di felicità, altre volte di tristezza – e ho sentito una stretta al cuore e allo stomaco, ma soprattutto ho pianto. Ho pianto per la gioia, per l’amarezza, per la sofferenza in cui ho provato a immedesimarmi, ma non sono mai stata così riconoscente a qualcuno per delle lacrime – il Dittatore di cui sopra costituisce sempre un’eccezione, naturalmente.

Tu non hai creato un personaggio: tu hai creato una persona.
Sally è vera, viva, reale, e spesso mi ritrovo a chiedermi se non esista per davvero. Sally respira, fa sentire la sua presenza, ed è dannatamente bella: è bella nella sua imperfezione, nei suoi difetti, nel suo dolore. Ha saputo costruirsi una vita a partire dalle macerie della desolazione, ha perso se stessa e ha saputo ritrovarsi. Mi risulta molto difficile trovare le parole giuste per descriverla, perché qualsiasi commento sarebbe assolutamente riduttivo; diverse volte non ho condiviso le sue decisioni, mentre in molte altre circostanze sono persino riuscita a ritrovarmi un po’ in lei, e non posso negarti che sia stato amore a prima vista – o forse sarebbe meglio dire a prima lettura – con questa tua meravigliosa creatura.
Sally ama, soffre, e soprattutto lotta per farsi spazio in questo mondo, e alla fine non può più aspettare. Forse, semplicemente, perché lei non è nata per aspettare: lei non può stare lì a guardare, a contemplare passivamente il susseguirsi degli eventi davanti ai suoi occhi; lei è stanca, esausta, e sarebbe impossibile darle torto. Ma qui ritorneremo dopo: voglio procedere per ordine, o almeno ci provo – sto buttando giù questa recensione a più riprese, e ho impellente bisogno di ordinare le migliaia di idee che si affollano nella mia povera testa, quindi mi scuso sin da adesso per la possibile sconclusionatezza di alcuni discorsi e per l’altrettanto possibile dimenticanza di alcuni punti che avrei voluto trattare. :)

Tornando indietro ai primi capitoli, ci imbattiamo immediatamente in questa giovane donna che, è necessario ricordarlo, si fa amare sin dalle prime battute. Questo rapporto così intenso e tormentato tra lei e il Dittatore ha fatto in modo che io giocassi a ping-pong con il mio cuore fin da subito, dal momento che loro due, insieme, sono stati la mia “croce e delizia” durante la mia full immersion in questo tuo splendido capolavoro.
Ogni istante da te descritto è puro oro, ed io non ce l’ho fatta a non lasciarmi trasportare da tanta bellezza. Sally e Noel che sono la stessa cosa, che vivranno per sempre, nonostante tutto. Questo legame che prende forma in una Burnage che fa avvertire la sua presenza in ogni circostanza: sotto la pelle, fino alle ossa. Un legame che non potrà mai essere spezzato, contro il quale neanche Nick, a conti fatti, ha mai potuto nulla.
Nick, così tipicamente borghese e “ordinario” di natura, che con Sally non c’entra proprio niente. Lui non ha nulla a che vedere con quel mondo, e ha spesso dimostrato di non poterlo capire in alcun modo. Nonostante le sue mirabili qualità e la sua straordinaria dolcezza, ha urtato le mie povere sinapsi non poche volte, e con regolare frequenza mi sono chiesta come facesse la nostra bella bionda a reggere questa vita che così poco le si addiceva, a maggior ragione dopo i suoi ritorni a/da Manchester.

Ho a dir poco amato i tre capitoli della corrispondenza epistolare tra Sally e il “fottuto Bonehead”, dove abbiamo potuto assistere con una stretta al petto ai tentativi della prima di rimettere insieme ciò che rimaneva di se stessa dopo il passaggio dell’Uragano Gallagher, che tanto le ha dato ma, al contempo, tanto le ha tolto. Confesso che, quando ha gettato la lettera destinata a Noel, mi sono lasciata andare in un “Vaffanculo, Sal” carico di esasperazione, evidentemente alimentata dalla cocciutaggine di quei due e dalla loro eccelsa abilità di complicare ogni cosa. E, a proposito dei tre capitoli in questione, mi ha fatto sorridere la piccola incursione di OurKid, e ne approfitto per dirti che anche con lui hai fatto un ottimo lavoro. Liam è caratterizzato maledettamente bene, e la sua idiozia e il suo perenne entusiasmo sono perfettamente miscelati a quegli attimi di goffa serietà che lo rendono perfettamente credibile. Riesce a dimostrare l’immenso affetto che nutre per Sally in maniera spontanea, con quel suo pizzico di impulsività che fa sorridere: in poche parole, in un eccelso Weetabix Style.
Ancor meglio tratteggiato è il caro Natalino, e penso che meglio di così tu non potessi proprio fare. È perfettamente lui, con i suoi modi bruschi e autoritari, con il suo volere tutto e subito e come lo vuole lui, ma soprattutto con quell’anima profonda e in continua lotta contro se stessa che emerge in ogni singolo suo gesto. L’amore per Sally che non vuole ammettere, il suo modo di volerla accanto a sé, come le sue premure nei suoi confronti – a mio parere, mosso anche un po’ dal senso di colpa, come abbiamo visto dopo l’incidente – non fanno altro che far sospirare il mio cuore, già eccessivamente sensibile di suo. La sua ironia, poi, e il suo costantemente spiazzante modo di fare, sono l’immancabile ciliegina sulla torta. In tal senso, riporto una frase che hai scritto nelle note dell’autore alla fine di un capitolo: “Chi non è un Madferit non sa cosa vuol dire amarti”. Mai parole furono più vere di queste, e mi permetto di aggiungere che è quasi impossibile tentare di spiegare a chi non è un Madferit cosa tutto ciò significhi.
Per quanto riguarda la caratterizzazione del Dittatore, preferisco fermarmi qui, semplicemente perché rischierei di scrivere un papiro a riguardo. Mi limito a queste “poche” parole, lasciandomi trasportare però da un incontenibile applauso senza fine.

È stato emozionante, poi, assistere alla nascita e all’ascesa al successo dei nostri mancuniani preferiti: sei riuscita a farmi avere l’impressione di trovarmi lì con loro, al Boardwalk come al Maine Road, passando per la genesi di Definitely Maybe, per quella di (What’s the Story) Morning Glory?, per la battaglia del Britpop, per i Brit Awards del ’96, arrivando a quello che, probabilmente, è stato il periodo più difficile, in cui si è rischiato di affondare e di non ritornare più in superficie. Sono stata in grado di respirare l’atmosfera di quegli anni, di gioire e soffrire con Loro, di condividere le emozioni e il dolore di una Sally che – lo ripeto ancora una volta – potrebbe perfettamente esistere. Anzi, ho avuto tante volte il presentimento che lei fosse davvero lì, con i suoi capelli biondi e la sua macchina fotografica, e con quegli occhi intenti a cercare quelli di un uomo che, nella sua grandezza, ha sempre avuto bisogno di lei per non cadere nel baratro.
Dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna”, verrebbe da pensare. Quella donna, immensa donna, è Sally. Colei che ha ispirato alcuni dei più grandi capolavori degli ultimi vent’anni – e non solo –, primo tra tutti Don’t Look Back In Anger, la cui nascita da te descritta mi ha regalato una carrellata di emozioni indescrivibili. Leggere della propria canzone preferita in tal modo è… incredibile. L’ho sempre sentita mia, sulla pelle e sotto di essa, dentro le ossa, fino all’anima. Un’anima che scivola via ogni singola volta che quella melodia mi arriva addosso, diventando io stessa la Sally cantata dalla voce di Noel. Credo che chiunque abbia questa canzone particolarmente impressa nel cuore si ritrovi spesso in lei.

Gli ultimi capitoli possono essere paragonati a una raffica di pugni dritti allo stomaco – prendilo come l’ennesimo complimento, ovviamente. Ogni cosa sembra sul punto di crollare, di dissolversi in una nube di fumo tossico, e ogni singola parola trasuda quell’angoscia e quella sofferenza che, posso giurarlo, mi hanno presa in pieno durante le battute finali di questa immersione. Emozioni che stavano diventando devastanti per la vita di Sally, che giustamente non ce la fa più, e qui torniamo al discorso di parecchie frasi fa: Sally non può aspettare, ed è sacrosanto che non lo faccia.
È suo diritto arrabbiarsi, è suo diritto non sopportare la presenza di Meg – e mi chiedo come abbia fatto a sopportarla Lui –, è suo diritto salvarsi dall’autodistruzione, e soprattutto è suo diritto – e aggiungerei anche dovere – andarsene via e spiccare il volo. Una decisione che le – e ci – spezza il cuore, ma è la più sensata e sana possibile.
Si potrebbe pensare che sia questo, l’epilogo del loro amore, ma la verità è che certi amori non potranno mai finire. Continueranno a rincorrersi, a inseguirsi, e forse si ritroveranno. O magari rimarranno divisi per sempre, nonostante il filo che li lega sia resistente e indissolubile.
D’altronde, ho notato che hai iniziato a pubblicare il sequel, quindi non ci resta che aspettare di sapere cosa il Masterplan abbia in serbo per loro.
Mi ci fionderò il prima possibile, promesso. Devo solo ricaricare il serbatoio di lacrime, ma ci sto lavorando.

Nel frattempo, mi inchino.
Part of the Masterplan, sei eccezionale.

Un abbraccio,  
Jules

Ps. Spero mi perdonerai per la lunghezza spropositata di questa recensione – o almeno è quello che dovrebbe essere –, ma non sono riuscita ad essere più sintetica. Tendo sempre ad esagerare, ahimè! Anche la tendenza alla “logorrea” è un dramma esistenziale.

Nuovo recensore
15/01/15, ore 17:10

COME FAI. Sempre gli stessi personaggi, sempre questa tensione tra Sally e Noel e andiamo avanti capitolo dopo capitolo. Non so come tu faccia perchè una qualunque altra scrittrice non sarebbe mai arrivata al ventisettesimo capitolo senza vedermi mollare la sua storia. Scritta da chiunque altro la tua storia non avrebbe avuto un lettore. Non so come spiegartelo ma ormai sono dentro questa fanfiction, ho visto la casa di Noel il fatto che non abbia acqua ma solo alcolici... e grazie, grazie, grazie.

Nuovo recensore
14/01/15, ore 00:12
Cap. 26:

Hai una sensibilità incredibile, nel descrivere un delicato rapporto tra il tuo Noel e la tua Sally, sai rendere credibile un coma, non hai timore di mostrare la tua protagonista debole, persino brutta (come è giusto che sia, dopo due operazioni e giorni di incoscienza) e io ti adoro, semplicemente. So che porti con tue questa storia tutti i giorni, visto che scriverla ti ha preso del tempo e non lo solo, ma sappi che anche chi l'ha letta se la porterà dietro! 

Nuovo recensore
12/01/15, ore 11:39

Ormai sono al capitolo 20 e questa storia non smette di conquistarmi. Forse preferivo i Gallagher più acerbi prima degli Oasis, ma forse solo perchè qui mi sembra che tutti stiano soffrendo di più. Grazie per questa storia. 

Nuovo recensore
09/01/15, ore 19:53
Cap. 15:

Vabbè ciao. Semplicemente ciao. Se avessi scritto io una cosa del genere non sopporterei di vedere altre FF contenenti Noel Gallagher, e ho detto tutto. 

Nuovo recensore
09/01/15, ore 15:16

Apposto. Immaginami a lezione (e ho ancora altre tre ore, quindi preparati) con il computer sulle ginocchia con la luminosità non troppo alta per non consumare batteria, ed io che divoro capitolo dopo capitolo la tua storia. Adoro così tanto il tuo modo di scrivere, semplice e fluido, ma ancora di più il tuo modo di raccontare, dove una birra, una sigaretta scatena tutto un mondo. Grazie, davvero. E' la prima volta che mi ritrovo a leggere una fan fiction, di quelle lunghe lunghe, senza che mi cadano le braccia. 

Nuovo recensore
09/01/15, ore 11:44

Meraviglia, meraviglia, meraviglia. Mi hai rovinato un'altra ora di lezione in cui avrei potuto prendere appunti, magari utili per passare un esame. Sappilo. La mia amica che mi ha consigliato questa fan fiction non si ricorda niente di quello che succede e non posso neanche fangirlare con lei. 

Nuovo recensore
09/01/15, ore 00:31

Apposto. Mi hai letteralmente conquistata. E' una delle poche fanfiction che riesco ad apprezzare proprio perchè so che sarà lunga e che i personaggi mi faranno piangere come non mai, primi tre capitoli fantastici. Complimenti ancora. 

Nuovo recensore
08/01/15, ore 23:48

Perchè ho scoperto questa FF solo adesso? Ho dovuto scaricarne il pdf e mettermelo sull'ereader, già so che verrò colta dalla voglia di continuarla in momenti meno opportuni, a lezione e via così... Un vero e proprio romanzo! Complimenti perchè si respira proprio l'aria dei primi anni Ottanta!

Nuovo recensore
14/12/14, ore 22:33

Ciao!
Nei giorni scorsi ho trovato casualmente questa storia che, già dall'introduzione, mi ha incuriosita. Ho iniziato a leggerla per farmi un'idea, per capire se avevo ragione a interessarmi, e l'ho finita tutto d'un fiato. Non riuscivo a smettere di leggere e, quindi, pensavo che fosse giusto dirtelo con una recensione e facendoti i miei complimenti. Così, appena ne ho trovato il tempo, eccomi qua!
Da dove cominciare? Prima di tutto ammettendo che non sono esattamente una fan degli Oasis, nel senso che mi piacciono parecchio, ma non sono una seguace costante e perdutamente innamorata come forse lo sei tu e non li conosco così bene. Quindi, doppi complimenti per essere riuscita a coinvolgere anche me in una fan fiction su di loro.
E secondo, mi piace il personaggio di Sally, anche se non sempre mi ci riconosco o condivido le sue scelte. Credo sia normale e comunque, se così non fosse, diventerebbe prevedibile o noioso, no?
Infine, mi piace il fatto che tu abbia scritto diverse parti più riflessive. Per come la vedo io, danno a tutta la storia una marcia in più.
Concludo, di nuovo, con i miei complimenti perché non c'è molto altro che possa fare.
Ciao!

Nuovo recensore
13/03/14, ore 13:57

No. Davvero è finita??
Aspettavo il continuo ogni volta con ansia... che tristezza!
Che dire nella conclusione... mi ha lasciato un velo di tristezza: l'amore tra Sally e Noel non potrà mai vedere la luce del sole. Speravo vivamente in un lieto fine, ma comunque è stata un bella avventura lo stesso!
Sono di poche parole nelle recensioni, ma cerco di dire in sintesi quello che penso: sei davvero brava a scrivere, usi molte metafore che mi ricordano i testi delle canzoni portando tutto su uno scalino più alto, senza però sfociare nel sentimentale o nell'ovvio.
Davvero, continua a scrivere... aspetto di leggere il tuo nuovo progetto!!
Baci, Giulia

Nuovo recensore
07/02/14, ore 18:18

Ciao! Un altro capitolo toccante. La parte finale è davvero bella, mi è piaciuto come hai voluto dare un altro significato alla canzone... In fin dei conti la maggior parte delle canzoni di Noel non hanno un significato preciso, ognuno ci trova quello che è più vicino ai suoi sentimenti! Hai inserito dei nuovi personaggi descrivendoli piano piano e mi è piaciuto: insomma non riesco a trovare nessun difetto alla tua storia e ne sono parecchio contenta perchè mi appassiona ancora di più! Aspetto con ansia il seguito!! Ancora complimenti :) Giulia

Nuovo recensore
06/02/14, ore 22:07

 
 
 
But don’t look back in Anger, I hear you say…
 
E’ difficile. Premetto che è davvero difficile non guardare indietro con rabbia. Indietro, sempre più indietro, fino ai primi capitoli. Quando Sally non era altro che una giovane liceale piena di gioia di vivere. Quando Noel era ancora un semplice muratore che sapeva divinamente imbracciare la sua chitarra. Quando Liam ammiccava verso quella che ancora non sapeva sarebbe divenuta una sorella per lui.
Come puoi non guardare indietro con rabbia, vedendo cosa è rimasto di quel rapporto, così semplice eppure così speciale?  Cos’è rimasto di quei baci rubati nei vicoli bui, nei bagni, sull’uscio di casa? Di quella prima volta, così spensierata e malata al contempo?
Quando ti ritrovi catapultato in questi capitoli di pura malinconia, questi capitoli che sanno di asfalto bagnato, questi capitoli dello stesso colore plumbeo del cielo quando minaccia pioggia, della stessa consistenza del fumo, come fai a non guardare indietro con rabbia? Quando capisci che non troverai mai un posto migliore per giocare, quando capisci che erano solo bugie, come puoi non guardare indietro con rabbia?
Rabbia, verso quello che era e non c’è più? Rabbia, verso chi era ed invece ora più non è? Rabbia, nel constatare che tutte le cose che fino ad allora avevi visto, sono svanite inesorabilmente? Rabbia, per questo presente fumosi ed indistinto che non è possibile riuscire a vedere con gli occhi vivi dell’adolescenza? Rabbia, per aver messo la tua vita nelle mani di una Rock band, una fottuta rockstar, che l’ha gettata via?
Rabbia, perché oltre un certo limite l’animo non può sopportare. Oltre un certo limite, la valvola si rompe, gli argini cedono, quel fiume incontrollato, violento e devastatore di sentimenti repressi straripa. Allora non è più delusione, depressione,  sconforto, disillusione. Allora diventa rabbia. Cieca, viva, pungente, massacrante, dilaniante, certo. Ma rabbia. Rabbia che va sfogata.
E non si può non guardare indietro con rabbia. Perché non è umano nemmeno per chi vive l’intera vita dentro una campana di vetro, racchiuso al sicuro, protetto da una vita idilliaca e serena, non guardare indietro con rabbia almeno una volta nella propria esistenza. Per un’anima come Sally, quanto può distare ancora il momento dell’esplosione? L’anima scivola lontano… Naufraga, va alla deriva. Finché la mente, la forza d’animo le consentono di farlo. Ma quando la rabbia entra in circolo, quando l’adrenalina dettata dal furore cieco frutto maledetto della frustrazione si impossessa di te, allora capisci che è possibile cominciare una rivoluzione dal tuo letto di morte, che è possibile rialzarsi.
Arrivi a pochi metri dalla causa di quella rabbia, ci sei, l’hai quasi afferrato, ormai gli stai praticamente camminando affianco. Poi si volta, scuote la testa e ti spiazza:
So Sally can wait, she knows its too late as we're walking on by.
Tu vorresti essere capace di riversargli contro tutto ciò che ti ribolle dentro, la tua rabbia. E non ce la fai. All’improvviso, ti rendi conto che ha ragione. Che puoi aspettare ancora. Perché sai che è troppo tardi. C’è tempo. Tempo, mentre la tua anima va sempre più alla deriva. Ma c’è tempo.
Tempo per ricordare ciò che hai vissuto, mentre ti lasci ricadere sul letto, consapevole che la rivoluzione che meditavi è già fallita. Una vecchia compagna, un’amica di serate malate. Una presenza che ti è vicina nonostante tu la conosca solo attraverso ciò ricordi a malapena. Magari una Made Again, sotto le spoglie della bionda Kay, che ti è così simile da potertici rispecchiare talvolta.
E tutto ricomincia, il tuo sopportare, il tuo ricordare, il montare di quella rabbia che ti re-inietta la vita nelle vene, che sciama inesorabilmente sotto quelle parole: So Sally can wait, she knows its too late as we're walking on by.
E’ un circolo vizioso, dal quale non puoi uscire.
La tua unica certezza sono due righe, che riassumono tutto il tuo essere.
 
But don't look back in anger I hear you say.
Ti ho sentito dire: non guardarti indietro con rabbia. Perché puoi aspettare.
Non guardarti indietro con rabbia, Sally.
 
At least not today.

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