Recensioni per
The Sinners
di Priska Nicoly

Questa storia ha ottenuto 15 recensioni.
Positive : 15
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
28/09/10, ore 15:05

Questa non è una vera e propria recensione, quella mi riservo di inserirla con più calma perchè merita tutta la mia attenzione.
Questo è solo per comunicarti la gioia che mi ha dato trovare un tuo aggiornamento. Lo so che sono passati quasi sei mesi dalla pubblicazione, ma dato che mancavi veramente da tanto, ti confesso che avevo perso la speranza di vederti nuovamente comparire.
Lo affermo con certezza, e con immenso piacere: in assoluto sei l'autrice più capace in cui mi sia mai imbattuta qui in Efp, o in altri siti.
Ovvio che è solo un mio giudizio personale, ma dato che ho ritrovato le tue ff spesso consigliate in siti che suggerivano letture davvero meritevoli, so di non essere l'unica a pensarlo.
La tua "Where i belong" e "Something's changed" sono due Capolavori. Che ancora rileggo, completamente soggiogata dalla tua bravura.
Credo di avere enormi difficoltà ad esprimerti la mia ammirazione, ma cercherò di sforzarmi in questo tuo ultimo racconto.
Perchè farlo è un obbligo davanti a tanta bravura ed impegno.
Un saluto, a presto.
Laura

Nuovo recensore
22/04/10, ore 22:38

Non ricordo in che occasione, ma so di averti già detto quanto sto per ripetere: scrivi quel che ho sempre desiderato leggere. L’ho pensato di nuovo, mentre ripercorrevo il terzo capitolo per iniziare questa recensione, che stavolta sarà solo “di pancia”, come ti avevo promesso.
Invidio molto il tuo mondo interiore e come sei riuscita a concretizzarlo in The Sinners. Provo un profondo senso di rispetto e di venerazione verso il tuo modo di organizzare gli eventi, di svelare e velare, di accompagnarci verso le mete che ci hai preparato, di farci vivere e respirare la realtà che hai immaginato per noi. Riesci a rendere vivi i tuoi personaggi, sia quelli su cui concentri interi paragrafi, sia quelli a cui è riservato un piccolo spazio, magari marginale. Rosebrown, ad esempio: appare per poche righe, ma con una nitidezza straordinaria. Nello spazio di una frase, ce l’abbiamo già davanti agli occhi, indelebile.
Ogni volta che in scena irrompe Wellington, poi, mi si azzerano le facoltà mentali. Con lui hai fatto davvero un ottimo lavoro: ci avevi avvisato che non sarebbe stato facile comprendere questo personaggio, ed in effetti è così. Lo si può solo stare a guardare, registrando azioni e reazioni, ma senza poterlo capire, senza poter capire cosa lo muove davvero. Evito, pertanto, di lanciarmi in ulteriori interpretazioni su di lui, e “sospendo il giudizio”... accontentandomi, per ora, di mettermi in riverente ascolto e godere di questo personaggio inafferrabile, la cui presenza scenica è davvero molto forte.
Ho iniziato questa recensione rinnovandoti i miei complimenti per come riesci ad andare così bene incontro ai miei gusti. Ora credo sia opportuno spiegarti come mai dico questo, visto che nn l’ho mai fatto. La passione per la storia e per il periodo storico di cui tratti credo c’entri solo marginalmente. Non amo The Sinners solo perché è ambientato nel 1778, per quanto sia indubbiamente molto forte il senso di attrazione che provoca in me quella data. Il fatto che l’ambientazione nel passato sia abbinata ad uno spiccato accento introspettivo e psicologico della storia è, invece, uno dei motivi che più mi legano a questa tua creazione. Ma forse il motivo più grande è che The Sinners, per me, è sempre fonte di parecchi spunti interessanti.
Accade spesso (o meglio, dovrebbe accadere sempre, nei romanzi di una certa qualità) che quello che si legge vada a toccare le “questioni aperte” che stanno in noi. Questioni irrisolte, in attesa di risposta, o di approfondimento: non è infatti un caso che, in uno stesso romanzo, alcune persone ricordino o si focalizzino su cose molto diverse da quelle che notano altri. Per quanto mi riguarda, la lettura di ogni nuovo capitolo di The Sinners mi scopre sempre molto sensibile al tema del peccato, della fede, della misericordia, del castigo divino. Per evitare di fuorviarti preciso che non sono credente, tuttavia sono sempre stata a contatto con la religione cristiana e temi di questo tipo hanno per molto tempo stuzzicato le mie riflessioni e, molto spesso, anche ferventi scambi di vedute con persone credenti o dichiaratamente anticristiane. Per questo per me è bellissimo vedere concretizzati in un romanzo tutti questi spunti, e tutti insieme. Adoro vedere come interagiscono i vari caratteri a proposito di questa questione: c’è il sacro timor di dio di Nicholas, la disillusione di Roxanne, la superstizione di Amelie, il superiore distacco di Wellington, l’affanno di Rachel. Ogni loro atteggiamento per me è prezioso.
Trovo molto avvincente, in particolare, la vicenda di Gillian.. forse perché mi aspetto di veder crollare la sua fede ferrea da un momento all’altro. Rispetto a Rachel, la quale mi sembra estremamente condizionata dalla sua educazione e troppo limitata mentalmente per poter mettere qualcosa in discussione, credo che Gillian abbia tutte le carte in regola per affrontare un cambiamento radicale. Mi pare che la sua devozione abbia una forza e un rigore soltanto apparenti e che questi nascondano, in realtà, un vuoto incolmabile. Dal momento che penso che la fede come rifugio non possa durare molto, attendo di vedere quanto durerà la menzogna di cui Gillian si sta nutrendo. Come reagirà quando (SE) scoprirà che la fede non gli può dare veramente la protezione di cui ha bisogno? Che non potrà mai davvero alleviare il suo senso di colpa?
Ora, non voglio dilungarmi troppo su Gillian, ma le congetture sul suo passato sono d’obbligo, dopo questo terzo capitolo. Il suo senso di colpa sembra proprio derivare da qualcosa che deve essere successo tra lui, Anders e Tobias. Che la prima sia morta lo sappiamo, e sembra proprio che con la sua morte Gillian non c’entri, almeno non direttamente. Ma Tobias? Non so perché, ma ho la sensazione che il peccato che Gillian sta cercando di espiare riguardi proprio lui. Su due piedi mi stuzzica l’idea del suicidio, magari indotto dagli stessi Nicholas e Anders. Ma proprio su due piedi. In realtà ci hai svelato talmente poco che, probabilmente, è ridicolo mettersi a fare congetture già da adesso.
Su una cosa, invece, ho totalmente cambiato opinione rispetto allo scorso capitolo. Credevo che Gillian fosse implicato nell’assassinio di Rosebrown e in quello dell’altra falena. Ma il riferimento di Amelie alla croce (“o (per indicare) il suo assassino”) sembrerebbe troppo esplicito in questo caso. Leggendo quella frase, Gillian è la prima persona a cui si pensa. Ma non credo proprio che accetteresti di svelarcelo così, già da subito. Anche in questo caso, quindi, resto in paziente attesa.
Chiudo ricordandoti i tuoi debiti: il quarto capitolo, che dovrebbe essere a buon punto, e la risposta all’ultima mail (sono anche curiosa di leggere le tue domande in merito). Se vuoi una rilettura globale del quarto capitolo prima di pubblicare, sai dove trovarmi. Ah, e a proposito del tuo ultimo aggionamento via mail...non è stato affatto di dubbio interesse, così come non mi sembra assolutamente strano quanto dici a proposito dei vantaggi che ti porta avere un nuovo progetto in testa -anzi, ciò è del tutto in linea con il tuo modo di lavorare e con le difficoltà di cui sei solita circondarti ;-) e di cui sei ben consapevole. Quindi...benissimo così. A presto!

Recensore Junior
09/04/10, ore 22:13

finalmente il terzo capitolo! Per ora sono arrivatà a metà ma il mistero dietro la figura di Padre Gillian si infittisce...come ti ho già detto mi piace moltissimo il tuo stile, che non diventa mai pesante e riesce a rendere benissimo l'idea dei personaggi e di tutto il mondo che li circonda con precisione e accuratezza!
Brava, continua così, aspetterò il prossimo aggiornamento con ansia...voglio sapere qualcosa di più su Rachel, ho come l'impressione che ci sia molto di più di quello che vuole mostrare alle simpaticissime "compagne" del tè pomeridiano!! bacioni

Recensore Junior
27/12/09, ore 00:35

Allora, come mi hai chiesto ti posto qui di seguito la recensione per The Sinners.
Dopo aver letto con entusiasmo WIB (che ho trovato molto trascinante e spiazzante alla fine, per quanto Tavington mi piaccia non lo vedo destinato ad un lieto fine) ho incominciato a leggere questa nuova storia, che mi sta appassionando allo stesso modo.
Inizio parlando di Padre Gillian, forse il personaggio che ancora capisco meno perché di lui si sa poco: dal mio punto di vista ateo mi piace molto il suo entusiasmo Cattolico così carico di buone intenzioni che però si rivela presto un peccato di orgoglio – si sente così sicuro di sé che sembra deciso a voler aiutare anche quelli che NON vogliono essere aiutati. Mi chiedo se presto prenderà la strada di Julien Sorel…sembrava essere rimasto molto colpito da Rachel, resta da vedere se davvero affascinato dal suo fervore religioso o da qualcos’altro in lei!
Wellington ovviamente è un bel personaggio – impossibile non rivedere in lui molti tratti di Tavington – freddo, calcolatore e chiaramente in cerca di affermazione; non vedo l’ora di scoprire di più su di lui, soprattutto dopo aver saputo che dorme con la luce accesa, vede il fantasma della madre defunta e parla con lei…il suo rapporto con Rachel è terrificante, o meglio, inesistente: lei è stata solo un modo di salire un gradino in più nella scala sociale e di guadagnarsi la rispettabilità di un uomo sposato, non stupisce che ne sia quasi disgustato (probabilmente non si prenderebbe neanche il disturbo di picchiarla, tanto cerca di tenerla lontano da sé).
Non c’è dubbio che la protagonista femminile, che in questi primi due capitoli sembra essere Roxanne – anche se aspetto con ansia nuove rivelazioni su Rachel – si riveli una donna forte, capace di badare a se stessa ma anche di mettersi seriamente nei guai a causa del suo carattere curioso e impulsivo; sarà di sicuro lei a dare del filo da torcere a Wellington, non la moglie.
Mi riesce comunque più facile provare simpatia proprio per Rachel, perché in fondo sembra essere un personaggio più oscuro di Roxanne. Per niente scialba, come tutti sembrano pensare la prima volta che la vedono, ma piuttosto molto sola e in qualche modo sentimentalmente invalida: da quanto si capisce il padre ha deciso di sbarazzarsi di lei appena possibile (grande esempio di amore paterno) e Wellington l’ha sposata solo dopo aver valutato l’offerta in termini economici, quindi neanche lui è riuscito a darle l’occasione di vivere un rapporto davvero costruito sulle basi di un sentimento vero e puro – se non proprio amore almeno affetto.
Non è difficile capire perché per lei siano importanti rigore morale e apparenza, li ha scelti come capisaldi della sua integrità probabilmente perché non si è mai trovata a metterli in discussione; di sicuro nessuno (né il padre né tantomeno il marito) l’ha spinta a ragionare sulla vita vera e sulle difficoltà che presenta – Roxanne invece si è trovata a dover rivalutare molti aspetti della propria vita e ad elaborare un diverso punto di vista.
Mi è piaciuto molto il pezzo di presentazione di Rachel: mi ha ricordato i monologhi di Molly Bloom o di Mrs.Dalloway, veramente molto efficace!

Continua così, aspetto di vedere pubblicato il seguito della storia!

Recensore Junior
30/10/09, ore 00:21

Questo si preannuncia come un altro tuo capolavoro... i personaggi sono davvero particolari e sebbene qualche atteggiamento di Wellington ricordi Tavington le differenze sono molte e saltano all'occhio... questo personaggio mi sembra che abbia davvero molti segreti da celare, anche se la sua maschera spesso cede e rivela parte di sè... Roxanne è un personaggio che mi piace parecchio, perchè sembra che non abbia molto da nascondere come William, ma in realtà sono certa che sia un personaggio in grado di rivelare risvolti interessanti. E'curiosa come un gatto, DEVE sapere ciò che accade e come una bambina il mistero o qualche piccola allusione (come quelle del nonno) non fanno altro che aumentare la sua brama di conoscenza. Sembra disillusa, disincantata, evidentemente ha perso l'innocenza e l'ingenuità, anche se ciò è ben controbilanciato dalla sua imprudente curiosità. Mi piace moltissimo il pensiero che le hai fatto esprimere, quando afferma che ciò di cui ha più paura l'uomo non è tanto il dolore quanto la consapevolezza che in un momento di dolore è cosciente che ciò lo porterà ad un cambiamento ed è questo che teme davvero. E' un pensiero che condivido e che reputo anche saggio e il fatto che tu lo abbia fatto esprimere a Roxanne, non fa che renderla un personaggio ancora più interessante ai miei occhi.
I personaggi si delineano molto lentamente, sono verosimili ma si comportano come attori su un palco, "recitano" la loro parte pur tradendosi con piccoli gesti. Ciascuno segue la propria strada che però si intreccia con le altre e a volte se ne allontana... una trama super intrecciata credo, un lavoro niente affatto facile! Non vedo l'ora di leggere come proseguiranno le vicende! A presto!!

Recensore Veterano
29/11/08, ore 15:55

Alllooora. Devo ammettere di aver scoperto un tesoro. Sono affascinata da questa storia e dal tuo modo di scrivere. La trama mi piace molto. Ambientata nei primi anni del 900 la storia è molto coinvolgente sopratutto per la presenza dei due protagonisti Roxanne e Wiliam. Li adoro. Il segreto . Bhe,il segreto è segreto no? Quindi spero di scoprirlo piu a fondo con il prossimo capitolo che spero arrivi presto. Un bacio dalla tua nuova lettrice. Mari

Nuovo recensore
25/09/08, ore 12:04

Ciao e benritrovata :)
Mi sono presa del tempo prima di accingermi a recensire: The Sinners ha bisogno di essere digerito molto più lentamente rispetto a quanto hai scritto finora. C’è sempre qualche dettaglio che mi sfugge (perché no, la mia attenzione non è ancora scrupolosa come la dipingi, ma ci sto lavorando) infatti non è un caso che io mi veda costretta a tornare indietro con la lettura col sentore di essermi persa qualche indizio. E solo tu sai quanti me ne sia effettivamente persa.
Comincerei parlando di Wellington, dal momento che questo capitolo è principalmente incentrato su di lui. Col primo flashback sul suo passato veniamo a sapere qualcosa in più riguardo la morte di sua madre, su suo padre e sulla sua adolescenza, senza tuttavia ottenerne delle certezze: non ci è dato di sapere, in fin dei conti, se si sia trattato davvero di omicidio o se la confessione di Wellington fosse dettata dagli eventi. Infatti, quel che è più interessante qui è ciò che ci viene rivelato riguardo la sua psiche. Sappiamo che “legge di filosofia”, e questo mi piace parecchio (non te l’avevo mai detto, ma ai tempi di Wib avevo trovato piuttosto paradossale un’opera di Kant nelle mani di Tavington, mi erano sembrati due mondi assolutamente impossibili da accostare; al contrario, un certo avvicinamento alla filosofia nella vita di Wellington mi sembra adattarsi decisamente meglio); ci dici anche che “non crede in Dio” ma subito dopo le sue riflessioni testimoniano che la faccenda è un po’ più complessa. Non crede in Dio ma si pone degli interrogativi su di lui, quindi in un certo senso parte dal presupposto che Egli possa esistere. Quindi forse, più che credere o non credere, si tratta di una questione di fiducia/affidamento: che esista o meno, Wellington sceglie di fare a meno di lui. Sa di non potersi fidare di questo Dio di cui sa così poco, e su cui i sacerdoti ragionano in modalità a cui lui non crede, con superstizioni che la filosofia gli ha certamente insegnato ad evitare.
Proseguendo con la lettura, poi, emergono nuovi dettagli sul suo rapporto con Rachel. Non stupisce, alla luce di come ci viene presentato il loro matrimonio nel primo capitolo, che esso sia stato più che altro un affare di natura economica. La novità sta piuttosto nell’atteggiamento attuale del colonnello: si sente con le mani legate e si domanda cosa può fare a questo punto. Questi pensieri ci danno modo di saggiare l’inequivocabile differenza fra Tavington e Wellington. Ed in modo ancora più evidente, se per sbaglio a qualcuno fosse rimasto qualche dubbietto residuo, la si percepisce verso la fine del capitolo. Tu per prima nella risposta alla mia recensione avevi fornito l’indizio fondamentale riguardo Wellington: “un personaggio misterioso soprattutto per quanto concerne il suo modo di reagire”. Ed è infatti la sua reazione di fronte alla bugia di Roxanne a svelare tutto (o un poco, almeno questo un poco concedimelo dai..). Tavington avrebbe sparato, legato e torturato fino a giungere alla verità. Wellington no. Non questa volta, almeno. Per le prossime, ci aggiorneremo ;) per il momento mi accontento di notare come la paura sotterranea e viscerale (e questa è una delle conferme che mi porto dietro dal primo capitolo) non sia un’emozione estranea al Colonnello. Tuttavia, in questa scena c’è molto di più: il confronto fra lui e Roxanne lo fa emergere –inaspettatamente- come il vero debole, l’unico vero perdente. La sua maschera si incrina quel tanto che basta a Roxanne per scorgervi un barlume di verità e rinforzare la propria, ma dietro entrambe le maschere ci sono due realtà che si assomigliano, si incrociano e si scambiano anche per qualche secondo. L’aggressore diventa aggredito, tenta di ristabilire la sua autorità ma è tutta soltanto apparenza. La sua ultima violenta reazione, quando ormai non c’è più nulla a cui opporsi e il destino sembra già segnato, mi è sembrato l’estremo –debole!- tentativo di un uomo che tenta di giocare l’ultima carta possibile: la minaccia. Quel “tu non lo racconterai” ha lo stesso valore di un rantolo soffocato di disperazione. Nulla a che vedere con le minacce di Tavington, per quanto sempre di minacce si tratti e io non vorrei essere di fronte a nessuno dei due, intendiamoci XD ma il valore è diverso. O almeno, lo percepisco così. Poi son qui e sono pronta ad accogliere qualsiasi tua smentita, eh?
Passiamo a Gillian e alla sua fede perfetta. Nella scorsa recensione ti avevo parlato di come mi avesse stuzzicato l’idea del senso di colpa e del peccato che egli sente di dover espiare. Ora posso aggiungere a queste considerazioni quella che vi sia molto di più celato dietro gli studi, la cultura e la devozione viscerale di quest’uomo. Chiarisco: non ho dubbi che lui creda veramente in ciò che crede. La domanda è, piuttosto, cosa è spinto a fare in virtù di questa fede ferrea e a favore della sua espiazione? Collego a questo la reiterazione della parola metallico, nel primo apparire di Padre Gillian in questo capitolo. Non può essere un caso quel tuo cercare di sottolinearlo.
L’incontro con Rachel è molto ben fatto: come spesso accade in questo tuo nuovo lavoro, sono i pensieri che tengono le redini della narrazione. Mi ha colpito qui l’uso del termine “sbiadita” per definire Rachel. Mi ha costretto a rivedere l’immagine che mi ero fatta di lei, giacchè fisicamente non la immaginavo affatto sbiadita. Azzardando un parallelismo con Roxanne, mi rendo conto ora che le due donne sono l’esatto opposto: la fisicità di Roxanne è viva e ricca di contrasti (rosso dei capelli, pelle chiara e abiti scuri) mentre quella di Rachel è, appunto, sbiadita; al contrario, se l’animo di Roxanne tende alla rassegnazione, quello di Rachel non trova mai pace. E’ d’altro canto vero che la rassegnazione, in Rachel, è più che altro un tentativo di preservarsi da ulteriori delusioni, e che in realtà in lei vi è molta più vitalità di quella che lei stessa si permetta di mostrare: basti pensare alla curiosità innata che la spinge, ad esempio, ad inseguire Wellington. Una scena che alla prima impressione mi stava risultando quasi forzata o ‘stonata’, ma che poi, facendo mente locale anche su quanto accaduto nel primo capitolo, sono riuscita ad inquadrare nella meccanica degli eventi. Lo scontro fra lei e Wellington –a cui accennavo anche prima- è, fra le altre cose, la parte del capitolo la cui lettura risulta più ardua. Frasi brevi, pensieri sconnessi, emozioni contrastanti, e un Tempo che sembra fermarsi: nei pochi momenti in cui la narrazione e l’angoscia lasciano spazio ad una breve parentesi esplicativa sembra di tirare un sospiro di sollievo. Uno di questi momenti è l’arrivo delle prime vere spiegazioni su ciò che ha spinto Roxanne ad avventurarsi fin lì: la ricerca dell’Uomo, della perfezione data dall’assenza di passioni e quindi –in forza di ciò- di bassezze. Questo è un passaggio che mi ha molto colpita: forse l’Uomo privo di passioni è assimilabile alla perfezione degli Orologi con cui Roxanne è cresciuta. Il lume che la spinge, che scompare e ricompare alla fine della strada, può essere un inconscio cercare di risolvere quello che nell’infanzia era rimasto in sospeso? Tutte congetture senza solide basi, le mie :) ma siamo appena all’inizio e sono proprio curiosa di sapere dove ci vuoi portare. Specialmente a seguito delle nuove ombre che hai gettato anche sul passato un po’ più recente di Roxanne: l’immagine della cantina buia, il ricordo di occhi altrettanto freddi come quelli del Colonello, la frase “ho altri progetti per te stanotte”... E poi, non posso non menzionare come il disprezzo che Roxanne ha per se stessa sia pericolosamente simile a quello che lo stesso Wellington prova per lei, per quanto in forma meno colorita...ironia a parte, le espressioni con cui egli la etichetta creano un certo turbamento nel lettore, per quanto poi possano trovare posto in quel che abbiamo precendentemente detto a proposito dei meccanismi sociali: se non sei degno di ricoprire il ruolo che hai scelto o che ti è stato imposto, che senso hai di esistere?
Mi sembra di aver detto tutto. Ricorda che per il francese, così come per qualsiasi altra cosa vale la regola: chiedi e ti sarà detto. Alla prossima.

Recensore Master
05/09/08, ore 23:28

Premetto che questa sarà la recensione più lunga che io abbia mai scritto ^o^ “Dove la traete la vostra sicurezza prete?”
Sono rimasta trafitta da questa frase. Ci vedo il disprezzo di Wellington per la chiesa, per tutte le cose che la riguardano. Ma ci leggo anche un bruciante desiderio di sapere. Di sapere come si può avere tanta sicurezza, tanta fede in un qualcosa che non si è sicuri che esista. E come sempre, rimango colpita dal tuo modo di descrivere il rapporto dei personaggi con la religione.
Altre volte si è trovato questo rapporto, con Tavington, in WIB. È mi è venuto naturale mettere a confronto quello che dice Wellington all’inizio di questo capitolo con quello che il colonnello Tavington spiega ad Annabell nel capitolo 12 di WIB. Lì.. egli chiede:”Perché pregare?” Eppure, nonostante il rifiuto per un qualcosa di superiore sia lo stesso, io li ho visti come molto diversi. E penso che questa fosse anche la tua intenzione. Tavington ha paura che esista qualcuno in grado di giudicare le azioni umane. Qualcuno che non dà ordini sulla terra (e ai quali si può disobbedire) come il suo comandante.. ma qualcuno che aspetta che tu sia arrivato al termine, e che non abbia più possibilità di salvezza, per giudicare. In lui si legge l’odio per il rispetto con cui le persone si fanno il segno della croce, o per come guardano il crocifisso, come pecore impaurite da quello che può succedere se smetteranno di credere. Per Wellington – sebbene abbia letto che sia un personaggio difficile da inquadrare, e perciò diciamo che voglio azzardare- penso che il discorso sia un po’ diverso. Nella sua domanda c’è la curiosità di sapere come è possibile credere. No, ho sbagliato. Il “bisogno” di saperlo. Perché in qualche modo lui vorrebbe credere.. ma non ci riesce. Riesce però a credere che sua madre possa andare in Paradiso.. ed è per questo che tutto il suo discorso con Bernard è una sorta di gioco, con il quale lui tenta di convincere l’altro a fare quello che vuole. Perché in fondo lui vuole ottenere solo il suo scopo. E lo vuole a tutti i costi, anche a quello di dichiararsi l’assassino di sua madre. Devo dirlo, la cosa mi ha spiazzato! Sono rimasta un attimo imbambolata a fissare la pagina, perché non riuscivo – e non riesco- ancora a capire il perché del suo gesto. Voglio dire, certo, lo ha fatto per sua madre, perché le voleva bene.. ma non è una cosa che ci si potrebbe aspettare da lui. Perché è un tipo freddo, e non lo abbiamo visto coinvolto in nessun sentimento, nemmeno verso la moglie. Che dire.. se volevi un personaggio difficile da interpretare hai ottenuto il risultato sperato! Per quanto riguarda lui e Rachel devo dire che mi ha sorpreso leggere i suoi pensieri. Effettivamente hai ragione, mi intriga il loro rapporto, e questo capitolo mi ha dato nuove cose a cui pensare. Il loro è un rapporto vagamente inquietante.. vivono un po’ come estranei, facendo “tentativi” –che a lui provocano ribrezzo- per dare alla luce un erede che, per quanto posso pensare, non arriverà mai. L’unica cosa che hanno in comune è la volontà di non sfigurare. Perché come abbiamo visto anche sulla religione non si trovano d’accordo. La scena della carrozza è davvero bellissima. La tensione aleggia come un manto, mentre nascosti agli occhi di tutti due persone si incontrano per la prima volta. Nuovi complimenti sarebbero qui da aggiungere, per la bravura con cui mostri chi invece di fede ne ha da vendere. Lei capisce che c’è qualcuno al mondo che va nella sua stessa direzione. Lui prova sorpresa. Ammirazione. Incredulità perfino, perché non riesce a capire come quella donna possa vivere come vive lui.
Per quanto riguarda il rapporto Rachel/Wellington devo dire che i pensieri di lui mi hanno confuso ancora di più. Perché se nel primo capitolo lei mi era apparsa solo come una da donna da compatire, adesso le sono stati attribuite qualità che non sopporto assolutamente; la sua compostezza, il suo voler apparire sempre alla perfezione me la fanno sentire lontana e fredda. Il suo non voler capire che il marito non la ama, me la fa vedere come una sciocca. Ma forse sto esagerando, perché il suo chiudere gli occhi di fronte all’indifferenza del marito potrebbe anche essere frutto del troppo amore che prova per lui. La scena in cui lui si guarda allo specchio fa pensare un po’ anche alle sue manie di perfezione. Anche un piccolo taglio lo fa irritare, perché è qualcosa che non ha deciso lui. Qualcosa fuori dal suo controllo, che gli fa capire che non sempre le cose vanno secondo i piani. E adesso.. bè, parliamo di Roxanne! Il personaggio continua a seguire il suo corso, e sembra di rivedere la bambina che si avvicinava all’orologio mentre la vediamo inseguire Wellington a cavallo. Lui è il suo orologio stavolta, e lei lo vuole. Le sue impressioni su Wellington sono davvero strane. L’Uomo per eccellenza, l’Uomo privo di passioni. Questo l’aveva incuriosita, e spinta a seguirlo sotto la pioggia. A dire il vero il suo pietoso modo di convincere il colonnello a non ucciderla mi è sembrato un po’ fuori posto per una come lei, ma è l’unica critica che posso trovare a questo straordinario capitolo. E poi c’è il segreto di lui.. così grande, così terribile da renderlo incauto. Voglio dire.. per lui uccidere Roxanne sarebbe stata una cosa da nulla. Eppure frena i suoi istinti.. bè, forse dovrei ricordarmi, come hai detto tu, che anche gli angeli si contendono l’anima del colonnello.. mmh!! Che rabbia, ora smetto di pensarci se no stanotte rimarrò sveglia a pensare a questi misteri. Di nuovo complimenti, di vero cuore.
p.s Giuro che cercherò di non fare più paragoni con WIB.. ok? La cosa potrebbe anche dare fastidio!! Baci

Recensore Master
01/05/08, ore 22:07

ok. Ho un po' di cose da dire..devo farti i complimenti per WIB, di cui mi sono innamorata..ma dato che non mi sembra giusto parlare di quella storia quando qui ce n'è un'altra altrettanto meravigliosa da commentare te li farò in un altro momento e da un'altra parte. Cosa dire invece su questa? Certamente più complicata, con personaggi più complessi. Già dall'inizio se ne presentano molti, ed è difficile inquadrarli, proprio per le loro mille sfaccettature. Roxanne..curiosa..ingenua. Coraggiosa, ma non ancora cosciente del mondo. Non so perchè ho trovato strano il suo incontro col prete..perchè è scappata? Fino ad allora mi sembrava non avesse avuto paura degli uomini che la circondavano..e lui non mi pare un tipo particolarmente spaventoso! Anzi..è ingenuo anche lui purtroppo..spera di essere aiutato nella sua missione, ma credo che troverà parecchie difficoltà lungo il cammino..ma anche lui..non è del tutto innocente vero? Non so, forse sbaglio, ma penso ci sia qualcosa nel suo passato tanto quanto in quello di Wellington(Che rabbia,lo chiamo sempre Tavington!!!). Cmq..a parte questa mia ipotesi.. devo dirti che Rachel Wellington è una figura veramente da compatire! Prova un amore sconfinato per William..e si vede.. ma lui non la considera nemmeno. Quello che mi è parso più strano è che lui l'abbia sposata. O meglio..perchè lui si sia sposato. Un colonnello, bello, forte, potente, sprezzante di tutto e di tutti, anche dei suoi superiori..non capisco perchè avrebbe dovuto legarsi a una donna. Scusa la mia curiosità ti prego!! Lo so che siamo al primo capitolo e che non posso avere ora tutte le risposte..ma sono fatta così che vuoi farci! Va bè.. intanto ti faccio i complimenti, per la storia, che appassiona già da subito, e per il tuo modo di entrare dentro ai personaggi..sei veramente incredibile! La scena del tè ad esempio.. mi sono vista quelle signore con cappello sfilare davanti ai miei occhi, ho sentito le loro battute acide, le ho immaginate sparlare l'una alle spalle dell'altra..tutto grazie al tuo modo di scrivere che si alterna e varia a seconda della situazione, e sa essere dettagliato e vivace, diretto, o introspettivo. Oddio, non so quanto ho scritto! Bè, non potevo far meno di così..spero non siano state parole vuote. A presto

Recensore Junior
22/04/08, ore 11:17

mizzica e quanto è lungo^^ per ora mi sono fermata al prologo ma sono curiosa di leggere il seguito anche perchè una storia così lunga significa davvero tanto impegno e sacrificio e quindi merita di essere letta e recensita!! wei ti metto fra i preferito il noda che non ti possa perdere dìi vista^^ UN bacio ed a presto^^

Nuovo recensore
05/04/08, ore 12:05

La recensione te l'ho inviata sull'account di posta di yahoo...era decisamente troppo lunga per poter essere postata qui XD
Le uniche due parole che ti dico qui sono: ottimo lavoro. Per il resto, leggi di là ;)

Recensore Junior
30/03/08, ore 21:07

Sono drogata delle tue storie Lo so, come inizio è di un teatralismo piuttosto scadente e banale, ma è anche tremendamente vero^^.
Ho scoperto "Where I Belong" circa un mese fa. E' stato amore a prima vista, se così posso chiamarlo xD. Insomma, tanto per cominciare, quando ho iniziato a leggere la tua storia, ho mandato a quel paese mezzi compiti per casa, ho iniziato ad accumulare cibo e il necessario per la sopravvivenza davanti al computer. Mi sono creata un recinto intorno a quella macchina preziosa. Un recinto che aveva qualcosa di sacro ed inviolabile per tutti; della serie, Guai a voi, anime prave non isperate mai di veder lo cielo se solo vi azzardate ad oltrepassarlo e interrompere la mia consueta ora di assimilazione di WIB XD!
Credo di aver più o meno dato un'idea di come mi è piaciuto WIB (tra l'altro ho fatto una testa quadra con Tavington a tutte le mie amiche, per giorni ho parlato solo di lui xD).
Adesso però passiamo oltre, d'altronde la recensione è su questa tua nuova storia, no^^? Devo dire, che il prologo mi ha incuriosita e non poco. Anzitutto è bello sostanzioso e questo non può che farmi piacere^^, poi sorgono subito tantissime domande! ... Io, quanto a curiosità, curiosità, faccio concorrenza a Roxanne XD! Mi sto già facendo milioni di filmini mentali! Credo di aver ragione di pensare che la trama sarà più complessa di quella di WIB, nevvero^^? Devo farti inoltre i complimenti per il tuo modo di scrivere fluido, diretto e coinvolgente come sempre^__^!
Beh, spero di non averti annoiato con questa lunga recensione, che è quasi un record por moi^__^! Concludo con l'augurarti buon lavoro^^,
Un bacione,
Tigerlily

Recensore Veterano
29/03/08, ore 03:12

Ho cominciato ad amare il tuo modo di scrivere da quando ho letto Where I Belong,scoperta da un sito di una carissima amica. Ho adorato quella storia dall'inizio alla fine e mi ha rapito a tal lunto da leggerla quasi ogni sera. Ora ho cominciato a leggere questa e dall'inizio dl prologo, mi unisco a quello che ha detto Mividam, è davvero meraviglioso come caratterizzi i bambini. Fin'ora ho letto poco per lasciare una recensione più significativa, ma appena lo leggerò tutto ti darò le mie impressioni. Brava davvero! Kiss Loty

Nuovo recensore
27/03/08, ore 18:49

Siiiiiiiii, finalmente hai pubblicato un'altra storia! Adoro il tuo stile e le tue storie e benché tu abbia pubblicato solo il primo capitolo so già che mi piacerà tanto quanto "Where I belong"...Spero di leggere presto un nuovo capitolo. Ciao ciao ^^

Recensore Veterano
26/03/08, ore 17:49

Ciao,
lo ammetto, dopo aver letto "Where I Belong" ed averla adorata, quando ho visto che avevi pubblicato un'altra storia mi ci sono fiondata subito sopra. Ed ho fatto davvero bene.
Per ora ho letto solo il prologo, ma mi pare già molto bella. Non so perchè, ma la figura dell'orologiaio e quella della bambina che cade mi hanno fatto subito venire in mente "Alice nel Paese delle Meraviglie", e così il prologo ha assunto una dimensione quasi onirica. Il linguaggio è perfetto, i personaggi mi hanno colpito sin dal principio (te l'ho detto nell'altra tua storia e lo ripeto qui: sei veramente brava a tratteggiare i bambini) e la storia mi è entrata nel cuore prima ancora che iniziasse davvero.
Poche parti parlate, buttate nel testo come rintocchi, le hanno dato quel tocco in più. Non so cos'altro dirti, soltanto BRAVA. Adorabile la bambina che vedo già col viso imbronciato mentre chiama il nonno "Signore" con rispetto.
Continuerò a leggerla senza dubbio e, lo prometto, i miei commenti saranno un po' più interessanti di questo. A presto, Mivi ^^