Recensione premio per il contest “A ciascuno il suo” (2/4)
Lo ammetto, ero molto curiosa di vederti all’opera su qualcosa che non fosse Assassin’s Creed (così come sarei curiosissima di leggere qualcosa di tuo su Edward e James Kidd – emh, ma questa è un’altra storia), così quando ho visto che hai scritto anche su The Walking Dead, serie che adoro, sono andata a spulciare un po’.
Questa è sicuramente la tua storia più cruda tra quelle che ho approcciato, e ho dovuto rileggerla più volte per poterla apprezzare fino in fondo – non perché scritta male, è ovvio, ma perché così ricca di contenuti che non tutti riescono a venire a galla a una prima lettura, almeno non per una testa vuota come me.
Il personaggio del Governatore è molto complesso da trattare, soprattutto perché racchiude in sé una moltitudine di aspetti e di, a conti fatti, personaggi diversi. È facile odiare un antagonista come lui, e lo ammetto, mi sono lasciata tentare più volte da questa prospettiva durante il corso della serie tv, ma prima del finale di metà stagione credevo davvero che potesse diventare Brian e lasciarsi alle spalle Philip. Così, purtroppo, non è stato. Tu rendi molto bene questo conflitto di personalità all’interno della storia, soprattutto prima che sopraggiunga la morte, dove sembra quasi che l’uomo vada in cortocircuito e si veda passare davanti agli occhi squarci di Philip, di Brian e del Governatore stesso, i suoi tre principali tratti distintivi. Ne ha molti altri, è un carattere estremamente poliedrico e non è facile riuscire a condensare tutto quello che è ed è stato in una breve one shot, ma tu sei riuscita a concentrare tutto ciò che c’è di importante su di lui. Si riassume in fretta: Sarah, Penny, Megan, Lily, Woodbury. Perché certo, il Governatore è anche abusi di potere e sete di vendetta, ma è innegabile quanto questi legami l’abbiamo influenzato durante la sua vita, facendolo diventare quello che è.
Interessante anche la prospettiva che hai aperto sulla sua infanzia, non ci avevo mai riflettuto granché, però ho apprezzato i brevi scorci che hai delineato di quando era bambino; allo stesso modo, sebbene cliché ben più abusato, mi è piaciuto come hai trattato il confronto Philip/Rick, sottolineando il fatto che Rick è tutto ciò che il Governatore non sarà mai, cosa che in fondo, forse, il Governatore rimpiange un po’.
A conti fatti non c’è una vera e propria trama, si tratta di una serie di riflessioni sulla vita e sulla morte di Philip, molto nel tuo stile – come se cercassi di condurre un’analisi mirata a sviscerare dei temi cardine, qui come in quelle di Assassin’s Creed – e devo dire che questo è uno dei tratti del tuo stile che mi piace di più, perché lo sai fare molto bene. Riesci a coinvolgere e attrarre il lettore nonostante nelle tue storie non accada nulla di particolare, perché sicuramente uno dei tuoi punti forza è l’abilità di capire i personaggi e mostrarli per quello che sono, senza sfociare mai nell’OOC o in una visione troppo semplicistica e superficiale dei caratteri. Pennelli la situazione in poche righe, aggiungendo qualche dettaglio puramente esornativo all'apparenza ma che in realtà fissa una situazione, un punto attorno al quale il lettore ricama il resto della storia. È un processo che si autoalimenta e vive da solo, senza alcuna volizione da parte di chi legge; sei tu, con il tuo modo di scrivere, che ci dai le dritte da cui partire e su cui imbastire la nostra personale proiezione di quello che tu accenni. Ecco, è qualcosa di sublime, e in questo caso l'ho notato particolarmente e mi è piaciuta veramente tanto.
L'unica parola che mi viene in mente per descrivere questa fan fiction in particolare è creepy. Inquietante. E in modo totalmente positivo, non lasciamo spazio ai fraintendimenti: è un climax ascendente che segue un ritmo implacabile fino ad arrivare al culmine, ed è impossibile non venirne risucchiati. Parola dopo parola, riga dopo riga, si legge cercando di prendere tutto, senza tralasciare nulla, perché nulla è lasciato al caso. Ogni lettera dice qualcosa, non c'è niente di fine a se stesso. E con il fiato in sospeso, quando si arriva finalmente al termine, la conclusione lascia una sorta di amaro in bocca: quella frase pronunciata sotto voce non cambia nulla, è vero, perché è troppo tardi, ma lascia presagire che forse avrebbe potuto essere qualcosa di più, se ce ne fosse stato il tempo. È una cosa di cui non mi capacito, seriamente, non riesco a capire come fai, ma lo fai maledettamente bene! Forse non te ne rendi conto perché scrivere e leggere sono due cose ben diverse, ma da lettrice me ne accorgo benissimo del senso di inquietudine che mi ha lasciato questa storia a fine lettura, cosa che ho trovato negli altri tuoi scritti (che ho letto e recensirò nei prossimi giorni).
Insomma, questa storia mi ha colpito molto e ti faccio, ancora una volta, i miei complimenti. A presto con la prossima recensione.
shirangel |