Lo sapevo. Lo sentivo. E ringrazio il cielo che sia vero.
Oh Alice... Quanto ti ho aspettata, quante cose sono cambiate qui, dentro di me. Eppure quante cose fai riemergere al cuore e alla mente, agli occhi. Le tue parole come pinze che estraggono l'anima e la schiaffeggiano. Quanti ricordi leggo nelle tue parole. Pessoa scrisse "Il poeta è un fingitore, finge così completamente che arriva a fingere che è dolore il dolore che davvero sente. E quanti leggono ciò che scrive, nel dolore letto sentono proprio non i due che egli ha provato ma solo quello che essi non hanno": mai ho trovato un'affermazione (in rima) che descrivesse meglio cosa trasmette una poesia. E le tue, Alice, rientrano perfettamente in questa definizione.
I due versi iniziali spezzano le gambe, strappano lacrime e buttano anche te, dietro quello specchio, dietro quel riflesso. Perchè siamo sempre noi, alla fine, a diventare il riflesso di un riflesso, che è troppo bello per essere vero, che accarezziamo con amore, con mani che quasi tremano cercando di far sì che resti sempre vero e che non diventi mai ricordo. E non importa se poi, nel ricordo, i dettagli sono così veri, perchè la pelle, quella pelle, non sarà mai più sotto i polpastrelli. E anche i pensieri più cupi diventeranno ancora più cupi e prenderanno una forma che non era la loro, che è più bella, più poesia, più riflesso che realtà. E noi lì ci nascondiamo. Come forme in dissolvenza, trapassante dagli sguardi, che nonarrivano perchè non c'è più nessun posto dove arrivare, ché gli occhi diventano pozzi da cui estrarre secchi di lacrime, ma che poi, piano piano, inaridiscono e non c'è nemmeno più il tonfo del secchio vuoto... E in quel vuoto rimane il dolore, e, dio mio, io non so come commentare la terza strofa, che è la mia vita, la vita di tutti, ed è così semplice e così dolorosa e così vera, vera da far male, vera perchè la poesia esce dallo specchio ed è tutta la realtà che rimane.
I denti che tremano dal dolore. Non paura, dolore. Il dolore non ha voce, ma ha il suono delle tue parole. Scrivi così bene, con così tanta naturalezza, che ciò che si può provare nelle tue parole diventa concreto, tangibile.
Piango quasi al suono di queste tue parole. Mi sconvolge pensare che dopo la gioia che ora provo, tornerà ad essere tutto troppo vero. E non sarò più bellissima, e il giorno sarà una spina ed io appassirò e urlerò. La paura mi accompagna in ogni passo.
L'ultima strofa forse non la voglio commentare, e non so nemmeno perchè. E' avulsa dal resto.
Mi sei mancata. Gli autori che più si amano hanno il potere di ridare il respiro. Anche in mezzo al dolore.
Ti aspetterò, sempre, tutte le volte che penseremo che sei scomparsa, io aspetterò. Perchè, come ti dissi, le persone che vale la pena aspettare, tornano sempre. |