Dublino (Dublin [ˈdʌblɪn] in inglese; in irlandese "Baile Átha Cliath", che significa "città del guado del graticcio", o semplicemente "Áth Cliath", o meno correttamente Dubh Linn che significa "stagno nero" ) è la capitale della Repubblica d'Irlanda, oltre che la città più grande e popolata, non solo della Repubblica, ma di tutta l'isola d'Irlanda. Gli abitanti sono, infatti, 527.612 (censimento del 2011) che, se si considera l'area metropolitana, raggiungono e superano il milione. La città è in continua espansione urbanistica ed economica da qualche decennio, e contribuisce al PIL della Repubblica con 60 miliardi di euro.
Wikipedia ha decisamente bisogno di essere rettificata. Queste scarne e banali righe non racchiudono minimamente l’essenza della città, ma ne forniscono solo un quadro approssimativo e superficiale. Dublino è l’εἶδος, è la nuova Gerusalemme, è Lourdes e Medjugorje assieme, è luogo di culto intriso di misticismo, è il giardino dell’Eden, è uno scampolo di Paradiso. Wikipedia è ancora immersa nelle tenebre, non ha visto. Io sì e posso pertanto saltellare gaudente in preda ad un deliro autentico e preoccupante, soggiogata da cotanta perfezione (ci tengo a sottolineare che questa è la millesima rilettura che faccio della shot e la reazione è sempre la stessa).
APOLOGIA DI DUBLINO
Partiamo dall’inizio (non sono mai stata una persona particolarmente metodica, ma me pare giusto). L’idea di esordire narrando la vicenda dal punto di vista di Harris è la prima di un’interminabile serie di genialate che vanno tutte accuratamente analizzate. L’ingenuità e l’imbranataggine del giovane agente (e me sò trattenuta) offrono una visuale degli eventi particolare e meravigliosamente comica che, personalmente, ho adorato. La devozione del ragazzo per Coulson è una delle cose più esilaranti che abbia mai letto e la serie di aggettivi encomiastici e adoranti con cui è espressa sono veramente da Oscar.
“Agente Mimo?” chiese con tono di deferenza – non lo stesso che dedicava a Coulson, naturalmente. Quella era pura e totale venerazione. “Io sono la matricola Jacob Harris.”
Viè qua Harris, veneriamo Coulson insieme, costruiamo un altarino con le sue immagini. Come si può non mare quell’uomo? Soltanto l’essere della Lazio è più inspiegabile. Ma procediamo.
Visto che è menzionata nella battuta che ho riportato, passiamo a quella
ignobile baldracca buona donna de Bobbi (“l’ultimo cane kantiano”). Non so se sia più viscida lei o la Thompson. La Thompson, capisci? Se riesci a concorrere con lei vuol dire che sei veramente un SPT (acronimo grazie al quale eviterò di trascendere nel volgare, cosa non conforme alla mia proverbiale e mirabile eleganza). Se l’intenzione era quella di creare un personaggio incredibilmente odioso e insopportabile e riluttante e SPT, ce sei riuscita alla grande, perché tutt’oggi, pur avendo letto la storia miliardi di volte, riesce ancora a provocarmi l’orticaria. Coulson versione ti guardo dall’alto in basso vali poco meno di zero è una m e r a v i g l i a, l’ho amato tantissimo. Haaaaaaaaarris corri, idolatriamolo insieme *tirano fuori striscioni e cartelloni con su scritto “Phil ti amiamo”, “Sposaci” e simili*
“Sai, se chiudi la mano in un pugno e applichi una certa pressione, si chiama bussare.”
Questa la segnalo perché non me la ricordavo e mi sò pisciata :::
Viva l’influenza di Sitwell. Più provvidenziale del tram a via Stadera, e ho detto tutto.
E Coulson irritato e geloso e sostenuto prima di capitombolare miseramente è la cosa più bella di questo mondo, molto più del tram a via Stadera, e ho detto tuttissimo.
Ora quella parte. Sì ecco insomma Dio mio e Odino e Allah e tutte le divinità del Pantheon greco. Le mie capacità analitiche vengono meno e mi vedo costretta a sopperire ad esse con una serie di esclamazioni prive di senso emesse con voce stridula e mielosa.
AAAWWWWWWWWWWW CÈÈÈÈÈÈÈÈÈÈÈÈÈÈÈÈ AAAWWWWWWWWWW e poi ancora Dio mio, Ossignore e tutti i santi e gli angeli del Paradiso e Odino *sviene*
C’è bisogno che mi soffermi sull’energia sessuale nemmeno tanto latente che sprizza da tutti i pori? SÌ, ce n’è assssssolutamente bisogno, quindi mi soffermo eccome.
AAAWWWWWWWWWWW CÈÈÈÈÈÈÈÈÈÈÈÈÈÈÈÈ AAAWWWWWWWWWW e un altro elenco di divinità cristiane, pagane e asgardiane.
Energia sessuale per niente latente finalmente, f i n a l m e n t e, FINALMENTE sfogata *esulta trionfale saltando sul divano (giusto pè dì ‘na cosa a caso, il divano)* per la gioia mia, di Barton, Coulson, della Potts che non se deve più subì filippiche su protocolli e principi morali e mia. L’ho già detto mia?
“Ancora non ho capito perché siamo qui.”
“Si chiama missione, Barton. È il tuo lavoro.”
“Che fai, ritorni alle formalità?”
Clint sbuffò seccato, sporgendosi appena dal suo nascondiglio per fissare con irritazione la parete dietro la quale era nascosto Phil.
“Siamo in missione, dovresti concentrarti” lo rimproverò tranquillo Phil. “E non pensare ad altro.”
“Ho sonno” si lamentò Clint capriccioso.
“Colpa tua” replicò Coulson con un sorriso smagliante che il Falco intuì solo dalla voce. “Dovevi dormire di più ieri sera.”
“Non è colpa mia” ribadì Barton malizioso. “Qualcuno me l’ha impedito.”
“Non scaricare le tue responsabilità, Barton” disse Phil divertito, “e concentrati.”
“Ne riparliamo, di questa cosa.”
Adoro.
Passiamo al putiferio. Io l’avevo detto che quella era ‘na baldracca di dimensioni colossali. Mi spieghi per quale motivo Barton non le ha infilato una freccia nella vagina prima che combinasse questo macello? Eccheccacchio, ha infilzato gente per molto meno.
La odio tanto quanto amo Pepper e il modo in cui hai descritto il suo ingresso in scena e gli effetti che ha su Phil. È splendido il modo in cui racconti il loro legame, sa di amore e calore e famiglia in maniera assurda e commuovente. L’immagine di loro due addormentati accanto al letto di Clint è una di quelle cose che s’imprimono a fuoco nel cuore e neutralizzano le residue speranze di non morire di fangirlismo fulminante.
La panoramica sulle reazioni dei Vendicatori è meravigliosa e le battute che gli hai attribuito sono perfette e perfettamente IC. Nota di merito a quelle finali, con Tony e Steve che incarnano rispettivamente un koala e un panda di indicibile dolcezza.
“Mi fa piacere” disse lei dopo qualche istante, la voce colma di gioia.
“Che ti abbia fatta ubriacare?”
Anche se non poteva vederla, Phil sapeva che stava roteando gli occhi al cielo, divertita ed esasperata allo stesso tempo.
“No, agente. Che tu sia felice.”
“E a te chi l’ha detto?” chiese Coulson, sorridendo.
“Lo so. Ti ricordi? Sei la mia famiglia.”
“E tu la mia.”
A proposito di quanto dicevo poche righe fa. Magnifico, non ce l’ho fatta all’epoca e non ce la sto facendo ora e non ce la farò mai.
“Forse puoi dormire con me stanotte, dopotutto.”
Anche al buio, lo poteva sentire sorridere. Scattò subito in piedi.
“L’hai detto anche ieri sera.”
“Mhm.”
“E la sera prima.”
“Mhm.”
“E quella precedente anc-...”
“Barton. Silenzio e cammina.”
MUORO.
“Forse c’era ancora la possibilità di un lieto fine; curioso di scoprirlo, Clint ricominciò a sperare”.
IO.TI.AMO.
Immensamente e incondizionatamente.
Fine…
…ma non proprio
Questa recensione, come forse ti accennai un po’di tempo fa, attendeva da secoli di essere inviata. Quando l’ho scritta non sapevo ancora che questa storia sarebbe stata il mio regalo di compleanno e nel rileggerla adesso a) prendo atto dello stato di totale ed irreversibile insanità mentale in cui verso (mi auguro davvero che a nessuno venga mai la curiosità di venire a sbirciare le tue recensioni perché per la mia reputazione sarebbe finita) e b) penso che sia una sorta di segno del destino il fatto che io, pur non sapendo che me l’avresti dedicata, l’abbia commentata all’istante. Penso che quanto detto fino ad ora abbia lasciato intuire (ma vagamente) quanto il dono sia stato gradito *occhioni lucidi* Il grazie per questa storia è soltanto uno dei tanti che devo rivolgerti, ci vorrebbe un’altra recensione per esaurirli. Grazie, di tutto.
Grazie anche per le note finali, che diventano di volta in volta più deliranti *cuore* A questo proposito, hai un bel coraggio a definirmi folle dopo aver svelato la riflessione con cui è nata questa storia. Se la mia dignità è ridotta in frantumi, della tua non restano nemmeno le briciole.
Basta, mi defilo, o qua viene fuori “Guerra e pace”.
Ah no aspè: la AU, MIODDDDDIO.
Forse avrei dovuto optare per una recensione seria. |