Ciao carissima,
credo che questa storia mi abbia colpito molto anche per il fatto che sia associata alle mie notti insonni. Vorrei davvero trovarmi al posto di Ukoku per urlare al cielo il tormento che mi ha stretto sin dall’infanzia; vorrei avere la sua stessa intensità mentre, placido, appare quasi come un apostrofo nel vento. Si astrae e combacia, geme nel silenzio e riluce di un candore surreale, coincidendo con l’abisso più nero cui si fregia in difetto, senza comprendere che il tutto e il niente appartengono alla stessa origine.
Ho adorato la narrazione introspettiva cui fluisce l’indice caotico futurista con sprazzi alla Joyce. Il flusso di coscienza è sempre l’alto spettro per ogni folgore e anche in questo caso ha saputo assoggettarsi nell’abisso senza perdere d’intensità.
Mi piacerebbe leggere più cose di questo genere, devo ammetterlo: breve, incisive, piene d’amarezza e risentimento, ma anche dilaniante terrore e promesse eteree che fluttuano nel confine indelebile di un tratto accantonato.
Grazie.
xoxo (Recensione modificata il 10/07/2013 - 11:38 pm) |