Recensioni per
A volte... tu... ancora
di Fatelfay

Questa storia ha ottenuto 2 recensioni.
Positive : 2
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
31/07/17, ore 19:13

Passo di qui, con quattro anni di ritardo, per ritrovare la ff cui hai accennato nell'introduzione di “Notti nel vuoto- Abbandono” che ho visto oggi nella sezione. Il mio ingresso nel fandom risale al 2014, per cui, nonostante abbia cercato di recuperare ciò che non avevo letto perché ero in altri lidi e le storie pubblicate prima veramente tante, mi era sfuggito questo tuo pezzo. Come osservi giustamente nelle Note finali, il post Reichenbach è stato, ed è ancora, fonte d'ispirazione per tutti gli autori, o quasi, e le ff nate da quel " volo" dal tetto del Barts, sono un mare sconfinato. Tu, qui, hai acceso i riflettori su un periodo, appunto quello cui accennavo sopra, di cui la BBC non si è occupata per niente. Abbiamo, infatti, visto John al cimitero, nella seduta dalla psicoterapeuta, ma si è trattato solamente di un paio di scene. Non ci è stato fatto vedere alcunché della vita di Watson dopo la (finta) tragedia. Non ci è stato mostrato il modo con cui trascorreva le sue giornate o si relazionava con le persone a lui vicine. Tu, invece, provi a ricostruire questo scenario, intuendo che, sicuramente, il suo dolore abbia toccato abissi di disperazione. La tua storia, che mi è piaciuta molto, è un vero e proprio fiume in piena di emozioni ed immagini che fluiscono efficacemente preparandoci alla sorpresa finale. Anzi, alle “sorprese”, perché avevo dato troppo per scontato quel primo, commovente abbraccio con cui John circonda il suo sogno che si è fatto concreto. Il ritorno di Sh, che tu descrivi con efficace originalità, quasi precorrendolo con il presentarsi alla porta del 221 di quella ragazza (“…Una ventenne più bassa di te…”) che sembra richiamargli l’immagine tanto desiderata. Ma non sappiamo se, effettivamente, la visitatrice avesse davvero dei particolari, nel suo aspetto fisico e nell’abbigliamento, che fossero riconducibili ad Holmes o è soltanto la fantasia di John a vederli in lei, tanto è il desiderio di ritrovare quegli occhi, quei capelli o quel modo di vestire. Dicevo le “sorprese”, perché la stretta tenera e commovente di John si trasforma in una rabbia violenta ed incontrollata che lascia le sue tracce sul volto tanto amato. Molto intenso, da rileggere più volte, il momento precedente a quello cui ho accennato ora e cioè l’aprirsi di quella porta ed il comparire, stavolta davvero, proprio di “quei” ricci, di “quel” viso, di “quelle” guance… Ed ancora una volta viene chiamata in aiuto la signora Hudson, vera custode di tutto ciò che ruota intorno alla johnlock. La situazione, comprensibilmente caotica, che si è creata nel cuore e nella testa di John, viene improvvisamente risolta ed illuminata dal “Mi dispiace”, forse unico fino ad ora, che Sh pronuncia sommessamente. Watson non può più rimanere chiuso nel suo risentimento, tanto più che, a quella frase, segue la rivelazione più dolce e cioè che lui è troppo importante per il consulting e troppo prezioso il suo dolore sincero. È l’inizio della risalita verso la luce e la vera vita, perché lui è veramente tornato. Ben scritta, ben pensata.

Recensore Master
03/02/15, ore 19:32

Ciao, di nuovo. Allora, eccomi a commentare anche l'altra che ho letto. Fatti dire che se le precedenti mi erano piaciute questa penso che le batta davvero tutte quante. Al solito sono irritata dal fatto che ci siano zero recensioni, non me ne capacito proprio. La storia segue per certi versi la precedente, soprattutto per l'originalità con cui affronti il tema del post-Reichenbach. Sì, è vero, è sempre la stessa cosa che si legge da più di due anni oramai: Sherlock si butta, John lo crede morto e si dispera e giù angst. Il punto è riuscire a dare al racconto una freschezza che, magari, altri non riescono a dare. Tu, a mio avviso, ci riesci perfettamente. Il tuo carico introspettivo, l'emotività che esce da questa storia è dura da digerire, è triste, malinconica e spacca il cuore vedere questo John che si trascina in una vita senza Sherlock. Ma è grandioso il modo in cui ne parli perché è così che è successo, non si può far finta che non sia mai accaduto: John ha sofferto e tu ce lo fai vedere perfettamente. Mi è piaciuto molto il percorso psicologico che hai compiuto intorno a John, soprattutto il concetto (che trovo molto vero) di sentirsi in colpa. Dà la responsabilità a tutti, a Mycroft e a Lestrade su tutti, ma quando riesce ad andare oltre la rabbia e arriva al dolore, capisce che in realtà, John incolpa soltanto sé stesso. E io penso sia andata esattamente così. Hai gestito il ritorno di Sherlock in un modo crudo e molto meno ironico di quanto abbiamo visto nella serie, ma è una variante plausibile.

Insomma, un'altra storia notevole.
Complimenti.
Koa