Recensioni per
SCIAME
di tortuga1

Questa storia ha ottenuto 6 recensioni.
Positive : 6
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
23/11/13, ore 22:54
Cap. 8:

Ma che bella la scena con Caterina e Pietro. Tenera. Caterina, così dura quando si tratta di affrontare il mondo, e, allo stesso tempo, così fragile davanti all'eventualità di un rapporto serio.
La sua paura è sacrosanta, e riesco a comprenderla. Il problema non è Pietro - di lui si fida ciecamente, sa che non le farebbe mai del male -, il problema è tutto nella sua testa. Non è abituata a ricevere (e dare) amore, e, concedendosi totalmente, teme di rovinare tutto, di sporcare quel sentimento puro che le viene concesso, per la prima volta in vita sua.
Pensavi che potessi rimanere sorpresa dal buonismo di Caterina, in realtà è la perseveranza di Pietro che mi lascia perplessa. Esercita un'incredibile padronanza di sé, e mi sta bene, ma possibile che non si alteri mai? Sarà che ho sempre associato le manifestazioni di gelosia (entro certi limiti, ovvio) a un sincero interesse nei confronti del compagno/a. Come si può essere a conoscenza che l'uomo/donna che ami si concede a tutti e rimanere impassibili?
Comunque, che ti devo dire? Sono un'inguaribile romantica, e non vedo l'ora che 'sti due si concedano più attenzioni...
Alla prossima :-)

Nuovo recensore
21/11/13, ore 13:55
Cap. 7:

Ed eccomi di nuovo. Lo so che ti sembrerò ripetitiva, ma adoro questa storia, e adoro il modo in cui la racconti. Si capisce che attingi da cose reali, da sensazioni vissute sulla pelle. Magari in maniera indiretta, certo, ma vissute personalmente con gli occhi e il cuore. Anche la figura di questa arzilla, giovanissima "nonnina", si capisce che è calcata da una persona reale, che non deve essere necessariamente un tuo stretto parente.
E questo può significare una sola cosa; che hai una grande sensibilità. E sei anche un ottimo osservatore, ma questo te lo avevo già detto.
Ora che la personalità di Caterina è più definita, non la trovo più tanto simile alla protagonista di Millennium. Rispetto a Lisbeth è più vera, decisamente più umana. Continuo a pensare che si comporti in maniera troppo mascolina (mai una volta che pensi di mollare schiaffi. No, lei molla solo cazzotti :-)), ma in una maniera tutto sommato credibile. In fondo, è cresciuta in un contesto fortemente maschilista, a suon di pugni e calci, ed ecco spiegato i suoi atteggiamenti "virili".
Luisa... quanti ne ho conosciuti come lei. Ecco un'altra piaga della società: la droga. Anche questo personaggio lo hai caratterizzato benissimo. Luisa l'hai fatta agire esattamente come avrebbe agito una tossica (eroina, immagino, dalle pupille strette...). Anche il fatto che "sniffi" la droga anziché iniettarsela è tristemente credibile. I ragazzi di oggi hanno paura delle siringhe, l'eroina preferiscono assumerla in altri modi. Se solo iniziassero ad avere paura della droga, e non delle siringhe...
Ma basta, che va a finire che ci scrivo su un romanzo...
In ultimo, consentimi di farti una considerazione. Ho notato che c'è una notevole differenza di stile tra questo racconto e Split. Split è una storia interessante, e sono sicura che mi ci appassionerò molto, ma ho come l'impressione che tu abbia avuto fretta di scriverla... E' meno dettagliata, usi frasi meno articolate... Non fraintendermi, non è trascurata nelle descrizioni importanti, quelle insomma che servono per la comprensione della trama, solo mi sembra più... vuota. E' come un bell'armadio riempito a metà...
Ai prossimi aggiornamenti. Spero che non mi farai aspettare molto :-)
(Recensione modificata il 21/11/2013 - 02:27 pm)

Nuovo recensore
18/11/13, ore 23:18
Cap. 6:

Ecco, ora sono scioccata. Scrivi così bene che le cose che racconti le fai vivere al lettore, e dal momento che la tua è una storia dai temi piuttosto scottanti, ammetto di essermi sentita a disagio mentre leggevo. A disagio non per il racconto in sé, ma per la schiettezza con la quale affronti certe tematiche. A disagio perché di giovani donne disperate che si danno via nella speranza di un futuro migliore ce ne sono più di quante si possa immaginare. A disagio perché, quando si parla di prostituzione (non vedo quale differenza ci sia tra il farsi pagare per fare sesso con un uomo solo e il farsi pagare per fare sesso e farsi guardare da molti uomini), le persone preferiscono chiudere gli occhi e fare finta di niente per esorcizzare il problema, per convincersi che cose come queste non li toccano personalmente, che alle loro figlie - nipoti - cugine - sorelle certe cose non capiteranno mai, perché capitano solo alle donnacce, alle extracomunitarie, alle deboli o alle tossiche... Ecco, mentre leggevo di Caterina, mentre Gigi la conduceva all'appuntamento col suo triste destino, c'è stato un momento in cui ho pensato di interrompere la lettura, di "chiudere" gli occhi.
Caterina... Il desiderio che ha di cambiare la sua vita in meglio è talmente grande da non permetterle di capire la gravità della situazione. Ma trascinare con lei anche sua sorella... Spero che Debora si rifiuti, dopo averle spaccato il muso.
Alla prossima.

Nuovo recensore
15/11/13, ore 17:06
Cap. 4:

Continuo a seguire la storia con grande interesse. Dal modo in cui descrivi le cose - tutte le cose, anche gli stati emozionali della protagonista -, si capisce che hai un ottimo spirito di osservazione, e questo è, a mio avviso, una qualità che non può mancare a un bravo scrittore. Caterina mi fa rabbia e tenerezza allo stesso tempo. Rabbia perché lascia che gli uomini facciano di lei quello che vogliono (arrivando a giustificarli, per giunta), tenerezza perché è completamente abbandonata a se stessa. Non è l'ambiente esterno nel quale siamo obbligati a vivere a fare di noi quello che siamo, ma le persone della nostra cerchia familiare, quelle che dovrebbero prendersi cura di noi, che dovrebbero vigilare sulle nostre vite, con premura e amore.
Non avendo nessun tipo di affetto in casa, Caterina lo cerca nei posti sbagliati: in un gruppo di balordi manipolatori, o tra le braccia (detta così suona una cosa romantica) di uomini senza scrupoli, interessati solo a soddisfare le proprie brame sensuali. Fortuna che c'è Pietro...

Nuovo recensore
14/11/13, ore 10:43
Cap. 2:

Ed eccomi di nuovo. Anche questo capitolo l'ho letto tutto d'un fiato.
Quindi sei un uomo, e questo mi aiuta a comprendere la mia perplessità riguardo a Caterina. Ecco, lei è, come dire... troppo mascolina. Di ragazze che nella vita ne hanno passate di tutti i colori ne conosco, ed è vero che, per una sorta di autodifesa, in genere interagiscono con le persone e il mondo intero in maniera aggressiva, cinica. La tua Caterina, però, non solo agisce in maniera virile, ma "pensa" allo stesso modo, e questo forse è un po' eccessivo. E comunque non è un elemento che disturba, anzi, per certi versi rende il personaggio più interessante.
Pietro, questo splendido uomo, spero non si riveli un mascalzone. Vedi, parlo dei tuoi personaggi come se fossero reali, e questo è un buon segno...
Sono curiosa di vedere come svilupperai la trama, che finora si prospetta molto interessante.
Hai capacità espressive davvero notevoli. La tua narrativa è fluida e piacevole, a volte anche ironica. E' quasi impossibile alzare gli occhi dal testo, quando si comincia a leggerti. Il linguaggio adottato è piuttosto forte, ma non poteva essere altrimenti, visto il contesto. L'unica cosa che disturba la lettura è che apri i dialoghi senza usare nessun segno, e a volte si ha difficoltà a stabilire chi parla, se si tratta di un dialogo, di un pensiero ecc. ecc.
Insomma, continuerò senz'altro a leggere la tua storia che, in tutta onestà (parlo da brava lettrice incallita quale sono), è una delle più vere, interessanti e meglio scritte che ho letto finora.

Nuovo recensore
13/11/13, ore 11:34
Cap. 1:

Ho letto questo capitolo tutto d'un fiato, anche se all'inizio non lo avrei creduto possibile, visto la lunghezza. Le sensazioni provate mentre leggevo sono molteplici, e non so se riuscirò a descrivertele tutte in maniera corretta. Ci provo. Mi piace il tuo stile, questo raccontare in prima persona come se si trattasse di una lunga riflessione. Il contesto in cui hai scelto di far muovere la tua protagonista è talmente duro da sembrare quasi inverosimile, ma chi è cresciuto in determinati quartieri (io sono di Ostia, un quartiere di Roma), sa bene che non hai affatto esagerato nel descriverne lo squallore e il degrado. La tua protagonista è, permettimi il paragone, un po' una Lisbeth Salander. Le violenze domestiche, i piercing, i tatuaggi, il cinismo, la poca predisposizione al sorriso, la naturalezza con la quale si accosta al sesso quando ne ha voglia e tutto il resto, i parallelismi con una delle mie eroine preferite sono moltissimi. Ed è forse l'unica cosa che mi lascia un po' perplessa, anche se ancora non saprei dirti se in senso negativo o positivo. Di certo, sei riuscita a catturare il mio interesse, tanto che tornerò a leggere il seguito quanto prima, e aggiungerò il tuo racconto alla lista di quelli che seguo.