Recensioni per
Let go
di _Hikari

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 3
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
05/06/14, ore 21:32
Cap. 1:

Beh che dire, mi prendi bella fresca di trauma dopo aver riletto "Il Visconte di Bragelonne" (il titolo "Trent'anni dopo" non l'ho mai sentito, sinceramente) a distanza di molti anni, una ferita ancora aperta. Aramis, che personaggio magnifico, il più furbo dei quattro, quello che ha condotto Porthos alla morte ma che, nonostante tutto, ha sempre continuato a essere il giovane perennemente innamorato (di chi, poi, non lo sapremo mai con certezza). Sono riuscita a percepire la sua solitudine, la sua malinconia, la sua morte, come dice Dumas, di lui non è rimasto che un corpo e la sua anima è insieme a quelle dei suoi amici. Complimenti davvero, bellissima OS

Recensore Master
15/10/13, ore 13:08
Cap. 1:

Ciao! :)
Io amo questa storia. Semplice. Non scriverò uno dei miei soliti testamenti, semplicemente perché nella prima frase ho racchiuso tutto quello che dovrei dire: il modo in cui hai reso il rimpianto, la malinconia del protagonista è più che magistrale. Sono riuscita a calarmi nel personaggio e a provare i suoi stessi sentimenti; dopo una vita di lotte in nome di un'idea, Aramis deve affrontare l'amara realtà: tutto è finito, rivivere quelle avventure sulle carta non farà tornare indietro il passato e non gli permetterà di essere di nuovo giovane, di tornare a combattere coi compagni, divertirsi, amare una donna e, in una parola, vivere.
Si tratta di riflessioni che tutte le persone, non solo anziane, in un modo o nell'altro si trovano a fare: tutti abbiamo dei ricordi cui siamo tanto legati da non riuscire nemmeno - per usare la situazione della tua fanfiction - a ripetere per trascrivere; li abbiamo lì, fissi e vivi nella mente, ma ogni parola, anche la più colta e ricercata, appare ben poca cosa davanti alla bellezza e alla verità di certe immagini.
Ho trovato poetica e intensa la ripetizione, nella seconda metà della storia, dell'avverbio "adesso", così denso di significati: Aramis si trova a dover guardare in faccia la realtà, a incontrare allo specchio un volto vecchio che non riconosce più, che vive di passato e di memorie che non può lasciare andare, se non vuole perdere se stesso.
Bravissima, Dream, non dirò altro perché sarebbe una ripetizione; solo, complimenti e a presto! :)
Buona settimana! :*
Euridice100
(Recensione modificata il 15/10/2013 - 01:09 pm)

Recensore Veterano
13/10/13, ore 18:22
Cap. 1:

Va bene, oggi ti sto perseguitando! Lo ammetto!
Ma non posso ignorare il richiamo di Dumas! Non posso proprio fisicamente!
Ho sentito la canzone dalla quale hai tratto l'ispirazione per il titolo: nonostante, come hai sottolineato tu stessa, non siano molto somiglianti come tema, anch'io noto il collegamento tra il lasciar andare di Avril Lavigne e quello di Aramis. Non si parlerà d'amore, è vero, ma non sono forse i ricordi che creano i migliori legami affettivi? ;)
Passando al testo: io amo i Tre moschettieri in generale, ma ancora di più Aramis! Tra tutti, lo vedo come il personaggio più complesso della vicenda: è un prete che combatte, che uccide, ma non smette di farlo per vigliaccheria o altro: no! Decide di restare al fianco dei suoi compagni, degli uomini che l'hanno sostenuto e cui ha dato sostegno. Trasmette, a mio parere, degli ideali meravigliosi.
Pur avendolo trasportato in un tempo più avanzato rispetto a quello della narrazione di Dumas, credo che tu sia riuscita a mantenerlo IC per quanto riguarda i suoi ricordi, ma non ho difficoltà a vederlo così in vecchiaia: rimane un uomo - un gentiluomo, anzi - che non può - e non vuole - dimenticare le sue avventure, i suoi anni migliori, risultando ancora combattuto interiormente. E' bellissimo, questo aspetto: è come se, per lui, la battaglia non fosse mai finita. Mentre i suoi amici hanno trovato, potremmo dire, pace nella morte, lui sembra destinato a non deporre mai la spada, di cui continua ad accarezzare il fodero.
Un'altra cosa che ho apprezzato tantissimo è stata la contrapposizione tra i due paragrafi, delineata dalla diversa funzione dell'inchiostro: all'inizio è un qualcosa di elegante, perché non sono subentrati i ricordi e la malinconia; poi, diventa una macchia, una macchia scura come il suo umore. In fondo, è un uomo che sta aspettando di morire, che nega nonostante la sua consapevolezza.
"Ma neghi, perché negare è più semplice, perché ammetterlo equivarrebbe a dire addio al gentiluomo, ad affermare di fronte a te stesso e a Dio le tue colpe." è una frase stupenda, sia per il riferimento a Dio - termine e tema pregnante in tutta la saga, e a maggior ragione per lui -, sia per come hai sottilmente denigrato il concetto di gentiluomo, fatto di apparenze.
Ogni parola è inserita benissimo, magistralmente. Il tuo stile, lo sai già, mi piace tantissimo e lo trovo perfetto per questo testo!
Infine, tutti i riferimenti sparsi qui e là - ti ringrazio, anzi, per averli precisati nelle note, altrimenti me ne sarei sicuramente persi alcuni per strada! - fanno di questa OS un piccolo scrigno, cassaforte di tutta la trilogia.
Davvero, complimenti infiniti! :*
Bacioni, cara, e alla prossima!
Julie_Julia