Comincio con una cosa.
Vedersi dedicare una storia è una emozione indescrivibile che va oltre la gioia. Ed una tale gioia poi, che aumenta fino a toccare il cielo vedendo che è una storia bellissima e che non solo è tutta per me, ma lo è anche nelle note finali... con quelle parole poi.
Inoltre non so come hai fatto, fosse sono meno misteriosa di quel che sembro e sono uno specchietto palese ma... con questa frase ci hai preso talmente tanto che ho avuto una paura immensa ed insieme un brivido:
Ogni volta che chiudeva gli occhi, la principessa di ghiaccio sperava di svegliarsi in un altro corpo: uno libero di amare e di credere tutto ciò che vuole, uno che non è costretto in rigidi schemi, uno libero di essere felice, felice davvero.
E' una frase così vera e semplice nella sua perfezione. E quando ho continuato a leggere ho avuto l'impressione che si stesse consumando qualcosa di paranormale, nei desideri e nel modo di fare della ragazza. Hai scelto, non so se volontariamente o per caso, una serie di significati fortemente simbolici e fra i miei più cari. La torre, il freddo, il giardino.
Ed anche il finale, purtroppo, descrive qualcosa di dolorosamente vero. La principessa si innamora dell'unico che non la adula, ma questi constata soltanto che non è muta. Lei è dura, non vede che fra i suoi spasimanti potrebbe anche esserci qualcuno disposto ad amarla per davvero... a lasciarla dipingere, fumare e correre con vestiti scintillanti. Qualcuno che la voglia regina per come è. Lei è cresciuta subito, non ha visto che il vantaggio e la falsità degli uomini. E così si chiude nella sua torre gelandosi l'anima, il cuore ed i sogni.
Le parole di De André, dure come ghiaccio, non sono che lame.
Come hai fatto a scrivere in così poche parole, in così assoluta semplicità, qualcosa di così grande e sincero?
Sono così stupita ed insieme addolorata (per somigliare un pò alla principessa) e ferita ma anche felice e liberata che non so che cosa ho scritto in questa recensione che peraltro è pubblica. Ma non importa di espormi. A volte occorre farlo ed uscire dalla torre.
Hai colto e maneggiato appieno cosa possa essere il linguaggio della fiaba, che si avvale di frasi non complicate, di descrizioni scarne ma va a cogliere i movimenti delle cose senza occorrenza di barocchismi. E sei stata brava, bravissima, a cogliere le sfumature dove il testo e la poesia e la musica non sono che una cosa sola.
Io sono commossa. Davvero tanto, credimi.
Tua,
Morganna
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