Recensioni per
AMARSI
di Ed1505

Questa storia ha ottenuto 12 recensioni.
Positive : 12
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
23/08/17, ore 18:23
Cap. 1:

AMARSI
 
Una sottile pioggia cadeva pigramente sul villaggio di Pallet, coprendo tutto di uno strato di piccole goccioline luccicanti. Tutto sembrava immerso nel silenzio e l’atmosfera era magica. Ma una persona, un giovane uomo, non riusciva a entusiasmarsi per quello spettacolo. Quell’atmosfera, così dolce e romantica, gli riportava alla mente ricordi che avrebbe preferito cancellare dalla mente. Una chioma rossa, tendente quasi all’arancione, due occhi dolci quanto irriverenti, un sorriso da mozzare il fiato. Il suo più grande amore…Eppure, l’aveva persa. Così stupidamente. Quando erano ragazzini, quando viaggiavano insieme, non si era mai reso conto di quanto fantastica fosse. Non aveva mai fatto caso alla sua bellezza, alla sua immensa gioia di vivere. Così se l’era lasciata scappare. L’aveva semplicemente salutata, con un abbraccio, perché comunque rimaneva la sua migliore amica, e addio. Non l’aveva più vista. In quel preciso istante, aveva compreso cosa significasse davvero Misty per lui, Ash Katchum. Non un’amica eccezionale ma impicciona, non una ragazzina simpatica ma rompiscatole, non una tipetta sfacciata che lo prendeva sempre in giro. Ma la sua vita. Ed ora, a distanza di tre anni, era ancora lì a pensarla, ormai ventenne. Erano passati tre anni da quell’addio, ma Ash lo ricordava ancora come se fosse accaduto soltanto pochi istanti prima. 
 
FLASHBACK
A Cerulean City, Ash e Misty si trovavano uno di fronte all’altra, intenti a salutarsi. Brock stava salutando le sorelle della ragazza, in palestra. 
“Beh. E’ arrivato il momento di salutarci, a quanto pare.”
“Già. Sembra impossibile. Abbiamo viaggiato insieme per così tanto tempo che ora non riesco a capacitarmene. Non avrò più in mezzo ai piedi un moccioso lagnoso.”
“Ehi ehi! Ormai non sono più un moccioso!”
“Sì, hai ragione. Siamo cambiati molto dalla prima volta che ci siamo incontrati. D’altronde, sono passati sette anni…”
Entrambi rimasero in silenzio, persi nei loro ricordi. In quel momento Brock uscì dalla palestra, sventolando un fazzoletto in segno di saluto. Ma, notando l’atmosfera che regnava in quel momento, disse:
“Io vado a salutare l’agente Jenny e l’infermiera Joy. Ciao Misty. Abbi cura di te.”
Così dicendo si avvicinò all’amica e l’abbracciò, donandole un bacio sulla guancia. Lei rispose all’abbraccio ed i suoi occhi non riuscirono a nascondere la commozione. Brock era stato come un fratello maggiore, per lei ed Ash.
“Ciao Brock. Mi raccomando, prenditi sempre cura dei tuoi fratelli, e non litigare con tuo padre. E, soprattutto, non importunare troppe ragazze!”
“Beh, ora che non ci sarai più tu a tirarmi le orecchie, avrò il campo libero!”
Si sciolse dall’abbraccio e le accarezzò teneramente una guancia. 
“Ciao. Ci sentiamo presto. Ash, ti aspetto davanti al centro per pokemon. A dopo.”
E se ne andò. Misty lo osservò allontanarsi ed una lacrima solitaria corse sulla sua guancia. Ash ne approfittò per sdrammatizzare la situazione.
“Ma guarda! Prima mi dai del moccioso, e poi sei tu quella che si mette a frignare come una bimbetta!”
“Smettila, scemo! Stai tranquillo che per te non verserò nemmeno una lacrima!”
“E chi le vuole le tue lacrime!”
Ash le fece una linguaccia e lei rispose imitandolo. Poi scoppiarono entrambi a ridere.
“Forse una cosa non è mai cambiata tra noi!”
“Mi sa anche a me!”
Quando si furono calmati, Ash sospirò.
“Beh, è ora di andare. Salutami ancora le tue sorelle e ringraziale per l’ospitalità. Mi sono divertito un sacco in questi due giorni passati con voi.”
“Già. Gli ultimi due giorni del grande trio…”
“Dai, non fare quella faccia! Non è mica un addio! Stai sicura che ci rivedremo presto. Io, te e Brock. E magari pure Tracy. Ehi, non abbiamo mica viaggiato insieme per sette anni per poi lasciarci in questo modo!”
“Scusa, è solo che mi rende triste l’idea di separarmi da voi. Eravate una seconda famiglia, per me.”
“E così è anche per me, e lo stesso vale per Brock. Dai, Misty! Sei fai così finisce che mi commuovo anch’io e tu mi darai un’altra volta del moccioso!”
“Va bene, va bene…”
Ash la abbracciò stretta, cercando di ricacciare indietro le lacrime e di deglutire quel grosso nodo che gli serrava la gola. Come avrebbe fatto senza la sua Misty? Senza la sua più cara amica? A fatica si sciolse da quell’abbraccio, durato per qualche minuto. Ora Misty piangeva a dirotto, senza riuscire a fermarsi. Ash la strinse di nuovo a sé, facendole poggiare il volto sulla sua spalla.
“Dai, ti prego, Misty! Non è facile neanche per me, che ti credi? Ma voglio salutarti col sorriso e non con un mare di lacrime! Ehi! Guarda che non me ne vado finché non mi fai un sorriso!”
“Se mi dici così non la smetto più…”
“Accidenti. E allora cosa devo dirti?”
“Promettimi che verrai a trovarmi presto. Assieme a Brock.”

“Te lo prometto, Misty. Te lo giuro sul mio orgoglio.”
La ragazza sospirò, triste di dover rinunciare a quell’abbraccio così dolce. Poi si separò dal suo amico e, tra le lacrime che ancora le scorrevano sul volto, sorrise.
“Ecco. Così sì che va bene!”
Ash si mise lo zaino in spalla. La guardò sorridendole ma, per un eccesso di imbarazzo, non riuscì ad imitare Brock e a baciarle la guancia. Si limitò a scompigliarle i capelli, come a una bambina. 
“Arrivederci, Misty. Su con la vita. E ricorda…in qualsiasi momento, se avrai bisogno di qualcosa, non esitare a chiamarmi. In un istante percorrerò la strada da Pallet a Cerulean e sarò da te.”
“Guarda che ci conto, eh? Dai, ora vai. Brock ti aspetta. Ed io sto meglio.”
“Sicura?”

“Sì. Vai, Ash. E salutami tua madre. A presto.”
“Ciao, Misty. A presto.”
Così s’incamminò. Dopo aver percorso qualche metro, però, una strana sensazione nel cuore gli suggerì di voltarsi. E fu allora che lo vide. Il cambiamento. Dietro di lui, che lo salutava agitando una mano, non c’era una ragazzina un po’ maschiaccio, con un codino ispido sul capo ed un sorriso dispettoso sul viso. Ma una splendida ragazza, dai lunghi capelli rossi raccolti in una morbida coda di cavallo, con un sorriso splendido e luminoso. Insomma, Ash aveva sempre saputo che non erano più ragazzini, ma non si era mai reso veramente conto di quanto fosse cambiata la sua amica. Il cuore gli balzò, nel petto. Deglutì a fatica. Provò l’irresistibile impulso di tornare indietro di corsa, abbracciarla stretta e baciarla. Ma si trattenne. Si limitò ad alzare leggermente una mano e ad andarsene. E in quell’istante già sapeva che non avrebbe mantenuto quella promessa. La promessa di tornare da lei. 
 
Ash tornò alla realtà. Un sacco di volte gli capitava di perdersi ripensando a quegli istanti. La cosa che più lo tormentava, era il ricordo di quella promessa, infranta. L’aveva giurato sul suo orgoglio. Ma d’altronde, aveva gettato all’aria il suo orgoglio tre anni prima, rifiutandosi di tornare da lei e rivelarle cosa provava veramente. Ma perché farlo, si era chiesto mille volte. Perché, se tanto sapeva già la risposta. 
“Mi spiace, Ash. Io ti adoro, ma per me sei come un fratello. Nient’altro.”
No, non avrebbe potuto sopportare una risposta del genere. Quindi, per paura di un rifiuto, si era rifiutato di vederla per tre orribili, solitari, interminabili anni. Anni in cui non aveva fatto nulla. Aveva passato le sue giornate ad oziare in casa. Sua madre inizialmente l’aveva rimproverato ma ben presto aveva smesso, comprendendo che il figlio portava un grosso peso sul cuore. 
Spesso Ash si chiedeva come mai Brock non ci avesse mai provato con Misty. In fondo lei era una gran bella ragazza, e lui non risparmiava nessuna, generalmente. Ma anche se Brock andava spesso a trovarlo, non aveva mai trovato il coraggio di chiederglielo.
Ogni volta che andava da lui, Brock gli proponeva di andare a Cerulean. Non riusciva a comprendere l’ostinazione dell’amico nel non voler vedere né sentire Misty. E non capiva nemmeno Misty, che soffriva per quel comportamento, ma si rifiutava di chiederne una spiegazione. 
Improvvisamente, il campanello suonò e Ash si riscosse dal torpore. Andò alla porta e, aprendo, si trovò davanti proprio il suo miglior amico. Sorrise, felice. Le sue visite erano le uniche occasioni in cui si svegliava dallo stato di trance in cui si trovava solitamente. 
“Brock! Erano mesi che non venivi! Entra, dai, altrimenti, con questa pioggia, ti prenderai un raffreddore! Allora, amico, come stai?”
“Sto bene, ti ringrazio. E tu? Non mi sembri troppo in forma.”
Quel commento era del tutto superfluo. Ash non era mai in forma. Era sempre smorto, la vivacità che lo contraddistingueva un tempo era del tutto scomparsa. Ma quel giorno sembrava addirittura più giù del solito.
“No, nulla. E’ solo che questo tempo mette addosso malinconia.”
“Dici? Io invece adoro questo tipo di pioggerellina. Sembra quasi accarezzarti la pelle.”
“Beato te. Allora, che mi racconti? Come procede la tua vita?”
“Al solito. Mi occupo dei miei pokemon e dei miei fratellini, mentre mio padre si occupa della palestra. Lo scorso mese è sparito un’altra volta ed è tornato dopo due settimane. Ormai dovrebbe smetterla, non è più giovane. Finirà per cacciarsi nei guai, se continua così.”
“Ah ah, tuo padre è sempre lo stesso. Dai, che è un uomo in gamba!”
“Sì, ma dovrebbe rendersi conto che non può andare avanti a fare di testa sua. Comunque, lasciamo perdere. Ogni volta che ci penso mi innervosisco.”
“E i tuoi fratelli? Stanno tutti bene?”
“Sì, stanno benissimo. E ti mandano a salutare. Dicono che vorrebbero vederti più spesso.”
“La prossima volta verrò io a trovarti, così vedrò anche loro.”
“Ci conto. E, a proposito di visite…Non sono venuto qui direttamente da casa mia…”
“Dove sei stato?”
“…A Cerulean City…”
Subito Ash si rabbuiò. Solo sentir pronunciare il nome di quella città lo faceva star male.
“Ah.”
“Ho passato un paio di giorni con Misty e le sue sorelle. Sai…Misty non era troppo in forma.”
“Mi spiace. Spero non sia nulla di grave.”
“No. Solo un po’ di malinconia. Ma sai, si dice che nella stagione delle piogge sia normale…”
“Già…”
Stettero in silenzio per un po’. In realtà, anche se lei non aveva voluto rivelarglielo, Brock sapeva che la causa del malumore di Misty era proprio la persona che gli stava davanti in quel momento. E le sue sorelle gli avevano confidato che non era così solo in quei giorni. Il suo malumore, la sua tristezza, erano costanti. Proprio come in Ash.
“Sai…Prima di venire via da Cerulean, ho detto a Misty che sarei venuto a trovarti. E le ho proposto di accompagnarmi.”
Ash aveva finalmente alzato la testa ed ora guardava Brock ansiosamente.
“Però non ha voluto. Ha detto che sicuramente una sua visita ti avrebbe infastidito. Così ha preferito rimanersene là.”
Smise di parlare. Sapeva di aver detto qualcosa che avrebbe scosso almeno un po’ Ash dal suo torpore. Infatti il giovane lo fissava sorpreso, con un grande dolore negli occhi. Ma, invece di alzarsi e correre a preparare le valigie, si limitò ad abbassare nuovamente il capo, ancor più afflitto di prima.
“Si sbaglia di grosso…”
“Se si sbaglia, allora perché non vai a trovarla? Non dirmi che non avresti voglia di rivederla!”
“Certo che vorrei vederla! Però ci sono alcune circostanze che me lo impediscono.”
“Circostanze che durano da tre anni? Andiamo, Ash! Guarda come sei ridotto! Sembri un uomo finito a soli vent’anni! Perché non vuoi vederla? Avete per caso litigato, l’ultima volta che vi siete visti?”
Brock si era innervosito. A parte una prima volta, non aveva più voluto insistere con Ash per sapere il motivo di quel comportamento, ma ormai si era stufato. Vedeva i suoi due migliori amici distrutti, quasi dei fantasmi. E non sopportava più quella situazione. 
“Allora, Ash? Vuoi rispondermi?!”
“N-no…Non abbiamo litigato.”
“E allora perché?! Me lo vuoi spiegare una buona volta?!”
Ash si ostinava nel suo silenzio. Allora Brock gli si avvicinò e lo afferrò per le spalle.
“Ascoltami bene, Ash. Tu sei il mio migliore amico. Come un fratello. Ed ho sempre pensato che anche tu mi considerassi tale. Allora, perché non vuoi confidarti con me? Io ti ascolto. Vorrei poter alleviare un po’ le pene che ti tormentano, ma non posso farlo se tu non mi dici quali sono! Ed io non ne posso più di vederti sempre più distrutto senza poter fare niente!”
Ash alzò il capo e guardò l’amico dritto negli occhi. Poi, i suoi cominciarono a riempirsi di lacrime e si aggrappò con forza all’amico.
“Brock! Perdonami…Perdonami!”
Scoppiò a piangere, prendendo alla sprovvista Brock, che però si riprese subito.
“Dai, non preoccuparti. Non devi scusarti, non hai nessuna colpa. Dimmi cosa ti tormenta in questo modo, Ash.”
Così il giovane cominciò a raccontargli tutto. Da ciò che era accaduto nel momento in cui lui e Misty si erano salutati a ciò di cui si era reso conto andandosene. E spiegò anche il motivo che lo teneva lontano da lei, nonostante l’amasse ancora così tanto.
“Capisci, Brock? Come posso andare da lei, sapendo che mi considera solo un amico? Non riuscirei a sopportare di starle vicino senza poterla abbracciare, o baciare. E senza rivelarle i miei sentimenti.”
“Io non credo. E poi non puoi essere davvero certo di cosa provi Misty per te. Come tu ti sei reso conto di amarla andandotene, anche lei potrebbe essersene resa conto solo dopo la tua partenza.”
“Questo è impossibile! Come potrebbe amare uno come me? Un fallito che, solo perché soffre per amore, ha abbandonato tutto e tutti e vive una vita apatica a soli vent’anni!”
“Scusa se te lo dico, ma la colpa di questa situazione è solo tua. Ad ogni modo, Ash, ora che conosco il motivo del tuo tormento, sono ancora più convinto che dovresti correre immediatamente a Cerulean. Ti servirebbe, per lo meno, a chiarirti le idee. Vedendola, ti renderesti conto di essere in grado di comportarti ancora come un amico. E, col tempo, potresti pure scoprire che lei ricambia il tuo amore.”
“No, ho troppa paura di vederla. Dovrei dirle perché ho infranto la mia promessa, rifiutandomi di vederla per ben tre anni! Non riuscirei ad affrontarla.”
“Io sono di parere contrario. Devi andare, Ash. Io non posso darti altri consigli. Ad ogni modo, pensaci con calma. Riflettici sopra. E vedrai che, alla fine, comprenderai anche tu che quella è l’unica cosa da fare.”
Così dicendo si alzò per andare a salutare la madre di Ash, appena arrivata con la spesa in mano. 
Due giorni dopo, alle sette di mattina, Brock, che dormiva in camera di Ash assieme all’amico, fu svegliato da strani rumori. Aprendo gli occhi, vide il suo amico che, con foga, afferrava varie cose e le infilava in un zainetto. Spaventato da quello strano comportamento si alzò di scatto, mettendosi a sedere.
“Ash…Che ti prende, che combini con quello zaino?”
“Ci ho pensato, Brock. Ci ho pensato tutta la notte e anche la notte scorsa. Ed ho deciso. Avevi ragione tu. Io devo andare. Altrimenti non saprò mai perdonarmelo. Provo già abbastanza rabbia per essermi comportato così male nei confronti di Misty. Non potrei mai perdonarmi per essermi lasciato sfuggire l’occasione di essere felice. Quindi parto al più presto per Cerulean City. Vieni con me?”
Brock sorrise e scattò in piedi, afferrando subito i suoi vestiti.
“E me lo domandi? Certo che vengo!”
Un’ora dopo i due erano in macchina, diretti a Cerulean. Ash era talmente ansioso di risolvere quella situazione che aveva preferito rinunciare all’avventura e usare la macchina, che lo avrebbe portato a destinazione in molto meno tempo. Infatti, presto furono arrivati a Cerulean. Non appena Ash vide gli edifici che gli risultavano familiari, il suo cuore mancò un battito. E, man mano che procedeva verso la palestra, perdeva tutto il coraggio accumulato la notte precedente. Fermò la macchina proprio sotto alla palestra. Scese, ma si rese conto che le gambe non gli reggevano. Era terrorizzato dall’idea di vedere Misty. 
“Ehi, amico. Tutto bene? Sei pallidissimo…”
“S-sì, tutto bene. Sono solo un po’ agitato, tutto qui.”
“Allora, andiamo. Prima vediamo se è in palestra.”
Così Ash andò verso l’ingresso. Entrò e si trovò davanti Lily, una delle sorelle di Misty. La ragazza, ormai donna, quando lo riconobbe sorrise ed esclamò:
“Guarda chi si rivede! Era ora che ti facessi vivo, signorino! Se non fosse stato per gli aggiornamenti di Brock ti avremmo dato per disperso!”
“Già. Mi spiace. Ehm, senti…Misty è in palestra?”
“Credo sia qui da qualche parte, ma non so precisamente dove.”
Intanto, Brock si trovava vicino all’entrata, dalla quale si riusciva a vedere solo Lily. Ash era nascosto da una colonna. Improvvisamente, sentì una voce alle sue spalle.
“Brock? Che ci fai di nuovo qui? E’ successo qualcosa?”
Si voltò e si trovò davanti Misty, appena entrata. Proprio in quell’istante, Ash si spostò, mettendosi in una posizione tale che Misty lo vide subito. Dopo un primo istante, in cui la giovane si chiese chi potesse mai essere, in lei subentrò un misto di smarrimento, gioia e angoscia. Si portò le mani alla bocca, incredula. Poi sussurrò appena:
“Ash…”
Forse avvertendo gli occhi puntati su di sé, Ash si girò e la vide. Dietro a Brock, un’incantevole ragazza che lo fissava come se avesse visto un fantasma. Lasciò cadere a terra le chiavi della macchina, che ancora teneva in mano, e il rumore attirò l’attenzione di Lily, che si accorse di sua sorella.
“Oh, eccoti qui. Hai visto chi è venuto a trovarti? Una bella sorpresa, eh?”
Misty e Ash non si muovevano. Continuavano a fissarsi, a bocca aperta, senza riuscire a proferire parola. Allora, Brock entrò in azione per aiutarli.
“Lily, che ne diresti di prendere un caffè insieme?”
“D’accordo, Brock. Ma, loro due?”
“Lasciali stare, loro stanno bene da soli. Anzi, Ash, perché non porti Misty a fare una passeggiata? Sono tre anni che non vi vedete, ne avrete di cose da raccontarvi!”
Così dicendo trascinò via Lily e i due rimasero soli. Ash si chinò per afferrare le chiavi cadutegli. Poi, alzandosi, la guardò, questa volta sorridendole, anche se timidamente. 
“Ciao, Misty. Ti trovo bene.”
La voce di Ash risvegliò la rossa dallo stato di shock in cui si trovava. Divenne dello stesso colore dei suoi capelli, che con gli anni si erano scuriti, e rispose balbettando un saluto.
“Beh, forse Brock ha ragione. Che ne dici di fare una passeggiata?”
“Sì, certo. Andiamo.”
Camminarono in silenzio per una decina di minuti. Nonostante l’imbarazzo, il solo fatto di stare in compagnia l’uno dell’altra li faceva sentire più sereni. Alla fine arrivarono in un piccolo parco e si sedettero su una panchina. 
“Beh, allora, Ash…Che mi dici? Come ti va la vita?”
“Normale. Diciamo che continuo a non fare nulla di buono.”
“Come mai?”
“Ecco…Non lo so nemmeno io…Forse ho passato un periodo nero…Anche se, effettivamente, è durato un po’ troppo tempo…”
Dopo qualche istante di silenzio, Misty raccolse tutto il suo coraggio e, in fretta, chiese:
“E’ per via del tuo periodo nero che non ti sei più fatto vivo con me?”
Questa domanda lasciò Ash senza parole. Non si aspettava una richiesta così diretta. Dopo lungi istanti di silenzio, che ad entrambi sembrarono ore, respirò a fondo.
“Sì. Diciamo…diciamo che è stato per questo.” 
Di nuovo silenzio. Misty non osava chiedere spiegazioni, mentre Ash cercava disperatamente le parole per spiegarsi. Ad un tratto, con decisione, si alzò dalla panchina e fissò Misty negli occhi. Aveva un’espressione molto determinata sul volto.
“Misty, la verità è che io…”
SBUM!
In quel momento qualcosa colpì Ash alle spalle e lo fece cadere a terra. Alzandosi dolorante, Ash si rese conto che quel qualcosa era una persona. Un uomo, più precisamente, vestito con un paio di jeans ed una camicia. L’uomo si alzò, anche lui dolorante, massaggiandosi la testa. Davanti a lui apparve una donna, che lo fissava con aria arrabbiata.
“Insomma, James, è mai possibile che tu sia sempre così imbranato?! Non si può nemmeno portarti in giro, sai combinare soltanto un guaio dietro l’altro!”
“Senti chi parla! Io sarò un po’ sbadato, ma ti ricordo che la persona che, a suo tempo, combinava la maggior parte di casini, non ero certo io, cara Jessie!”
“Avresti il coraggio di dare la colpa a me per il fallimento delle nostre missioni?”
“Esatto!”
Ash e Misty fissavano i due, stupefatti. Ad un certo punto, il ragazzo esclamò:
“James! Jessie! Siete voi!”
L’uomo e la donna smisero di litigare e si voltarono a fissare la persona che James aveva “investito”. Per un po’ non riuscirono a comprendere come facesse a conoscerli, poi collegarono quei due ventenni a due mocciosi che, tanti anni prima, avevano mandato a monte tutti i loro piani di conquista.
“Oh Santo Cielo! Ash! Misty! Ma siete proprio voi?”
I quattro si strinsero la mano calorosamente. Le loro ostilità erano cessate molti anni prima, quando Jessie e James avevano lasciato il Team Rocket, diventando persone oneste. In fondo, avevano detto, non erano tagliati per fare i cattivi. E i loro ex nemici/nuovi amici, avevano concordato con loro. Non si erano mai odiati sul serio.
“Però, che sorpresa trovarvi qui. Che ci fate a Cerulean?”
“Beh, io ci vivo. Non vi ricordate? La palestra era mia e delle mie sorelle.”
“E’ vero! Me l’ero completamente dimenticata!”
“E voi, James? Andate ancora in giro assieme? Non è che avete ricominciato con i furti, vero?”
“No, assolutamente no. Stai tranquillo, Ash, ormai io e Jessie viviamo una vita completamente onesta. E, per dirla tutta, giriamo sempre insieme perché…beh, due anni fa ci siamo sposati!”
Ash e Misty li fissarono con gli occhi fuori dalle orbite.
“Che?!?!?! Stai scherzando?!?”
“Affatto. Siamo una coppia felicemente (più o meno) sposata, ormai.”
“Da non credersi! Beh, ragazzi, vi faccio le mie congratulazioni, anche se in ritardo.”
“Grazie, Misty.”
“Anche da parte mia. Mi fa piacere questa notizia.”
“Grazie anche a te. E voi due? Ancora insieme? Non è che anche voi vi siete sposati o avete intenzione di farlo?”
Entrambi arrossirono di colpo per ciò che Jessie aveva detto. Poi negarono con insistenza.
“Assolutamente no. Sono solo passato qui a Cerulean a trovarla, visto che non ci vedevamo da tre anni.”
Jessie non rispose e continuò a osservare i due che si comportavano come ragazzini. Misty, intanto, cercò di cambiare discorso. 
“Sentite, visto che c’è anche Brock, che ne direste di cenare tutti insieme, stasera? Una specie di festa per esserci rivisti tutti dopo tanto tempo!”
“Mi sembra un’ottima idea. Anzi, sai che ti dico, cara Misty? Io e te potremmo andare a fare un po’ di shopping, mentre i ragazzi, qui, fanno un giretto per i fatti loro…”
Misty acconsentì con piacere, tanto più che preferiva rimandare un po’ il chiarimento con Ash. James provò a protestare, per non essere stato interpellato.
“Ehi, Jessie, aspetta…Non puoi decidere tutto da sola, magari Ash ha altri programmi…”
“James! Ti ho detto che io vado con Misty. Tu resta a fare compagnia ad Ash. Intesi?”
Il tono della donna non ammetteva repliche. James annuì, abbassando il capo in segno di resa. Mentre le ragazze si allontanavano chiacchierando e ridendo, Ash posò una mano sulla spalla dell’uomo e disse:
“Scusa se te lo dico, James, ma non mi pare che le cose tra di voi siano cambiate poi tanto…”
“Non me ne parlare, ti prego…”
 
“Senti Jessie…Posso chiederti una cosa?”
“Certo, dimmi pure.”
“Com’è che tu e James avete deciso di sposarvi? Sai, non avrei mai detto che foste innamorati l’uno dell’altra.”
Jessie sorrise.
“Sai, ad essere del tutto sincera, nemmeno io. Conoscevo James fin da ragazzina. Ero molto giovane quando decisi di cominciare a viaggiare. I miei genitori erano morti ed io ero sola. Così, quando stavo per partire, James, un mio amico, mi chiese se poteva accompagnarmi. Lui non sopportava la sua vita, costretto a obbedire alle ferree regole dei suoi genitori, così mi seguì, scappando di casa. Il nostro rapporto era sempre stato così. Qualsiasi cosa io facessi, lui mi seguiva. Io ordinavo, lui eseguiva. Anche per quanto riguarda la nostra entrata nel Team Rocket. Fui io a decidere, lui si limitò a seguirmi. E la stessa cosa vale per quando ce ne andammo. Tuttavia, nonostante fossimo sempre insieme, io vedevo James solo…come James. Lui era James e basta. Il mio migliore amico, anche se, da come mi sono sempre comportata, non lo dimostravo affatto. Così, due anni fa, sono rimasta letteralmente di stucco quando mi ha chiesto di sposarlo.”
“Cosa? Ti ha chiesto di sposarlo così, all’improvviso? Senza nemmeno rivelarti prima i suoi sentimenti?”
“Esatto.”
 
Nello stesso momento, al parco, anche James stava raccontando la stessa storia ad Ash.
“Vedi, io ero sempre stato innamorato di Jessie. Non lo davo assolutamente a vedere, ma mi piaceva da impazzire. Per questo la seguivo sempre e comunque. Perché volevo starle accanto. E, in parte, perché speravo di esserle d’aiuto, se si fosse trovata nei guai. Quando lasciammo il Team Rocket, ne fui felice, perché stava diventando troppo pericoloso. All’apice di quell’organizzazione c’era gente senza scrupoli, che non si preoccupava di far del male…o talvolta addirittura uccidere delle persone. Quando scoprimmo come stavano le cose, lasciammo immediatamente perdere. Noi facevamo parte del Team solo perché ci divertivamo a commettere furtarelli di pokemon, ma non volevamo certo diventare degli assassini. Così, cominciammo una nuova vita, onesta, questa volta. Per un po’ di tempo viaggiammo, poi decidemmo di stabilirci in una città. Jessie trovò lavoro in una boutique per pokemon, mentre io andai a lavorare in un piccolo ristorante. Così riuscivamo a guadagnarci da vivere onestamente. Ma meglio andavano le cose per noi, più mi sembrava strana la nostra situazione. Avendo smesso di viaggiare, avevamo trovato una casa dove vivevamo assieme. Molto spesso ci scambiavano per dei neo sposi, e la cosa m’imbarazzava sempre di più. Non riuscivo più a stare accanto a Jessie come un amico. Sentivo che ormai era arrivato il momento di chiarire quali fossero i miei sentimenti. E feci una promessa a me stesso. Non appena fossi riuscito ad avere sufficienti soldi ed un impiego fisso, per poter permettere a Jessie una vita dignitosa, le avrei chiesto di sposarmi. E così è stato. Due anni fa, il vecchio proprietario del ristorante dove avevo lavorato negli ultimi anni, morì. Non avendo figli né moglie, ed essendosi affezionato molto a me e a Jessie, decise di lasciare a me il ristorante, come eredità. Ed anche i soldi. A quel punto mi resi conto che era arrivato il momento. Una sera che non lavoravamo, mentre stava preparando la cena, andai da Jessie. Quel giorno avevo comprato l’anello, ma non sapevo come proporle la cosa. Ero terrorizzato, le gambe mi tremavano, le mani mi sudavano e avevo la bocca impastata. Raccolsi tutto il mio coraggio e le dissi: ‘Jessie…Sposami, ti prego’. Non dimenticherò mai la faccia che fece in quel momento. Subito scoppiò a ridere, credendo che stessi scherzando, e mi disse di apparecchiare la tavola. Io mi scoraggiai talmente tanto che pensai quasi di stare al gioco e continuare a mentire.”
“Poveraccio…Dev’essere stato tremendo…”
“Puoi dirlo forte, amico. Però, quando stavo già per andarmene a preparare, mi dissi che DOVEVO andare fino in fondo a quella faccenda. Dentro di me pensai: ‘Sono un uomo e da tale devo comportarmi. E se lei mi rifiuterà, troverò una nuova casa e comincerò una nuova vita’. Ero nuovamente determinato. Strinsi i pugni e tornai da lei.”
 
“Poverino! Sul serio gli hai risposto così?”
“Che potevo farci? Me l’aveva detto talmente all’improvviso, che pensai subito si trattasse di uno dei suoi scherzi che non facevano ridere nessuno! Lui si demoralizzò completamente, poverino, e fece per andarsene. Poi, però, riprese il coraggio e tornò alla carica. Io continuavo imperterrita a cucinare e mi stavo pure innervosendo. Fui sul punto di dirgli di smettere di fare lo stupido e di filare a preparare la tavola, quando lui mi posò entrambe le mani sulle spalle e mi fissò dritto negli occhi. Non gli avevo mai visto un’espressione tanto seria sul viso. Non riuscii più ad aprire bocca e mi limitai a fissarlo. Allora mi prese la mani tra le sue e disse: ‘Jessie. Non sto scherzando. Forse tu non riesci a crederci, ma ti assicuro che è così. Io ti amo con tutte le mie forze, da sempre. E ora che finalmente abbiamo una casa, un lavoro onesto e siamo sistemati, vorrei tanto che tu accettassi di condividere il resto della tua vita con me. Te lo chiedo seriamente. Vuoi sposarmi?’. In quel momento il mio cervello andò in tilt. James, il mio amico, che era sempre rimasto al mio fianco, mi amava e voleva sposarmi. In quell’istante compresi tante cose che prima non avevo capito. Perché avesse voluto seguirmi, perché fosse sempre rimasto al mio fianco nonostante tutto…E compresi anche che, senza di lui, mi sarei sentita persa. Era diventato una presenza talmente costante, nella mia vita, che ormai lo davo per scontato. Senza neppure mai ipotizzare una possibile relazione sentimentale, aveva già raggiunto il livello di componente fondamentale della mia esistenza. Non esitai nemmeno per un istante, una volta compreso questo. Lo amavo, anche se non me n’ero mai resa conto, e gli risposi subito di sì. Due settimane dopo ci siamo sposati. Ed ora siamo marito e moglie.”
“Oh, Jessie…E’ una storia fantastica…Sapessi come ti invidio, hai trovato un uomo che ti ama e che farebbe di tutto per te. E la cosa più bella è che si tratta del tuo migliore amico!”
“Sai, questa faccenda ha molti lati positivi. Intanto posso maltrattarlo quanto mi pare, tanto c’è già abituato. E poi non devo fingermi ciò che non sono. James mi conosce meglio di chiunque altro e mi ha accettata per quello che sono. A lui non importa se sono lunatica, se mi arrabbio facilmente, se a volte divento insopportabile. Mi ama e basta.”
“E tu ami lui, non è vero?”
Jessie arrossì leggermente. Poi sorrise.
“Si vede tanto?”
Anche Misty sorrise, comprendendo quanto fossero legati i due.
“Direi di sì.”
“Beh, tanto meglio! Beh, Misty, ora tocca a te. Che mi racconti?”
La giovane sospirò.
“Purtroppo non c’è proprio nulla da raccontare. Sono qui, sola, che vivo la stessa vita monotona di quando ero bambina.”
“E di Ash che mi dici? Non mi dirai che giocate ancora a fare gli amichetti!”
“Che intendi dire, scusa?”
“Ma dai, Misty! E’ chiaro come il sole che sei innamorata persa di lui! E che lui ricambia del tutto i tuoi sentimenti!”
“Ti sbagli, Jessie. E’ vero, io lo amo…Anche se tu sei la prima persona con cui riesco ad ammetterlo apertamente…Però lui non ama me. Ne sono certa.”
“Come puoi esserne tanto sicura? Te l’ha detto lui, forse?”
“Non a parole. Ma me l’ha fatto capire con i fatti…”
Così raccontò a Jessie cos’era accaduto dal loro addio, tre anni prima, fino a quel momento. La donna, dopo aver ascoltato attentamente, disse:
“Io non ne sarei così convinta, se fossi in te. Non puoi sapere quali motivi l’abbiano spinto a non farsi vivo per tutto questo tempo. Per essere davvero sicura dovresti chiederglielo direttamente. E’ l’unica soluzione.”
“No, non voglio. Se gli confessassi apertamente i miei sentimenti, perderei anche la sua amicizia. Insomma, Jessie, tu ci hai visti crescere, fin dal giorno in cui incontrai Ash. Sai bene com’è fatto il nostro rapporto. Bisticciamo e ci prendiamo in giro. Ci sono anche i momenti di tenerezza, non lo metto in dubbio, ma la sua è solo amicizia! Se io spezzassi l’equilibrio che c’è tra noi, rovinerei tutto. E non posso permetterlo.”
“Misty, nulla è impossibile, quando c’è di mezzo l’amore. Guarda me e James. Avresti mai immaginato che un giorno ci saremmo sposati?”
“Beh, effettivamente no…”
“Appunto. Quindi non scoraggiarti. Ricorda, finché non avrai giocato tutte le carte in tuo possesso, non potrai essere certa di nulla.”
“…Forse hai ragione tu…”
“Certo che ho ragione. Come sempre, d’altronde! Ed ora dai, procediamo con questo shopping!”
“Grazie, Jessie…”
E così s’incamminarono a braccetto, ridendo a più non posso.
 
Al parco, anche James aveva finito di raccontare la storia del suo matrimonio e, dopo aver ascoltato le pene d’amore di Ash, stava cercando di dargli qualche consiglio.
“Capisci, Ash? Ormai non sei più un bambino, devi comportarti con più coraggio. Devi andare da lei e confessarle apertamente i tuoi sentimenti. E se lei ti rifiuta devi trovare in te stesso la forza di voltare pagina e cominciare una nuova vita. Come ti ho già detto, quando ho chiesto a Jessie di sposarmi, avevo già messo in preventivo un suo rifiuto e l’ipotesi di ricominciare tutto da capo, senza di lei. Tu sei un ragazzo in gamba, e sono certo che puoi farcela. Non ricordi che noi siamo sempre stati battuti da te e dal tuo coraggio? E’ ora che tiri fuori un po’ di quel coraggio anche in campo sentimentale!”
“Sì, hai ragione. Non posso continuare a tormentarmi in eterno, altrimenti non sarei più degno di chiamarmi Ash Katchum!”
“Così si parla! Bravo Ash! Ora, mi è venuto un certo appetito…Che ne diresti di andare a fare uno spuntino?”
“Sono pienamente d’accordo con te. Io sto morendo di fame!”
“Allora andiamo!”
Mentre si stavano incamminando, Ash attirò l’attenzione dell’amico. Quando James si voltò a guardarlo, il giovane gli sorrise, dicendo:
“Grazie di cuore, James. Sei un vero amico.”
L’uomo ricambiò il sorriso, arrossendo imbarazzato. 
“Ma figurati! Ormai ci conosciamo da una vita!”
 
Quella sera, la cena alla palestra di pokemon di Cerulean City fu all’insegna del divertimento. Erano presenti Ash, Misty, Brock, Jessie, James e le tre sorelle di Misty. Mangiarono e bevvero a sazietà, divertendosi e ricordando vecchi episodi della loro vita. Ad un certo punto Ash, desideroso di prendere una boccata d’aria, uscì sul terrazzo, richiudendosi la porta alle spalle. Poco dopo, udì la porta aprirsi nuovamente e qualcuno raggiungerlo all’esterno. Si voltò e si ritrovò di fronte Misty, intenta a chiudere la porta. Durante la cena avevano parlato e scherzato come ai vecchi tempi, ma ora che erano soli si avvertiva una certa tensione. 
“Avevo proprio bisogno di un po’ d’ossigeno. Dentro si muore dal caldo.”
“Hai ragione. E’ per questo che sono uscito.”
In silenzio si appoggiarono alla balaustra, uno di fianco all’altra, e presero a guardare il cielo.
“Quante stelle…sono così belle, non trovi?”
“Già. E’ raro vedere un simile spettacolo. Questa sera anche il cielo sembra voler festeggiare.”
“Forse anche lui è contento perché persone care si sono finalmente fatte vive, dopo essere sparite per anni…”
Quella di Misty non voleva essere un’accusa, ma Ash si sentì morire, per quelle parole. La ragazza aveva ragione, era stato un egoista. Si riempì i polmoni d’aria, ributtandola fuori in un profondo sospiro.
“Misty. Se puoi, perdonami per il mio comportamento. Ho infranto la promessa, nonostante ti avessi giurato che sarei tornato a trovarti presto. Mi rendo perfettamente conto di averti fatto soffrire e mi dispiace immensamente.”
Misty guardò Ash e provò un’infinita tenerezza vedendolo con quell’espressione colpevole.
“Ash…Perché non sei mai venuto a trovarmi? Cosa ti ha spinto a infrangere la promessa? Forse non volevi più saperne di me?”
“NO! Assolutamente no, Misty! Non pensare nemmeno a una cosa del genere! Tu…Misty, tu sei la persona più importante della mia vita!”
Quella confessione stupì entrambi. Ash era talmente preoccupato che Misty pensasse quelle cose che non aveva nemmeno pensato a ciò che diceva. E così, si rese improvvisamente conto, era già a metà strada nel dichiararle il suo amore. 
Da parte sua, Misty era a dir poco sconvolta. Una cosa del genere, detta da Ash…Non se lo sarebbe mai aspettato.
“E-ecco, il fatto è che io…non…vedi…”
Ash non riusciva a trovare le parole. Le gambe gli tremavano e le mani anche. Poi, strinse i pugni, serrò forte gli occhi e, tutto d’un fiato, disse:
“Misty, la verità è che ti amo! Me ne sono reso conto andandomene, tre anni fa, ma sapevo che sono solo un amico, avevo paura di un tuo rifiuto, di perdere la tua amicizia, e sono scappato, scappato da te, dai sentimenti che provavo…E ho passato tre anni chiuso in casa a deprimermi e a pensarti, ma poi è arrivato Brock e mi ha convinto che dovevo vederti, parlarti, e oggi ho parlato con James e ho deciso di rivelarti i miei sentimenti, perché soffrire in eterno non sapendo è peggio che soffrire per un rifiuto! Almeno, una volta respinto, sarei stato libero di rifarmi una nuova vita…Anche se, senza di te, è impensabile…”
La sua voce si era affievolita, sul finire del discorso, per spegnersi nel pronunciare l’ultima frase. Non aveva il coraggio di guardarla in volto, così teneva la testa bassa. A un certo punto, dopo interminabili istanti di silenzio, la sentì singhiozzare. Allora alzò la testa e la vide piangere a dirotto, col volto nascosto tra le mani. Le si avvicinò e l’abbracciò.
“Misty, perché piangi? Ti prego, non voglio vederti triste a causa mia. Ti assicuro che la nostra amicizia non finirà comunque. Perché io ti amo, ma ti considero allo stesso tempo la mia migliore amica! Non fare così, ti scongiuro, Misty!”
Nella voce di Ash c’era una grande sofferenza e Misty si affrettò a separarsi leggermente da lui, per guardarlo in volto. 
“No, Ash! Non hai capito! Io piango perché mi sento tanto stupida! E perché sono tanto, tanto felice! Anch’io ti amo! E sono stata una stupida, perché non ho mai avuto il coraggio di rivelarti i miei sentimenti, convinta che tu non mi ricambiassi affatto! Se l’avessi fatto, ti avrei risparmiato tanta sofferenza! Mi dispiace, Ash!”
In quel momento Ash sentì un intenso calore espandersi per tutto il suo corpo, a partire dal cuore. Abbracciò stretta Misty, nascondendo il volto sulla sua spalla, e prese a sussurrare, molto piano:
“Dio, che stupido sono stato! Perdonami, perdonami, perdonami!!”
Rimasero abbracciati stretti per alcuni minuti, poi Ash la scostò leggermente da sé. La guardò serio in volto, asciugandole le guance rigate di lacrime. Poi le afferrò il viso e, con infinita lentezza, si avvicinò a lei, fino a posare le labbra sulle sue. Ed i due innamorati rimasero uniti in un lunghissimo e dolcissimo bacio, che sanciva l’inizio della loro unione. All’interno della casa, James e Jessie li osservavano, felici. L’uomo circondò col braccio le spalle della moglie e lei gli posò la testa sulla spalla. 
“Sai, mi ricordano un po’ noi due…”
“Anche a me. Probabilmente, se ci fossimo dovuti separare come loro due, avremmo vissuto le stesse sofferenze.”
“Lo credo anch’io.”
Rimasero in silenzio, abbracciati, per qualche minuto.
“James…”
“Dimmi.”
“Ti amo.”
“…Ti amo anch’io, Jessie.”
E si baciarono anche loro. 
 
Dopo quella sera, molte cose cambiarono. Ash si trasferì a Cerulean, per poter stare vicino a Misty, e due anni dopo i due si sposarono. Anche Brock decise di trasferirsi laggiù, assieme ai suoi fratelli. Il giovane non voleva più stare lontano dalla sua ‘seconda famiglia’, come la definivano i tre amici. Inoltre aveva scoperto che anche la dottoressa Eve era andata a vivere a Cerulean e lui non voleva lasciarsi sfuggire l’occasione. Infatti divenne suo assistente ed i due si unirono anche sentimentalmente, con molto stupore di tutti. Il ristorante di James divenne presto una catena e non appena venne aperta una filiale a Cerulean i due ne approfittarono per raggiungere i loro amici. Anche se, ben presto, a loro si aggiunse un pargoletto, degno figlio di sua madre, a detta di James. Che presto trovò una compagna di giochi nella figlia di Ash e Misty. E così, tutti insieme si trovarono a vivere una nuova esistenza, colma d’amore e d’amicizia. 
 

AMARSI
 
Una sottile pioggia cadeva pigramente sul villaggio di Pallet, coprendo tutto di uno strato di piccole goccioline luccicanti. Tutto sembrava immerso nel silenzio e l’atmosfera era magica. Ma una persona, un giovane uomo, non riusciva a entusiasmarsi per quello spettacolo. Quell’atmosfera, così dolce e romantica, gli riportava alla mente ricordi che avrebbe preferito cancellare dalla mente. Una chioma rossa, tendente quasi all’arancione, due occhi dolci quanto irriverenti, un sorriso da mozzare il fiato. Il suo più grande amore…Eppure, l’aveva persa. Così stupidamente. Quando erano ragazzini, quando viaggiavano insieme, non si era mai reso conto di quanto fantastica fosse. Non aveva mai fatto caso alla sua bellezza, alla sua immensa gioia di vivere. Così se l’era lasciata scappare. L’aveva semplicemente salutata, con un abbraccio, perché comunque rimaneva la sua migliore amica, e addio. Non l’aveva più vista. In quel preciso istante, aveva compreso cosa significasse davvero Misty per lui, Ash Katchum. Non un’amica eccezionale ma impicciona, non una ragazzina simpatica ma rompiscatole, non una tipetta sfacciata che lo prendeva sempre in giro. Ma la sua vita. Ed ora, a distanza di tre anni, era ancora lì a pensarla, ormai ventenne. Erano passati tre anni da quell’addio, ma Ash lo ricordava ancora come se fosse accaduto soltanto pochi istanti prima. 
 
FLASHBACK
A Cerulean City, Ash e Misty si trovavano uno di fronte all’altra, intenti a salutarsi. Brock stava salutando le sorelle della ragazza, in palestra. 
“Beh. E’ arrivato il momento di salutarci, a quanto pare.”
“Già. Sembra impossibile. Abbiamo viaggiato insieme per così tanto tempo che ora non riesco a capacitarmene. Non avrò più in mezzo ai piedi un moccioso lagnoso.”
“Ehi ehi! Ormai non sono più un moccioso!”
“Sì, hai ragione. Siamo cambiati molto dalla prima volta che ci siamo incontrati. D’altronde, sono passati sette anni…”
Entrambi rimasero in silenzio, persi nei loro ricordi. In quel momento Brock uscì dalla palestra, sventolando un fazzoletto in segno di saluto. Ma, notando l’atmosfera che regnava in quel momento, disse:
“Io vado a salutare l’agente Jenny e l’infermiera Joy. Ciao Misty. Abbi cura di te.”
Così dicendo si avvicinò all’amica e l’abbracciò, donandole un bacio sulla guancia. Lei rispose all’abbraccio ed i suoi occhi non riuscirono a nascondere la commozione. Brock era stato come un fratello maggiore, per lei ed Ash.
“Ciao Brock. Mi raccomando, prenditi sempre cura dei tuoi fratelli, e non litigare con tuo padre. E, soprattutto, non importunare troppe ragazze!”
“Beh, ora che non ci sarai più tu a tirarmi le orecchie, avrò il campo libero!”
Si sciolse dall’abbraccio e le accarezzò teneramente una guancia. 
“Ciao. Ci sentiamo presto. Ash, ti aspetto davanti al centro per pokemon. A dopo.”
E se ne andò. Misty lo osservò allontanarsi ed una lacrima solitaria corse sulla sua guancia. Ash ne approfittò per sdrammatizzare la situazione.
“Ma guarda! Prima mi dai del moccioso, e poi sei tu quella che si mette a frignare come una bimbetta!”
“Smettila, scemo! Stai tranquillo che per te non verserò nemmeno una lacrima!”
“E chi le vuole le tue lacrime!”
Ash le fece una linguaccia e lei rispose imitandolo. Poi scoppiarono entrambi a ridere.
“Forse una cosa non è mai cambiata tra noi!”
“Mi sa anche a me!”
Quando si furono calmati, Ash sospirò.
“Beh, è ora di andare. Salutami ancora le tue sorelle e ringraziale per l’ospitalità. Mi sono divertito un sacco in questi due giorni passati con voi.”
“Già. Gli ultimi due giorni del grande trio…”
“Dai, non fare quella faccia! Non è mica un addio! Stai sicura che ci rivedremo presto. Io, te e Brock. E magari pure Tracy. Ehi, non abbiamo mica viaggiato insieme per sette anni per poi lasciarci in questo modo!”
“Scusa, è solo che mi rende triste l’idea di separarmi da voi. Eravate una seconda famiglia, per me.”
“E così è anche per me, e lo stesso vale per Brock. Dai, Misty! Sei fai così finisce che mi commuovo anch’io e tu mi darai un’altra volta del moccioso!”
“Va bene, va bene…”
Ash la abbracciò stretta, cercando di ricacciare indietro le lacrime e di deglutire quel grosso nodo che gli serrava la gola. Come avrebbe fatto senza la sua Misty? Senza la sua più cara amica? A fatica si sciolse da quell’abbraccio, durato per qualche minuto. Ora Misty piangeva a dirotto, senza riuscire a fermarsi. Ash la strinse di nuovo a sé, facendole poggiare il volto sulla sua spalla.
“Dai, ti prego, Misty! Non è facile neanche per me, che ti credi? Ma voglio salutarti col sorriso e non con un mare di lacrime! Ehi! Guarda che non me ne vado finché non mi fai un sorriso!”
“Se mi dici così non la smetto più…”
“Accidenti. E allora cosa devo dirti?”
“Promettimi che verrai a trovarmi presto. Assieme a Brock.”

“Te lo prometto, Misty. Te lo giuro sul mio orgoglio.”
La ragazza sospirò, triste di dover rinunciare a quell’abbraccio così dolce. Poi si separò dal suo amico e, tra le lacrime che ancora le scorrevano sul volto, sorrise.
“Ecco. Così sì che va bene!”
Ash si mise lo zaino in spalla. La guardò sorridendole ma, per un eccesso di imbarazzo, non riuscì ad imitare Brock e a baciarle la guancia. Si limitò a scompigliarle i capelli, come a una bambina. 
“Arrivederci, Misty. Su con la vita. E ricorda…in qualsiasi momento, se avrai bisogno di qualcosa, non esitare a chiamarmi. In un istante percorrerò la strada da Pallet a Cerulean e sarò da te.”
“Guarda che ci conto, eh? Dai, ora vai. Brock ti aspetta. Ed io sto meglio.”
“Sicura?”

“Sì. Vai, Ash. E salutami tua madre. A presto.”
“Ciao, Misty. A presto.”
Così s’incamminò. Dopo aver percorso qualche metro, però, una strana sensazione nel cuore gli suggerì di voltarsi. E fu allora che lo vide. Il cambiamento. Dietro di lui, che lo salutava agitando una mano, non c’era una ragazzina un po’ maschiaccio, con un codino ispido sul capo ed un sorriso dispettoso sul viso. Ma una splendida ragazza, dai lunghi capelli rossi raccolti in una morbida coda di cavallo, con un sorriso splendido e luminoso. Insomma, Ash aveva sempre saputo che non erano più ragazzini, ma non si era mai reso veramente conto di quanto fosse cambiata la sua amica. Il cuore gli balzò, nel petto. Deglutì a fatica. Provò l’irresistibile impulso di tornare indietro di corsa, abbracciarla stretta e baciarla. Ma si trattenne. Si limitò ad alzare leggermente una mano e ad andarsene. E in quell’istante già sapeva che non avrebbe mantenuto quella promessa. La promessa di tornare da lei. 
 
Ash tornò alla realtà. Un sacco di volte gli capitava di perdersi ripensando a quegli istanti. La cosa che più lo tormentava, era il ricordo di quella promessa, infranta. L’aveva giurato sul suo orgoglio. Ma d’altronde, aveva gettato all’aria il suo orgoglio tre anni prima, rifiutandosi di tornare da lei e rivelarle cosa provava veramente. Ma perché farlo, si era chiesto mille volte. Perché, se tanto sapeva già la risposta. 
“Mi spiace, Ash. Io ti adoro, ma per me sei come un fratello. Nient’altro.”
No, non avrebbe potuto sopportare una risposta del genere. Quindi, per paura di un rifiuto, si era rifiutato di vederla per tre orribili, solitari, interminabili anni. Anni in cui non aveva fatto nulla. Aveva passato le sue giornate ad oziare in casa. Sua madre inizialmente l’aveva rimproverato ma ben presto aveva smesso, comprendendo che il figlio portava un grosso peso sul cuore. 
Spesso Ash si chiedeva come mai Brock non ci avesse mai provato con Misty. In fondo lei era una gran bella ragazza, e lui non risparmiava nessuna, generalmente. Ma anche se Brock andava spesso a trovarlo, non aveva mai trovato il coraggio di chiederglielo.
Ogni volta che andava da lui, Brock gli proponeva di andare a Cerulean. Non riusciva a comprendere l’ostinazione dell’amico nel non voler vedere né sentire Misty. E non capiva nemmeno Misty, che soffriva per quel comportamento, ma si rifiutava di chiederne una spiegazione. 
Improvvisamente, il campanello suonò e Ash si riscosse dal torpore. Andò alla porta e, aprendo, si trovò davanti proprio il suo miglior amico. Sorrise, felice. Le sue visite erano le uniche occasioni in cui si svegliava dallo stato di trance in cui si trovava solitamente. 
“Brock! Erano mesi che non venivi! Entra, dai, altrimenti, con questa pioggia, ti prenderai un raffreddore! Allora, amico, come stai?”
“Sto bene, ti ringrazio. E tu? Non mi sembri troppo in forma.”
Quel commento era del tutto superfluo. Ash non era mai in forma. Era sempre smorto, la vivacità che lo contraddistingueva un tempo era del tutto scomparsa. Ma quel giorno sembrava addirittura più giù del solito.
“No, nulla. E’ solo che questo tempo mette addosso malinconia.”
“Dici? Io invece adoro questo tipo di pioggerellina. Sembra quasi accarezzarti la pelle.”
“Beato te. Allora, che mi racconti? Come procede la tua vita?”
“Al solito. Mi occupo dei miei pokemon e dei miei fratellini, mentre mio padre si occupa della palestra. Lo scorso mese è sparito un’altra volta ed è tornato dopo due settimane. Ormai dovrebbe smetterla, non è più giovane. Finirà per cacciarsi nei guai, se continua così.”
“Ah ah, tuo padre è sempre lo stesso. Dai, che è un uomo in gamba!”
“Sì, ma dovrebbe rendersi conto che non può andare avanti a fare di testa sua. Comunque, lasciamo perdere. Ogni volta che ci penso mi innervosisco.”
“E i tuoi fratelli? Stanno tutti bene?”
“Sì, stanno benissimo. E ti mandano a salutare. Dicono che vorrebbero vederti più spesso.”
“La prossima volta verrò io a trovarti, così vedrò anche loro.”
“Ci conto. E, a proposito di visite…Non sono venuto qui direttamente da casa mia…”
“Dove sei stato?”
“…A Cerulean City…”
Subito Ash si rabbuiò. Solo sentir pronunciare il nome di quella città lo faceva star male.
“Ah.”
“Ho passato un paio di giorni con Misty e le sue sorelle. Sai…Misty non era troppo in forma.”
“Mi spiace. Spero non sia nulla di grave.”
“No. Solo un po’ di malinconia. Ma sai, si dice che nella stagione delle piogge sia normale…”
“Già…”
Stettero in silenzio per un po’. In realtà, anche se lei non aveva voluto rivelarglielo, Brock sapeva che la causa del malumore di Misty era proprio la persona che gli stava davanti in quel momento. E le sue sorelle gli avevano confidato che non era così solo in quei giorni. Il suo malumore, la sua tristezza, erano costanti. Proprio come in Ash.
“Sai…Prima di venire via da Cerulean, ho detto a Misty che sarei venuto a trovarti. E le ho proposto di accompagnarmi.”
Ash aveva finalmente alzato la testa ed ora guardava Brock ansiosamente.
“Però non ha voluto. Ha detto che sicuramente una sua visita ti avrebbe infastidito. Così ha preferito rimanersene là.”
Smise di parlare. Sapeva di aver detto qualcosa che avrebbe scosso almeno un po’ Ash dal suo torpore. Infatti il giovane lo fissava sorpreso, con un grande dolore negli occhi. Ma, invece di alzarsi e correre a preparare le valigie, si limitò ad abbassare nuovamente il capo, ancor più afflitto di prima.
“Si sbaglia di grosso…”
“Se si sbaglia, allora perché non vai a trovarla? Non dirmi che non avresti voglia di rivederla!”
“Certo che vorrei vederla! Però ci sono alcune circostanze che me lo impediscono.”
“Circostanze che durano da tre anni? Andiamo, Ash! Guarda come sei ridotto! Sembri un uomo finito a soli vent’anni! Perché non vuoi vederla? Avete per caso litigato, l’ultima volta che vi siete visti?”
Brock si era innervosito. A parte una prima volta, non aveva più voluto insistere con Ash per sapere il motivo di quel comportamento, ma ormai si era stufato. Vedeva i suoi due migliori amici distrutti, quasi dei fantasmi. E non sopportava più quella situazione. 
“Allora, Ash? Vuoi rispondermi?!”
“N-no…Non abbiamo litigato.”
“E allora perché?! Me lo vuoi spiegare una buona volta?!”
Ash si ostinava nel suo silenzio. Allora Brock gli si avvicinò e lo afferrò per le spalle.
“Ascoltami bene, Ash. Tu sei il mio migliore amico. Come un fratello. Ed ho sempre pensato che anche tu mi considerassi tale. Allora, perché non vuoi confidarti con me? Io ti ascolto. Vorrei poter alleviare un po’ le pene che ti tormentano, ma non posso farlo se tu non mi dici quali sono! Ed io non ne posso più di vederti sempre più distrutto senza poter fare niente!”
Ash alzò il capo e guardò l’amico dritto negli occhi. Poi, i suoi cominciarono a riempirsi di lacrime e si aggrappò con forza all’amico.
“Brock! Perdonami…Perdonami!”
Scoppiò a piangere, prendendo alla sprovvista Brock, che però si riprese subito.
“Dai, non preoccuparti. Non devi scusarti, non hai nessuna colpa. Dimmi cosa ti tormenta in questo modo, Ash.”
Così il giovane cominciò a raccontargli tutto. Da ciò che era accaduto nel momento in cui lui e Misty si erano salutati a ciò di cui si era reso conto andandosene. E spiegò anche il motivo che lo teneva lontano da lei, nonostante l’amasse ancora così tanto.
“Capisci, Brock? Come posso andare da lei, sapendo che mi considera solo un amico? Non riuscirei a sopportare di starle vicino senza poterla abbracciare, o baciare. E senza rivelarle i miei sentimenti.”
“Io non credo. E poi non puoi essere davvero certo di cosa provi Misty per te. Come tu ti sei reso conto di amarla andandotene, anche lei potrebbe essersene resa conto solo dopo la tua partenza.”
“Questo è impossibile! Come potrebbe amare uno come me? Un fallito che, solo perché soffre per amore, ha abbandonato tutto e tutti e vive una vita apatica a soli vent’anni!”
“Scusa se te lo dico, ma la colpa di questa situazione è solo tua. Ad ogni modo, Ash, ora che conosco il motivo del tuo tormento, sono ancora più convinto che dovresti correre immediatamente a Cerulean. Ti servirebbe, per lo meno, a chiarirti le idee. Vedendola, ti renderesti conto di essere in grado di comportarti ancora come un amico. E, col tempo, potresti pure scoprire che lei ricambia il tuo amore.”
“No, ho troppa paura di vederla. Dovrei dirle perché ho infranto la mia promessa, rifiutandomi di vederla per ben tre anni! Non riuscirei ad affrontarla.”
“Io sono di parere contrario. Devi andare, Ash. Io non posso darti altri consigli. Ad ogni modo, pensaci con calma. Riflettici sopra. E vedrai che, alla fine, comprenderai anche tu che quella è l’unica cosa da fare.”
Così dicendo si alzò per andare a salutare la madre di Ash, appena arrivata con la spesa in mano. 
Due giorni dopo, alle sette di mattina, Brock, che dormiva in camera di Ash assieme all’amico, fu svegliato da strani rumori. Aprendo gli occhi, vide il suo amico che, con foga, afferrava varie cose e le infilava in un zainetto. Spaventato da quello strano comportamento si alzò di scatto, mettendosi a sedere.
“Ash…Che ti prende, che combini con quello zaino?”
“Ci ho pensato, Brock. Ci ho pensato

Recensore Master
11/12/14, ore 16:34
Cap. 1:

Jessie e James sposi.... sì, decisamente ce li vedo. La dottoressa Eve... è la donna per cui Bock ha preso a lavorare lasciando per un breve periodo il gruppo, a cui si è aggiunto poi Tracy, giusto? La storia mi è piaciuta molto. Se solo Ash si fosse convinto prima ad andare a trovare Misty, molto probabilmente avrebbero evitato di soffrire per tanto tempo. Tess

Recensore Veterano
05/09/11, ore 23:03
Cap. 1:

Quanto mi piace questa storia!                                                                                                                                                                                                    
Davvero, la trama e i personaggi sono ben disposti ^^
in più vedere Jessie e James sposati è una novità! =P                                                                                                                                                                   
Complimenti!!


(Recensione modificata da Webmistress Erika il 04/05/2012 - 11:19 pm)

Drago nero occhi rossi
24/06/06, ore 19:45
Cap. 1:

molto bella!! che carini jessie e james insiemeee!!

marysq92
23/03/06, ore 21:14
Cap. 1:

neanke io ho sopportato ke misty se ne andasse...è strano vedere jessie e james nn + i soliti ladruncoli e x di + sposati...ficcy molto carina, brava!

Nuovo recensore
12/06/05, ore 11:48
Cap. 1:

Cavolo! mi piace anche questa fic! amo troppo la coppia Ash/Misty e non sò ke farei per rivederli insieme!

Recensore Junior
29/03/05, ore 20:08
Cap. 1:

buonasera...be devo ammettere che io nn amo i pokemon, ma nn so perchè, anche da piccola, andavo pazza per ash e misty! quando lei se ne andata ci sono rimasta un po' male, sopratt per ash!

Ya-chan
18/08/03, ore 01:10
Cap. 1:

Come promesso, sono qui. Wow, carinissimo! Molto dolce, la tua fiction! ^-^ Continua così ^.^ By Ya-chan

kairi84
24/07/03, ore 21:00
Cap. 1:

ciao ciccia!! ecco che mi appresto a lasciare un commentuccio alla tua ff...è venuta molto bene, ci devi aver lavorato sopra un bel po'! mi è piaciuta il modo in cui hai deciso di far comportare ashe misty(bella la scena sul balcone*_*), il povero brock sempre a caccia, poi l'idea di farli rincontrare con jessie e james sposati é_é! complimenti sfornane altre....^_^