Recensioni per
Lemon tree
di Mary West

Questa storia ha ottenuto 8 recensioni.
Positive : 8
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
25/02/14, ore 08:33
Cap. 1:

Io ho una grande abilità nello scoprire le storie sempre molto tempo dopo che sono state pubblicate, ma spulciando i preferiti di uno dei miei autori preferiti l'ho trovata e non ho potuto fare a meno di amarla.
Prima di tutto ti ringrazio per essere rimasta così fedele al film. Non ho niente contro la creatività delle fanwriter (anzi! Vi invidio per averne tanta!), ma qualche volta mi piacerebbe anche sentir parlare o leggere dei personaggi per i quali sono qui dentro. Tony e Pepper sono la mia coppia het preferita, perciò penso che sarai costretta a leggere ancora i miei sproloqui, visto che il tuo account pullula di storie su di loro, ma qui voglio soffermarmi proprio su tutto il gruppo che hai descritto, con grande bravura e, almeno per me, anche un perfetto rispetto dell'IC. I toni da commedia sono stati messi un po' da parte per lasciare, invece, spazio alla descrizione della battagli di New York vista 'da dentro' e credo che tu sia stata in grado di cogliere molto bene quel poco che i semplici spettatori come me hanno intuito da dieci secondi di facce distrutte.
Una bellissima storia e uno stile che mi è piaciuto molto :-) Ci rileggiamo di sicuro!

Recensore Master
06/09/13, ore 12:21
Cap. 1:

Ciao! Finalmente ho un po' di tempo libero e ne approfitto per recensire le storie arretrate :P
La prima parte della storia è stata molto bella e almeno io, l'ho sentita molto. Credo che ognuno di noi si sia chiesto cosa sia successo immediatamente dopo la battaglia e l'idea di continuare proprio da lì mi è piaciuta molto. Ovviamente ho apprezzato tantissimo anche la presenza di Phil <3, spero vivamente anche io che sia accaduta una cosa del genere e magari il regista di The Avengers 2 ci farà questo regalino; insomma, la squadra dei Vendicatori senza Phil è di una tristezza infinita, sooob.
Mi piace che tu abbia poi narrato il punto di vista di ogni vendicatore una volta finita la guerra, e in particolare (e non c'è bisogno di dirlo, ehm) ho adorato la parte pepperony <3
Hai dato un'impronta tua ai personaggi e si vede soprattutto quando li descrivi, nei gesti, nelle espressioni e addirittura nei vestiti che indossano e permetti al lettore di vederli proprio davanti a sè. Credo di avertelo già detto, ma forse questo è l'aspetto che preferisco del tuo stile.
La parte relativa a Clint e a Phil è stata altrettanto bella, sebbene non li riesca a vedere insieme l'ho trovata molto dolce, così come Natasha e Bruce e concordo con te sul fatto che tu abbia descritto magnificamente la nostra scorbutica spia, qui in versione più tenera :P
Infine ammetto di aver apprezzato tantissimo il finale della storia e mi piace soprattutto l'idea di inserire Pepper nel contesto Vendicatori; siamo abituati a vedere le due cose separate, soprattutto nei film, ma alla fine lei è la ragazza di Stark e come ne emerge da The Avengers sa molte cose sullo S.H.I.E.L.D., tanto vale farla interagire con loro, ed è una cosa che tu hai fatto benissimo e non solo in questa one shot.
Ti faccio quindi tanti complimenti e spero di rileggerti presto.
Alla prossima!

Recensore Master
05/09/13, ore 15:09
Cap. 1:

Okay, alla fine c'è l'ho fatta! xD
Lo ammetto in questo periodo la mia voglia di leggere, anche su questo fantastico sito, è scemata. Ma alla fine mi sono messa d'impegno e ho completato la lettura xD Mi dispiace di averci messo così tanto =) Comunque come sempre le tue storie sono u capolavoro. Quando ho letto il titoli in effetti mio sembrava strano: "Un albero di limoni? E a che diavolo serve?" Ho addirittura pensato che ti riferissi ad una coppia slash, tipo Coulson e Barton... che in effetti c'è xD
E' incredibile come tu sia riuscita a trattare le coppie ed i personaggi alla perfezione. Tutti sono IC e la tenerezza di Thor mi ha sciolto il cuore. E' incredibile come quell'omaccione grande, grosso ed imponente (molti se la darebbero a gambe levati nel vederlo xD ) è di una tenerezza disarmante. Insomma dovrebbe incutere timore e dovrebbe essere abbastanza controllato, in quanto Dio della guerra, ed invece c'è lo vedrei molto bene nei panni di Biancaneve con tutti gli uccellini e altri animali a circondarlo.
La scenetta fra Coulson e Barton l'ho adorata al'inverosimile. Erano così teneri e pucciosi che ho sperato che quel momento durasse per sempre e invece sono arrivati quei guasta feste di Banne e Romanoff. Uff!!!!!!!!
Pepperony è il massimo come sempre e tu sei stata fantastica a descrivere il loro incontro come se fosse una cosa tanto normale. In effetti come fidanzata di un supereroe Pepper è abituata a trovarsi ne luoghi più disparati in cui incontrare Tony ^^
Sei stata meravigliosa! mogliaH come sempre ti venero alla follia! xD
Un bacione e non vedo l'ora di leggere qualcos'altro di tuo *________*
A presto!
Miss

Recensore Veterano
31/08/13, ore 18:54
Cap. 1:

Ciao! La scena dalla quale sei partita e che hai poi analizzato è una di quelle che mi sono rimaste più in mente di Avengers... che cosa succede dopo? Ammetto che io in genere mi fermavo anche prima, nel senso che tra la fine della battaglia e lo shawarma mi sono sempre chiesta che cosa è successo. Ben inteso non credo che li abbiano semplicemente lasciati andare a mangiare un panino e tanti saluti. Ugualmente interessante e assolutamente ben rappresentato è il momento successivo, ossia tra il famoso panino e la scena della torre che conclude il film. Che cosa succede a tutti? Dove vanno, ma sopratutto cosa provano e cosa pensano dopo tutto quello che hanno passato? Personalmente non mi ero mai soffermata molto sugli altri, essendo vagamente starkocentrica, ma ho apprezzato moltissimo questa tua storia in ogni suo particolare. Sebbene sia un'accesa sostenitrice della violoncellista e stia cominciando a tollerare davvero poco le Clint/Phil (problema mio, ben inteso, tu hai reso il tutto splendidamente) ho apprezzato davvero molto come hai scritto la storia e come sei riuscita a calarci nei singoli personaggi analizzando quello che deve essere passato nelle mente di ognuno, differenziando splendidamente tra l'altro i vari caratteri. Ti dirò, mi ha quasi fatto pena Cap, da solo quando tutti, persino Thor a ben vedere, hanno qualcuno a cui appoggiarsi. Devo anche sottolineare che ho letteralmente adorato la parte pepperony? Non credo, ormai mi conosci e sai che ritengo che tu renda magistralmente questa coppia che adoro! Ho anche apprezzato molto come hai reso Natasha e concordo pienamente con te sia per il fatto che sia complicata da gestire, sia per la tua opinione di come sei riuscita a renderla!
Alla prossima
Even

 

Nuovo recensore
29/08/13, ore 15:46
Cap. 1:

Io sono di norma una lettrice silenziosa, ma a volte ti capitano quelle storie che ti lasciano la voglia di dire qualcosa, anche se magari non sei granchè come commentatore. La tua one-shot mi ha fatto piangere a un certo punto e non so nemmeno bene perchè. Sono scoppiata all'improvviso, sopraffatta dai sentimenti dei tuoi personaggi. Sembravano vivi come sullo schermo e ho sentito tutta la loro paura, la felicità e anche il crollo nervoso che arriva alla fine delle brutte avventure. Davvero stupenda ed emozionante.

Recensore Master
29/08/13, ore 10:04
Cap. 1:

(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte)
Che cosa accade quando si spengono i riflettori, quando lo spettacolo termina e cala il sipario? È questo l’interrogativo a cui _Maria_ risponde con “Lemon tree”, raccontando un’ipotetica appendice della battaglia di New York con cui “The Avengers” si conclude. La storia si sofferma sui postumi dello scontro e sugli strascichi dello stesso. La tragedia appena consumatasi viene raccontata dalle strade vuote, dalle macerie, dagli edifici diroccati, in una ricostruzione curatissima e suggestiva della New York post battaglia, nella cui rovina sembra di essere catapultati per l’icasticità con cui l’ambiente viene descritto. Quel che più colpisce, però, è il modo in cui l’autrice racconta quel che accade dentro, nel cuore (e nella testa) di coloro che hanno combattuto rischiando tutto e che, adesso, si trovano ad affrontare un altro scontro, ancor più difficile da fronteggiare e da vincere: quello contro se stessi. I supereroi hanno trionfato, ma gli uomini (ed è questo il merito della storia, quello di sviscerare la dicotomia eroe/uomo e le contraddizioni che essa comporta) che si nascondono dietro la maschera (o dentro l’armatura) si ritrovano a fare i conti con le proprie debolezze e, soprattutto, con la consapevolezza che il rischio di perdere (di perdere la prossima battaglia, di perdere quel che si ama) è tangibile e di questa presa di coscienza Iron Man è l’emblema. “Non era dolore o sofferenza fisica, era uno stato di perdizione, era come esser catapultati in un mondo nuovo, entusiasmante a primo impatto, quando l’adrenalina scorre nelle vene e non si pensa a niente. Dopo, quando ogni scarica di eccitazione è scomparsa, la verità ripiomba con la forza di un macigno e allora ci si sente persi, smarriti, abbandonati in una realtà sconosciuta e si ha paura. Dopo aver provato la sensazione di trovarsi ad un passo dal perdere tutto – la vita, la dignità, la libertà, lei – si diventa consapevoli dell’importanza di ogni cosa e allora il mondo appare così diverso e spaventoso da incutere terrore e si sviluppa la coscienza che la possibilità di perdere è reale e tangibile e quella possibilità fa paura”. Questo stralcio (relativo proprio alla condizione di Iron Man nel post battaglia) dimostra la sensibilità e l’efficacia con cui le ripercussioni psicologiche ed emotive di quanto avvenuto vengono analizzate e donate al lettore, che ha l’occasione di scoprire la vulnerabilità di quelli che, ad uno sguardo meno capillare, potrebbero parere eroi senza macchia e senza paura, ma che invece nascondono timori e fragilità del tutto umani in cui è impossibile non immedesimarsi (per la bravura con cui l’autrice li ha portati alla luce e narrati). In questo quadro di smarrimento e desolazione, ciascuno dei protagonisti trova conforto nei propri rapporti personali. Il post battaglia diventa così anche il momento del ricongiungimento, in cui i legami (d’amore e d’amicizia) si consolidano oppure sbocciano, a seconda dei casi (perché è quando sei stato ad un passo dal perdere tutto che comprendi quanto sia importante tenerti stretto i tuoi affetti). A questo proposito, è mirabile la maestria con cui l’autrice ha gestito i rapporti di coppia (canonici e non), tratteggiati nel pieno rispetto della natura dei personaggi e attraverso interazioni (verbali e gestuali) di grandissimo valore emotivo.
“Lemon tree” è una vera e propria opera di ricomposizione: _Maria_ raccoglie i cocci del post battaglia e li rimette insieme, regalando ai Vendicatori (e ai lettori, soprattutto) il lieto fine che il film non ha mostrato e che lei, attraverso una narrazione coinvolgente ed impeccabile sul piano formale, ha saputo plasmare. Un lavoro del genere merita, a mio avviso, un posto di rilievo nel fandom.
(Recensione modificata il 29/08/2013 - 12:31 pm)

Recensore Master
29/08/13, ore 10:03
Cap. 1:

Dal momento che ho già adempito ai miei doveri di lettrice analitica e oculata (?), posso sfruttare questa recensione per dar libero sfogo all’ondata di fangirlismo che mi ha travolta durante la lettura (o meglio, la rilettura) di questa storia, che rappresenta senza dubbio uno dei fiori all’occhiello della tua produzione. Quel che avevo da dire di serio l’ho già detto (non particolarmente bene, ma almeno ci ho provato), pertanto attenditi un commento molto sconclusionato e molto poco degno.
L’ambientazione è magnifica e, malgrado l’abbia già lodata nella segnalazione, non posso non farvi cenno anche qui. Ho letteralmente respirato la distruzione e la desolazione del post battaglia ed ho camminato nelle strade deserte e diroccate di New York. Mi son sentita immersa nello scenario raccontato e questo dimostra la bravura con cui hai saputo tratteggiarlo. La cosa più bella è che è avvenuta la stessa identica cosa con le emozioni dei protagonisti e, se è difficile dipingere l’ambientazione, rappresentare l’anima e il vissuto interiore dei protagonisti diventa addirittura proibitivo, e l’abilità con cui tu sei riuscita a farlo è invidiabile (sì, sono invidiosa di questa storia, è una di quelle che avrei voluto scrivere io). Ti sono grata per il modo in cui mi hai fatto vivere i personaggi (anzi, le persone che si nascondono dietro di essi) e mi hai resa partecipe dei loro pensieri, dei loro timori, dei loro sentimenti. È impressionante il modo in cui hai sfruttato il linguaggio del corpo (“C’era qualcosa di assolutamente tragico e struggente nel modo in cui contorceva i muscoli della faccia, qualcosa di innaturale nella maniera con la quale stringeva le labbra pallide e sottili, qualcosa di spaventoso nel chiarore della pelle delle braccia, rizzate per lo spavento, qualcosa di troppo afflitto nella postura rigida della schiena e nella stretta compulsiva della mano attorno all’impugnatura dell’arco, qualcosa di esageratamente desolante nelle iridi splendenti”. Questo è uno dei passi che ho preferito in assoluto) e la mimica facciale (“Si voltarono simultaneamente a fissare la Romanoff e quando videro i suoi occhi vitrei e, per la prima volta, espressivi – di sorpresa, sgomento, incredulità pura – ne seguirono la direzione fino a scorgere la fonte di quello sbigottimento”) per raccontare quello che è celato, quello che c’è dentro (e che viene portato alla luce dalle tua parole). Hai scavato nell’anima dei personaggi e l’hai fatto con tutti i mezzi a tua disposizione. Il risultato, a mio avviso, è sensazionale.
L’aspetto che mi ha fatto fangirlizzare in maniera indecente innamorare di questa storia è senza dubbio la gestione, MAESTOSA, dei rapporti di coppia (e fu così che partì un “AW” sonoro e ridondante). In questa storia c’è, a mio avviso, il più bel Pepperony che tu abbia mai scritto. La naturalezza con cui hai raccontato il legame di Tony e Pepper è straordinaria. M’è parso di vederli camminare l’uno accanto all’altra (anzi, m’è parso di camminare al loro fianco!), mano nella mano tra le macerie, e di vedere la serenità dipinta sui loro volti (la serenità di chi non desidererebbe essere da nessun altra parte e con nessun altra persona al mondo). Li ho trovati incredibilmente loro, nel modo di completarsi, di comprendersi, di darsi forza, di battibeccare (“Non sapevo fossi così bravo a preparare frappè”; “Dimmi cosa non so fare, tesoro”; “Abbassa la cresta, caro”; “Amore, non essere violenta”. Ecco, queste battute le ho sentite con le mie orecchie, posso assicurartelo!).
La caratterizzazione di Natasha rasenta la perfezione (in realtà non riesco a trovarle difetti, quindi potrei anche dire che, la perfezione, la centra in pieno). Sono ammirata per l’equilibrio con cui hai saputo tratteggiarla (e che io, quando si tratta di lei, proprio non riesco a trovare): è lei in tutto e per tutto e non soltanto nell’interazione con Bruce, ma in quella con tutti i Vendicatori. È vicina e lontana contemporaneamente, distaccata e partecipe nello stesso tempo. È estremamente difficile raccontare la sensibilità di Natasha ed il suo modo di vivere le cose; ebbene, per quanto possa contare il parere di un’autrice che non ne è assolutamente capace, trovo che tu, nella circostanza, l’abbia fatto benissimo. E poi BRUTASHA (no no Gabriella, trattieniti, je la stavi facendo a fa ‘na discreta figura, non rovinare tutto…) *scuoricina* *awwweggia* *muore male* Ma COME SI FA A NON SHIPPARLI? *piange* sapevo che questa recensione sarebbe finita male . Quando mi imbatto in autrici che offrono una versione così bella di questa coppia (che ha, a mio avviso, un potenziale smisurato) non riesco a fare a meno di domandarmi perché sia così bistrattata. Forse proprio perché le autrici che la raccontano (e che sanno farlo) si contano sulle dita di una mano. Il “vedo non vedo” del loro dialogo è impagabile. È bellissimo il modo in cui la loro sintonia si cela dietro le parole e quello, filtrato ma efficacissimo, in cui traspare (mi son spiegata come troglodita, me ne rendo conto. Quel che intendo dire è che sono credibilissimi e splendidamente caratterizzati e che amoli, ecco).
Poi ecco aspetta, mi sto ancora riprendendo, dammi solo un altro minuto . Quando, nella segnalazione, ho parlato di “interazioni (verbali e gestuali) di grandissimo valore emotivo” mi riferivo alla scena di Phil e Clint (che, secondo me, meritava d’esser riportata integralmente, ma c’erano altissime probabilità che ad Erika venisse una sincope davanti alla lunghezza della recensione e allora ho evitato, ma credimi, l’ho fatto a fatica): potrei tranquillamente decantarla, per tutte le volte che l’ho riletta. Per me quella scena ha valore paradigmatico (non soltanto la amo, ma sono convinta di poter imparare molto, come autrice, dal modo in cui è costruita), perché racconta TUTTO di un rapporto con un singolo gesto (“Rimase in silenzio a sua volta per parecchi minuti e alla fine allungò un braccio e gli afferrò la mano. Barton trasalì di nuovo, stavolta con molta più forza, e Phil strinse la mano, felice di ritrovarla com’era, calda, confortevole, densa di calli e il Falco rispose e senza volerlo vi si aggrappò disperatamente” […] Come poteva, dopo quell’ultimo litigio, quelle urla, quelle promesse disperate, adesso afferrare quella mano, aggrapparvisi come se ne dipendesse la vita?”). È l’apoteosi della sintesi e della comunicatività (di tutto ciò che non posseggo, insomma). E poi è densissima, sia nella parte narrativa che in quella dialogica, ed è visiva da morire (e a trecentosessanta gradi: si vede con gli occhi e con il cuore), è proprio il ritratto di due persone che sono insieme, nel modo più autentico e viscerale del termine. In realtà è anche più di tutto questo, ma non sono molto brava a sciorinare quello che sento davanti ad immagini come queste (il commento più eloquente sarebbe il silenzio che segue al “che ne pensi?” al telefono, ma dal momento che i silenzi non possono essere inseriti nelle recensioni devi accontentarti di questo sproloquio).
Non può assolutamente mancare la nota di merito per Thor, che ho amato in maniera profonda. L’ho amato perché, questa volta, non hai soltanto sfruttato il potenziale comico insito nella sua figura, ma l’hai anche nobilitato, attribuendogli riflessioni (e sentimenti) di una bellezza e di uno spessore regali. Principe non soltanto di nome, ma anche di fatto (principe bambino[ne], ma pur sempre principe).
Concludo qui semplicemente perché non voglio rubarti altro tempo con il mio vaneggiare, ma potrei andare avanti a vita con le lodi. Questo è senza dubbio uno dei tuoi lavori più riusciti e, dal momento che racconta legami e personaggi esattamente come li vedo io, non l’ho solo apprezzato (cosa che, per il suo valore, può fare tranquillamente anche chi non condivida le tue vedute), ma ho l’ho vissuto, con grandissima partecipazione ed emozione ancor maggiore.
Grazie DI CUORE.
(Recensione modificata il 29/08/2013 - 12:32 pm)

Recensore Veterano
28/08/13, ore 22:41
Cap. 1:

Probabilmente tornerò su questa recensione e proverò a scrivere qualcosa di meglio, vergognandomi della figura che sto per fare, ma ho il terrore di dimenticare quello che sto provando in questo momento e credo che forse il regalo più bello che si possa fare a un autore sia regalarglisi a pelle nuda, per quello che si è davvero (nella pancia, allora, prima ancora che nel cervello).
Ho trovato in questa storia la stessa sensibilità e capacità interpretativa che mi ha fatto innamorare della prima one-shot tua che ho sfogliato; un modo di guardare ai personaggi e alle loro emozioni sempre molto oltre la superficie, con un estremo rispetto della loro 'ossatura' in termini di script, ma anche con la capacità di andare oltre e farli tuoi (mi riferisco, in questo caso, allo splendido lavoro che hai fatto nel delineare il rapporto Clint/Coulson). Vorrei essere ordinata ed esprimerti in modo appropriato tutto quello che di BELLISSIMO ho trovato, ma hai indubbiamente ragione nel considerare questa storia un florilegio di emozioni e momenti che hai sentito tuoi, perché si avvertono tutti. Ho adorato l'attenzione ai piccoli dettagli (i detriti, le rovine, le ferite. Riuscivo a sentire i respiri spezzati e persino lo scricchiolio dell'asfalto distrutto sotto i loro piedi), ma soprattutto la lettura 'sentimentale' dei personaggi e non in una sola direzione: ogni carattere è un frammento della tragedia che è colata su New York e un'emozione. Ci sono la tenerezza e il sollievo di Pepper (♥), ma c'è anche la rabbia sacrosanta di Barton (e non mi frega niente pensare che non riesco a vederlo davvero in coppia con Coulson: ho *awaaanato* come un facocero sul finale). E devo spendere due parole su Thor, che per fortuna mi ha svegliato dal mugolio della commozione estrema con il suo "prodi compagni". E se la scena finale di The Avengers mi ha sempre commosso, sospetto che d'ora in poi sarà persino peggio, visto che ripenserò a questa storia.
Grazie davvero di tutto cuore (e Coulson VIVE).