Eccomi, come promesso all'inizio, a lasciare la recensione per la storia partecipante al Queer Contest!
-Correttezza grammaticale: 4.8\5;
-Stile e lessico: 4.8\5;
-Originalità: 9\10;
-Attinenza al tema: 3\5;
-Credibilità della trama: 3.5\5;
-Caratterizzazione dei personaggi: 7\10;
-Gradimento personale: 7\10;
Totale: 44\50 ---> 39 + 5 per il finale più triste: "Una volta raggiunta la vetta, la discesa è tanto rapida quanto inesorabile"
1) Correttezza grammaticale: questa recensione parte in modo molto positivo: con dei complimenti per la grammatica! Io adoro le persone che scrivono bene e che stanno attente alla correttezza grammaticale (chiunque abbia ricevuto una mia recensione lo sa), nonché chi sa dare ordine al testo.
Devo dire che ho trovato pochissimi errori rilevanti – per lo più qualche imprecisione – che ti elencherò qui sotto, nel caso volessi correggerli:
-Le virgole prima delle "e" congiunzione: a meno che la frase che inizia per "e" non sia un'incisiva, le virgole con la "e" congiunzione non vanno mai messe;
-I tre puntini di sospensione: che devono essere staccati sia dalla parola che li precede che da quella che li segue, secondo le regole grammaticali attuali;
-"dii" dovrebbe essere "dei" a pagina 16;
-"invasivo" dovrebbe essere "invadente" a pag 19, perché si riferisce ad una persona: invasivo è un termine prettamente medico.
-Paragrafi: per rendere il testo meno "mattone" – qualsiasi tipo di testo – deve essere diviso in paragrafi contrassegnati da una rientranza di tre punti nella riga iniziale, o staccati con una riga vuota dal paragrafo precedente. Non lo conto come un errore, è solo un piccolo consiglio.
-"Andrebbe convincere i miei genitori e mio cugino di questo": non ricordo in che pagina sta, comunque qualcosa non mi quadra in questa frase. Non lo so, forse ci vuole una "a" tra i due verbi all'inizio, ma anche così c'è qualcosa che suona stonato. Non so, prova a rileggere la storia, a me da quest'impressione che ci sia un'imprecisione grammaticale.
2) Stile e lessico: il tuo stile di scrittura mi piace abbastanza: è molto chiaro e pulito, piuttosto preciso e adeguato. Ad esempio, mi sono piaciuti molto i rimandi alla lingua fiorentina, che contribuiscono notevolmente a dare un tocco di realismo e di ambientazione al racconto: per tutto il tempo, non ho fatto che leggere i dialoghi con l'accento toscano!
Tuttavia, ti suggerirei, per questioni di stile, di aggiungere qualche piccola parte introspettiva, qualche breve paragrafo un po' più riflessivo e profondo, per rendere il tutto un po' più profondo e commovente.
Insomma, in poche parole, ad esempio, il finale secondo me doveva presentare uno stile riflessivo un po' più marcato, in modo da commuovere ancora di più il lettore (con me ci sei arrivata vicina, ma sentivo che mancava qualcosa, nonostante la situazione fosse molto triste e drammatica.)
3) Originalità: diciamo che ho trovato la storia abbastanza originale: di storie LGBT ambientate nei '60\'70 ne conosco parecchie (è lì che è iniziata la cinematografia apertamente gay), di storie d'amore di quel tipo con quel genere di finale tragico anche (quasi tutte a tematica lesbica, però – leggasi "sindrome della poiana") e anche di racconti – anche storie vere – di persone affette, purtroppo, da quella terribile malattia che è il tumore.
Non avevo mai visto, però, tutte e tre le cose insieme. Inoltre, devo aggiungere che hai saputo mescolarle e giostrarle in modo quasi perfetto – qualche imprecisione e qualche mancanza c'erano – facendole collidere in un finale un po' inaspettato e molto triste.
4) Attinenza al tema: e qui c'è qualcosa che non va ... penso che ti sei incentrata un po' troppo sul fattore "malattia" e un po' troppo poco sul fattore "queer". Le esperienze dell'autoaccettazione, dell'omofobia, del coming out, della paura di essere scoperti ecc. secondo me andavano considerati in modo più approfondito, perché era questo quello che desideravo leggere.
Nella tua storia, purtroppo, occupano una parte troppo piccola e troppo poco importante, rispetto al tema della malattia, che diventa l'elemento predominante, con questo finale così drammatico.
Come avevo accennato nel bando, non bastano due uomini che si amano a rendere una storia LGBT, ma è tutto ciò che fa parte di quel mondo: si potrebbe scrivere un racconto queer anche senza una storia d'amore, persino ambientando il tutto solo nell'età infantile.
Sinceramente, quando ho letto che era una storia ambientata negli anni '70, mi aspettavo di leggere qualcosa di più su come si viveva la realtà omosessuale all'epoca, magari facendo riferimento a fatti realmente accaduti in quegli anni – visto che è allora che è iniziato il movimento per la rivendicazione dei diritti dei gay – o anche ai famosi giornali di stampo omosessuale (all'epoca ne esistevano più di oggi, pensa).
Insomma, avrei preferito qualcosa di più specifico, anche se la storia era molto bella :-).
5) Credibilità della trama: allora, allora, allora ... per cominciare, mi complimento con te per le molte correttezze storiche che ho riscontrato, prima ancora di leggere le note finali e che già avevo notato. Nonostante tutto, però, ci sono alcune imprecisioni di 2 tipi: reazioni umane e imprecisioni mediche.
- Quando dico "reazioni umane", mi riferisco quasi esclusivamente al pezzo in cui Amedeo, dopo aver visto L e J baciarsi, li capisce e li accetta quasi immediatamente, dopo un breve discorso di due frasi di J.
Nella mia esperienza e anche in quella di miei amici gay e lesbiche, posso dirti che non è così semplice: quando uno ha pregiudizi omofobi radicati come Amedeo (come hai lasciato intendere nella prima parte) è davvero difficile fargli cambiare idea e convincerlo che l'omosessualità è una cosa normale. Non basta vedere che 2 persone sono felici insieme, credimi: il percorso è molto più lungo – o quantomeno non così immediato – e talvolta anche "doloroso".
Insomma, è successo in modo troppo brusco e rapido, secondo me: un attimo prima li disprezzava, un attimo dopo li accetta. Sinceramente, mi sembra alquanto irreale e forzato: sarebbe stato meglio descrivere un percorso più lungo, dettagliato e "a tappe", sul tema dell'accettazione.
- Parlando di "imprecisioni mediche", invece, mi riferisco alla malattia di L: lo so, nelle note hai già scritto che ti sei presa qualche "licenza poetica" (anche se non si chiamano così, quel termine si riferisce solo alle libertà linguistiche) che posso anche accettare, tuttavia ci sono diversi elementi troppo irreali.
Prima però è necessaria una premessa: non ho mai studiato medicina, ma avendo avuto diverse esperienze personali – anche se indirette – con le patologie oncologiche, ne so abbastanza: diciamo che la lotta a questo genere di malattia è iniziata più o meno dopo il 1971, quando si è iniziata ad avere una percezione più corretta e precisa di questo male.
Ora, tenendo presente questa data, se non sbaglio, la storia è ambientata nel '73: quindi, il fatto che J alla parola "reparto oncologico" capisca subito di cosa si sta parlando, mi sembra alquanto improbabile: la prima persona che ho conosciuto affetta da tumore è morta nel 2002, quindi in tempi piuttosto recenti, eppure, prima della diagnosi, nessuno di noi in famiglia aveva mai sentito il termine "oncologia" e non sapevamo assolutamente niente di tumori, nonostante viviamo in una zona non ad alto rischio, ma quasi.
Insomma, mi sembra strano che J sia così informato, considerando che nel '73 la lotta ai tumori era relativamente "neonata".
Anche il fatto che L lo sapesse da 5 anni è troppo strano: la persona di cui ho parlato prima è morta in soli 4 mesi, dopo la diagnosi, e ti ricordo che era il 2002, quando già l'aspettativa di vita era molto maggiore, rispetto agli anni '70.
Mettici pure che L non faceva la chemio: in quelle condizioni e in quel periodo storico, con un tumore alle vie respiratorie non sopravvivevi più di qualche mese, con o senza la chemio, tranne in casi estremamente rari, ma comunque con la chemio.
Inoltre, mi sembra improbabile che L sia riuscito a nascondere il tumore a J per tutto quel tempo: si tratta di una malattia progressiva, che uccide lentamente, ma con costanza, ed è pressoché impossibile trascorrere quasi un mese a stretto contatto con una persona e non accorgersene: la debilitazione è lenta, ma molto evidente.
6) Caratterizzazione dei personaggi: diciamo che i personaggi sono resi abbastanza bene, anche se li trovo un po' "sbiaditi" e dai contorni poco netti. Si può rendere perfettamente il carattere di un personaggio con pochissime frasi, conferendogli indirettamente anche un aspetto fisico che gli corrisponde.
Oppure, al contrario, si può fare una descrizione talmente appropriata, emblematica e magari anche allegorica di una persona da permetterti di intuire immediatamente la sua personalità.
Qui, nonostante ho trovato il personaggio di L molto ben caratterizzato, J mi sembra abbastanza incolore, tanto che nemmeno riesco a figurarmelo fisicamente e Amedeo quasi un'ombra.
Manca qualcosa, insomma, un po' più di "personalità", qualche tratto distintivo in più.
7) Gradimento personale: nonostante le varie imprecisioni, mancanze ecc. devo dire che la storia e il modo in cui è stata scritta mi sono piaciuti: l'atmosfera è resa in modo davvero impeccabile, il linguaggio – per quanto semplice – è preciso e limpido, la grammatica ottima, il finale molto commovente e gestito abbastanza bene e l'idea di fondo abbastanza buona.
Devo aggiungere, però, la quasi assenza dell'elemento "queer", l'irrealtà di alcune situazioni e un'eccessiva "rapidità globale": mi spiego, secondo me, questa storia meritava più capitoli e più approfondimento, con un ritmo più cadenzato e meno rapido, per darti il tempo di affezionarti maggiormente ai personaggi, in modo da rendere il finale ancora più commovente e memorabile.
In conclusione, molto bene, ma si può ancora migliorare.
Lilith |