Recensione per il Premio Speciale "Acronym Title"
Infine, un po' a caso, lo ammetto, ho pescato questa tripletta dal mazzo. Ho aperto la pagina a caso e ciò che mi ha fatto dire "devo assolutamente leggerla" è stata la citazione di Shakespeare. Ho pensato "è perfetta per Damon e il potere che Bonnie ha su di lui". Quindi, ancora prima di leggerla ho avuto fiducia sul risultato che avresti portato all'attenzione dei tuoi lettori. Ottima scelta di citazione, ti va dato merito prima di tutto per questo:D
La prima flash si riallaccia subito alla storia originale e al gioco particolarmente infantile (era bello anche quando teneva il broncio) di Damon Salvatore: offendersi e accusare gli altri per questo. Egoisticamente vuole che siano loro a implorarlo a cercarlo, mentre il suo desiderio è proprio quello di essere importante per qualcuno. Ma a lui non piace poi così tanto il gioco di squadra, un ruolo uguale agli altri. Vuole "primeggiare" essere al centro delle attenzione, sentirsi dire "grazie" e "ti prego". Il suo personaggio, nel libro, è eccentrico per questo particolare, fa molto broncio e mani conserte. E mi piace che tu abbia saputo renderlo in questa prima parte. Molto fede e molto calzante, e soprattutto ben resa.
Mi piace anche e soprattutto il modo in cui hai fatto entrare la figura di Bonnie, in modo inoffensivo, superficiale, in punta di piedi oserei dire. E stupende le parole in corsivo perché rendono perfettamente l'idea. Quando lui spegne la luce, lei è l'unica che può camminare negli angoli della sua oscura mente.
La seconda mi ha fatto venire da sogghignare. Ancora una volta, Damon sottovaluta il potere che ha un pettirosso di intenerire. Lui tiene il broncio e pensa di poterlo fare anche con quel folletto delicato e sensibile, sempre protetto dagli altri, persino da lui; e si racconta che la ferirà, perché lui gioca con la gente e adesso si è stancato di giocare con lei, come se fosse fragile e rischiasse di andare in mille pezzi. Un'immagine che hai involontariamente creato nella mia mente è stato quello di questo folletto/pettirosso con le piume bagnate, un batuffolo intirizzito e che si gonfia come una palla di pelo. E' tenera, soprattutto perché l'ho immaginata nella mano di Damon Salvatore.
L'ultima chiude con una delicatezza inaudita questa "maschera" che Damon tenta di pigiarsi sulla faccia, persino quando è solo e si guarda allo specchio è essa che vede. Ma non Bonnie, non il suo pettirosso. Bellissima la metafora dell'uccello che con il suo canto lontano sfida il rumore potente e vicino della pioggia. Ma Bonnie non è lontano, è una piccola creature che passa inosservata, che sussurra e si è già infilata tra lui e la tempesta, con il suo impermeabile e il suo profumo di frutti di bosco.
Il finale mi ha disarmato, davvero complimenti, Setsy!
Incanto soave di leggiadre note che sanno di filastrocca, ma portano in sé un messaggio profondo che va a colpire dritta l'anima.
A presto! |