Per fortuna nel fandom di riferimento il protagonista si affida a un'arma bianca, se usasse un altro tipo di armi potrebbe ricorrere alla scusa del "fuoco amico" per liberarsi di quell'importuno collega e delle sue ancora più importune domande...
A parte questo, mi pare davvero molto ben impostato questo breve dialogo tra i due, con uno che mostra una sincera meraviglia (che dell'ignoranza è figlia, ammonisce un vecchio adagio popolare) per le doti belliche (e non solo, si rivolge anche alla sua particolare natura) dell'altro e quest'ultimo che sembra davvero essere arrivato al limite della sua riserva di pazienza (del resto il buon La Rochefoucaud non ammoniva forse che tocca agli amici fare quel male che la lontananza impedisce di fare ai nemici?), la frase finale in questo contesto è una piccola perla, in tre parole ha espresso più che chiaramente il concetto di essere lasciato in pace con sé stesso (o con i suoi guai, ergo non ne ha bisogno di un altro, perdipiù parlante).

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Dopo aver attraversato un periodo “terribile” che non si è esaurito del tutto, ma che sembra essersi alleggerito, sono tornata a farmi viva in questi lidi. Prima ho iniziato postando qualcosa, ma ora credo sia giunto il momento anche di ricominciare a commentare.
E non potevo non iniziare da una delle tue storie, visto che ho sempre adorato come scrivi.
Sei concisa, coerente e profonda.
Tre qualità che apprezzo moltissimo!
Ora passiamo però a commentare la breve scena.
Sei stata così brava e descrittiva che mentre leggevo riuscivo a vederla nella mente.
Il dialogo è “perfetto”, così come le azioni.
L’ultima frase lascia con l’amaro in bocca.
Nessuna battaglia può essere davvero noiosa, perché si rischia di perdere chi si ama. Che tristezza!
Leggendo, mi sono resa conto che mi sono mancate le tue fic.
Nei prossimi giorni proverò a mettermi in paro con quelle che hai scritto nei mesi in cui sono stata assente. Visto la tua grande produttività, immagino saranno tante.
Complimenti!

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